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Quello che non ti ho mai detto
3 maggio 1977, sei e trenta del mattino. Nessuno sa nulla se non una cosa: Lydia è in ritardo per colazionernrn«Un tema universale, una scrittura limpida, una trama perfetta: Quello che non ti ho mai detto è il libro che ha battuto Stephen King nelle classifiche di gradimento» - Elena Stancanelli, La RepubblicarnrnÈ una scena che abbiamo visto spesso al cinema e nelle serie TV: la madre apre la porta della camera della figlia e la trova vuota, il letto intatto. Si teme subito il peggio. Si chiede agli amici, ai vicini, poi si chiama la polizia. La sedicenne Lydia Lee viene ritrovata morta, annegata nel lago vicino a casa: è stata uccisa? E da chi? Oppure si è trattato di un incidente? Perché è uscita di notte? Tutte domande che continuano a tenere il lettore con il fiato sospeso, come in un romanzo giallo. Ma presto altre domande si insinuano nella sua mente, molto meno esplicite ma altrettanto inquietanti. Quello che rende eccezionale questa storia, e ne spiega l’enorme successo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è il talento dell’esordiente Celeste Ng nel «dire» e «non dire», nello svelare senza inutile enfasi le radici profonde di una tragedia famigliare solo in apparenza ordinaria. -
La seconda vita di Anders Hill
Uno sguardo sovversivo sul lato nascosto del sogno americanorn«Il grande romanzo americano continua a dare i suoi frutti» - Bruno Gambarotta, La StamparnrnAlle soglie dei sessant’anni, Anders Hill, consulente finanziario di successo, proprietario di una bella casa in un quartiere residenziale di lusso, sposato e padre, decide di cambiare vita. Va in pensione anticipata, divorzia, e si trova improvvisamente ad avere molto tempo e pochi denari a disposizione. Ma senza l’identità sicura che si è costruito a fatica, senza la presenza rassicurante di una moglie di lunga data, Anders riapre ferite mai rimarginate... Sotto il microscopio attivato dalla scrittura brillante di Thompson, la vita nei quartieri residenziali di lusso viene vivisezionata senza pietà: ipocrisie, tradimenti coniugali e non, rivalità sociali, indifferenza verso i problemi dei figli. Lo stesso accade all’ambiente delle banche e delle finanziarie protagoniste del boom dei decenni passati, quelle che hanno portato alla crisi che stiamo vivendo. Thompson è maestro nell’alleggerire il racconto di questa America spietata con una vena sottile di ironia, spesso di comicità, che accompagna il lettore fino all’imprevedibile scelta finale del «nuovo» Anders. -
Come cambiare la propria vita (sfruttando il potere segreto del cervello)
Un manuale di science-help per evitare gli inganni del self-helprnrnNon è più tempo di ricette di self-help prive di fondamento né di guru dal curriculum equivoco: al giorno d’oggi le neuroscienze sono in grado di spiegare davvero come funziona il cervello, e sulla base di quelle conoscenze possiamo agire per migliorarci e, in definitiva, per vivere meglio.rnUsando esempi tratti dalla vita di ogni giorno, dalle relazioni sociali alla carriera, dalla salute fisica allo sviluppo personale, David DiSalvo dimostra come l’enorme capacità adattativa del cervello sia il fattore cruciale sul quale si può fare leva; un potente strumento che possiamo tenere sotto controllo per dare una svolta alle nostre vite. Allo stesso tempo teorico e pratico, questo libro cambierà il vostro modo di pensare e, forse, la vostra vita. -
L'età ingrata
Vincitore del Costa Novel Award 2012 per la miglior opera primarnVincitore del National Jewish Book Award 2013 per la categoria Miglior romanzornrnrnFrancesca Segal prende spunto dall'eponimo capolavoro di Henry James, e si cimenta con l'insuperabile Jane Austen, almeno per quanto riguarda l'eleganza della scrittura, la caratterizzazione dei personaggi, anche secondari, e la capacità di trasformare le vicende di una famiglia contemporanea nel quadro di un'epoca. rnrn«In questa frizzante comedy of manners, sei personaggi – due adolescenti, due adulti e due anziani arzilli – intrecciano le loro strade per scoprire alla fine che non c’è un’età meno ingrata di altre» -rn Hermione Hoby, The New York Timesrnrn«Un romanzo famigliare molto intelligente, irresistibile e scritto con eleganza» - rnNick Hornbyrnrn«Uno sguardo attento su un rapporto sempre problematico, quello tra una madre e una figlia adolescente... La scrittura di Francesca Segal è spiritosa, saggia e molto intelligente. Bellissimo» - rnThe Guardianrnrn«Segal coglie con grande sensibilità le difficoltà dell’amore adolescente e non, e in particolare la cecità dei genitori davanti ai difetti macroscopici dei figli. Un romanzo vivace, geniale» - rnThe Sunday TimesrnrnKate e James, 46 e 52 