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I tre moschettieri
L'epopea di cappa e spada pubblicata nel 1844, con cui Dumas ricama sulla storia un colorato mondo di combattimenti, intrighi e romanticismo.rnrnD'Artagnan, giovane guascone, parte per Parigi per unirsi ai moschettieri, la legione di spadaccini fortemente voluta dal re di Francia Luigi XIII e invisa al perfido cardinal Richelieu. Si trova per caso a combattere al fianco di Athos, Porthos e Aramis, dimostrando tutto il suo valore e il suo cuore, necessari per servire la corona e difenderla da nemici fuori e dentro la corte. D'Artagnan e il trio di moschettieri saranno costretti a ricorrere a tutto il loro ingegno e le loro abilità con la spada per preservare l'onore della regina Anna e contrastare gli schemi malvagi del cardinale. Con questa epopea di cappa e spada pubblicata nel 1844, Dumas ricama sulla storia un colorato mondo di combattimenti, intrighi e romanticismo. Un romanzo che ha ispirato decine di adattamenti cinematografici, parodie e seguiti letterari. -
Stagno
In mezzo alla natura non abbiamo bisogno di fare colpo sul mondo, così il mondo può fare colpo su noi...rnrn«Claire-Louise Bennett, al suo esordio, racconta un mondo abitato di oggetti, dove ogni cosa è in movimento, perché continuamente cambia lo sguardo di chi guarda, e guardando descrive, e descrivendo, sposta» – Robinsonrnrn«Immaginatevi una raccolta di racconti scritta da Emily Dickinson: ecco il singolare talento che troverete in queste pagine» – The Boston Globernrn«Un debutto sorprendente scritto in una prosa meravigliosa, con spirito acuto» – The Guardianrnrn«Bennett è una scrittrice innovativa di indubbio talento» – The New York Times Book Reviewrnrn""Non so cosa ci sia là fuori – non l'ho mai scoperto – e il tanto tempo che ho trascorso dietro le tende verdi della sala da pranzo a casa non mi ha avvicinato per nulla alla verità. E per quale ragione non dovrei starmene alla finestra in questo modo? Per quale ragione non dovrei farmi vedere? Non ho paura. I mostri non mi impauriscono.""""rnrnUna casa ai margini di un piccolo paese sulla costa atlantica dell'Irlanda, isola ai margini di un continente. Una donna senza nome che ha scelto di vivere ai margini, in una quotidianità fatta di oggetti comuni, pentole, pomodori, zuppe, penne stilografiche, tempeste osservate dalla finestra, mucche che pascolano appena fuori dalla porta. Tutto è vivo e vibrante intorno a lei, uno """"sciame di magia straordinaria"""" che sente scorrere intorno a sé, semplicemente, immersa nella natura e in un flusso di pensieri a cui si abbandona del tutto. Con una scrittura febbrile, ironica, minuziosa, a un passo dalla poesia pura, Stagno percorre trappole e piaceri di una vita solitaria in cui ogni dettaglio s'ingigantisce, ogni minimo suono rimbomba, tutto appare sogguardato attraverso una lente che deforma la realtà e la trasforma in un paesaggio imprevedibile."" -
Lost & found. Sul perdere e trovare l'amore
Diciotto mesi prima della morte di suo padre Isaac, da tempo malato, Kathryn Schulz ha incontrato la donna che poi avrebbe sposato. Queste esperienze sono il motore dei movimenti di cui si compone il suo memoir: Lost, la perdita, Found, l’incontro, e And, l’unione. A queste tre parti corrispondono tre famiglie americane molto diverse: quella di Isaac, ebreo polacco immigrato negli Stati Uniti, avvocato dalla mente formidabile, tanto brillante quanto distratto; quella di C., futura moglie di Kathryn, figlia di contadini del Maryland, devoti cristiani; e la famiglia che nascerà dal matrimonio tra Kathryn e C. Schulz usa queste storie private come fili di un tessuto, le intreccia e le trasforma in qualcosa che le trascende, elaborando una lucida meditazione su come le nostre vite sono modellate