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La frase urbana
Pietre, muri, asfalti, monumenti, parchi, terreni abbandonati, centri e periferie, verde spontaneo, antico splendore imbellettato e ridotto a bene di consumo culturale, modernismo dispiegato, aree pedonali, zonizzazione, espansione per accumulo: tutti insieme concorrono all'effetto-città. Effetto essenzialmente linguistico, secondo Jean-Christophe Bailly, che grazie alla metafora della lingua - alla musicalità che dovrebbe ritmarla - arriva a cogliere lo specifico del paesaggio urbano e metropolitano meglio di un urbanista o di uno storico dell'architettura. Ma come parlano oggi le città a chi voglia intenderle davvero? Non con un fraseggio fluido e ben accordato, bensì con ""parole fiacche e improprie"""", """"verbi non coniugati"""", infiniti e sostantivi posti """"gli uni accanto agli altri"""". Una dizione ancora alla ricerca della partitura che accolga la felice improvvisazione dei recitativi in prosa capaci di recuperare la centralità della strada, invece di farsi ingombrare dagli assoli declamatori delle grandi opere architettoniche prive di contesto. Senza indulgere alla retorica dell'erranza e della nostalgia, Bailly ci invita ad accompagnarlo mentre calca i selciati in tre continenti, indugia sui materiali più umili e su ciò che è in disuso, ridà senso agli spazi che fuoriescono da schemi funzionali predisposti. Solo nella combinatoria infinita dei nostri passi, ci suggerisce, le città tornano a esprimersi, connettendo tra loro parti prima ammutolite nell'isolamento."" -
Essere genitori non è un mestiere. Cosa dice la scienza sulle relazioni tra genitori e figli
Essere genitori non è un mestiere attraverso il quale si possa ottenere un «risultato» prestabilito. I bambini sono per loro natura fantasiosi, stupendamente inventivi e giocosi, e sono sempre molto diversi dai loro genitori.«Questo bel libro - e il lavoro di una vita che lo ha reso possibile - renderà ancora più profondo quel caldo legame umano che si forma tra un bambino e chi si prende cura di lui, e che aiuta i bambini a crescere.» - Erika Christakis«Frutto di una ricerca approfondita, l'approccio di Gopnik tende ad aiutare i bambini a trovare la propria strada da sé. Attraverso la descrizione di numerosi esperimenti, si dimostra che i bambini apprendono di meno quando vengono sottoposti a un ""insegnamento consapevole e deliberato"""" e di più quando osservano, ascoltano e imitano.» - Josie Glausiusz, «Nature»Alison Gopnik è una delle più importanti e apprezzate psicologhe infantili della scena internazionale. Questo libro sintetizza il suo pensiero innovativo e fortemente empatico, frutto di decenni di ricerche scientifi che d’avanguardia e della sua stessa esperienza di madre e di nonna. Prendersi cura dei nostri figli è ciò che ci rende più umani. Eppure negli ultimi decenni ha preso sempre più piede un insidioso processo di professionalizzazione della genitorialità: c’è un’intera industria miliardaria che cerca di convincere madri e padri in tutto il mondo a educare i propri figli usando «metodi» precisi per far sì che abbiano «successo» nella vita. Ma questa moda è profondamente sbagliata, secondo Gopnik, per molte, ottime ragioni. Basandosi su approfonditi studi evolutivi e su ricerche originali sull’attitudine dei bambini ad apprendere, questo libro, intenso e necessario, difende l’importanza del ruolo protettivo dei genitori, un istinto profondamente radicato negli esseri umani. Tuttavia Gopnik ammonisce con forza: essere genitori non è un mestiere attraverso il quale si possa ottenere un «risultato» prestabilito. I bambini sono per loro natura fantasiosi, stupendamente inventivi e giocosi, e sono sempre molto diversi dai loro genitori. Quello che sarà il loro mondo da adulti è imprevedibile e la loro strada la dovranno trovare da sé. Quanto più i genitori saranno in grado di lasciarli sviluppare autonomamente, in un ambiente armonioso e ricco d’amore, tanto più facilmente ogni bambino potrà usare le proprie risorse per far fronte alle sfi de che incontrerà lungo il cammino."" -