anni, si innamorano come due adolescenti. E intanto altri due adolescenti, Nathan (il figlio diciottenne di James) e Gwen (la figlia sedicenne di Kate) si danno diabolicamente da fare per tendere trappole ai genitori, nel tentativo di mandare all'aria una storia d'amore che li costringe a una coabitazione forzata e odiosa, data la reciproca incontrollabile avversione.rnChiunque abbia familiarità con le dinamiche dell'innamoramento, e non solo adolescente, capirà subito che l'ostilità dei due ragazzi prelude al sentimento opposto: chiunque tranne i due amorevoli e soi disants attenti genitori, che, oltre a sorprendersi della svolta che prendono le cose, non sanno come arginare la tempesta ormonale dei due ragazzi. E soprattutto non ipotizzano la più normale delle conseguenze di numerosi rapporti intimi in poche settimane: sotto il naso dei genitori, ostentatamente e tassativamente avversi alla relazione ma troppo presi dalla loro per far attenzione ai figli. In realtà James e Kate sono stati sempre molto attenti ai figli, anche troppo. E hanno commesso l'eterno errore di crederli quello che volevano che fossero invece di due «persone» diverse dalle loro legittime aspettative.rnNiente di nuovo, se non fosse che davvero Segal riesce a trattare questa materia come se fosse assolutamente originale, e i suoi inquieti personaggi come se fossero la quintessenza della normalità: per tutti, tranne che per sé stessi.rnL’età ingrata è un romanzo dalle proporzioni perfette. All'esordio, con La cugina americana, l'autrice si era dichiaratamente ispirata a un classico, L’età dell'innocenza, di Edith Wharton. Questa volta la bravissima Segal prende spunto dall'eponimo capolavoro di Henry James, e si cimenta con l'insuperabile Jane Austen, almeno per quanto riguarda l'eleganza della scrittura, la caratterizzazione dei personaggi, anche secondari, e la capacità di trasformare le vicende di una famiglia contemporanea nel quadro di un'epoca. Dimostrando che la sostanza delle dinamiche familiari e amorose non è poi tanto cambiata dal mondo circoscritto della campagna inglese di due secoli fa a... -
Cronaca di un'ultima estate. Un romanzo dell'Egitto
Questo è un romanzo sull’Egitto, sul silenzio e sulla memoria.rn«In questo libro non c'è una parola di troppo. Ogni frase ha un suo preciso significato, perché nel romanzo di El Rashidi, come nella vita, famiglia e società sono inseparabili.» - Claire Messud, «The New York Review of Books»rn«Il romanzo, con le sue pause di sospensione dalle vicende politiche, evidenzia soprattutto il personale isolamento di una generazione che si è vista letteralmente scippare i suoi sogni. Un ritratto inedito di ciò che è successo negli ultimi anni in Egitto.» - The New York Timesrn«Un romanzo che racconta la storia di un paese attraverso le sue vicende politiche e il risveglio della coscienza della protagonista». - The Washington PostrnrnIn realtà «l’ultima estate» non è una sola, le «ultime» sono tre, quelle del 1984, del 1998 e del 2014. Segnano momenti di delucidazione, risoluzione e cambiamento, per chi racconta e per il paese. E sono caratterizzate dai silenzi dei familiari, degli amici, dei mezzi di comunicazione su quello che sta succedendo.rnÈ un romanzo raccontato «per sottrazione», che attraverso i ricordi di una protagonista prima bambina, poi adolescente, poi donna, illuminano passaggi politici storici insieme a vicende personali e familiari.rnL’autrice intreccia presente e passato: se stessa bambina con una madre misteriosamente reticente sull’assenza prolungata e inspiegabile del padre; se stessa giovane donna decisa a diventare autrice di documentari, intervistando gente per la strada, ma non i venditori ambulanti, già allora conscia, come tanti, del pericolo che rappresentano; se stessa scrittrice che riesplora il suo passato dopo la caduta di Mubarak e si pone domande sui silenzi che hanno segnato e formato la sua esistenza.rnLe sparizioni – prima di tutte quella del padre della protagonista – riempiono lo sfondo, insieme ai soprusi, all’antisemitismo, all’anticomunismo. E ci sono altre sparizioni, emblematiche, di edifici, di parchi, di passeggiate a mare, di esercizi pubblici… e anche corpi senza vita con il numero di telefono scritto sul braccio, come se gli uccisi avessero saputo di dover essere identificati dopo gli scontri del 2011. -
Breve storia di chiunque sia mai vissuto. Il racconto dei nostri geni
