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Cambiare l'acqua ai fiori
Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse, presieduto da Michel Bussi, con la seguente motivazione: “un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”.rn«Per chi ama l'originalità e l'ironia intelligente della comédie française, sarà un piacere leggere ""Cambiare l'acqua ai fiori"""" di Valérie Perrin» - Venerdì di Repubblicarn«Una storia che con toni lievi preme sul cuore, Violette è una protagonista che fa bene e non somiglia a nessun'altra» - la Stamparn«Un libro sull'amore silenzioso. Un romanzo che vorresti non finisse mai» - Luciana Littizzettorn«Un romanzo avvincente, commovente e ironico la cui lezione universale è la bellezza della semplicità e l’eterna giovinezza in cui ci mantiene il sogno»rnrnViolette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, larnprotagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grandernpersonalità e una vita piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nellarnsua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, èrnsempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia sirnpresenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di esserernsepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto.rnDa quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti erncerte anime, che parevano nere, si rivelano luminose. Attraverso incontri, racconti, flashback, diari erncorrispondenze, la storia personale di Violette si intreccia con mille altre storie personali in un caleidoscopiorndi esistenze che vanno dal drammatico al comico, dall’ordinario all’eccentrico, dal grigio a tutti i colorirndell’arcobaleno. La vita di Violette non è certo stata una passeggiata, è stata anzi un percorso irto dirndifficoltà e contrassegnato da tragedie, eppure nel suo modo di approcciare le cose quel che prevale semprernè l’ottimismo e la meraviglia che si prova guardando un fiore o una semplice goccia di rugiada su un filornd’erba."" -
Dopo l'onda
Dalla pluripremiata autrice di Resta la polvere, un romanzo sconvolgente, che racconta la resilienza, l’amore e tutti quei legami, invisibili ma fortissimi, che cementano una famiglia.rn«Tra l’attesa e la speranza, la sofferenza e l’angoscia, l’autrice ha scritto un romanzo sconvolgente sull’amore, la famiglia, le scelte impossibili» – Le Parisien rn«Il clima è cambiato, ha perso ogni regola. In seguito al maremoto, sulle coste si abbatte un violento tsunami che sommerge le terre per chilometri e chilometri. Tutto finisce sott'acqua, strade, città, paesi, e una nuova costa si forma sulle cosiddette terre alte, quelle che prima erano le montagne. In quel nuovo oceano improvvisamente dilatato si sono salvate pochissime alture, cime di colline particolarmente elevate diventate isolotti in un mare di cui non si vedono i confini.»rnSu una di queste isole tagliate fuori dal mondo sorge la casa di padre, madre e nove figli, una tribù unita e chiassosa che si ritrova a dover lottare per la sopravvivenza in condizioni estreme. Ma le acque continuano a salire, sia pure lentamente. Finiranno per inghiottire la casa, e loro non hanno altra scelta che andarsene. Hanno una barca, ma non c'è posto per tutti, così il padre decide di abbandonare tre figli sull'isola, portare in salvo gli altri e poi tornare a prenderli. Il viaggio si rivela un'odissea fatta di tempeste improvvise, mostri marini, pericoli, fame e sete. Dopo tragiche peripezie riescono finalmente a raggiungere le terre alte, ma vengono informati che l'isolotto sul quale avevano lasciato tre figli non esiste più, è stato completamente sommerso. La madre impazzisce, ruba una barca per andare a vedere con i suoi occhi quel che non c'è più. Nel frattempo i tre figli rimasti sull'isola vedono l'acqua salire con spietata costanza, ne misurano ogni giorno l'avanzata, si ritirano sempre più in alto nella speranza che il padre venga a riprenderli, ma non hanno quasi più cibo, l'isola continua a essere spazzata dalle tempeste e nessuno appare all'orizzonte per salvarli, tranne un assassino ben determinato a portarsi via le loro ultime provviste e lasciarli affogare come topi. -
