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Bussola
Con questo straordinario romanzo-fiume uno dei più raffinati autori francesi ha vinto il Premio Goncourt nel 2015. Bussola è la storia d'amore tra Franz, uno specialista dell'Oriente, e Sarah, anch'essa studiosa delle civiltà orientali, un amore che dura anni e si snoda attraverso Europa, Iran, Siria e Turchia. Ma è anche la storia di un altro amore tormentato: quello tra l'occidente e l'oriente. Un amore raccontato attraverso le centinaia di storie di coloro, donne e uomini europei, che nel corso dei secoli hanno dedicato le loro vite (e spesso le hanno perse tragicamente) all'inseguimento di questa passione ""impossibile"""". Con un'erudizione impressionante che non offusca mai il piacere della lettura, Enard racconta le vite avventurose e appassionate di scrittori, avventurieri, musicisti, viaggiatrici che si sono lasciate ammaliare dall'esotismo e dalla sensualità di luoghi come la Persia, Costantinopoli, Palmira; luoghi di questa passione divisa tra miraggio e illusione da una parte e vite reali e ben concrete dall'altra. Cos'è stato l'orientalismo? Un miraggio del deserto favorito dai fumi dell'oppio, dai profumi delle spezie e dalle mire coloniali dell'Europa, o un vero incontro tra culture diverse ma complementari, l'una bisognosa dell'altra, alla continua ricerca dell'Altro che ci completa?"" -
Solea
Con questo magistrale romanzo Jean-Claude Izzo chiude la trilogia marsigliese avviata con Casino totale e Chourmo. Il successo inatteso e strepitoso dello scrittore marsigliese, che ha fatto letteralmente irruzione nella scena letteraria francese piuttosto tiepida suscitando entusiasmi e passioni, è il felice connubio tra un ritmo trascinante di scrittura e un romanticismo che commuove il lettore e lo coinvolge. L'umanità di Montale – ex poliziotto, lupo solitario dal cuore ferito, in un mondo schifoso dove per denaro e per potere si commette qualsiasi atto crudele – è un'umanità forse anche esasperata (lui stesso dice di avere ""i sentimenti a fior di pelle""""), però mai ideologica. Si nutre dei dettagli della vita vera: gli amori innanzitutto, le amicizie, la musica (Solea è un brano di Miles Davis), il pastis, il vino, il mare e il cielo di Marsiglia. In Solea lo scontro con il sistema degli intrecci illeciti tra imprese, politica e malavita è violentissimo. Ma al di là della posta politica, il romanzo è un'esplosione di rabbia per questa vita che avrebbe potuto essere bella, per questi amori che non si sanno vivere."" -
Cari agli dèi
Seguendo Menandro e l'antica convinzione che gli dèi prendono con sé i giovani che possono allietare la loro noiosa e olimpica vita – se l'eternità è vita... – Fofi evoca i ""morti giovani"""" di più generazioni ed epoche, dal tempo della guerra e della Liberazione, dalla sua provincia d'origine e da Roma, agli anni di prima e dopo il '68 e fino a oggi, da Palermo a Firenze e da Torino a Parigi e da Milano a Napoli; evoca quelli che sono stati per lui i lutti più amari, le morti più ingiuste, le vite che più gli mancano; evoca giovani morti per mano fascista o ingenuamente ribelli uccisi dalle """"forze dell'ordine"""", e le morti più tristi e più ingiuste e misteriose, per propria mano, dei disillusi dall'esistenza. Ma tornano in queste pagine anche persone non giovanissime ma morte anzi tempo, anche per malattia, quando ancora tanto avrebbero potuto dare agli altri – agli amici e al paese. Noti o sconosciuti non cambia, ma ben noti e molto amati da chi oggi li evoca e sente e continua a sentire la loro mancanza. I migliori? Forse sì; per l'autore e molti, non solo per lui, sono figure degne di ricordo, perché mosse dalle ansie più giuste. Nella convinzione che nessuna vita dovrebbe essere sciupata, e che tutte dovrebbero avere un senso e un fine."" -
Il libro della forma e del vuoto
