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Scritti sull'esoterismo islamico e il taoismo
Nell'ultima parte della sua vita Guénon si ritirò al Cairo, come convertito all'Islam. Quanto egli ha scritto su questa tradizione assume perciò nella sua opera un significato peculiare. E tanto più quanto ha scritto sul Sufismo che per Guénon è il cuore esoterico dell'Islam. Del tutto opposta nel modo di manifestarsi, ma orientata verso le stesse verità iniziatiche, la tradizione cinese, di cui qui si esamina la polarità Taoismo-Confucianesimo. Questi testi redatti fra gli anni Trenta e la morte dell'autore, ma raccolti in volume solo nel 1973, ci permettono di accedere ad alcune elaborazioni fra le meno conosciute e le più significative di Guénon. -
«Per favore, mi lasci nell'ombra». Interviste 1950-1972
Ossequioso e collerico, diviso fra paranoica timidezza e incontenibili furori, in queste interviste, per la prima volta raccolte in volume, Gadda parla di sé, delle sue opere perennemente a telaio, del suo lavoro di scrittore e del metodo che lo governa, del successo, di questioni linguistiche e stilistiche, della nostra tradizione letteraria. Irresistibile, in particolare, la galleria di autori prediletti (Manzoni, Parini) o aborriti (in sommo grado Foscolo, il più grande ""strafalcionista del lirismo italiano ottocentesco"""", ma l'irrisione feroce non risparmia Carducci, Pascoli, D'Annunzio) delineata nel corso degli incontri con Alberto Arbasino. Ma soprattutto, in ogni occasione, Gadda si difende da tutto e da tutti: dall'imbecillità dei critici che si basano sulle """"vigenti disposizioni di legge"""" e sulle """"idee fisse"""", dall'odiata accusa di barocchismo e stravaganza, dai gusti e dai vizi nazionali imperanti. Come quando, a proposito del neorealismo, osserva: """"Il fatto in sé, l'oggetto in sé, non è che il morto corpo della realtà, il residuo fecale della storia..."""". Sempre, in ogni sia pur minima battuta di questo scrittore che si dichiarava """"inetto a cicalare con brio"""", il lettore saprà riconoscere e gustare la fosforeggiante genialità del grande macaronico e l'""""accensione di intentata novità"""" del suo linguaggio."" -
Il contesto. Una parodia
Racconta Sciascia che cominciò a scrivere questo romanzo come un «divertimento» – e presto gli si trasformò fra le mani in qualcosa di terribilmente serio. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». Il contesto apparve nel 1971 (ma fu scritto prima dell’omicidio Scaglione, tenne a precisare Sciascia) e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire. -
Milione
Il testo che ha spalancato davanti agli occhi dell'Europa le «grandissime maraviglie» dell'Oriente.«Si può dire che per secoli la più vera immagine dell'Oriente, al di là delle fantasie convenzionali dei poeti e dei novellatori, sia rimasta, nella concezione degli europei, essenzialmente legata al Milione». (Sergio Solmi) -
Orazione ai nobili di Lucca
«Vedevansi qui alcuni nobili ... non solamente salire i gradi de’ magistrati e degli onori, ma aver in dispregio gli inferiori, come non fussero nati del ventre di questa madre commune, e con ingiusto arbitrio dominarli e venire a tanto d’insolenzia che, non bastando loro gli onori e lo imperio sopra li meno ricchi e gli più deboli, volevano ancora godersi, anzi usurparsi, il patrimonio publico con mille sconci interessi e mille aperte rubberie e quasi come fusse eredità lasciata da’ padri e dagli avi loro, di concordia se l’avevan diviso e se lo possedeano...». Si leggono queste parole e – a parte il vigore e l’articolazione impeccabile della lingua, che non sono consueti sui nostri giornali – si pensa di leggere una cronaca odierna. Invece è Giovanni Guidiccioni, umanista, che introduce il