Questo libro parla di te, proprio di te in prima persona. Di te e di tutti i cento e più miliardi di esseri umani che sono nati dall’inizio dei tempi.rnrn«Un’introduzione alla genetica umana brillante, autorevole, sorprendente e accattivante. Se conoscete poco della storia umana, resterete incantati. Se conoscete molto della storia umana, resterete incantati». - rnBrian Coxrnrn«Mi è molto piaciuto e ho davvero molto ammirato Breve storia di chiunque sia mai vissuto» - rnBill Bryson, «Observer»rnrn«Il libro di Adam Rutherford è ben scritto, stimolante e divertente. Ma la cosa più importante è che dice sempre le cose correttamente» - rnRichard DawkinsrnrnrnIl DNA – il nostro codice genetico, quella lunghissima stringa di A, T, G e C variamente alternate che portiamo nel nucleo di ogni nostra cellula – viene qui letto da Adam Rutherford come un libro di storia. Oggi si può fare.rnA saperlo leggere, infatti, il DNA racconta molte cose: nascite, morti, malattie, guerre, carestie, migrazioni e tanto, tanto sesso. Per anni abbiamo letto il DNA solo come un manuale di istruzioni, il codice sorgente della vita. Lo abbiamo studiato, lo abbiamo modificato, abbiamo sperimentato con le sue sequenze e continuiamo a farlo. Ma dal 2001, da quando cioè è stato per la prima volta pubblicato il risultato del Progetto Genoma Umano, ci siamo trovati tra le mani uno strumento fenomenale, che ci ha permesso di fare una cosa inaspettata e nuova: studiare la nostra storia. Poco tempo dopo, grazie agli avanzamenti tecnici della genetica degli ultimi anni, siamo persino stati in grado di studiare il DNA antico, quello rimasto intrappolato in quantità infinitesime nei resti di esseri umani morti da secoli o millenni, e in qualche caso persino decine di migliaia di anni. E abbiamo potuto confrontarlo col nostro e vedere da quello che era rimasto impresso nelle sequenze genetiche tutto ciò che è accaduto all’umanità nel frattempo.rnDimenticate l’algoritmo della vita, il DNA che «determina» la nostra natura o l’evoluzione lineare e inesorabile dalla scimmia verso l’uomo (per non dire della supposta divisione della nostra specie in «razze»). Dimenticate tutto, perché ora sappiamo che il DNA è una cosa molto più complessa, affascinante e molto, ma molto più fluida e mutevole di quanto si sospettasse.rnAdam Rutherford ci racconta in maniera brillante una bella storia – la nostra storia – correggendo errori ancora troppo diffusi, e per la strada ci narra di Riccardo III d’Inghilterra e delle sue ossa, dell’origine dei capelli rossi, della «love story» coi neandertaliani e delle immense migrazioni compiute dai nostri avi, miglio dopo miglio, dall’Africa a ovunque nel mondo, fino a casa nostra. -
Anime e acciughe. L'aldilà come non l'avreste mai immaginato
Ma che storia è? Cosa c’entrano le anime con le acciughe? Anzi, come vedremo, con un intero banco di acciughe? C’entrano, perché siamo nell’aldilà. Come non l’avreste mai immaginato, dove tutto è all’insegna della leggerezza.rnrn«Anime, animelle, acciughe e dintorni: in questo libro ho trovato un ricettario metafisico – ma molto terreno – per cucinare al fuoco vivo di ricordi ed emozioni tutto il sapore di una vita che ne contiene mille» - Matteo Baldirnrn«Per giorni in giro per Milano ho giocato con anime gemelle esercitandomi di già nell’aldiquà» - Carlo Chambryrnrn«Non credo di aver mai letto un libro sulla morte/sul morire di così straripante vitalità» - Ota De Leonardisrnrn«La magia di un libro è che quando lo apri dopo non sei più lo stesso» - Enya Daniela Iddarnrn«Una vertiginosa avventura in un aldilà assolutamente inedito. Con un finale sospeso di immensa poesia» - Anna Migliornrn«Ci provano da millenni religioni e filosofie, invano. Achille Mauri ci riesce: leggete queste pagine e dimenticherete la paura. Di cosa? Ah già, della morte» - Maria Pace Ottierirnrn«Non immaginavo che la morte potesse essere così viva. L’aldilà così vivace e l’eternità così teneramente quotidiana. Una divina sorpresa!» - Filippo TimirnrnrnInfatti si chiama aldiquà. C’è Achille... che si sveglia poche ore dopo essere mancato nella sua casa milanese di via Cusani, e comincia subito a dialogare con un trapassato illustre, il maresciallo Radetzky, già inquilino dello stesso palazzo ai bei (per lui) tempi dell’occupazione austriaca… La conversazione continua con le più disparate anime che vagano nei dintorni, e in parecchi altri luoghi, vicini e lontani, in una sfera ultraterrena ma attaccatissima a quella terrena, che il trapassato, giustamente, dalla sua postazione, ribattezza «aldiquà».rnL’anima di Achille si è trasferita nel garage di piazza San Marco, nella Porsche di amici di uno dei suoi figli, dove da tempo dimora anche il suo gatto Ely. Da qui in poi gli incontri, le storie, e i dialoghi si fanno sempre più fitti... e, ovviamente, surreali. E di storie da raccontare ne hanno tante non solo Umberto Eco o Elio Fiorucci o il maresciallo Radetzky, ma anche altre anime, indicate con il solo nome di battesimo, Marco, Lucrezia... Ma niente paura, il tono degli scambi è in buona parte ironico, spesso comico, addirittura esilarante: si sorride, si ride, e ci si augura francamente che l’«aldiquà» sia davvero così spassoso, così rassicurante, così vario, e i suoi misteri così poco misteriosi. E molto spazio nella storia hanno anche gli animali, che svolazzano a loro volta nell’«aldiquà», dotati di anima. Comprese le acciughe, che nuotano in enormi banchi e che diventano mezzo di trasporto e guida delle altre anime, quelle degli esseri umani. -