dalla perdita e dalla scoperta: noi smarriamo cose di continuo (le chiavi, il portafoglio, il cellulare), affrontiamo perdite gravi e devastanti (dopo guerre, pandemie e disastri naturali), ma ogni giorno ci attende una scoperta, casuale o intenzionale, che si tratti di un pianeta sconosciuto, di un nuovo vaccino o di una persona che ci fa innamorare. Perdita e scoperta ci ricordano entrambe la discrepanza radicale tra le nostre vite e il resto dell’esistenza; ma mentre di fronte all’enormità dell’universo perdere qualcosa ci fa sentire piccoli e insignificanti, trovare qualcosa ci fa sentire piccoli ma anche stupiti e fortunati di essere al mondo: ci fa meravigliare invece di farci disperare. In Lost & Found Kathryn Schulz scrive con curiosità e tenerezza delle nostre vite finite ma infinitamente complicate, così come complicato è il mondo in cui viviamo, che chiama sempre sia la nostra gratitudine sia il nostro dolore. -
L' arte di sbagliare. Avventure nel margine d'errore
Errare è umano. Eppure molti di noi passano la vita dando per scontato di avere ragione su quasi tutto, dall'origine dell'universo a come caricare la lavastoviglie. Perché? Prima di tutto perché sbagliamo su ciò che crediamo significhi sbagliare.rnrn«Se volete far pace con il fatto di non essere perfetti e vedere il lato positivo dei vostri errori, leggete Kathryn Schulz» – Bill Clintonrnrn«Pochi libri sono in grado di chiamare in causa nomi come Voltaire, Shakespeare, Benjamin Franklin, Focault, Platone e rimanere divertenti. Pochissimi riescono a mischiare Socrate e Beyoncé nella stessa frase senza battere ciglio. Ma Schulz ci riesce» – NewsweekrnrnPer secoli abbiamo guardato all'errore come a un segno di ignoranza, stupidità, peccato; in realtà la nostra capacità di sbagliare è una componente cruciale dell'intelligenza umana, inscindibile da alcune delle nostre più nobili qualità, ma soprattutto è una parte vitale del nostro processo di apprendimento e di crescita. Tra disavventure al Polo Nord, bizzarri disturbi neurologici, profezie incompiute e cuori infranti, con l'aiuto di pensatori come Platone, Agostino, Voltaire, Darwin, Freud, Gertrude Stein, Foucault e Groucho Marx, Kathryn Schulz indaga i motivi per cui troviamo così gratificante avere ragione e così irritante avere torto e dimostra come venire a patti con i nostri sbagli – che sono una parte inevitabile, preziosa e talvolta sorprendentemente piacevole della vita – può trasformare la nostra visione del mondo, le nostre relazioni ma soprattutto noi stessi. -
Epitaffi greci. La Spoon River ellenica di W. Peek. Testo greco a fronte
La civiltà greca, forse più di ogni altra cultura antica, sembra aver avuto una particolare predisposizione a iscrivere quasi qualunque oggetto, prodotto, spazio utili a contenere lettere, frasi, veri e propri testi articolati, finanche componimenti poetici di altissima fattura. Centinaia di migliaia sono le testimonianze di epigrafi che la Grecia antica ci ha lasciato. Fra queste, un posto di rilievo occupano le epigrafi di carattere sepolcrale, e, fra queste, le epigrafi in versi. Commissionate soprattutto dalle famiglie più colte e facoltose, queste testimonianze aprono un orizzonte tutto da scoprire sulla civiltà antica: greca, ma non solo, visto che in lingua ellenica, sentita come la lingua della cultura e della poesia, sono realizzati anche epitaffi per uomini e donne romani, italici, o di altre aree del mondo antico. Sfogliare le ""pagine di pietra"""" di questo affascinante repertorio mette di fronte il lettore a migliaia di individui: uomini e donne, bambini e anziani, che vissero e morirono nelle più diverse situazioni. Mette di fronte il lettore, in una parola, alla vita. I casi che ci rivelano colpiscono, a volte per la drammaticità degli eventi, altre