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PlayList Winter. Dodici racconti per cantare una stagione
Dopo Spring, Summer e Autumn, la nuova raccolta della serie antologica PlayList. Letture e racconti brevi selezionati e commentati dalla Scuola Holden, la scuola di scrittura fondata e diretta da Alessandro Baricco.L'inverno. Quest'inverno. La vibrazione che attraversa l'anima quando viene Natale, la luce bianca delle giornate gelide e terse, la neve che scende per addolcire ogni spigolo, coi suoi singoli cristalli complessi come universi. E i propositi di Capodanno, quell'idea così ingenua e preziosa che un singolo giorno possa dare un nuovo giro alla ruota, in particolare a questo 2020. E quello stare al chiuso, al caldo, come accucciandosi in se stessi prima di correre fuori – uno stare al chiuso così diverso dallo stare rinchiusi. Il tempo dell'inverno, scandito da dodici memorabili racconti che ne catturano il sentimento. Da Raymond Carver a Virginia Woolf, da Romain Gary a Nadine Gordimer, passando per Truman Capote e Ottessa Moshfegh: un'altra, memorabile playlist. -
Venezia è un pesce. Una guida nuova. Nuova ediz.
Un grande classico per smarrirsi e bighellonare nel labirinto della città lagunare. A vent'anni dalla prima edizione si rinnova, perché nuovi tragitti dei sensi sono divenuti possibili.«Dopo vent'anni, la guida diventata un classico torna con nuovi aneddoti e ricordi per spiegare la città della laguna ai turisti bisogna usare odori, suoni, spaventi» - La Stampa, Tuttolibrirn«Riedizione di un suggestivo classico per viaggiatori/lettori con una prosa raffinata» - Francesco Musolino, la Gazzetta del Sud«Ti viene spontaneo toccarla. La sfiori, l'accarezzi, le dai buffetti, la pizzichi, la palpi. Metti le mani addosso a Venezia.»Venezia è uno strano modo di stare al mondo, ancora prima di essere una città anomala ed enigmatica. Questa realtà urbanistica così bizzarra è in verità una strategia per inventare da capo l'esistenza. Per capirla si deve toccarla, annusarla, sentirla con tutti gli organi. Ciascun organo del corpo e dell'anima la vive secondo la sua attitudine, ne è abbagliato, contrariato, disorientato o assuefatto. Bisogna ascoltarli tutti. A vent'anni dalla prima edizione, questo classico si rinnova, perché nel frattempo nuovi tragitti dei sensi sono divenuti possibili. Dai livelli eccezionali dell'acqua alta che ha sommerso quasi tutta la superficie della città all'acqua deserta e trasparente della quarantena, qualcosa si è trasformato ed esistono itinerari fisici, spirituali ed emotivi ancora da scoprire. Tiziano Scarpa ci fa strada attraverso le trame, le peripezie e le avventure sensitive e sentimentali che solo a Venezia possono accadere. I capitoli di questa guida ritornano ad ascoltare i piedi, le gambe, il cuore, le mani, il volto, le orecchie, la bocca, il naso e gli occhi e per la prima volta inseguono le sensazioni della pelle. -
Racconti contagiosi
Sempre la stessa storia? O no? Da Omero a Sofocle, a Tucidide, fino alla fantascienza di questi ultimi anni, da Boccaccio, Petrarca, Shakespeare, Defoe, a Manzoni, Dostoevskij, Poe, Camus, Márquez, Mary Shelley e Yan Lianke, hanno raccontato pesti, morte rossa, influenze micidiali, pandemie. La loro narrazione si ripete. Anzi, somiglia troppo alla cronaca dei nostri giorni.Uscita dal lockdown, la signora Dalloway di Virginia Woolf è presa da una voglia insopprimibile di shopping. I frati che dovevano avvertire il Romeo di Shakespeare che la morte di Giulietta è finta sono trattenuti per quarantena in casa di appestati. Il cardinale Borromeo di Manzoni aveva inventato la messa cantata dai balconi. La fantascienza aveva anticipato virus che si comportano anche più perfidamente del corona. Pesti, epidemie, contagi ce li raccontiamo da sempre. Probabilmente da millenni prima che si cominciasse a scriverne. I racconti si somigliano. E soprattutto somigliano in modo impressionante alle cronache dei nostri giorni. Ci sono molte sorprese nelle strade dell'immaginario che Siegmund Ginzberg ripercorre con un occhio all'attualità. Talvolta la fantasia l'azzecca più della scienza. I cronisti antichi più dei contemporanei. Boccaccio copia Tucidide, Lucrezio e Ovidio, London aveva copiato l'idea della ""Morte scarlatta"""" da Poe e del superstite narratore da Mary Shelley. Camus usa la Peste inventata per parlare dell'invasione nazista. Il male non viene chiamato allo stesso modo. Non sappiamo nemmeno se si tratti delle stesse malattie, se il loimós di Atene di Tucidide fosse peste, o tifo, o intossicazione da cereali contaminati, se la peste di metà 1300 di Boccaccio fosse la stessa peste bubbonica di metà 1600 dei Promessi sposi. A un secolo di distanza sappiamo poco della Spagnola. E non abbastanza del Covid. C'è qualcosa di profondamente umano che accomuna tutte le narrazioni: la paura, l'orrore, la ricerca del colpevole, le fake news e i rimedi bislacchi, ma talvolta efficaci. Per un paio di secoli dopo il Decamerone i testi medici indicavano il raccontarsi storie e lo stare allegri come profilassi specifica e contro il contagio."" -