Un anno dopo la morte del padre clarinettista jazz, il tredicenne Benny Oh inizia a sentire delle voci. Le voci appartengono alle cose intorno a lui – una scarpa, una decorazione natalizia rotta, una foglia di lattuga avvizzita. Anche se Benny non capisce esattamente che cosa dicano, riesce a percepire le loro emozioni: alcune sono piacevoli, un cinguettio o un gentile mormorio, altre sono malvagie, arrabbiate e piene di dolore. Quando l'ossessione per l'accumulo di sua madre inizia a peggiorare, le voci si fanno sempre più insistenti. In un primo momento Benny prova a ignorarle, ma presto lo seguono fuori casa, per strada e a scuola, spingendolo infine a cercare rifugio nel silenzio della grande Biblioteca Pubblica, dove gli oggetti sono beneducati e sanno parlare a bassa voce. Lì Benny scopre un mondo strano, completamente nuovo, in cui le cose ""accadono"""". Si innamora di un'irresistibile artista di strada, con il suo spocchioso furetto, che usa la biblioteca come spazio performativo. Incontra un filosofo-poeta senzatetto che lo incoraggia a farsi domande importanti e a trovare la propria voce in mezzo a tutte le altre. E incontra il suo vero e unico Libro – un oggetto parlante – che racconta la vita di Benny e gli insegna ad ascoltare le cose che contano davvero. Il libro della forma e del vuoto unisce personaggi indimenticabili, una trama appassionante e un coinvolgimento profondo con la realtà nella sua interezza – dal jazz al cambiamento climatico, al nostro attaccamento alle cose materiali. Questa è Ruth Ozeki: audace, incredibilmente umana e mozzafiato."" -
Quchi. Quello che ho ingoiato
Arrivata in America a quarant'anni per dare un nuovo futuro alla sua famiglia, Carla a un certo punto s'inceppa: non riesce a parlare, a guidare, a vivere come ""loro"""", gli autoctoni, quelli che ogni volta abitano un luogo da prima degli altri. Dopo una serata in cui si ritrova a ingoiare il boccone di un'altra donna, Carla capisce che quello è solo l'ultimo dei suoi gesti insensati: decide così di parlarne alla sua psicoanalista online in Italia – l'unica con cui può esprimersi nella sua lingua – per cercare di capire perché ha preso una decisione così rischiosa cambiando vita alla sua età, ma soprattutto perché non riesce più a tornare a casa. Cosa è successo di così grave nel suo Paese da farle decidere di andare via? Carla ripercorre le proprie ossessioni, le paure, il senso di colpa per buttarsi in sempre nuove avventure senza essere abbastanza equipaggiata. QUCHI è un romanzo polifonico in cui tutte le voci presenti – la madre, il padre, il marito, gli ex fidanzati, le amiche e gli amici, il mondo dell'editoria, dell'università e del femminismo – sono altrettante interferenze che l'inetta Carla non può fare a meno di trattenere e che coincidono con altrettanti aspetti della sua vita: le promesse dell'infanzia, i fallimenti e i lutti dell'età adulta, la nuova ricerca di sé e la perpetua domanda su quanto siamo disposti a ingoiare per essere amati dagli altri e per piacere finalmente a noi stessi."" -
Sparando al cielo
Larry torna a Medellín dodici anni dopo la scomparsa di suo padre, di cui hanno ritrovato i resti in una discarica: ormai vive a Londra, illudendosi di aver chiuso per sempre i legami con un passato doloroso e umiliante, ma seppellire le ossa del padre è un richiamo che lo costringe a tornare e a fare i conti con un passato che non passa... Perché Larry è figlio di un mafioso. Suo padre era non solo in ""affari"""" con Pablo Escobar, ma addirittura amico personale. Larry vorrebbe soltanto rivedere sua madre, ex reginetta di bellezza che fu """"la donna del boss"""", e che ora vive in squallida solitudine con i rimpianti di un tempo perduto e di fasti effimeri quanto sporchi. Ma l'amico d'infanzia Pedro lo trascina in un vortice di eventi assurdi e allucinanti, mentre Larry si guarda intorno attonito, smarrito, in una realtà che non vuole riconoscere, e sullo sfondo c'è Medellín, «metà grandiosa, metà miserabile. Il panorama suscita comunque una certa emozione. Per tutto ciò che è cambiato, per tutto ciò che è andato perduto, e perché questo buco tra le montagne, questo mattatoio dove tanti sono morti, che tanti ha bandito e tutti ha segnato, resta ancora in piedi, addirittura più solida di prima, come se non fosse mai stata la città da cui sono dovuto fuggire e dove hanno ucciso mio padre...»."" -