L'anima. Sette lettere a un'amica
«Se possiamo pensare l'universo, è perché l'universo pensa in noi.»rnrnrnrnDalla primavera all'autunno: nella magnificenza delle stagioni più rigogliose Francois Cheng scrive queste sette lettere che mettono in risonanza paesaggi del presente, tradizioni di pensiero orientali e occidentali, ricordi di una giovinezza in Cina, affetti ritrovati. La destinataria è un'amica ricomparsa a distanza di decenni, un'artista che gli confessa di essersi accorta tardi di possedere un'anima, invitandolo a parlarne insieme. Dapprima esitante di fronte alla parola desueta «anima», Cheng risponde all'appello con la stessa grazia con cui in passato si è sporto su altri concetti abissali, come la bellezza e la morte. La «temerarietà» di accostarsi, oggi, a un simile argomento, si rivela una benedizione, per lui, per la sua interlocutrice e per i lettori, perché lascia riaffiorare in ciascuno qualcosa che sembrava perduto da tempo, il «sentimento intimo di un'autentica unicità e di una possibile unità». Agli occhi di Cheng, ancora pieni di meraviglia dopo una lunga esistenza, null'altro è l'anima se non il «segno indelebile» di quell'unicità incarnata, che sfugge al rigido dualismo corpo-mente e partecipa dell'universo vivente. Nel suo procedere a lieve arabesco, la scrittura indugia su taoismo e patristica, buddhismo e Simone Weil, ma si concede anche gli abbandoni della memoria: tutto - dottrine, filosofie e sprazzi di storia personale - converge verso l'anima, inesauribile aspirazione alla vita. -
La Rivoluzione russa
Tra quanti parteciparono attivamente alla Rivoluzione russa del 1917, Victor Serge è sicuramente uno degli osservatori più acuti e critici. Scampato alle purghe degli anni trenta, rifugiatosi in Francia, Serge si impegna a lungo nella denuncia del «tradimento» della Rivoluzione operato da Stalin, ma non smette di ragionare anche sui propri errori, o meglio sugli errori dell'intero movimento rivoluzionario russo, di cui anche lui aveva fatto parte. Non rinnega la rivoluzione, ma ne percepisce col tempo i limiti e ne analizza con rigore la storia, mutando il suo pensiero su molti punti. Questo volume propone due momenti centrali dell'analisi di Victor Serge: il primo (""La Rivoluzione russa""""), del 1938, viene scritto quando Serge è da poco arrivato a Parigi, proveniente dalla prigionia siberiana; il secondo (""""Trent'anni dopo la Rivoluzione russa""""), viene scritto nel 1947, a pochi mesi dalla morte, nell'esilio di Città del Messico. Come nota David Bidussa nella prefazione, si tratta di due scritti che rappresentano «l'alfa e l'omega» dell'ultima stagione pubblica di Victor Serge. Sopra ogni cosa aleggia il concetto di totalitarismo e il tradimento di un'idea: a trent'anni dai fatti rivoluzionari, degli ideali che avevano animato le piazze non resta niente. Tutto viene messo in discussione e non resta che ripartire su nuove basi, prendendo le distanze dal passato."" -
L' ombra della paura
Sei pronto a morire per la tua famiglia. E a uccidere?rn«Sottili strati di paranoia e ricordi sapientemente evocati per far emergere le paure profonde di tutti, soprattutto di chi ha figli.» - Fiona Bartonrnrn«L’ombra della paura mette in discussione i nostri principi morali. Rende il lettore quasi complice di omicidio. Una grande sfida.» - Herman Kochrn «Kurbjuweit gioca con la psiche del lettore catturandolo in una rete di sospetti e supposizioni, ponendo la classica ma efficace domanda che ruota intorno ai suspense psicologici: cosa avremmo fatto noi al posto della famiglia Tiefenthaler?» - Publishers Weeklyrn«Una crime fiction cerebrale non fine a se stessa, che ci pone dilemmi etici ai quali è utile rispondere.» - BooklistrnrnLa paura. È stata la paura che qualcosa di terribile succedesse alla famiglia del figlio a mandare in carcere per omicidio un anziano signore. La vittima è Dieter Tiberius, l'inquilino del piano sottostante quello di Randolph Tiefenthaler, architetto berlinese di successo.rnPrendendo forse troppo sul serio i doveri di buon vicinato, Tiberius passa per gradi da un'attenzione amichevole a un vero e proprio stalking: spia la coppia del piano di sopra, accusandola, prima velatamente, poi apertamente, di abusi di ogni tipo sui piccoli figli, rivolgendo alla moglie