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L'acqua più dolce del mondo
Tra gli anni Cinquanta e Settanta, al confine tra Afghanistan e Pakistan, Ahmad conduce il lettore attraverso le incredibili vicissitudini delle tribù nomadi costrette dalle guerre e dall'avanzare della modernità a perire per mancanza di cibo e acqua. A raccontarci le loro storie, le loro affascinanti leggende e l'imperscrutabile saggezza di cui sono portatrici, è un bambino, Toz Baz, il Falco nero: nato sotto il più infausto degli auspici, da una donna colpevole di adulterio, vagherà fino all'età adulta da una tribù all'altra, da una figura paterna all'altra, nei recessi più oscuri del territorio e in quelli ancora più misteriosi delle anime che lo popolano. -
Teoria delle catastrofi
Negli anni recenti, grazie anche agli studi su sistemi non lineari con computer superveloci, è divenuto chiaro come il caos, la nonlinearità, il disordine non siano un'eccezione, ma una proprietà intrinseca di molti sistemi, che presentano quindi un comportamento non prevedibile in modo deterministico. La teoria matematica che sta alla base di queste recenti scoperte, nuovo strumento per moltissime applicazioni nella scienza e nell'ingegneria, è la teoria delle catastrofi. Arnol'd fornisce un metodo universale per studiare tutti i tipi di transazioni brusche, discontinuità e cambiamenti improvvisi in un modo accessibile anche a chi non abbia una preparazione matematica. -
La vita segreta dei semi
Se il cuore di una mela racchiude un frutteto invisibile, come recita un proverbio gallese, proviamo a immaginare quali scrigni di tesori abbia in serbo quell'enorme semenzaio che - secondo Henry Thoreau - è la terra. Nel caso dei semi scienza e fantasia gareggiano, ma la prima sembra avere la meglio: romanzi gotici e d'avventura, trame amorose, drammi della fiducia tradita non riuscirebbero a eguagliare gli ardimenti, l'abilità di raggiro, le seduzioni di cui i semi hanno dato prova, fin da tempi remotissimi, nella loro vita evolutiva. È merito di Jonathan Silvertown saperci stupire e incantare con vicende insospettate di corredi genetici, embrioni, veleni, predatori, fragranze, voli, colori, che rendono trasparenti anche metafore comuni e usi letterari. Apprendiamo così come la tartaruga che in ""Furore"""" di John Steinbeck lascia cadere dal guscio semi di avena ottemperi a una strategia di dispersione della pianta. Impalpabili o scultorei, sopiti per millenni o germoglianti in un baleno, alati o zavorrati di grassi, appetitosi o letali, i semi sono fattori di civilizzazione e di socialità. Il libro di Silvertown ci familiarizza con l'esistenza germinale di ciò che insaporisce la nostra dieta, lussureggia nei nostri parchi, arricchisce la nostra farmacopea."" -
La figlia del fuorilegge
Chicago, Illinois, primi anni Novanta. Per la famiglia Jose non esiste più: ha ucciso il fratello della moglie, e nessuno vuole avere contatti con lui. La figlia Maria, adolescente, gli scrive una lettera dicendo di desiderare la sua morte. Poi, incoraggiata dagli insegnanti, decide che non farà la vita delle sorelle e della madre e parte per l'università con una borsa di studio, e poi per New York. New York, fine anni Novanta: Maria riceve una telefonata dalla sorella, che le dice che Jose è caduto in un'imboscata. Maria domanda con freddezza, «È morto?» come se la risposta non le interessasse. La telefonata la riporta al giorno del 1987 da cui prende l'avvio la sua storia. Una notte la piccola Maria sente degli spari in strada. Il padre ha attaccato briga per una birra, dicono i giornali, e, ricercato dalla polizia, fugge in Messico, abbandonando moglie e sette figli. La realtà è diversa, e dal ritratto che Maria fa del padre esce un uomo pieno di rabbia, pronto a incendiarsi per ragioni futili, ma anche per solide vicende di vendetta e delinquenza. La vita di studentessa a New York, e la relazione con Martin, cambiano radicalmente Maria, e l'odio confuso che nutre per il padre si traduce in curiosità e ansia di sapere quali siano le radici di una rabbia e una violenza così ostinate: quelle paterne, ma anche quelle che in lei si sono faticosamente