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E si salvò anche la madre. L'evento che rivoluzionò il parto cesareo
Fino al tardo Ottocento, quando insorgevano complicazioni nelle fasi finali di una gravidanza e si rendeva necessario un intervento di parto cesareo, era chiaro a tutti che la madre era spacciata. Non c'era scampo: si incideva il ventre, si estraeva il bambino e si lasciava la donna al suo destino. «Il taglio cesareo provocava un terrore che proveniva da lontano, dalle profondità del passato», ci racconta Paolo Mazzarello, «perché era associato all'idea di morte della partoriente, sedimentata in secoli di drammi terribili». Nel 1876 accadde però qualcosa di nuovo, qualcosa che vale la pena conoscere, poiché rivoluzionò la vita della nostra società ben più di molte famose scoperte dell'epoca, continuamente celebrate. Accadde, cioè, che una giovane donna di nome Giulia Cavallini, affetta da rachitismo e giunta al termine della gravidanza, si affidò alle cure del professor Edoardo Porro, primario ostetrico dell'Ospedale San Matteo di Pavia. Col canale del parto della giovane donna quasi completamente ostruito per via della deformazione delle ossa, Porro - uomo risoluto, vecchio garibaldino e medico particolarmente attento al destino delle sue pazienti - capì che doveva elaborare una tecnica nuova, un'invenzione in grado di salvare, oltre al bambino, anche la madre. Ci riuscì, e rapidamente la «tecnica di Porro» entrò nel repertorio chirurgico europeo. Grazie a Edoardo e a Giulia - ognuno coraggioso a modo suo - si aprì la strada a un'epoca, la nostra, nella quale un parto cesareo non è più una condanna a morte sicura, bensì un intervento relativamente semplice, grazie al quale le donne non devono più temere un atroce, ineluttabile destino. -
L'economia è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava scavando la fossa
I saperi che si ammantano di scientificità nascondono talora un cuore di fede, l'adesione ottenebrante a un credo. Serge Latouche l'ha scoperto quando era un giovane economista allevato alle dottrine sviluppiste e da allora non ha smesso di sfatare la religione secolare che si annida nella scienza economica. In queste tre conversazioni - con Thierry Paquot, Daniele Pepino e Didier Harpagès - Latouche per la prima volta racconta ampiamente di sé, di come sia diventato ""ateo"""" e abbia concepito l'idea sociale della decrescita: le erranze della vita e del pensiero, tra Francia, Africa e Oriente, il terzomondismo, i compagni di strada, la svolta verso un'ecologia politica, la determinazione a opporsi dal basso all'incultura dell'iperproduzione e dell'iperconsumo, il conio di espressioni ormai adottate da ampi movimenti, come """"decrescita serena"""" e """"abbondanza frugale"""". Se i dogmi tossici dello sviluppo a ogni costo hanno spalancato l'abisso di una crisi senza fine, l'alternativa radicale secondo Latouche è uscire dall'economia, nelle pratiche e nell'immaginario. Il solo modo, per lui e per tutti gli obiettori di crescita, di recuperare una prosperità non mercantile ma relazionale."" -
Sulla guerra civile. La Resistenza a due voci
Guerra patriottica di liberazione dall'esercito tedesco invasore; guerra civile contro la dittatura fascista; guerra di classe per l'emancipazione sociale. Nella Resistenza furono combattute tre guerre insieme. E Le tre guerre era il titolo che all'inizio Claudio Pavone aveva concepito per la sua opera uscita nel 1991 presso Bollati Boringhieri. Poi è prevalsa coraggiosamente la decisione di intitolarla Una guerra civile. Saggio sulla moralità nella Resistenza, e quella scelta si è rivelata dirompente per la storiografia contemporanea. Adottare la categoria interpretativa di guerra civile ha comportato innanzi tutto la rottura del senso comune resistenziale cresciuto sulla agiografia dei vincitori, ma ha significato