attenzioni sempre più intime. Sicuro che nulla potrà fare la polizia, dopo la denuncia di Randolph, contro una violenza difficile da provare. È così che il nonno dei bambini si decide a fare giustizia da sé, e viene condannato per omicidio. rnMa in questo romanzo è anche l'autore − esperto della materia, per aver subito a sua volta la persecuzione di un vicino di casa ossessivo − a giocare al gatto con il topo, mettendo in scena uno stalking letterario nei confronti del lettore. Così veniamo a sapere, dal racconto in prima persona del protagonista, di altre ossessioni: quella di Randolph per cene solitarie in ristoranti stellati davanti a una bottiglia di vino costosissimo, per esempio; e quella del vecchio signore per le armi. Nei ricordi d'infanzia dell'architetto c'è una collezione di pistole nella casa paterna, e un vago sentore di ideologia nazista nei discorsi del padre.rnPerché Randolph, convinto pacifista, ritiene normale l'atmosfera della casa della sua infanzia? Cosa si nasconde dietro i suoi comportamenti di padre e marito amorevole ma un po' troppo assente, un po' troppo indipendente? Le fragilità sotto l'atteggiamento sicuro di un professionista di successo, e i segreti di vite rispettabili svelati per gradi portano il lettore a provare una sensazione di disagio, poi di inquietudine, poi di terrore, proprio come se fosse vittima di uno stalking. Con una differenza: al sicuro dietro le pagine del romanzo, ci si consegna alla suspense creata dall'autore e dalla mente tortuosa dei suoi personaggi. -
Tre pietre fanno un muro. La storia dell'archeologia
Dall'autore di 1177 a.C. e Gerusalemme assediata, la storia epica e aggiornata dell'archeologia.rnrn«Questo libro ti prende per mano e ti conduce in un ""magical mistery tour"""" archeologico attraverso il globo. Incontrerete archeologi famosi, Esplorerete siti leggendari e vedrete le ultime scoperte ottenute grazie all'uso di nuove tecnologie. L'archeologia è piena di cose meravigliose e Tre pietre fanno un muro, scritto da uno dei più grandi narratori del campo, è un libro necessario.» - Sarah Parcak, University of Alabama, Birmingham, 2016 TED Prizernrn«Intensamente godibile. Cline è un grande narratore nel suo campo. Più di un lettore potrebbe provare l’urgente desiderio di buttarsi su un monticello di terra nelle vicinanze armato di pala e piccone». - The Wall Street Journalrnrn«Vedo cose meravigliose...». Fu questa l'esclamazione di Howard Carter, quando nel 1922 vide per la prima volta da una fessura illuminata con una torcia la tomba di Tutankhamon, ritrovata intatta dopo un sonno millenario. La scoperta di Carter è solo una delle straordinarie storie raccontate da Eric Cline in Tre pietre fanno un muro . C'è tutto quello che una persona curiosa del mondo antico vorrebbe conoscere. C'è la prima scoperta di Pompei, del 1594, e la lunga storia degli scavi nei secoli successivi; ci sono i pionieri della prima archeologia ottocentesca, l'epopea di Troia e Micene; c'è Petra, Masada, le silenziose guardie di terracotta a difesa di una tomba imperiale cinese, ci sono gli ittiti, i minoici, gli inca e gli aztechi. E poi Stonehenge, Altamira, Roma, Olimpia, Cnosso, Ebla, Abu Simbel, Nimrud, Babilonia, Palmira, Ur, Qumran, Mesa Verde, Palenque, Machu Picchu, le misteriose Linee di Nazca. Quasi cento siti archeologici di tutto il mondo, in un racconto entusiasmante della loro storia, accompagnato dalla voce vivida e appassionata di uno dei più importanti archeologi del nostro tempo, che non risparmia aneddoti personali e coinvolgenti resoconti delle ultime tecniche di ricerca e scavo. Con Tre pietre fanno un muro, a quasi settant'anni dalla pubblicazione dell'ormai classico Civiltà sepolte di C.W. Ceram, Eric Cline - l'apprezzato autore che ci ha svelato il collasso repentino della società dell'Età del Bronzo, narrato le guerre di Armageddon e l'infinita sequenza di battaglie e devastazioni subita dalla «città della pace», Gerusalemme - scrive un grande racconto epico: una storia dell'archeologia in grande stile, che racchiude tutte le vicende dell'umanità antica."" -
Golden Hill. Ediz. italiana