trasformate in tenacia e testardaggine. E parte per il Messico per confrontarsi con il padre in carne e ossa. Il Messico che racconta Maria è quello che Jose ha portato con sé negli Stati Uniti, quello che ha fatto rivivere a Chicago terrorizzando la figlia, quello che l'autrice scopre andando anni dopo alla ricerca del padre: un paese dove la violenza ha radici antiche e solidissime, piantate in un terreno capace di nutrirle per secoli e di ramificarsi in infinite propaggini dentro il cuore stesso della famiglia. Non solo quella di Jose e Maria, naturalmente. Dal film Traffic alla serie TV The Bridge ai reportage sulle migliaia di donne assassinate al confine con gli USA, il Messico viene di solito rappresentato come un Far West dove la legge è impotente contro la politica corrotta. Maria invece ce lo racconta, dalla sparatoria nelle strade di Chicago fino alla morte violenta del padre, indagando senza tregua sulle ragioni di tutto questo, senza lasciarsi affascinare da facili spiegazioni e, alla fine, senza giudicare, in un libro che lontano da ogni sentimentalismo racconta la volontà di provare a capire gli incomprensibili gesti di chi è parte della nostra vita. -
Tra il tempo e l'eternità
L'universo è governato da leggi deterministiche? Qual è il ruolo del tempo? Ilya Prigogine e Isabelle Stengers presentano l'emergere di una nuova scienza che non si limita più all'analisi riduttiva di situazioni semplificate, ma si propone di affrontare lo studio del mondo reale in tutta la sua complessità: una nuova scienza che si fonda su concetti nuovi come quelli di strutture dissipative, di instabilità dei sistemi dinamici, di sensibilità alle condizioni iniziali, di distribuzioni di probabilità, nel tentativo di restituire al tempo tutta la sua sostanza. Quella che gli autori ci indicano in questo libro è una stretta via tra un mondo deterministico governato da leggi ferree e un mondo assurdo in preda all'arbitrio del caso, dove le leggi della fisica assumono un senso nuovo. E in questa nuova visione del mondo c'è posto per la creatività della natura e dell'uomo. -
Lezioni private
Per trovare una risposta al suo conflitto interiore, la protagonista di Lezioni private, combattuta tra le esigenze professionali, la passione per il mondo selvaggio dei lupi e il profondo bisogno di amore e solitudine, sospende la propria soffocante routine e intraprende un viaggio tra Italia e Germania. E quel che inizialmente poteva sembrare un'erratica fuga si dimostra invece un autentico percorso iniziatico, scandito dagli incontri con personaggi singolari, segnali di un passato su cui riflettere o di un avvenire da costruire, che offrono all'artista la chiave per la conoscenza di sé. -
Le forze della natura. Il nuovo orizzonte della fisica
Negli ultimi anni la ricerca fondamentale ha fatto passi da gigante, tanto da far pensare prossima una descrizione unificata di tutte le forze della natura. Progressi promettenti si sono avuti nel campo delle teorie di grande unificazione, ma forse la spinta decisiva è stata data dalla scoperta delle particelle W e Z, i bosoni intermedi portatori della cosiddetta interazione debole. Di questi nuovi sviluppi rende conto Paul Davies, uno dei rari fisici che sanno farsi seguire dal lettore anche quando affrontano argomenti difficili: è il pregio dei grandi divulgatori, saper raccontare la realtà intricata e meno nota della scienza sotto la luce più intrigante. -
Lei non sa chi ero io! La nascita della Casta in Italia
Siamo a Roma, nel 1946. Dopo le prime elezioni a suffragio universale, i deputati arrivano a Montecitorio. La maggior parte di loro stenta a trovare un alloggio e qualcuno è persino costretto a sedersi alle mense pubbliche. L'austerità dell'onorevole, però, dura un battito di ciglia. Tra consulenze fittizie, appalti truccati, scandali sessuali e finanziamenti statali, i tic e i vizi dei primi parlamentari italiani si rivelano molto presto simili, se non identici, a quelli di oggi. Persino le giustificazioni suonano incredibilmente familiari: ""È accaduto a mia insaputa"""", """"ho peccato di buonafede"""", """"non ho visto una lira, ho girato tutti i