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Da Johnny Rotten a John Lydon. L'immagine pubblica di un anticristo
John Lydon all’anagrafe, Johnny Rotten per la storia. Quella voce e quella faccia che hanno cambiato il corso della storia del rock: c’è un prima e c’è un dopo i Sex Pistols, la formazione punk che ha scritto il futuro tagliando i ponti col passato. Questo libro è un viaggio nella vita di John Lydon e comprende capitoli che riguardano la sua vita con i Sex Pistols e i Public Image Ltd., corredati dalle esperienze personali dell’autore con la sua musica e con lui stesso. Ad arricchire la storia anche testimonianze dei musicisti che hanno lavorato con lui nel corso degli anni, oltre a uno spaccato della sua vita a Gunter Grove, il suo indirizzo londinese. Ci sono le testimonianze dirette di Jeannette Lee, Marco Pirroni (chitarrista con Siouxsie, Adam & The Ants e Sinead O’Connor), Don Letts (videomaker dei Clash), Keith Levene (chitarrista e fondatore dei PiL assieme allo stesso Lydon). Un ritratto a tutto tondo, fondato su fonti dirette e non sulle “solite” ricerche d’archivio: questo è “Da Johnny Rotten a John Lydon”, un libro che mancava nella pur fornita bibliografia sulla storia del punk. -
Your attention, please. Storia e musica degli Afghan Whigs
“John e Rick mi dicevano cose tipo: ‘Non puoi farlo’. E io: ‘Perché? Chi lo dice?’. Non ci sono regole nel rock’n’roll. È illegalità. Siamo qui per questo, per infrangere le regole. È questo il divertimento”. Così il frontman Greg Dulli giustifica e insieme descrive perfettamente la musica degli Afghan Whigs: che è libertà totale di approccio e soprattutto di scelta e rilettura di influenze diametralmente opposte tra loro. Dall’esordio autoprodotto all’approdo in Sub Pop, dai capolavori degli anni Novanta fino all’inaspettata reunion, questo libro vuole raccontare la storia di un gruppo difficilmente definibile, anacronistico perché fuori dal tempo, troppo spesso pigramente definito dalla critica come una sorta di cortocircuito tra soul e grunge, ma che in realtà è tanto di più. Guidata da un frontman anomalo e straordinario come Dulli, la band di Cincinnati, senza riuscire a raggiungere le vendite e la popolarità delle grandi formazioni alternative del periodo, si è però ritagliata lo status di formazione di culto, un’immagine che da inizio anni Novanta dura ancora oggi. Una parabola straordinaria che ha riletto il motto “sesso, droga e rock’n’roll” in una chiave inedita fatta di malinconia, senso di colpa e rabbia, e permeata dalla fondamentale influenza della black music, che rende gli Afghan Whigs se non un unicum, quantomeno una rara e affascinante scheggia impazzita nel panorama rock a stelle e strisce degli ultimi trent’anni. -
Live! Racconti di vita e concerti
I grandi concerti, i festival e i live club sono nutrimento fondamentale per l'arte, la cultura, l'aggregazione e il divertimento. Dopo tre anni in cui i live sono stati rinchiusi nella gabbia della pandemia, il ritorno della musica dal vivo è linfa vitale per anima e corpo. In questo volume collettivo, scrittori e scrittrici hanno deciso di unire le forze per contribuire al rilancio della musica live. Ognuno di loro ha ideato una storia basata su un concerto. A volte il concerto è l'ambientazione, dove i personaggi si muovono e trovano la propria strada, altre volte è il protagonista del racconto, il fulcro su cui ruota tutto. Altre ancora è l'obiettivo da raggiungere, motivo di vita o di morte. I racconti di ""Live!"" si basano sulle emozioni concrete vissute in un concerto e vogliono trasmetterle al lettore, con parole che esprimono ricordi, immagini, sensazioni, desideri, vissuti, amori, energia, risate e lacrime legati alla musica dal vivo. Sono spesso racconti autobiografici ma anche no, e nell'insieme esprimono ricordi e riflessioni su concerti recenti e passati, di ogni genere musicale. -
Cammina sul lato selvaggio. Vivere e morire a New York
