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Neoliberalismo. Un'introduzione critica
Spesso il neoliberalismo viene considerato un'acutizzazione del capitalismo o la semplice estremizzazione del liberalismo. In questo libro si cerca invece di evidenziare come il progetto di dominio neoliberale costituisca un modo inedito di intendere il governo delle vite. Quale antropotecnica di tipo biopolitico, il neoliberalismo sussume ogni aspetto dell'umano sotto le categorie dell'efficienza economica - ma ciò non semplicemente per estendere il dominio del capitale, bensì al fine di costruire una nuova polis paradossalmente priva di ogni mediazione politica. A partire dalle analisi di Foucault sulla biopolitica, l'obiettivo che qui si persegue consiste dunque nel cercare di decostruire le categorie portanti del discorso neoliberale, sia entro la teoria economica sia nel contesto della teoria delle organizzazioni. Alla fine del percorso, la tematica del desiderio - in primis desiderio di giustizia - viene attivata quale possibile punto di partenza per ripensare il senso e gli scopi dell'azione politica. -
Il lavoro del lutto. Materialismo, politica e rivoluzione in Walter Benjamin
Da quando, come scriveva Saint Just, la rivoluzione è congelata, è incominciato per chi vuole cambiare il mondo il lavoro del lutto. Tuttavia ciò non ha nulla di malinconico se per malinconico si intende la rassegnazione e la rinuncia: malinconico è anche il genio che continua a macinare idee, costruire concetti e immaginare mondi in mezzo alle rovine. Se ha perso tutte le illusioni che si possa rappezzare il mondo a poco prezzo, ha imparato allo stesso tempo a farcela con il poco e a usare come leva il nulla. Comunismo significa, scriveva Benjamin nel saggio sul surrealismo, pessimismo, pessimismo su tutta la linea. Questo libro ricostruisce, a partire dalla ""Dissertazione sulla critica romantica"""" e passando attraverso il saggio sulla critica della violenza, l'origine del dramma barocco tedesco, lo scritto su Proust, e alcuni frammenti del Passagen Werk, fino ad arrivare alle Tesi sul concetto di storia, i momenti cruciali del tentativo perseguito da Walter Benjamin di pervenire ad una concettualizzazione rigorosa della politica rivoluzionaria."" -
L'artificio estetico. Moda e bello naturale in Simmel e Adorno
Come forma particolare di strutturazione dell’esperienza, l’estetico ha il carattere dell’artificio: emerge dall’opera dell’uomo accrescendo la natura attraverso configurazioni segnate dalla stretta coesione dei vari elementi che agiscono nella correlazione tra organismo e ambiente marcando il possibile punto di tangenza con l’alterità. Questo tratto di artificialità emerge già quando l’esperienza estetica ha per tema la natura, sempre colta in effigie e mai come pura immediatezza. Esso, peraltro, si estrinseca laddove l’estetico diventa fattore costitutivo dell’ambiente antropologico e della stessa identità dell’individuo, dai primi segni incisi al confine dell’organismo, sulla sua stessa pelle, alle varie forme dell’esteticità diffusa, fino a istituire una realtà in cui – come oggi – sbiadisce la demarcazione tra effettualità e virtualità. Per fissare i punti estremi del perimetro entro il quale si sviluppa la dinamica dell’artificio estetico, vengono qui esaminate sia le considerazioni simmeliane sulla moda in quanto fenomeno tipico della scena metropolitana, sia le indagini adorniane sul bello naturale in quanto punto di torsione della dialettica negativa in teoria estetica. Pertanto, le due letture di cui si compone il volume intendono anche offrire chiavi di accesso a universi speculativi particolarmente complessi come sono le riflessioni estetiche di Simmel e Adorno. -
Sociologia, stato e democrazia solidale in Max Adler