New York, colonia inglese, 1746. Uno straniero misterioso sbarca con un credito di mille sterline. A cosa serviranno? Vincitore dell'Ondaatje Prize 2017, prestigioso riconoscimento della Royal Society of Literature rnrn""Un libro raro. Un romanzo ingegnoso basato su una profonda ricerca che riesce a evocare lo spirito di un tempo passato, con grande leggerezza. Un virtuosismo inebriante, e un risultato sorprendente"""" - I giurati dell' Ondaatje PrizernrnNew York, novembre 1746. Quando Richard Smith sbarca a Manhattan proveniente da Londra, la città è ancora un piccolo e operoso porto coloniale (settemila abitanti contro i settecentomila della capitale inglese) dove circola ben poco contante e in alternativa alle monete vengono accettati come valuta persino strani foglietti di carta. Si può perciò immaginare la sorpresa del mercante Lovell quando si vede piombare in ufficio quello sconosciuto, con un documento che gli consente di esigere il pagamento dell'astronomica cifra di mille sterline. Ma chi è Smith? E perché si presenta volutamente come un personaggio misterioso e sfuggente, anche a costo di essere ritenuto un truffatore? E che cosa pensa di fare con quelle mille sterline? Circondato da curiosità e sospetti, Richard va alla scoperta dell'affascinante città, si lascia coinvolgere nella vita locale e anche nel corteggiamento della bella e cinica Tabitha, figlia maggiore di Lovell, preoccupata quanto il padre dalle ripercussioni negative che il pagamento potrebbe avere sulla ditta di famiglia. Fin dalle prime pagine è chiaro che Francis Spufford ammicca al romanzo inglese dell'epoca, ma con gli occhi di chi conosce la storia, letteraria e non, dei secoli a seguire. Un esempio: appena sbarcato, il protagonista ingenuo e distratto viene abilmente alleggerito del portafogli, una disavventura classica, ma poi incontrerà un personaggio che Fielding o Defoe avrebbero forse immaginato ma non raccontato in modo tanto esplicito."" -
L' astrologo quantistico. Storia e avventure di Girolamo Cardano, matematico, medico e giocatore d'azzardo
Un modo completamente nuovo di scrivere di scienza.rnrn""Michael Brooks è il più acuto divulgatore scientifico che ci sia in circolazione"""" - The Independentrnrn""""Girolamo Cardano è il mio mascalzone preferito di tutti i tempi. Michael Brooks lo fa brillantemente rivivere in una serie di conversazioni divertenti, dotte e originali sulle frontiere della fisica. È un esperimento audace e perfettamente riuscito, un tipo completamente nuovo di divulgazione scientifica"""". - Ian StewartrnrnNato, figlio illegittimo, a Pavia, nonostante sua madre avesse tentato con tutti i mezzi di abortirlo, Girolamo Cardano contrae subito la peste dalla sua balia, che ne muore. Lui sopravvive, e non è che l'inizio di una vita avventurosa, blasfema, dotta, geniale, violenta, scapestrata, dissoluta, sfortunata e fortunata, opulenta e misera, a seconda del momento. «Cardano fu un grande uomo con tutti i suoi errori - scrisse di lui Leibniz. - Senza, sarebbe stato ineguagliabile». Tra le molte cose che gli capiteranno in vita menzioniamo: una salute gravemente malferma, più di una fuga dalla peste, l'impotenza sessuale (poi guarita), la laurea in medicina, la nascita di due figli, la perdita di tutti i suoi averi al gioco (più volte), la morte della moglie, la guarigione del vescovo di Edimburgo, l'invito a fermarsi alle corti di Scozia, Francia e Danimarca (rifiutate), l'arresto per uxoricidio del primo figlio e la di lui decapitazione pubblica a Milano, un contrasto durato dieci anni (con diffamazioni a mezzo stampa internazionale) col matematico Niccolò Tartaglia per via della pubblicazione di una formula algebrica segreta, l'invenzione del calcolo combinatorio, la pubblicazione dell'oroscopo di Gesù, l'arresto da parte dell'Inquisizione... e su questo punto incontriamo Girolamo in carcere a Bologna nel primo capitolo di questo libro eccezionale. In mezzo a tutto questo bailamme, Cardano aveva inventato molte cose, e tra queste la teoria della probabilità e i numeri complessi. Quattro secoli dopo scopriamo che proprio probabilità e numeri complessi sono fondamentali per descrivere il mondo quantistico. Michael Brooks riporta in vita per noi questo strano genio rinascimentale e dialogando con lui in prima persona ci insegna le basi della meccanica quantistica, costruendo un libro assolutamente originale e difficile da posare, che non ha eguali nel mondo della divulgazione scientifica."" -
I numeri celebri
«La matematica ha questa particolarità, di non essere compresa dai non matematici», ha detto André Weil, tra i maggiori matematici del secolo scorso. Ecco perché Luciano Cresci ha concepito questi suoi Numeri celebri in forma di svago, dedicandoli proprio a coloro che matematici non sono, a quelli che non andavano bene in matematica e che hanno maturato nei suoi confronti un'avversione un po' intimidita. Qui i numeri non entrano in calcoli complicati, e non richiedono neppure particolari conoscenze. Un solo requisito è indispensabile ai lettori: la curiosità. Il campo numerico si estende ben al di là dei numeri primi, razionali, irrazionali e immaginari che ci suggeriscono i ricordi scolastici. Esistono classi «inaudite» di numeri, che è divertente passare in rassegna: numeri magici, fortunati, perfetti, felici, intoccabili, interessanti, mirabili, figurati; e poi numeri iperreali, surreali, titanici, inaccessibili e persino soprannaturali. Li accomuna la celebrità, il fatto di aver acceso, in filosofi e scienziati, letterati e cabalisti, ma anche in sublimi dilettanti, la voglia di indagare. -
