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Tutti i romanzi
«La vera magia di Sepúlveda risiedeva soprattutto nel racconto fatto a voce, nella complicità che si creava fra lui che apriva capitoli lontani della sua vita avventurosa e chi lo ascoltava. E qui sta la cifra unica del suo mestiere di narratore, nell'essere prima di tutto un grande affabulatore che si poteva permettere di colorare la realtà, ben sapendo che la letteratura e la vita senza ficción perdono valore e senso. [...] Ecco, il Sepúlveda narratore nasce da questo incrocio fra il racconto ad alta voce, la scrittura del reale e il ricorso all'invenzione. Invenzione, spiegava, non vuol dire menzogna: la ficción è uno dei principali strumenti del narratore. Perché la realtà, per diventare narrazione, ha bisogno di quell'elemento in più senza il quale i fatti non parlano. Ma la narrazione, che nasce come pratica orale, per tradursi in pagina scritta deve trovare il modo per farsi letteratura: in uno stile semplice, diretto (per Sepúlveda un autore di riferimento era Hemingway), capace di conservare l'immediatezza della voce, senza eccedere in metafore e altre figure retoriche. Perché, e Sepúlveda lo ripeteva spesso, la semplicità parlata della sua prosa non era un frutto spontaneo, ma il risultato di un lavoro assiduo, insistito, esigente [...], che sapeva appunto tradursi in arte della semplicità.» (dall'introduzione di Ranieri Polese) -
Luis Sepúlveda. Il ribelle, il sognatore
Un ritratto preciso e appassionato del grande scrittore recentemente scomparso, che in queste pagine viene raccontato non dal punto di vista di un critico o di un biografo, ma da quello di un trentennale amico e collega.Passando dalla sua vita ai suoi libri, dai suoi temi alle sue ossessioni, dai suoi luoghi ai suoi tanti amici, Bruno Arpaia svela allo stesso tempo il Luis Sepúlveda pubblico e quello intimo, nel tentativo di farlo conoscere meglio ai suoi tantissimi lettori e di restituire, ora che purtroppo non ci sarà più lui a raccontarla, un'immagine autentica e limpida di una vita di formidabili passioni. -
Cercami
Sono passati parecchi anni da quell'estate in Riviera: Elio, in piena confusione adolescenziale, aveva scoperto la forza travolgente del primo amore grazie a Oliver, lo studente americano ospite del padre nella casa di famiglia. Erano stati giorni unici, in grado di segnare le loro vite con la forza di un desiderio incancellabile, nonostante ciascuno abbia poi proseguito per una strada diversa. Il nuovo romanzo di André Aciman si apre con l'incontro casuale su un treno tra un professore di mezza età e una giovane donna: lui è Samuel, il padre di Elio, sta andando a Roma per tenere una conferenza ed è ansioso di cogliere l'occasione per rivedere suo figlio, pianista affermato ma molto inquieto nelle questioni sentimentali; lei è una fotografa, carattere ribelle e refrattaria alle relazioni stabili, e in quell'uomo più maturo scopre la persona che avrebbe voluto conoscere da sempre. Tra i due nasce un'attrazione fortissima, che li porterà a mettere in discussione tutte le loro certezze. Anche per Elio il destino ha in serbo un incontro inaspettato a Parigi, che potrebbe assumere i contorni di un legame importante. Ma nulla può far sbiadire in lui il ricordo di Oliver, che vive a New York una vita apparentemente serena, è sposato e ha due figli adolescenti, eppure... Una parola, solo una parola, potrebbe bastare a riaprire una porta che in fondo non si è mai chiusa. André Aciman riannoda i destini dei protagonisti di ""Chiamami col tuo nome"""", in un romanzo che si interroga e ci interroga sulla durata dell'amore, al di là del tempo e delle distanze."" -
Complice la notte