volte per la serenità di chi ha saputo affrontarli, spesso per la disarmante attualità di tante sventure, di allora e di oggi. Testi reali, composti da poeti sconosciuti, per uomini e donne che hanno lasciato in tal modo il loro ricordo nei secoli: anziani che hanno concluso la vita con una vecchiaia serena e giovani morti prematuramente; naufraghi sfortunati e soldati gloriosi; fanciulle appena sposate che Ade ha strappato agli affetti e medici che, dopo aver curato altri, non hanno potuto curare se stessi. Il quadro che emerge dalle oltre duemila testimonianze è quello di una società multiforme e, per molti aspetti, simile alla nostra: una vera e propria Spoon River dell'antichità. Nel 1955 il grande epigrafista tedesco Werner Peek pubblicò la più importante raccolta, a tutt'oggi, di epigrammi sepolcrali greci, dall'età arcaica all'epoca cristiana. In oltre dieci anni di lavoro, Franco Mosino, grecista e linguista scomparso nel 2015, tradusse e commentò, per la prima volta al mondo, la raccolta del Peek. Emanuele Lelli, in collaborazione con un gruppo di studenti del Liceo Tasso di Roma, ne ha curato la revisione, l'aggiornamento e l'introduzione. La Prefazione di Giulio Guidorizzi poi apre orizzonti di lettura suggestivi, antropologici e letterari. Un'opera, dunque, che rende finalmente disponibile al pubblico italiano un materiale imponente per quantità, e particolarissimo per contenuti: un insostituibile strumento per ogni studioso di antichità classiche, ma anche un affascinante viaggio nel quotidiano dei greci, per il lettore curioso di oggi."" -
Chi ha ucciso mio padre
Vincitore del Premio Salerno Libro d'Europa 2021 Un pamphlet sul legame difficile, forse impossibile, con un padre che ti resping e non ti capisce e le ragioni profonde di quell'essere respinto e non capito.rnrn«Édouard Louis trabocca di talento. Un libro che è un atto d'accusa e insieme di perdono: proprio come la letteratura» – L'Expressrn«Il nuovo testo di Édouard Louis insiste sulle responsabilità dei politici sulla vita degli ultimi» - La LetturarnÈ normale vergognarsi di amare?rnrnCon il suo primo libro, Farla finita con Eddy Bellegueule, Édouard Louis ha fatto scalpore parlando di sé: un giovane omosessuale avido di conoscenza in un mondo che condanna qualsiasi forma di diversità e non comprende l'utilità della cultura. In questo bruciante pamphlet che coniuga il tono letterario della sua scrittura con la vampa dell'intervento, l'autore torna a casa, cerca di riavvicinarsi al padre, comprende quanto la sua rabbia sia annidata in un'ignoranza indotta dalla realtà in cui è cresciuto, dalle politiche sociali francesi, e condanna con parole roventi chi ha negato a quest'uomo la possibilità di diventare altro. Chi ha ucciso mio padre è un atto d'amore e di denuncia che travalica i confini geografici e sociali. -
Storie per bambini perfetti
Finalista Premio Orbil 2020. Narrativa 6/10Finalista Premio Scelte di Classe – Leggere in circolo 2020. Categoria 6-7 annirnrn«Una serie di istruzioni impeccabili per trionfare sugli adulti» – Kirkus ReviewrnrnRuby è affidabile (per così dire). Arthur è attento (più o meno). Harry mangia le carote (sempre che ci si metta d'accordo su cosa si intende per mangiare). Gloria aiuta la mamma (esagerando un pochino), come tutti i bambini perfetti (davvero?). Apparsi per la prima volta nel 1985 e ormai considerati un piccolo classico per ragazzi della letteratura americana, questi otto racconti perfidamente deliziosi dimostrano con pungente sagacia che essere un bambino perfetto è una bella cosa, ma ci si perde tutto il divertimento. -
Favole a cui non badare troppo