“Cammina sul lato selvaggio” (“Walk on the Wild Side”) è la biografia essenziale di Lou Reed, sviluppata in chiave narrativa. Il racconto indaga l’adolescenza tormentata del cantautore newyorkese nell’America perbenista degli anni Cinquanta, fino alla formazione dei Velvet Underground, quando Reed saprà dare forma e sostanza al suo genio creativo, sopravvivendo al rapporto di dipendenza con l’eroina ed esplorando tutti i più oscuri recessi della sua sfaccettata sessualità. Dopo la rottura con Andy Warhol, John Cale e infine con l’intera band, il rocker newyorkese intraprenderà la sua carriera da solista, scrivendo tra gli altri transformer, il disco prodotto da David Bowie, in grado di regalargli la popolarità e i riconoscimenti di cui la scena underground della Grande Mela era avara. Ma questa è anche la storia di un artista schivo, dal carattere burbero e fragile, capace di scovare la poesia nei bassifondi della metropoli e di affermarsi come uno degli autori musicali più importanti del Novecento. -
Quattro anelli tra le dita. Vita di Ringo Starr
Richard Starkey Jr per qualcuno è Ritchie, ma a casa sua per mamma Elsie era semplicemente Richy. Nasce in un quartiere modesto di Liverpool, il Dingle. Sono le brevi note utili a raccontare non tanto una biografia dettagliata di Ringo Starr, quanto piuttosto un profilo del musicista, per alcuni solo un uomo fortunato a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, per altri un punto di riferimento di un certo modo di suonare la batteria, ma per altri ancora un vero e proprio collante senza il quale il complesso più famoso al mondo avrebbe avuto difficoltà a stare unito. Negli anni, Ritchie/Richy diventa Ringo, un po’ per trovare un nome d’arte e un po’ per far sapere a tutti che porta… gli anelli alle mani. E intanto entra nella band più famosa al mondo: i Beatles. Prima c’erano il desiderio di farcela, Amburgo, l’attesa del successo, poi sono arrivati il successo, i soldi, una casa che sembra una reggia, ma anche le tournée e il logorio. Dopo, l’incertezza di ricominciare da capo, il divorzio dalla moglie, il lavoro sul set cinematografico, le tante bevute con gli amici, gli album non sempre al top, e poi ancora la sua band di superstar e infine Peace & Love, un mantra da ripetersi all’infinito. Niente male per il ragazzino dagli occhi malinconici ma inconfondibili, e con addosso tanta voglia di riscatto per sé e per la sua famiglia. Il figlio di Elsie e Richard che voleva suonare i tamburi fin da piccolo ha finito per lasciare un segno indelebile di come si possa tracciare uno stile di drumming anche senza soffermarsi troppo sugli assolo: basta avere un po’ di amici ad aiutarti, quando serve. -
B-side. L'altro lato delle canzoni. Estate
L’estate nel mondo di “B-Side” è rovente e sfrenata come i riff di una chitarra distorta dal ritmo infuocato che suona musica punk. Partendo dalle canzoni di Sex Pistols, Ramones, Offspring, Green Day, Rancid, Circle Jerks, Dead Boys e altri grandi esponenti del genere musicale protagonista del volume, l’autrice infiamma la sua penna dando vita ai racconti più irriverenti e spregiudicati dell’intera tetralogia. Per chiudere il cerchio, distinguendo le “mezze stagioni” da quelle “piene”, la struttura segue la falsariga di quella del volume “Inverno” grazie a Shadow, un personaggio esterno alle canzoni, che si infiltrerà di tanto in tanto nei racconti collegandoli in un intreccio tutto da scoprire nel finale. Inoltre, dopo la chiusura del Bar Ricata (nel volume “Primavera”), nasce in questi racconti un nuovo punto di ritrovo alternativo: un club privato-ma-non-troppo all’interno di uno degli store della stravagante stilista e filosofa di fantasia Lilian Yetsu-Wu. È questo il luogo cardine in cui si ritrovano i membri della crew protagonista delle nuove storie, personaggi liberi, ribelli e fuori dagli schemi, che prendono vita dalle parole e dalle note delle canzoni. Ciascuno di loro ha la propria storia da raccontare, i propri sogni da realizzare o le proprie battaglie da combattere e, tra avventure divertenti, commoventi, rivoluzionarie e indisciplinate, sarà impossibile non affezionarsi a qualcuno di loro… o anche a tutti! Buon viaggio nello scatenato mondo di “B-Side Estate”! Prefazioni di Federico Guglielmi e Roberta Sammarelli. -
The Beautiful Prince. Un uomo incredibile raccontato dalle sue st...