Bisogna saper perdere. Sconfitte, congiure e tradimenti in politica da De Gasperi a Renzi
Si vince e si perde ovunque, non solo in Italia. Ma in Italia, più spesso che altrove, chi è vinto non accetta la sconfitta. ""Bisogna saper perdere"""" racconta il declino, l'uscita di scena ma anche l'horror vacui dì alcuni degli uomini più potenti del nostro Paese. Politici che sono stati alla guida di un partito, o che hanno governato l'Italia per anni. Che hanno avuto a disposizione soldi e voti. Che hanno regalato sogni e speranze, e attirato invidie e diffidenze. E che prima o poi, inevitabilmente, hanno fatto i conti con il fallimento di un progetto o la fine di una carriera. Questo libro è una storia pubblica, ma anche un diario privato. Rivela i dubbi di Umberto II e Mario Segni, il risentimento di Parri e Prodi, l'amarezza di De Gasperi, il cinismo di Togliatti, gli insuccessi di Nenni e Fini, le fughe e la pervicacia di Fanfani e De Mita, la rabbia di Craxi, l'ostinazione di Berlusconi, fino all'irruzione di Renzi. C'è chi, ieri come oggi, grida al """"colpo di stato"""", chi invoca i """"brogli"""", chi si scaglia contro le congiure, chi prepara rivalse e vendette, chi ostacola con ogni mezzo la sua successione e chi ostenta distacco, finge l'addio, ma prova a mantenere il controllo su poltrone e programmi. Perché, a volte, saper perdere conta molto più di vincere. E soprattutto perché la sconfitta svela meglio di qualsiasi vittoria la natura degli uomini e la maturità di una democrazia."" -
Realtà
Per giudicare della realtà esterna dobbiamo fidarci dei sensi o della scienza? I colori, i suoni, gli odori esistono davvero o sono solo un prodotto interno alla nostra mente? Oltre agli oggetti materiali, esistono anche quelli immateriali, come le menti, i numeri e il tempo? E che statuto hanno i giudizi estetici e morali?La riflessione sull'idea di realtà è iniziata con la nascita della filosofia e continua da allora. Sul finire del Novecento, però, ha conosciuto un periodo di oblio dovuto al successo delle filosofie legate alla cosiddetta «svolta linguistica». Ma oggi la realtà è tornata e, come il fantasma del Commendatore alla fine del Don Giovanni, ci ricorda di questioni che non si possono ignorare. Per giudicare della realtà esterna dobbiamo fidarci dei sensi o della scienza? I colori, i suoni, gli odori esistono davvero o sono solo un prodotto interno alla nostra mente? Oltre agli oggetti materiali, esistono anche quelli immateriali, come le menti, i numeri e il tempo? E che statuto hanno i giudizi estetici e morali? Mario De Caro, con uno stile chiaro e accessibile anche ai non addetti ai lavori, ci aiuta a rispondere a queste domande. Lo fa introducendoci al «realismo ordinario» – che predilige la testimonianza dell'esperienza percettiva a quella della scienza –, facendoci dialogare con il «realismo scientifico» – secondo cui il mondo contiene soltanto le cose che le scienze naturali possono descrivere e spiegare – e approdando infine a una terza forma di realismo: il «naturalismo liberalizzato», che ammette l'esistenza (e la necessità) di una pluralità di chiavi di accesso a una realtà che è irriducibilmente complessa e variegata. -
Islam e storia. Critica del discorso religioso