anche togliere terreno all'uso strumentale che della lotta fratricida perdurava nella pubblicistica neofascista degli sconfitti, e disattivare l'alibi attendista di chi allora si era tenuto al riparo dagli eventi, cercando legittimazioni postume della propria ignavia. Si è trattato, per Pavone, di un'adozione problematica e dibattuta, maturata in oltre trent'anni, durante i quali il suo grande interlocutore è stato Norberto Bobbio. In entrambi, la riflessione sulla Resistenza ha preso corpo e si è affinata attraverso le sollecitazioni del loro dialogo ininterrotto intorno alla guerra civile, che ha visto impegnati l'uno a scomporre da storico l'evento fondante dell'Italia repubblicana, l'altro a illuminare da filosofo gli orizzonti concettuali a cui esso è riferibile. Gli scritti, rari e in parte inediti, qui raccolti per la prima volta documentano molto più della gestazione di una nuova idea della Resistenza. Sono la testimonianza, a due voci, di moralità nella ricerca. -
La mia unica amica
In un giorno di ottobre due bambine si trovano a condividere l'unico banco rimasto libero proprio accanto alla cattedra; ci rimarranno per nove mesi, tanto durerà la loro nascente e progressiva amicizia, segnata da provenienze sociali molto diverse. Il conflitto tra loro sempre in agguato nasconde la tenacia di un sentimento purissimo, talmente forte da resistere per un tempo molto superiore alla durata di quell'anno scolastico. Nei dialoghi delle due amiche si condensano i temi eterni del bene e del male, dell'odio e della gelosia, dell'invidia, della conoscenza, e il rovello tagliente della verità. Vale più la verità o l'amicizia? Su questo e altri nodi si avvolge e si svolge l'intera storia, in compagnia di una natura che occhieggia dalle finestre e spinge, per entrare e infrangere le barriere del sapere. Sullo sfondo si muovono i compagni di scuola, descritti nelle forme caricaturali così congeniali alla perfidia delle menti infantili; una maestra regna sovrana, arbitro indiscusso di una corte in eterno subbuglio. L'anno della grande eclissi offre alla classe un'occasione, una sfida, e tutti in fila, su per la montagna, chi con un binocolo, chi con un vetrino affumicato, si inerpicano sul viottolo incerto della conoscenza. Non lontano dall'edificio scolastico, tuttavia, saettano gli slittini di legno raspando la neve, sfidando la sorte e quindi la vita, nel punto di incontro del piacere sfrenato e del botto mortale. -
Il mondo alla rovescia
Vecchie stampe popolari e antichi testi latini, greci e persino egizi tramandano la consapevolezza che l'ordine sociale si regge solo su un rapporto di forze che fa apparire logico quanto, in un diverso rapporto di forze, sarebbe sembrato assurdo. Nasce così il mito del mondo alla rovescia, dove il povero fa l'elemosina al ricco, i pesci volano, la pecora tosa il pastore e così via; un mondo di cose contro natura, dove prende finalmente corpo l'attesa di una rivoluzione sociale. Giuseppe Cocchiara, riallacciando l'utopia popolare ai miti classici, costruisce la storia di uno dei motivi più comuni della nostra civiltà: l'aspirazione a rifare il mondo per dargli nuovo e migliore ordinamento. Presentazione di Piero Camporesi. -
Lingua madre. Cure materne e origini del linguaggio
In un periodo remotissimo della preistoria i nostri progenitori raggiunsero la postura eretta, diventando bipedi. Secondo la paleoantropologa Dean Falk ciò pose le condizioni per un altro, dirompente accadimento, le cui origini sono ritenute in genere molto più tarde, oltre che misteriose. Si tratta della nascita del linguaggio, l'elemento distintivo dell'animale uomo. Dean Falk avanza una congettura estremamente suggestiva: protagoniste assolute ne sono le antiche madri che non avrebbero potuto raccogliere bacche, radici, erbe necessarie al sostentamento senza appoggiare a terra i loro