soldi al partito"""". Lei non sa chi ero io! è l'implacabile resoconto degli sprechi dei primi vent'anni della Repubblica: una ricostruzione dettagliata della nascita della Casta, corredata da dati in parte inediti, che si concentra sui privilegi del sottobosco governativo, tra aiuti a industrie vicine alla politica, scandali finanziari tollerati dall'esecutivo, tangenti, finti monopoli, enti inutili e fondi neri. E poi ricatti incrociati, dossier segreti e tentativi di revisione della Costituzione a colpi di maggioranza. Un racconto ormai """"storico"""", ma ancora così attuale da sembrare cronaca di questi giorni."" -
Dopo «Holocaust» 1979
Nel gennaio 1979 un fremito di orrore e vergogna sconvolse venti milioni di tedeschi. A innescare un tale sussulto morale collettivo, di una radicalità mai registrata dalla fine della guerra, fu una miniserie televisiva di produzione americana, ""Holocaust"""", con James Woods e Meryl Streep. Una narrazione cinematografica piuttosto convenzionale aveva trovato il varco emotivo per raggiungere una zona opaca della coscienza nazionale, rimasta inerte per decenni, inaccessibile nonostante la schiacciante massa documentale sulla Shoah. Tra le innumerevoli prese di posizione, gli interventi, le riflessioni che dilagarono nel discorso pubblico si segnalano come vere folgorazioni queste note diaristiche di Günther Anders. I suoi lampi di pensiero rischiarano ciò che allora nessuno realizzò con altrettanta acutezza: per entrare nel campo visivo di un intero popolo, la rappresentazione dello sterminio andò """"rimpicciolita"""" a misura percettiva umana. Solo cosi, attraverso i protagonisti di un modesto film, riacquistarono fattezze di individui le vittime di un crimine oscurato dalla propria smisurata contabilità. E solo così per i tedeschi fu possibile spezzare quel paradigma della non-colpa che li aveva esonerati dal rimorso."" -
L' invenzione della mitologia
Nonostante la familiarità che tutti abbiamo con i racconti della mitologia, il mito resta un oggetto misterioso che ogni cultura sembra costruire secondo criteri suoi propri. Così gli illuministi leggono nelle ""favole antiche"""" i primordi o le debolezze di una ragione ancora immatura, mentre nell'Europa di fine Ottocento lo studio della mitologia comparata sembra esorcizzare le oscenità dei """"primitivi"""". In questo libro ormai classico, Marcel Detienne si interroga sull'origine del pensiero mitico, pensiero universale quanto lo spinto umano e sempre in grado di produrre all'infinito sempre nuovi racconti, e grazie ad analisi inedite riesce a comporre una vera e propria grammatica del linguaggio alla base del mito antico."" -
Il mito dell'alchimia seguito da L'alchimia asiatica
Le rivalutazioni hanno talora un paradossale effetto oscurante. Nel momento in cui l'alchimia è assurta a oggetto di studio, è stata recintata nel limbo inoffensivo degli antesignani: una prechimica interessante unicamente per gli aspetti anticipatori dello spirito d'osservazione, della razionalità induttiva e della capacità manipolatoria poi incarnati appieno dalla scienza matura. La prospettiva di Mircea Eliade si colloca all'opposto diametrale. Il grande storico delle religioni ricusa come illegittima la filiazione diretta, per raffinamento scientifico, della moderna chimica dalla congerie di operazioni e dottrine esoteriche che nei secoli si sono tramandate in segreto e che sono rimaste sigillate per i non iniziati. Secondo lui, se da un lato la modernità ha messo a frutto certa empiria metallurgica cara agli alchimisti e ha cristallizzato il millenario sogno alchemico. dell'uomo-creatore secolarizzandolo nell'idea prometeica di un progresso senza fine, dall'altro ""solo chi ha smarrito il senso dell'alchimia può ricollegarla alla chimica"""". Al recupero di questo """"senso"""", di un'antica verità offuscata, dedica pagine memorabili. Si immerge nell'alchimia asiatica - cinese e indiana in particolare - che ha esaltato soprattutto le tecniche spirituali, ovvero le pratiche magico-ascetiche di matrice tantrica, necessarie ad assimilare le virtù perfezionatrici."" -
Kairos. Apologia del tempo debito. Nuova ediz.