racconto di una violenta sollevazione popolare a Lucca, nel 1531, contro una oligarchia ormai infetta, che taglieggiava i ceti inferiori. Questo testo vibrante, che appartiene al «canone ristretto delle eccellenti orazioni politiche cinquecentesche», fu pubblicato nel 1945 da un grande italianista, Carlo Dionisotti, con un preciso riferimento agli avvenimenti di allora: «Leggere del resto non si può più, in tanto precipizio delle cose nostre e di noi stessi, persone e pensieri coinvolti oggi in una prova estrema, se non quel che incide e assicura di un appiglio immediato». Oggi, in un altro «precipizio delle cose», l’orazione del Guidiccioni ci viene incontro di nuovo, perché i vizi della storia e dell’Italia sono pertinaci e ricorrenti. -
Il gatto in noi
Sarà probabilmente una sorpresa per molti scoprire che William Burroughs, l’efferato cantore di saghe che si svolgono in terre di mutanti e in cui l’umanità è una sopravvivenza arcaica, ha anche scritto uno dei più delicati e percettivi libretti che conosciamo sui gatti – anzi, più precisamente, sul gatto come «compagno psichico». Gatti bianchi, gatti arancioni, gatti persiani; gatti amati, gatti di strada; gatti soprannaturali come piccoli dèi del focolare; creature con un che di felino, un che di umano e un che di «ancora inimmaginabile», frutto di unioni arcane e lontanissime che l’autore si sente chiamato a rievocare e a proteggere come un benefico Guardiano: sono questi i protagonisti a cui Burroughs dà la parola. La sua voce diventa piana, pur mantenendo una vibrazione inquietante. E l’affinità immediata fra l’autore e questi esseri appare palese, ancor più di quella con altri suoi personaggi. Le storie, le osservazioni, hanno una naturalezza carica di intensità, forse perché in queste pagine Burroughs ha nascosto «un’allegoria», visitando il suo passato come una «sciarada gattesca». -
Le gesta del Buddha (Buddhacarita. Canti I-XIV)
«Io non farò ritorno nella città che ha nome da Kapila senza aver visto l’altra sponda della vita e della morte». Il cammino del Buddha: la nascita, l’infanzia e la giovinezza, felici e protette; la scoperta del mondo e del dolore; la ricerca della liberazione; il risveglio. La presente edizione del Buddhacarita, a cura di Alessandro Passi, è la prima che si tenta in Italia dopo quella pubblicata all’inizio del Novecento, e ormai datata, di Carlo Formichi. -
Un bambino
Bernhard scrisse per ultima questa parte dell’autobiografia che racconta i suoi primi anni, fino all’entrata nel collegio di Salisburgo. Ed è come se, tornando alle radici di angosce e orrori, egli raggiungesse uno stato di euforia, di leggerezza, di primordiale scoperta, altre volte celato o piegato alla lotta feroce con il mondo circostante. Qui tutto comincia con un bambino di otto anni che si getta in una sfrenata spedizione in bicicletta. «Sarebbe stato del tutto contrario alla mia natura scendere dalla bicicletta dopo qualche giro; come tutte le imprese che iniziavo, anche questa la spingevo fino all’estremo». In questo bambino che si lancia con la bicicletta fino all’estremo c’è già tutto Bernhard. Ma in una versione più ariosa, di elementare felicità. Aspetto che ritroveremo anche nei ritratti mirabilmente nitidi del nonno, della madre e degli amici d’infanzia. Tutte le torture che il mondo tiene in serbo già si intravedono, si presagiscono o irrompono sulla scena (siamo negli anni del nazismo e della guerra) – ma anche, con grande naturalezza, l’irresistibile meraviglia del bambino davanti a una tazza di cioccolata calda, quando i nonni lo portano con loro nel vasto mondo, a pochi chilometri da casa. -
In quelle tenebre