L' appeso di Conakry
Dall’autore dell’Uomo dei sogni e del Collare rosso,rnun giallo frizzante alla Graham Greene,rntra atmosfere tropicali e intrighi internazionali.rn«Rufin conosce di prima mano le cose che racconta. E soprattutto, è in grado d'immergere la trama in un'atmosfera africana» - InternazionalernrnCom'è possibile che Aurel Timescu, con il suo accento rumeno e la sua aria da anni Trenta, sia Console di Francia? Eppure è così, anche se nella diplomazia transalpina ricopre ruoli subalterni e viene assegnato a incarichi di second'ordine. Questa volta è in piena Africa, più precisamente in Guinea, lui che odia il caldo. Prova a resistere, suda, di notte beve Tocai e suona il piano. Fino al giorno in cui avviene finalmente l'unica cosa che può ancora appassionarlo: un delitto senza spiegazione apparente. Viene ritrovato un ricco turista bianco appeso all'albero maestro del suo yacht. Morto. La polizia locale e le autorità diplomatiche francesi brancolano nel buio. Ma Aurel, lo strano Console, avvia la sua indagine personale. Vestito con il suo cappottone invernale nonostante i quaranta gradi all'ombra, ispirato dalle sue notti di alcol e di musica, si lancia senza paura in un'avventura che lo porterà dai bassifondi africani alle vette della finanza internazionale. -
Noi, l'Europa
Una storia d'Europa come non l'avete mai letta«Lo scrittore francese ripercorre il racconto che ha portato all’Europa così come la conosciamo da che era solo un’idea - fissandone la nascita nel 1848» - Eugenio Giannetta, L'Avvenire«Si legge d'un fiato, e la sua carrellata di storia e problemi attraversa il novecento di due guerre mondiali piene di morte, e di una guarra fredda mai davvero finita» - Goffredo Fofi, L'InternazionalernChi siamo adesso? Quello che condividiamo è l'aver attraversato il fuoco, essere stati ognuno vittima e carnefice, gioventù imbavagliata e mani sporche di sangue. Quello che condividiamo è l'umanesimo inquieto. Sappiamo ciò che l'uomo può fare all'uomo, conosciamo l'abisso, siamo stati inghiottiti dalla sua profondità. Ciò che ci lega è essere un popolo angosciato che conosce l'ombra che è in sé. L'Europa è una geografia che vuole diventare filosofiarn«Da un po' di tempo l'Europa sembra aver dimenticato di essere figlia dell'epopea e dell'utopia. Ormai inaridita, non riesce a ricordarlo ai suoi cittadini, è troppo lontana, disincarnata, spesso suscita soltanto una noia disillusa. Eppure la sua storia è un ribollìo permanente. Tanto fuoco e morte, ma anche tante invenzioni e arte. La letteratura, forse, è in grado di ricordarci che il racconto europeo è una storia di muscoli, di verve, di fervore, collera e gioie. Le parole della letteratura, forse, possono riportare al cuore del racconto la convinzione e l'impeto senza i quali non si fa niente.» -
La guerra dei poveri