“The Baeautiful Prince” racconta la storia del genio di Minneapolis attraverso l’analisi delle sue interviste, da quelle rilasciate alla fine degli anni Settanta a quelle del primo decennio del Duemila. Prince ha sempre avuto un rapporto complicato con la stampa. Essendo una persona molto timida, si sentiva inerme davanti allo sguardo degli altri, in preda al timore di risultare inadeguato, di non essere all’altezza della sua fama. Sembra impossibile da credere, ma Prince, l’uomo che sul palco si scatenava, era seduttivo, ammaliava tutti, uomini e donne, quando si trovava davanti a un giornalista o nel corso di una conferenza stampa, temeva di dire la cosa sbagliata, di rendersi ridicolo (era convinto di avere un tono di voce sgradevole, ad esempio). Tuttavia gli occhi di quei giornalisti – gli occhi che nel corso degli anni lo osservano, lo scrutano, lo giudicano – risultano importantissimi per noi. A volte quegli sguardi sono più importanti delle dichiarazioni e delle parole stesse che Prince pronuncia davanti a loro. Quegli occhi attenti (e spesso malevoli) riescono a cogliere un tic, una smorfia, un gesto di disappunto, che sfuggono al maniacale controllo che Prince esercitava costantemente su se stesso e ci permettono anche di capire qualcosa. Illuminano una circostanza, consentono di inquadrare un momento della sua vita. Nel corso della sua carriera, Prince si è barricato dietro un muro pressoché impenetrabile, per proteggere se stesso e la sua creatività. Molte delle fonti presenti in questo libro concordano sul fatto che quel muro impenetrabile aveva lo scopo di consentirgli di lavorare e di creare spazio all’interno di una bolla che lo faceva sentire sicuro. -
Caetano Veloso. La storia di tutte le canzoni
Cantautore brasiliano eclettico e monumentale, Caetano Veloso spazia dal pop al rock, dal reggae al samba, dal funk alla bossa nova, e le sue canzoni passano da arrangiamenti acustici e rilassanti ad altri elettrici e distorti. Come ogni grande artista che si rispetti, Veloso trova spunto da ogni frangente per scrivere musica, assorbe come una spugna tutto ciò che lo circonda e ci regala canzoni sul Carnevale brasiliano (Chuva, suor e cerveja), un vero inno all’allegria e allo stare insieme, ma si sofferma anche su complessi aspetti sociali (A base di Guantanamo) e politici (Um comunista). Caetano sa essere quindi poetico, a volte ermetico, ma spesso anche molto diretto, come quando affronta il tema della schiavitù (13 de maio), e non mancano momenti di tenerezza come quando dedica al suo futuro figlio una canzone, che lascia col doppio titolo Julia/Moreno, perché fino all’ultimo non sa se sarà maschio o femmina. Diversi i pezzi dedicati alla sua famiglia: la struggente Mae dedicata alla mamma Dona Cano o quella dedicata al papà (Genipapo Absoluto). Irene è invece dedicata a un’altra sorella e la scrisse durante la prigionia in Brasile, trovando conforto pensando alla sua risata contagiosa e allegra. In carcere scrisse anche Terra, canzone sognante e idilliaca nata osservando la prima fotografia della Terra scattata da un satellite. Nel libro trovano posto inoltre le tantissime canzoni che Caetano ha scritto per altri artisti (Gal Costa, Maria Bethânia, Nara Leao, Elba Ramalho…) e non mancano le collaborazioni, pezzi scritti a quattro mani con Gilberto Gil, Arto Lindsay, Milton Nascimento, João Donato, Chico Buarque e tanti altri. -
The chief. Miles Davis e gli anni ottanta
Inverno 1980, New York. È da circa cinque anni che Miles Davis non suona, vive lontano da tutto, quasi segregato nel suo appartamento sulla 77esima strada, fra champagne, cognac, birra, cocaina e notti di sesso sfrenato. Da un anno il produttore George Butler spinge per farlo tornare a suonare e grazie anche al supporto psicologico dell’attrice Cecily Tyson, che nel 1981 diventerà sua moglie, Miles lentamente comincia a riemergere dal buio. Vuole mettere a fuoco nuove idee musicali e la band che suo nipote Vince ha formato a Chicago gli pare perfetta per quello che sta cercando: un suono moderno, sempre più orientato verso il rock/funk. Intorno alla primavera del 1980 Davis entra in sala di registrazione e da quelle sedute in studio nasce The man with the horn, l’album che avrebbe segnato il suo ritorno, in un momento in cui quasi tutti lo davano per spacciato, non solo artisticamente. A quel disco, con cadenza quasi annuale, ne seguono altri – ognuno con un proprio colore, una sua atmosfera – tutti lavori che lo riportarono ben presto nel gotha della musica internazionale. Furono anni molto intensi per il trombettista, che pareva animato da un fuoco inestinguibile. Affiancò ai dischi e ai concerti l’attività di pittore, divenne un’icona glamour, curando la sua immagine alla stregua di una rockstar. Come un nuovo Malcolm X continuò inoltre con convinzione a lottare per i diritti degli afroamericani. Fra testimonianze ed esperienze dirette, “The Chief” racconta gli ultimi dieci anni di uno dei più visionari musicisti del XX secolo, un artista che ha vissuto la vita a tutto respiro, interpretando costantemente il suono di una nuova realtà. -
Giorgio Gaber, Sandro Luporini e gli anni ottanta. Gli spettacoli...