Il caso di Franz Stangl, comandante di Treblinka. Una sconvolgente indagine che rompe il silenzio sugli antecedenti e l’organizzazione dei campi di sterminio, e sulle complicità che hanno aiutato molti responsabili a fuggire.rnrn«Nello zoo avevamo una quantità di splendidi uccelli, e panchine, e fiori. L’avevo fatto disegnare da uno specialista di Vienna – naturalmente, avevamo specialisti di ogni genere… È difficile farne oggi una descrizione adeguata, ma il posto diventò veramente bello» - rnrnFranz Stanglrnrnrn«Il mondo non si è mai reso conto di quanto perfetta fosse questa macchina… Con adeguati mezzi ferroviari, i campi di sterminio in Polonia avrebbero potuto uccidere tutti i polacchi, i russi, e gli altri europei orientali che i nazisti avevano progettato di uccidere» - rnrnRichard Glazar,rnrnuno dei sopravvissuti di Treblinka -
La ballerina del Gai-Moulin
Due giovani e patetici viveurs indebitati fino al collo si nascondono una sera nella cantina di un losco night-club di Liegi con l'intenzione di attendere l'ora di chiusura e di svuotare la cassa. Ma un cadavere, intravisto nell'oscurità alla luce fioca di un fiammifero, viene a turbare i loro piani: è il facoltoso greco cui poco prima rivolgeva le sue sapienti e professionali attenzioni Adèle, l'entraineuse del Gai-Moulin. E' una notte degli inganni, dove nessuno è ciò che sembra. Ma provvederà Maigret, ancora una volta, a capire di che si tratta. -
Autobiografie
Visione e realtà, saga e storia, vicende politiche e avventure letterarie e artistiche: le Autobiografie di Yeats ci offrono tutto questo. Nel susseguirsi dei capitoli che compongono ogni ""autobiografia"""", un cronista-poeta ci fa conoscere terre sperdute, ci racconta l'apprendistato di un grande scrittore e compone, attraverso i frammenti di un'esperienza diretta, i ritratti dello scandaloso O. Wilde, del patetico Aubrey Beardsley, di G. B. Shaw, di Lady Gregory, di J. M. Synge, di Douglas Hyde, il filologo e storico del mondo gaelico. """"Per mantenere naturali queste note e utili a me stesso, devo impedire che l'una si ricolleghi all'altra, per non arrendermi alla letteratura"""". Da questo il plurale del titolo."" -
La poesia
A distanza di trent'anni dall'""Estetica"""" Croce volle tornare, nel 1933, sui grandi temi di quel libro, precisando tutti i punti delicati della sua teoria e sottoponendoli a sottili mutazioni. Il risultato fu """"La poesia"""" che può essere considerata l'opera più matura e complessa di Croce nell'ambito estetico. La forma di questo libro è singolare: Croce ha voluto creare una tensione tra la generalità massima (le considerazioni sul """"regno della bellezza"""" e i suoi caratteri, che formano la prima parte) e l'imprescindibile dettaglio (le preziose Postille che formano la seconda parte e che Croce presentava come """"una conversazione che segue alla tensione del discorso dottrinale"""")."" -
Heidegger e la metafisica
"Heidegger e la metafisica"""" (1950) costituisce il tentativo di mostrare come """"la filosofia di Heidegger, nella sua essenza, renda possibile il sapere metafisico"""" e come """"il problema fondamentale di Heidegger sia quello di una radicale costruzione del sapere metafisico"""". """"Note sul problematicismo italiano"""" (1948), forma il terreno su cui era maturato il saggio heideggeriano. Impliciti in entrambi gli scritti sono da un lato un riconoscimento di Gentile e Heidegger come punti di riferimento essenziali del pensiero nel nostro secolo, dall'altro l'individuazione dei tratti che li accomunano, non meno importanti delle radicali divergenze. In una lunga Avvertenza, Severino ha voluto chiarire il senso di vari passaggi del suo iter, visti con gli occhi di oggi." -
Jules e Jim
