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Lydia Toraldo Serra e altre sindache democristiane nell'Italia della ricostruzione
Una vicenda dimenticata per più di cinquant'anni torna alla luce in occasione del 70° anniversario delle prime elezioni aperte alle donne. Si tratta del lungo mandato amministrativo di Lydia Toraldo Serra, una delle dieci sindache elette nel 1946. Sindaca di Tropea fino al 1960, fu protagonista controversa della vita cittadina, assai amata dai suoi elettori e ferocemente contrastata dagli avversari, anche nel suo stesso partito, la DC. Il volume, grazie al prezioso archivio conservato dai familiari, analizza la figura e il governo di Lydia Toraldo Serra da una molteplicità di punti di vista. Una storia locale fortemente intrecciata a quella nazionale come mostra il confronto dell'esperienza di Lydia con quella di due sindache dell'Italia settentrionale: Gigliola Valandro e Maura Dal Pozzo. Cattoliche di carattere, pensavano che la politica fosse un'attività mirata all'interesse generale e hanno mostrato nei fatti come l'idea dell'inferiorità femminile sia stata una costruzione culturale mirata a escludere le donne dal governo della cosa pubblica e dall'esercizio del potere. -
Una lunga sosta a tavola. Mangiare anche con la fantasia e con le parole
È nota l’abitudine degli italiani di parlare di cibo e bevande sedendo a tavola per la consumazione dei pasti, soprattutto in occasioni conviviali estese, quando più voci si intrecciano e si accavallano nel descrivere, vantare, ricordare pietanze, vini, liquori, pani, dolci, frutta assaporati un tempo, riassaporati, in prosieguo, nostalgicamente, trasformando, quasi per magia, sapori, odori e colori in parole. Un piacere accessorio che la lingua, benemerito organo del gusto, consente di associare all'altro, verbale, proprio della dimensione amicale. -
Reti d'imprese
Le reti d’imprese costituiscono sicuramente una delle risposte necessarie alle sfide della globalizzazione e rappresentano una leva soprattutto per le piccole e medie imprese per coniugare efficienza produttiva ed efficacia distributiva. Esse devono diventare lo strumento per ripensare il modello di sviluppo; favorire la diffusione progettuale e culturale dell’economia endogena e della cooperazione; generare innovazione, sviluppo sostenibile, nuova etica ed economia civile. Si tratta di favorire la nascita di una nuova cultura d’impresa nel segno della trasparenza, della condivisione e della responsabilità sociale. Diventa centrale per la competitività il rapporto tra territori e imprese, ma entrambi hanno bisogno di cambiare passo per aprirsi e promuovere cammini di reciprocità. Il territorio deve offrire risorse naturali, materiali e immateriali e le imprese devono investire sul territorio a favore dell’identità di una comunità e del recupero della sua dignità. -
I dialoghi di Ventotene
Di cosa trattava, nelle forme e nei contenuti, ""quello strano e straordinario dialogo"""" che nel 1939 Spinelli cominciò a intrecciare con Colorni e che proseguì fino alla partenza di quest'ultimo da Ventotene? Ce lo svelano (in parte) questi dialoghi """"socratici"""" tra Altiero ed Eugenio, che vengono qui raccolti. Perché, seguendo la loro interrelazione si riesce finalmente ad avere un'idea concreta dello stesso procedere della discussione culturale tra i due protagonisti del """"gruppo di Ventotene"""", ovvero di quella pagina importante di elaborazione teorica che si sviluppò parallelamente al dibattito politico federalista, da cui scaturì il """"Manifesto"""". Si tratta di una ricerca intellettuale senza confini che affronta temi conoscitivi chiave afferenti a numerose discipline (come i sistemi, l'amore, la filosofia, la scienza, i fini e i mezzi, l'antropomorfismo, l'economia, l'azione, il successo, il distacco) affrontati in forma dialogica assai fruibile, che più e più volte sfidano intellettualmente l'interlocutore (e il lettore) in modo spesso divertente. È una festa iconoclasta, liberatoria, fantastica dell'apprendimento che si sviluppa in condizioni quasi proibitive; e da cui, senza dubbio, possiamo tutti imparare."" -
