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L'Italia di mattina
Giro d'Italia 1989. Un cronista-scrittore di nome Scipione racconta, tappa per tappa, la corsa ciclistica; attraversa paesi e città - da Taormina a Trento, con traguardo a Firenze. Porta con sé libri e domande: viaggia, legge, si interroga. ""Scipione scriveva e i corridori gli correvano intorno"""", attraverso un'Italia che lo sorprende per luce e bellezza. Immerso nel paesaggio italiano, vi si abbandona: indaga piccole verità della storia ed enormi verità umane. Riscopre luoghi che credeva di avere dimenticato, li ritrova più veri nella lentezza e nella fatica di chi spinge sui pedali. Ama quei campioni. Ama il ciclismo per la sua povertà eroica. Forse minata - proprio in quella fine di decennio - da una mondializzazione che tutto trasforma. Si poteva più vincere soltanto con le proprie forze? Si poteva più riconoscere la qualità di un campione? Cambiava il ciclismo, cambiava l'Italia. L'uno, per Scipione, diventa specchio o allegoria dell'altra: pretesto per un racconto che si fa romanzo, saggio, atto di poesia."" -
Diario italiano (1997-2006)
"Diario italiano (1997-2006"""" raccoglie gli ultimi dieci anni dei """"Diari"""" che Enzo Siciliano tenne a partire dal 1991 su """"Nuovi Argomenti"""" (di cui era il direttore). L'originalità di queste pagine sta nella capacità di miscelare diversi generi di scrittura. Alla pagina privata - dove Siciliano parla delle sue amicizie, i suoi viaggi, la sua casa in campagna, ma anche della sua malinconia, delle sue paure - si intreccia il racconto dell'uomo pubblico: l'intellettuale sempre attento a ciò che di nuovo (o di vecchio) la nostra società propone e ripropone. I """"Diari"""" però, sono una materia compatta, risolti nella solidità di una lingua che Siciliano ha ricercato per tutta la vita, sapendola elemento fondante di una civiltà. A venirne fuori, dunque, è il profilo di un'Italia che ha rinunciato a dare voce alle sue intelligenze, un'Italia malata che porta ancora in sé il germe, il feticcio, la mediocrità del fascismo. Un fascismo non più storico ma tutto umano a cui Siciliano contrappone la sua intelligenza, la sua genialità, la sua passione per la bellezza. Ed è alla bellezza che, alla fine di tutto, egli vuole dedicare le pagine più intense, come fosse la natura, il seme, la radice di ogni civiltà." -
Il manuale del perfetto traditore
Questo manuale viene in soccorso a quanti ambiscono a capire i meccanismi e le modalità per divenire un perfetto traditore. Con tanto di istruzioni per potersi poi dire, a buon titolo, un traditore doc e trasformare ogni tradimento in un ""delitto perfetto"""", in cui siano stati prontamente e ineccepibilmente ripuliti scena del crimine, arma del delitto e corpo del reato. Una sorta di autoregolamentazione alla quale sarebbe opportuno si attenesse chi aspira a diventare un perfetto traditore. Gianni Puca stila un vero e proprio prontuario, con tanto di dissertazioni sociologiche e analisi storiche e sessual-politiche, fino a farci comprendere che avere un amante non è soltanto una breve parentesi dei sensi ma una vera e propria filosofia di vita."" -
Siamo tutte delle gran bugiarde
L'infanzia fiorentina in una famiglia particolarmente moderna e illuminata, con la mamma maestra montessoriana che gli permetteva di leggere libri pornografici perché consapevole dell'importanza della lettura tout court. La precocissima folgorazione per il teatro che lo fa trasferire a Roma poco più che ventenne. I primi passi nel cinema e nei fotoromanzi, che interpretava indossando le giacche rubate a Franco Zeffirelli. La gaia atmosfera della dolce vita. Le avventure mondane con Laura Betti, l'affinità elettiva con Federico Fellini, la severità di Pierpaolo Pasolini. L'ipocrisia della televisione democristiana e poi, ovviamente, il teatro. Dai primi ingaggi in compagnie importanti dove Poli impara quella che chiama ""la praticaccia"""", alla decisione di diventare capocomico nel momento in cui quasi tutte le grandi compagnie si scioglievano per essere assorbite dai teatri stabili. Ma Poli è un artista rigoroso e libero, vuole giocare e rischiare, senza avere padroni. Una vita trascorsa a parodiare il potere, il cattivo gusto della piccola borghesia, i vizi e le virtù dell'Italietta provinciale e pavida. Il tutto senza moralismi, ma con lo sfarzo scintillante dell'ironia. Alla fine del libro si scoprirà che non c'è alcuna differenza fra l'attore e l'uomo."" -