"In quanto parola di Dio, il Corano è il fondamento della vita di ogni musulmano. Tutti i casi pubblici e privati, religiosi e secolari, rientrano sotto la sua giurisdizione"""". Questa visione predominante, peraltro formulata da un intellettuale arabo non fondamentalista, è probabilmente una delle principali cause dell'evidente conflitto politico, sociale e ideologico presente nella quasi totalità dei paesi musulmani. Nasr Abu Zayd, uno dei più importanti intellettuali arabi, condensò nelle pagine coraggiose e illuminanti di questo libro le sue riflessioni circa la necessità di contestualizzare il testo sacro nella storia, cercando di restituire all'interpretazione del Corano il suo valore più autentico per sottrarlo a qualsiasi manipolazione politica e religiosa. Ciò che il Corano offre ai musulmani, sostiene Abu Zayd, non è l'islamizzazione della vita, e neppure la totale separazione della religione dalla vita. Separare la religione dallo Stato è tuttavia essenziale, senza che ciò significhi relegare la religione sullo sfondo della vita sociale. Come modalità di comunicazione tra Dio e l'uomo, il Corano, argomenta Abu Zayd, insegna che l'interpretazione letterale del testo sacro significa congelare la parola di Dio nel momento del suo annuncio storico, ovvero semplificare e impoverire l'immensa e complessa dottrina dell'Islam, trasformando una religione della fede in una religione delle opere e dei riti." -
Il codice cosmico. La fisica moderna decifra la natura
L'universo non è una sorta di rompicapo infinito, né un gigantesco computer: più semplicemente, è un messaggio, certamente complesso, che spetta agli scienziati di leggere e spiegare, e il suo linguaggio, il suo ""codice cosmico"""", si esprime con la fisica quantistica. In questo libro divenuto ormai un classico, Heinz Pagels esamina prima la struttura concettuale della teoria quantistica, la sua evoluzione e le sue diverse interpretazioni per poi addentrarsi nell'infinitamente piccolo. La teoria quantistica dei campi si rivela lo strumento più efficace per aprirsi un varco nella foresta delle particelle elementari, soggette a leggi che sfuggono all'intuizione della fisica classica. Senza ricorrere al gergo dei fisici, o a formule matematiche, con l'agilità di uno scienziato sicuro che è anche scrittore brillante, Pagels guida il lettore lungo un percorso che tocca tutti i punti significativi della fisica moderna."" -
Istinto e intelligenza. Il comportamento degli animali e dell'uomo
"Istinto"""" e """"intelligenza"""" sono i termini che meglio si prestano a definire il campo di studio della scienza del comportamento animale: per questo Anthony Barnett li ha scelti come concetti chiave per guidare il lettore nel suo libro introduttivo e rivolto ai non specialisti. Nella sua esposizione, ormai divenuta un vero classico dell'etologia, Barnett offre un panorama completo sul comportamento umano messo a confronto con quello degli animali: quali sono gli effetti della ricompensa e della punizione nell'addestramento, quali sono i meccanismi sociali all'interno di una comunità di scimmie antropomorfe? Come funziona lo sviluppo sociale e intellettuale dell'uomo, le emozioni e l'impulso ad agire sono innati o sono comportamenti appresi? Con il suo stile brillante e la varietà delle materie trattate """"Istinto e intelligenza"""" ha giustamente contribuito a diffondere e a rendere popolare l'etologia." -
Il profumo della pioggia nei Balcani
Le sorelle Salom vivono a Sarajevo, con una madre energica e affezionata ai valori tradizionali, e un padre che resta in secondo piano per tutto il romanzo. Ci sono anche due fratelli, ma la storia, fin dall'inizio, inquadra e ritrae fin nei dettagli soprattutto le ragazze, e soprattutto il loro carattere. Cinque donne forti, cinque ebree sefardite che in casa parlano ladino e ubbidiscono ai dettami della religione di famiglia, coinvolte nella frenesia che segue l'assassinio dell'arciduca Ferdinando e lo scoppio del primo conflitto mondiale. E che fanno poi scelte di vita anticonformiste e ribelli, fino all'invasione della Serbia durante la seconda guerra mondiale, e alla liberazione. Le due sorelle più interessanti, perché più libere, sono Blanki, la madre dell'autrice, e