I difensori della libertà
"Dopo aver vinto la sua secolare lotta contro l'assolutismo dell'Antico Regime, il liberalismo, lungo tutto il Novecento, ha dovuto fronteggiare una terrificante minaccia: quella dei movimenti rivoluzionari di massa - bolscevismo, fascismo, nazismo - determinati a radere al suolo la civiltà dei diritti e delle libertà. Questo fu il contesto ideologico, dominato da una sfrenata e inquietante passione nichilista, in cui condussero le loro battaglie quegli intellettuali che seppero resistere alla tentazione totalitaria e che, precisamente per questo, furono gli strenui difensori della libertà."""" (dalla premessa)" -
Migranti spa. Il business dell'immigrazione: cifre, vittime e carnefici
Lo Stato italiano spende sei-sette miliardi di euro all'anno per l'accoglienza dei migranti, un fiume di soldi. Dove vanno? A chi vanno? Chi guadagna dietro il grande business che si è venuto a creare con l'arrivo in Italia di centinaia di migliaia di immigrati? ""Migranti spa"""" cerca di rispondere a queste domande proponendo storie, analisi e dati sui flussi di denaro che gravitano intorno al mondo dell'accoglienza. Ne viene fuori un affresco composito: da una parte migliaia di volontari che eroicamente si affannano per portare un aiuto ai tanti disperarti che arrivano sulle nostre coste, dall'altro centinaia di improvvisate coop sociali, associazioni e avventurose società che cercano di sfruttare il nuovo business. Per non parlare di dubbie ong. Lo Stato osserva ma non controlla, anche perché è una situazione che fa comodo a molti."" -
La Sicilia nel mondo globalizzato. I tiranni e gli eroi. Viaggio nella memoria (1943-2013)
Una storia della Sicilia e dell’Italia, dal 1943 – data dello sbarco degli Alleati nell’Isola – al 2013, raccontata con la “passione” politica e con lo sguardo ironico e disincantato caratteristici di Nino Alongi che narra i cambiamenti che da allora ne sono scaturiti nel costume, nell’economia e nel lavoro, soprattutto in Sicilia, dove le tante forze che vi si sono incontrate – e a volte scontrate – hanno cambiato – a volte in peggio, più spesso in meglio – il volto dell’Isola. Una cronaca i cui protagonisti sono politici, politicanti, clero, ma soprattutto uomini e donne pieni di amore per la Sicilia ed in particolare per Palermo che, come ci tramanda la tradizione: “suos devorat alienos nutrit” (divora i suoi e nutre gli stranieri). -
Come raccogliere fondi per la politica. Manuale di fundraising e comunicazione per partiti, movimenti e candidati
Come raccogliere fondi e coinvolgere volontari? Quali strumenti di marketing e comunicazione adottare per efficaci strategie di fundraising politico? Come gestire le donazioni delle aziende in assenza di una disciplina sulle lobby? Tutte le risposte sono in questo manuale chiaro e completo, rivolto a candidati, partiti, movimenti, liste civiche e piccoli circoli che hanno necessità di una bussola per orientarsi nella giungla del fundraising per la politica. Non bastano infatti una cena, un'iniziativa di crowdfunding o un banner online sul 2 per mille per fare fundraising politico. Bisogna abbandonare l'improvvisazione, andare oltre la semplice raccolta fondi e attivare un sistema di donazioni costanti. Per farlo occorre rispettare codici etici e regole di trasparenza, fare formazione, rivolgersi a professionisti del fundraising politico, ma soprattutto costruire con i cittadini legami di fiducia solidi e duraturi. Prefazione di Nando Pagnoncelli e Chiara Ferrari. -
Vent'anni di lotta alle mafie e alla corruzione in Italia
Gli anni novanta del XX secolo sono stati particolarmente tragici e difficili per il nostro paese. Lo scoppio di Tangentopoli, il crollo di un sistema politico corrotto, le uccisioni dei giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti delle loro scorte. Le bombe fatte scoppiare a Firenze, Milano e Roma. Un vero e proprio attacco frontale allo Stato. Che fare di fronte a questo scenario? Nel 1996, un gruppo di amministratori locali di varie regioni e appartenenze politiche decise di dare vita ad un'associazione per mettere in rete gli enti locali e le Regioni che volevano impegnarsi in progetti di formazione civile contro le mafie. In questo libro, grazie a una serie di autorevoli contributi e di interviste, si racconta non solo la storia di 20 anni di vita di un'associazione, ma anche 20 anni di storia d'Italia. -
