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Parigi nell'Ottocento. Cultura architettonica e città
La dialettica tra conservazione e trasformazione fa di Parigi un caso esemplare per la storia urbana occidentale. L'identità nazionale insieme alla enfatizzazione del passato medievale, il dibattito che nell'Ottocento coinvolge architetti, storici, archeologi e intellettuali in genere, provoca un'ondata di rinnovamento culturale che sarà accompagnato da manifestazioni artistiche di straordinario rilievo come la nascita della fotografia e la nuova pittura impressionista. Nasce la percezione dello spazio fisico, del vuoto (la piazza, il grand boulevard) che prevale sul pieno (l'architettura), delle aree di verde, del paesaggio urbano dilatato; tutti elementi che saranno alla base della concezione contemporanea della città. -
Io muoio, ma il ricordo vive. Un'altra battaglia contro l'Aids
Il racconto di Aida, che esorcizza la morte intorno a sé prendendosi cura di una pianta di mango, nasce da un viaggio in Uganda, dove Mankell è stato per parlare con madri e padri colpiti dall'Aids. Malati senza speranza di guarigione, questi genitori scrivono piccoli quaderni cui affidano ricordi di sé e auspici per il futuro dei loro figli, consapevoli che non vivranno abbastanza a lungo per vederli crescere. Così nascono i Libri della memoria, per Mankell, forse ""i più importanti documenti del nostro tempo"""". Il suo intenso racconto, unito al quaderno scritto da Christine Aguga per la figlia Everlyn, testimonia l'urgenza di un intervento: milioni di bambini come Everlyn e Aida sono destinati a rimanere orfani prematuramente."" -
Con romana volontà. Quando eravamo una maschia gioventù
A scuola si scopre che il Re, volendo, potrebbe licenziare il Duce: ma è chiaro che non accadrà mai. Si cantano gli inni sulla Maschia Gioventù, ma facendo la mossa. Con la Biennale arriveranno i Settembrini, che praticano i cessi pubblici ma aiutano il turismo. Si va alla scuola di mistica fascista, perché chi non mistica non mastica: peccato che per metà siano comunisti. Giorgio Vecchiato, veneziano, già direttore di quotidiani, inviato speciale e corrispondente dall'estero, offre in questo libro il racconto picaresco e sguaiato di una Venezia in camicia nera, che mescola, qua e là, le situazioni senza mai tradirne il fondo di verità. -
Storia di Alì
Gli piaceva il calcio. Per questo, quando a sei anni ha lasciato il suo villaggio nel deserto, Alì era contento: perché il deserto è pieno di sabbia e nella sabbia il pallone non rimbalza. Se non è diventato un campione come Baggio è perché nella vita le circostanze contano più dei sogni di un bambino. Però ha visto il mondo e se lo porta dietro sotto forma di un mappamondo che di notte gli serve da abat-jour. Durante il suo viaggio ha chiesto l'elemosina per conto di un cugino che aspirava a diventare 'guerriero dell'Islam', ha lavorato in un circo, ha fatto il pizzaiolo in una città irta di grattacieli. Come a ogni essere umano, tutto gli accade per la prima volta, e Ali lo affronta con candore e coraggio. -
Prima che faccia buio
Nella scena finale de ""La dolce vita"""" di Fellini, il reporter, stordito da una delle solite notti brave, si trova su una spiaggia appena dopo l'alba, quando una ragazzetta bionda e fragile gli si fa incontro e gli sorride. Lui la osserva stupito, affascinato e completamente disarmato. Questo romanzo sembra cominciare proprio da questa scena: ambientato negli anni cinquanta-sessanta, racconta come un uomo si arrischi a incontrare quella ragazza, a cogliere quell'opportunità. Eppure, proprio il condizionamento dell'ambiente da cui ciascuno dei due proviene finirà per rendere il loro amore impossibile. Non solo, su Riccardo e Giorgia, i due protagonisti, si allunga l'ombra di un altro amore, quello della madre di lui, ai limiti dell'incesto."" -
«Vaghe stelle dell'Orsa...» L'«io» e il «tu» nella lirica italiana
Dopo i quattro libri, sempre curati da Francesco Bruni, dedicati al romanzo, al racconto breve, al teatro, all'autobiografia (""Le donne, i cavalieri, l'arme, gli amori"""", """"Leggiadre donne"""", """"La maschera e il volto"""", """"In quella parte del libro de la mia memoria"""") si conclude con questo volume la storia dei generi letterari italiani. Ultimo volume dunque questo sulla poesia, ma idealmente primo, perché la poesia è davvero il genere principe della nostra tradizione: in primo luogo cronologicamente, perché i lirici sono i testi letterari più antichi, poi per l'altezza cui ben presto giunse la produzione poetica italiana, da Petrarca in avanti."" -