"Il titolo dice già tutto. Da non somministrare ai deboli di cuore"""" - School Library JournalrnrnConsiderata ormai un classico della letteratura per ragazzi, questa raccolta di favole, impreziosite ora dalle illustrazioni di Sergio Ruzzier, hanno morali che forse non si possono propriamente definire morali. Ma non ha importanza: casomai basta non prestarci troppa attenzione." -
Un romanzo messicano
“Rompendo tutte le convenzioni del genere, l’autore mette faccia a faccia il lettore e la realtà, senza intermediari. In questa storia il narratore è solo l’occhio che osserva i fatti e li mette in ordine. Il suo sguardo è la domanda a cui non ci sono risposte: resta solo la perplessità del reale.” Queste sono le motivazioni della giuria del Premio Alfaguara, assegnato a Un romanzo messicano nel 2018, ma sono anche le sensazioni che restano al lettore: dubbi, molti, su che cosa è vero e che cosa no, su chi è degno di fiducia e chi no quando anche chi è dalla parte della legge scende a compromessi.«Un romanzo eccitante e coraggioso che purtroppo non è finzione; un racconto eccezionale del paese che non vorremmo essere ma che ancora siamo» - Jorge Zepeda Patterson, El País Internacional«Jeorge Volpi ricostruisce un clamoroso giallo internazionale» - Alessandra Coppola, la Letturarn«Volpi osa descrivere le più sottili trappole della relazione tra politica, media e trafico di droga come nessuno ha mai fatto prima» - Francisco Martínez Real, Diario 16rn«Si esce dalla lettura devastati e carichi di interrogativi pessimistici. Possiamo consolarci dicendo a noi stessi: ma dopo tutto è una storia messicana, roba lontana da noi. Davvero?» - Giancarlo De Cataldo, RobinsonrnSe la postverità esiste, dovremmo immaginarla non come l'abito in cui i potenti mentono, e nemmeno quello in cui mentono in modo sistematico, bensì come quello in cui le loro menzogne non danno più fastidio a nessuno e la distinzione tra verità e menzogna diventa irrilevante.Silvia Melis, Giuseppe Soffiantini, Farouk Kassam. Quando si parla di rapimenti questi sono alcuni dei nomi che vengono in mente: donne, uomini e bambini vittime di persone senza scrupoli che li hanno strappati dalle loro vite, chi per pochi giorni, chi per anni. In Messico è successo e succede ancora lo stesso: insieme al traffico di droga, i rapimenti sono una risorsa economica importante per la criminalità, e un vero e proprio fronte di guerra interno per polizia e autorità governative, disposte a tutto pur di riuscire a dimostrare il loro potere. I fatti raccontati da Jorge Volpi rientrano in questo quadro. È l’8 dicembre 2005: la polizia federale fa un’incursione nella tenuta Las Chinitas e arresta Israel Villarta e Florence Cassez. Grande dispiego di mezzi e telecamere delle reti nazionali più importanti per documentare la cattura di due criminali a capo di una banda che si è macchiata di gravi crimini. Quando entrano in scena gli avvocati difensori dei due però ecco emergere procedure irregolari e torture al fine di ottenere la confessione: il tutto celato all’opinione pubblica. Perché il caso Villarta – Cassez è stato uno dei più grandi casi di insabbiamento perpetrati dalla polizia messicana, uno scandalo dagli echi internazionali. -
Ora saremo liberi
Una prosa luminosa e potente, tra romanzo storico e thriller, per la storia travagliata di un uomo in cerca di redenzione. rnrn«Trascinante» - Financial Timesrn«Questa è finzione – narrazione – al suo meglio» - The Spectatorrn«Eccellente. Un romanzo di atmosfere mutevoli: una commedia pastorale, un’appassionata storia romantica, un thriller nero e minaccioso» - The ObserverrnQuanto cielo può sopportare una vita?rnrnIn una notte d’inverno del 1809 un uomo ferito nell’animo e nel corpo torna a casa sua, nel Somerset. È il capitano John Lacroix, sopravvissuto alla disastrosa campagna britannica contro le forze di Napoleone in Spagna. Accudito dalla governante Nell, Lacroix recupera la salute ma non