Don Luigi Sturzo. Maestro di verità e di libertà
Questo libro racconta la genesi e la positiva conclusione della fase diocesana della causa di beatificazione di don Luigi Sturzo. Un sacerdote che si è sempre battuto in difesa della moralizzazione della vita pubblica e dell'economia sociale di mercato. Egli ha posto alla base del suo pensiero e della sua azione i due «pilastri» del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, senza dei quali «invano edificano i costruttori». Il suo insegnamento e il suo esempio di vita - ben conosciuti e apprezzati dai 154 testimoni ascoltati in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti dai giudici del Tribunale del Vicariato di Roma per le Cause dei Santi - devono ispirare una nuova classe dirigente, di cui l'Italia ha un gran bisogno, sulla scia di quanto sostenuto dalla Rerum novarum di Leone XIII e dalle numerose Encicliche Sociali successive: «Impegnatevi in politica ricchi della forza meravigliosa del Cristianesimo». Prefazione di Marco Vitale, postfazioni di Giampiero Cardillo, Alessandro Corneli e Carlo Fusco. -
Da Caporetto a Vittorio Veneto
Ripubblicare oggi il volume di Gioacchino Volpe dedicato alla disfatta di Caporetto e alla ripresa italiana che portò all'affermazione di Vittorio Veneto non vuol dire soltanto riportare all'attenzione dei lettori un classico della storiografia italiana arricchito, in questa edizione, da importanti inediti dell'autore. Il vero e attualissimo interesse di questo volume è nel tentativo di Volpe di analizzare la severa sconfitta dell'ottobre 1917 dalla prospettiva del «fronte interno», per creare un approfondito saggio storico-sociologico dell'Italia in guerra. Da questa visuale Caporetto appare a Volpe come l'effetto del distacco degli italiani verso «un'ancora mal conosciuta patria» e della fragilità dei vincoli di appartenenza civile che ne derivavano. Era un distacco che non riguardava solo il «popolo delle trincee» ma che albergava anche nelle classi dirigenti del Paese e che portava lo storico a investigare, senza pregiudizi, le agitazioni proletarie, i moti socialisti, la propaganda neutralista e disfattista. Ma anche le condizioni di lavoro della manodopera impegnata nello sforzo bellico, nei cui quadri il «senso dello sfruttamento era acuito dai grandi guadagni padronali, ottenuti durante il conflitto, a scapito dei guadagni operai». Suonata l'ora della riscossa, questi fattori negativi non scomparvero. Volpe fu obbligato ad ammettere, insieme a Croce e a Prezzolini, che i «veleni di Caporetto» non furono debellati neppure dalla vittoria militare. Quelle tossine, a lento rilascio, compromisero, infatti, la posizione internazionale dell'Italia al tavolo della pace e sconvolsero violentemente nel dopoguerra il tessuto sociale e politico della nostra comunità nazionale. Introduzione di Eugenio di Rienzo. -
Partenope. Another way to see Naples. Ediz. italiana e inglese
Vivere a Napoli è fare il primo bagno il 28 aprile e l'ultimo il 7 ottobre. È fare la spesa nel quartiere alla domenica mattina, è non prendere mai sul serio una provocazione. Lavorare a Napoli è prendere schiaffi da mattina a sera e sapere che dopo tutto sembrerai più colorito. Vivere a Napoli è meglio di lavorare a Napoli, ma qui il lavoro si chiama fatica perché è percepito diversamente. Potrai svegliarti con l'odore di caffè e una sfogliatella calda sotto il palato per iniziare bene la giornata. Potrai vedere 71 panorami diversi in altrettanti scenari meteo diversi. Potrai volare su una vespa Special e sentirti più libero che sui colli bolognesi. Potrai comprare ogni tipo di oggetto, ogni cosa proibita o semplicemente introvabile altrove. Vivere a Napoli è trovare una pizza che non avevi mai assaggiato, anche se vivi a Napoli da tanti anni. Mangiare a Napoli è spendere anche solo 5E. al ristorante. Vivere a Napoli è pensare al weekend solo quando arriva e non dover