«Gli esasperati sono così, un bel giorno sgorgano dalla testa dei popoli come i fantasmi sbucano dai muri.»rn«Vuillard racconta con uno stile irresistibile» – Robinsonrn«Breve e fulminante libro in cui lo scrittore affronta una vicenda e personaggi reali con una spregiudicata libertà di sguardo» – Il Venerdìrn«Narrazione agile, compatta e concentrata, a cui uno stile acuminato e l’uso del presente conferiscono un elevato potenziale evocativo» – Vanni Santoni, La LetturarnrnAlcune guerre sono celebri, per esempio le guerre napoleoniche, le guerre d'indipendenza o le guerre mondiali. Di altre non si sa niente: sono le guerre dei poveri, quelle che nei libri di storia del liceo vengono ricordate al massimo come non meglio identificate “rivolte contadine”. Eppure comportavano armi, campi di battaglia, morti e feriti come in qualunque altra guerra. Raccontandoci la storia di Thomas Müntzer (c.1489-1525), prete al tempo degli albori della Riforma e condottiero di disperati, Vuillard ci fa penetrare tra le maglie più strette di quelle sommosse popolari che hanno sconvolto la Germania nei primi anni del Cinquecento e, prima, le campagne inglesi del Trecento e del Quattrocento. L'interessante denominatore comune delle varie guerre dei poveri è che si appoggiano su motivazioni religiose, e non a caso a capeggiarle sono spesso uomini di chiesa, il cui punto di partenza è la Bibbia. Il popolo, da secoli schiacciato dai nobili e dal clero, non ha da sé la forza di ribellarsi, ma la trova quando il predicatore illuminato (o pazzo, o eretico, o fanatico, a seconda dei punti di vista) lo fa riflettere: perché Dio, il dio dei poveri, ha bisogno di tanto sfarzo? Perché i suoi ministri hanno bisogno di tutto quel lusso? Perché Dio è stranamente sempre dalla parte dei ricchi? Domande che all'epoca erano a dir poco sovversive, ma che forse ogni tanto faremmo bene a porci anche oggi. -
Il piccolo serpente
Un racconto che ha del prodigioso, commovente, vivace e intriso di ironia e profondità. Una storia irresistibile sull'amicizia, sulla fragilità dei sentimenti umani, sull'amore e sulla perdita, capace di incantare in egual misura grandi e piccini.rnrn«Un'incantevole fiaba moderna» – Financial Timesrnrn«Una favola solo apparentemente semplice, che parla con delicatezza, di amicizia e gentilezza verso gli estranei, di politica e di migrazioni, della vita e di ciò che, della vita, è difficile da accettare ma ineluttabile» – Cristina Taglietti, Corriere Setternrn«Un inno alla vita e alla bontà, questa favola moderna, che omaggia il capolavoro di Saint-Exupéry» – Il VenerdìrnrnrnUna domenica d'inverno, in un minuscolo giardino sul tetto di un palazzo e sotto un cielo punteggiato di aquiloni, una bambina fuori del comune fa un incontro molto speciale. Lei si chiama Mary e ha una fantasia prodigiosa. Lui è un serpente ed è altrettanto meraviglioso: è più veloce del vento, si può trasformare in qualsiasi cosa desideri e, assaggiando l'aria con la lingua, riesce a sentirti l'anima. L'incontro, e l'inizio di un'amicizia, cambierà le loro vite per sempre. Gli anni passano e mentre Mary cresce, diventando donna e innamorandosi, anche il serpente cambia. Non è mai successo prima, ma l'amore che sente nel cuore per la sua amica – spesso così lontana – lo porta a osservare con occhi nuovi quella terra per lui così antica e familiare e le povere creature abbandonate che la abitano. In un mondo che prosegue la propria folle corsa, stritolando ciò che incontra sul proprio cammino, Mary dovrà fuggire incontro a un destino migliore, senza sapere se riuscirà mai a rivedere il suo amico serpente. Commovente, vivace e intriso di ironia e profondità, «Il piccolo serpente» è – al pari dei suoi protagonisti – un racconto che ha del prodigioso. Una storia irresistibile sull'amicizia, sulla fragilità dei sentimenti umani, sull'amore e sulla perdita, capace di incantare in egual misura grandi e piccini. Un'opera che nasce già con l'autorevolezza di un classico, destinata a lasciare un segno indelebile nel mondo affettivo di ogni lettore. -
La donna in rosso
