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Metodologia dell'insegnamento strumentale. Aspetti generali e modalità operative
Come insegnare uno strumento musicale oggi, anche in rapporto all'evoluzione tecnologica? Con quali atteggiamenti affrontare problemi posturali, tecnici, interpretativi? Come motivare allo studio? Con quali strategie valorizzare le occasioni di apprendimento in contesti collettivi? Come e perché condurre attività di esplorazione, improvvisazione e composizione? Come gestire l'approccio con i vari sistemi di notazione? Le risposte che il volume tratteggia si rivolgono a insegnanti in formazione (in particolare nei nuovi trienni e bienni dei conservatori), insegnanti in servizio (scuole medie a indirizzo musicale, scuole di musica, licei musicali, corsi propedeutici e di base nei Conservatori ecc.) e formatori, offrendo adeguati strumenti per la lettura/analisi del proprio operato didattico, nonché spunti e modelli per la progettazione e sperimentazione di percorsi secondo rinnovate concezioni e modalità d'insegnamento. Al centro della progettazione ci sono lo strumento come compagno di viaggio nei territori del musicale e l'opera musicale intesa quale oggetto da interrogare, interpretare (ed eventualmente rielaborare creativamente), connettendo fin dall'approccio iniziale il piano analitico con quello tecnico ed espressivo. Completa il volume una bibliografia ragionata che, ripercorrendo i temi trattati nei vari capitoli, costituisce per l'insegnante un ulteriore strumento di approfondimento, di studio e di supporto alla propria autonomia progettuale. -
Anachronismen-anachronismes-anacronismi-anacronismos. Atti del 5° dies romanicus turicensis (Zurigo, 19-20 giugno 2009)
In questo volume, che raccoglie i contributi presentati al V Dies Romanicus Turicensis (Zurigo, 19-20 giugno 2009), il tema dell'anacronismo viene studiato nelle sue molteplici implicazioni letterarie e linguistiche: dall'analisi testuale alla riflessione teorica, dall'indagine sociolinguistica a quella lessicografica, la ricchezza delle prospettive alimenta un dialogo oggi più raro ma non per questo meno importante - tra linguistica, filologia e letteratura che cerca di realizzare pienamente la dimensione umana di una disciplina come la romanistica. Di questo dialogo il Dies Romanicus Turicensis ambisce a essere, oltre che testimone, protagonista, almeno per quanto concerne i ricercatori delle generazioni più giovani. -
Architetture Lucca (2011). Vol. 10
Riformulo l'editoriale scritto per un secondo volume sul tema del cimitero realizzato dalla redazione della rivista della testata di Parma. Il volume affronta il tema, a differenza di questo numero di Architetture Lucca che è un semplice osservatorio, ripartendo dalla analisi delle architetture di raffigurazione della morte, dei contenitori della memoria della comunità urbana. Il presupposto fondamentale degli autori è che il cimitero sia occasione per disegnare una città dei morti, proponendosi come metafora di una diversa città dei vivi o, comunque, con l'intento di esprimerne una critica. Il progetto di architettura riassimila o può riassimilare lo spazio della morte nella vita urbana, ristabilisce una continuità fra cimitero e insediamento umano, presupponendo che la morte sia ancora significata, una realtà accettata sulla quale sia possibile dare una risposta; comunque non una realtà evitata. Il cimitero può reincorporarsi alla città che deve accettarne la presenza in coabitazione; la morte anziché esorcizzata è considerata, il cimitero non è luogo di orrori ma luogo di realtà. Anzi, può divenire un museo digitale, capace di estendersi all'infinito mantenendo le tracce delle continue trasformazioni attraverso il trasferimento della memoria costruita del cimitero fisico. L'ipertesto multimediale dà la possibilità di ricostruire i legami tra i molteplici valori