Un ritornello non fa primavera
Un Venerdì Santo a Perpignan. Come ogni anno da cinque secoli in qua, la processione del Sanch si mette in marcia. Settecento penitenti sfilano nascosti sotto le loro caparutxes, la tradizionale tenuta composta da una lunga tonaca e un cappuccio. All'improvviso alcuni petardi rompono il silenzio e il panico investe la processione. Quando finalmente torna la calma uno dei penitenti giace a terra, immerso nel suo sangue, pugnalato a morte. Nello stesso momento, a poca distanza, si verifica una violenta rapina in una gioielleria... Le indagini conducono molto presto il tenente Sebag dalle agitate viuzze del quartiere gitano di Saint-Jacques agli ovattati appartamenti della buona società cattolica catalana. E forse i due casi sono collegati, mentre sulla città plana il fantasma, tanto poetico quanto ambiguo, di Charles Trenet, il Cantante folle che sin da giovanissimo percorreva le stesse viuzze... -
L' osso del cuore
Italia, 1976. Il regime militare si è imposto sul Paese. La dittatura ha zero tolleranza verso i contestatori.rnCasa Libertà è una comune. È qui che il regime trasferisce alcuni prigionieri. La facciata di accoglienza, amore e fratellanza nasconde ben altro. Le punizioni per chi trasgredisce le regole sono tremende. Il “carico” dei nuovi arriva una volta al mese. Si tratta di persone di cui il regime ha deciso di disfarsi: bambini con problemi o contestatori che non sono da considerarsi una minaccia. Asma ha otto anni, non è mai uscita da Casa Libertà. La notte, quando tutti dormono, si muove lungo i corridoi, fino ai sotterranei, dove si nascondono abomini; mentre lo fa prega la Madonna affinché le mandi una mamma. Invece arriva Esodo. Tra lui e la bambina si instaura un rapporto speciale. Si danno appuntamento di nascosto, si parlano. Sono momenti preziosi, nei quali si mostrano veramente per quello che sono. Per il mondo Esodo non è altro che un galoppino del regime, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Asma è l'unica a intuirlo. Infine arriva Laura, una prigioniera a cui i militari hanno rapito il figlio neonato. È nel cortocircuito d'amore che si instaura tra questi tre personaggi che prende il via la vicenda. -
La cartolina
Nel 2003 la madre di Anne Berest riceve una strana cartolina anonima sulla quale sono scritti soltanto quattro nomi, Ephraïm, Emma, Noémie e Jacques, ovvero i nonni e gli zii morti ad Auschwitz. Lì per lì pensa a uno scherzo di cattivo gusto, la mette in un cassetto e se la dimentica. Quasi vent'anni dopo, però, Anne Berest decide di scoprire chi l'abbia mandata. È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo in cui Anne ricostruisce la storia della sua famiglia, ebrei russi approdati a Parigi dopo una rocambolesca fuga di mille chilometri per arrivare in Lettonia, dopo l'attraversamento di Polonia e Romania per andare a Costanza e imbarcarsi per la Palestina, e dopo il viaggio che dalla Palestina li porta in Francia nel 1929. Dieci anni di pace prima che la Francia sia invasa dalla furia nazista e la persecuzione degli ebrei diventi un incubo che avrà per quella famiglia un tragico epilogo. L'unica superstite è Myriam, la nonna di Anne, che ha sposato il figlio del pittore Francis Picabia e affronta gli anni dell'occupazione tedesca nascondendosi, servendosi di documenti falsi, varcando frontiere nel doppio fondo di un'automobile, militando nella Resistenza e rifugiandosi su uno sperduto altopiano della Provenza in cui si trova a convivere con il marito e con quello che sarà il secondo marito, e dove la lotta partigiana è organizzata dallo scrittore René Char. Alla fine, Anne scoprirà chi ha mandato la cartolina, ma la cosa non è importante quanto il risultato delle sue ricerche, che la porterà a capire cosa abbia significato essere ebrei durante il Novecento e cosa significhi oggi.