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Portatori di silenzio
Mettersi in ascolto è già presidiare il luogo del silenzio; è già presenziare davanti al suo inizio con la propria postura, la propria condizione, la propria storia, stabilendo con esso una sorta di patto d'attenzione. Da questo momento in poi il silenzio non sarà più un vuoto nulla, un niente che inquieta e perturba, una situazione posta semplicemente in assenza di rumore, ma al contrario, un luogo nel quale e con il quale incominciare a realizzare un contesto nuovo: un'originaria narrazione di sé. -
Una luminosa quiete. La ricerca del silenzio nelle pratiche di meditazione
Le tradizioni religiose hanno elaborato nei secoli diverse forme di meditazione, cioè di concentrazione psicofisica guidata, dove la mente permane silenziosa e imperturbata fra le mille sonorità della vita, così da entrare in un contatto sempre più stretto, intenso e consapevole con Dio o con l'Assoluto. Ma, nonostante la loro diversità, tutte queste svariate forme di meditazione poggiano su alcuni fondamenti comuni: l'immobilità della postura corporea, l'acquietamento delle tensioni interiori, la costante ricerca del silenzio come dimensione imprescindibile sulla via della salvezza. Se si riconoscono tali fondamenti comuni, e se ne fa esperienza, diventa possibile apprendere e praticare una meditazione di base, laica, aperta a credenti e non credenti, capace comunque, pur nella sua semplicità, di generare nuove forme di coscienza: qualcosa come una lucida serenità, una ""luminosa quiete""""."" -
L' epoca dell'inconshow. Dimensione clinica e scenario sociale del fenomeno borderline
Il libro esplora il concetto di borderline cercando di metterne in evidenza il suo doppio versante, psicopatologico, da un lato, sociale, dall'altro. Il ricorso alla diagnosi di personalità borderline, come ben sanno coloro che si occupano del trattamento del disagio psichico contemporaneo, costituisce uno degli esiti più frequenti nella presa in carico e nella cura psicoterapica; a fronte di una simile diffusione del fenomeno sintomatico non può non essere preso in considerazione il contesto storico-culturale nel quale il fenomeno stesso si è prodotto. Sintomo e società presentano, in tal senso, la stessa struttura: l'uno è il derivato psicopatologico dell'altra, la forma di sofferenza che amplifica le contraddizioni e le caratteristiche del nuovo modo di stare al mondo e di fare (o, forse, di non fare) legame con l'altro. L'ipotesi che anima il lavoro dell'autore è che tanto il sintomo borderline quanto la società borderline possano essere meglio compresi riconoscendo in essi il modello di funzionamento psichico che caratterizza la logica perversa. Il fantasma sociale contemporaneo è, infatti, un fantasma di tipo perverso che si proietta sulla maschera che il soggetto borderline inconsapevolmente indossa: è una costruzione libidica che incita i cittadini-consumatori a soddisfarsi in attitudini di tipo borderline, attraverso quei classici comportamenti ordalici che si ritrovano enfatizzati nella clinica dei disturbi di personalità. -
Immagini del disastro prima e dopo Auschwitz. Il «verdetto» di Adorno e la risposta di Celan
Il disastro che ha funestato il secolo scorso e che spesso viene evocato con i nomi di Auschwitz e di Hiroshima, non ha solo provocato la distruzione di vite umane e di città, ma ha anche determinato una rottura di civiltà che ha finito col demolire quella fiducia nel progresso tecnico, nello sviluppo e nella ragione umana sulla quale era fondato il pensiero occidentale. Si è trattato di un disastro senza precedenti che non ha lasciato nulla di intatto e che, anche nel campo della manifestazione artistica, ha segnato un discrimine tra un prima e un dopo. Theodor W. Adorno, tra i primi a coglierne il carattere di rottura, nell'immediato dopoguerra, formula un aforisma lapidario, col tempo divenuto celebre: ""scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie"""". Un enunciato troppo spesso ritenuto dalla vulgata del secolo scorso, e non solo, come una sorta di comandamento e di divieto a scrivere poesie. Tuttavia, proprio e solo coloro i quali, anziché """"osservarlo"""" in quanto tale, si sono adoperati nel contrastarlo, hanno finito con l'accettarne, l'inquietudine che ne sprigionava. Primo fra tutti, Paul Celan, il quale, in quanto poeta che scriveva poesie dopo e su Auschwitz, riteneva di esserne il bersaglio principale. Nondimeno proprio il poeta Celan, nel tentativo di contrastare il filosofo Adorno, finirà per confutare, contraddittoriamente, se stesso e gran parte della sua poesia precedente che ancora risentiva delle influenze di Mallarmé e del paesaggio rilkiano."" -
I giorni della libertà. Dalle quattro giornate di Napoli, alla Repubblica dell'Ossola, a Milano liberata
Il primo racconto, ""Il giardino degli aranci"""", ricostruisce, attraverso memorie e ricerche, gli eventi che nella Seconda guerra mondiale sconvolsero Napoli, dagli oltre cento bombardamenti alle rappresaglie e alle razzie germaniche dopo l'otto settembre, all'insurrezione delle """"4 giornate"""", all'occupazione alleata e alla peste morale che ne seguì. Allo stesso modo, il secondo racconto, """"I giardini rosminiani"""", ricostruisce l'indimenticata esperienza della vita a Domodossola nel 1943-44, tra gli albori della Resistenza e la Repubblica partigiana, e gli ultimi fuochi della guerra a Milano fino ai giorni della Liberazione. Prefazione di Guido D'Agostino."" -
Augusto Guzzo. La vita e le opere
È una presentazione dell’intera produzione teorica e storiografica di Augusto Guzzo. Della produzione teorica vi si analizzano le sei parti del sistema concernenti la sua concezione teoretica, morale, scientifica, estetica, filosofica, religiosa. Della sua ricca produzione storiografica, che contiene anche due agili Storie della filosofia ed esemplari introduzioni ad alcuni dialoghi platonici, vi si esaminano i celebri studi su Bruno e Spinoza e gli scritti su Agostino e Kant. La completa presentazione delle opere consente di comprendere in che cosa consiste il cosiddetto “idealismo” di Guzzo e di cogliere l’esattezza della tesi, da lui più volte affermata, circa l’inscindibilità, nella ricerca filosofica, di “momento storico” e “momento teorico”. -
Questo essere. Poesie 1988-2010
La poesia del nostro tempo partecipa del pianto e della preghiera. è un supremo ultimo rendersi conto, una resa dei conti, un chieder conto. è la risorsa estrema – la più compiutamente e profondamente umana, perché, oltre, c’è solo il silenzio – dell’uomo che invoca, se non una risposta, almeno la domanda giusta da porre. Come il pianto e la preghiera, la poesia è l’atto gratuito, purificato d’ogni altro scopo, insopprimibile e sconsolatamente sincero dell’essere umano che si perde ma che non vuole perdersi. Come il pianto e la preghiera, la poesia non vuole parlare a nessuno né si aspetta repliche; ma, come nel veder piangere e pregare possiamo ancora riscoprire in noi il bisogno dimenticato di senso e pietà, così, leggendo di poesia, è possibile che torniamo a ricordarci che in realtà – in realtà – noi non sappiamo veramente dove siamo. -
Empirismo e interculturalità. Locke, Hume e i problemi delle differenze fra i popoli
Nel mondo angloamericano si è sviluppato un articolato dibattito sul ruolo dell’empirismo ed in particolare di Locke e Hume nella giustificazione del razzismo, dello schiavismo e dello sfruttamento coloniale. Il presente volume ricostruisce le vicende biografiche e teoriche dei due filosofi relative a questi problemi, prendendo in considerazione le discussioni ed i riferimenti del tempo ed enucleando la carica dirompente delle loro posizioni filosofiche, radicalmente critiche delle pratiche di cui vengono imputate. La dimostrazione conclusiva viene svolta sulle Lettere sull’Indie orientali di Lazzaro Papi, un testo dalla prospettiva fortemente empirista che realizza concretamente quanto nei due filosofi era rimasto circoscritto alla dimensione teorica od alle indagini sulla sola Europa. -