del cimitero, mentre la rappresentazione digitale permette la restituzione del rilievo dell'Ottagono Monumentale, e ""diventa uno strumento di visualizzazione dello spazio mentale dove ognuno può ricostruire a modo suo le molteplici relazioni della memoria e il continuo riflesso tra la città dei morti e quella dei vivi"""". Quanto illustrato nel volume citato costituisce un contributo sostanziale per la consapevolezza della città perduta ed ai significati dell'architettura dei cimiteri, così come questo numero della rivista di Lucca offre una visione attuale di quanto si sia edificato in una provincia media italiana. Pubblicazioni su un argomento così essenziale, ma oggi sempre più ostentato, credo siano importanti. Perché, oltre che offrire una riprogettazione totale dei nuovi spazi della città dei morti nell'ambito dello sviluppo urbano, è soprattutto necessario agire culturalmente in rapporto alla convinzione negativa, ma sempre più diffusa delle nuove generazioni, che sia meglio dare alla vita terrena ogni significato e valore. Scopo dell'esistenza è vivere """"alla grande"""", """"bruciando"""" tutto subito, giorno per giorno e non interrogandosi sul """"dopo"""". Perché non solo non esiste la vita eterna ma non esiste più nemmeno il ricordo. Il ricordo, quando c'è, dura solo un giorno. È impossibile per noi scrivere la storia. Non abbiamo un futuro certo e di speranza. Non crediamo più nella tecnologia e pensiamo che l'uomo non possa controllare gli eventi naturali. E il concetto di memoria non esiste più. Per questo dobbiamo ricomporre la speranza con ogni strumento possibile. Roberto Pasqualetti"" -
Teoria (2011). Vol. 1: Critica della ragione medica
Lo sviluppo tecnologico della medicina ha aumentato enormemente la possibilità di successo degli interventi e delle cure, e ha sicuramente cambiato la percezione pubblica delle discipline biomediche. A questa trasformazione, però, non sempre si è accompagnata la consapevolezza dei criteri di fondo ai quali è necessario far riferimento per orientarsi nell'uso di tali tecniche e per comprendere i limiti del loro utilizzo. Bisogna dunque elaborare una vera e propria critica della ragione medica. In questo volume di ""Teoria"""" un tale compito viene affrontato con taglio interdisciplinare, unendo riflessione critica, indagine etico-motivazionale e approfondimento storico."" -
Logica
Che cosa fa la mente quando pensa? Qual è l'oggetto del suo pensiero? Che relazione sussiste fra ciò che è pensato e ciò che è conosciuto? C'è corrispondenza fra ciò che si pensa e ciò che si comunica agli altri? Sono questi alcuni dei quesiti che il grande filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) si pone alle soglie della modernità, in un periodo di transizione fra la fine della filosofia scolastica e l'affermazione della nuova scienza moderna. Le sue risposte non solo hanno un significato storico importante, ma anche una rilevanza decisiva per le contemporanee filosofie della mente: la mente è un computer che calcola e il suo pensiero è costituito da operazioni fra concetti, parole, proposizioni e discorsi. Marco Sgarbi (Mantova, 1982) si occupa di storia della logica, di storia della tradizione aristotelica e di filosofia dell'illuminismo. È stato Frances A. Yates Fellow presso il Warburg Institute di Londra. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'Università di Verona. Ha recentemente pubblicato le monografie: Logica e metafisica nel Kant precritico. L'ambiente intellettuale di Königsberg e la formazione della filosofia kantiana (2010); La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione logica aristotelica (2010); La logica dell'irrazionale. Studio sul significato e sui problemi della Kritik der Urteilskraft (2010; edizione spagnola aggiornata 2011). -
Per il rilancio dei parchi