Dopo Il secondo cavaliere una nuova appassionante indagine dell'ispettore Emmerich nella Vienna in rovina all'indomani della Prima guerra mondiale.rn«Questa seconda indagine è impressionante per la precisione storica e l’atmosfera intensa. Lo stile è di prima classe. Insomma, assolutamente affascinante» – Brigitternrn«Vienna tra le due guerre: una città oppressa dalla miseria e dalla rassegnazione. Il quadro dipinto da Alex Beer fa emergere il libro come un sofisticato giallo di atmosfera» – Newsrnrn«Alex Beer si distingue ancora per il suo lavoro di ricerca. Il nuovo caso dell’ispettore August Emmerich è finanche migliore del primo» – MaximarnrnVienna, 1920: un luogo di contrasti estremi tra miseria nera, incertezza politica e scatenata vita notturna. Nel bel mezzo dei disordini del dopoguerra un noto politico viene assassinato e tutti i funzionari di polizia disponibili vengono sguinzagliati nelle indagini – tutti tranne uno. August Emmerich, bollato dai colleghi come ""storpio"""" a causa di una ferita riportata in guerra, deve accontentarsi di occuparsi di noiose scartoffie e di un caso palesemente irrilevante. Nel frattempo i colleghi trovano un colpevole alla svelta. Troppo alla svelta, per come la vede Emmerich. Gli rimangono solo 72 ore di tempo per trovare il vero assassino, che ha già preso di mira la prossima vittima. Comincia così una disperata corsa contro il tempo, ed Emmerich fa una macabra scoperta..."" -
Fratello grande
Vincitore del Premio Goncourt per il Primo Romanzo nel 2017.rnrn«Con un linguaggio parlato molto efficace, Guven passa dall'affresco sociale al noir su uno sfondo di jihad. Sorprendente, illuminante, ma anche buffo» – Le Nouvel Obsrnrn«Mahir Guven ha costruito una storia che intrattiene e fa riflettere senza moralismi e pregiudizi. E sedimenta nella memoria due personaggi struggenti» – Robinsonrnrn«Romanzo d'emozione, dalla scrittura nervosa e diretta, ""Fratello grande"""" è stato una rivelazione in Francia» – TuttolibrirnrnSono tornato a casa sconvolto, assalito da uno tsunami di ricordi, sommerso dalle mie angosce, la camicia fradicia di sudore. Sono riemerso una mezz'ora dopo. Quello alla stazione dei pullman era proprio mio fratello, non sono matto. L'ultima foto che ho di lui risale a quando sono tornato dall'esercito. L'ho guardata e riguardata tutta la notte, e in diverse condizioni mentali, strafatto di erba, poi invece lucido, e la conclusione, senza alcun dubbio, era che non avevo sognato. Dov'era? Che cosa voleva? Perché non aveva chiamato? Un pezzo di merda. Un bastardo. E lo è sempre stato. Veniva lui e solo lui, prima di chiunque altro, prima della famiglia, del padre, della vecchia, di me. Il signor infermiere. Il signor volontario islamista. Salvare il mondo, come no. Solo per tirarsela. Per fare il capetto. E dare lezioni di morale a tutti.rnrnFratello grande è un autista Uber. Chiuso undici ore al giorno nella sua auto con la radio sempre accesa, rimugina sulla vita e sul mondo che gli passa davanti o dentro il taxi. Fratello piccolo, l'idealista della famiglia, è partito da mesi per la Siria come infermiere con un'organizzazione umanitaria musulmana e non ha dato più notizie. Un silenzio che logora il fratello e il padre in attesa di una risposta alla domanda: perché è andato? Una sera suona il citofono. Fratello piccolo è tornato... In questo continuo perdersi e cercarsi dei due fratelli, in una famiglia con le radici strappate, in un mondo dove ogni giorno il giusto e lo sbagliato si rovesciano, sta la forza sorprendente di questo romanzo di avventure e di idee."" -
Marinai perduti