«La cartolina è arrivata nella nostra cassetta delle lettere insieme ai consueti biglietti di auguri natalizi. Non era firmata, l'autore aveva voluto restare anonimo. Da un lato c'era l'Opéra Garnier, dall'altro i nomi dei nonni e degli zii di mia madre morti ad Auschwitz nel 1942. Vent'anni dopo mi sono messa in testa di scoprire chi l'avesse mandata esplorando tutte le ipotesi che mi si aprivano davanti. Questo libro mi ha riportata cent'anni indietro. Ho ripercorso il destino romanzesco dei Rabinovitch, la loro fuga dalla Russia, il viaggio in Lettonia e poi in Palestina, e alla fine il loro arrivo a Parigi, con la guerra e i suoi drammi. Ho cercato di capire perché mia nonna Myriam sia stata l'unica a sfuggire alla deportazione e di chiarire i misteri di cui erano circondati i suoi due matrimoni. Il romanzo dei miei progenitori è anche una ricerca iniziatica sul significato della parola ""ebreo"""" in una vita laica.» (Anne Berest)"" -
Servirsi
Eve ha una ragazza che la adora, un'indole impulsiva e il segreto timore di sprecare la sua breve gioventù stando con una sola persona. Perciò, una sera, condivide alcuni suoi nudi online. Ed è così che conosce Olivia e, tramite Olivia, il carismatico Nathan. Nonostante i campanelli d'allarme del suo istinto, ben presto Eve si ritrova in una relazione a tre, che la turba tanto quanto l'affascina. Man mano che la tresca si sviluppa in una gelida e scintillante New York, Eve è costretta a fare i conti con le domande che più la ossessionano: che cosa portiamo nel sesso? Che cosa rivela di noi stessi e degli altri? E come possiamo conciliare ciò che vogliamo con ciò che pensiamo dovremmo volere? Nel modo in cui solo i grandi romanzi riescono a fare, Servirsi affonda i denti nelle innumerevoli contraddizioni che infarciscono le nostre idee di sesso e sessualità. Piccante e al tempo stesso intellettualmente stimolante, riuscito mix di sacro e profano, l'appassionante esordio di Lillian Fishman è audace e sfrontato, nonché una lettura imprescindibile ed estremamente piacevole. -
La casa dei delfini
È il 1965 e Cora, una giovane donna sorda, acquista un biglietto di sola andata per St. Thomas, una delle Isole Vergini americane. Qui scopre l'esistenza di quattro delfini tenuti in cattività nell'ambito di una ricerca condotta dall'ossessivo dottor Blum. Avvertendo una forte connessione con i delfini, Cora si unisce al gruppo di scienziati e scopre il desiderio sempre più pressante di proteggere gli animali. Notando il talento naturale di Cora per la comunicazione, il dottor Blum decide di servirsene per quello che diventerà uno degli esperimenti più affascinanti della scienza moderna: il tentativo di insegnare il linguaggio umano ai delfini creando una casa-acquario in cui la donna e gli animali possano vivere insieme. Mentre l'esperimento segue il suo corso, Cora stringe un legame sempre più intenso e profondo con le creature, finché i suoi istinti non si scontrano con il mondo scientifico, dominato dalla presenza maschile. Quando un terribile scandalo minaccia di far naufragare il progetto, la battaglia di Cora per salvare i delfini si trasformerà in una lotta per salvare se stessa. -
Le evasioni particolari
I Malivieri sono una normalissima famiglia di Aix-en-Provence, nel Sud della Francia: il padre Bruno, maestro elementare, la madre Agnès, casalinga, e le tre figlie Sabine, Hélène e Mariette. È una vita tranquilla, la loro, scandita dal lavoro del padre, dai tempi scolastici delle bambine e, la domenica, dalla messa seguita dall'immancabile picnic in campagna. Lentamente, però, la loro vita si stravolge. A spostare l'asse intorno a cui ruota la vita di famiglia non è un episodio in particolare né un evento che li colpisca direttamente o indirettamente, ma la trasformazione inesorabile dei costumi, della cultura e dell'approccio al mondo che negli anni Settanta del Novecento ha radicalmente cambiato il pensiero europeo e polverizzato molti punti di riferimento, soprattutto morali, fino ad allora vigenti. Nel 1970 Sabine, la più grande delle figlie, ha quattordici anni, Hélène undici e Mariette tre. Gli anni Settanta sono gli anni delle rivendicazioni operaie, del movimento femminista, della droga e della musica rock, sono gli anni in cui nascono il movimento ecologista e quello per i diritti degli omosessuali, sono gli anni dell'amore libero, della trasgressione e della demolizione dei vecchi valori. L'impatto sulla famiglia Malivieri è dirompente. -