Intrecciando documentazione storica e libertà narrativa, questo libro racconta la storia di una donna appassionata e ribelle, una «monaca» in scarpe da ginnastica innamorata di Dio e di Bach, paladina di tutte le avanguardie. Marija Judina, la pianista che sfidò Stalin.Succede di notte. Una notte di inizio marzo del 1953. Il fruscio della puntina scava il solco di un disco che gira a vuoto. Si direbbe che l'uomo riverso sul divano sia addormentato se non fosse per la mano inerte, protesa verso il pavimento quasi a cercare un appoggio. Nella dacia di Kuntsevo, una manciata di chilometri da Mosca, dentro un bosco di querce e pini, aceri e betulle, tutto è silenzio ormai. La neve cade senza tregua, copre ogni rumore, tranne quell'insistente strofinio sulla gommalacca del 78 giri, edizioni Mélodyia, ascoltato così tante notti, e anche quell'ultima. Mozart, chissà per quali vie segrete, era riuscito a giungere nella zona oscura dell'anima di Iosif Vissarionovič Džugašvili, in arte Stalin, fino a strappargli delle lacrime. Ma a turbarlo non era soltanto la musica. Era chi la eseguiva: la pianista Marija Judina. Poco nota in Occidente perché osteggiata dal regime sovietico per la religiosità estrema e la spregiudicatezza intellettuale, Marija Judina è stata una delle grandi figure del pianismo russo del Novecento. Intrecciando documentazione storica e libertà narrativa, questo libro racconta la storia di una donna appassionata e ribelle, una «monaca» in scarpe da ginnastica innamorata di Dio e di Bach, paladina di tutte le avanguardie. Leggendari il suo scontro con Stalin, che pur tenendola a distanza ne apprezzava il talento geniale, e i suoi incontri con poeti e musicisti scomodi come Achmatova e Mandel'štam, Šostakovič e Prokof'ev. Il ritratto di un'artista eccentrica, protagonista di tempi roventi. -
Il potere dei sogni
Con la consueta passione polemica, senza mai abdicare alla sua caratteristica soggettività tesa e vibrante, Sepúlveda offre in questo libro un'altra prova della sua passione politica e umana. Ma non è solo la denuncia sociale a dare energia alle pagine: alle riflessioni sugli argomenti più scottanti della politica internazionale, si alternano i commossi ricordi di amici scomparsi e storie, semplicemente da raccontare. E tutto, sembra dirci lo scrittore, tanto la necessità di raccontare quanto il desiderio di combattere, trovano ragione semplicemente nella capacità di sognare ancora, di non rinunciare ai nostri sogni. -
Lettura facile
Un libro che è un manifesto contro la violenza dell'eteropatriarcato presente nella società e nelle istituzioni, ma anche una celebrazione del corpo, della sessualità femminile, e un inno alla capacità rivoluzionaria del linguaggio, strumento potente e anticonformista.«Divertente e politicamente scorretta, trasgressiva, viscerale, combattiva e tenera allo stesso tempo» – Esquire«Una delle scrittrici più originali dell'attuale scena letteraria» – La Vanguardia«Una forza della natura... Una scrittura vigorosa che si colloca agli antipodi del politicamente corretto» – ABC«Cristina Morales ha un talento indiscutibile, sfrontato e a tratti stupefacente» – El Periódico «Una scrittrice raffinata e temeraria, con uno sguardo unico e penetrante, che la distingue tra le proposte letterarie del momento» – Mercurio«La genialità di Cristina Morales è evidente... e fa di lei un punto di riferimento della più recente narrativa spagnola» – El PaísQuattro giovani donne condividono un appartamento con un bel terrazzo a Barcellona. La loro vita, però, è tutt'altro che semplice: Nati, Patri, Marga e Àngels sono legate da un rapporto di parentela e da quella che la medicina e lo Stato definiscono disabilità intellettiva. Femminista, anarchica, disinibita, Nati, affetta dalla «sindrome dei Pannelli», spesso finisce nei guai. Lo sa bene Patri, che teme di perdere la casa per via di quelle intemperanze, e sarebbe un gran peccato, vista la fatica che hanno fatto per togliersi dal giro delle residenze protette della Generalitat... Ma il vero rischio, in questo momento, sta nella scelta di Marga, che di punto in bianco ha deciso di andare a occupare un appartamento con un buco sul tetto, dove manca tutto, però ha la libertà di stare con chi vuole senza essere controllata. Accompagnato di volta in volta da una protagonista diversa, il lettore ricostruisce il mosaico della vita delle quattro cugine e, grazie al romanzo autobiografico che Àngels sta scrivendo con la tecnica della «lettura facilitata», si affaccia sul loro passato: l'infanzia in un piccolo paese di campagna, la povertà, la lotta per sottrarsi a una condizione d'inferiorità. -