Immagini senza quadro. Esperienza e rappresentazione nell'opera di Henri Bergson
Che cosa distingue un’immagine da una rappresentazione? In un’epoca dominata dal potere delle immagini, questo classico problema della fi losofi a non smette di riproporsi. Henri Bergson, uno dei pensatori che maggiormente hanno segnato il pensiero e la cultura contemporanei, ne ha offerto un’interpretazione decisiva. Affrontando la questione nodale del rapporto tra immagine e rappresentazione, Bergson postula che dell’immagine debbano essere oscurati alcuni lati, alcuni aspetti, affi nché essa possa essere convertita in rappresentazione. Se le immagini si presentano anzitutto senza quadro, dobbiamo invece riconoscere che c’è rappresentazione quando ciò che percepiamo può emergere dallo sfondo in forma di quadro. Così, per ritrovare l’immagine al di là della rappresentazione, Bergson si trova ad indagare quest’ultima, ricorrendo ai concetti che lo hanno reso celebre: la materia, la percezione, la memoria, la durata. L’originalità del suo percorso e la forza delle sue idee filosofi che emergono ulteriormente nel confronto con alcuni autori che, commentandolo, si sono imposti nel dibattito del XX secolo, dalle posizioni più critiche – come quella di Sartre – alle posizioni più vicine – come quelle di Merleau-Ponty e di Deleuze – che in questo saggio sono riprese e ricostruite alla luce di un’eredità di pensiero ancora vitale e attuale. -
Naturalismo e filosofia. Sulle tracce di Wilfrid Sellars
“Naturalismo” è parola cruciale nel dibattito filosofico contemporaneo. In una delle sue più importanti accezioni, essa rimanda alla tendenza ad attribuire alle scienze naturali un ruolo culturale dominante e sovradimensionato. Il senso comune condiviso, i principi morali, la dimensione estetica e, in ultimo, la filosofia stessa sembrano esposti al rischio, per riprendere una nota formula di Habermas, di una vera e propria «colonizzazione» da parte di discipline scientifiche specializzate. Wilfrid Sellars è stato tra i primi a individuare questo problema, e tra quelli che meglio lo hanno impostato, assegnando il giusto rilievo all’impresa scientifica ma nel contempo sollevando perplessità sull’idea stessa di naturalizzazione, dei problemi filosofici così come delle «immagini manifeste» della vita ordinaria. -
Millenium London. Of other spaces & the metropolis
This study explores different visions of contemporary London using the tools of cultural and literary studies and comparing works by Iain Sinclair and Will Self. Both indebted to the tradition of psychogeography, these two authors consider the act of walking as the best way to investigate the changes, evolutions and revisions of the city. For both London is basically an experience where the physical and topographical environment evokes the endless reservoir of films, novels, images, and cultural materials that finds in this city a fruitful source of inspiration. The book features individual chapters devoted to the analysis of Great Apes, Sorry Meniscus, London Orbital, and The Book of Dave. -
Hume e la bioetica
In bioetica ci si imbatte spesso nel problema del cognitivismo e del non cognitivismo e quindi nella legge di Hume. Che cosa implica per la bioetica conoscere la filosofia di David Hume? Ancora oggi molte figure di etica, anche in bioetica, sono collegate al pensiero di Hume, a cominciare dall'utilitarismo. In questo saggio si prendono in considerazione alcuni temi di fondo della filosofia di Hume per cercare di dare fondamento alle figure morali, che si rifanno alla tradizione humeana. Viene così compiuto un breve excursus, che, passando attraverso un particolare modello di scienza dell'uomo, attraverso i