organizzare nulla, è scegliere tra migliaia di posti diversi da vedere e sapere che forse non riuscirai mai a vederli tutti. Vivere a Napoli è sapere che puoi inseguire i sogni perché qui sono proprio veri sogni. Troverai gente che non se ne frega nulla di te, ma gli stessi ci saranno sempre nel momento del bisogno. Troverai musica, arte, storia. Troverai le idee di creativi di ogni dove che a Napoli hanno lasciato un po' di loro. Troverai un'idea ad ogni angolo di strada, un'opportunità persa ad ogni lampione, una frustrazione ad ogni finestra. Quando sarà notte vedrai Napoli ricoperta da gioielli luminosi, Napoli da vivere solo dove si può, Napoli da conoscere per chi può e chi non può. Ricchi di Napoli, poveri di Napoli, finti ricchi e finti poveri a Napoli. Perdersi a Napoli è difficile come ubriacarsi con il rum del babà. Arrivare a Napoli è una pallonata in faccia mentre cammini tranquillo. Amare Napoli è un sorriso dopo una tempesta, perché se la chiamano la città del sole ci sarà pure un perché. Vivere a Napoli è pensare a tutto tranne che a Napoli. Vivere a Napoli è l'unico modo per capire cosa vuol dire ""poi muori"""". Immagini fotografiche dei vincitori del concorso """"Napoli come mi piace""""."" -
Né smart né open, intanto città. Secondo rapporto sul rating pubblico dei Comuni: valutazione comparata della performance, trasparenza, anti-corruzione
La macchina amministrativa pubblica non funziona ed è un freno per lo sviluppo del Paese. Ma perché cambi non servono le continue critiche: per quanto malandata, quella macchina consente di aprire scuole, ospedali, tribunali, autostrade, ogni mattina e per tutti. Non servono neppure le grandi riforme, perché buone norme già esistono. Né servono nuove sanzioni per le inadempienze, che sono previste da tempo. Per riparare e innovare la macchina pubblica serve rendere conveniente il cambiamento, con un sistema di incentivi e disincentivi. Il primo incentivo è di tipo finanziario: i Comuni, le Regioni e tutte le PA devono ricevere risorse in base al merito, misurato su trasparenza e performance, per cui chi fa meglio, deve avere più soldi dallo Stato. Il secondo incentivo è di tipo reputazionale: la comparazione innesca una sana competizione tra i Comuni, con un ritorno di consenso e di fiducia dei cittadini verso gli amministratori più virtuosi. Per incentivare, però, serve prima valutare e per valutare serve prima conoscere: ad oggi, invece, nessuno ha la diagnosi completa degli oltre 8.000 Comuni e di tutte le altre PA. E non per mancanza di trasparenza: i dati pubblicati oggi sono molti, ma spesso incompleti, non aggiornati e disomogenei. Il rating pubblico è uno strumento concreto che permette di elaborare le informazioni disponibili e di tradurle in un indice sintetico immediatamente comprensibile per i cittadini: maggiore è il rating, migliore è la performance del Comune. La principale innovatività del rating pubblico sta nell'adottare il punto di vista degli stakeholder delle PA, e in particolare dei cittadini, che sono non solo utenti, ma anche ""azionisti"""", tramite il prelievo fiscale. Hanno, pertanto, il diritto di conoscere non solo """"quanto"""" spende il loro Comune, ma anche """"come"""" e """"per cosa"""". Per questo, il decreto trasparenza del 2013, modificato nel 2016, riconosce ai cittadini un ruolo di monitoraggio diffuso sull'utilizzo delle risorse pubbliche, da affiancare a quello di Anac. Trasparenza e performance devono diventare non più adempimenti burocratici, ma il fulcro su cui dirigenti e assessori devono essere valutati all'esterno. Questa è la città davvero open e smart: una città che funziona per il bene di tutti. Prefazione di Giovanni Vetritto."" -
Istituzioni politiche e mobilitazioni di piazza
