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Politiche del design. Semiotica degli artefatti e forme della socialità
Per essere pienamente umani abbiamo un costante bisogno di nonumani. Per fare ricerca scientifica, creare arte, governare Stati, o semplicemente per lavorare, spostarci in città ed essere buoni cittadini, ci serviamo di un esercito silenzioso ma efficace di oggetti di tutti i tipi. Tecnologie avanzate, smart objects, automobili, ma anche banali chiavi e porte, ciascuna con le sue specificità, non sono entità passive, semplici e innocenti strumenti: compartecipano invece del senso umano e sociale. Ecco cosa significa il titolo di questo libro: le politiche del design sono quelle che, implicitamente ma inesorabilmente, le cose di cui siamo circondati portano avanti, spesso a dispetto della consapevolezza di chi le ha progettate. Bruno Latour ci insegna allora che, per ricostruire chi siamo, dobbiamo rivolgere lo sguardo proprio là dove sembra non ci sia umanità. -
Benjamin e la scuola di Francoforte
"Walter Benjamin è uno dei pensatori più originali e più drammatici della storia del Novecento"""". Il pensiero filosofico di Benjamin non può essere separato dal suo vissuto biografico. In questo saggio, interamente riveduto e arricchito di un nuovo capitolo, Giacomo Marramao illustra come la concezione della storia di Benjamin rivisiti l'approccio teologico-politico di Carl Schmitt all'interno di un più ampio progetto di rigenerazione della teoria di Marx, in rottura con ogni forma di evoluzionismo e filtrato da nuove lenti filosofiche." -
Confindustria nella Repubblica (1946-1975). Storia politica degli industriali italiani dal dopoguerra alla strategia della tensione
Principale organizzazione di interesse degli industriali, Confindustria ha avuto un ruolo essenziale nel determinare le forme della Ricostruzione e, successivamente, della modernizzazione in Italia. È difficile affermare che la sua azione si sia limitata alla sola difesa sindacale degli associati; altrettanto spesso infatti essa ha agito di fronte a minacce reali o percepite, condizionando gli equilibri della nostra fragile democrazia. Utilizzando documenti in parte inediti insieme a quanto emerso a più riprese in processi e inchieste giornalistiche, il presente lavoro riannoda i fili di un discorso finora rimasto privo di un focus specifico: la storia politica dell'organizzazione industriale e di alcuni dei suoi più importanti membri, ricostruendone la trama coperta accanto a quella ufficiale e seguendo come un ""filo rosso"""" i rapporti con il blocco civico-militare che, nato nella declinazione della Guerra fredda in Italia, manifestò appieno i suoi propositi nel """"quinquennio nero"""" 1969-1974. Prefazione Aldo Giannuli. Postfazione Elia Rosati."" -
Adam Smith a Pechino. Genealogie del ventunesimo secolo
Adam Smith è praticamente sconosciuto in Cina, eppure alla base del successo dell'economia cinese abitano alcune idee compatibili con quelle teorizzate nel suo La ricchezza delle nazioni. Questo sostiene l'economista Giovanni Arrighi, per anni direttore del dipartimento di Sociologia alla Johns Hopkins University di Baltimora. In accordo con la concezione di Smith, la Cina ha sempre manifestato una forte tendenza a sviluppare uno stabile mercato interno che non favorisce l'ascesa del singolo e l'accumulazione eccessiva di capitali; inoltre, ha sempre privilegiato un massiccio uso di manodopera. Giovanni Arrighi ricostruisce una storia diversa dell'economia e della società globali, in cui l'economia orientale è stata per secoli la più ricca e dopo una lunga fase di flessione è tornata a superare le economie occidentali. Da diversi anni viviamo quella che l'autore definisce una ""crisi di egemonia"""", un processo che segna cioè lo spostamento del centro dell'economia mondiale dagli Stati Uniti alla Cina. Così come in passato le grandi crisi hanno scandito altre fasi di passaggio, nel mondo attuale solo l'economia cinese può assumere un ruolo egemone. Alla luce di tutto ciò, Arrighi si chiede se la Cina possa dunque proporre un valido modello che sia alternativo alla tradizionale american way of life. Prefazione Salvo Torre. Postfazione Andrea Fumagalli."" -
L' Italia centrale e i paesaggi sociali dei territori urbani in trasformazione