Incursioni. Arte contemporanea e tradizione
Dalle foto di Duchamp alla videoarte di Bill Viola, un viaggio nel tempo e nello spazio dell’arte contemporanea per scoprire il suo legame a volte sottile, altre volte turbolento, con la tradizione.rn“Possiamo forse scegliere i nostri padri, ma di un qualche antenato non possiamo fare a meno.”Nel 1937 Duchamp si tagliò la testa. In questa opera senza titolo, di fianco alla testa mozzata dell'artista compare una donna trasognata. Tra le mani ha un metro da sartoria e indossa una veste all'antica, da sacerdotessa o menade. Come si guarda un'opera di Duchamp? Cosa vorrà misurare quel metro? Si può decifrare l'enigma di un montaggio che sfida o addirittura estromette l'osservatore? Cominciano così le incursioni di Salvatore Settis nelle opere di dieci importanti artisti del nostro tempo. Duchamp, Guttuso, Bergman, Jodice, Pericoli, Bruskin, Penone, Viola, Kentridge e Schutz rappresentano l'onda d'urto dell'arte contemporanea, che travolge regole e abitudini consolidate. Ma la loro opera comporta davvero un rifiuto drastico della tradizione o la capacità di dimenticarla? ""Tra antico e contemporaneo"""", scrive Settis, """"c'è una perpetua tensione, che continuamente si riarticola nel fluire dei linguaggi critici e del gusto, nei meccanismi di mercato, nel funzionamento delle istituzioni. Talora anche in dura polemica con l'arte del passato, ma senza poterla ignorare."""" Ogni artista lo sa e forse lo sa anche il suo pubblico. La citazione, la parodia, la stratificazione della memoria, il ritorno di un gesto sono solo alcune tracce del rapporto che lega i maestri di oggi con il passato. Il coraggio dell'incursione da un artista all'altro, da un'opera all'altra, è la strada per esplorare connessioni e distanze senza rinunciare alla condizione essenziale della conoscenza: la capacità di sentirsi stranieri in ogni luogo."" -
POPISM
Degli anni Sessanta Warhol racconta tutto: la storia definitiva di un decennio di rivoluzione culturale.«""POPISM"""" si legge come un romanzo. La storia sociale del genere più raro, messa a fuoco in modo estremamente nitido da chi ha contruibuito a plasmare gli eventi che descrive» – The New Yorker«Questo è il mio personale punto di vista sul fenomeno del pop a New York negli anni sessanta. Scrivendo questo libro, Pat Hackett e io abbiamo ricostruito il decennio a partire dal 1960, quando cominciai a dipingere le mie prime tele pop. È uno sguardo all'indietro, sulla vita che facevamo i miei amici e io, sui dipinti, i film, le mode e la musica, sulle superstar e le relazioni che animarono la scena nel nostro loft a Manhattan, un luogo noto come la Factory.» Una tempesta culturale travolse gli anni sessanta: la Pop Art, Bob Dylan, la psichedelia, i film underground. Al centro della tempesta sedeva un giovane artista confuso con i capelli argentati: Andy Warhol. Andy conosceva tutti (dal commissario per la Cultura di New York alle drag queen) e tutti conoscevano Andy. Il suo studio, la Factory, era il cuore di questa rivoluzione: dove Warhol creò le grandi tele delle lattine e delle icone pop che definirono la Pop Art, dove si potevano ascoltare i Velvet Underground e sedersi di fianco a Edie Sedgwick e dove Warhol stesso poteva osservare come un sismografo il movimento irrequieto dell'avanguardia. La turbolenza degli anni sessanta si riflette in un memoir straordinario, che documenta il successo di Warhol come artista pop e come filmmaker e allo stesso tempo entra nelle vicende travolgenti e drammatiche della sua vita."" -
Amore. L'arte delle lettere
Trenta indimenticabili lettere sull'amore raccolte da Shaun Usher, infaticabile cacciatore di corrispondenze, nonché curatore del bestseller internazionale L'arte delle lettere.«Causa dipendenza, come infilare la mano in una busta di caramelle assortite e seducenti, con la certezza che la successiva sarà una sorpresa e un piacere» – The New YorkerBeethoven che si strugge per la sua celebre Amata immortale. Steinbeck che dà consigli sentimentali al figlio quattordicenne. La sorprendente lettera d'amore di Simone de Beauvoir a Nelson Algren. Frida Kahlo a Diego Rivera prima di farsi amputare una gamba. Johnny Cash che festeggia il compleanno della sua amata June Carter. Shaun Usher ha raccolto alcune delle più incredibili lettere d'amore mai composte, vuoi ispirate dai primi ardori o dalle recriminazioni finali, dal rammarico per sentimenti non corrisposti all'entusiasmo per le passioni sperimentate. -
Il sentiero degli dei. Un racconto a piedi tra Bologna e Firenze. Nuova ediz.