la pace: un ricordo lo tormenta, troppo duro da affrontare. Quando arriva l’ordine di tornare al reggimento, John decide di fuggire verso le isole Ebridi con un bagaglio essenziale e il suo violino: spera che il viaggio verso un desiderato nulla riesca a tacitare i suoi sensi di colpa per quanto è successo durante la ritirata in un villaggio spagnolo. Approdato in una comunità di liberi pensatori, si innamora di Emily, afflitta da una malattia agli occhi: e per lei è pronto a mettere a repentaglio la propria vita. Intanto il tenente Medina e il caporale Calley, incaricati di far sommaria giustizia e chiudere i conti di guerra, sono sulle sue tracce. -
Dolce come un cetriolino, lindo come un maialino. Ediz. illustrata
Questa raccolta di poesie che parlano di stelle e porcellini, di dolcetti e scherzetti, di marinai e luminose fiere d’autunno, è stata pubblicata negli Stati Uniti nel 1964 con le illustrazioni di Rolf Gérard. Lo spirito di Carson McCullers è riuscito a catturare il cuore dell’essere bambini e del parlare ai bambini. Il gusto per i piccoli giochi di parole, i momenti di festa e quelli di malinconia, gli eventi minimi che diventano giganti: rime, assonanze e ritmi accendono piccoli lampi, parole familiari e sonore da mandare a memoria per creare il proprio repertorio poetico, quello che resta con noi per sempre. Età di lettura: da 6 anni. -
La nuova stagione
Vincitore del Premio Nazionale di Cultura Benedetto Croce 2020, sezione Narratica - Finalista del Premio letterario per la Donna Scrittrice ""Rapallo"""" 2020 - Nella dozzina del Premio Strega 2020rnrnSilvia Ballestra scrive un romanzo attualissimo e antico, come i luoghi dove è nata, cui dedica pagine di graffiante umorismo ma al tempo stesso piene della nostalgia e dello stupore di chi sente iniziare una nuova stagione.rnrnDopo quello che era successo, un nuovo affetto ci legava a quei posti. Una volontà di cura, di protezione, di conoscenza.rnrnSi narra che la Sibilla, adirata contro le fate che si attardavano a ballare il salterello con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata del Tronto: pietre destinate a rotolare di nuovo, drammaticamente, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai monti Sibillini verso il mare si fa campagna. Il loro papà ha trascorso la vita coltivando i campi, perciò ancora oggi la famiglia viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto è cambiato. L'amore e il lavoro hanno portato Olga e Nadia lontano, i figli sono cittadini del mondo. La gente vuole fragole e susine anche a gennaio. È una nuova stagione. Ed è tempo di separarsi dalla terra. Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili colloqui con i possibili acquirenti del terreno, ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti apparentemente incapaci di capire quanto male facciano le radici quando bisogna tagliarle. È davvero tutto immutabile nell'avvicendarsi delle generazioni, dei raccolti? Possiamo ancora sperare di lasciare questo pianeta un po' migliore di come lo abbiamo ricevuto?rnrnProposto per il Premio Strega 2020 da Loredana Lipperini: «""""La nuova stagione"""" non è soltanto un romanzo sul territorio, le Marche della bellezza pagana, delle leggende legate a santi e sibille e del terremoto, ma è una storia di mutazione insieme generazionale e sociale che si incarna nelle due protagoniste, Nadia e Olga, e nei loro tentativi di vendere la terra ereditata dal padre. È un romanzo di radici, certo, e di come, per quanto ci si possa allontanare per giovinezza, amore, scelte lavorative, si verrà comunque richiamati prima o poi indietro. Ma è anche un romanzo che racconta il cambiamento nel mondo agricolo della post-mezzadria e delle multinazionali, l'espansione delle monoculture intensive, il regno surreale di una