piccoli, ormai incapaci di aggrapparsi a loro come invece continuava a succedere tra le scimmie antropomorfe. L'unico contatto con la prole rimaneva allora quello vocale. È così che cercando di quietarli con vocalizzi e proto ninne-nanne nacque il linguaggio. Con una esposizione cristallina Falk espone la sua teoria innovativa e dirompente e ci fa capire come questa ""musica parlata"""", lontana parente di quello che oggi i linguisti chiamano """"maternese"""", sia stata fondamentale per l'apprendimento delle abilità linguistiche e per la maturazione emotiva e sociale dell'uomo."" -
Il mito dei neuroni specchio. Comunicazione e facoltà cognitive. La nuova frontiera
Nel 1992 un gruppo di neuroscienziati dell'Università di Parma annunciò la scoperta di una nuova classe di cellule nella corteccia motoria dei macachi. Queste cellule, in seguito battezzate «neuroni specchio», rispondevano allo stesso modo sia che la scimmia compisse in prima persona un'azione motoria, sia che osservasse un'altra scimmia compiere quell'azione. Si affacciò subito l'idea, affascinante e plausibile, che questi neuroni avrebbero permesso alle scimmie di comprendere le azioni dei loro simili simulando nel proprio cervello le azioni che vedevano compiere, cioè in qualche modo «sentendole», come se fossero loro stesse, effettivamente, a compierle. Col tempo l'idea si è dimostrata talmente seducente che presto i neuroni specchio hanno abbandonato i macachi e sono approdati nella testa degli uomini, causando una vera tempesta tra gli scienziati di tutto il mondo. Un fiume in piena di studi ha da allora invocato queste cellule miracolose per spiegare praticamente ogni cosa: l'evoluzione del linguaggio, lo sviluppo dell'empatia umana, le basi neurologiche dell'autismo, e poi la schizofrenia, l'abuso di droghe, l'orientamento sessuale, la contagiosità dello sbadiglio e molto, molto altro. Forse troppo. Nel Mito dei neuroni specchio Gregory Hickok riesamina criticamente l'intera vicenda. Muovendo da un corpus imponente di osservazioni, dagli studi sul comportamento animale fino alle moderne tecniche di neuroimaging, Hickok sostiene che le basi teoriche dei neuroni specchio in realtà non reggono di fronte all'evidenza sperimentale. Ci sono altre possibili interpretazioni, che l'autore espone con competenza e semplicità, che sembrano più promettenti. Ma Hickok non ha scritto un libro «distruttivo», né un pamphlet dissacratore, di quelli che scuole di pensiero tra loro in competizione si lanciano spesso addosso. Il mito dei neuroni specchio è un saggio completo, che ci fornisce una storia molto istruttiva su come procede l'indagine scientifica e ci regala intuizioni profonde sull'organizzazione e le funzioni del cervello umano e sulla natura della cognizione e della comunicazione. -
La corsa del vento
Jennet Mallow porta il nome di una regina delle fate, ma esercita il suo regno su un diverso genere di fantasmagoria: l'arte pittorica. Raccontare come in lei quella passione imperiosa abbia conteso intensità alla vita è impresa di cui soltanto una scrittura poetica può incaricarsi. Le parole che non arretrano di fronte al viluppo acuminato dei sentimenti sanno compiere anche il prodigio di trasferire sulla pagina il fare artistico nella sua concretezza materica, evocando l'impasto dei colori e la malia delle forme. Così, nella finzione narrativa, è un poeta a resuscitare splendidamente la storia di Jennet, da quando, bambinetta, si infilava oltre la testiera del letto per disegnare sul muro con tizzoni spenti, sino ai trionfi appartati della maturità. Nessuno, nella sua famiglia ""infelice e malconcia"""", le ha alleggerito il fardello del talento assoluto, a cominciare dal marito David, pittore sfibrato dai riti del maledettismo e ansioso soprattutto di non vedersi rubare la scena da un'esile donna più dotata di lui. Sola, tra una madre preda di vecchie frustrazioni, un piccolo spettro silenzioso di figlia che non cresce al pari dei suoi fratelli, un collezionista esigente, amanti forsennati o in fuga, non ha altro ancoraggio se non mani sapienti che trasformano pareti e tele in capolavori del nostro tempo. Li vediamo nascere permeati della luminosità in cui vengono dipinti, il bagliore abbacinante della Spagna mediterranea, le dissolvenze opalescenti della Cornovaglia..."" -