Riki, la più piccola. Blanki si innamora giovanissima di Marko, serbo, ricco e colto, di famiglia ortodossa, e resta testardamente legata a lui nonostante l'uomo rifiuti di presentarla in pubblico e di sposarla per non contravvenire alle regole della società del tempo; e nonostante l'ira della madre e lo sgomento delle sorelle, per non parlare della riprovazione generale. Riki sceglie il teatro, la danza, diventa una ballerina famosa, e ha a sua volta una storia impossibile con uno di quegli uomini sposati che non lasceranno mai la moglie. La Storia fa da sfondo a vicende personali raccontate nei dettagli, con i sentimenti, di amore o ribellione che siano, sempre in primo piano... -
Luna di miele con nostalgia
"Luna di miele con nostalgia"""" è un viaggio di esplorazione nell'anima di personaggi plasmati dalle forze della Storia: dire che un padre assente, già dissidente nella Praga comunista, si spaventa all'idea che la figlia possa svelare i suoi lati peggiori in una pièce teatrale che le è stata commissionata, non rende la ricchezza di contenuti di """"L'uomo più silenzioso""""; o che in """"Luna di miele con nostalgia"""" il protagonista, innamorato di una emigrata ucraina, si accorge di quanto gli manchi una consapevolezza delle proprie origini proprio durante la luna di miele, non basta a trasmettere il senso di smarrimento che prova anche il lettore. Il talento di Molly Antopol consiste proprio nel comunicare a chi legge questi racconti le emozioni dei vari personaggi, anche quando sono lontanissimi dall'esperienza personale, dal mondo in cui si vive, dai problemi che si affrontano quotidianamente." -
Storia culturale del clima. Dall'era glaciale al riscaldamento globale
Gli uomini sono figli dell'Era glaciale: solo quando il freddo intenso dell'ultima glaciazione cominciò a stemperarsi, oltre 10000 anni fa, apparve la coltivazione, e con questa l'urbanizzazione e l'inizio della storia. Può apparire paradossale, ma è stato il riscaldamento del clima a crearci. Nel corso di tutta la storia umana, d'altra parte, il clima non è certo rimasto stabile e i suoi effetti sulle culture sono stati enormi. Non si può prescindere dalle condizioni climatiche nello studio delle civiltà, dei popoli, delle guerre, delle migrazioni, delle carestie, delle religioni e persino dell'arte e della letteratura. Diventa sempre più chiaro che il clima della Terra è parte integrante e motore inconsapevole dello sviluppo storico, politico e culturale dell'uomo e Wolfgang Behringer lo dimostra per la prima volta in forma estesa, con chiarezza e abbondanza di esempi. -
I segreti della durata della vita
Tutto ciò che vive prima o poi è destinato a morire. È una delle poche certezze che abbiamo, probabilmente l'unica. Sappiamo anche che la durata della vita non è identica per tutti gli esseri viventi. Negli esseri umani la sua variabilità è altissima, nemmeno lontanamente comparabile con quanto accade negli altri animali, la cui aspettativa di vita pare avere maggiore uniformità. E quindi perché alcuni esseri viventi sono tanto più longevi di altri? Studiandoli, possiamo imparare qualcosa riguardo al nostro invecchiamento? Possiamo senz'altro, e molta strada è stata fatta di recente dalla scienza. Nella specie umana la vita si è allungata sensibilmente nell'ultimo secolo e l'evidenza ci dice che la durata della vita è mutevole e può essere alterata da diversi fattori come la dieta, i geni che ci sono toccati in sorte, il tipo di vita che conduciamo, tutti aspetti che vengono analizzati minuziosamente in questo libro. Possiamo imparare molte cose dalla scienza dell'invecchiamento, ed è questo che si propone di fare Jonathan Silvertown, spiegando in modo accessibile e coinvolgente i complessi meccanismi biologici che determinano la durata della vita di tutti gli esseri viventi. -
Alieni. C'è qualcuno là fuori?