Cinque giorni di viaggio a piedi lungo la Via degli dei, da Bologna a Firenze, tra incontri inattesi e disastri ambientali, per conoscere le verità e le leggende di un pezzo meraviglioso del nostro Paese. E magari provare a salvarlo.«Questo è un racconto che si cammina, queste storie sono fatte di tronchi e di pietre, prima che di parole. Puoi abitarci dentro, puoi respirarle e i tuoi passi calcheranno le impronte di chi ti ha preceduto e te lo faranno conoscere attraverso le gambe.»Questo libro è un intreccio di scrittura e cammino. Percorre e racconta un sentiero che va da Bologna a Firenze, da piazza Maggiore a piazza della Signoria, conosciuto come Via degli dei. Cinque giorni di viaggio a cinque chilometri all'ora, tra episodi storici e strane leggende, disastri ambientali e faggete silenziose, caprioli che brucano sotto i viadotti e ruderi di antiche locande. Dieci anni fa, quando uscì la prima edizione, il percorso era noto solo agli appassionati di cammini. Oggi lo frequentano più di diecimila persone all'anno. Intanto, sotto i loro piedi, i treni ad Alta velocità tagliano l'Appennino in quaranta minuti, e sul fondovalle, la Variante di valico raddoppia il traffico dell'Autosole. Due ""grandi opere"""" che hanno imposto un costosissimo sacrificio di esseri umani, alberi, animali, fiumi e sorgenti. Danni irreversibili, come testimonia questa nuova edizione, dove l'autore torna sui luoghi e aggiorna il suo racconto, con il finale delle storie rimaste aperte, i processi che si sono celebrati nel frattempo, le riflessioni maturate grazie a nuovi incontri. Il passato è scritto, non si può cambiare, e il futuro non è alla nostra portata, ma possiamo sforzarci di educare il presente, di raccontarlo altrimenti, per chi si metterà in ascolto e in cammino: «Le tappe della Via degli dei attraversano due regioni, due province e quattordici comuni. Se non vi piace attraversare i confini, camminare sui crinali e stare nei margini, temo che questo libro non faccia per voi. In caso contrario, potreste provare a leggerlo, e trovarci dentro una guida per escursionisti, una raccolta di novelle, un diario di bordo, un saggio, un reportage, un'inchiesta e chissà cos'altro»."" -
I racconti del ritorno. Esercizi di vita e di memoria da Ulisse a Neil Armstrong
In ogni viaggio il ritorno ci obbliga a fare i conti col nostro passato ed è per questo che assomiglia così tanto alla vita. Da Ulisse e Agamennone a Colombo, da Martin Guerre a Casanova, da Napoleone a Evita Perón e fino al ritorno dalla Luca di Neil Armstrong, un racconto dolce e malinconico di chi nei secoli e nei millenni è tornato indietro e solo allora ha conosciuto se stesso.Il ritorno. Capita talvolta che l'essenza di un viaggio sia tutta lì: nel tempo sospeso in cui ogni cosa si chiude, quando le avventure cominciano a riassumersi nei ricordi, nello sforzo di far coincidere ciò che si è vissuto con il senso della vita precedente ormai lontana. Ritornare significa avviarsi verso casa carico di conoscenze e di esperienza; e ritrovarsi inevitabilmente diverso da come eri partito. Così, parlare del ritorno è anche parlare di se stessi e dell'età matura, del momento in cui ci si ritrova a fare i conti con quello che si è fatto, guardandosi indietro, come si fosse alla fine di un viaggio. Ma non c'è per forza tristezza nel ritorno. C'è anche il senso delle scelte compiute: ricordando e ragionando su ciò che si ritrova, si può raggiungere una maggiore pienezza e una comprensione più profonda. E alla fine non si potrebbe capire davvero ciò che si è fatto se non si avesse il coraggio di tornare. Storie lontane sul ritorno da un viaggio o sul ritorno a casa al termine della vita possono svelare qualcosa di nuovo riguardo al passato e, allo stesso tempo, rivelare qualcosa in più su di noi. Ecco dunque il racconto: per Alessandro Vanoli il senso del ritorno si trova nell'Odissea e nei nostoi, nei grandi archetipi di Ulisse e Agamennone, ma anche nelle avventure esemplari di grandi viaggiatori, su tutti quello di Cristoforo Colombo, incapace di vedere il nuovo e di cogliere la portata epocale del suo viaggio. Di lì sino a incrociare, tra storia e letteratura, il ritorno a Venezia di Casanova, per finire con l'avventura prometeica di Neil Armstrong, che vide la Terra dalla Luna. «Riflettere sul ritorno,» scrive Vanoli, «è riflettere su un momento fondamentale della nostra vita e dunque su ciò che siamo». -
L' infedele. Una storia di ribelli e padroni