burocrazia paralizzante. Non c'è l'idillio nella scelta stilistica di Ballestra: c'è l'ironia, il gusto del paradosso, come nel racconto dell'odissea delle sorelle per disfarsi delle palme di proprietà, c'è l'attenzione per le vite piccole, le figure sullo sfondo degli affreschi che non vengono quasi mai narrate. C'è, anche, la nostalgia per come si cambia: """"Dunque era questo, il diventare definitivamente adulte (...) Disperarsi per una lettera di esproprio invece che per una lettera d'amore finito"""". C'è, infine, una lingua particolarissima, che ingloba il dialetto incastonandolo in una scrittura di divertita e antica bellezza, come... -
L'Alto Nido
La storia vera di due sorelle ebree durante la resistenza, di una villa trasformata in rifugio e di un tradimento inevitabile.rnrn«La casa si chiamava l'Alto Nido. Una villa enorme con un ampio prato e un pezzo di bosco. Lì, con i nostri ospiti clandestini, abbiamo vissuto tutte le avventure che una persona può vivere» – Janny Brandes-BrilleslijperrnrnÈ una fredda notte di febbraio del 1943 quando la famiglia Brilleslijper arriva all'Alto Nido, una villa nascosta nel bosco poco fuori dal villaggio di Nardeen, a est di Amsterdam. È al riparo delle sue mura che le giovani sorelle Brilleslijper, Lien e Janny, organizzeranno una delle operazioni di salvataggio più audaci della resistenza olandese all'occupazione nazista, proprio sotto il naso dei leader dell'NSB, il Movimento nazionalsocialista olandese, che abitano a poche centinaia di metri dalla grande casa. L'Alto Nido diventa infatti il nascondiglio per decine di ebrei clandestini, che là trovano non solo un posto sicuro dove vivere ma anche il calore di una famiglia allargata e la vitalità di una comune di artisti: mentre la guerra infuria, la villa si riempie di gioia di vivere e della musica che Lien e i suoi ospiti compongono e suonano tra le risate dei bambini. A giugno del 1944 però la sicurezza dell'Alto Nido viene compromessa. Lien e Janny sono arrestate insieme alle loro famiglie e portate nel campo di concentramento di Westerbork. È lì che incontrano Anne e Margot Frank, con cui verranno deportate ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen, dove Janny e Lien, che saranno fra i pochissimi a sopravvivere all'inferno dei campi e a fare ritorno ad Amsterdam, si prenderanno cura delle sorelle Frank nei loro ultimi giorni di vita. -
Ignorantocrazia. Perché in Italia non esiste la democrazia culturale
È possibile rianimare o costruire una nuova democrazia culturale per l'Italia?rnrnUna società che dileggia la competenza, che sostiene che chiunque può fare qualsiasi cosa, che sostiene l'equivalenza di tutti a prescindere dalle conoscenze, dallo studio, dalla performatività, finanche dal talento, è una società statica, abulica, bloccata su se stessa, incapace di trasformarsi.rnrnGianni Canova tocca uno dei nervi scoperti del dibattito culturale in Italia, un paese che sembra condannato a diventare nazione di analfabeti e populisti. Secondo Canova l'Italia del XXI secolo è diventata culturalmente anoressica: dopo il neorealismo dell'immediato dopoguerra sono mancati riferimenti riconosciuti a livello internazionale e un consumo di prodotti culturali degno di un paese sviluppato. Mentre l'intellettuale progressista o elitista si crogiola tra i propri idoli, l'unica vera rivoluzione culturale pare essere rimasta quella del cinema. È possibile rianimare o costruire una nuova democrazia culturale per il Belpaese? -
Infelici gli dei