I parchi italiani sono in crisi. Molte e diverse le idee per cambiarli, gestirli, rilanciarli. Sconfortanti, troppo spesso, gli interventi della politica. Qualcuno, però, non si rassegna. E fa delle proposte. Concrete. Informale lo è già dal nome. Il ""Gruppo di San Rossore"""" è semplicemente il risultato di un incontro tra volenterosi, che all'interno di un parco toscano hanno voluto confrontarsi, reagire, proporre. Da lì, il primo balzo nazionale, a Firenze, nel 2011, con risultati di partecipazione sorprendenti e incoraggianti."" -
Multilateralismo e multiculturalismo. L'esperienza canadese
Il multiculturalismo/interculturalismo presenta contraddizioni (tante) e alcune ambiguità che il dibattito in corso da alcuni anni riprende e sottolinea, però soltanto in parte, piegandosi spesso alle suggestioni del momento; e tuttavia, credo esso costituisca nelle sue modalità ed intenzioni, quando non diventi (spesso accade) ideologico, un approccio importante per studiare lo sviluppo delle relazioni fra i popoli e, soprattutto, per affrontare le questioni che da esse nascono e i problemi numerosi. La politica estera canadese, così strettamente intrecciata con quella interna sollecitata in qualche misura dall'opinione pubblica, mi sembra che cerchi di muoversi orientata secondo tale approccio, non disattenta alle possibilità che esso possa offrire in un mondo dove le diversità stentano ad elaborare codici di confronto che non portino allo scontro; un approccio consapevole, quindi, delle necessità complesse che la politica multilateralista di Ottawa comporta. -
Livorno cruciale XX e XXI. Quadrimestrale di arte e cultura. Vol. 6: Il lungomare
Nell'immaginario collettivo non vi è alcun dubbio che il luogo più amato, più frequentato, più conosciuto, anche al turista che quasi per caso passa per la città di Livorno, è il lungomare: quel fronte con il mare che dai margini della città dei borghi cresciuti all'inizio dell'Ottocento si svolge per non meno di sei chilometri lungo la costa. Una prova ci viene dalle accese polemiche che in questi anni hanno accompagnato le trasformazioni che almeno in parte hanno modificato la fisionomia del lungomare dalle teoria di palme che oggi accompagna il primo tratto del passeggio, messe a dimora in sostituzione delle più tradizionali tamerici, timido omaggio ad una tradizione mediterranea che guardava all'Oriente. E perché non ricordare le invettive che ancora oggi, per quanto più saltuariamente, occupano le pagine dei quotidiani cittadini sulle nuove ""baracchine"""" (strano nome, a ben vedere, leggermente dispregiativo, quasi a significare costruzione provvisorie e di risulta): costruzioni, quest'ultime, forse troppo minimaliste che immediatamente, e non a caso, sono state letteralmente inondate di ogni possibile orpello, una maniera per nascondere trasparenze e geometrie di un'architettura che pure ha resistito al disordine crescente. La storia del lungomare è, come dimostra anche questo numero della rivista, storia di segni architettonici, alcuni realizzati, altri rimasti solo sulla carta, che hanno negli anni invaso questa lunga striscia di terra che fronteggia il mare. E certo, della centralità del lungomare, era ben consapevole Costanzo Ciano, che volle dare il suo nome al grande piazzale gettato sulla Spianata dei Cavalleggeri, dove ancora agli inizi del Novecento risplendeva con tutte le sue curiosità un grande parco dei divertimenti, trascrizione di una metafisica Piazza d'Italia sul mare. Vi è poi il lungomare di sapore Belle Epoque, con i suoi bagni a ridosso della città e il Palace Hotel, la cui imponente mole richiama le monumentali strutture alberghiere delle fine dell'Ottocento, palcoscenici per le nuove pratiche della villeggiatura. Non stupisce quindi che si potesse immaginare la creazione di un Casinò, un ponte abitato proteso sul mare, o ancora una nuova città-giardino ad Ardenza, dove già alla metà dell'Ottocento nascevano i casini di Ardenza, una nuova tipologia di residenza per le vacanze. Come non parlare allora di quelle pratiche quotidianità che ancora oggi vedono l'affollarsi del lungomare di giovani, di famiglie, di persone che qui cercano una rinnovata socialità. Nel 1950 Osvaldo Peruzzi dipingeva una giovane bagnante con colori squillanti, circondata da un paesaggio balneare altrettanto squillante, metafora di una città che sperava nella ricostruzione, una ricostruzione che appare assai attuale anche nella Livorno dell'oggi. Dario Matteoni"" -