Un racconto coraggioso incrocia e illumina la nostra storia collettiva, proponendo una fruttuosa resistenza.rnSe in questo libro esibisco le mie debolezze personali è perché le trovo rappresentative della più generale debolezza della sinistra. Pago il prezzo dell’esibizione per cercare di spiegarmi le ragioni di un distacco doloroso: la sinistra senza operai.“Non mi accontenterò dei luoghi comuni sul nostro passaggio dalla politica come trasformazione del mondo alla ricerca di un personale accomodamento nel mondo. Ma accetto la sfida di partire da lì.”rnIn queste pagine dense di coraggio, spregiudicatezza e autoironia, Gad Lerner affronta le sue radici e le sue scelte. Un viaggio che inizia dalle istanze di ribellione del Sessantotto e dalle origini ebraiche – le stesse rinnegate da Marx per abbracciare la causa proletaria – per riflettere sull’intreccio fra rivoluzione e messianismo e sulla possibilità di conciliare fortune personali e lotta per gli ultimi. Ma finisce per comporre un ritratto impietoso della sinistra italiana e della sua soggezione ai poteri economici, che ha reciso il rapporto col mondo operaio. Un racconto che si muove senza sconti sul filo delle contraddizioni, restituendo una ricchezza e una profondità di aspirazioni che non possono essere rinchiuse nell’immagine logora dei “comunisti col Rolex”, ma che di quell’immagine deve necessariamente tener conto. Una galleria di personaggi straordinari – da Bellow ad Antonicelli, da Berlinguer a Soros, da Agnelli a De Benedetti – incrocia la storia del paese – da Lotta continua alla “Stampa” e alla Rai, fino all’ultimo cambio di proprietà di “Repubblica” – e tesse così il filo di una storia antichissima e recente, privatissima e collettiva, per cercare di rispondere alla domanda: che cosa ha voluto dire per la sinistra farsi establishment? E qual è stato il prezzo di questa infedeltà? -
Lo capisce anche un bambino. Storia di una famiglia inconcepibile
Due papà, due figli: questa è la fantastica storia vera di una famiglia felice per natura, ma invisibile per legge.rn“Concepirsi genitori è una continua dichiarazione d’amore verso la meraviglia del mondo, e una continua dichiarazione di guerra verso ogni sua bruttura.”rn rn“Un figlio è sempre una scoperta che muta la geografia del tuo mondo.” E il mondo che questo libro invita a esplorare è quello raccontato dalla voce di un padre, ma osservato con gli occhi di Lorenzo e Martino, due bimbi che condividono la stessa cameretta, la stessa storia di amore, determinazione e cura e, soprattutto, gli stessi genitori: papà Mattia e papà Nicola. È la storia vera, insomma, di una famiglia come le altre: una famiglia felice che, convinta di essere trasparente, una tra le tante, scopre invece di essere invisibile. Perché se l’amore ignora sempre le leggi della fisica e della biologia, la legge talvolta ignora l’amore. A Lorenzo e Martino, infatti, che di genitori ne hanno due, l’ordinamento italiano ne riconosce solo uno per ciascuno. L’altro, per le istituzioni, non è che un mero convivente. Lorenzo e Martino, per la legge italiana, non sono fratelli. “Per il nostro Paese noi siamo quattro simpatici coinquilini che si vogliono tanto bene e che, se trovassero un buon portiere, potrebbero formare un’ottima squadra di calcetto a cinque. Se solo papà Mattia e papà Nicola sapessero giocare a pallone. è questo, il problema.”rnCon una scrittura delicata e profonda, Mattia Zecca racconta una storia personale ma anche collettiva, che ci riguarda come figli prima ancora che come genitori, nel nostro diritto assoluto di essere visti per quello che siamo. E, in fondo, getta luce sull’unico senso intimo e universale del desiderio di costruire una famiglia: “Essere genitori è prima di tutto un’occasione: quella di essere i bambini che non siamo mai stati, o che non siamo stati abbastanza, o che non siamo stati come avremmo realmente potuto o desiderato. Essere genitori vorrebbe dire, insomma, tornare bambini, ma imparando a esserlo meglio”. -
In fondo basta una parola. Copia NON autografata
Cinquanta parole per interrogarsi: dalle più disarmanti, come grazie o vergogna, alle più coraggiose, come trasgressione, scabroso, fino ad arrivare alle fondamentali – lavoro, cuore, paura, vita e morte. Cinquanta parole che portano con sé cinquanta piccole storie di disaffezione quotidiana all’indifferenza, perché la rivoluzione gentile può partire soltanto da parole dannose al conflitto. Perché una parola può ferire, ma può anche salvare.rn “Procuratevi una lampara,” ci invita l’autore, “per cercare le vostre parole preferite in mezzo alle altre. Procuratevi uno scalpello e un bedano per i tagli più profondi. Un vocabolario per calmare la vostra fame. Non siate timidi e tiratele fuori, le parole, non siate tirchi e datele come conforto, condividetele come dialogo.”rnUsare le parole oggi, impiegare tempo per farle risuonare, significa non avere perso la speranza. Per Saverio Tommasi “portarsi dietro delle parole nelle tasche dei pantaloni, nel taschino della camicia, della giacca, infilate nella punta delle scarpe, dentro i calzini e finanche nelle mutande significa avere l’ardire di cercare una soluzione nonostante tutto e senza il preconcetto del luogo più adatto a impiegarle. Significa mantenere la sfacciataggine di pensare che non tutto è perduto”.rnE farlo, aggiunge, non solo è divertente, ma è l’occasione per scoprire e per scoprirci. -
