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Dolori precoci
Questo breve libro è tutto un disordinato riaffiorare di ricordi. I personaggi sono quelli che i lettori di Kis già conoscono: l'incongrua famiglia di ""Giardino, cenere"""" procede impavida, comica, disperata, grandiosa nel turbine fosco della storia che la ignora e vuole solo disfarla, come tante altre famiglie ebraiche dell'Europa centrale negli anni dell'ultima guerra."" -
Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni
«Il mondo... è una superficie piana come quella di una carta geografica, sulla quale i flatlandesi scivolano senza sovrapporsi. La loro è una società rigidamente gerarchica: la casta più vile è quella delle donne, semplici righette con sulla punta un occhio, come aghi; viste dall'altro estremo, le donne diventano invisibili, così che a loro basta rivoltarsi per scomparire. Se un maschio per caso si imbatte nell'invisibile didietro di una donna, può rimanerne trafitto, per ciò la legge impone alle femmine l'obbligo di dimenarsi sinuosamente, senza sosta, per evitare incidenti.» J. Rodolfo Wilcock -
La sapienza greca. Eraclito. Vol. 3
«Per Colli il vecchio Eraclito è, se possibile, ancora più enigmatico di quanto abbiano mai creduto i filosofi e dossografi venuti dopo di lui. Eraclito è colui che manifesta il “pathos del nascosto”. Il discorso umano, accettabile come simbolo, è inadeguato a cogliere la realtà. Di qui l’antitetismo delle frasi eraclitee. Ma il nascosto, che non vediamo né tocchiamo, lo portiamo dentro di noi». - Alfredo Giuliani -
In cerca di guai
Come sempre candido e scaltro Twain irride ogni cosa, dal governo centrale ai coyote e ci offre una sequenza di 79 capitoli che sono ciascuno un piccolo romanzo, con la prodigalità di un giocatore di roulette che per una volta è uscito dalla bisca per farsi ripulire. Ogni capitolo è una chiacchierata intorno al fuoco e la somma di queste chiacchiere è un'epopea. Twain ride per sopravvivere, e far sopravvivere, in mezzo agli orrori e allo splendore del West. -
Trittico praghese - racconti
Urzidil è riuscito con questo libro a comporre l'immagine di un luogo, Praga, non già descrivendolo, ma intrecciando storie e personaggi, con l'elusiva casualità della vita. Con un saggio di Claudio Magris. -
Il riconoscimento di Sakuntala
La storia di Sakuntala è una grande storia d'amore, una vicenda archetipica, che può essere messa accanto a quelle di Tristano e Isotta o di Morgana e Artù. La bellissima Sakuntala è figlia di un asceta e di una ninfa celeste. Di lei s'innamora perdutamente il re Dusyanta che la incontra nella foresta durante una battuta di caccia. Ma alla magia amorosa se ne oppone un'altra, nefasta, legata alla potente maledizione di un asceta. E questa provocherà l'oblio dell'amore in Dusyanta, una separazione dolorosa e insanabile. Eppure alla fine si giungerà al riconoscimento di Sakuntala e la forza del grande amore tornerà ad agire. -
Dall'altra sponda
Giovane aristocratico con sogni rivoluzionari si trovò a Parigi quando scoppiò la rivoluzione nel 1848. Potè così vedere con i propri occhi ciò in cui aveva sperato e immediatamente ne constatò il fallimento. E da socialista illuminato scrisse a caldo la più devastante liquidazione del socialismo. Visione rosea e generosa in partenza, che presto si trasforma in pratica poliziesca e persecutoria. Aleksandr Herzen, fra i grandi russi dell'Ottocento, è forse il meno conosciuto anche se fu il più occidentale ed europeo. -
Nuovo commento. Con una lettera inedita di Italo Calvino