concetti di ""impressione"""" e di """"idea"""", nonché attraverso le condizioni del rapporto causale, l'uniformità della natura come postulato e la conoscenza, arriva a far dire che la ragione è e deve essere schiava delle passioni, non dando alla ragione alcun risalto. Venendo meno il logos ordinante, si ha la necessità di trovare un qualche """"cemento"""" dell'universo, che Hume ha individuato nei principi di associazione, che si possono ritenere il cemento più duttile per tenere insieme e unito il mondo. Essi sono come un nostro schema mentale, reti, simili alle leggi newtoniane, ma più flessibili, quasi convenzioni evolutive, applicabili al mondo esterno, ai nostri pensieri, ai rapporti tra noi e gli altri, che ci consentono di scorgere l'uniformità del mondo, senza dover attingere ad un fondamento, né materiale né spirituale."" -
La filosofia politica di Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman si presenta come uno dei più grandi interpreti del nostro tempo presente: dello scorrere di un mondo che sembra assumere le sembianze di una massa informe tendente al continuo e incessante cambiamento. Non si tratta di un’epoca moderna, né tanto meno postmoderna: semmai, quest’epoca può essere ben identificata come modernità liquida: concetto, quest’ultimo, capace di focalizzare l’attenzione sulle trasformazioni che – ai nostri giorni – investono l’esistenza umana dirigendosi verso le determinazioni generalissime della politica della vita. La modernità liquida di Bauman diviene quel termine capace di superare lo stesso concetto di postmodernità, poichè sostanzialmente proteso verso la contemporaneità: dimensione in cui la stessa vita guarda a ciò che è momentaneo, più che durevole; al consumo immediato più che al prodotto stabile e duraturo; alla concezione dell’identità come “compito” e non più come “dato”; alla ritualizzazione dello shopping per appagare quel bisogno di completezza. -
Charis. Saggio su Jankélévitch
Filosofo ""inimitabile"""", secondo le parole di Levinas, Jankélévitch si staglia sul quadrante del Novecento come un pensatore volutamente inattuale - perché diversamente orientato rispetto ai vettori caratteristici di esso. Proprio in ciò risiede la sua attualità, racchiusa nella cifra di una riflessione intensa e originale. Alla individuazione delle nascoste e non consumate potenzialità di tale riflessione è rivolto questo saggio. In un momento in cui diverse strategie teoriche paiono esaurirsi e viceversa il pensiero torna ad interrogarsi su quel flusso mobile che è la vita stessa, Jankélévitch, da sempre infaticabile esploratore dell-inquieto fascino del reale, della misteriosa """"grazia"""" (charis) da cui prendono forma le cose - e proprio perciò attento alla responsabilità dell'agire pratico -, si rivela un interlocutore col quale oggi, forse più che mai, è importante confrontarsi."" -
Le occasioni dell'uomo ladro
I saggi raccolti in questo libro sono tutti d’occasione. Sono stati scritti con la tensione del rivoluzionario che cerca di svaligiare una banca per finanziare i propri progetti deliranti. Sono azzardosi, impertinenti. In alcuni, si respira un’atmosfera da complotto. In altri, si critica tutto ciò che passa sotto mano. Da Oriente a Occidente, da Pitagora di Samo a Slavoj Žižek, tutto passa attraverso una sottile opera corrosiva. Il dominio borghese, che ha elevato agli onori degli altari il dominio spettacolare, cerca di propinarci ogni genere di paccottiglia. Molti di noi, intorpiditi da un eccesso di stimoli, finiscono per accettare la realtà per quella che è. Sfiniti dalla tensione dell’eccesso. Così, tutto scorre, nella brutalità senza limiti e senza pietà umana. Per questo motivo, questi saggi potrebbero servire da promemoria. Niente deve essere accettato per quello che è. Niente è definitivo. Tutto può e deve cambiare. Altrimenti, non ci resta che abbracciare una bambola gonfiabile e con lei godere tutti i sogni che non sappiamo più sognare. -