Il libro indaga la relazione tra città e società, trattando le principali dinamiche urbane contemporanee, i cambiamenti indotti dall'evoluzione del capitalismo, la trasformazione delle città, le situazioni problematiche del degrado e della criminalità e le risorse culturali per la rigenerazione urbana. Obiettivo del volume è analizzare gli aspetti teoretici connessi alle dinamiche urbane, nonché riflettere sulla valorizzazione delle risorse locali per ideare un modello virtuoso di rigenerazione della città. -
Rime
«Famosissimo dicitore per rima» e «uomo d'alto intelletto»: così Giovanni Boccaccio definì Dino Frescobaldi, facendone il continuatore della tradizione poetica fiorentina dopo la morte di Cavalcanti e la cacciata di Dante. Dino è uno stilnovista dopo e oltre lo stilnovo. Le sue rime, fedeli al magistero cavalcantiano, intrecciano stretti rapporti con quelle di Cino da Pistoia e seguono la parabola della poesia dantesca: dalla Vita nova alle petrose fino, probabilmente, ai primi canti della Commedia. Andando al di là del luogo comune che fa di Dino un pedissequo imitatore, il volume ripropone l'intero corpus secondo un nuovo ordinamento, frutto di recenti acquisizioni sulla tradizione manoscritta, arricchito di un commento sistematico che con nuove e calibrate proposte interpretative mira ad approfondire la comprensione dei testi e le relazioni con la lirica coeva. Tale corredo fa emergere un sottile lavorio interno al codice stilnovista e una intensa dialettica con le più importanti innovazioni di Dante. -
Ágalma (2021). Vol. 41: Sensibili al segreto.
Rivista di studi culturali e di estetica fondata da Mario Perniola. -
Welfare per sognatori. Esperienze di rigenerazione sociale e urbana attraverso l'arte e la cultura
Il volume intende approfondire, attraverso uno sguardo multidisciplinare all'azione e al lavoro sociale, diverse esperienze di ri-attivazione delle energie presenti nelle comunità locali, in contesti di grande vulnerabilità. Nella prima parte saranno trattati i riferimenti di sociologia applicata e gli assi che hanno guidato la progettazione di alcune buone pratiche di ""resistenza/resilienza urbana"""". I case studies approfonditi nei diversi capitoli del volume illustreranno alcuni progetti che sono stati in grado, nei nuovi scenari di rischio che caratterizzano la contemporaneità, di mettere in campo strumenti d'azione innovativi, volti a co-costruire il benessere nei nostri quartieri, nei nostri territori e nelle nostre città. L'osservazione è in particolare rivolta alle attività realizzate dall'APS Le Compagnie Malviste, che opera nel sociale da oltre 15 anni attraverso gli strumenti del teatro e della cultura."" -
Mechane. Vol. 1: Che cos'è una macchina?.
«Che cos'è una macchina? Il primo numero di Mechane gira intorno a una domanda: che cos'è una macchina? Una domanda che ci invita a riflettere sugli oggetti che usiamo tutti i giorni e che popolano il nostro mondo. Di fronte a un quesito del genere si aprono due vie. La più facile da imboccare, perfettamente dritta, consiste nel non lasciar dispiegare la domanda e nel ridurla a un mero indovinello. Che cos'è una macchina?, in questa prima forma, chiede ciò che delle macchine già sappiamo, vuole una risposta pronta da tempo: una definizione rassicurante che ci dica, per esempio, che le macchine sono dei sistemi di due o più pezzi messi insieme per produrre uno scopo determinato. Così, però, rendiamo sterile l'esercizio dell'interrogazione. La seconda via, invece, molto più lunga, accidentata e incerta, ci porta a sondare il presupposto che ha dato il nome alla rivista: l'idea che la macchina sia un elemento fondamentale per la filosofia e l'antropologia della tecnica. È questa seconda strada che intendiamo battere. La domanda ""che cos'è una macchina?"""" non chiede semplicemente in cosa consista una macchina o cosa si intenda con questa parola, ma traccia un percorso e fissa un obiettivo; si propone di cogliere, mediante lo studio delle macchine, uno scorcio dell'attività vitale da cui le macchine sorgono e in cui si inseriscono: la costruzione materiale e simbolica del mondo umano. Cerchiamo di articolare, a mo' di introduzione dei saggi che abbiamo chiamato a raccolta, gli ambiti attraversati dall'interrogativo. Almeno da Platone in poi, la