Dopo le fiamme
«Era più giusto dire tragico incidente, come volevano alcuni, o crimine, come volevano altri? Che ognuno decida secondo la propria coscienza. Le parole non tireranno il morto fuori dalla tomba.» Sono le vittime, i caduti di una guerra strisciante che ha segnato la vita dei Paesi Baschi fin nelle pieghe più intime della quotidianità, i protagonisti delle storie di Fernando Aramburu, storie che colpiscono e commuovono per la verità del narrare e per la «normalità» delle situazioni che ritraggono. La molteplicità e l'originalità delle voci, la varietà dei personaggi e delle loro esperienze compongono, come in un romanzo corale, un quadro indimenticabile. -
Cronache dal Cono Sud
«I morti danno fastidio, le vittime danno fastidio, sono scomode, e quelli che chiedono giustizia sono ancora più scomodi.» Nel silenzio che circonda i perseguitati, però, c'è chi, come Luis Sepúlveda, non esita a mettere la propria penna al servizio di una legittima richiesta di equità. In questi brevi e densi testi, scritti tra la primavera del 2005 e il dicembre del 2006, quando muore Pinochet, a tratti pare di procedere lungo una galleria degli orrori. L'ombra cupa del Generale e della sua famiglia rapace aleggia ancora sul Cile e sui ricordi di chi ha conosciuto in prima persona la crudeltà del tiranno, e ora assiste alla sua scomparsa. Fantasmi di intolleranza serpeggiano per le strade della pur civile Francia e sollevano la protesta degli emigrati, a testimonianza del fatto che nessun luogo geografico ha l'esclusiva sulle prevaricazioni. Fanno rabbia l'ingiustizia e la prepotenza a chi si è sempre battuto per una società a misura d'uomo. Tuttavia, in questa lucida disamina, all'autore non viene mai meno la voglia di recuperare l'ottimismo. La speranza di una svolta c'è sempre. La incarnano un presidente donna alla guida del Cile, Michelle Bachelet; gli studenti in lotta, che rivendicano un sistema d'istruzione basato sulla qualità dell'insegnamento; i cileni che, dai più sperduti angoli del paese, hanno esercitato il diritto al voto, dando prova di maturità nelle scelte. Un libro in cui vibra la passione mai sopita di un grande scrittore e narratore, un libro in cui anche la denuncia e l'indignazione si trasformano in racconto. -
L' ultima estate
Il nuovo romanzo dell'autore di Chiamami col tuo nome. Una storia d'amore e di mistero, nel segno di quella delicata profondità nel raccontare i sentimenti che è un marchio inconfondibile di André Aciman.«Una scrittura ardita, profonda, esaltante, brutale, tenera, generosa» – Nicole Krauss«A differenza degli altri romanzi di Aciman, c'è un forte elemento fantastico» - Cristina Taglietti, la Lettura«Qui la trama è cucita, stranezza delle stranezze per lui, da un realismo magico che ci spiazza» - Susanna Nirenstein, RobinsonrnrnSud Italia, un'estate sulla Costiera amalfitana. A causa di un guasto alla loro imbarcazione, un gruppo di giovani americani si ritrova a soggiornare in un hotel frequentato da attempati turisti poco inclini al divertimento. Lì conoscono Raúl, personaggio riservato e imperscrutabile, sempre seduto in disparte con il suo taccuino. Finché un giorno si avvicina al loro tavolo: accortosi che Mark soffre visibilmente a una spalla, gli posa una mano sul punto dolorante, alleviandone il fastidio. Non contento, procede rivelando dettagli personali, anzi intimi, su tutti i presenti, informazioni che nessuno avrebbe mai potuto conoscere... Per vincere la diffidenza dei giovani, spiazzati dalle sue scomode verità, decanta loro le meraviglie della zona: una zona che frequenta d'estate fin da quando era bambino, piena di risonanze legate al mondo della mitologia, come i Lugentes Campi, i campi del pianto, dove gli amanti infelici errano ricordando le loro pene d'amore. L'unica del gruppo che non sembra lasciarsi ammaliare dal suo fascino e dalla sua retorica è Margot, che Raúl inizialmente aveva chiamato con quello che secondo lui doveva essere il suo vero nome di battesimo, Maria. Ma con il passare delle ore e dei giorni, dopo un pranzo condiviso e lunghe camminate sulla spiaggia, Margot comincia a fidarsi di lui, ad aprirsi... E Raúl la condurrà in un viaggio indietro nel tempo, verso un passato che li lega molto da vicino. Prenderà corpo una storia d'amore e di mistero, nel segno di quella delicata profondità nel raccontare i sentimenti che è un marchio inconfondibile di André Aciman. -