Appartenenze letterarie. Patrie, croci e livree degli scrittori
"Appartenenze letterarie"""" raccoglie in un disegno di senso compiuto i momenti di una ricerca protrattasi nel tempo sui rapporti speciali che alcuni scrittori italiani degli ultimi secoli, da Belli a Alvaro, da D'Annunzio a Pasolini, da Di Giacomo a Pierro, hanno intrattenuto con le proprie piccole patrie (la regione, la città, il villaggio) o con alcuni ideali sentiti come identitari (la classicità, la poesia, la critica), riconducendoli a una lingua o a uno stile. Su questo paradigma, l'autore ha declinato consapevolmente le proprie generalità, a Roma e alla poesia assegnando i posti d'onore dell'apertura e della chiusura, con il calabrese Padula e il lucano Pierro documentando esperienze fondamentali di studio e di vita, di una difesa dell'indulgenza servendosi per smascherare le ipocrisie di ogni integralismo critico e il cinismo dei relativisti." -
Il Novecento a scuola
In quanto agenzia educativa, la scuola è chiamata, fra l'altro, a trasmettere il meglio di un patrimonio culturale. Complici anche i vincoli temporali imposti dall'orario scolastico, in sede di programmazione l'insegnante di Lettere non può sottrarsi all'obbligo di effettuare delle scelte. Ma su quali basi? Occorre definire un 'canone letterario': operazione che tuttavia nel Novecento si riempie di insidie, per effetto, da un lato, della crescita esponenziale della produzione letteraria e, dall'altro, della ricerca spasmodica, così tipica del 'moderno', dell'originalità a tutti i costi, che ha comportato un continuo smottamento delle poetiche dominanti. Allora, nel dubbio, ci si affida al manuale, strumento principe (e insostituibile) della pratica didattica, che è tornato ad essere, prima di tutto, il luogo della consacrazione degli autori canonici. Ma non si rischia, così facendo, di cancellare tutta una serie di esperienze, magari minoritarie, ma altrettanto significative? Qual è la giusta rotta da tenere, fatta salva la necessità di stabilire gerarchie, per non compiere una falcidia senza appello? Come si possono integrare le esigenze opposte del 'canone' e della 'biblioteca'? E in che modo la manualistica può favorire questa integrazione? A questi importanti nodi della didattica della letteratura la ""Mod per la Scuola"""" ha voluto dedicare i seminari nazionali di cui il presente volume raccoglie gli Atti."" -
Commentario sullo «Spirito delle leggi». Testo francese a fronte
Non sempre equanimemente valutato dagli studiosi quanto gli altri scritti maggiori di Voltaire, il ""Commentario sullo """"Spirito delle leggi"""""""" del 1777 qui per la prima volta tradotto in italiano - si configura come uno straordinario affresco delle idee-cardine del celebre philosophe durante l'ultima e feconda stagione della sua infaticabile battaglia per la diffusione e il trionfo dei """"lumi"""". Idee-cardine qui magistralmente condensate proprio in ciò che di più lo separò e in ciò che di più lo unì all'autore dell'""""Esprit des lois"""": Montesquieu. Così, la diversa valutazione del Medioevo, del dispotismo orientale, della moderna monarchia assoluta e, soprattutto, della divisione e del controllo reciproco dei poteri fondamentali dello Stato, insieme all'antischiavismo, l'umanitarismo, il garantismo, la tolleranza diventano i principi fondamentali per il confronto che si apre in questo libello. Voltaire ha saputo - in questo testo come altrove - rendere giustizia sia all'uomo Montesquieu sia al suo capolavoro, definendo il primo """"il più moderato e il più fine tra i philosophes"""" e il secondo """"il codice della ragione e della libertà""""."" -