Le complesse dinamiche tra i ""palazzi"""" della politica e l'intervento delle """"piazze"""" che condussero alle """"radiose giornate"""" del maggio 1915 e all'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra non costituiscono un fenomeno isolato della storia nazionale. Il volume ripercorre alcuni specifici e cruciali tornanti nella storia italiana in cui si è manifestata con particolare forza un'articolata interazione tra istituzioni nazionali e mobilitazioni dell'azione collettiva nella decisione politica: dal dibattito sull'esercito garibaldino dell'aprile 1861 all'attitudine della guardia nazionale nei confronti del Parlamento del maggio 1873; dallo stato d'assedio di Milano del 1898 allo svolgimento della """"settimana rossa"""" del giugno 1914, fino alla marcia su Roma dell'ottobre 1922; dall'attentato a Togliatti del 1948 alle manifestazioni di Genova del 1960; dall'autunno caldo del 1969 alla contestazione universitaria del febbraio 1977; dalla marcia dei Quarantamila dell'ottobre 1980 al lancio delle monetine a Craxi del 1993. Ne esce un affresco interessante per ripensare tradizioni critiche e punti di forza dalla vita socio-politica e istituzionale dell'Italia unita."" -
Venti di speranza. La Calabria tra guerra e ricostruzione (1943-1950)
Dalle tragedie della guerra alle riforme del 1950 una ricostruzione della vicenda storica, sociale e politica capace di farci penetrare nel clima dei profondi rivolgimenti di quegli anni che avrebbero potuto - e non vi riuscirono - rappresentare un vero turning point per l'intero paese. Vecchie strutture sociali e di potere crollarono, un popolo di contadini fino a quel momento invisibile entrò da protagonista nella vita democratica, ma le resistenze conservatrici e i condizionamenti internazionali impedirono un compiuto cambiamento. La miopia delle classi dirigenti nel non riconoscere le ragioni del Mezzogiorno e i limiti e la zavorra che pesavano sulla sinistra impedirono la svolta necessaria. Il vento della speranza riuscì a spazzare via molto, ma non tutto il necessario. Premessa di Rosario Villari. -
RiCostituente. La potenza commerciale e l'impotenza istituzionale
La Costituzione è stata riformata molte volte, ma gli ultimi due tentativi si sono risolti in disastri. Sia la destra che la sinistra, nel 2006 e nel 2016, hanno subìto la bocciatura del referendum confermativo. Vuol dire che agli italiani piace la Costituzione che c'è? No, perché la critica è continua. E allora? Due volte è stato bocciato il medesimo errore-orrore: usare l'articolo 138 non per riformare, ma per riscrivere (o far credere che si stesse riscrivendo) la Costituzione. L'autore parte da qui per mostrarci una raffigurazione spietata di meritati insuccessi, attraverso i quali leggere la realtà italiana che viviamo. Lustri sprecati appresso a pretesi bonapartismi in miniatura, i cui effetti si vedono non solo nel logoramento istituzionale, ma si contabilizzano in un debito patologico, una crescita alla metà della media europea e una disoccupazione al doppio. Mentre questo accadeva l'Italia guadagnava posizioni nei commerci mondiali. I numeri dei diversi settori sono esemplari, raccontando di una potenza. Cosa, allora, porta a saldi contabili tanto deludenti? L'Italia che si è aperta, per vocazione o costrizione, corre alla grande. Quella che s'è chiusa e protetta sprofonda. E la seconda non solo è pesante, ma anche politicamente più rappresentata. Questo è l'assurdo. -
Schacht e Norman. Politica e finanza negli anni fra le due guerre mondiali
Schacht e Norman furono protagonisti assoluti delle strategie finanziarie nell'Europa del primo dopoguerra. Alla guida della Reichsbank e della Bank of England, due fra le più importanti banche centrali dell'epoca, essi svilupparono una forte amicizia ed uno stretto rapporto professionale, costruendo proficue relazioni economiche e commerciali fra i rispettivi paesi. L'azione di Norman in campo economico e finanziario mai si disgiunse dalle direttrici dell'appeasement, la linea ufficiale che la diplomazia britannica seguì nelle relazioni con la Germania. Schacht fu sempre consapevole dei vantaggi che poteva ottenere per il suo paese da quella politica di accomodamento e i rapporti professionali con Norman, sebbene ancorati ad una genuina amicizia di fondo, progredirono proprio grazie a quella costante politica praticata da Londra. -
Campi immaginabili (2017). Vol. 56-57