Questo pamphlet aiuta a comprendere i paradossi del tempo e la sindrome della fretta che funesta la nostra epoca, indicandoci possibili vie d'uscita. Non da ultimo esorta a metterci alla ricerca di una tempestività senza esitazione né precipitazione, che ci faccia cogliere e vivere appieno l'attimo.In una celebre allegoria, Lisippo raffigura il Kairós - il dio del tempo debito - come un fanciullo alato che si posa su una sfera, mentre regge un rasoio su cui oscilla una bilancia. La sua contrazione muscolare tradisce lo sforzo di un equilibrio precario, prima di ripartire in volo. Kairós è infatti la contingenza propizia, il momento giusto eppure volatile, da cui origina ogni identità e fenomeno, inclusa la Mente e la Coscienza. Tale immagine introduce alla necessità non solo di ripensare il tempo, ma di accogliere nella nostra quotidianità una pluralità di tempi. Questo saggio ormai classico, pubblicato per la prima volta nel 1992, vanta numerose edizioni, anche in inglese e spagnolo, e viene ora presentato in una veste ampliata. Giacomo Marramao interroga un'intera tradizione di pensiero, dal tempo «icona dell'eternità» in Platone alla relatività di Einstein, dall'indeterminazione quantistica alla temporalità heideggeriana. Argomentazioni sofisticate ma cristalline criticano il gergo filosofico che oppone «autentico» a «inautentico», l'incommensurabilità della durata interiore alle misure standard del tempo spazializzato. La nuova domanda ontologica non è più quella dell'essere dell'ente, ma: come si situa il nostro tempo di vita nell'eternità di uno «straniante» cosmologico in cui, come affermano gli stessi fisici, «il tempo non esiste»? Una delle tesi dirompenti qui presentate è che il corrispettivo greco di Tempus è proprio Kairós, e non Chronos: il che comporta conseguenze filosofiche che si riflettono anche nel nostro vivere quotidiano. -
Un estraneo sul divano
Goteborg, Svezia, anni Ottanta. Jacob ha tredici anni quando i genitori si separano: la madre ha da tempo una relazione con il capo, e il padre, medico, torna ad abitare dai suoi. Jacob e la sorellina Mirra restano a vivere con la madre, e presto anche con il nuovo compagno. Quello strano assetto famigliare, si ripercuote sull'intera comunità ebraica di Goteborg, della quale tutti i nonni sono membri molto attivi. I rapporti degenerano, i nonni smettono di parlarsi. E il peggio non è ancora arrivato. Jacob racconta la storia con la freschezza e l'ingenuità dei suoi anni, spettatore divertito delle idiosincrasie e dei pregiudizi dei parenti, ma anche testimone attonito dell'inatteso avvenimento che alla fine colpirà tutti loro. -
La favolosa storia della radice quadrata di due
L'idea che i numeri abbiano una storia è già sufficiente, di per sé, a farli apparire sotto una luce meno algida. Se poi si tratta di una storia quattro volte millenaria, piena di colpi di scena e dagli esiti ancora aperti, come in questo caso, allora siamo di fronte a uno sconvolgimento, perché la matematica ci rivela il suo lato avventuroso, spericolato e al tempo stesso familiare, il più insospettabile per chi è abituato a collocarla in un cielo immobile e remoto. Benoît Rittaud ci guida in un percorso che ha del romanzesco: protagonista assoluta, la radice quadrata di due, il primo numero irrazionale a essere riconosciuto come tale. Irrazionale perché la ricerca del suo valore numerico dà luogo a un risultato con infinite cifre decimali in successione priva di apparente regolarità, tanto che ancora oggi i matematici non sono riusciti a stabilire se la loro sequenza abbia o meno caratteristiche del tutto casuali. La scoperta dell'irrazionalità della radice di due - attribuita già in epoca ellenistica alla scuola pitagorica - fu tutt'altro che indolore, anzi costituì per la mentalità greca un vero scandalo logico. Secondo la leggenda, il suo scopritore non scampò all'ira divina per averne divulgato il segreto. Un'ombra cruenta che non stinge sulle vicende posteriori, dove si intrecciano astrazione calcolistica e risvolti pratici. Che cosa infatti accomuna la musica, il formato della carta e la fotografia, se non il fatto che vi gioca un ruolo fondamentale la radice quadrata di due? -