macchina viene regolarmente adoperata per una funzione che non è quella per cui è stata costruita. Il congegno fabbricato in vista di un fine rivela per tempo una seconda forma d'uso, tanto """"naturale"""" quanto quella incorporata nel meccanismo. Oltre che a realizzare un determinato lavoro, la macchina serve per descrivere il mondo. Platone, raccontando nella Repubblica il mito di Er, paragona il movimento delle sfere celesti a quello delle parti di un complesso fuso (616b-617c), dando la stura a una equiparazione tra l'universo e l'artefatto meccanico che diventerà topica già in epoca ellenistica e che, con Lucrezio, assumerà la formulazione classica di machina mundi...» (Dall'Editoriale)"" -
Jürg Jenatsch. Una storia grigionese
Ostilità confessionale e sete di potere sono al centro del racconto di ampio respiro dello scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer, ""Jürg Jenatsch"""" (1876), seicentesca storia cantonale ambientata nella zona di confine fra i Grigioni e la Valtellina all'epoca della Guerra dei Trent'anni. Il giovane pastore grigionese Jürg Jenatsch è stato mandato a Berbenno a predicare il protestantesimo in una terra a maggioranza cattolica, allora sottomessa ai Grigioni, ma ambita da Spagnoli e Austriaci per via dei suoi numerosi valichi alpini, per tutti di grande interesse economico. Dall'eccidio dei protestanti in Valtellina del 1620, noto come il """"Sacro Macello"""" e programmato nel testo di Meyer dal barone grigionese Pompeo Planta, Jenatsch si salva miracolosamente, lascia la veste talare e, alleato del duca protestante francese Henri Rohan, s'impegna per liberare la Valtellina dai cattolici. Quando però la politica di Richelieu intralcia il suo progetto di totale indipendenza della sua terra, Jenatsch tradisce il duca, si converte al cattolicesimo, passa al partito spagnolo e riesce a far restituire la Valtellina ai Grigioni. Alla fine tuttavia muore per mano di Lucrezia, la figlia di Pompeo Planta, legata a lui da un rapporto di amore-odio, che lo colpisce a morte con la stessa ascia con cui Jenatsch aveva ammazzato a tradimento suo padre. Storia e finzione si fondono in questa prosa, dove ai fatti storici s'intreccia una complessa e ambigua storia d'amore cui fanno da sfondo le montagne e le valli della Rezia. La figura eroica che Meyer traccia di Jenatsch è stata ampiamente riveduta dagli storici, che di questa personalità hanno messo in luce l'opportunismo e l'indomita smania di potere, che lo spinsero fino alla massima abiezione morale."" -
Tra Husserl e Heidegger. Per una fenomenologia del bene comune
Sorta nel cuore di una profonda esigenza rinnovatrice, la diffusione del sintagma bene comune interpella la contemporaneità verso inediti sentieri riflessivi. Il tentativo di una sua ricognizione teorica e giuridica sembra, tuttavia, scontrarsi con una serie di straordinarie difficoltà: l'estrema eterogeneità di contenuti e di contesti cui il bene comune viene fatto riferire, l'utilizzo del termine al singolare e al plurale, la discussa distinzione tra beni comuni materiali e immateriali, sembrano vincolare l'intenzione di ricerca ai soli settori specialistici di applicazione. Come intendere, allora, filosoficamente, la ricchezza, ma anche l'ambiguità semantica del sintagma bene comune? Il volume prova a rispondere al quesito attraverso le magistrali voci di Edmund Husserl e di Martin Heidegger che permettono di offrire visibilità a ciò che antecede, teoreticamente, il variegato prisma delle stesse proposte normative-culturali rivolte al bene comune, facendone affiorare i tratti descrittivi. -
Fare filosofia in italiano fra Ottocento e Novecento. Atti del Convegno (Firenze, 11-12 giugno 2018)