Gabriel García Márquez. Lo scrittore nel labirinto di ogni giorno
Sono le cinque in punto di un pomeriggio del 1996 e siamo di fronte a una casa dalle mura ocra di Cartagena de Indias. È la casa di Gabriel García Márquez, e Rodolfo Braceli, giornalista argentino, ha a disposizione due ore per intervistarlo, non un minuto di più. Perché a Márquez piace soprattutto farle le domande, come ricorda un lavamacchine che abita a un solo isolato di distanza, ma ciononostante ci permette, almeno per un po', di sbirciare la sua giornata, i suoi pensieri. E così scopriamo che il suo vero pasto è quello di mezzogiorno, e che ha paura degli aerei, sì, ma soprattutto degli aeroporti. Che ha quindici fratelli, o sedici, perché ce n'è uno che non è molto chiaro se lo sia veramente oppure no. Che è solito andare in libreria per comprare i suoi libri e il fumo è stato un particolare ostacolo alla sua scrittura. E che lascia sempre le finestre aperte e a casa entrano i rumori, entrano grida e voci e lui le prende, e infila tutto nella scrittura. Eccezionale guida nel labirinto della creatività e della vita, Márquez ci invita a non temere anche la vertigine e il tormento dello scrivere - il contatto, attraverso le parole, con la realtà anche più bruciante. Perché è lì - come testimoniano un grande critico che ha conosciuto Gabo, Walter Mauro, e una scrittrice che lo ama da sempre, Romana Petri - tutta la bellezza e la forza di un'opera destinata a durare. -
Agatha Christie e il mistero della sua scomparsa
E se la più grande scrittrice di gialli di tutti i tempi diventasse protagonista di una sua storia? È il dicembre del 1926. Una donna scompare in circostanze enigmatiche. La polizia trova la sua macchina abbandonata. Tutto fa pensare a un omicidio o, peggio, a un suicidio. Si aprono le indagini; la polizia e la stampa si mobilitano. Tutta l'Inghilterra è in fibrillazione. Quella donna è Agatha Christie. La scrittrice inglese più tradotta al mondo. Cosa è accaduto veramente? Perché si sono perse le tracce di Agatha? C'è davvero di mezzo un assassinio? Una trama complicata mette in gioco un tradimento, una vendetta, un'improvvisa, angosciante amnesia. Jared Cade, in questo libro appassionante come una detective-story, risolve il mistero grazie a testimonianze di prima mano, documenti e fotografie inedite. Ci svela così aspetti sconosciuti della biografia dell'inventrice di Poirot, indagando nella sua psicologia. E ci consegna la verità su un episodio inquietante che lascia, nella vita di Agatha Christie, un segno profondo come una ferita. -
Questa lontananza così vicina
Tutto comincia con un'ultima lettera. La più sincera, la più urgente che una donna, D., abbia mai scritto. Poche righe, in cui tira le somme della vita: affetti, riconciliazioni mancate; il suo lavoro di insegnante. Un'esistenza fatta anche di viaggi, di fotografie in bianco e nero, di mari spiati al mattino, quando i colori non sono definitivi; un'esistenza poi taciuta, a scuola, quando bisognava ragionare per mezzi voti e programmi ministeriali; e, forse, difendersi. Dall'altro lato della cattedra, un ragazzo alle prese con le declinazioni latine e le inadeguatezze dell'adolescenza. ""Of Paul"""", lo chiamava lei, scherzando sul nome; e, dopo avergli sondato l'insicurezza nelle parole già mature dei temi, lo congedava per l'estate con qualche consiglio di lettura. D. è morta di tumore un giovedì di giugno, a quarantaquattro anni. Of Paul, ormai sull'altra soglia dell'adolescenza - quella che si chiude senza il rumore che ci si aspettava - scopre di non averla mai compresa davvero quell'insegnante ironica e troppo severa. Il ragazzo ormai cresciuto torna nei luoghi di D., cerca le parole non dette nei diari lasciati a metà, e in quell'ultima lettera che disegna uno spazio abitato di ricordi, diventa la mappa di una geografia a cui fare ritorno con gli occhi del poi. Come in un tema di maturità fuori tempo massimo, Paolo Di Paolo ripercorre i fatti dell'adolescenza e li interroga. Cosa possiamo salvare di ciò che è stato? E degli altri, quando, per una ragione qualunque, li perdiamo?"" -