Quel che stavamo cercando
Un libro intimo e audace per provare a capire, a leggere il caos, a inventariare i mostri mai visti, a dare nomi a fenomeni mai vissuti.Bisognerebbe provare a comprendere la Pandemia come creatura mitica. Le creature mitiche sono prodotti artificiali con cui gli umani pronunciano a se stessi qualcosa di urgente e vitale. Sono figure in cui una comunità di viventi organizza il materiale caotico delle proprie paure, convinzioni, memorie o sogni.Ormai sappiamo che la pandemia di coronavirus è molto più di un'emergenza sanitaria. È come se sorgesse dall'universo delle paure che da tempo ormai detta la nostra agenda per soppiantarle tutte, e riscriverle. E se attraverso il mito gli umani generano il mondo, come ci insegna l'Iliade, allora la pandemia è una figura mitica, una costruzione collettiva. Che non significa che sia irreale o fantastica, anzi: si può dire che quasi tutte le scelte, di ogni tipo, fatte dagli umani negli ultimi cinquant'anni ne abbiano creato le condizioni. Così Alessandro Baricco prova a pensare la pandemia, in queste pagine lievi e dense, e ci invita, mentre salutiamo i morti, curiamo i malati e distanziamo i sani, mentre lo sguardo è fisso sul virus e i suoi movimenti, a chiudere gli occhi e metterci in ascolto di tutto il resto – come un rumore di fondo. Ci troveremo un misto di paura e audacia, di propensione al cambiamento e nostalgia per il passato, di dolcezza e cinismo, di meraviglia e orrore. Non perdiamo allora l'occasione per guardare dentro lo choc, per leggerci i movimenti che l'hanno generato e che ci definiscono come comunità. Se avremo il coraggio di affrontare la partita, una partita che ci aspettava da tempo, potremmo trovarci alcune sorprese, potremmo scoprire che questo deragliamento del corpo, personale e collettivo, è destinato a condurci in territori inesplorati, e che «chi ha amato, saprà». -
Le visionarie 1933-1943. Arendt, De Beauvoir, Rand, Weil e il pensiero della libertà
Quattro icone esemplari di che cosa significhi vivere per la libertà.«Quattro donne profetiche e radicali fuori dall'accademia e fuori dagli schemi» - Michela Marzano, Robinson«Wolfram Eilenberger accompagna il lettore lungo un racconto storico-filosofico con il quale fa rivivere le personalità di queste quattro donne straordinarie e rende onore alle loro idee rivoluzionarie, così importanti per la società del dopoguerra.» – Beatrice Gallo per MaremossoÈ un decennio di terrificanti trasformazioni politiche. Gli anni dal 1933 al 1943 segnano il capitolo più nero della modernità europea. La Grande Depressione sta schiacciando le democrazie dell'Occidente. La paura e l'impoverimento sempre più imponente suscitano nelle masse un desiderio di leader forti. In Germania Hitler prende il potere e fa sprofondare il mondo in un'altra guerra. Le spire del totalitarismo penetrano nella vita quotidiana. Nessun individuo può sfuggirgli. Non esistono alternative all'oppressione, all'esilio e alla resa. Prima muore la libertà, poi il popolo. Nel momento più buio della tempesta, quando ogni speranza sembra vana, quattro filosofe, ciascuna con una voce unica e folgorante, gettano le fondamenta intellettuali per una società libera. Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil nella catastrofe sviluppano le loro idee rivoluzionarie: sul rapporto tra individuo e società, tra uomo e donna, sesso e genere, libertà e totalitarismo, Dio e l'uomo. Le loro vite avventurose le portano dalla Leningrado di Stalin a Hollywood, dalla Berlino di Hitler e dalla Parigi occupata a New York; ma soprattutto le conducono a idee esplosive senza le quali il nostro presente – e anche il nostro futuro – non sarebbero gli stessi. Le loro esistenze – da fuggitive, attiviste, combattenti della Resistenza – si rivelano una filosofia vissuta e testimoniano il potere liberatorio del pensiero. Ancora oggi il loro lavoro è un esempio del valore della filosofia in tempi oscuri. Quattro icone esemplari di che cosa significhi vivere per la libertà. -
Danzare nella tempesta. Viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario
Senza preavviso ci siamo ritrovati immersi in una rivoluzione. E le rivoluzioni sono il mestiere della scienza. Questo è il tentativo di raccogliere la lezione del virus per affrontare il futuro senza paura.Ogni giorno il nostro sistema immunitario ascolta i segnali provenienti dal nostro corpo e dall'ambiente in cui viviamo. Nel farlo, ci difende dagli attacchi esterni. Il nostro organismo è capace di un'infinita potenzialità: è pronto ad affrontare qualsiasi nemico, codificandolo e costruendo la propria memoria. La stessa memoria che noi abbiamo imparato ad aiutare con i vaccini. Oggi il mondo è colpito da una calamità feroce. Non eravamo completamente ignari quando è arrivata, ma ci siamo fatti trovare impreparati. Di certo, sappiamo che questa pandemia non sarà l'ultima. Di fronte a questa trasformazione epocale le risposte della politica sono spesso dettate dalla paura e dallo sgomento. È difficile per tutti rinunciare non solo alle vecchie abitudini, ma anche alla forma che il nostro stile di vita aveva prima. Ma come possiamo cambiare la nostra postura nei confronti del mondo, che ormai è già cambiato sotto i nostri occhi? Antonella Viola costruisce una mappa per abitare questa rivoluzione e comincia con l'invito a rivolgere lo sguardo dentro noi stessi, per capire la razionalità che muove il nostro organismo. Il nostro corpo è un meraviglioso sistema di comunicazione. Ciascuna parte collabora con l'altra, inviando segnali e traducendoli costantemente. Senza sosta si misura con l'ignoto che viene da fuori e lo affronta. Dobbiamo ricordarci che nessuno di noi può prescindere dagli altri e dall'ambiente in cui vive. Abbiamo la responsabilità di imparare la lezione del virus, perché con sé porta le contraddizioni di un mondo globalizzato che trascura la catastrofe del clima e non si occupa delle disuguaglianze sociali. Per fortuna ad aiutarci c'è la scienza, che da secoli si misura con la realtà e le rivoluzioni non con la lotta, ma con la cautela e la leggerezza. -
Il cercatore di essenze. Viaggio alle origini del profumo
Dall’Andalusia all’India, dal gelsomino alla cannella, uno straordinario viaggio sensoriale tra le essenze naturali e le storie che le circondano, alla scoperta dei profumi e dei loro misteri.Il profumo prima ci rassicura parlandoci di noi. Poi ci seduce parlandoci di lui.Ogni profumo è un viaggio. Prima di evaporare sulla pelle, stuzzica l’immaginazione, risveglia ricordi e racconta una storia: quella degli uomini e delle donne che lo hanno scelto e quella degli ingredienti che lo compongono. Le essenze naturali sono la parte più magica di un profumo. Dominique Roques è un cercatore di essenze. Da oltre trent’anni gira il mondo alla ricerca degli estratti di fiori, frutti, foglie o cortecce che poi i “nasi” assemblano per creare un profumo. Noi lo accompagniamo nei suoi viaggi, a incontrare i distillatori di oud del Bangladesh che conficcano chiodi nei tronchi per accelerare la formazione della resina o i raccoglitori del balsamo del Perù, sospesi tra gli alberi a quindici metri d’altezza, con una torcia in mano. Impariamo che nel 1840 un ragazzino di soli undici anni a La Réunion è riuscito a far fruttificare la pianta di vaniglia. Scopriamo il circuito mafioso del patchouli, gli omicidi commessi in India per il sandalo e la scelta di coltivarlo in Australia, nell’incredibile regione dei diamanti rosa... Dall’Andalusia al Laos, passando per la Calabria, celebre per il bergamotto, Dominique Roques, guida d’eccezione, ci apre le porte di un mondo segreto fatto di materie prime rare e preziose, persone straordinarie e conoscenze ancestrali gelosamente custodite. E ci fa vivere l’affascinante e magnifica avventura del profumo. -
Le protagoniste. L'emancipazione femminile attraverso lo sport
Ci sono tanti modi e tanti aspetti della vita alla luce dei quali seguire il lungo e difficile cammino delle donne contro le discriminazioni di genere: e lo sport è uno dei percorsi attraverso i quali esse sono finalmente riuscite a superare il pregiudizio che ne faceva delle cittadine di seconda categoria.Oggi finalmente la liberazione dagli stereotipi di genere è parte della storia contemporanea. Ma, singolarmente, quando questo accade, non vengono mai o quasi mai ricordate le protagoniste che danno il nome a questo libro, a partire da quelle che hanno conquistato il diritto di partecipare a una competizione tipicamente e originariamente solo maschile quali sono state le Olimpiadi. Queste, in sintesi, le considerazioni dalle quali nasce l'idea di questo libro, composto di due parti diverse ma complementari. Una prima, di tipo storico, che dopo aver raccontato la nascita nell'antica Grecia dello stereotipo di un ""femminile"""" non competitivo, analizza i fatti che dimostrano la sua non rispondenza a realtà: ad esempio, nell'antica Roma, l'esistenza accanto ai gladiatori di donne gladiatrici. La seconda è la storia delle """"protagoniste"""", a partire dal Diciannovesimo secolo a oggi, di ciascuna delle quali, accanto agli exploit sportivi, si racconta la storia, la provenienza sociale, la vita familiare e affettiva, il carattere e le difficoltà incontrate nella vita sia pubblica sia privata."" -