Il volume raccoglie - grazie al contributo del Centro Internazionale Insubrico ""C. Cattaneo"""" e """"G. Preti"""" dell'Università degli studi dell'Insubria di Varese, in collaborazione con la sezione varesina della SFI - gli atti di un Convegno svoltosi presso la Villa Medicea di Castello sul """"Fare filosofia in italiano fra Ottocento e Novecento"""", promosso dalla Società Filosofica Italiana (presieduta da Emidio Spinelli) in collaborazione con l'Accademia della Crusca (presieduta da Claudio Marazzini). Molti anni fa, nell'anno della sua scomparsa, il padre della Filosofia della scienza italiana, Ludovico Geymonat (1908-1991), sollevò una domanda che parve curiosa: la filosofia della scienza parla unicamente la lingua inglese? Per Geymonat era «opportuno criticare l'abitudine contemporanea in base alla quale molti ritengono, erroneamente, che la filosofia della scienza (che pure era nata in Europa con Mach, Poincaré ed Einstein, per non fare che pochi nomi significativi) sia riducibile unicamente a quella di stampo anglosassone. Alcuni sostengono infatti che """"quando si dice 'filosofia della scienza' in senso stretto si intende un contesto culturale ben determinato che è sostanzialmente il contesto culturale di lingua inglese""""». Col passare dei decenni, quello che allora è sembrata una """"stramberia"""" di un anziano epistemologo è diventato un problema, al punto che oggi è lecito porsi la domanda: si può pensare in italiano? Tant'è vero che il Presidente della Crusca, a fronte della decisione del Miur di obbligare a redigere i progetti di ricerca scientifici del Prin esclusivamente in inglese, ha scritto al Ministro rilevando come alcuni docenti sostengono, «quasi con vanto, di non essere in grado di discorrere in italiano della loro scienza. Proprio in questa affermazione sta il pericolo più grave: una lingua che non venga usata per la scienza, che anzi ne sia reputata contenitore impossibile, decade rapidamente al rango di dialetto». L'italiano, nell'anno di Dante, non merita questa fine. Pertanto, al Centro internazionale Insubrico è parso opportuno farsi carico della pubblicazione di questo volume in difesa dell'italiano in ambito filosofico perché del tutto in sintonia con altri due nostri volumi: quello """"In difesa della lingua e della cultura italiana nell'epoca dell'anglofonia globale"""" (2017) e quello su """"La scuola dell'ignoranza"""" (2019). Questa trilogia vuole porgere un argine critico ad una moda esiziale per la salvaguardia della nostra stessa cultura."" -
Studi di estetica (2021). Vol. 1: Aesthetic mistakes. Art, nature and the aesthetic of failure.
"Studi di estetica"""" è stata fondata nel 1973 da Luciano Anceschi. La sua caratterizzazione accademica e scientifica è stata tale da favorire negli anni l'attivo confronto con diverse scuole di pensiero. Alla rivista hanno infatti collaborato studiosi italiani e stranieri, critici, letterati, e uomini di cultura di varie tendenze. Fino al 2013 sono usciti 66 numeri a stampa suddivisi in tre serie. Dal 2014 ha assunto la sua veste attuale di rivista anche online, e in questa nuova serie viene edita da Mimesis. """"Studi di estetica"""" vuole essere una sede di discussione e di aperto confronto sui temi tradizionali e sulle prospettive più recenti dell'estetica. È una rivista internazionale peer review, impegnata a promuovere il dibattito teoretico e storiografico fra le diverse tendenze critiche che animano l'indagine contemporanea; a favorire gli scambi interdisciplinari e sviluppare relazioni anche coi campi più prossimi e affini all'estetica filosofica; a mantenere alta la qualità delle pubblicazioni nel rispetto del più rigoroso metodo scientifico." -
Luigi Rasi. La declamazione come scienza nuova
Teatro, letteratura e ricerca si intrecciano indissolubilmente nell'opera e nella vita di Luigi Rasi (1852-1918), direttore della Regia Scuola di Recitazione di Firenze e ultimo esponente di un'illustre tradizione ottocentesca di insegnamento della declamazione come disciplina principe della scena. Figura ibrida di attore, studioso e docente, dotato di una vasta cultura, Rasi seppe attraversare i confini tra le arti, in dialogo con le istanze del suo tempo e in una prospettiva europea. La sua concezione della scena fu in grado di coniugare la storia con la sperimentazione: entro questo contesto egli concepì la formazione teatrale come un tassello fondamentale di un più ampio progetto di riforma del teatro italiano e del suo rapporto con la società, dai cui semi fecondi sarebbero scaturiti frutti anche nei decenni successivi del Novecento. Grazie anche alla valorizzazione di materiali e di carteggi inediti, il volume ricostruisce in una prospettiva unitaria la figura e l'attività di Rasi e ne spiega il contributo determinante, lungo direzioni inedite, alla storia del teatro. -
Cultura tedesca (2021). Vol. 60: Heinrich Boll.