È la matematica, bellezza! John Nash e la teoria dei giochi. Ediz. illustrata
Nel 1994 John Nash vinse il premio Nobel per l'Economia per una ricerca pionieristica pubblicata negli anni cinquanta su un nuovo settore della matematica noto come teoria dei giochi. All'epoca di questi primi rivoluzionari lavori di Nash, la teoria dei giochi ebbe un breve periodo di notorietà tra alcuni matematici e tra gli analisti della guerra fredda, ma continuò a essere poco conosciuta fino agli anni settanta, quando i biologi evoluzionisti cominciarono ad applicarla nei loro studi. Negli anni ottanta poi iniziarono ad adottarla anche gli economisti. Da allora si è estesa con successo ai più diversi campi di applicazione: oggi i neuroscienziati scrutano il cervello dei giocatori per scoprire come le strategie rispecchino motivazioni ed emozioni diverse, i biologi usano i giochi per spiegare l'evoluzione o l'origine dell'altruismo e i matematici li sfruttano per comprendere meglio le reti sociali. Tom Siegfried, in questo suo itinerario all'interno del mondo della teoria dei giochi, disegna con intelligenza una mappa completa descrivendone in modo incisivo i concetti fondamentali e inserendoli nel contesto della cultura popolare e delle biografie dei giganti del settore. -
La storia di Christine. Ediz. illustrata
Berlino, 1914. Christine, giovane violinista inglese di raro talento, si trasferisce in Germania per un anno di studio sotto la guida del geniale maestro Kloster. E se da un lato è felice - in un salotto influente conoscerà Bernd, giovane Junker destinato alla carriera militare ma contrario ai valori imperanti nella società tedesca - dall'altro capisce con sgomento che l'intera Gemania brama la guerra e inneggia ai valori di sopraffazione e predominio sulle altre nazioni. Accade il peggio: scoppia il conflitto e l'Inghilterra si schiera a fianco di Serbia, Francia e Russia. Ora Christine è in pericolo di vita... Scritto sotto lo pseudonimo di Alice Cholmondeley, il romanzo prende spunto dalla vicenda privata della von Arnim, la cui figlia Felicitas morì davvero appena sedicenne in Germania, dove era stata inviata a perfezionare gli studi musicali. All'uscita in Inghilterra, nel 1917, il libro ebbe un successo straordinario (otto edizioni in pochi mesi), attirandosi l'accusa di fomentare la propaganda antitedesca. -
Melanconia e mania. Studi fenomenologici
Opera di metodologia psichiatrica, ove il metodo messo in campo è l'applicazione in psichiatria della fenomenologia trascendentale di Husserl, Melanconia e mania è il tentativo di fornire una dottrina che chiarisca le modalità di «costituzione del mondo» attraverso l'attività intenzionale dell'Io. L'intento di Binswanger non è descrivere i mondi già costituiti in cui vivono il melanconico e il maniaco, quanto piuttosto chiarire dove la «trama» e i «fili» delle funzioni trascendentali nel malato abbiano fallito, compromettendo la continuità o la consequenzialità dell'esperienza. Come scrive Eugenio Borgna nella sua introduzione, questo di Binswanger è davvero «un libro straordinario che ancora una volta ci fa guardare in altro modo negli abissi dell'angoscia e della sofferenza». -
Numeri. La creazione continua della matematica
«Il primo uomo che colse l'analogia esistente tra un gruppo di sette pesci e un gruppo di sette giorni - scriveva Alfred Whitehead - compì un notevole passo avanti nella storia del pensiero». Iniziava così l'avventura di contare e misurare. All'inizio si contava e si misurava ciò che aveva utilità pratica, come giorni, greggi, lunghezze; ma poco alla volta tutto verrà misurato: aree, volumi, lo spostamento degli astri, gli angoli. Si arriverà a utilizzare numeri per misurare cose che non possono essere rappresentate né come oggetti né da oggetti, come la probabilità o l'infinito. Il progresso della conoscenza umana è scandito dall'invenzione di nuove specie di numeri. Gli antichi avevano creduto di raggiungere un punto fermo con la definizione dei numeri frazionali, i numeri «rotti»: «un mezzo» sta a metà tra zero e uno, «un quarto» a metà tra zero e un mezzo, e così via... aumentando il denominatore possiamo individuare intervalli