Il comportamento animale
Mai come negli ultimi decenni la fascinazione per il regno animale ha prodotto un sapere così esteso, che a sua volta ha alimentato in un pubblico via via più largo curiosità sempre nuova e inesauribile meraviglia. Circolo virtuoso che va ascritto a merito di quegli scienziati capaci di coniugare rigore nella ricerca e talento espositivo. Aubrey Manning e Marian Stamp Dawkins in questo si sono rivelati dei capiscuola. Difficile eguagliare la loro abilità di riuscire accattivanti nel sintetizzare gli aspetti neuroetologici, fisiologici, sociobiologici ed ecologici delle faune selvatiche e delle specie domestiche. Persuasi che «il modo migliore per introdurre il comportamento animale non sia quello di seguire linee funzionali, ma di studiare la sua organizzazione nell'individuo», si chiedono quali fattori interni e componenti ambientali, risposte ereditarie e informazioni acquisite interagiscano nel dar vita agli schemi comportamentali tipici di una determinata specie, al pari dei colori della livrea o dei caratteri morfologici. Una stupefacente varietà governa infatti il repertorio dei rituali e delle parate di corteggiamento, dell'esibizione di autorità, delle posture di allarme o di minaccia, delle reazioni di fuga, della difesa nei confronti dei predatori, della caccia solitaria o cooperativa, del pattugliamento del territorio, dei sistemi nuziali monogami o poligami, dell'investimento parentale nell'accudire la prole, delle gerarchie fluide o rigide di dominanza e subordinazione. Attraverso la ricchissima esemplificazione di Manning e Stamp Dawkins, e l'apparato illustrativo che la correda, si comprende in che senso si possa parlare, per gli animali, di «corrispondenza quasi perfetta fra comportamento e modalità di vita». -
Alfa e Omega. La ricerca dell'inizio e la fine dell'universo
Come è nato l'universo? E, soprattutto, quale sarà la sua fine? Da sempre l'uomo si è confrontato con queste domande fondamentali, e se oggi siamo più vicini a fare chiarezza e a dipanare una tale complicata matassa lo dobbiamo a tutti coloro che si sono applicati nello studio dei più profondi segreti della natura. Cacciatori di galassie e ricercatori di microonde, teorici della gravità e frantumatori di atomi, tutti a caccia della materia grigia e della radiazione cosmica di fondo. I risultati straordinari, anche recentissimi, ottenuti sinora, costituiscono uno dei più grandi trionfi della scienza moderna. Scritto con ineguagliabile chiarezza e contagioso entusiasmo, Alfa e Omega fornisce tutte le risposte alle domande che suscitano nel lettore non specialista le sempre più numerose notizie sulle più recenti scoperte cosmologiche, rendendo la scienza più avanzata chiara ed eccitante. -
Raggi di luna
Sposi per un anno. Questo è il patto che Nick e Susy Lansing hanno stipulato: rimanere uniti nella buona sorte fino a quando il denaro dei regali di nozze e l'ospitalità degli amici consentirà loro di continuare la luna di miele. Poi, se una migliore occasione si presenterà a uno di loro, l'altro acconsentirà a lasciarlo libero. Lo scenario dei primi mesi di questa anomala unione è idilliaco: una romantica villa sulle sponde del lago di Como, un palazzo patrizio a Venezia, passeggiate nelle calli ombrose, chiari di luna, amici spensierati sempre pronti ad assecondare i due novelli sposi. Eppure, fin dall'inizio, la macchina perfetta del