Conosciuto come il ‘filosofo’ dell’austromarxismo, Max Adler è uno degli interpreti più originali del marxismo inteso come ‘scienza sociale positiva’ o ‘sociologia’. Ben prima di Louis Althusser e di Galvano della Volpe, Max Adler tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo richiamò l’attenzione sulla rilevanza politica delle questioni metodologiche presenti nella teoria marxiana e, allo stesso modo di Gramsci, pose l’accento sulla necessità di una formazione ideologica generalizzata come presupposto ineludibile di ogni progetto di trasformazione sociale. Si deve alla sua riflessione politica l’indicazione di ricercare per l’Occidente europeo una ‘terza via’ al socialismo in alternativa al bolscevismo come al riformismo socialdemocratico. Indicazione con cui egli pensava di accreditare l’opzione propria della Socialdemocrazia austriaca di sperimentare negli anni Venti del secolo scorso un programma di democrazia sociale agganciato alle potenzialità delle istituzioni liberaldemocratiche in una visione dei tempi necessariamente lunghi per il subentrare di una nuova formazione economico-sociale. -
Sopravvivente. Anatomia della vita nei campi di morte
Un saggio profondo e appassionato, che spazia dall’antropologia alla sociologia, dalla psicologia alla biologia, intrecciando la letteratura con una fitta rete di testimonianze che danno spessore di intensa e sofferta umanità alle domande fondamentali intorno a cui si dipana la trattazione. Come può l’uomo sopravvivere in condizioni estreme? Quali strategie sono necessarie per riuscire a opporsi alla morte e infine vincerla? Analizzando i luoghi di morte più famigerati nella storia del ‘900, i campi di sterminio nazisti e i gulag sovietici, l’autore individua nella figura del sopravvivente, cioè di colui che canalizza tutte le proprie forze all’unico scopo di restare in vita e diventare un sopravvissuto che potrà testimoniare l’orrore, l’archetipo contemporaneo dell’uomo che si oppone alla distruzione. Così, paradossalmente, la sua anatomia si rivela un elogio, quasi un’apologia della vita e dell’uomo sulla terra. Dal 1976, anno della sua prima pubblicazione negli Stati Uniti, The Survivor. Anatomy of Life in the Death Camps, subito apprezzato dagli studiosi, è apparso in Europa solo nel 2009, grazie alla traduzione tedesca, accolta con successo. Terrence Des Pres, nato nel 1939 a Effingham, Illinois, fu professore di Letteratura inglese presso la Colgate University, Hamilton, New York. Si dedicò allo studio della Shoah, divenendo un esperto di fama mondiale. Nel 1976 pubblicò The Survivor presso la prestigiosa Oxford University Press. Morì suicida nel 1987. -
Carriere spezzate. Gli artisti ebrei colpiti dalle leggi razziali del 1938
A partire dal mese di settembre del 1938, la pacifica esistenza degli ebrei italiani fu sconvolta da una serie di leggi repressive che causarono un graduale deterioramento delle loro condizioni di vita. Le disposizioni, comunemente conosciute come ""leggi razziali"""", intesero colpire gli ebrei perché ritenuti corpi estranei a una presunta razza italiana e nemici dell'Italia. A fare le spese di queste norme furono 43.000 cittadini che fin dal 1848 avevano ottenuto una completa emancipazione. Particolarmente severo fu il trattamento riservato agli artisti. Furono infatti vietate le rappresentazioni teatrali e musicali di autori ebrei, le esibizioni di cantanti e di attori, le esposizioni di quadri, le pubblicazioni di libri. Contemporaneamente venne disposta l'eliminazione da scuole e atenei dei testi di autori ebrei e la cancellazione delle targhe stradali dedicate a figure illustri. Con questo volume intendiamo tracciare le biografie di quegli artisti che più di altri ebbero a subire gli effetti delle persecuzioni. Se al termine della guerra molti ebrei, riottenuta l'emancipazione e reintegrati nei posti di lavoro, poterono riprendere una normale attività, per gli artisti, specie quelli che nel 1938 erano al culmine della carriera, un silenzio di sette anni procurò conseguenze disastrose. Difficilmente riuscirono a reinserirsi in un mondo a cui erano oramai estranei."" -