L' isola del non arrivo. Voci da Lampedusa
Come ha reagito la popolazione dell’isola all’enorme pressione mediatica alla quale è stata improvvisamente sottoposta? Cosa pensano i lampedusani degli immigrati? Come reagisce l’Italia che si trova davvero sulla prima linea della più tragica emergenza internazionale degli ultimi anni?rn«Un'antropologo soggiorna a Lampedusa per raccontare il miracolo dell'accoglienza nell'isola che doveva vincere il Nobel. E scoprire che se l'Italia avesse seguito i suggerimenti del medico Pietro Bartolo tutto sarebbe stato diverso» - Robinson, La Repubblicarn""Trecento immigrati, nuovi sbarchi e subito ci si immagina un'armata immensa di persone che ci si para davanti minacciosa. Poi, nella realtà quotidiana, finisce che ognuno di noi incontri uno, due, tre stranieri e che magari si trovi a parlare con loro, ad ascoltarne la voce: allora la massa, frantumata in singole persone, diventa accettabile, non fa più paura"""" rnrnrnrnrnLampedusa è un pezzo dimenticato d’Italia, assente persino dalla cartina del meteo in TV. È una piccola isola, più vicina all’Africa che all’Europa, lunga appena sei chilometri, battuta dal vento, circondata da un mare meraviglioso e abitata da una piccola popolazione, per lo più di pescatori. Di colpo, Lampedusa balzò all’onore delle cronache nazionali una prima volta nel 1986, quando Gheddafi le lanciò contro due missili. Tornò nei telegiornali nazionali con la prima ondata migratoria, dopo la primavera araba, e poi soprattutto con la nuova ondata dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana. Senza volerlo, Lampedusa è così diventata un simbolo: l’avamposto d’Europa, la prima meta delle masse di disperati in fuga dalla guerra e dalla fame. Il 3 ottobre 2013 avvenne la tragedia: un barcone si rovesciò a poche centinaia di metri dalla spiaggia, lasciando in mare trecentosessantotto morti accertati.rnCome ha reagito la popolazione dell’isola all’enorme pressione mediatica alla quale è stata improvvisamente sottoposta? Cosa pensano i lampedusani degli immigrati? Come reagisce l’Italia che si trova davvero sulla prima linea della più tragica emergenza internazionale degli ultimi anni? Per rispondere a queste domande, Marco Aime ha parlato a lungo con gli abitanti, con le autorità e con la gente comune dell’isola. L’isola del non arrivo è il racconto di queste voci, che tracciano un ritratto complesso e plurale, dove tuttavia prevale su tutto la solidarietà tipica della gente di mare."" -
E tu non sei tornato
1944: Marceline, 14 anni, viene deportata insieme al padre ad Auschwitz-Birkenau. Lei si salva, lui no. Oggi ottantanovenne, in queste memorie in forma di lettera al padre, Marceline ricorda con straordinaria chiarezza gli orrori subiti, ma soprattutto rivela l’amore incondizionato che la lega al genitore, le cui parole al momento della deportazione – «Tu tornerai, Marceline, perché sei giovane» – l’accompagnano, spronandola a sopravvivere, per tutto il percorso che la attende, da un campo all’altro, da Birkenau a Bergen-Belsen, da Lipsia a Theresienstadt, fino alla liberazione e al ricongiungimento con la madre e i fratelli.rnLe sue frasi brevi, concise, ci presentano i fatti accaduti man mano che le ritornano alla memoria, e ci raccontano anche il «dopo»: il ritorno a casa, la difficoltà di tornare a una vita normale, le incomprensioni con chi vuole solo dimenticare, il matrimonio con l’intellettuale francese Joris Ivens.rnUn flusso di ricordi breve ma torrenziale, pieno di pathos, animato da un’incrollabile voglia di sopravvivere, rende impossibile staccare gli occhi dalle pagine di una delle testimonianze più forti consegnateci dalle vittime della Shoah. -
Introduzione a Jung
Tenendosi alla larga da quel culto della personalità che traspare in tante biografie di Jung, Ellenberger ci presenta qui un'esposizione rigorosa e imparziale della sua vita e della sua opera: un'esposizione da cui emerge tanto la straordinaria originalità di Jung quanto la fitta trama dei suoi debiti con il pensiero e la letteratura romantici e alcuni grandi maestri della psichiatria dinamica (Bleuler, Janet, Binet, Flournoy). Sulla scorta di una ricchissima documentazione di prima mano, Ellenberger ricostruisce l'intera parabola junghiana: gli anni di apprendistato in cui Jung mette a fuoco la sua nozione di realtà psichica ed elabora alcuni strumenti per la comprensione dei disturbi mentali; l'incontro con la psicoanalisi, dall'amicizia con Freud alla designazione come suo erede e infine alla rottura dei loro rapporti; l'esperienza della malattia creativa prodotta da quel serrato corpo a corpo con l'inconscio e le sue immagini archetipitiche, da cui si cristallizzeranno, negli anni della maturità, il sistema della psicologia analitica e un'eccezionale messe di indagini storico-religiose; la costruzione finale del proprio mito attorno alla figura ormai leggendaria del vecchio saggio di Kusnacht. -
Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato dell'informazione
Internet ha dato ai complottisti e ai bugiardi un mezzo straordinario, questo libro è lo strumento necessario per difendersi dalla loro opera distruttivarnrnLa tanto decantata «democrazia digitale» si situa appena un passo prima della dittatura degli stupidi e dei creduloni. Serve un antidoto, ed è con questo libro che Charles Seife ci viene in soccorso. Non è che prima di internet gli uomini non mentissero, anzi, però internet ha dato ai mentitori uno strumento fantastico e potente per esercitare liberamente la loro paziente opera distruttiva. Sia chiaro: internet è uno strumento straordinario. Grazie al Web oggi siamo in grado di fare cose che fino a pochi anni fa sembravano semplicemente impensabili. Ma, nel bene e nel male, internet è anche una gigantesca cassa di risonanza, nuova di zecca e potenzialmente devastante, che può essere facilmente usata dai malintenzionati. E loro la usano, eccome! Oggi è più che mai necessario capire come può essere usata l’informazione digitale: riconoscendo i segni delle manipolazioni della Rete si può capire come (e perché) la gente sfrutti le proprietà di questo strumento per cercare di alterare la nostra percezione della realtà. Benvenga allora questa guida per gli scettici, un manuale per chi desidera comprendere con chiarezza in che modo la sfera digitale stia influenzando tutti noi. Viviamo in un mondo dove il reale e il virtuale non possono più essere del tutto separati, tanto che a volte c’è ben poca differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Ma non è un gioco indolore: questa «irrealtà virtuale» ha conseguenze che possono essere alquanto spiacevoli. Con una prosa incalzante, ricca dei più strani esempi della manipolazione che si incontra online, Seife riesce a farci ridere di gusto delle «bufale» più clamorose, anche se – in questo caso – ridere può rivelarsi il miglior antidoto a nostra disposizione per non essere abbindolati e per difendere internet dal lato sbagliato dell’informazione. -
E il Signore parlò a Mosè. Come la Bibbia divenne sacra
Una sintesi solidamente argomenta e singolarmente godibile di lontani avvenimenti storici e una finestra aperta sull'origine di due fedi tra le più importanti e longeve -
Armageddon. La valle di tutte le battaglie
4000 anni. 34 battaglie. Uno dei più importanti crocevia di civiltà della storiarnC’è un luogo della bassa Galilea, nell’odierno Stato d’Israele, che ha forse visto il maggior numero di battaglie al mondo: è la valle di Jezreel, Esdraelon nella Bibbia. Su una collina, ai margini della fertile piana sottostante, sorge Megiddo, una delle città più antiche di cui si abbia notizia. Abitata fin dal 7000 a.C., oggi è un sito archeologico offerto ai turisti, ma a suo tempo fu una potente città-stato, situata strategicamente sul crocevia degli antichi sentieri che collegavano tra loro le superpotenze dell’antichità: Mesopotamia (a Oriente), Egitto (a Meridione) e Anatolia (a Settentrione). Pochi chilometri verso Occidente si apre il Mar Mediterraneo, con le sue rotte commerciali e le sue navi da guerra a solcarne le onde. Qui il faraone Pepi I combatté nel 2350 a.C. una delle prime battaglie di cui si abbia notizia storica; qui, quasi mille anni dopo, Thutmose III sconfisse i cananei, e cinque secoli dopo re Saul e suo figlio Gionata vennero uccisi dai filistei. Luogo strategico di un’eterna «periferia contesa», Megiddo vide passare le armate di tutti gli eserciti, dalle truppe romane di Vespasiano (67 d.C.) all’ondata irresistibile degli arabi (946), dai bizantini (975) ai Crociati (1187), dai Mamelucchi (1270) a Napoleone (1799), per finire con gli inglesi del generale Allenby (1918) e gli israeliani della base aerea di Ramat David (1973). Tutto in un fazzoletto di terra. L’ebraico Har Megiddo, «monte di Megiddo», a un orecchio greco suona «Armageddon», e non è un caso che proprio qui venga posta nel libro dell’Apocalisse la battaglia definitiva tra il Bene e il Male. Eric Cline rende viva sotto i nostri occhi questa piccola valle e le sue molte battaglie, raccontandoci con prosa avvincente tutte le luminose speranze, le vittorie inebrianti e le tragiche sconfitte che hanno fatto di questo luogo uno dei punti in assoluto più contesi del pianeta, in ogni epoca.