Questo libro racconta gli spettacoli di Giorgio Gaber e Sandro Luporini degli anni Ottanta e costituisce la naturale continuazione di un volume pubblicato nel 2021, intitolato “Giorgio Gaber, Sandro Luporini e la generazione del 68” dedicato agli spettacoli di Teatro canzone del decennio precedente. Negli anni Ottanta, la coppia di artisti ha prodotto e portato nei teatri di tutt’Italia cinque nuovi spettacoli. Due soltanto, “Anni affollati” (1981-1982) e “Io se fossi Gaber” (1984-1986), possono ricondursi in senso stretto alla formula teatrale del Teatro canzone sperimentata nel decennio precedente. “Parlami d’amore Mariù” (1986-1988), pur alternando sei lunghi monologhi ad altrettante canzoni, è principalmente uno spettacolo di prosa intervallato da qualche momento musicale. Mentre “Il caso di Alessandro e Maria” (1982-1983) e “Il Grigio” (1988-1990) sono due vere e proprie commedie di pura prosa, di cui la prima recitata insieme a Mariangela Melato. Finiti gli anni della contestazione, quel pubblico di ragazzi che ha seguito Gaber negli anni Settanta non c’è più. Lui e Luporini devono reinventarsi, in un decennio marcato da quello che fu allora chiamato il “riflusso”, un bisogno di divertimento e di spensieratezza dopo anni di lotte e di terrorismo. Un decennio che divise allora e che divide ancora. Per alcuni furono e rimangono quei fantastici anni Ottanta, per altri sono stati l’inizio di una catastrofe sempre attuale. -
Dream theater. La discografia internazionale
Il 7 luglio 1992 i Dream Theater pubblicano images and words, vero e proprio manifesto programmatico e indiscussa pietra miliare su cui verrà edificato il metal progressive moderno. A distanza di trent’anni da quel capolavoro, la band newyorkese continua il suo percorso di crescita artistica ed evoluzione creativa, che fin dagli esordi li ha portati a fondere, con innata maestria, tecnica sopraffina e melodia, per dare vita a qualcosa di unico nel panorama musicale, riuscendo a generare attorno al proprio nome un vero e proprio culto, che ogni anno accresce le fila di nuovi adepti affascinati e affamati della loro musica. In questo volume, corredato da numerose immagini, troverete aneddoti e curiosità su tutte le pubblicazioni ufficiali della band, dagli esordi col moniker Majesty fino all’ultima fatica discografica a view from the top of the world. Una vera e propria guida definitiva per collezionisti e fan della prima ora. -
Zitti e buoni. Breviario per aspiranti Måneskin. Corso accelerato...