matrimonio concordato si inceppa, incalzata da un elemento imprevisto: l'amore. Capriccioso, incoerente, poco incline a compromessi e a sfumature, l'amore si insinua nella mente ordinata e onesta di Nick, che ha idealizzato la moglie al punto di non poterle perdonare nessuno sbaglio, nessuna leggerezza, e in quella di Susy, incapace di rinunciare ai suoi sogni di grandezza se non per il marito, ma così spaventata da questa scoperta da non riuscire a dirglielo, anche quando sarebbe l'unico modo per trattenerlo. E allora, di nuovo soli, ""liberi"""", come amavano dire prima di sposarsi, Nick e Susy cercano ognuno la propria occasione lontano dall'altro, lui sul panfilo di ricchi amici, lei nientemeno che con un lord. Ma l'amore che paradossalmente li ha separati, si è talmente insinuato nel loro cuore da ricongiungerli."" -
La parte maledetta preceduto da La nozione di dépense
«L'interesse che si attribuisce di solito ai miei libri è di ordine letterario … non li si può infatti classificare in un genere definito in anticipo». La consapevole inclassificabilità delle opere di Georges Bataille tocca il vertice con La parte maledetta (1949): un saggio di economia politica che con «ardito rovesciamento» scalza in radice le cognizioni basilari su cui poggia quella che viene ritenuta la scienza triste, per disvelarla come scienza tragica. Al «miserabile» principio acquisitivo dell'utile, che secondo gli economisti governerebbe la produzione, la conservazione e il consumo, Bataille antepone la dissipazione improduttiva, il bisogno di distruggere, il gesto dilapidatorio delle ricchezze di cui testimonia il potlàc, lo scambio arcaico studiato dagli etnologi e non riducibile a convenzionale antenato del commercio. È nella depénse - oggetto di un breve scritto (1933) che Bataille continuò a ritoccare, denunciandone il valore strategico per il suo pensiero - che si compie la catastrofe della ragione utilitaria. Un argomentare che «sconvolge e toglie allo spirito il riposo» ripercorre la storia della civiltà umana attraverso le nozioni di eccesso, sacrificio, dispendio e orgia. Perché «non è la necessità ma il suo contrario, il ""lusso"""", che pone alla materia vivente e all'uomo i loro problemi fondamentali». Introduzione di Franco Rella."" -
Melanconia e creazione in Vincent van Gogh. Nuova ediz.
In Vincent Van Gogh la relazione tra esistenza e opera, tra malattia mentale e creazione ha fornito materia a una lunga tradizione interpretativa, soprattutto psicoanalitica. Nessuno però ha saputo, al pari di Massimo Recalcati, mettere in rapporto malinconia e dipinti senza cedere a tentazioni patografiche, nel rispetto pieno dell'autonomia dell'arte. Per nessi illuminanti Recalcati procede dalle radici familiari della sofferenza psicotica di Vincent - venuto al mondo nel primo anniversario della morte del fratellino del quale gli fu imposto il nome - alla scelta di vivere da sradicato la propria indegnità di figlio vicario, alla spinta mistica verso la parola evangelica, fino all'estrema devozione alla pittura. Le maschere del Cristo e del ""giapponese"""" servono a Van Gogh per darsi un'identità di cui si sente privo. I suoi quadri costituiscono lo sforzo estremo di attingere, attraverso la luce e il colore, direttamente all'assoluto, alla Cosa stessa. Ma la consacrazione all'arte, che all'inizio lo aveva salvato dalla malinconia originaria, si rivela ciò che lo fa precipitare negli abissi della follia. Il suo movimento pittorico e biografico dal Nord al Sud lo avvicina troppo al calore incandescente della Luce e in questa prossimità, come nel mito di Icaro, egli finisce per consumarsi."" -
Sulle tracce dei dinosauri. Esplorazioni di un mondo perduto