Conversazioni sul postmoderno. Letture critiche del nostro tempo
Il postmoderno è un controverso spazio culturale che in Occidente ha qualificato la riflessione sui linguaggi comunicativi, le forme del sapere, le concezioni estetiche e della vita sociale degli ultimi quarant’anni. La sua costellazione semantica dagli incerti confini temporali, emerge dall’esperienza di una rottura che matura in seno alla stessa modernità il cui progetto epocale, consistito in gran parte nel suo ideale illuministico di emancipazione e progresso, è rimasto secondo alcuni un disegno incompiuto, mentre secondo altri si è tradotto in realizzazioni politiche e modelli esistenziali di tipo autoritario e oscurantista. La discussione sulle sorti della razionalità moderna, portatrice di conoscenza e aspettative democratiche con il suo sviluppo tecnologico ed economico, ha costituito un argomento cruciale di confronto tra esperti e intellettuali, producendo un arcipelago di sguardi e discorsi in dissidio tra loro. Di esso è improprio indicare una sintesi che ne totalizzi il significato, mentre il tramonto dei “grandi racconti” della storia dell’umanità apre una nuova fase esplorativa sul destino delle pratiche e dei saperi. Tra architettura e poesia, scienza e filosofia, immagine e narrazione, forme del potere ed esistenza, con il postmoderno è in gioco la ridefinizione dell’attualità del mondo reale, il senso orientativo della vita, il rapporto tra le generazioni e la ricerca di una possibile verità. Questo volume raccoglie nove contributi critici sulla pervasività e incidenza di questo clima complesso, percorrendo alcuni specifici ambiti di esperienza del pensiero contemporaneo. -
Essere fuori di sé. Saggio sulla soggettività estatica
L’espressione “fuori di sé” indica nel linguaggio comune uno straniamento dalla situazione ordinaria, dal semplice stupore sino alla pazzia. Filosoficamente quella medesima espressione significa la condizione specifica del vivere umano, decentrata già rispetto all’identità biografica: l’io cerca se stesso, dunque non è in sé. Il saggio riannoda i fili di questa costitutiva dislocazione a partire da alcuni miti: Eva, Narciso, Orfeo, Psiche, l’eros platonico. Lo stato eccentrico dell’io rispetto a se stesso implica la natura del corpo e si manifesta in modo estremo nelle esperienze d’amore e di follia, sino all’estasi. La costellazione tematica si affida, in particolare, ad alcuni passi celeberrimi di Kierkegaard intrecciati alle pagine contemporanee di Marion e Henry e si disegna attraverso le analisi di Jaspers, Merleau-Ponty, Levinas, Sartre e Blanchot, tutti attenti alla soggettività estatica. L’itinerario giunge a interrogare lo stato di grazia di chi può finalmente dire “io sono”. -
Discipline del paesaggio. Un laboratorio per le scienze umane
Frutto di una lunga serie di incontri, seminari, feconde collaborazioni fra i diversi settori della ricerca e della didattica in campo umanistico, il volume fotografa una situazione accademica pressoché unica, o quantomeno privilegiata, nel nostro paese: un’ampia rete inter- e trans-disciplinare attiva per vari anni all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma, che abbraccia le nozioni dell’estetica e della geografia, campi primari, oggi, per l’elaborazione di definizioni critiche e operative di ‘paesaggio’; sondaggi di topografia antica e caratteri della progettazione architettonica contemporanea; i fondamenti moderni della critica d’arte e i documenti della storia post-risorgimentale; l’emergere in letteratura di un paesaggio nazionale britannico e i problemi interpretativi delle lettere comparate, e ancora le sperimentazioni del cinema e dei teatri a contatto con la natura. Così delineato il libro, lungi dal contribuire all’odierna, deprecata sovraesposizione del tema, ambisce a far discernere orientamenti, letture, chiavi di interpretazione culturale del paesaggio, situandolo nella prassi concreta dell’insegnamento umanistico per evidenziarne i significati storici e gli spessi fili concettuali che ci istradano alla comprensione del presente. -