Oggigiorno esistono manuali e corsi di formazione per diventare qualsiasi cosa: un futuro premio Strega e un fact-checker da guinzaglio, un botanico della fioritura personale e un maggiordomo d’azienda, ma un corso per disintossicarsi dal narcisismo conformista dei nostri tempi, compresa una musica rock ormai depotenziata e caricaturale, che la suonino i Måneskin o la next big thing del sottobosco alternativo, nessuno ve l’ha ancora proposto. Durante questo corso accelerato per non diventare una rockstar postmoderna riceverete lo spirito del rock dai futuristi e quello del punk dai dadaisti; studierete la teologia dello scandalo col professore dissociato Arthur Cravan, poeta pugile e prima rockstar del Novecento; tornerete a essere veri uomini con Diego Maradona e vere donne con Valentine de Saint-Point; andrete in gita nei luoghi più deliranti del manicomio postmoderno: il politicamente corretto, la fluidità di genere e l’ingegneria linguistica inclusiva; provocherete i neomoralisti parlando la lingua degli Squallor, andando a donne con Califano e in osteria con Piero Ciampi; apprenderete i rudimenti del mestiere nella Bologna degli Skiantos e nella Pordenone del Great Complotto; salirete sul palco di Sanremo da fuoriluogo; vi vestirete come Adriano Panatta dentro e fuori la coppa Davis; conquisterete l’America cucinando spaghetti al pomodoro insieme a Loredana Bertè e poi, quando sarete a un passo dall’avercela fatta, brucerete tutto. Da autentiche rockstar. Vi dileguerete, come fanno solo i latitanti e i mistici, e arrivati a quel punto – forse – potrete dirvi ancora vivi. -
Premiata Forneria Marconi. Il lungo viaggio
Il lungo viaggio della Premiata Forneria Marconi attraverso oltre mezzo secolo di carriera, dischi indimenticabili e migliaia di concerti, prima in Italia e poi in tutto il mondo. L’incredibile percorso musicale e umano che porta un gruppo di ragazzi dalle serate nelle balere ai teatri più prestigiosi di Londra, per poi conquistarsi il ruolo di attrazione principale ai più importanti festival americani, fino al trionfo in Giappone di metà anni Settanta. Lo spettacolare tour insieme a Fabrizio De André e la rinnovata carica rock agli inizi degli anni Ottanta. Dieci anni di pausa e poi il nuovo inizio, con l’indomita capacità di rinnovarsi e inventare traiettorie imprevedibili con i vari cambi di formazione, aventi tutti come denominatore comune l’indiscutibile perizia tecnica e la voglia di rimettersi in gioco a ogni appuntamento. Prefazione di Giorgio “Fico” Piazza. Con interviste esclusive a Bernardo Lanzetti e Giorgio “Fico” Piazza. -
Dizionario dei termini musicali in uso nel jazz. Gli orizzonti e ...
I 100 anni e oltre di Storia del Jazz ci raccontano una musica che non ha mai smesso di abbracciare nuovi orizzonti, inglobando modi e tecniche desunti da varie culture. Per questo il jazz è una musica universale che tende ad aggregare varie tradizioni musicali. Per comprendere meglio questa sua natura che nasce dall’urgenza di abbattere differenze, ruoli e confini, ci è sembrato appropriato realizzare un dizionario che raccolga in sé la molteplicità dell’esperienza sonora propria di ogni tradizione popolare. Accanto a questa variegata offerta, si pone inevitabile la presenza della musica europea che, apportando tecnicismo e sviluppo raggiunti attraverso secoli di esperienza e studio, crea un’importante base da cui partire perché il jazz possa esprimere la sua esigenza di libertà. Leggendo la voce “Abbellimenti” penseremo al be bop, senza però che nessuno vieti di far riecheggiare le note di Mozart; sarà interessante comprendere l’origine dell’espressione “A cappella”, poiché conoscendo la natura delle cose si può aspirare al massimo in termini di creatività musicale. Una menzione a parte merita la voce “Sigla”, perché attraverso la linearità di un sistema codificato che non lascia adito a dubbi interpretativi sulla natura dell’Armonia, si possa inaugurare una nuova stagione in cui tutti parlino e comprendano la stessa lingua, quella dell’universalità della Musica che, a prescindere dal genere trattato, usa modi, termini, strutture e quant’altro, indipendentemente dai confini culturali. -
Facce di marinai. L'avventura mediterranea di Fabrizio De André e...