Gli inquieti
Una storia di famiglia che diventa il racconto della vita di un genio indiscusso del cinema.rn«Un libro meraviglioso, da cui è impossibile staccarsi. Da molto, molto tempo non leggevo qualcosa di così bello» - Ali Smithrn«Una riflessione profonda su tempo, mortalità e i limiti della memoria. Bellissimo e commovente» - Kirkus Reviewsrn«Linn Ullmann ha un un tocco straordinario» - The Observerrn«Semplice, limpido, con un'intensità che scorre sotto l'apparente calma della superficie» - The New York Times Book ReviewrnLui è un famoso regista svedese e un uomo che non lascia niente al caso. Lei è sua figlia, la più giovane di nove. Ogni estate, fin da bambina, è andata a trovarlo nella sua amata casa di pietra in mezzo ai boschi su un'isola del mar Baltico. Ora che la figlia è cresciuta ed è diventata una scrittrice, il famoso regista, sulla soglia degli ottant'anni, vuole scrivere un libro a quattro mani sulla vecchiaia. Ha paura di perdere la parola, la memoria. Invecchiare è un lavoro duro, dice. Seguono telefonate, lettere, incontri per raccogliere il materiale. Ma quando finalmente la figlia lo raggiunge sull'isola, per iniziare la stesura vera e propria, il tempo ha ghermito per sempre il regista, e alla fragilità fisica si è aggiunto il declino mentale. Alla donna non resta che immergersi nei ricordi e reinventare la storia di un padre, una madre e una figlia. Di una bambina che non vede l'ora di crescere e di due genitori che preferirebbero essere bambini. Questo libro nasce da qui, da una miscela di ricordi e finzioni, per restituirci una rappresentazione di quanto complessa può essere la famiglia; una riflessione profonda e poetica sulla memoria e sulla perdita, sull'arte, su cosa significhi crescere e invecchiare in una famiglia molto particolare e sulle numerose narrazioni che compongono una vita. -
Patria. Graphic novel
Il giorno in cui l'ETA annuncia la fine della lotta armata, Bittori va al cimitero, sulla tomba del marito Txato, assassinato dai terroristi, per raccontargli che ha deciso di tornare nella casa dove vivevano insieme. La casa che ha dovuto lasciare perché la sua presenza, in quel paesino alle porte di San Sebastián, non era più gradita: le vittime danno fastidio. Ma lei, dopo i tanti anni trascorsi, non ha rinunciato a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria per tutte le persone coinvolte. Soprattutto per quelli che un tempo si proclamavano amici. Quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Attraverso la vicende di due famiglie legate a doppio filo, ""Patria"""" racconta una comunità lacerata dal fanatismo, ma anche una storia di gente comune, di affetti feriti e di vite da ricostruire."" -
La solitudine del sovversivo
Dal regista di Garage Olimpo una storia personale e assieme uno sguardo profondo sull’Argentina della dittatura militarernrn«Quanto sia stato difficile accettare di essere una vittima Bechis lo racconta solo oggi, arrivato a 65 anni, nel memoir La solitudine del sovversivo» - Stefania Parmeggiani, RobinsonrnrnBuenos Aires, 19 aprile 1977. All'uscita della scuola dove studia, Marco Bechis viene sequestrato da un gruppo di militari in borghese. Ha vent'anni. Il racconto della sua tragica avventura esistenziale inizia qui, ma ha radici lontane. Con scrittura veloce e inesorabile, Bechis ci trascina nei giorni e nelle notti della sua infanzia e della sua adolescenza vissute tra l'Italia e l'Argentina della dittatura militare, fin quando lui, ragazzo di buona famiglia cosmopolita, si avvicina al movimento di opposizione dei Montoneros e finisce in un carcere clandestino. I genitori, dopo vari tentativi disperati, ottengono la sua scarcerazione e così ritorna in Italia da uomo libero. Ma per molti altri compagni la sorte non è la stessa. Durante tutta la sua vita da