Inoperosità. Heidegger nel dibattito francese contemporaneo
Nel panorama filosofico francese, ed in particolare all'interno del filone decostruzionista, si è registrata nella seconda metà del secolo scorso una complessiva rivalutazione dell'opera di Martin Heidegger precedente alla cosiddetta Kehre. Seguendo il percorso interpretativo di filosofi come Jean-Luc Nancy e Jacques Derrida, emerge come l'autore di Essere e tempo possa essere recuperato in funzione di un nuovo pensiero del soggetto e della comunità, da far emergere forzando la prima filosofia heideggeriana fino alle sue conseguenze implicite ed inespresse. La categoria di ""inoperosità"""", di radice teologica e centrale nella costellazione filosofica postmoderna, risulta decisiva in questo contesto. Assunta come doppia chiave ermeneutica, tale categoria fa luce non solo sul valore della filosofia heideggeriana degli anni '20, ma anche sulle sue successive compromissioni con il totalitarismo e la metafisica, producendo un contemporaneo rovesciamento del concetto di comunità dall'essere-con alla comunità di destino."" -
Dove mi ammalavo. La geografia medica nel pensiero scientifico del XIX secolo
La letteratura medica è ricca di riferimenti anche dettagliati sui percorsi di guarigione riconosciuti in differenti epoche dalla medicina ufficiale, delineando l’opportunità di soggiorni diversificati per malattia e per malato. Pure frequente era in passato il richiamo alle intrinseche dannosità per la salute umana di alcuni luoghi rispetto ad altri, realtà ben note alla medicina che annotava particolari e particolarità epidemiologiche localizzate. I due aspetti contribuiscono nell’insieme a far emergere il quadro di una geografia medica che da semplice raccolta di informazioni si configurò - segnatamente durante il secolo XIX - al pari di una disciplina avente un proprio nucleo di metodo, di studio e di ricerca. Si tratta di un capitolo sostanzialmente dimenticato dalla storiografia medica italiana e questo volume cerca di porre parziale rimedio alla disattenzione, per indagare la fortuna e la sfortuna della geografia medica che aveva goduto a lungo di una buona attenzione ed era andata poi declinando fino ad essere dimenticata proprio dai medici. È una storia assai complessa che, a partire dai documenti di età moderna, prende in considerazione le forme ottocentesche di quella geografia per studiarle in chiave aggiornata e capirne le intersezioni con le altre discipline dominanti nell’istruzione e nella professione del medico. -
Leibniz e il criterio di convenienza. La fisica come specchio della filosofia
Una delle caratteristiche del sistema leibniziano è il tentativo di mediare fra elementi contrapposti: tra metafisica e fisica, tra astrazione e realtà, tra eternità e tempo. Posto su un crinale storico di passaggio tra antico e moderno, Leibniz da un lato è considerato un fisico 'prenewtoniano"", dall'altro, come il precursore della logica formale ottocentesca. Scopo del presente volume è rivalutare la riflessione fisica leibniziana, proprio attraverso quei parametri che renderebbero 'arcaica"""" la sua filosofia della natura: le forme sostanziali e, soprattutto, le cause finali. Due strumenti consentono di 'scavare"""" all'interno di ciò che appare come un'ennesima contraddizione: da una parte il calcolo infinitesimale e, dall'altra, il criterio di convenance. Un criterio che, a partire dalla teoria dell'armonia prestabilita, permette di approfondire le connessioni tra riflessione morale e dottrine fisiche leibniziane."" -
Percorsi di genere. Letteratura, filosofia e studi postcoloniali