Quarant’anni fa, nella primavera del 1984, usciva in Italia un album destinato a cambiare la canzone d’autore, la musica pop e anche quella popolare: crêuza de mä di Fabrizio De André, un disco inimmaginabile fino a quel giorno, costruito dal genio letterario e dalle intuizioni di Faber e da quello musicale di Mauro Pagani. Una manciata di canzoni – sette, per la precisione – cantate in un dialetto genovese che neppure i genovesi ricordavano più e con musiche provenienti da un vicino Oriente più immaginato che reale. Ne venne fuori un capolavoro. Una di quelle opere di cui si parlerà ancora tra qualche secolo. “Facce di marinai” ne racconta la genesi e gli sviluppi, dando voce ai tanti protagonisti di allora, in studio e dal vivo, e riproponendo un’intervista, lungamente rimasta nascosta negli archivi di una radio privata, che offre un De André entusiasta e preoccupato al tempo stesso, al debutto del tour di crêuza de mä in terra italiana. E, in particolare, in terra ligure. -
Woodstock. Ricordi, aneddoti, sentimenti diffusi
Cinquantaquattro anni sono passati dai “tre giorni di pace e musica” più celebri della storia, e ogni anno si celebra la ricorrenza intorno a Ferragosto, come fosse in eterno “il compleanno di Woodstock”. L’occasione, di volta in volta, è buona per riannodare i fili della memoria, capire sempre più a fondo cosa è stato quel leggendario festival e cosa ha lasciato nelle nostre esistenze, nella nostra cultura, nella nostra visione del mondo. È ciò che fanno i tre curatori di questo volume: attraverso una fitta rete di contributi, “ripensano” Woodstock a oltre mezzo secolo di distanza, con tutta la bellezza della musica, le vite cambiate, le utopie tradite. Partecipano alcuni che “c’erano” (Lucio Salvini, a quei tempi responsabile del settore estero della Ricordi; Eddie Kramer, ingegnere del suono a Woodstock; Simonluca, studente di fine anni Sessanta e successivamente cantautore di successo) ma anche tanti che Woodstock lo hanno studiato, sognato, desiderato: Gianni De Berardinis, Paolo Siani, Luciano Boero, Oliviero Lacagnina, Gianni Leone, Bernardo Lanzetti, Vittorio Nocenzi, Andrea Mingardi e tutto lo staff di MAT2020. Sono musicisti, giornalisti, semplici appassionati, tutti accomunati da sentimenti personali che riportano a un’età ormai lontana ma, al contempo, permettono di commentare la storia con il giusto distacco. -
La musica possibile. Dal cilindro all’auto-tune, storia del rappo...
Nel corso del Novecento le produzioni artistiche sono state sempre più influenzate dal contesto tecnologico coevo. La popular music in particolare si è dimostrata estremamente sensibile alle innovazioni e ai condizionamenti di carattere tecnico. Una così intima e vitale relazione tra musica e tecnologia ha ragioni molteplici, riconducibili all’epoca in cui la musica popular si è affermata e alle modalità con cui si è sviluppata nei decenni a seguire. Dino Mignogna indaga la storia di questo complesso rapporto e lo fa ripercorrendo le vicende tecnologiche che hanno segnato il mondo della musica nell’ultimo secolo e mezzo: dai limiti dei primi 78 giri responsabili dello standard di durata delle canzoni, all’introduzione dei microfoni che hanno rivoluzionato la pratica vocale, dall’avvento del MIDI associato alla perfezione ritmica dei successi anni Ottanta, al ripensamento del giradischi quale strumento musicale protagonista del fenomeno hip hop, e molto altro ancora. “La musica possibile”, più che una semplice storia delle tecnologie musicali, ci consegna un’attenta riflessione sulle conseguenze artistiche del progresso tecnico-scientifico, un contributo significativo alla storicizzazione delle logiche che reggono le produzioni pop-rock, nonché un supporto essenziale alla comprensione della popular music e della sua storia. -
Miss Joni Mitchell. Vita e musica di una grande artista
Joni Mitchell ha un particolare malanimo nei confronti dei biografi. Pochi anni fa un intervistatore ha visto nel salotto della sua casa californiana, usato come fermaporte, un libro su di lei. “Non c’è magia in questi libri”, si è lamentata. “Non sono autorizzati, e sono pieni di supposizioni ridicole e pettegolezzi”. Questa è la prima biografia italiana di Joni Mitchell. Non autorizzata ma, auspicabilmente, non riempita di supposizioni ridicole e pettegolezzi. Piuttosto, un atto d’amore verso un’artista che ha composto musica straordinaria, pur definendosi “una pittrice solitaria”. Fuori, o meglio al di sopra delle categorie in cui generalmente incaselliamo chi fa musica. Comparata sovente con Bob Dylan o Leonard Cohen. Che ha conquistato nel tempo molti cuori: con la musica, con il coraggio di scelte mai facili, in una vita di certo non banale tra successi, delusioni, arte, sempre con una straordinaria capacità di superare i (tanti) momenti difficili. Una biografia che cerca di capire come gli artisti della musica che ancora negli anni Settanta si definiva “giovane” hanno influenzato generazioni di ragazze e ragazzi, poi donne e uomini, inevitabilmente crescendo e invecchiando con noi. Con un’intervista a Carlo Massarini. -
La fisica del rock. Da Einstein, Lovecraft e Paperino a Jeeg Robo...