Feroci scambi di battute e risse da saloon, funerali e barbecue, vitelli da marchiare e veterinari affascinanti, vecchie verità e nuove bugie: in questo vivido romanzo d’esordio il mito greco scende dall’Olimpo per prendere la forma di una moderna saga familiare in cui l’amore vince tutto. Vince perché distrugge come un fuoco, e come un fuoco – forse – purifica.rnrn«Il romanzo più scatenato e appassionante che abbia letto da molto tempo» - Richard Russorn«Una famiglia potente travolta da disgrazie e dolori che è lei stessa a creare. Il debutto di Swann è ricco di sapori texani, allusioni a Ovidio, gemelli umani e canini e quel genere di sventura implacabile che di solito significa che hai offeso una divinità» - Kirkus Reviewsrn«Un romanzo epico e luminoso» - Publishers WeeklyrnrnSe l'amore implica tutta questa follia, questo spreco, questa mancanza, perché andarselo a cercare? È una catastrofe naturale paragonabile a un uragano, da affrontare solo se ogni tentativo di fuga è impossibile. Però. Il fatto è che lei non si sente per niente vittima di una catastrofe. Lei è felice.Quando imbocca il viale del ranch di famiglia, March Briscoe non sa cosa lo aspetta: dopo due anni in esilio a scontare la relazione con la bellissima moglie del fratello, Hap trova ad attenderlo una famiglia più divisa che mai. Suo padre, Peter, è felice di riabbracciarlo, mentre la madre, June, non può fare a meno di rivedere in lui il marito, i tradimenti, il dolore e l'umiliazione a cui ha sempre opposto con fierezza la volontà di mettere la famiglia davanti a tutto. Ma il problema è che la famiglia è grande, curiosamente allargata: Peter ha avuto due figli da un'altra donna, i gemelli Artie, spiccia e sportiva, e Arlo, tenebrosa rockstar. E un terzo, Burke, quando era appena sposato con June. Tutti sanno tutto di tutti, o così credono. Il ritorno di March, che è scortato ovunque da una coppia di grossi cani, è come una scintilla nell'erba secca: le tensioni trattenute a stento in nome dei figli, dell'onore, dell'orgoglio esplodono e travolgono tutto, compresa una vittima innocente in un dubbio incidente di caccia che reclamerà giustizia. Liti verbali e risse, funerali e barbecue, vitelli da marchiare e veterinari interessanti, vecchie verità e nuove bugie: una settimana densa come un anno che vede saltare gli equilibri. Bisognerà inventarne di nuovi per andare avanti. Liberamente ispirati agli abitanti di un altro Olimpo, i personaggi impetuosi di Olympus, Texas animano una saga familiare contemporanea ma tragicamente classica, in cui l'amore vince tutto: vince perché distrugge. -
La perla
Sulla perla trovata in fondo al mare un pescatore indio della Baja California ha costruito il sogno di una vita migliore, il riscatto dalla miseria e dalla fatica. L'inquietudine e le passioni suscitate da questo fugace tocco della fortuna sconvolgono la sua vita, quella di sua moglie e del suo bambino. Contro la violenza non basta più l'amore di Juana, né la solidarietà di alcuni poveri pescatori che si accontentano di poter vedere la fortuna da vicino. Dalla grande fantastica avventura Kino e i suoi torneranno alla fatica di tutti i giorni senza nemmeno quell'unico bene che la vita aveva loro concesso: la pace con sé stessi. -
L' uomo è la città più bella
Come si fa a mettere in valigia il proprio passato?«Un romanzo picaresco con un pulsante cuore contemporaneo, un'avventura linguistica in cui ogni frase è un successo poetico» – M-magazine«Un fuoco d'artificio linguistico che illumina il nostro presente» – Vi LäserSan Francisco, giovane migrante africano approdato in Svezia dopo varie peregrinazioni, viene sfrattato dal suo modestissimo alloggio. Senza perdersi d'animo, decide di abbandonare l'anonima città in cui si sente prigioniero e riprendere il viaggio verso la mitica San Francisco, assecondando la fissazione che gli ha guadagnato il suo nomignolo, insieme ai fidi compagni di sventura: Manni, in cerca di una moglie per ottenere la cittadinanza; Hussein, detto Richard, convinto di essere braccato da un manipolo di uomini in giacca e cravatta; la bella e misteriosa Isol con una pistola sempre in borsa. E Yei, il folle Yei, che si è perso per poi ritrovarsi. Sono tutti irregolari, e ognuno cerca una propria via di fuga, tra chi vuole a tutti i costi integrarsi e chi, al contrario, vuole solo andarsene da una terra incapace di accogliere tutta la miseria del mondo. Ricco di umorismo, poesia e candore, L'uomo è la città più bella è un antiromanzo sui migranti, una sorta di manifesto apolitico su uno dei fenomeni più sconvolgenti degli ultimi anni. -