Il volume, che presenta le riflessioni di nove studiose, angliste, storiche della filosofia, psicoanaliste e filosofe del linguaggio, prende le mosse dalla convinzione che l’attraversamento dei confini tra generi e discipline rappresenti uno dei percorsi più significativi del pensiero delle donne e degli studi di genere. I contributi affrontano alcuni nodi concettuali della contemporaneità: dal multiculturalismo, al rapporto tra i saperi e le culture, al “corpo”, considerato come palinsesto di esperienze diverse, individuali e collettive. Attraverso le opere di scrittrici e filosofe - in una prospettiva storica che dal tardo Seicento arriva fino ai nostri giorni - il volume propone, rispetto a quello tradizionale, un punto di vista alternativo da cui guardare le innumerevoli trasformazioni e i profondi cambiamenti che, immaginati dalle donne, hanno lavorato e lavorano come strutture profonde del nostro sapere. -
Il materialismo aleatorio. Una filosofia per Louis Althusser
La lettura althusseriana del materialismo storico è uno degli ultimi tentativi di pensare in termini marxisti il problema della storia, nonché di delinearne un nuovo paradigma, centrato notoriamente attorno alla definizione di “processo senza soggetto e senza fini”. Tale lettura si riconferma negli scritti degli anni ’80 pubblicati postumi tra il 1990 e il 2000 dedicati al tema del materialismo aleatorio. Il volume cerca di fare emergere da questi testi una prospettiva teorica coerente mostrandone la continuità con le opere più note di Althusser, come Per Marx e Leggere “Il Capitale”, utilizzando come filo conduttore la coppia concettuale “congiunturacongiunzione”. Lo scopo ultimo del lavoro è mostrare come il materialismo antideterminista abbozzato in questi scritti incompiuti e frammentari permette di gettare un nuovo sguardo sia sulla filosofia marxista che sulla complessiva riflessione teorica dello stesso Louis Althusser. -
New towns post catastrofe. Dalle utopie urbane alla crisi delle identità
I nostri territori sono oggi sempre più attraversati e feriti da eventi di carattere disastroso, che generano delle conseguenze di grande portata e sovente di lungo periodo sui modi di vita delle popolazioni interessate. Gli effetti di mutamento della catastrofe (naturale e industriale) non si limitano all’immediata emergenza o alle prime fasi della ricostruzione, ma attraversano i decenni, toccando in modo profondo l’immaginario sociale, la psicologia e il rapporto identitario col paesaggio di intere generazioni. Il presente studio interroga quattro vicende della storia italiana dal Secondo dopoguerra, che hanno tra loro in comune proprio la ricostruzione del centro distrutto in un nuovo sito: in altre parole, si tratta di new towns post catastrofe. Viene così messa in luce la matrice epistemica che ne ha reso possibile la progettazione e la realizzazione, il ruolo delle popolazioni e dell’élite politica nel processo decisionale che le ha riguardate, il mutamento del rapporto identitario coi luoghi – quello abbandonato e quello “inventato” – nel trascorrere delle generazioni di abitanti. -
Democrazia senza futuro. La riflessione politica di Derrida e di Rorty
Le odierne democrazie sono soggette al rischio di arenarsi in un presente che appare senza prospettive future, a causa degli effetti negativi di una crisi globale risultato delle contraddizioni di una dissennata logica capitalistica delle aree avanzate, ancora imperante, che produce divari sociali nelle attuali condizioni, dato che non ha previsto nella rappresentazione di un continuo presente i futuri effetti negativi di un agire scorretto. Pertanto, in seno al modello democratico, forma ideale a cui aspirare, perché la sua essenza filosofico-politica resta ancora da realizzare, si sono verificate speculazioni finanziarie, massimizzazione dei profitti, disuguaglianze insostenibili, inefficienze dei commerci e degli scambi e arretramento economico, tutti aspetti che hanno reso le democrazie odierne prive del futuro radioso che avevano pronosticato. -
Filosofia e follia. Percorsi tra il XVI e il XVIII secolo