L' oscuramento dell'interiorità
Le forme oggi dominanti della comunicazione tendono a privare il fruitore delle possibilità di porsi in relazione dialogica con concreti interlocutori: fino a imprigionarlo nell'isolamento più ""informato"""". La comunicazione autentica, quella interpersonale, si fonda sull'acquisizione della consapevolezza dell'unicità irrepetibile e insieme dell'universalità della persona, che si consegue solo attraverso la solitudine dell'interiorità: solitudine feconda del sapere e volere se stessi come dialogo fra sé e l'Altro, che fonda il dialogo fra sé e se stessi e fra sé e i suoi simili. Fuggire l'interiorità, oscurarla, è condannarsi all'isolamento."" -
Dei miei vini estremi. Un ebbro viaggio in Italia
C’è stata grande letteratura inrnalcuni viaggi d’assaggio della nostrarntradizione: a cinquant’anni da Soldatirne Monelli, Camillo Langone si rimetternalla ricerca dei territori e dei miracolirnnaturali, della bellezza, della grazia,rndella sincerità del vino italiano. Storierndi donne e uomini dietro piccole erngrandi imprese enologiche, etichetterne territori più o meno famosi, marnsempre irregolari, eccentriche, talvoltarnirriverenti, più spesso politicamenternscorrette.rnrnCosa ci fa un lambruschista a Barbaresco? E un autoctonista con una bottiglia di Sassicaia? Il viaggio di Langone sulle strade del vino italiano parte da una provocazione e uno spiazzamento, è racconto esilarante, poco sensibile ai sentieri battuti ma affascinato dalla vera cultura della terra e della tradizione. Agli occhi di un devoto eterodosso e non riconciliato come l'autore, di fronte a una bottiglia di vino il degustatore di oggi ha come unico interesse la «trasparenza» delle etichette e l'«onestà» delle certificazioni biologiche. Sprovvisto di acume filosofico (o di fede), indifferente al suo stesso gusto, continua ad approcciarsi alla bevanda che mette in contatto uomini e dèi come un sonnambulo, inconsapevole di quanta verità e bellezza si dissipi tra finti supertuscans e barrique omologanti. Contro l'appiattimento del palato, la retorica stantia e le false promesse, in questo brillante excursus tra prodotti e protagonisti della più umana e struggente delle culture Langone attraversa il paese con il rispetto religioso dell'appassionato, insofferente ai miti farlocchi del made in Italy e del «prodotto naturale» (con la consapevolezza che «l'unico vino davvero naturale è l'aceto»). L'autore di «Bengodi» e dei «Pensieri del lambrusco» disegna così una geografia dell'Italia eccentrica ed eterodossa, in cui accanto alle cantine più nobili e celebrate si trovano storie di vini eroici, rarissimi o comunissimi, comunque estremi. -
Figli di un io minore. Dalla società aperta alla società ottusa
In un pamphlet provocatoriorne brillante, Ercolani racconta splendorirne miserie di un fondamento dellarnsocietà moderna, forse sopravvalutato:rnil pensiero critico.rnrn«Il dramma della nostra epoca è che la stupidità si èrnmessa a pensare»rn«Questo non sarebbe niente se l’intelligenza non sirnfosse messa a rimbecillire» - Jean Cocteau - Robert PouletrnrnrnChe fine ha fatto la società aperta descritta da Karl Popper? Dove nasce «la gaia incoscienza» dei milioni di utenti che ogni giorno adoperano le tecnologie illudendosi che siano meri strumenti al servizio della loro volontà? Come siamo passati dall'intelligenza collettiva dell'opinione pubblica settecentesca al «delirio connettivo» di oggi? Quali danni permanenti ha prodotto il prevalere del pensiero debole? E, infine, la resistenza può arrivare dall'informazione e dalla scuola, come sono pensate e strutturate attualmente? Paolo Ercolani realizza un'agile, e allo stesso tempo impietosa anatomia filosofica della vita quotidiana: protagonisti siamo tutti noi, «figli di un io minore», informati su ogni cosa e in grado di parlare di qualsiasi argomento, senza però conoscere realmente nulla. È l'epoca della «società ottusa», dove non ci sono più punti di vista, non c'è prospettiva, ma solamente un pensiero unico. Neppure il dissenso è più possibile, perché non sappiamo da cosa dissentire e, soprattutto, come farlo. Nel frattempo ci chiudiamo sempre più in noi stessi, pronti a serrare i ranghi per respingere qualunque richiesta di aiuto, insensibili perfino davanti ai corpi di bambini inermi morti nel tentativo di raggiungere le nostre coste. Alla ricerca di nuovi scenari e soluzioni, Ercolani, parafrasando Popper, pone un interrogativo ineludibile: quale prezzo dobbiamo pagare per tornare a essere umani? -