Just saying
Il viaggio poetico, che si intraprende leggendo i testi di Armantrout, si delinea come un'esperienza attiva in cui il lettore è chiamato a misurarsi continuamente con una riflessione profonda e complessa rispetto alle basi comuni della significazione: uno degli istinti primitivi per eccellenza dell'umanità, un'attività che porta a riflettere e considerare ogni sensazione vissuta, quasi, come una metafora. -
La logica del desiderio
Il cortile interno di un palazzo di inizio secolo, un posto tranquillo. Un ragazzo passa interi pomeriggi, sul ballatoio, a correggere un romanzo che non riuscirà mai a pubblicare, a leggere e a seguire i curiosi movimenti dei gatti. Poi un giorno, su una bella macchina grigia, in compagnia del marito, arriva Vespa, ""l'inappuntabile ritratto dello splendore"""", che ha gli occhi più irrefrenabili che lui abbia mai visto. In poco tempo i due diventano amanti. Non è il solo, però. E presto la donna si stanca di lui. La passione che aveva sconvolto quella calma solo apparente diventa allora morbosa e alimenta inquietudini e nevrosi rivelando di quali elementi sia fatta, in fondo, la materia del desiderio e dove possa portare, senza averne quasi cognizione, la sua imprevedibile logica, ammesso che ne esista una."" -
Questo non è che l'inizio
"Questo non è che l'inizio"""", un incipit scritto per l'occasione da Dacia Maraini che ha dato la possibilità agli autori di inventare il seguito e immaginare cosa succede di sconcertante al di là di quella finestra. A mettersi alla prova sono sedici ragazzi provenienti da vari licei romani, e non solo, selezionati dalla Fondazione Bellonci nell'ambito del concorso di scrittura creativa """"Facciamo un libro"""", un progetto giunto alla sesta edizione, che ogni anno dà la possibilità a giovani talenti di rendersi protagonisti del percorso di creazione di un libro." -
Napoli in cento parole
Napoli. Ci hanno provato da secoli gli scrittori di ogni tempo a raccontarla in narrazioni brevi o lunghe, poesie, canzoni. Non ci sono parole efficaci a disegnare l'immagine di una città che evade da ogni schema, mutevole, ambigua, santa, meretrice, nobile, misera, alta, bassa. Ci sono più di cento voci in questo libro che l'hanno descritta in cento parole. Storie che hanno dato vita alla sua storia, ai suoi luoghi, ai suoi miti e alle sue leggende. Storie di personaggi mitici e reali che l'hanno abitata. Storie ambientate tra vie, vicoli e palazzi, collina e lungomare, centro e periferia. Storie brevissime, istantanee di una città unica, declinate in tutte le forme possibili. Napoli: tutto quello che c'è è stato qui descritto. Tutto quello che manca è stato inventato o cercato. Al limite del sogno. -
Siamo tutti storyteller. Dalla fiction americana alla politica
Lo storytelling è l'arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva, in ambito politico, economico e aziendale. Capirne i meccanismi e l'applicazione permette di scegliere con cognizione la più adeguata matrice narrativa per elaborare il racconto di sé, comprendere la narrazione in cui si è immersi e generare un maggiore livello di consapevolezza e libertà. In particolare in politica, un leader si trova continuamente di fronte alla grande sfida di dover conquistare prima di tutto il cuore del suo pubblico. Ecco perché l'arte di governare ha sempre più bisogno dell'arte di narrare di modo che il racconto politico divenga il luogo in cui leader ed elettore si incontrano e confrontano all'interno di un riconoscimento comune di storie. Molti film hanno suggerito diverse ed efficaci strategie di comunicazione ai personaggi politici. Ma è soprattutto nelle fiction che oggi si trovano gli spunti più interessanti di riflessione. Andrea Fontana ed Ester Mieli ne hanno analizzate alcune tra le più note, ognuna delle quali mette in luce una o più caratteristiche che il personaggio politico dovrebbe possedere per produrre un racconto efficace e credibile e, quindi, per generare consenso tra gli elettori e conquistarne la fiducia. Una riflessione attraverso la quale si ribadisce quanto delicata sia la missione della politica e necessaria la coerenza e la verità. -