Esiste un rapporto tra filosofia e follia? La follia ha un ruolo nella definizione del soggetto moderno? Dai saggi proposti emerge che la follia è uno dei temi fondamentali con cui molti pensatori tra il XVI e il XVIII secolo si confrontano. Essa risulta così un strumento prezioso per leggere sotto nuova luce diversi momenti della storia della filosofia e della scienza in età moderna. Si vede in tal modo che la trattazione della follia in quest’epoca nasce dall’intreccio di diversi linguaggi, tra cui quelli dell’antropologia, della medicina e della metafisica. Saggi di: G. Mormino, M. Simonazzi, N. Marcucci, R. Colombo, M. Giargia, L. Lattanzi, E. Oggionni, S. Feloj. -
After the Yemeni Spring. A survey on the transition
Yemen has been a key-actor in the War on Terror throughout the 2000s. It is a complex country, too often trivialized by statistics focusing on its inconvenient position as the youngest and poorest country in the Arab world as a whole. In working on the most updated economic, social, political, and strategic data, the authors bring to the attention the new scenarios after the Saleh’s era, in which Yemenis are called to rebuild their country and outline a new national pact for the future. The results of the research (supported by the Italian Ministry of Foreign Affairs) give also a chance to overcome stereotypes of politics in Arab countries. The Yemen’s panorama displayed in this book helps the reader to gain access to the core issues the current dialogue on reforms will unavoidably deal with, as well as to the key knowledge concerning the new political phase and the role of all Yemen’s partners, including Italy. -
Lo spazio della memoria. I monumenti alla resistenza nella diversità dei linguaggi
Il presente lavoro è frutto del dottorato di ricerca in composizione architettonica svolto presso l'Università di architettura di Venezia, indaga come cambia la forma architettonica dei monumenti alla resistenza dopo la seconda guerra mondiale. Se alla fine della grande guerra i memoriali venivano costruiti su alture e dovevano, per volere del regime, essere visti da lontano in modo che i caduti fossero riconosciti ""eroi della patria"""", dopo il secondo conflitto si passa ad una dimensione più raccolta degli stessi monumenti dove prevale un senso di pietas nei confronti delle vittime, questo si traduce nella costruzione di spazi architettonici di modeste dimensioni che raramente creano rapporti urbani; al contempo il percorso per raggiungere il cuore del monumento diviene fondamentale per preparare il visitatore ad una dimensione intimista che consente di comprendere gli orrori della guerra. Le spazialità qui descritte sono un primo tentativo di dimostrare come in modi diversi il fare architettura interpreti un sentimento collettivo legato ad un preciso periodo storico."" -
Fantasma dell'interiorità. Breve storia di un concetto controverso
La tradizione filosofica occidentale a più riprese ha rilanciato l’idea che il nostro vero io non sia quello sociale, affacciato sull’esterno, bensì quello intimo e individuale, il cui profilo sarebbe rappresentabile solo attraverso una sorta di sguardo interiore. Attraverso l’analisi di una serie di tappe emblematiche, il volume ricostruisce la storia del concetto di interiorità, dalla sua nascita nell’alvevo del pensiero di Agostino fino al suo declino nella prima metà del Novecento e al suo dissolversi con l’esperienza tragica della Shoah. Si delinea così una sorta di curva a forma di parabola che passa per la speculazione di pensatori come Cartesio, Hume e Rousseau, ma anche di letterati come Melville, Pessoa e Proust per terminare con la critica dell’interiorità operata sia dalla fenomenologia sia dalla filosofia analitica. Al di là di tale esito, la fortuna di questo concetto induce a interrogarsi sul bisogno di figurarsi uno spazio interiore in cui raccogliersi e interrogarsi sulla propria identità e sulle verità più profonde.