Guida alle etiche della comunicazione
La guida intende offrire un orientamento preliminare sui comportamenti da assumere nei contesti comunicativi oggi di maggiore interesse. Questa nuova edizione riveduta e aggiornata è arricchita con contributi di giornalisti di grande esperienza come Sergio Zavoli, e di professionisti del settore della comunicazione. Essa propone specifici approfondimenti sull'etica del giornalismo, della televisione, di internet, dei linguaggi pubblicitari, della comunicazione pubblica, della comunicazione biomedica, della comunicazione interculturale e, da ultimo, sulla comunicazione della responsabilità sociale d'impresa. Il tutto è collocato all'interno di una più ampia indagine sulle condizioni che consentono ai principi morali messi in luce di essere veramente adottati. Il volume è pensato insomma per venire incontro a un interesse sempre più urgente, anche nel nostro Paese, per le questioni di etica della comunicazione: sia per quelle che riguardano gli operatori del settore, sia per quelle che coinvolgono i fruitori dei mass-media. -
Architetture Grosseto (2011). Vol. 12
Tra i paesaggi più variegati e suggestivi della provincia grossetana, quello del territorio di Capalbio è senza dubbio tra i più ricchi e significativi. In occasione dei cinquant'anni d'indipendenza amministrativa e della nascita come Comune autonomo - festeggiati pochi mesi fa - Architetture Grosseto ha deciso di dedicare alla città di Capalbio un'ampia finestra, proprio all'indomani dell'adozione del nuovo Regolamento Urbanistico. Le differenti tipologie ambientali (da quelle costiere e lacustri a quelle riguardanti la maglia poderale, da quelle collinari e boschive a quelle delle testimonianze storico-architettoniche) costituiscono per Capalbio le risorse su cui improntare la sfida per un governo del territorio che sappia coniugare l'uso, la tutela e la valorizzazione delle risorse stesse all'insegna di uno sviluppo sostenibile. Nel precedente numero dedicato al P.T.C. della Provincia di Grosseto, mettevamo proprio in evidenza l'importanza dello sviluppo, della tutela e della valorizzazione dell'intero territorio maremmano; e quello di Capalbio è senza dubbio uno dei tasselli più importanti di questo prestigioso ""puzzle"""" territoriale. La sua valorizzazione passa attraverso gli atti pianificatori che questo numero di Architetture Grosseto vuole documentare, al fine di verificare che Capalbio, per usare le parole del Sindaco, sia davvero un """"luogo da vivere, luogo di ospitalità ed accoglienza ma anche di stimolo, progetto e e perché no... di sogno""""."" -
Vita dello scudiero Marcos de Obregon
La vita avventurosa dello scudiero Marcos de Obregón si dipana con ritmo incalzante fra naufragi, prigionie, episodi boccacciani e rocambolesche scorribande in ambienti sordidi, sbalzando il protagonista dalla Spagna all'Algeria all'Italia, per poi tornare in patria. Tradizionalmente ascritto al genere picaresco, il romanzo di Vicente Espinel (famoso musicista e poeta spagnolo del Secolo d'Oro) sembra essere piuttosto figlio del clima di ricerca di formule narrative nuove, più conformi al contesto socioculturale sorto all'indomani della Controriforma, che, a partire dal Don Chisciotte, investe quasi tutta la scrittura di finzione spagnola del XVII secolo con l'obiettivo di insegnare e divertire a un tempo. Giocato su una complessa rete di ambiguità fra accadimenti reali, ispirati alla movimentata esistenza dell'autore, e fittizi, che raccolgono echi precisi del romanzo bizantino, della novellistica italiana e della cronaca delle Indie, il Marcos de Obregón - amalgama perfetto di storia e finzione, di cui offriamo qui la prima traduzione italiana integrale - segna un punto di svolta nel processo che conduce alla nascita del romanzo moderno. -