sopravvissuto, Bechis si sente un usurpatore, un traditore. Finché, scrivendo questo libro, capisce di essere una vittima. Diventato regista, aveva provato a chiuderei conti in un film come ""Garage Olimpo"""". Ma solo qui, in queste pagine, la sua storia si è compiuta, con questo racconto personale che è insieme una voce unica, quella di un paese e di un'intera generazione. Cineasta visionario, Bechis si fa osservatore e testimone, e alla fine ci porta dentro l'aula del tribunale di Buenos Aires dove ha affrontato i suoi carcerieri alla sbarra. Vivere, testimoniare con l'arte, testimoniare di fronte alla giustizia o scomparire nell'ombra?"" -
Una vita alla fine del mondo
«Sono diventato scrittore per nostalgia, per la mancanza del mare e per le mie isole e terre australi» dice Francisco Coloane per spiegare una strana e potente vocazione, quella che ha fatto di lui l'originalissimo e sofferto cantore del mondo alla fine del mondo. rn«La straordinaria confessione di un vagabondo» - Corriere della Sera Più che da maestri e autori, Coloane si sente forgiato dai venti e dalle maree australi; più che da correnti e circoli letterari, si riconosce influenzato dalle riunioni serali intorno a un focolare in cui la gente parlava di navi stregate, di folletti e santi. La letteratura, insomma, risponde a una spinta intima, alla chiamata nostalgica e viscerale di quel mondo amatissimo che nel corso della vita lo scrittore cileno perderà e ritroverà diverse volte. Perché, da buon fuegino temprato dal lavoro nei campi e sulla coperta di una nave in condizioni climatiche proibitive, ha sempre il fagotto pronto per partire e sa che avere piedi in buone condizioni e mani grandi e forti per fare un po' di tutto è l'unica vera garanzia di libertà. E così, Coloane condurrà quell'esistenza degna del protagonista di un romanzo d'avventura che ci racconta, ormai novantenne: in giro per mare e per terra sarà mandriano, falegname, venditore di carbone, cronista di nera e di sport, attore di teatro, attivista politico ed esiliato; vivrà in modo partecipe e doloroso il suo tempo e le tragedie del suo paese, dall'immane sterminio degli indios al colpo di stato di Pinochet, e farà questo lungo e affascinante cammino in compagnia di uomini e donne straordinari, umili e potenti, illustri e ignoti. -
Il rumore di quest'epoca
Un piccolo trattato sulle poche certezze che ci guidano alla ricerca del senso della vita, ma soprattutto una celebrazione della letteratura contro ogni pedanteria e ogni fanatismo.rn«Un libro splendido, pieno di vita e di memoria, scritto in modo magistrale, con senso dell'umorismo e gentilezza» – Manuel VilasI ricordi di famiglia a San Sebastián, gli episodi legati al padre, alla madre o ai primi anni di scuola, che si contrappongono alle dure, aspre pagine dedicate agli anni bui dei Paesi Baschi. Seguendo le tappe della vita di Fernando Aramburu, ci trasferiamo in Germania, per accompagnarlo nella sua esperienza come insegnante. E poi, scopriamo i rituali che mette in atto durante la stesura dei suoi romanzi o negli incontri con i lettori, passeggiamo per le strade di molte città europee, rileggiamo con i suoi occhi Camus, Nabokov... Ma gli argomenti di questa raccolta attraversano uno spettro ampio e vario: si passa dall'elogio della noia all'amore per i cani e per il calcio, dalla passione per la poesia a quella per la musica. Un volume ricco di rimandi ai temi e alle vicende di Patria, che raccoglie una serie di testi carichi di ironia e sensibilità, con uno spiccato gusto per il dettaglio quotidiano: un piccolo trattato sulle poche certezze che ci guidano alla ricerca del senso della vita, ma soprattutto una celebrazione della letteratura contro ogni pedanteria e ogni fanatismo. -
Dublino. La città nel tempo