Mamme. L'arte delle lettere
Una raccolta di lettere indimenticabili sulle mamme.rn«Le lettere vanno dal famoso al sommessamente eroico. La più toccante è quella scritta nel 1950 dalla dissidente socialista ceca Milada Horáková alla figlia sedicenne. Horáková era stata arrestata e condannata a morte per tradimento e la lettera risale alla notte prima della sua esecuzione. Straziante». - The Observerrn«Lode a Shaun Usher: un altro sacco del postino, pieno di lettere divertenti, struggenti e appassionate… coinvolgenti, eclettiche, geniali e da ridere a crepapelle». - The TimesShaun Usher raccoglie trenta fra le più irresistibili, divertenti e potenti lettere mai scritte da e verso le madri: missive che celebrano la gioia e il dolore, lo humour e la frustrazione, la saggezza e il sacrificio che il ruolo comporta tanto per il genitore quanto per il figlio. Una ragazza egizia che piange la morte della madre nel iv secolo. Melissa Rivers che rimprovera affettuosamente mamma Joan per aver usato la sua casa come un albergo e aver portato il figlio tredicenne a vedere Ultimo tango a Parigi. Anne Sexton che consiglia di vivere la vita fino in fondo, anche se poi arriverà al suicidio. Caitlin Moran che spiega alla figlia adolescente che ai ragazzi malvagi come vampiri bisogna trafiggere i cuori. Martin Luther King che scrive di avere la migliore madre del mondo. Un insieme di consigli, vicende biografiche, rimpianti e ringraziamenti: alcune missive sono scritte in punto di morte e altre in occasione della nascita di un bambino. Trenta lettere che catturano l’infinita gamma di sentimenti che derivano dall’essere o dall’avere una madre. -
Africana. Raccontare il continente al di là degli stereotipi
«Scomparso prematuramente l'anno scorso, Bynyavanga Wainaina è stato uno scrittore e agitatore culturale importante e modernissimo. Con il suo saggio Come scrivere di Africa come stella polare, abbiamo cercato di mettere insieme il meglio delle letterature di un continente vastissimo, senza nessuna pretesa di rappresentarlo per intero. Il risultato sono racconti di qualità straordinaria, brevi saggi narrativi neurotonici e la splendida serie di immagini dell'artista Pierre-Christophe Gam dedicata alla vita del leggendario rivoluzionario Thomas Sankara.»«Non esiste una sola lingua africana, ma centinaia di dialetti, non esiste una singola cucina africana o un paesaggio tipico africano, è il nostro sguardo da “occidentali” ad essere ancora molto miope nei confronti delle mille sfaccettature e peculiarità che caratterizzano ognuno dei cinquantaquattro paesi che compongono il Continente.» – Cristina Tibberio per MaremossoAfricana è uno strumento per capire quanto l'Africa non vada coniugata al singolare, ma al plurale. Uno strumento di difesa contro gli stereotipi e contro tutte quelle visioni che ancora vogliono descrivere questo enorme continente, così vario al suo interno, come una lunga distesa di capanne. Africana aprirà le porte al lettore, sia a quelli che già sono appassionati delle letterature del continente sia a quelli completamente a digiuno, delle tante Afriche dentro l'Africa. Un continente moderno, giovane e creativo come pochi. Un continente dove la letteratura scorre come un fiume in piena e si smarca da sguardi stereotipati e da etichette consegnate dall'esterno, per raccontarsi qui in prima persona. Troviamo autori di grande fama internazionale come Adichie, Wainaina, Bulawayo, ma anche una nuova ondata di scrittori emergenti. Voci diverse tra loro che, attraverso storie quotidiane, metropolitane, ironiche, impegnate, sperimentatrici e futuriste, ci riportano la pluralità dell'Africa. Con una freschezza letteraria che riempie di meraviglia.Gli autori: Bynyavanga Wainaina, Agazit Abate, Sulaiman Addonia, Chimamanda Ngozi Adichie, Ken Bugul, NoViolet Bulawayo, Efemia Chela, Pierre-Christophe Gam, Stanley Gazemba, Lelissa Girma, Achille Mbembe, Nadifa Mohamed, Rémi Nganije, Alexis Okeowo, Yvonne Adhiambo Owuor, Johary Ravaloson, Felwine Sarr, Taiye Selasi, Sami Tchack. -
La voce di Bob Dylan. Un racconto dell'America. Nuova ediz.