Nel paese delle donne selvagge
La raccolta di racconti di Matsuda Aoko, Nel paese delle donne selvagge, osa e mostra un'ampia serie di intrecci narrativi. Il tono varia, passando dal commovente al comico al contemplativo, spesso all'interno della stessa storia. Si percepisce una sensazione magistrale di grandezza, poiché l'autrice racchiude e trasforma noti racconti della tradizione popolare giapponese in modo inaspettato. Oltre al folklore, la raccolta dà spazio a ""rubriche"""" di consigli, figure di imbroglioni e ciarlatani, rabbia femminista senza freni, satira sociale, aromaterapia soprannaturale, orrore del corpo, solitudine postmoderna e molto altro. Altrettanto ambizioso è l'aver bilanciato il tenore ludico e creativo di racconti popolari rivisitati, permettendone un'interpretazione allo stesso tempo tradizionale e contemporanea. Nel paese delle donne selvagge possiede una speciale alchimia che regala un'esperienza di lettura indimenticabile. Questo libro trascina il lettore e lo invita a una nuova visione del mondo."" -
Erosione
Siamo sulla Chesapeake Bay, costa atlantica degli Stati Uniti, in una zona in cui la terra deve fare da sempre i conti con l'acqua; l'Oceano di fronte e il più grande estuario nordamericano alle spalle. Dopo anni di fallimentari tentativi di salvare la villa di famiglia, sempre più minacciata dal progressivo innalzamento delle acque, colpita una stagione dopo l'altra da allagamenti e uragani, tre fratelli, Anna, Geoff e Bruno, riescono a venderla. Sono alle prese con l'ultimo trasloco in cui ognuno di loro deve riempire una e una sola scatola con gli oggetti che vuole salvare: un'occasione per fare i conti con il tempo, con l'infanzia, il distacco definitivo da un luogo amato e odiato, con il rapporto difficile con i fratelli e gli altri familiari, con le proprie responsabilità, l'ineluttabilità del caso, i sentimenti indomabili. Con il pensiero di un futuro che sembra essere – per ognuno di loro in modo molto diverso – privo di certezze, come una casa le cui fondamenta sono allagate per sempre. -
Eravamo il sale del mare
A trentatré anni la bella Catherine Garant non sa che fare della sua vita. Reduce da un rapporto di coppia finito male e stufa del suo lavoro in uno studio di architettura, decide di partire per la Gaspésie, regione del Québec dove si snoda l'interminabile estuario del fiume San Lorenzo. Tuttavia non è in vacanza. È lì per incontrare una persona che le ha mandato una lettera dalla Florida, una persona che non vede da... trentatré anni! Catherine si ferma nel paesino costiero di Caplan, dove si ritrova proiettata in un mondo di pescatori e pescherecci, maree, orizzonti sconfinati e chiacchiere di paese strane e contraddittorie, che non la aiutano a trovare le risposte di cui ha bisogno. A tenerla su di morale provvedono i bei panorami e l'eccellente cucina di pesce, fino a quando l'apparente tranquillità del paesino viene scossa dal ritrovamento di un cadavere in alto mare, aggrovigliato in una rete da pesca. Delle indagini viene incaricato il sergente Moralès, messicano naturalizzato canadese e trasferito in Gaspésie da neanche un giorno. -
Stavros