"Che la città in sé, la vera Dublino, fosse grigia e brutta, in quegli anni Cinquanta afflitti dalla povertà, non intaccava il sogno che ne avevo – e la sognavo anche quando c'ero fisicamente, per cui la banalità del reale si ammantava costantemente ai miei occhi di sommo romanticismo; nessuno è più romantico di un ragazzino."""" Per il piccolo John Banville, Dublino rappresentava un luogo di incanto e desiderio. Ogni anno, nel giorno del suo compleanno – l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione – lui e sua madre viaggiavano in treno fino alla capitale, attraversando all'alba i campi gelati, per arrivare a Westland Row e dare inizio a una giornata di avventure, che includeva un giro di acquisti nei grandi magazzini e una tappa in pasticceria. Anni dopo, Banville si sarebbe trasferito, diciottenne, in città, per vivere in un appartamento un tempo grandioso ma ora fatiscente in Upper Mount Street, dove scriveva, sognava e sperava. Era la metà degli anni '60, un periodo cupo e difficile per la società intera e per l'individuo – quello che lo scrittore avrebbe poi raccontato nella serie di gialli con protagonista l'anatomopatologo Quirke – ma sotto il gelo ribollivano i cambiamenti che presto avrebbero travolto il Paese. Alternando ricordi del passato di Banville e il racconto della città di oggi, questo memoir illustrato è una vivida evocazione dell'infanzia e della memoria – quell'«abisso luminoso» in cui «lavora l'alchimia del tempo» – e un tenero e potente inno a un tempo e un luogo fondamentali per la formazione dello scrittore." -
Delitto d'inverno
Vincitore del Premio Raymond Chandler, Noir in festival 2020rnrn«Un talento quasi feroce nel leggere l’anima degli uomini» - Don DeLillorn«Un giallo di altissima qualità, un noir letterario nella tradizione di Georges Simenon e Raymond Chandler» - The Guardianrnrnrn1957, contea di Wexford, Irlanda. In una fredda notte d’inverno, nella biblioteca di Ballyglass House, elegante residenza degli Osborne – famiglia protestante molto in vista – viene scoperto il cadavere di un prete cattolico ucciso da una pugnalata alla gola. Chi può aver colpito padre Thomas Lawless, un uomo benvoluto da tutti? Dalla capitale arriva per indagare l’ispettore Strafford, anch’egli di famiglia protestante, un’eccezione in polizia. A Dublino il sovrintendente Hackett è molto preoccupato; l’arcivescovo McQuaid esercita infatti pressioni non troppo velate per insabbiare il caso: i preti irlandesi non muoiono di morte violenta. Mentre la neve continua a cadere implacabile, Strafford si trova da solo a indagare in un ambiente ostile, dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere e forse, più degli altri, proprio la vittima... -
Storia di Milo, il gatto che andò al Polo Sud
Che cos'è il coraggio? Che cos'è la libertà?«Una ragazza e il suo gatto, un amore viscerale, un viaggio saltellante in una scrittura intensa e giocosa» – Nadia TerranovaSono passati tre anni, Milo e la sua mamma umana si sono trasferiti in una casetta vicino al mare. Anche se non ha mai imparato del tutto a saltare e a camminare diritto, il gattino, sempre più sicuro di sé, si spinge a f are lunghe passeggiate fino alla spiaggia, dove un giorno incontra un cucciolo di pinguino imperatore, strappato al Polo Sud da contrabbandieri senza scrupoli. Milo si commuove, decide di aiutarlo. Ma come faranno un gatto disabile, una ragazza e un pinguino ad affrontare un viaggio così lungo? Da Roma a Buenos Aires e poi giù fino alla Terra del Fuoco e finalmente in Antartide, scopriranno un mondo sempre più minacciato dall'uomo. Un viaggio ai confini delle nostre paure, durante il quale Milo incontrerà animali solo all'apparenza feroci – tra loro un'orca, un condor, un giaguaro – che hanno una storia da raccontare e tanto bisogno di amicizia. Il nostro gattino dal cuore grande non si tirerà indietro e scoprirà che, se ci crediamo davvero, non c'è nulla di impossibile. -
I peggiori racconti dei fratelli Grim