«Il finale, tra afrori di angiporto e profumo di basilico, è come un bicchiere di rum tracannato tutto d'un fiato: toglie il respiro, ma scalda.» – La Stampa, TuttolibrirnMarinai perduti è – tra quelli di Jean-Claude Izzo – il romanzo del Mediterraneo. Innanzitutto per i personaggi: il libanese Abdul Aziz, comandante di una nave condannata al disarmo; il greco Diamantis, suo secondo a bordo e poeta; il turco Nedim; le donne, Céphée, Melina, Aysel, Amina, Mariette, Gaby, Lalla, amate, perse e cercate nei porti del nostro mare. Poi c'è Marsiglia, città di esuli, di meticci, dove ogni incontro è possibile. C'è la luce del Mediterraneo, la sua storia, le leggende, i miti, la tragedia. È il mare che intreccia i destini di questi personaggi.rnSolo i greci – pensa Diamantis – avevano tante parole per definirlo: “Hals, il sale, il mare in quanto materia. Pelagos, la distesa d’acqua, il mare come visione, spettacolo. Pontos, il mare spazio e via di comunicazione. Thalassa, il mare in quanto evento. Kolpos, lo spazio marittimo che abbraccia la riva, il golfo o la baia...”. -
Reincarnation blues. Ediz. italiana
Reincarnation Blues ci porta ovunque, dall'antica India a una colonia penale posta su una lontana galassia del futuro, con soste a Vienna, sul Sole e nell'Ohio. Vivendo ogni tipo di esistenza immaginabile, Milo, il protagonista, avrà la possibilità di scoprire cosa renda perfetta una persona.rnrn«Lo stile immaginifico di Poore riecheggia un eclettico miscuglio di scrittori: Terry Pratchett, Neil Gaiman, Samuel Delany, Kurt Vonnegut. Godibilissimo, ""Reincarnation Blues"""" è un tour de force di fantasia e humour, nonché un vero e proprio inno alla vita» – Booklistrnrn«Lo stile di Poore è dannatamente rock» – Andrea Marcolongo, Tuttolibri-La StamparnrnAl centro del romanzo troviamo Milo, un'anima davvero antica: ha già vissuto 9.995 volte e non ha nessuna intenzione di smettere. Anziché cercare di raggiungere la perfezione, il nirvana, che gli sembra una cosa piuttosto noiosa, egli preferisce infatti continuare a vivere una vita dopo l'altra rimanendo nel ciclo della reincarnazione, così da poter continuare la sua relazione con la Morte (o """"Suzie"""", come preferisce essere chiamata). Ciò che ancora Milo non sa è che le anime non sono eterne: si sta rapidamente avvicinando il momento in cui il suo ciclo si esaurirà e lui sarà cancellato per sempre se non raggiungerà la perfezione. Avrà solo altre cinque vite per provarci, e gli serviranno tutte per riuscire a salvare se stesso e, forse, l'intero genere umano."" -
La scimmia e il caporale
Una Puglia assolata e riarsa, afflitta dal caporalato, è al centro della nuova indagine di Vittore Guerrieri, l’improbabile indagatore creato dalla penna rigogliosa di Caterina Emili.rnrnrnAncora un amore sconclusionato e ancora un terribile delitto dove la colpa è peggiore dell’assassino. Ancora una volta Vittore Guerrieri - venditore di olio e formaggi, assatanato di casinò, personaggio sottotraccia e dalla vita sconclusionata - sprofonda in una Puglia che dapprima gli appare dolcissima e poi scopre la sua faccia peggiore. Eppure pensava d’aver trovato finalmente pace a Ceglie Messapica, a pochi chilometri dal mare, terra di pietre e di olivi proprio come la sua Umbria da cui è scappato giovanissimo. Addolorata, detta Lota, figlia degli antichi zingari di Latiano, conquista l’anima del protagonista e quasi riesce ad annientarla, in uno squallido scenario di sfruttamento dove si muovono come mangime per i pesci creature innocenti, destinate a soccombere. Vittore e il suo amico maresciallo Tamurri cercano il bandolo della matassa del caporalato, piaga secolare nei campi pugliesi, che tutto sporca e tutto travia. E neanche il cadavere della giovane Katarina, riportato alla luce da un cane in cerca del tasso, u melogn come lo chiamano nel brindisino, riesce a sparigliare le carte. Ma Vittore salva il suo cuore e si libera da una schiavitù che la sua morale, seppure squinternata, non potrebbe mai accettare. -