Stavros, primo romanzo di Sophia Mavroudis, è un romanzo noir, una variazione sul tema greco: un faccia a faccia tra Stavros – un poliziotto un po' burbero, un po' filosofo – e un killer tornato dal passato, sullo sfondo della Grecia di oggi che cerca con ogni mezzo di districarsi da questa crisi e uscirne a testa alta! Una tragedia greca moderna, ricordi dolorosi, una vecchia vendetta, un doppio dramma, personale e professionale. E la ricerca ossessiva della verità in un paese pieno di corruzione politica, disperazione sociale e relazioni umane fallite. Qui i profumi dell'ouzo si mescolano a quelli di questo porto mediterraneo che da sempre accoglie le persone del mondo in difficoltà. È tutta l'anima di una Grecia stremata da anni di austerità che emerge con forza da queste pagine. Affiancato dai suoi più fedeli colleghi – Dora, ex forze speciali, Eugénios l'hacker e Nikos l'albanese –, dall'amica Matoula, proprietaria di un bar dal passato oscuro, Stavros riuscirà finalmente a far uscire dall'ombra coloro che da tanti anni ammorbano la sua città. Ma la vita a volte riserva molte sorprese... -
Mare mosso
La notte del 24 dicembre 1981 Radio Cagliari intercetta l'SOS di un cargo turco alla deriva, la Izmir. Nella pancia della nave, in balìa del vento di maestrale forza sette, ci sono seicento tonnellate di pesce surgelato. Potrebbe affondare da un momento all'altro. Quella notte, quando il telefono squilla, Achille Vitale sale a bordo della Renault R4 e chiama a raccolta la sua piccola ciurma, organizzando i soccorsi. Achille ha trent'anni, è un ingegnere navale e dirige per conto del Cavaliere – un facoltoso armatore napoletano – una flotta di rimorchiatori a Cagliari. Il suo mestiere è quello di uscire in mare – di giorno o di notte, con qualsiasi tempo, in soccorso di yacht, motoscafi, navi cargo e petroliere in difficoltà – rischiando la vita senza paura. In quella medesima e fredda notte della vigilia del 1981, ad Atene c'è un uomo molto interessato a recuperare il carico della Izmir. Qualcosa di illegale e di gran valore. Cosa nasconde davvero la pancia d'acciaio della nave cargo? Riuscirà Achille Vitale a condurla in porto, affrontando la potenza feroce del mare in tempesta, i ripetuti guasti allo scafo e le spericolate contromosse attuate da quel misterioso uomo di Atene?Proposto da Luca Ricci al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«A volte ci dimentichiamo che l’Italia è una penisola: del mare non scrive quasi più nessuno. Forse perché, a differenza delle montagne con il loro carico di retorica ascensionale e filosofale, il mare è un elemento dei primordi che ci atterrisce e ci spaventa. Più che insegnarci qualcosa sembra un agente indomabile, selvaggio. Questo tratto poco rassicurante e direi noir del mare è colto perfettamente da Francesco Musolino che in Mare mosso ci consegna un romanzo d’avventura come non ne leggevo da tempo, in grado di tenere insieme un intreccio serrato e abissali immersioni. La prosa sciaborda, pronta a incresparsi in onde altissime o a vorticare in mulinelli vertiginosi. Vengono in mente le efferatezze narrative di Jack London (ma qui siamo di fronte a foreste liquide), senza dimenticare Izzo e Corto Maltese. Nelle pagine di Musolino, per fortuna, raramente si tocca.» -
Estate artica
Estate artica è la storia romanzata di uno dei maggiori scrittori britannici, E.M. Forster, l'autore di capolavori quali Passaggio in India, Maurice, Camera con vista. Forster, omosessuale in un'Inghilterra puritana, tentò per tutta la vita di sfuggire all'opprimente ambiente della provincia inglese e fu un grandissimo viaggiatore. I suoi viaggi non furono solo la scoperta di posti esotici, dove immergersi in stili di vita opposti a quelli occidentali e dove verificare l'ingiustizia sprezzante con cui l'Impero britannico trattava le proprie colonie, ma furono ancora di più la ricerca di passioni amorose, di affinità elettive con uomini di altre razze e culture, che Forster sentiva più vicini al proprio animo e al proprio desiderio. Questo romanzo parla di differenze, di distanze, e di ponti gettati sugli abissi al fine di colmarle: c'è la distanza fra inglesi e indiani, dominatori e dominati, con le questioni politiche ed etiche che solleva; una distanza che si riverbera anche nelle relazioni affettive tra uomini nati su sponde diverse della vita e della società. Ci sono le difficoltà legate all'essere omosessuali nella società inglese in un'epoca come l'inizio del Novecento, con il segreto a cui si era costretti, la pressione del conformismo sociale e il conseguente senso di disperata solitudine, reso dall'autore con grande forza drammatica. -