Due improbabili filologi sudamericani, uno cileno e uno uruguayano, sono impegnati in una serrata corrispondenza su una questione assai spinosa e controversa: le gesta antieroiche e le imprese fantastiche dei fratelli cantastorie Abel e Caín Grim. Le vicende dei due litigiosi menestrelli si perdono lungo i sentieri impervi della Patagonia e danno filo da torcere ai due impeccabili studiosi. Le fonti scarseggiano, l'attendibilità delle medesime vacilla, la lucidità degli eminenti professori pure... e come se non bastasse, i postini ritardano le consegne. Sebbene infatti i latori di missive Miguel Strogoff e Rosevél Aldao si dedichino alla loro missione con serietà e abnegazione quasi religiosa, sono disturbati da mille accidenti, come il moto ondoso scatenato dall'accoppiamento delle balene. Ma i due cocciuti filologi non si arrendono, e mentre la loro indagine sembra avvolgersi irrimediabilmente su se stessa, lasciano libero corso ad aneddoti curiosi e bizzarre digressioni: tutto un mondo di figure incredibili comincia così ad animarsi e a pulsare, il vortice della bonaria parodia - scatenato dai due autori che si mascherano dietro le figure degli studiosi - risucchia una moltitudine di personaggi, di amici, di letterati, di politici e di attori. Entro la divertita cornice del fittizio romanzo epistolare, le storie fantasiose dei fratelli Grim si colorano di altre tinte e altri generi: i due scrittori sudamericani si fanno beffe di se stessi e del mondo, mescolano il gusto dell'avventura gauchesca a quello della satira corrosiva degli ambienti letterari e della cronaca, per celebrare ancora una volta il potere assoluto del narrare storie e il piacere che ne deriva. -
Barbarotti e l'autista malinconico
«Non è giusto che io viva. Sono in molti a pensarlo, e li capisco.»«Passare qualche ora in compagnia di Gunnar Barbarotti e Eva Backman è tempo speso bene» – Ölandsbladet«Uno dei migliori scrittori di noir nordici» – Guardian«Un esempio davvero splendido della maestria dei giallisti scandinavi» – News«Il maestro della suspense» – Sunday Times«Non è giusto che io viva. Sono in molti a pensarlo, e li capisco.» Così scrive nei suoi appunti Albin Runge, ex accademico e autista di pullman, divorato dal senso di colpa e distrutto nello spirito per aver provocato un terribile incidente in cui hanno perso la vita diverse persone. È il 2012, e di lì a poco Runge comincia a ricevere lettere anonime in cui viene minacciato di morte. Seppure scettico decide quindi di rivolgersi alla polizia di Kymlinge. Autunno 2018. I commissari Gunnar Barbarotti ed Eva Backman, non più solo colleghi, ma una coppia anche nella vita, si trovano in licenza sull'isola svedese di Gotland per riprendersi da un fatto tragico in cui sono rimasti coinvolti sul lavoro. Una sera il caso dello sfortunato Runge torna però inaspettatamente d'attualità: possibile che anni prima le indagini avessero fatto un clamoroso buco nell'acqua? Immersi in un paesaggio malinconico e suggestivo che aiuta a sanare le ferite dell'anima, Barbarotti e Backman non possono ignorare il loro istinto di investigatori che li spinge a riflettere sui tanti particolari che non quadravano nella vecchia indagine... -
Io e i miei gatti
A leggere questa vicenda di teneri cuccioli e gatte particolarmente prolifiche ambientata nella casetta che lo scrittore Bohumil Hrabal aveva comprato nel 1965 non lontano da Praga, verrebbe quasi da pensare a un diario, a un frammento di autobiografia. Invece, ""Io e i miei gatti"""" è una sorta di poemetto in prosa dove l'avvitamento del protagonista nella spirale dell'incubo in cui precipita per via dei suoi amati gatti è reso dal ritorno di frasi uguali, come in un canone a più voci, e la narrazione procede per echi interni di parole, mentre sequenze tra loro lontane si rimandano l'un l'altra, come nel gioco di specchi di una mente in delirio... All'inizio sembra davvero di vivere in un idillio che però, con l'irreversibilità di un meccanismo a orologeria, si trasforma per il narratore in un bizzarro e allucinato «racconto nero», col conseguente corollario di rimorsi e sensi di colpa. Al di là, però, di quanto affermato dalla voce narrante (in Hrabal sempre poco attendibile), e al di là dei frammenti sicuramente biografici che puntellano il racconto, qui non stiamo certo sbirciando un brandello di vita privata, ma leggiamo invece un evidente testo di finzione , «rigorosamente progettato» e «in continua fluttuazione tra realtà e irrealtà»... Perché, pur dissimulato nei panni fuorvianti della «biografia di un personaggio», il racconto si dimostra inaspettatamente come un apologo su tradimenti e responsabilità. (Giuseppe Dierna)""