A giudicare dall'interesse che continuano a suscitare in un pubblico vastissimo, i dinosauri si direbbero i più vivi tra gli animali estinti. Raccontate da uno studioso che lavora sul campo, le conoscenze scientifiche sui dinosauri hanno il magnetismo di un giallo preistorico. ""La rinascita dei dinosauri"""": così i paleontologi definiscono la fiammata di curiosità che negli ultimi decenni ha accolto le risultanze di vaste esplorazioni di siti in ogni parte della terra. Se le si interroga nel modo giusto, come solo scienziati esperti sanno fare, le orme fossili dicono tantissimo, non solo sul comportamento individuale e sociale dei dinosauri, ma anche sul loro habitat, e sono quindi preziose per la ricostruzione del paleoclima e della paleogeografia. Attraverso quelle impronte lasciate sulle rocce sedimentarie tra 230 e 65 milioni di anni fa, entriamo in contatto con un mondo altrimenti perduto. In un saggio rivolto a un pubblico largo, Martin Lockley fornisce lo strumento per comprendere la preistoria: la mappa dei ritrovamenti fossili, il loro significato, la loro classificazione e le fondamentali deduzioni di carattere biologico. E si diverte a sfatare alcune leggende. Una guida per tutti gli appassionati."" -
Lo scrivano di Bombay
A Saraswati Park, un tranquillo quartiere di Bombay lontano dagli alberghi di lusso, da Bollywood e dalle zone degradate, abitano Lakshmi e Mohan, genitori di ragazzi emigrati all'estero, e zii di Ashish, irrequieto studente di letteratura, ospite per l'anno che deve ripetere al college. Mohan scrive lettere e compila moduli per chi non può farlo da sé. La sua passione sono però i libri usati, di ogni genere, che colleziona, e la sua segreta aspirazione è la scrittura, quella vera. Anche Lakshmi ha una vita interiore, una narrazione di sé che tiene rigorosamente segreta. La presenza del giovanissimo Ashish, alla ricerca di un futuro e di un'identità sessuale, coinvolto in una difficile storia d'amore gay, spinge la coppia a prendere a sua volta coscienza dei propri desideri e ad acquistare una nuova sicurezza. Sarebbe una tradizionale storia di amori, sentimenti e ansie nascoste se l'autrice non fosse maestra nel raccontare anche quella che è la vera protagonista del romanzo, e il suo vero amore, la città che continua a chiamare Bombay nonostante nella nuova India sia da tempo diventata Mumbai: sintomo di una grande nostalgia per quel brulicare di vita minuta, ricca, affascinante che riempie le strade, i giardini e i caseggiati delle città, anche quelle dell'India contemporanea. Sono le strida degli uccelli, gli strilli e le risate dei bambini, le grida dei venditori ambulanti, i profumi dei fiori e degli incensi votivi, gli aromi della cucina... -
A oriente del giardino dell'Eden
Mattes Ritter è un venditore ambulante che percorre le campagne della Polonia barattando cianfrusaglie con cibo, pelli e qualche spicciolo. Per poi tornare al suo villaggio, alla sua capanna e alla sua famiglia per il Shabbath. La moglie, Sara, è stremata dalle gravidanze e dalle fatiche domestiche. Non ci si stupisce quindi che nella nascita di un figlio maschio, Nachman, Mattes riponga le speranze di una vita, deciso a fare del piccolo un dotto e stimato rabbino. Quando però Nachman viene sedotto da Hannah, e dalla sirena non meno potente del credo socialista, le speranze di Mattes cominciano a svanire. Ancora di più quando la bella, intelligente a avventurosa figlia Sheindel, rimane incinta di un soldato russo, costringendo tutta la famiglia a trasferirsi nella grande città. Dove l'altra figlia, Reisel, incontra un destino ancora peggiore. A Mattes, chiamato a combattere nella prima guerra mondiale, resta solo un desiderio, che si porta dietro scritto su un pezzetto di carta: alla morte, venire sepolto come un ebreo. Ma anche questa speranza finirà in una fossa comune. Nachman, diventato un agitatore socialista, finirà nelle prigioni polacche, e poi, rilasciato, inseguirà il suo sogno in terra sovietica, accolto a braccia aperte solo dal Commissariato del Popolo per gli Affari Interni. Di nuovo arrestato e poi rilasciato con l'aiuto di Daniel, un leader socialista polacco, verrà alla fine espulso dal paradiso sovietico e si troverà a vagare nella terra di nessuno tra il confine russo e quello polacco. -