Se volessimo dividere in fasi l’opera di Manganelli, il Nuovo commento (1969) apparterrebbe sicuramente a quella che potremmo definire «eroica», in cui lo scrittore, impugnata una lancia istoriata di segni, tentò di raggiungere il luogo da cui sgorgano i segni stessi, vero «pozzo natale e mortale», nonché «sole nero» di ogni scrittura. Presupposto vertiginoso e altamente astratto, da cui però l’arte di Manganelli è riuscita a far scaturire una tensione romanzesca e persino – quale audacia in un tale contesto! – dei personaggi. Sicché alla fine si scoprirà che ciò che leggiamo è un fosco, metafisico dramma, la cronaca di «una qualche continuata, notturna catastrofe». Questo libro rimarrà fra gli esempi più evidenti di ciò che può la letteratura quando si abbandona totalmente al proprio gioco. Appena lesse il manoscritto del Nuovo commento, Italo Calvino indirizzò a Manganelli una lunga lettera, finora inedita, che rimane a tutt’oggi la più densa e illuminante lettura del libro. Manganelli la conservava nella sua copia del Nuovo commento, quasi quel commento al commento appartenesse ormai al testo. La pubblichiamo qui in appendice insieme al risvolto – come sempre prezioso – scritto dall’autore per la prima edizione. -
Sull'orlo del visibile parlare
Pozzi ha esplorato territori nuovi, spesso evitati perché richiedono una uguale perizia nel seguire le due vie parallele della figura e della parola. Dalla teologia mariana a Giorgione e a Piero della Francesca, dalla simbolica dei fiori alla scrittura geroglifica, vasti sono i campi dove questa indagine rigorosa e suggestiva ci conduce a risultati illuminanti, insieme storici e teorici. -
I vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo
«La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simboli e in immagini.» (Vangelo di Filippo)rnrnI fondamentali testi, scoperti nel 1945 a Nag Hammadi, che hanno rivoluzionato la nostra comprensione della Gnosi. -
Pietr il Lettone
Questo libro segna l’atto ufficiale (1931) del commissario Maigret. «La presenza di Maigret al Majestic aveva inevitabilmente qualcosa di ostile. Era come un blocco di granito che l’ambiente rifiutava di assimilare. Non che somigliasse ai poliziotti resi popolari dalle caricature. Non aveva né baffi né scarpe a doppia suola. Portava abiti di lana fine e di buon taglio. Inoltre si radeva ogni mattina e aveva mani curate. Ma la struttura era plebea. Maigret era enorme e di ossatura robusta. Muscoli duri risaltavano sotto la giacca e deformavano in poco tempo anche i pantaloni più nuovi. Aveva in particolare un modo tutto suo di piazzarsi in un posto che era talora risultato sgradevole persino a molti colleghi». -
Dalle parti degli infedeli
Era convinzione profonda e ben fondata di Sciascia che fra i caratteri peculiari della sua terra vi fosse una certa «refrattarietà dei siciliani alla religione cristiana», paradossalmente confermata dalla profusione delle forme di culto religioso. Tesi non popolare perché duramente vera. E capitò a Sciascia di imbattersi, per quella «casualità» in cui alla fine riconosciamo «il solo ordine possibile», in una vicenda – realmente accaduta a un vescovo – che sembrava riproporre in una sequenza di eventi qualcosa di molto affine al giro di pensieri che l’autore era andato a lungo maturando. Si trattava della storia di monsignor Ficarra, vescovo di Patti, che finì in contrasto col Vaticano per la sua scarsa malleabilità politica e anche per l’audacia di certe sue tesi sulla religiosità (e irreligiosità) siciliana. Come sempre in Sciascia, una storia realmente accaduta viene attraversata da una luce che permette di riconoscere con nettezza il dettaglio significativo e trasforma il tutto in un apologo, per dirci sulla Sicilia – e sulle sue oscurità – qualcosa che invano cercheremmo altrove. -
Sul mestiere dello scrittore e sullo stile