Il cinema oltre il cinema
Muovendosi tra lo spazio dell'estetica, quello della teoria e quello dell'analisi del film, ""Il cinema oltre il cinema"""" interroga le condizioni di esistenza della settima arte. Che cosa ha voluto dire l'apparizione del cinema nel panorama delle arti del Ventesimo secolo? In che modo i film possono fornire una risposta ad alcune grandi questioni - la relazione con la realtà, il problema della rappresentazione, la costruzione di mondi narrativi, ecc. - che hanno segnato la cultura artistica del '900? Simili domande suggeriscono anche le possibili affinità estetiche tra il cinema e le altre arti - dalla pittura alla scultura, dalla letteratura alla videoarte - sulle quali il volume getta una luce nuova. Attraverso una serie di puntuali analisi di alcuni grandi film e di autori che hanno fatto la storia del cinema (da Fellini a Kubrick, da Zavattini a Visconti, da Godard a Tati, ecc.), si tratteggia l'idea di un'arte che esiste solo cercandosi oltre se stessa. Augusto Sainati (1957) insegna Storia, teoria e analisi del film all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Curatore di rassegne e iniziative culturali sul cinema, ha pubblicato numerosi volumi, tra i quali Il visto e il visibile: sul comico nel cinema (Pisa, 2000); La Settimana Incom. Cinegiornali e informazione negli anni '50 (Torino, 2001); Analizzare i film (con M. Gaudiosi, Venezia, 2007); Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico (Venezia, 2008). Attualmente prepara l'edizione di alcuni inediti di Federico Fellini."" -
Alter et ipse. Identità e duplicità nel sistema dei personaggi della Tebaide di Stazio
Delle numerose figure del mito greco solo poche sono riuscite a incarnare desideri, paure, pulsioni universali, valicando così i confini del mondo antico per tornare a vivere in forme sempre diverse nella cultura europea. Fra queste occupano una posizione di indubbio rilievo i fratelli-nemici Eteocle e Polinice. Il volume esplora il sistema dei personaggi nella Tebaide di Stazio, e ambisce a fare il punto sul ruolo culturale di quella che è stata l'ultima cristallizzazione d'epoca antica del mito dei Sette. Lo studio prende le mosse dalla riconsiderazione del dibattito critico sull'opera manieristica e a lungo svalutata di Stazio e cerca di definire analiticamente le peculiarità del modello staziano del personaggio a partire dal ruolo centrale che assumono nel poema le strutture speculari e polarizzate. Una sistematica analisi del testo mette in evidenza come la coesione interna del poema si fondi sull'uniformità della caratterizzazione dei suoi personaggi e sull'organizzazione simmetrica di temi, motivi e strutture narrative. La prospettiva interdisciplinare che il saggio propone permette così di riscoprire la complessità del sistema dei personaggi della Tebaide, rivalutando la funzione poetica dell'eroe staziano. -
Hölderlin e la rivoluzione. Il socialismo oggi tra libertà e destino
Come fare perché la rivoluzione non si tramuti in oppressione? Perché con la Rivoluzione francese trionfa la frammentazione borghese e il nuovo ordine capitalistico della divisione del lavoro? Per Hölderlin, la rivoluzione non deve essere solo abbattimento della tradizione, ma equilibrio tra innovazione e tradizione: elaborazione dello scarto tra libertà e destino e allo stesso tempo consapevolezza di quello scarto - che nessuna autonomia illuministica potrà rimuovere - per il quale ci sarà sempre bisogno di una risposta simbolica. Destino mortale e grande politica si tengono, oltre ogni vuoto moralismo repubblicano e titanismo violento. La grande politica non può che avere allora carattere