Perdere tempo. Pensare con Bataille
Bataille è l’autore dell’impossibile e della parte maledetta. Come negarlo! Ma limitarsi a dire di un autore così paradossale quale Bataille è, che è il filosofo dell’eccesso, significa forse togliergli il suo carattere più proprio: di essere (stato), nella sua vita e nella sua riflessione, un irriducibile paradosso. Se solo si pensa che «l’impossibile» è, per Bataille, «in verità [il] possibile ma sopprimendo tutto ciò che lo annulla» e che «la parte maledetta» è la congiunzione ‘irritante’ della «conferma della vita fin dentro la morte», il tratto paradossale del suo pensiero, la «magia degli estremi» che lo connota, difficilmente potranno essere risolti da e in una metafisica dell’eccesso. Il carattere irriducibilmente antimetafisico del pensiero batailleano, che nessun eccesso può ‘comprendere’, consiste in questo: mantenere intensamente, nella propria passione di esistere, gli estremi al limite del respiro, tale che ne risulti un'appassionata dialettica del mondo e di sé costantemente attraversata dall’abisso, da un radicale sfondamento che soli consentono di provare la vertigine singolare della libertà. È sufficiente, in effetti, considerare – come si è fatto in questo libro, dedicato a una puntuale analisi delle figure del tempo nella sua opera – la singolare definizione che Bataille dà del tempo: la durata della perdita, una definizione che, prim’ancora di esser tale, è l’esperienza che il mortale fa della propria irriducibilità di mortale, per confermare lo statuto paradossale della sua riflessione: perdere saggiamente la testa. Con l’acquisizione definitiva e definitoria di un essere roso all’interno dal tempo diventa allora, finalmente, possibile pensare con Bataille e leggerlo aldilà dei “suoi” topoi. E ipotizzare, ad esempio, che dentro la questione dell’impossibile e della parte maledetta, c’è qualcos’altro, e che forse è quest’altro motivo – l’irriducibile – quello che Bataille, alla fine, più sentiva, cui ha dedicato l’intera sua vita di pensatore, chiamandolo all’inizio in altro modo: eterologia. Ciò vuol dire porre, in maniera discreta, la questione politica e filosofica di un’altra lettura dei suoi testi, liberare Bataille e la sua scrittura sull’abisso da un intento non suo: l’asinina affermazione dell’eccesso, per guardare in faccia, senza timore e terrore, la grazia dell’irriducibile – attraversando, con la solidità della propria carne, le forme disfattiste del tempo, un tempo che chiede solo di essere capricciosamente consumato. -
Il mistero che rivelato ci divide e sofferto ci unisce. Studi Pettazzoniani in onore di Mario Gandini
L’8 dicembre 1959 moriva a Roma Raffaele Pettazzoni. Era nato a San Giovanni in Persiceto (Bologna) 76 anni prima. Compiuto il percorso scolastico in paese, si guadagna una borsa per proseguire gli studi a Bologna. All’università si delinea la sua missione: studiare, per la prima volta in Italia, le religioni da un punto di vista storico e comparatistico. La storia delle religioni prende coscienza della pluralità delle religioni e studia le religioni non come verità mutuamente esclusive, ma come molteplicità di espressione di un bisogno dell’uomo che ha generato un’inevitabile pluralità di punti di vista, ciascuno veritiero nei limiti del mondo che si è costruito. Con metodo e determinazione, Pettazzoni tesse una fitta rete di rapporti personali con altri studiosi e personaggi della cultura italiana e mondiale. Il nome di Pettazzoni merita di essere ricordato anche per l’impegno civile in cui concretizzò la ricerca scientifica. Esponente dell’Associazione per la Libertà Religiosa in Italia, Pettazzoni ribadì che la laicità dello Stato sarebbe stata garantita tanto dal pluralismo religioso quanto dall’ateismo. Credente di nessuna religione, chiedeva per ciascun uomo il diritto ad averne una e ad aderirvi con consapevolezza e conoscenza. Il volume è dedicato a Mario Gandini, lo studioso che ha pubblicato i Materiali per una biografia di Raffaele Pettazzoni. All’interno sono raccolti contributi di: Domenico Accorinti, Mustafa Alici, Paola Sofia Baghini, Gian Pietro Basello, Giovanni Casadio, Giovanni Catti, Mario Gandini, Felice Israel, Alberto Latorre, Riccardo Nanini, Paolo Ognibene, Antonio Panaino, Carlo Prandi, Simone Rambaldi, Gianroberto Scarcia, Gloria Serrazanetti, Valerio Salvatore Severino, Natale Spineto, Alberto Tampellini. -