La Via Lattea contiene qualcosa come 300 miliardi di stelle, ognuna delle quali con un suo sistema planetario. In base a questo calcolo, un giorno, durante una pausa pranzo a Los Alamos, nel bel mezzo di un'allegra chiacchierata tra fisici sulla vita extraterrestre, Enrico Fermi all'improvviso domandò: «Ma se esistono, dove sono?» Insomma, se esistono, statisticamente hanno avuto tutte le probabilità di sviluppare una civiltà e tutto il tempo per palesarsi. I numeri non mancano, e allora dove sono? Noi umani da almeno un secolo emettiamo nello spazio i nostri segnali radio, che a questo punto hanno raggiunto un raggio di un milione di miliardi di chilometri, portando con sé la prova della nostra esistenza a centinaia di stelle ormai. Nessuno ci ha ancora risposto. Siamo davvero soli nell'universo? Siamo davvero così unici? Questa è forse la domanda più grande che ci siamo mai posti. Esistono gli alieni? E come sono fatti? Che pensieri hanno? Che cosa accadrebbe se li incontrassimo? Alcuni tra i più importanti scienziati ed esperti del settore provano in questo libro a dare una risposta e lo fanno senza tralasciare alcun aspetto rilevante: dagli UFO alle neuroscienze extraterrestri, da Marte e gli esopianeti alla fisica quantistica, dal cinema alla letteratura fantascientifica, fino alla dura scienza di chi sta davvero cercando tracce di vita aliena nell'universo profondo coi mezzi più moderni. Questo libro è pieno di scienza all'avanguardia e di storie emozionanti; istruttivo da leggere, divertente da sfogliare e firmato dai migliori autori in circolazione al momento. Una galleria esemplare: Martin Rees, Lewis Dartnell, Dallas Campbell, Anil Seth, Chris French, Chris McKay, Monica Grady, Louisa Preston, Ian Stewart, Andrea Sella, Nick Lane, Johnjoe McFadden, Paul C.W. Davies, Matthew Cobb, Adam Rutherford, Nathalie A. Cabrol, Sara Seager, Giovanna Tinetti, Seth Shostak. -
La danza dei demoni
La protagonista di questo romanzo, Deborah, vive nel villaggio polacco di Jelhitz, agli inizi del Novecento, con i genitori e il fratello Michael. Il padre, reb Avram Ber, è un rabbino seguace della corrente chassidica, dalla personalità debole e incapace di farsi valere, che la madre, Raizela, figlia dì un rabbino erudito e di rango superiore, disprezza. Raizela mal tollera anche la figlia, semplicemente per il fatto che sia femmina, poco attraente e quindi difficile da maritare. Mentre Michael riceve una buona istruzione ed è libero di muoversi a piacimento, Deborah è relegata in casa, a sbrigare faccende: non le è permesso di studiare, e nemmeno di leggere, quindi invidia il fratello con tutta l'anima, e sogna di sfuggire a una vita limitata ai pettegolezzi e al mercato. Chi ha letto “Di un mondo che non c'è più”, il memoir di Israel J. Singer (Bollati Boringhieri, 2015) riconoscerà in trasparenza lo shtetl e la famiglia da lui descritti. E infatti Deborah è in trasparenza Esther, sorella maggiore dei due più famosi Israel J. e Isaac B., e autrice di questo romanzo palesemente autobiografico. Naturalmente il punto di vista di una donna sulla tradizione che relega il sesso femminile a una condizione impossibile è uno dei punti di forza del libro, ma quello che lo rende imperdibile è il tono della scrittura, molto diverso da quello ironico, indulgente e nostalgico del fratello: per Deborah/Esther la vita è una tragedia, e la narrazione assume di conseguenza connotazioni neorealistiche, si fa forte di una sincerità e di un dolore che non lasciano scampo al lettore. -
Il riformismo mancato. Milano e l'Italia dal dopoguerra a Tangentopoli
Ci fu una stagione, a Milano, nella quale le giunte di sinistra tentarono seriamente di avviare un vero percorso di riforme. Avvenne tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta. Il fallimento di quell'esperienza, e poi l'irrompere della ""Milano da bere"""" e di Tangentopoli, sancirono al contrario quella distanza tra cittadini e politica che ancora contraddistingue il nostro Paese. L'occhio del sociologo percorre in questo libro settant'anni di storia da una prospettiva originale e poco battuta: ne esce un Paese sospeso tra un autentico desiderio di partecipazione pubblica e il predominio della vita privata, tra le istanze riformatrici di pochi e un caparbio conservatorismo diffuso, tra elevati slanci culturali di alcuni e un mai sconfitto analfabetismo profondo, tra la curiosità del mondo al di là delle Alpi e la persistente atmosfera provinciale. Milano e l'Italia sono e sono state tutte queste cose, e per capire il nostro presente (non necessariamente solo milanese) la narrazione di Livolsi è illuminante. Quella che si chiama la """"società civile"""", in quei settant'anni è cambiata non tanto per azione della politica, ma ascoltando i cantanti, guardando i film, i programmi televisivi, i telegiornali, leggendo le riviste patinate, i fotoromanzi e i libri pubblicati dai grandi editori. Come sempre, mentre l'Italia si stava trasformando, la politica non avvertiva che il cambiamento era in atto."" -