L’America raccontata dal suo più grande poeta contemporaneo.«Un viaggio nei miti e nelle contraddizioni della storia e della cultura americane, attraverso il ritratto del grande artista» - RobinsonPer Dylan il tempo non esiste, tutto è compresente.Allen Ginsberg disse una volta, usando un'immagine biblica, che Dylan era una colonna di respiro: tutt'uno con la sua ispirazione. Dylan è la sua opera: ogni parola, ogni gesto, ogni momento della sua giornata entra a farne parte. Persino i mozziconi che butta a terra hanno un significato per chi rimane soggiogato da lui. È la stessa ispirazione di Rimbaud, una forza del demonico potenzialmente distruttiva. Eppure Dylan è riuscito a contenerla, rifiutando di farsi divorare dalla sua duplice natura. Per questo non ha mai fatto parte facilmente di alcun canone e, quando nel 2016 ci è entrato per la porta principale, ricevendo il Nobel per la Letteratura, al momento non si è presentato, ha aspettato mesi. Dylan è un problema ancora aperto; perciò è un classico. Forse è per questo che la sua voce è stata capace di attraversare i decenni turbolenti e velocissimi della storia americana, fino a oggi, costruendo un racconto che in sé contiene un'intera nazione di artisti: il moralista misantropo, il rivoluzionario conservatore, lo gnostico innamorato della creazione, il profeta di mutamenti e il talmudista di sventure. L'opera e la vita di Dylan sono un racconto che spalanca l'America mostrandone tutte le anime, spesso in lotta feroce tra loro. Soprattutto negli ultimi vent'anni, epoca di guerre, attentati e violenze, ma anche di metamorfosi. In un'edizione profondamente rinnovata, il grande ritratto che Alessandro Carrera ha composto di Bob Dylan ritorna e, attraverso l'indagine della sua voce, della terra americana restituisce tutte le contraddizioni e le ombre, i miti e le scintille. -
La riunione
Un grande autore televisivo racconta il mondo che sta dietro i programmi e i palinsesti, i flop e i picchi dell'Auditel, con un resoconto ironico e feroce scritto in forma di memoir. Boris da leggere.Pietro Galeotti, autore televisivo, racconta il mondo che sta dietro le pareti dipinte tutte uguali e tutte male dove ha trascorso la sua vita umana e professionale, scritto e firmato programmi di successo, flop, talk show, varietà, quotidiani, seconde serate, pomeridiane, tv dei ragazzi, eventi, eventi speciali, sedicenti eventi, ha stretto amicizie nuove e rotto amicizie antichissime per arrivare infine dove si trova oggi: ancora in riunione.– L’Italia è una repubblica democratica fondata sulla riunione di lavoro.– Il coreografo si offende se lo chiami coreografo.– Il cantante per esibirsi chiede un tappeto orientale. Anche falso.– Cerchiamo idee nuove per il futuro. Astenersi competenti.– Anche per non saper far nulla, ci vuole talento.– Il ruolo femminile ci sarebbe, ma poi va scritto bene.– Serve un ospite di destra.– Negli altri programmi vanno tutti gratis.– Di sicuro attualmente non c’è neppure il giorno di messa in onda.– Partire sempre da quello che si conosce. Poi, se serve, far finta di non conoscerlo.– Quasi nulla è più inutile del buonsenso nel nostro mestiere, forse solo le riunioni per i promo.– La mia idea di massima è questa, ma va messa giù bene da voi autori.– Tutte le trasmissioni memorabili si assomigliano tra loro, ogni trasmissione trascurabile è trascurabile a suo modo.– Mai ordinare insalata al ristorante.