Schopenhauer si sentì sempre scrittore non meno che pensatore. Fu uno degli ultimi filosofi che sapessero scrivere in latino, e la sua educazione letteraria era avvenuta sotto l’invisibile tutela dei grandi romantici (nonché di Goethe), che frequentavano il salotto della madre. Soprattutto Schopenhauer ebbe sempre una formidabile vena polemica, che gli faceva scegliere i suoi bersagli non solo nella metafisica ma nella vita corrente. Che la pratica della lingua o il modo di dar forma ai libri si corrompessero e degradassero era per lui un segnale che coinvolgeva il tutto (e così sarà, più tardi, in Karl Kraus). Quei vizi da allora non hanno fatto che dilatarsi, fino ad apparire a molti come la normalità stessa. Salutare controveleno rimane dunque, oggi più che mai, la lettura dei tre trattatelli qui raccolti, che si presentano come una sequenza, insieme garbata e tagliente, di raccomandazioni e suggerimenti per curare le malattie croniche di scrittori, letterati, giornalisti – sovrana applicazione di un solo e irrefragabile principio: «per colui per il quale nulla è cattivo, nulla parimenti è buono». I tre scritti che figurano in questo volume (Sul mestiere dello scrittore e sullo stile, Del leggere e dei libri, Della lingua e delle parole) sono apparsi per la prima volta nell’ambito dei Parerga e paralipomena nel 1851 e vengono qui riproposti autonomamente in virtù della loro forte unità e coerenza tematica. -
La mia filosofia
Nel 1945 un editore inglese propose a Benedetto Croce di comporre un’antologia della sua opera, includendovi testi per lui essenziali che potessero servire a introdurlo in una cultura che fino allora lo conosceva soprattutto per via indiretta. Fu questa, per Croce, una preziosa occasione per ripensarsi – e quasi osservarsi dall’esterno. Giunto «a quell’età in cui la vita trascorsa appare un passato che si abbraccia intero con lo sguardo» – con la malinconia che ciò porta con sé ma anche, aggiungeva, con l’«atroce tristezza» di un «tramonto contornato da stragi e distruzioni» –, Croce seppe mostrare in atto che cosa può essere una franca «critica di se stesso». L’antologia venne consegnata all’editore ma ebbe poi una storia travagliata e non apparve mai nella forma che l’autore aveva auspicato, sicché questa è la sua prima edizione. Volendo innanzitutto tracciare un profilo della «filosofia della libertà», Croce diede all’antologia un’impostazione etico-politica. Così, accanto a un testo celeberrimo e di grande altezza come Perché non possiamo non dirci «cristiani», troveremo qui parecchie note su temi generali, precedentemente apparse sulla «Critica», che oggi per molti lettori suoneranno nuove. -
L' impiccato di Saint-Pholien
«Un primo disegno a penna rappresentava un impiccato che dondolava appeso a una forca sulla quale stava appollaiato un corvo enorme. E l'impiccagione era il leitmotiv di almeno una ventina di opere, a matita, a penna, ad acquaforte. «Degli alberi, al limitare di una foresta, con un impiccato a ogni ramo...Altrove il campanile di una chiesa e, appeso ai due bracci della croce, sotto il gallo, un corpo umano che dondolava...«C'erano impiccati di ogni sorta. Alcuni, vestiti in foggia cinquecentesca, formavano una specie di corte dei miracoli in cui tutti dondolavano a qualche piede da terra...«C'era un impiccato bislacco, in cilindro e marsina, con il bastone da passeggio in mano, la cui forca era un lampione a gas...«Sotto un altro schizzo, alcune righe: quattro versi della Ballata degli impiccati di François Villon». -
La grande morìa dei dinosauri
Hsu, geologo cinese di formazione americana, è riuscito in questo libro a raccontare il ""caso"""" dei dinosauri, i quali incontrarono alla fine del Cretaceo quella che, su scala geologica, deve considerarsi una morte improvvisa. Tale evento si presenta come una imbarazzante anomalia rispetto alla teoria darwiniana. Molte sono le cause invocate per dare ragione di questi eventi. La teoria di Hsu, che individua la causa nell'impatto di un corpo di tale massa da provocare mutamenti radicali nello habitat, è ritenuta fra le più solide e suffragate."" -