“La fisica del rock” mette in relazione musica, letteratura lovecraftiana e scienza, attestando ai massimi livelli come il rapporto tra arti più elevate e fisica sia addirittura fondamentale per comprendere il mondo reale. L’importanza della musica rispetto alla nostra esistenza è infatti molto più intima e totale di quanto molti pensino. Arrivando a interessare persino la struttura stessa della realtà. Per puntualizzarlo, incontreremo sulla nostra strada nomi di scienziati, scrittori e musicisti poco ricordati e altri che sono ormai leggenda. Da Pitagora, Einstein e Lovecraft arriveremo così a Nightwish ed Epica, sfruttando wormhole mentali e connessioni a volte insospettabili. A fornirci spunti di ulteriore interesse sarà poi un nome davvero conosciuto da tutti, che ha dato un contributo importante alla questione: Brian May. Toccheremo poi mondi musicali extra metal, con un particolare sguardo a quello del jazz e a un suo esponente di altissimo rango come John Coltrane, e tanti altri ambiti, aiutati da ospiti di prestigio. Senza seguire sempre una linea retta, ma utilizzando salti temporali narrativi che ci faranno muovere con estrema libertà attraverso epoche, scoperte, album, argomenti, libri e personaggi. Come novelli Dottor Who a bordo di un Tardis mentale. La realtà, vedremo, a livello dei suoi costituenti elementari sembra essere qualcosa di estremamente diverso da ciò che siamo abituati a considerare come tale. E la musica, l’espressione artistica più immateriale, spirituale e quasi completamente slegata dai cinque sensi per la sua fruizione, oltre a essere qualcosa di indissolubilmente connesso con la matematica – quindi con la scienza – ne è parte integrante. Con un intervento di Marx Jansen; prefazione di Fausto Vitaliano; postfazione di Cesare Buttabuoni. -
Tutto Guccini. Il racconto di 174 canzoni. Nuova ediz.
Da “Noi non ci saremo” a canzoni da intorto, oltre mezzo secolo di Francesco Guccini da raccontare e riascoltare, brano per brano in ordine di apparizione, passando da classici come ""Auschwitz”, “Dio è morto”, “La locomotiva”, “Incontro”, “Eskimo”, “L’avvelenata” ma anche da capolavori più intimi come “Amerigo”, “Canzone delle situazioni differenti”, “Bisanzio”, “Scirocco”, “Samantha” o “Cyrano”. Ci sono tutte, quelle 174 canzoni che il Maestrone ci ha regalato, e ogni scheda ne svela la genesi, il significato, i retroscena, le curiosità e una valutazione in stelline (da 1 a 5) per confrontarsi sulle emozioni e sull’incanto di quello che è molto più di un cantautore: quando un colosso dal cervello appenninico, contadino e montanaro, di sincera cultura, affilata ironia generata da un senso di rassegnazione esistenzialista, vorace curiosità, definitivo senso di appartenenza irrompe nella musica leggera, la rende sublime e la cambia per sempre. Se poi muove tra le dita una penna magica che sa raccontare, se tiene una voce lucente e poderosa con una erre più persuasiva che moscia, ecco nascere canzoni bellissime, tante ma non abbastanza. Guccini, il sedicente burattinaio di parole, classe De André (1940) e quota De Gregori (1,92), ha consegnato una dignità narrativa alla definizione di cantautore, ha sperimentato, si è divertito, intristito, incazzato, ubriacato, si è innamorato, ha raccontato meraviglie di trame in bilico tra cronaca, ricordi, affabulazioni, citazioni, rime spericolate e miracolose, mai cavalcato comode ideologie, mai ricorso a retorica né allegorie, per questo compreso amato e riverito più o meno da tutti, senza confini sociali, politici e anagrafici. Questo non ha la pretesa di essere un libro su Guccini, ma sulle sue canzoni, e la differenza non è sottile.