La madre
Un devoto omaggio, a distanza di anni, alla propria madre, da parte del sesto di undici figli, conscio di aver in qualche modo ""tradito"""" la sua concezione, rigidamente austera, dell'amore di coppia. Alla figura della madre si affianca quella della donna, seconda madre, che rivela al giovane uomo il segreto dell'amore, lo promuove adulto, consapevole della propria responsabilità. Questo libro ripercorre idealmente le orme del passato e l'autore si pone tra gli ottantaquattromila soldati partiti per il fronte di guerra in Russia fino al fatale Don, che non fecero più ritorno."" -
Londra tra realtà e invenzione
Città di immigrazione, incoerente e sconnessa, con l'incalzare del processo di industrializzazione Londra si presenta caotica nel suo sviluppo, disordinata nei suoi percorsi di modernizzazione, iniqua nella distribuzione della ricchezza. Attraverso lo sguardo di pittori e incisori, disegnatori e vignettisti è possibile ricostruire le sue tante facce e valutare episodi e momenti della cultura visiva, che possono essere considerati come documenti dello spazio urbano e dei suoi abitanti o, più ancora, dei diversi modi di osservare e di vivere ""la città che diventa metropoli""""."" -
La leonessa bianca. Le inchieste del commissario Wallander. Vol. 3
Venerdì 24 aprile 1992, Louise Åkerblom, titolare di un'agenzia immobiliare di Ystad, nel sud della Svezia, scompare senza lasciare traccia. Quello stesso giorno, dall'altra parte del globo, in Sudafrica, un gruppo di boeri fanatici decisi a fermare il processo di democratizzazione in atto progetta un attentato contro uno degli uomini politici più in vista del paese. È il commissario Wallander a guidare le ricerche della donna, un caso complicato: Louise Åkerblom, attivo membro della chiesa metodista, è sposata felicemente con due bambine, è benvoluta e contenta del suo lavoro, non ci sono indizi che possano giustificare la sua scomparsa. -
Ville venete: la provincia di Venezia
Nel considerare il sistema di ville venete ciò che emerge, innanzittutto, è la loro condizione di beni in cerca di un nuovo significato economico, in una realtà che ha rivisto profondamente l'economia agricola e trasformato il suo ciclo produttivo, con il quale le residenze di campagna si sono dovute confrontare. Nel caso della provincia di Venezia modelli e tipologie sono profondamente diversi, non vi è una prospettiva unica; man mano che ci si allontana dalla laguna e da Venezia diminuisce l'influenza dei modelli architettonici veneziani, mentre diversa appare l'idea della campagna e della relativa gestione fondiaria dei proprietari locali e della nobiltà di terraferma. -
La paura non perdona. Una vita sotto scorta tra Stato e camorra
Un uomo in rivolta, un imprenditore che harnscelto di dire no al racket delle estorsioni.rnUna storia di ribellione: contro la camorrarnche lo minaccia, contro la famiglia chernlo rinnega, contro lo Stato che lo equipararna un pentito. Come si convive con la paura,rnin costante pericolo? Quale prezzo si pagarnper non accettare compromessi?rnrn«La mia vita è cambiata un giorno qualsiasi,rnnel gennaio del 2002, quando la camorrarnfece irruzione nel mio negozio.rnPerché mi sforzo di ricostruire ogni voltarnun’esistenza dalle ceneri di quella precedente?rnPerché se abbandonassi il mio territoriornvincerebbero loro. E invece resto quirnad affrontarli. Perché sono loro che devonornandarsene, non io»rnrnrnCome si combatte dall'interno il sistema in cui si è cresciuti? Come si fa impresa nonostante e contro la criminalità organizzata? Che vita è quella di un testimone di giustizia, costretto a nascondere la sua identità per trovare un lavoro o anche solo qualcuno che gli affitti un alloggio? «Io la mia vita l'ho persa il 18 ottobre 2001, quando gli esponenti del clan sono entrati nel mio negozio». Esordisce così Luigi Leonardi nella sua drammatica testimonianza. Ma non è una vittima, o lo è solo in parte. La sua vicenda non si può ricondurre a nessuno stereotipo: non è un giornalista che ha scelto di consacrarsi alla verità né un eroe che sfida la morte senza riserve. È semplicemente un uomo che