"Cultura tedesca"""" è una rivista semestrale, diretta da Marino Freschi, dedicata alla civiltà letteraria di lingua tedesca. Con un comitato scientifico composto da studiosi di fama internazionale, la rivista articola ogni numero in una seziona monografica dedicata a un autore significativo oppure a un luogo emblematico di quella cultura (Austria, Praga, Trieste) o a movimenti, motivi, correnti (Romanzo, Mito, Simbolo, Poesia e Immagine, Ebraismo). La seconda sezione è riservata a interventi liberi con saggi, articoli, rassegne, recensioni." -
Bachelard Studies-Études Bachelardiennes-Studi Bachelardiani (2021). Vol. 1
Rivista di studi Bachelardiani. -
Utopie della macchina. Scritti meta-scientifici
Le utopie, anche se non avevano ancora questo nome, affollavano le nostre storie dalla notte dei tempi. Da quando l'homo sapiens ha saputo surrogare la natura con la tecnica, infatti, si è sperato in un mondo migliore e al contempo si è avuto il terrore di qualche catastrofe imminente. Utopie e rivoluzione digitale oggi sempre più si intrigano vicendevolmente, perché le macchine non sono più soltanto quei congegni meccanici che ancora animano le nostre fantasie, ma hanno preso l'abitudine di manipolare, oltre a materia ed energia, soprattutto l'informazione e la stessa conoscenza. Ecco perché questi nuovi incontri, stimolati dalla Scuola di dottorato del Politecnico di Torino, sono a tutti gli effetti un ulteriore passo avanti nella ""epistemologia della macchina""""."" -
Teoria e critica della regolazione sociale (2021). Vol. 1: Diritto e neuroscienze. Nuove prospettive-Law and neuroscience. New perspectives
I contributi di questo special issue aprono a nuovi approfondimenti del rapporto tra diritto e neuroscienze. Emerge l'esigenza di sistematizzare più compiutamente il profilo metodologico-epistemologico, così da approdare a cornici affidabili in cui muoversi sul piano applicativo. Se i limiti del riduzionismo neuroscientifico appaiono evidenti, risulta impraticabile il ritorno a quadri puramente mentalistici che ignorino le evidenze empiriche. Analogamente, le nuove acquisizioni in materia di architettura cognitiva spingono a una revisione (quantomeno parziale) di alcune categorie giuridiche e dei loro presupposti impliciti come il volontarismo razionalistico e il meccanicismo della dimensione emozionale. Si tratta di profili fondamentali, etici, giuridici, sociali e, in definitiva, politici. In questo senso, il presente special issue apre importanti piste di analisi invitando la comunità scientifica e i policy-makers a interrogarsi e a valutare con un rinnovato sforzo interdisciplinare le sfide ineludibili che vanno emergendo dall'incontro-scontro tra diritto e neuroscienze. -
Goodbye stranger. Lo «straniero» come categoria politica
Le numerose riflessioni teoriche e le ricerche empiriche, nel corso del tempo, sono state orientate verso l'approfondimento della figura dello straniero, le sue caratteristiche e specificità, il sistema di relazioni e i network che mantiene con il paese di provenienza e che stabilisce con la società d'arrivo, le norme che ne regolano la presenza, i diritti, i doveri e il riconoscimento della cittadinanza. Considerate le diverse implicazioni che i temi citati hanno avuto e continuano ad avere, è di centrale importanza continuare a parlare di ""stranieri"""" e avviare un confronto tra il passato e il presente, tra le categorie utilizzate ieri e quelle proposte oggi. Il volume, inquadrando lo straniero in una dimensione politica, attraverso anche la scelta di alcuni dei classici del pensiero sociologico, ha l'obiettivo di riflettere su come la società moderna abbia prodotto l'idea di straniero e abbia innescato inoltre forme di esclusione sociale. Riflettere su chi è altro da me comporta anche un approfondimento sulle democrazie avanzate e sulla tutela dei diritti umani, nonché sulla capacità di trovare forme di relazione all'interno di cornici di senso condivise. Parlare dello straniero è, pertanto, centrale, poiché questo simboleggia un modo di vedere la realtà, di leggere le distanze e le prossimità, di progettare modelli di interazione tra l'individuo e la collettività."" -
Foodscapes: cibo in città
A essere messa in evidenza in questo volume è la valenza sociale che fonda, fondendoli, i legami tra cibo e città nelle plurime diramazioni che gli autori propongono. Si parla perciò di ristoranti e di mercati, di cucine e di sale da pranzo, di supermercati e di osterie, di street food e di fast food, di turismo enogastronomico e di reclusioni domestiche. Percorsi micro e macro che attraversano piazze, centri, quartieri e intere città, che decostruiscono e ricostruiscono abitudini quotidiane ed esperienze eccezionali, mostrando quanto senso circoli intorno a esse. La prospettiva semiotica si apre al confronto con altre discipline - geografia, storia, architettura, antropologia - mostrando la fecondità dei dialoghi interdisciplinari, che pure condividono una matrice comune, quella di considerare cibo e città come manifestazioni di linguaggi interconnessi e legati a doppio filo.