sempre più piccoli, saturando di numeri minuscoli la retta delle grandezze fino a riempirla completamente. O almeno così sembrava logico; e invece no, ecco che i numeri compiono la loro prima grande beffa, e Ippaso di Metaponto, verso il 500 a.C., si rende conto che in quella fitta trama di «razionali» si inseriscono altri numeri, completamente diversi («irrazionali», appunto), il cui capostipite è l'inquietante radice quadrata di due. Poi verranno gli «immaginari», con le loro impossibili radici di numeri negativi. I numeri non hanno mai terminato il loro cammino. In continuo contatto con la realtà e in perenne evoluzione assieme al procedere delle conoscenze, hanno saputo a loro volta adeguarsi alle esigenze contingenti, aprire nuove strade, «inventarsi» da capo, stupire e meravigliare. È questo che si propone di fare Gabriele Lolli in queste pagine: raccontarci con rigore l'universo dei numeri, e come la sua varietà sia logicamente unificata, rendendoci partecipi anche delle ultimissime e stranissime novità in questo campo, quelle che non si studiano a scuola, dai quaternioni ai numeri surreali, categorie sempre più strane, se si vuole, ma anche più sofisticate e inventive. -
Il cervello. Istruzioni per l'uso
Sono passati alcuni anni da quando questo libro è uscito nelle librerie. In questo tempo, l'autore ha continuato a lavorare sui temi che troverete in queste pagine, rielaborando e aggiornando il materiale a sua disposizione. Visto il grande successo della sua originale tecnica espositiva, John Medina ha infine deciso di dare alle stampe questa seconda edizione, riveduta in ogni sua parte e dotata di un capitolo completamente nuovo, dedicato alla musica e alle sue enormi potenzialità cognitive. Un regalo gradito, che aggiunge ulteriore fascino a una narrazione accattivante, informativa e incredibilmente coinvolgente. Un cervello voluminoso come il nostro è un organo molto esigente: pur costituendo appena il 2 per cento della massa corporea, divora il 20 per cento dell'energia disponibile. Sappiamo molte cose, sul nostro cervello, ma è ancora troppo poco. Come funziona? Di che cosa ha bisogno per funzionare al meglio? Perché è in grado di imparare così bene? Perché è così incline a dimenticare selettivamente? John Medina per anni ha svolto ricerche sulle misteriose connessioni tra geni e comportamento. La ricerca in questo campo - dentro il più sofisticato sistema di trasferimento di informazioni a noi noto (cioè il nostro cervello) - corrisponde all'attraversamento di uno dei più affascinanti territori intellettuali che si conoscano. In questo libro, sulla base delle cognizioni più avanzate e dell'analisi di casi concreti, John Medina ci informa con grande vivacità narrativa, presentandoci vari aspetti, o «regole» - dodici, per l'esattezza -, relative al funzionamento del cervello. Ogni argomento, che Medina presenta con humour garbato nei passaggi più tecnici, fornisce idee di applicazione nella vita di tutti i giorni, in particolare sul lavoro e a scuola. Alla fine, ci accorgeremo che il libro tiene fede alle promesse e che rende conto delle immense potenzialità del nostro cervello e dei modi più efficaci per utilizzarle. -
Miti e misteri
Apparso per la prima volta nel 1951 nella collana einaudiana di studi etnologici cara a Cesare Pavese, “Miti e misteri” raccoglie quindici studi, frutto delle indagini sempre più approfondite e rivelatrici che Karoly Kerényi aveva condotto sull'antica religione ellenica, tentativo originale di valorizzare l'eredità classica per l'uomo contemporaneo. L'incontro con la «grande mitologia» aveva portato Kerényi alla scoperta dei temi mitologici fondamentali, di cui tutti i miti tramandati sino a noi sono altrettante variazioni; l'incontro con Jung ebbe a chiarire in lui i rapporti tra gli archetipi psichici e le immagini storicamente concrete della religione greca. In Kerényi, peraltro, la teologia diventa antropologia: la religione greca non vi appare come il frutto di una fantasia sfrenata o di una ingenuità «primitiva», né come il casuale confluire di elementi culturali disparati, ma come una risposta coerente e articolata al problema della presenza dell'uomo nel mondo.