voleva fare l'imprenditore nella terra in cui è nato, e ci è riuscito con risultati eccellenti. Proprio per questo forse la sua storia colpisce al cuore e fa paura alla criminalità. Per diversi anni ha pagato il pizzo, ma alla fine ha deciso di credere nella giustizia e ha subito aggressioni e sequestri dai delinquenti del racket. Per la prima volta racconta le notti insonni, la fame, la perdita di quanto costruito nel corso degli anni e, soprattutto, le sue battaglie quotidiane per rifarsi una vita, anche contro lo stesso Stato che oggi lo classifica come collaboratore di giustizia, ossia pentito. Per Leonardi la rinascita passa soprattutto attraverso la trasmissione del suo messaggio ai più giovani, di cui dice: «hanno ben chiaro il concetto che la criminalità va contrastata e che solo non abbassando la testa riusciremo a sconfiggerla». -
Il teatro Olimpico
Il teatro Olimpico, primo teatro stabile coperto del Rinascimento, non è espressione di una corte regale, di una potente signoria o di una illuminata municipalità, bensì di un gruppo nobiliare privato con finalità culturali. Miracolosamente conservatosi nella sua originaria fisionomia e integrità, esso si deve infatti alla volontà degli Accademici Olimpici, che ne patrocinarono la realizzazione su progetto di Andrea Palladio tra il 1580 e il 1585. -
Le Théâtre Olympique
Il teatro Olimpico, primo teatro stabile coperto del Rinascimento, non è espressione di una corte regale, di una potente signoria o di una illuminata municipalità, bensì di un gruppo nobiliare privato con finalità culturali. Miracolosamente conservatosi nella sua originaria fisionomia e integrità, esso si deve infatti alla volontà degli Accademici Olimpici, che ne patrocinarono la realizzazione su progetto di Andrea Palladio tra il 1580 e il 1585. -
The Teatro Olimpico
Il teatro Olimpico, primo teatro stabile coperto del Rinascimento, non è espressione di una corte regale, di una potente signoria o di una illuminata municipalità, bensì di un gruppo nobiliare privato con finalità culturali. Miracolosamente conservatosi nella sua originaria fisionomia e integrità, esso si deve infatti alla volontà degli Accademici Olimpici, che ne patrocinarono la realizzazione su progetto di Andrea Palladio tra il 1580 e il 1585. -
Ricerca formazione progetto di architettura. Architetti italiani under 50. Atti del Convegno nazionale (4 maggio 2005)-Catalogo della mostra (5 maggio-12 giugno 2005
La Triennale di Milano e la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano presentano nell'ambito della Festa per l'Architettura - maggio 2005 - una grande mostra e un convegno sulle relazioni tra ricerca, formazione e progetto di architettura, in cui vengono esposte e discusse realizzazioni di architetti italiani 'under 50"" che si sono laureati nelle Facoltà di Architettura italiane. L'obiettivo è che dalla mostra e dal convegno emergano le linee culturali di progetto più significative nel campo dell'architettura di ciascuna delle 'scuole di architettura"""" attive in Italia, attraverso la presentazione di progetti di opere realizzate che ogni Facoltà ha selezionato autonomamente."" -
La natura morta alle gallerie dell'Accademia. Catalogo della mostra (Venezia, 6 settembre 2005-8 gennaio 2006)
Il nucleo di nature morte delle Gallerie dell'Accademia di Venezia è composto di ventitré dipinti e sette miniature su avorio. Nessuna opera è al momento esposta al pubblico nelle Gallerie dell'Accademia, sei sono esposte nella Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro. Il catalogo presenta un saggio introduttivo sulla natura morta a Venezia e un saggio sul collezionismo di natura morta in città. Il volume raccoglie inoltre le schede relative a ciascuna opera, un contributo sul significato delle rappresentazioni di fiori e frutta e un'appendice tecnica sui più recenti restauri. -
Ca' Rezzonico. Museo del Settecento veneziano
Ca' Rezzonico è uno dei pochi musei al mondo che possono vantare tanta ricchezza, unitarietà e fascino. L'eccezionale qualità dell'architettura e degli ambienti, la presenza dei capolavori di Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Pietro Longhi, Canaletto, Francesco e Antonio Guardi, Rosalba Carriera, Giambattista Piazzetta fanno infatti di questo museo il tempio di quel Settecento veneziano che costituisce senza dubbio una stagione artistica tra le più splendide e alte dell'arte dell'Europa moderna.