mitico, poiché in essa è coinvolto un intero popolo che elabora collettivamente l'attraversamento del destino, senza rassegnarsi a esso e senza tentare scorciatoie violente. E non a caso il libro si conclude con una suggestione gramsciana. Per il pensatore sardo, si acquista coscienza della propria subalternità nel piano della sovrastruttura e, tramite l'ideologia, si costruiscono gli strumenti per conquistare l'autonomia dai dominanti. Alla fine del suo percorso da Hölderlin a Gramsci, per l'autore il socialismo si configura non solo come una teoria economica o politica per la giustizia sociale, ma anche e soprattutto come quell'ethos che tiene nella sfera pubblica la questione dell'essere, ampliando la comprensione dell'umano, anche nella dimensione privata del rapporto con se stessi. -
Ethne, identità e tradizioni: la ""terza"" Grecia e l'Occidente
La storia degli scambi e delle interrelazioni tra la Grecia e l'Occidente è da tempo indagata nell'ambito degli studi rivolti alla mobilità mediterranea e talvolta più specificatamente in studi relativi alla colonizzazione. Il rapporto della Grecia degli ethne, la ""terza Grecia"""", per usare il titolo di un importante e fondante lavoro di Gehrke, con l'Occidente è stato, invece, poco indagato. Il terzo volume della collana Diabaseis si è proposto appunto di indagare lo strutturarsi delle realtà delle regioni a Nord del Golfo di Corinto, realtà non sempre sviluppatesi secondo il modello poleico, e quindi il loro rapporto con l'Occidente: Delfi ed il golfo Criseo si presentavano come il luogo di arrivo e poi di successiva diffusione di tradizioni, modelli identitari, oltre che, ovviamente di 'scambi' di altro genere con la variegata realtà del mondo mediterraneo. Il volume mette a fuoco due problematiche che hanno costituito il filo rosso del lavoro di indagine La """"terza"""" Grecia e l'Occidente in tutte le sue componenti: quella dello strutturarsi delle identità (siano queste emiche o etiche), quello delle modalità di trasmissione delle proprie vicende da parte delle varie 'comunità'."" -
Il pluralismo religioso. Prospettive per un dialogo fra le religioni
Il volume si propone di presentare in maniera accessibile e chiara i maggiori autori del pluralismo religioso, in modo da offrire al lettore una visione d'insieme di questa corrente filosofica, finora poco trattata in Italia. Il testo affronta l'argomento a tutto tondo: si apre con Wilfred Cantwell Smith, John Hick e Paul Knitter, i tre massimi esponenti del pluralismo, e mostra sia le posizioni di oppositori del pluralismo (come Alvin Plantinga) sia di rappresentanti di proposte alternative (come Jacques Dupuis o Raimon Panikkar), permettendo di mettere in luce la vivacità e la varietà del dibattito filosofico contemporaneo sul dialogo interreligioso. -
Ripensare la laicità
Ripensare la laicità non significa disconoscere il ruolo fondamentale che la separazione tra istituzioni pubbliche e fedi religiose ha avuto nella storia dell'Occidente, ma fare i conti con un contesto in cui sta mutando il rapporto tra religione e politica. Il nuovo protagonismo pubblico delle chiese e il pluralismo culturale, che caratterizzano la società contemporanea, chiedono una maggiore attenzione critica nei confronti dei modelli teorici e delle attuazioni pratiche che sono state messe in campo per legittimare lo Stato e la sua neutralità nei confronti delle convinzioni morali e religiose dei cittadini. In tale contesto, la difesa della laicità deve continuare a salvaguardare la sfera pubblica dalle ingerenze delle religioni o deve piuttosto pensare a nuove modalità che permettano un uguale rispetto verso le convinzioni secolari e le credenze religiose? Concedere un ruolo politico maggiore alle fedi non rischia però di intaccare alcuni principi irrinunciabili della modernità e di vanificare le conquiste proprie delle società secolari?