Fare impresa nel Nord Est. Dal decollo alla grande crisi
Non solo il triangolo Torino-Milano-Genova. Da alcuni decenni la geometria dell'industrializzazione italiana è stata ridisegnata da quanto avveniva nel Triveneto, un fenomeno così eclatante da guadagnare a quel territorio un titolo di esemplarità. Il ""Nord Est"""" è assurto a sinonimo di uno sviluppo trainante e sfidante, fondato su diversi modelli di impresa e capace sia di influire sulla politica nazionale sia di conquistare quote significative del mercato estero. La sua intera vicenda tuttavia ha atteso finora una narrazione all'altezza dei fatti. Se ne incarica qui Giorgio Brunetti, che mette a frutto la sua duplice esperienza di studioso di strategie gestionali e di consigliere di amministrazione in alcune aziende di punta dell'area. Si libera innanzitutto della vulgata che oppone alla storica dinamicità del Nord Ovest la compatta arretratezza del Nord Est, dove l'impennata di modernità avrebbe costituito il riscatto virtuoso di zone agricole da sempre depresse. Nel Triveneto esistevano già rilevanti insediamenti industriali - il polo laniero di Schio e Valdagno, di origini ottocentesche, con Lanerossi e Marzotto - e un esteso tessuto artigianale, nuclei essenziali del successivo balzo produttivo su base locale, distrettuale e infine globale. Come questo sistema di fabbrica, all'inizio disomogeneo, sia diventato pervasivo nelle ultime decadi del Novecento, è l'oggetto della puntuale ricostruzione di Brunetti."" -
Senza alibi. Il cambiamento climatico: impedire la catastrofe
Per leggere queste pagine non servono conoscenze che già non possediate: bastano tre ore ben spese, che potrebbero migliorare radicalmente la vita dei vostri figli e dei vostri nipoti. Il dibattito sul riscaldamento globale è forse il più importante confronto pubblico che l'umanità abbia mai affrontato. Ne va della sopravvivenza della nostra specie, e non in un lontano futuro, bensì tra pochi anni. Se i climatologi dicono il vero (e non c'è ragione di dubitarne), il ""punto di non ritorno"""" - il momento oltre il quale qualsiasi intervento umano sarebbe ormai inutile - si situa intorno al 2050, tra meno di 35 anni. Conviene quindi conoscere i termini del problema, perché tutti noi saremo presto chiamati a fare delle scelte su scala planetaria per la prima volta nella storia. E per decidere bisogna sapere. È questo che ha spinto James Flynn a scrivere questo libro. Essendo autore notoriamente attento ai temi più accesi del dibattito pubblico, Flynn si è reso conto che è terribilmente difficile districarsi tra le migliaia di pubblicazioni sulla crisi climatica globale. A chi credere tra i molti che ne parlano? Ci sono """"negazionisti"""" che non credono ai dati scientifici e spingono per non fare assolutamente nulla e ci sono ambientalisti un po' ingenui che pensano che l'umanità rinuncerà volentieri al benessere pur di abbassare il livello di C02 dell'atmosfera."" -
I misteri del sottosuolo. Storia umana del mondo sotterraneo