Nella testa di Vladimir Putin
Quali sono le basi ideologiche e filosofiche del pensiero dell'autocrate più potente e pericoloso dei nostri tempi? Il pensiero di Putin è complesso (ha molte diverse ispirazioni) e si evolve (è cambiato negli anni). Prendendo spunto spesso da irrazionalismi – ma sempre con pretesa scientifica – e da pensatori per lo più sconosciuti in Occidente. Il ""sovietismo"""", basato non sull'idea comunista ma sul nazionalismo e il militarismo. Le istanze conservatrici: dalla Chiesa ortodossa al pensiero slavofilo, da certe posizioni di Solženicyn fino all'idea della superiorità morale del popolo russo di fronte alla decadenza occidentale. Il movimento """"eurasista"""" che pone la Russia al centro tra Europa e Asia. L'ideologia imperialista per cui la Russia deve riprendere il controllo dei popoli un tempo sottomessi all'URSS e prima ancora agli zar. Il sovranismo come strumento ideologico nella battaglia contro la democrazia.Non è facile inquadrare la figura di Vladimir Putin. Nato e cresciuto in piena Russia sovietica, fedelissimo al suo paese, agente del KGB, dopo il crollo dell'URSS fa una rapidissima carriera politica fino a diventare presidente nel 2000. In quella fase, che dura due mandati presidenziali, si mostra aperto all'Occidente, liberista, democratico. A partire dal suo terzo mandato, però, ci troviamo di fronte a un Putin ultraconservatore e tradizionalista, intenzionato a riportare in auge i """"veri valori"""" del popolo russo. Chi è dunque quest'uomo? Un comunista, un liberale, un conservatore? Lo studio di Eltchaninoff, che arriva fino a marzo 2022, cioè fino ai primi giorni dell'invasione dell'Ucraina, esplora i comportamenti e i discorsi di Putin per risalire alle sue fonti di ispirazione filosofica e ideologica, giungendo spesso a risultati inaspettati. Si va da ideologi nazionalisti e conservatori a sostenitori del panslavismo, a filosofi della """"russità"""", fino a scrittori come Dostoevskij, opportunamente riletti e talvolta distorti per fungere da efficaci sostegni alla sua visione del mondo: una Russia forte e temuta che occupi il posto che le spetta tra le grandi potenze mondiali. In attesa di sapere quanti morti totalizzerà quest'ennesima feroce guerra è utile cercare di capire cos'abbia in testa la persona che l'ha scatenata."" -
La più recondita memoria degli uomini
Diégane è un giovane scrittore senegalese trapiantato a Parigi, dove cerca di farsi strada nell’ambiente letterario francese e frequenta un gruppo di giovani artisti africani in cui si beve, si fa l’amore e si discute di letteratura. La sua vita subisce una brusca svolta quando, nel 2018, si imbatte nel Labirinto del disumano, un romanzo del 1938 che all’epoca ha fatto scandalo, ma che secondo Diégane è un capolavoro. Sennonché dopo lo scandalo il libro è stato tolto dal commercio e le copie distrutte, inoltre si sono perse le tracce dell’autore, un certo T.C. Elimane, anch’egli senegalese. Diégane si mette allora alla sua ricerca, o meglio alla ricerca della sua storia, che ricostruisce tramite articoli di giornale, incontri con una scrittrice d’avanguardia che vive ad Amsterdam e racconti di quest’ultima che lo portano dalla Francia sotto l’occupazione nazista, al Senegal agli albori della colonizzazione, all’Argentina nella piena fioritura culturale degli anni Sessanta, mettendolo in contatto, diretto o interposto, con una girandola di personaggi, ciascuno in possesso di un frammento della storia di Elimane, che potrà concludersi, come Diégane capisce presto, solo nel Senegal odierno. È un giallo letterario, un romanzo poliziesco in cui non c’è un detective che trova cadaveri e cerca assassini, ma un giovane scrittore che indaga sul mistero di un capolavoro e del suo autore. Ricco di inventiva, ironico e profondo, La più recondita memoria degli uomini invita a riflettere su cosa debba essere davvero scrivere e sull’importanza vitale della letteratura nella vita dell’essere umano.