Dissertazioni. Testo greco a fronte
Di Massimo di Tiro si conoscono pochi dettagli biografici. Le fonti antiche, concordi nel ritenerlo ""filosofo"""" e """"filosofo platonico"""", affermano che le sue dissertazioni (διαλέξεις) o indagini filosofiche (φιλόσοφα ζητήματα e φιλοσοφούμενα) sono da ricondursi al suo primo soggiorno a Roma, al tempo dell'imperatore Commodo. Le quarantuno dissertazioni filosofiche di Massimo di Tiro offrono una visione privilegiata della cultura imperiale del secondo secolo, epoca in cui, dominante l'eleganza stilistica, anche la filosofia non disdegnava di dispiegare i propri contenuti mediante il bello stilo dello strumento retorico. Nello svolgimento dei temi, perlopiù platonici nell'ispirazione e orientati ad argomenti presenti al dibattito coevo, ma comunque non escludenti altre influenze filosofiche, Massimo di Tiro si mostra pensatore dalla non banale semplicità. Muovendosi fra filosofia e letteratura, fra Platone e Omero, egli calibra l'erudizione sul filtro di un'esigenza educativa di ampio respiro. Nel volume si presenta la prima traduzione italiana completa dal greco. Il commento critico, aggiornato al dibattito accademico internazionale, mira a mostrare come l'opera del pensatore meriti una rinnovata attenzione nell'ambito degli studi classici letterari e filosofici, giacché nel delineare il quadro culturale del tempo essa consente di meglio precisare alcuni non marginali aspetti del platonismo del secondo secolo."" -
La compagnia dell'anello. Il Signore degli anelli. Vol. 1
Composto da tre romanzi pubblicati in Gran Bretagna fra il 1954 e il 1955, ""Il Signore degli Anelli"""" è uno dei più grandi cicli narrativi del XX secolo. J.R.R. Tolkien, studioso di letteratura inglese medievale e anglosassone, è riuscito a creare un mondo e un epos che da sempre affascinano e influenzano lettori e scrittori di tutto il mondo. La Compagnia dell'Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall'arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di altri hobbit lo accompagna e strada facendo si uniscono alla banda l'elfo, il nano e alcuni uomini, tutti uniti nella lotta contro il Male. La Compagnia affronta un cammino lungo e pericoloso, finché i suoi membri si disperdono, minacciati da forze oscure, mentre la meta sembra allontanarsi sempre di più."" -
Lo Hobbit. Un viaggio inaspettato. Ediz. deluxe
«Se vi piacciono i viaggi fuori del confortevole e accogliente mondo occidentale, oltre il Confine delle Terre Selvagge, per poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe, ecco la storia di questo viaggio e di questo viaggiatore. Il periodo è il tempo antico fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Boscotetro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel percorso verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un'epoca trascurata ma molto importante. Infatti il signor Bilbo Baggins andò in visita a vari personaggi di rilievo; ebbe una conversazione con il drago Smaug; fu presente alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto egli era uno Hobbit. Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggins, vi darà un'idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando piuttosto raro. Non amano il rumore.» (J.R.R. Tolkien)