Sineddoche dell'anima. Il volto nel dibattito tedesco del Settecento
Il volto è il luogo della verità e della menzogna. Nel Settecento le espressioni del volto vengono indagate dalla filosofia pratica, dalla medicina filosofica e dalla letteratura. La patognomica, per utilizzare il termine di Lichtenberg, si muove secondo un metodo deduttivo e cerca l’unicità e il particolare che si rispecchiano nelle espressioni. Molti esempi letterari della seconda metà del secolo descrivono dei personaggi nuovi, dei volti dai quali traspaiono emozioni e vissuto, storia personale e affetti. Tra questi l’opera ingiustamente dimenticata di Müller che sviluppa un percorso di formazione psicologica attraverso il progressivo affinarsi della capacità di visione, il racconto di Haken, che, utilizzando l’espediente narrativo dell’osservatore nascosto, riesce a inserire degli elementi di indagine che lo rendono anticipatore del romanzo poliziesco e la novella di Schiller, un gioiello letterario per la capacità di intrecciare elementi di realismo e di studio psicologico che si ritroveranno soltanto nel secolo successivo. -
Post. Vol. 3: Spazio. Immagini, prospettive e mappe dell'abitare.
All'inizio del percorso che ci ha portato a questo numero dedicato allo spazio avevamo davanti a noi una scatola cinese, dentro alla quale sapevamo che ce n'erano altre più piccole, ma noi stessi eravamo in una scatola più grande, senza sapere quante fossero le scatole che la contenevano. Qual è, e dove è, lo spazio nel quale viviamo? Il tempo scorre, nello spazio; lo spazio resta, nel tempo. Come uscire da questa impasse? Einstein, introducendo lo spazio-tempo, ha risolto il problema per quanto riguarda la fisica, ma i risultati delle sue scoperte sono lungi dall'essere interiorizzati dalle altre branche del sapere. Tutte le discipline sono costrette, in un modo o nell'altro, ad abitare un qualche spazio, ma poche di esse lo problematizzano come elemento in sé, altre non si rendono conto di averlo già inconsapevolmente problematizzato. Nel coordinare i lavori del numero di Post dedicato allo spazio, abbiamo dato voce alle possibili risposte a questo tipo di domande, proponendo tanto agli articolisti quanto agli artisti, diversi tra loro per formazione, attività di ricerca, di lavoro, e, in generale, per esperienze di vita vissuta, di confrontarsi con questo tema. -
Artefatti
Come ripensare l’umano di fronte alle tante sfide che, dal passato e dal futuro, sempre più lo accerchiano? Certamente evitando di ingaggiare polemiche e discussioni che, lungi dal misurarsi con la complessa tradizione da cui proveniamo, finiscono col confermarne, anche per gli anni a venire, gli aspetti più ideologici e retrivi. In diversa prospettiva, gli autori di questo volume hanno invece cercato, in prima battuta, di non fare di ‘tutt’erba un fascio’, rintracciando i tanti assunti anti-metafisici che attraversano questa stessa tradizione, senza rinunciare, in seconda battuta a delineare, dal tempo trascorso e per quello venturo, il filo rosso di un’umanologia, cioè di un dire e domandare dell’uomo e sull’uomo che ci restituisca quel che, in fondo, siamo: un impermanente passaggio, un costrutto nato da un costante e sempre asimmetrico scambio con diverse alterità, un concreto e delicato confronto con nuovi e spesso insospettati legami. In una parola, un artefatto che deve ricominciare a mettersi in cammino