Medea. Voci
La figura di Medea ci è stata consegnata da Euripide soprattutto come la madre che ha ucciso i propri figli, la violenza irrazionale contrapposta alla razionalità patriarcale della civiltà greca. Christa Wolf ribalta questa versione con una vera e propria indagine riallacciandosi alle fonti antecedenti Euripide.rnrnNel romanzo di Christa Wolf, Medea è una donna forte e libera, una ""maga"""" depositaria di un """"sapere del corpo e della terra"""". È questo """"secondo sguardo"""" che le fa scoprire un orribile segreto nascosto nel sottosuolo del palazzo reale di Corinto. Medea dovrà pagare per aver svelato il crimine su cui si fonda il potere. Non saprà né vorrà difendersi perché - dopo aver abbandonato la natia Colchide, anch'essa macchiata di sangue innocente - non ha più radici né ideali che la sostengano. Dopo dieci anni da Cassandra, Christa Wolf torna al romanzo con Medea, ricorrendo come in quella felice occasione alla riscrittura radicale del mito. La figura di Medea ci è stata consegnata da Euripide soprattutto come la madre che ha ucciso i propri figli, la violenza irrazionale contrapposta alla razionalità patriarcale della civiltà greca. Christa Wolf ribalta questa versione con una vera e propria indagine riallacciandosi alle fonti antecedenti Euripide."" -
La vendetta del perdono
Cosa accade quando il perdono si rivela una vendetta per chi lo concede e una condanna per chi lo riceve?rnQuattro storie sorprendenti dal maestro del racconto.rnrnAh, il perdono! Gesto meraviglioso grazie al quale chi perdona viene affrancato dal risentimento e chi è perdonato viene sollevato dal senso di colpa per aver compiuto il misfatto. Ma cosa accade quando il perdono si rivela una vendetta per chi lo concede e una condanna per chi lo riceve?rnÈ il tema dei quattro racconti di Eric-Emmanuel Schmitt raccolti nel volume La vendetta del perdono, dal titolo di uno dei quattro. Con la consueta spigliatezza e ironia l’autore ci presenta quattro situazioni in cui l’atto di bontà diventa il mezzo di una vendetta sottile, quasi sadica, contro il destinatario della stessa bontà.rnCosì abbiamo la storia di Lily, la gemella buona e brava che perdona alla sorella Mosetta di essere invidiosa e subdola; la storia di Mandine, che perdona a William di averla sedotta e abbandonata; la storia di Élise, che perdona a Sam Louis di aver violentato e ucciso sua figlia; e infine la storia dell’anziano aviatore Werner von Breslau, che perdona a se stesso di non essersi opposto al nazismo nel decennio che ha sconvolto il mondo. L’epilogo di ognuna delle quattro novelle ci ricorda che il risultato delle nostre azioni non è sempre quello che ci aspettiamo. E se a descriverlo è la penna di Schmitt, possiamo star certi che il finale inatteso è sempre un magistrale coup de théatre. -
Disorientale
Uno dei maggiori successi editoriali dell’ultimo anno in Francia.rnrn«Emozionante, divertente, intenso e drammatico» - Ellernrn«Una voce che incanta e al tempo stesso ci stringe dolorosamente» - Le Monde des livresrnrn«Un’epopea romanzesca» - Le Figaro littérairernrnrnIn esilio a Parigi dall’età di dieci anni, Kimiâ, nata a Teheran, ha sempre cercato di tenere a distanza il suo paese, la sua cultura, la sua famiglia. Ma i jinn, i genii usciti dalla lampada (in questo caso il passato), la riacciuffano per far sfilare una strabiliante serie d’immagini di tre generazioni della sua storia familiare: le tribolazioni degli antenati, un decennio di rivoluzione politica, il passaggio burrascoso dell’adolescenza, la frenesia del rock, il sorriso malandrino di una bassista bionda…rnUn affresco fiammeggiante sulla memoria e l’identità; un grande romanzo sull’Iran di ieri e sull’Europa di oggi.rnrnPremio 2016 per il miglior esordio letterario della rivista Lire.rnPremio 2016 dello Stile.rnPremio delle Librerie Folies d’Encre & L’Autre Monde. -