Poesie d'amore in un tweet
Si potrebbe sostenere, con l'autorevolezza di un Nobel quale Iosif Brodskij, che la poesia, nella sua essenza, si riassuma in un tweet: ""La poesia, figlia dell'epitaffio e dell'epigramma, concepita, si direbbe per arrivare subito al cuore... ha la mercuriale velocità degli schemi mentali"""". Dunque (e perché no?) una poesia d'amore intensa e vibrante può stare dentro il corpus dei 140 caratteri. Certo, bisogna eliminare l'ovvio e il superfluo, la verbosità e la chiacchiera, concentrarsi sulla densità di ogni singola parola per creare un verso alato e profondo; bisogna cavare la quintessenza della scrittura per cantare, anzi, per cinguettare due righe che meritino attenzione, siano esse un endecasillabo, un settenario o un verso libero. Questa la premessa necessaria per chiarire il senso della sfida creativa che ha dato avvio a questa raccolta antologica. Una sorta di disiecta membra poetae direbbero i latini, eppure frammenti preziosi e luminosi, dove l'asfitticità dello spazio disponibile, questa prigionia che per certi versi corrisponde alle regole ferree del trobar clus, dello scrivere in metrica, si rivela costrizione feconda che carica di peso specifico ogni minimo lessema."" -
A Lisbona con Antonio Tabucchi
"A Lisbona con Antonio Tabucchi"""" non è solo una guida ma un'esplorazione urbana, culturale e umana. La città è geografia, architettura, spazio urbano e memoriale, entro i cui confini si sono consumati eventi privati e pubblici, esistenziali, storici e politici. Ecco allora che l'acqua dolce del Tago, con il suo scorrere placido, diviene letteratura. Camminare per le strade di Lisbona significa ripercorrere i sentieri dei personaggi di """"Sostiene Pereira"""", di """"Requiem"""", e di altri racconti. Dove fermarsi a mangiare l'arroz de cabidela? Quali giardini scegliere per riposarsi durante il viaggio? Quali terrazze offrono la vista migliore? Le risposte sono lì, tra i dialoghi, le descrizioni, gli sfondi narrati da Tabucchi. Perché Lisbona oltre a essere una città dall'atmosfera carica di saudade, quel sentimento che soltanto i portoghesi sono in grado di spiegare, è anche una meta turistica ricca di fascino e così com'è, pare fatta apposta per la finzione letteraria. Lorenzo Pini costruisce sapientemente una mappa, in bilico tra realtà e sogno, che conduce alla scoperta dei luoghi simbolo della capitale portoghese, dalla Praça do Comércio all'Avenida da Liberdade, dai vicoli dell'Alfama a quelli del Cais do Sodré. In un'appendice finale al testo, una guida dettagliata di hotel, bar, ristoranti, musei, ma anche locali e teatri dove trascorrere piacevoli serate e persino con indicazioni su come spostarsi sui tram gialli risparmiando sul prezzo del biglietto." -
Roma di periferia. Da Pasolini a De Cataldo
Esiste un'altra Roma. Oltre i tetti di tegole rosse e i balconi fioriti, al di là delle icone imponenti del Colosseo e della cupola di san Pietro, lontano dalle mille reliquie di un passato di magnificenza, la capitale sembra rinchiudersi in se stessa: terribile, bella e misteriosa al tempo stesso. Dai vicoli compresi dalle mura romane si arriva fino ai quartieri che mordono i confini decretati dal grande raccordo anulare: Quarticciolo, Fidene, San Basilio, Pietralata, Centocelle, Tor Pignattara, Primavalle, Borgata Gordiani, Tiburtino Terzo. Un itinerario troppo spesso sepolto nel luogo comune ma che l'arte dei narratori ha saputo rendere vivo e affascinante, autentico cuore pulsante di una città che pochi possono dire di conoscere davvero. Con rara passione e grande sensibilità, Aurora Terzigni è riuscita a fotografare il paesaggio letterario della periferia romana e a coglierne le contraddizioni immergendosi nel lavoro di due scrittori come Giancarlo De Cataldo e Pier Paolo Pasolini: principali interpreti del viaggio lontano dal centro a cui questo libro è dedicato. -
Piccola enciclopedia di figuracce in cento parole
Gaffe, scivoloni, cadute di stile, in qualsiasi modo le si voglia chiamare le figuracce è bene che non durino troppo a lungo... per questo cento parole sono più che sufficienti per racchiudere l'essenza di quegli interminabili minuti che tutti vogliono dimenticare ma che poi finiscono per raccontare. -