McLuhan non abita più qui. I nuovi scenari della comunicazione nell'era della costante attenzione parziale
«Alberto Contri si rivolge con passione al cittadino che dorme (purtroppo) in ciascuno di noi». - Derrick de KerchkovernrnÈ trascorso mezzo secolo da quando Marshall McLuhan formulò la frase celeberrima ""Il medium è il messaggio"""". Era il momento aureo della comunicazione """"da uno a tutti"""". Non è più così. Adesso """"la gente è il messaggio"""". L'interattività del web - la possibilità degli utenti di dialogare con l'emittente - ha inaugurato l'era della comunicazione """"da tutti a tutti"""", dove regna una dinamica da reazione nucleare, ossia atomi che sollecitano altri atomi, che ne sollecitano altri ancora, fino a sprigionare un'enorme energia. Una rivoluzione dai numeri impressionanti: in meno di cinquant'anni si è passati da pochi canali radiofonici e televisivi al miliardo di siti Internet di oggi. Alberto Contri osserva i rischi che comportano i new media, a cominciare dal prevalere della costante attenzione parziale, effetto patologico del sovraccarico di compiti a cui l'ipervirtualità e la connessione permanente sottopongono il nostro cervello, non strutturato per il multitasking. Dà spazio a ogni aspetto della comunicazione attuale, dalla fine del generalismo ai nuovi modi di fare pubblicità e business, dalla centralità del fattore-tempo alle implicazioni comportamentali, attingendo a una vasta documentazione e alle proprie ricchissime esperienze."" -
Wittgenstein e i limiti del linguaggio
«Il mio lavoro di storico della filosofia si aprì a ogni sorta di nuove prospettive. Tutt'a un tratto scoprii l'idea capitale di Wittgenstein...il linguaggio non ha solo lo scopo di nominare o designare oggetti o di tradurre pensieri, e l'atto di comprendere una frase è molto più simile di quanto non si creda a ciò che di solito chiamiamo: comprendere un tema musicale.»Un'arte di vivere, un esercizio spirituale: ecco, secondo Pierre Hadot, la finalità pratica del pensiero antico, elemento distintivo di un modo di intendere la filosofia che la distanzia dalla svolta teoretica moderna, sotto il dominio dell'astrazione concettuale. Su questo terreno, negli anni cinquanta del Novecento l'antichista Hadot, immerso nello studio del tardo neoplatonismo, incontra la filosofia del linguaggio di un contemporaneo pressoché sconosciuto in Francia, Ludwig Wittgenstein, scoprendovi una impensata affinità con l'esegesi che va compiendo dei testi mistici. Per entrambi, il linguaggio filosofico è innanzi tutto un'attività o una forma di vita, non una dottrina. Nelle due opere principali di Wittgenstein, il ""Tractatus logico-philosophicus"""" e le """"Ricerche filosofiche"""", tradizionalmente contrapposte, Hadot vede in atto lo stesso esercizio spirituale attraverso il quale la filosofia procede a un'autoterapia, guarendo da se stessa."" -
L' occupazione tedesca in Italia. 1943-1945
Un classico della nuova storiografia sulla seconda guerra mondiale.Il lungo periodo in cui la Germania agì sul nostro territorio da potenza occupante - dal settembre 1943 all'aprile 1945 - lasciò una spaventosa contabilità di vittime: le cifre ufficiali, sottostimate, parlano di 200.000 morti, di cui almeno 120.000 civili, più di 7000 ebrei avviati ai campi di sterminio e circa 700.000 soldati deportati e costretti al lavoro schiavo nell'industria tedesca degli armamenti. Ma quale fu il sistema di occupazione messo in atto? Sui meccanismi specifici del dominio tedesco si concentra la ricostruzione di Lutz Klinkhammer, che sovverte l'immagine di un potere monolitico. La paradossale condizione di ""alleato occupato"""" in cui si trovò l'Italia le permise di conservare pro forma lo status di Stato sovrano. L'autonomia formale della Repubblica di Salò e il ruolo che assunse nella politica di occupazione sono analizzati da Klinkhammer all'interno di un quadro """"policratico"""" di rivalità e concorrenza tra dicasteri e organi decisionali tedeschi, che riproduceva dinamiche interne al Terzo Reich."" -
Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra. Con una raccolta di lettere inedite
La riproposta del primo libro di storia che ha fornito un quadro inedito della tragica esperienza di vita dei prigionieri e dei soldati al fronte durante la prima guerra mondialeMauthausen e Theresienstadt sono nomi che riportano alla memoria gli eccidi nazisti del secondo conflitto mondiale. Ma quei luoghi furono anche i centri di raccolta dei 600.000 prigionieri italiani catturati nella guerra del 1915-18, che in quei campi, e in molti altri, vissero e morirono: di essi più di 100.000 non fecero ritorno alle loro case. La responsabilità di quei morti non fu dei governi nemici: essa ricade al contrario sulle autorità politiche e militari italiane. Oltre a fare luce per la prima volta su questo evento drammatico della storia d'Italia, celato dalle fonti ufficiali e ignorato dalla storiografia, ""Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra"""" fornisce anche un quadro dell'esperienza di vita sia dei prigionieri sia dei soldati al fronte con l'ausilio di documenti archivistici inediti e soprattutto attraverso le lettere bloccate dalla censura, qui abbondantemente riportate."" -
L'avvenire della religione. Umanesimo, fede e ragione
Giner ritiene la necessità di adorazione universalmente umana, indipendentemente dall'oggetto d'elezione, la divinità, una celebrity o un'entità mondana come la nazione. «Non sappiamo quale sarà l'avvenire esatto della religione, ma sospettiamo che, finchè esisteranno esseri umani, anch'essa avrà un futuro.»Sono trascorsi novant’anni da quando Sigmund Freud intitolò il suo saggio sulla religione L’avvenire di un’illusione. Oggi quell’«illusione» non ha assunto affatto connotati residuali. Anzi, in suo nome si continua ferocemente a versare il sangue, confermando la sentenza di Lucrezio sugli atti scellerati a cui può indurre. In un contesto dominato dalle cronache dell’efferatezza fondamentalista e polarizzato tra gli opposti fanatismi di chi brandisce un credo e chi si appella a pregiudiziali antireligiose, la voce di Salvador Giner si distingue innanzi tutto per la sua ispirazione: un mite umanismo laico, una terzietà guidata dal principio di cautela, che si rivela però di grande potenza riflessiva nel formulare con chiarezza gli interrogativi essenziali, senza cedere alle semplificazioni di chi estrapola tendenze passate per proiettarle sul futuro. Più che prendere posizione nel dibattito sulle basi neurologiche innate o sulla acquisizione culturale della fede, Giner ragiona sulle ambivalenze della credenza, sulla non-linearità del «disincantamento del mondo», sul rapporto tra declino dei culti e presenza di religiosità secolari, sulla compatibilità tra modernità avanzata e fede nel soprannaturale – e quindi sulla plausibilità di una secolarizzazione integrale –, e su chi abbia titolo a ritenersi tollerante. Proprio quell’umanismo che «non mette in discussione la verità della dimensione simbolica e mitica» aiuta a comprendere il senso complessivo della devozione nella società odierna, e a ipotizzarne il peso nel mondo di domani. -
Non c'è una fine. Trasmettete la memoria di Auschwitz
«Vi parlo questa sera di un argomento, l’immensità del quale vorrei che realizzaste appieno». - Edward B. Raczyński, 17 dicembre 1942rnrnPrima di vederla, la Shoah era per quasi tutti semplicemente incredibile, non-credibile, troppo oltre l'umana comprensione. Dopo averla vista, oggi, per molti visitatori del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau è l'indicibile, non-dicibile, una violenza troppo grande per poter essere espressa a parole. Queste pagine cercano di trovare una soluzione, anche solo approssimativa al dilemma della memoria: Come fare a trasmettere la memoria dell'indicibile e del non-credibile?, per giunta in un tempo nel quale i testimoni diretti, per motivi anagrafici, stanno rapidamente venendo meno? È questo il difficile compito del direttore di un museo tanto particolare come quello di Auschwitz-Birkenau, ed è questo ciò che Cywinski cerca di fare in queste pagine.