L' età d'oro
La famiglia Gold è sopravvissuta all'Olocausto in Ungheria ed emigra in Australia, dove però il figlio adolescente Frank si ammala di poliomielite. Nel sanatorio chiamato The Golden Age incontra una coetanea, Elsa, e se ne innamora. Nel frattempo le loro famiglie sono alle prese con problemi d'identità e d'integrazione. La mamma di Frank, Ida, pianista famosa quando viveva in Ungheria, rifiuta l'idea che la sua nuova casa sia in questo lontano e semidesertico continente. Anche la madre di Elsa, Margaret, fatica a reggere il colpo della malattia della figlia. Lo splendore del rapporto amoroso tra i due ragazzini donerà nuova luce alle vite di tutti questi personaggi. -
Ninfee nere
Il bestseller di Michel Bussi ritorna in forma di graphic novel, con le straordinarie tavole di Didier Cassegrain che danno vita e colore alla città di Giverny - immortalata da Monet - e a i suoi personaggi.rn«Una graphic novel che ha il fascino pittorico di una favola noir» – Luca Crovi, Il GiornalernA Giverny, in Normandia, la casa di Monet, e in particolare il giardino e il celeberrimo laghetto delle ninfee più volte ritratto dal grande pittore, sono meta di turisti e appassionati d’arte. È in questo quadro idilliaco che l’ispettore Laurenç Sérénac si trova a dover risolvere il caso dell’omicidio di Jérôme Morval, insigne chirurgo oftalmologo, trovato ucciso con un bizzarro rituale sulle rive del ruscello fatto costruire da Monet, deviando il corso di un fiume, per alimentare appunto il laghetto delle ninfee. Gli indizi sono pochi e contraddittori, una strana omertà regna in paese, si scava nelle ombre della vittima, nel giro dei mercanti d’arte, si viene a sapere che Morval era un appassionato di impressionismo da anni sulle tracce di un Ninfee di Monet, una misteriosa ipotetica ultima tela del maestro mai ritrovata, ma quanto all’omicida la polizia brancola nel buio. L’unica che sembra disposta a collaborare con le indagini è Stéphanie, la bella maestra di Giverny, di cui l’ispettore puntualmente si innamora. Salvo il fatto che Stéphanie è anche la moglie del sospettato numero uno. La faccenda si complica quando torna alla luce un analogo delitto commesso nel 1937, un bambino trovato ucciso con le stesse modalità nello stesso identico punto... -
Félix e la fonte invisibile
Con lo stesso spirito di Oscar e la dama rosa e Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Schmitt interroga i misteri dell’animismo, la forza delle credenze e dei riti che nascono da un pensiero spirituale profondamente poetico.rnrnrnFélix è un bambino senegalese di dodici anni nato e cresciuto a Parigi. Vive con Fatou, la madre, proprietaria di un piccolo bistrot colorato e accogliente a Belleville, frequentato da stravaganti personaggi che per il bambino costituiscono una vera e propria famiglia. La situazione precipita quando Fatou, volendo vendere il bar per comprare un locale più grande, si trova coinvolta in un groviglio burocratico-amministrativo che la immobilizza: la situazione la porta gradualmente alla pazzia, arrivando persino a smettere di reagire, parlare, ascoltare. Provvidenziale in quel frangente è l’arrivo del padre biologico di Félix, scomparso da dodici anni. Insieme portano Fatou in Africa alla riscoperta delle sue radici, sperando che il viaggio la scuota dal suo torpore patologico. Sarà solo grazie all’intervento di Papa Loum, l’uomo-medicina, che Fatou sfuggirà per un pelo alla morte, ritroverà se stessa e svelerà a Félix il segreto della fonte invisibile. Una storia struggente, ma anche comica, di cui Schmitt si serve per esplorare i misteri dell’animismo, una storia la cui morale di fondo è che la razionalità europea e l’immaginazione africana possono concorrere insieme a offrire all’umanità una visione della vita più piena e completa. -