Fondata ne 1990 e diretta da Rocco Mario Morano, la rivista «Campi Immaginabili» si è distinta per aver creato e consolidato proficue occasioni di confronto di idee e metodologie tra i nostri italianisti più qualificati operanti anche all'estero e quelli stranieri. Inclusa nei più importanti repertori bibliografici internazionali delle riviste di studi umanistici, si rivolge al pubblico degli specialisti di letteratura italiana e comparata, offrendo, allo stesso tempo, strumenti utili di consultazione e di aggiornamento ai docenti delle scuole secondarie e spunti e suggerimenti di lettura ai cultori più esigenti e raffinati delle lettere. Per l'apertura a tematiche vaste e complesse, l'indipendenza critica, la dimensione e il valore qualitativo dei contributi, è stata definita «lo spaccato migliore dell'Italia letteraria». Giorgio Bárberi Squarotti ha dichiarato:«La rivista ""Campi Immaginabili"""", con i suoi saggi di carattere filologico e critico e il suo rigore scientifico - abbastanza raro oggi - è diretta in modo eccellente ed estremamente originale anche per scelta di argomenti e di autori di assoluto valore, talora addirittura mai studiati e ricondotti a una visione nuova e del tutto indipendente da qualsiasi scuola o moda o tendenza dominanti»."" -
Costruire il miglioramento. Percorsi di ricerca sul miglioramento scolastico
Su come migliorare la scuola si dice e si scrive molto, ma cosa fanno realmente le scuole? Quali strategie mettono in atto? Come si organizzano? Come si può agire per fornire dall’esterno un supporto alla loro azione? Le ricerche presentate in questo volume, frutto della collaborazione tra l’INDIRE e le Università di Bologna, di Genova e di Milano Bicocca, indagano sul campo come si sono mosse le 300 scuole del progetto VALeS, banco di prova del Sistema Nazionale di Valutazione, alle prese con il loro Piano di Miglioramento. Ci si misura con le difficoltà, i problemi che si incontrano nel compiere passi concreti, misurabili, che diano la certezza di fare qualcosa per colmare le criticità che affliggono le scuole. Ma dalle ricerche emergono anche pratiche innovative, soluzioni organizzative originali, modalità dinamiche di condivisione e di crescita della comunità scolastica che testimoniano la vitalità e la tensione verso il miglioramento continuo che animano le nostre scuole. -
La tragedia
È passato molto tempo da quando Maria Luisa Doglio ha pubblicato, nel 1969, il dramma inedito di Emanuele Tesauro, 77 libero arbitrio. Allora la bibliografia sull'autore del Cannocchiale aristotelico occupava lo spazio di una pagina. Nel corso degli anni i saggi sono vertiginosamente aumentati, a livello europeo. E ora sul Tesauro converge, sempre più diffusa, l'attenzione di studiosi di varie discipline: letteratura, retorica, estetica, teatro, storia, storia dell'arte, iconologia, antiquaria, simbologia, architettura, semiologia. Oggi il Tesauro è conosciuto a un pubblico più vasto, come personaggio di romanzo, grazie a Umberto Eco, a cui si deve anche la voce Metafora nell'Enciclopedia Einaudi. Tra le opere del massimo teorico dello stile nell'età barocca, i panegirici sono ancora poco studiati. Scritta e pubblicata nel 1664 per la morte di Madama Reale, Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e sorella di Luigi XIII e, poco dopo, della giovane nuora Francesca di Borbone Orléans, La Tragedia fu poi compresa dal Tesauro stesso a chiusa della raccolta complessiva dei Panegirici. Della silloge risulta la tessera di maggior rilievo e quasi il manifesto, sia per il racconto della vita e della morte di Cristina, sia per le importanti dichiarazioni di poetica relative all'orazione funebre, sia come sorprendente preludio alle più note di Bossuet. L'Introduzione ripercorre l'intera serie di panegirici per Cristina. La Tragedia diviene il testo chiave non solo per celebrare ma per raccontare e «far vedere», attraverso il potere creativo della parola che «dà vita» e «fa durare», l'agire 'eroico' della Duchessa, madre «perfetta», maestra nell'insegnamento dell'arte di governo, reggente decisa ad assicurare la successione al figlio, donna giunta all'apice del potere e del successo, sottoposta, come tutti, all'improvviso mutare della sorte, alla sofferenza e al dolore.