«Uno dei più bei romanzi moderni che io conosca è Jules e Jim, di Henri-Pierre Roché: vediamo, attraverso l'arco di un'intera esistenza, due amici e la donna che di entrambi è la compagna amarsi di un amore tenero e quasi senza screzi, in virtù di una morale estetica del tutto nuova e continuamente rimessa in discussione.» (François Truffaut) -
Manzoni e la via del romanzo
Macchia indaga sulla nascita del più celebre romanzo della letteratura italiana, i Promessi Sposi. Nascita quanto mai misteriosa, se si pensa alla precedente attività del Manzoni che ""fu dapprima un grande poeta lirico, poi un tragico, uno storico, un moralista, e infine un romanziere"""". Eppure i nessi con il Manzoni precedente permangono, se è vero che la forma stessa del romanzo nasce in lui come sviluppo della funzione del coro nelle tragedie, e se è vero che la Storia della Colonna infame, ai Promessi Sposi indissolubilmente legata, lo inserisce """"nella grande corrente inquisitoriale del romanzo moderno, da Stendhal a Dostoevskij"""". Macchia guarda gli aspetti più innovativi della riflessione del Manzoni, sullo sfondo della cultura europea."" -
Il mare non bagna Napoli
Il romanzo, nato dall'incontro della scrittrice con una Napoli uscita in pezzi dalla guerra, è in realtà la cronaca di uno spaesamento. La città infatti diventa uno schermo sul quale l'autrice proietta ciò che lei stessa definisce la propria nevrosi: una nevrosi metafisica, una impossibilità di accettare il reale, un orrore del tempo che ogni cosa corrode. Tutto il libro è un grido contro questo orrore, da cui lo sguardo vorrebbe potersi distogliere e non può. Questa edizione è accompagnata da due testi scritti dall'autrice, ripensando questo libro edito la prima volta nel 1953. -
Il rumore sottile della prosa
Quasi una prosecuzione ideale di La letteratura come menzogna, questa raccolta che comprende testi scritti fra il 1967 e il 1990, costituisce un corpus poderoso. Spartito negli ""eventi sostanzialmente teatrali"""" dello scrivere, del recensire e del leggere, il volume rappresenta una vera summa della visione dell'autore che cerca di rispondere alla domanda insieme """"buffa e sconvolgente"""" circa le motivazioni della scrittura, che si interroga sui classici e sulle avanguardie, che bizantineggia sulla censura e sulla stroncatura, che indaga insomma sistematicamente non solo il reame della letteratura, ma quello assai più vasto della parola."" -
La rovina di Kasch
L'Età delle Rivoluzioni racconta il suo naufragio. «La rovina di Kasch tratta di due argomenti: il primo è Talleyrand, il secondo è tutto il resto» (Italo Calvino) -
Tre sentieri per il lago
"I racconti di Tre sentieri per il lago... sono una delle grandi raccolte narrative del nostro secolo. Senza saperlo e volerlo, la Bachmann si allontanò un poco da se stessa: cancellò o sfumò l'ossessione in cui aveva vissuto; e l'ultimo racconto, che dà il titolo alla raccolta italiana, è in qualche modo una riconciliazione con la figura paterna e con l'Austria materna, sebbene l'incontro e l'addio siano così dolorosi"""" (Pietro Citati)." -
La vita di Marpa il traduttore
Marpa il Traduttore (1012-1096) fu tra coloro che più contribuirono a trapiantare in Tibet il buddhismo indiano. Tre volte lasciò il Tibet per compiere viaggi attraverso il Nepal e l'India alla ricerca di manoscritti e di maestri che spiegassero le oscure dottrine dei Tantra. Decisivo fu l'incontro con Naropa che lo designò come suo successore spirituale. In Tibet gli insegnamenti di Marpa diedero vita, attraverso Milarepa, a una tradizione che dura tuttora. Solo un segreto andò perduto, la tecnica che consente di trasferire la propria coscienza in un cadavere. gTsang sMyong Heruka, lo yogin pazzo di Tsang, che scrisse La vita di Marpa, è lo stesso cui dobbiamo La vita di Milarepa; e lo stesso è anche il loro traduttore, il tibetologo Jacques Bacot.