Il patto dei Labrador
Dall’autore di Come fermare il tempo e Vita su un pianeta nervoso, una storia di devozione frizzante e originale, raccontata da un narratore d’eccezione: il labrador Prince.rnrnrnGli Hunter sono una famiglia come tante, alle prese con i problemi quotidiani di tutte le famiglie: il lavoro, i figli adolescenti, un matrimonio all’apparenza solido, i soldi che non bastano mai. Gli Hunter però non sono soli: possono contare sull’affetto e la protezione del loro cane, un labrador molto saggio che veglia su di loro e cerca di salvaguardarli in tutti i modi dalle minacce del mondo esterno e da loro stessi. E Prince userà tutte le sue armi «da cane», ma soprattutto il suo cuore, la sua saggezza e la sua devozione assoluta, che lo condurranno anche a tradire il Patto dei Labrador, pur di proteggere i suoi padroni. Decisione che gli costerà molto cara. -
La mia devozione
Cosa resta di una vita di devozione se non il diritto di distribuirne le colpe?rnrnrnFrank è un pittore contemporaneo di successo, Helen una letterata. Entrambi figli di diplomatici, si conoscono fin da bambini. Insieme trovano la forza di sottrarsi all’oppressione delle rispettive famiglie, e insieme cominciano una nuova vita ad Amsterdam, negli anni Sessanta, sostenendosi a vicenda. Helen è una donna precisa, seria, logica. Frank è esattamente il contrario, un artista disordinato e senza regole. Due caratteri opposti e complementari che condividono un’esistenza libera, da compagni di strada. Si capiscono al volo anche senza parlare, sono i migliori amici l’uno per l’altra, con la piccola differenza che Helen è innamorata persa di Frank, anche se non osa mai dirglielo. Così la vita procede tra successi lavorativi e matrimoni falliti di entrambi, tra fughe e ritorni, tra metropoli e campagne isolate, tra momenti di pura felicità e scatti di rabbia, tra lunghe e profonde chiacchierate e fasi di silenzioso rancore, fino alla grande tragedia che sconvolgerà la vita di entrambi e li porterà a separarsi definitivamente. Solo alla soglia degli ottant’anni Helen troverà il coraggio di dire a Frank che l’ha sempre amato. Lo fa a Londra, quando si incontrano casualmente per strada dopo più di vent’anni che non si vedevano. «Stavolta non parlerai, Frank» dice Helen. «Parlerò soltanto io. Ti racconterò tutta la nostra storia fin dall’inizio, perché anch’io ho bisogno di sentirla». E la storia raccontata da Helen è il testo di questo romanzo al femminile, un romanzo struggente e profondo, ma anche ironico, che esplora la complessità dei sentimenti che una donna può avere nei confronti di un uomo fino a limiti estremi talvolta inconcepibili, ma sempre veri. -
Oppio e altre storie
Scritti tra il 1905 e il 1912 anno in cui l’autore raggiunse l’apice del successo questi 19 racconti hanno come ambientazione interni di agiate famiglie borghesi in cittadine di provincia dove il tempo non scorre mai. Tutto sembra tranquillo e rassicurante fino a quando la tragedia esplode assumendo forme raccapriccianti: adulti in preda a visioni orrorifiche vittime del cinismo dei loro compaesani; bambini diabolici che torturano animali uccidono la madre impiccano la compagna di giochi immersi in un’atmosfera di terrore e di crudeltà ancora più opprimente e asfittica della cappa polverosa che grava sul mondo regolare e scialbo dei loro genitori.