Storia dell'età barocca in Italia. Pensiero. Poesia e letteratura. Vita morale
Quest'opera va letta come un'impresa di sintesi che implica il giudizio su tutta un'epoca e si scosta dalle prospettive correnti quando il libro apparve nel 1929. Si pensi al capitolo sulla ""decadenza"""" italiana nel Seicento e a quello sulla Controriforma. Lo stesso giudizio sul barocco va considerato non tanto nella sua specificità estetica quanto come tentativo di giungere, attraverso l'estetico, a un giudizio complessivo su un momento della civiltà. Il primo obiettivo dell'indagine di Croce è quello di individuare con precisione l'origine di alcune croniche debolezze morali e politiche che affliggono la storia d'Italia in quell'epoca."" -
Poesia di Álvaro de Campos
Fra tutti i poeti che Pessoa ha disegnato Alvaro de Campos spicca e si impone, forse anche perché la sua figura sfuggì totalmente al suo creatore, guadagnandosi un'esistenza superiore a quella degli altri eteronimi. Per capire la vastità e la risonanza dell'esperienza di Alvaro de Campos occorre vederla nel suo insieme, nel suo sviluppo, come un'opera a sè. E' questo che per la prima volta ci offrono Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre. Il volume raduna infatti testi di tutti i periodi di Alvaro de Campos accompagnandolo fino alla morte che coincide, nel 1935, con quella di Fernando Pessoa. -
L' antica via degli empi
A chiunque si chieda che cosè il male è utile mettere subito in mano il Libro di Giobbe. Il male di cui esso parla assume tutte le forme e anzitutto quella della malattia e della morte. Ma è anche il male che gli uomini commettono, spesso nella convinzione di operare il bene: e forse è proprio di questo male che Giobbe parla. La persecuzione, la vittima, il processo: tutto ciò sarebbe dunque al centro del Libro di Giobbe. Ed è anche al centro, sin da La violenza e il sacro, dellopera di Girard. Non solo: quel centro non è uno dei tanti possibili, ma il centro necessario, ineludibile di ogni pensiero. Esso coincide con una figura: il capro espiatorio, e Giobbe sarebbe appunto il capro espiatorio che più si avvicina alla propria verità. Sotto questo profilo, è illuminante osservarlo sempre in contrappunto a un altro capro espiatorio: Edipo. Ma occorre anche mettere Giobbe in rapporto con fatti dei quali i moderni detengono il triste privilegio, come i processi totalitari. Che altro sono, infatti, i Dialoghi fra Giobbe e coloro che si presentano come suoi «amici» se non il modello di ogni processo in cui limputato è già condannato in partenza? Incontrando Giobbe, Girard ha trovato la figura più vicina al cuore di tutto ciò che è andato scrivendo. Il suo pensiero sembra allora addensarsi al massimo e al tempo stesso cercare formulazioni di una chiarezza ultima, indubitabile. «Ci sono due verità in senso relativo, nel senso del relativismo e del prospettivismo, ma cè una sola verità in rapporto alla conoscenza, ed è la verità della vittima». E alla verità della vittima è dedicata Lantica via degli empi. Questo libro è apparso per la prima volta nel 1985. -
Le liriche. Testo a fronte
La presente edizione propone, con testo a fronte, tutta l'opera di Holderlin, comprese le ""liriche della follia"""". La traduzione di Mandruzzato vuole essere una vera versione poetica, leggibile di per sè come poesia. Un suo lungo saggio accompagna le traduzioni. Le liriche sono annotate e il testo tedesco, pur fondato sulla canonica edizione Beissner, tiene presenti anche gli ultimi dibattiti filologici holderliniani.""