Un grande libro di storie rimaste troppo a lungo ignorate che vengono finalmente alla luce.rn«Un appassionante viaggio negli antri bui che, nonostante il naturale timore, abbiamo sempre cercato di abitare» – Il Venerdìrnrnrn«Alla fine del viaggio nei ""Misteri del sottosuolo"""" potreste non guardare mai più in un buco nel terreno allo stesso modo» – The New York Times Book Reviewrnrn«Davvero eccitante e scritto in modo magistrale, una storia vertiginosa e ossessiva sul nostro rapporto coi luoghi sotterranei che ha il ritmo narrativo dei libri d'avventura» – The Guardianrn«Per più di dieci anni mi sono calato nel sottosuolo. È iniziata come una ricerca per comprendere i miei stessi timori, è emersa una storia più universale. I mondi del sottosuolo hanno guidato il nostro modo di pensare a noi stessi e dato forma alla nostra umanità.»rnC'è tutto un mondo nascosto sotto i nostri piedi. Will Hunt se n'è accorto per la prima volta a sedici anni, quando ha scoperto un tunnel abbandonato sotto la casa dei suoi genitori a Providence, nel Rhode Island. Da allora non ha mai perso occasione per esplorare in lungo e in largo il mondo sotterraneo. Vecchi binari della metropolitana e le fogne di New York, caverne, catacombe, bunker e vere e proprie città infere, non esiste un luogo della Terra che sia sfuggito all'esplorazione e all'ossessione di Hunt. È così che il suo viaggio lo ha portato a risalire alle origini della vita in una miniera abbandonata mille metri sotto le Black Hills con un'équipe della nasa, o a vivere per giorni nei cunicoli di Parigi con il solo scopo di mapparne le fognature e le catacombe, di scendere con una famiglia di aborigeni australiani in una miniera di ocra antica 35 000 anni, o di nuotare nelle profondità della caverna di Actun Tunichil Muknal, in Belize, sulle tracce degli enigmatici resti maya della «fanciulla di cristallo». Seguendolo rimarremo sorpresi e stupefatti nello scoprire le città occulte della Cappadocia, e di quanto le loro architetture abbiano in comune con le colonie di alcune specie di formiche; faremo la conoscenza di William Lyttle, ovvero l'Uomo Talpa, che ha scavato sotto casa sua chilometri di gallerie come se si trovasse in una dimensione parallela; ci caleremo sotto le strade di New York in cerca dei murales con cui il famoso e misconosciuto revs ha decorato i tunnel della metro; e con Michel Siffre cercheremo di superare i nostri limiti di esseri umani cercando di vivere il più a lungo possibile nella totale oscurità di una grotta abissale. In ogni parte del mondo, dall'Africa all'Asia, e in ogni tempo, l'uomo ha subito il fascino delle profondità, vi si è rifugiato, vi ha celebrato culti, è stato ammaliato dal mistero insondabile del buio e del proibito. Ogni avventura, qui raccontata meravigliosamente, è una piccola grande rivelazione, tra mitologia, antropologia, scienze naturali e letteratura. Hunt ci insegna che l'immaginazione e la fantasia possono trovarsi non solo nella volta celeste sopra di noi, ma anche ben al di sotto, negli antri oscuri del pianeta... -
Psiche
Non possiamo vedere la psiche come vediamo i corpi. Eppure non c'è nulla di più reale della nostra componente immateriale. Sono tangibili le azioni che produce, intense le passioni che smuove, laceranti e distruttive le sofferenze che genera, tenendo in ostaggio la vita. Questo pulsare di energia psichica non avviene nel vuoto, ma nella società e nella storia. Mentre la frattura ossea di un europeo di oggi è simile a quella di un antico egizio o di un indio precolombiano, una lesione della psiche è del tutto diversa. Per larga parte della vicenda umana è prevalsa una condizione partecipativa, fusionale, in cui - con l'aiuto di cerimonie collettive e di convinzioni profonde - i contenuti psichici inconsci venivano proiettati nel mondo circostante. La modernità invece, attraverso l'eclisse del sacro e l'espansione della coscienza, fa tornare lentamente le proiezioni nell'individuo. Uno spostamento titanico, previsto sia da Freud sia da Jung, che esalta la libertà personale, ma crea una nuova fragilità: rende solitarie le emozioni e alimenta le patologie della psiche postsociale. Luigi Zoja, tra i maggiori analisti junghiani, osserva da vicino queste dinamiche, sciogliendo diversi equivoci. A cominciare dallo statuto della psicoanalisi, non assimilabile alle scienze naturali e al modello medico di cura come ripristino di uno stato preesistente.