Il misterioso caso di Fra Keeler
Un uomo, Fra Keeler, muore in circostanze non del tutto chiare. Un altro - la cui identità non viene fino in fondo rivelata - decide di indagare su quella morte tanto singolare quanto misteriosa. Ma da dove partire? Come fare a mettere insieme i pezzi di un puzzle così complicato? L'uomo è sicuro che solo ripercorrendo gli eventi precedenti alla morte di Fra Keeler - mettendo meticolosamente in ordine un fatto dopo l'altro - potrà scoprire qualcosa. Così acquista la casa appartenuta a Fra Keeler, diventando proprietario di un luogo che improvvisamente diventa teatro di strani episodi. Un lucernario polveroso, un'ampia cucina, un telefono, un capanno fuori dal giardino, e poi un postino che consegna un pacco inatteso, una vecchia signora vicina di casa che rimane al buio, e ancora un'insolita rappresentante di una compagnia web che bussa alla porta. Che legame hanno queste persone con la vicenda di Fra Keeler? Sono lì per caso o vogliono suggerire la strada da percorrere per arrivare alla verità? E soprattutto: perché il protagonista è così determinato a indagare? Cosa lo lega all'uomo scomparso? Gli indizi e le coincidenze si fanno via via più inquietanti e inestricabili. -
Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che invece fanno
Inviare manoscritti tramite raccomandata. Confondere il pubblico con il privato. Accusare implicitamente di furto il proprio interlocutore. Convincersi che cedere a un ricatto sessuale sia l'unico modo per pubblicare un libro. Convincersi che far parte della mafia sia l'unico modo per pubblicare un libro. Non saper scrivere. Fare paragoni con gli autori di bestseller del presente e del passato. Ignorare i confini tra la vita professionale e quella reale. Millantare crediti. Ostentare un interesse peloso nei confronti del proprio interlocutore solo per subissarlo di manoscritti da leggere e tante altre cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare... ma che invece fanno! -
A Napoli con Maurizio de Giovanni. Creatura terrestre e marina, sospesa tra cielo e terra
Città imprendibile, creatura terrestre e marina, sospesa tra cielo e terra. Occorre una guida per attraversare Napoli: bifronte, labirintica. Un possibile itinerario è quello tracciato da Maurizio de Giovanni nei romanzi del commissario Ricciardi ambientati nella città partenopea degli anni Trenta. Sempre in bilico tra vita e morte, Napoli sembra il posto giusto per Ricciardi che vede i vivi e i morti e condivide, quindi, con la sua città un destino di sospensione. Il percorso che si intraprende è tortuoso e bellissimo: si parte dal Gambrinus, nel quartiere San Ferdinando, dove è metaforicamente nato il commissario; poi ci si perde tra i Quartieri Spagnoli, dove il vicolo diventa profondo come una ruga, vivo come una ferita sempre aperta. Ogni angolo di Napoli è simbolo e contrasto. Capodimonte è il volto di un bambino che sembra dormire sotto la pioggia, Mergellina è lo scontro fra l'opulenza dei gerarchi e la miseria dei pescatori, è il futuro che incespica, è la voce del mare. Chiaia è l'alcova di un amore, anche se incontrato nel bordello più elegante delle città, ma è anche lo svelamento di una mistificazione che si ammala cronicamente della sua stessa ipocrisia. Ma Napoli è prima di tutto, e senza ombra di dubbio, un'emozione, oltre che un luogo, e Vincenza Alfano la percorre seguendo l'itinerario letterario di Maurizio de Giovanni e restando fedele agli odori, le voci, le canzoni e gli assordanti silenzi di una città crudele e pietosa, che accudisce e schernisce solo con uno sguardo. -
Rosso
La vita che si ferma su un paio di scarpe rosse, che si appanna e si contorce su una bicicletta da bambina, la vita che ritorna in ogni racconto di questa raccolta e che viene indagata con il garbo e la crudeltà di una scrittrice di razza. Piccole storie, brandelli di vita che si ricompongono in un unico grande mosaico, tenuto insieme da semplici oggetti quotidiani, mai schiacciati dalla banalità, mai usati e gettati: un maglione rosso, una bicicletta, un paio di scarpe assumono allora la valenza magica di talismani, capaci di evocare le sconfitte di una vita, il dolore sempre taciuto di un abbandono, la speranza di un cambiamento.