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L' altalena della concertazione. Patti e accordi italiani in prospettiva europea
La concertazione è il nome-simbolo dei grandi accordi siglati tra i governi e le parti sociali sulle questioni di interesse generale, come quelle relative all'occupazione e al mercato del lavoro. Nei decenni passati, essa è stata realizzata con successo in Italia e in molti paesi europei, ma è stata anche motivo di dispute mai sopite. Dopo la battuta d'arresto negli anni del governo Berlusconi, la pratica della concertazione è ritornata di recente alla ribalta con il Protocollo sottoscritto con i sindacati dal governo Prodi nel luglio 2007. In questa ricognizione, Carrieri mostra quanto l'ultimo Protocollo costituisca il laboratorio di un nuovo profilo della concertazione, che fa seguito ai due cicli ""classici"""" degli anni settanta e novanta. L'attuale concertazione non si limita alla definizione di politiche restrittive o alla regolazione della dinamica salariale, ma interviene in modo attivo e propositivo su aspetti cruciali del futuro welfare, al fine di renderlo più coerente con i cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro e con la richiesta di stabilità dei lavoratori precari. A dispetto della tentazione di affidarsi al mercato o alle decisioni unilaterali, il metodo della concertazione conserva importanti potenzialità e mantiene una maggiore capacità di generare scelte più eque e promuovere la coesione sociale."" -
Urbanistica e sfera pubblica
Dopo la stagione degli anni settanta, la riflessione critica e l'elaborazione teorica relative alla città contemporanea sono mutate radicalmente. Urbanisti e architetti sembrano avere perso la capacità di forgiare sensibilità e pensiero intorno alla città. Di parlare e farsi ascoltare. Una vera e propria afasia che pone questo settore del pensiero tecnico ai margini delle principali trasformazioni urbane. Riconoscere che oggi vi sia un problema nel rapporto tra il sapere sullo spazio e le sue trasformazioni non significa avere un atteggiamento nostalgico verso il passato. Non sono il passato o il futuro al centro delle preoccupazioni di questo libro, quanto ciò che il progetto per la città è ora. La sua incapacità di far fronte a un mutare sostanziale del pubblico, che non si da più nella forma di un tutto ben levigato e compatto. O di una calda comunicativa capace di generare un'opinione pubblica consapevole e attiva. Ciò cui assistiamo è il deflagrare del pubblico in una infinità di situazioni minute e continuamente cangianti. E come il progetto fa i conti con questa situazione? Queste domande sono esplorate dal basso, a partire dal ripensamento delle pratiche di progetto, in quattro esperienze di progettazione territoriale. -
L' altro potere. Opinione pubblica e democrazia in America
Giornali e televisione traboccano di considerazioni sulle degenerazioni della politica e sul calo di interesse da parte dei cittadini: è nata ufficialmente l'""antipolitica"""". Quanti tuttavia sanno che la partecipazione dei cittadini alla vita democratica è un tema che ha radici lontane? È proprio la riscoperta di tali origini l'intento di questa ricostruzione delle posizioni e, in qualche caso, delle scelte politiche di alcuni degli intellettuali americani più autorevoli negli Stati Uniti del XX secolo. Analizzando il legame tra democrazia e opinione pubblica, autori quali Walter Lippmann e John Dewey, Charles Wright Mills e Robert Dahl hanno reso esplicito il fondamentale contributo che i cittadini possono offrire alla democrazia. A loro dobbiamo la prima individuazione e la denuncia dei rischi ai quali può condurre la manipolazione dell'opinione pubblica: da una sensibile perdita della libertà di scelta all'indifferenza verso la politica, ridotta a mero spettacolo, utile soltanto agli attori che da essa traggono sostentamento. Lippmann e Dewey, in particolare, riflettendo sulle trasformazioni della società americana dei primi del Novecento e sulle caratteristiche della società di massa, si chiedono come in una grande società industriale, in cui il monopolio dell'informazione è nelle mani di minoranze, il cittadino possa realmente partecipare alla gestione della cosa pubblica."" -
Storia dell'utopia
L'uomo cammina con i piedi in terra e la testa per aria; e la storia di ciò che è accaduto sulla terra, la storia delle città, degli eserciti e di tutte quelle cose che hanno avuto corpo e forma, è solo una metà della storia dell'uomo"". L'altra metà è rappresentata proprio dall'utopia. """"Utopia - dice Lewis Mumford nella prefazione del 1922 - può derivare dalla parola greca """"eutopia"""", che significa il buon posto, o dall'altra parola greca """"outopia"""", che significa nessun posto"""". Ed è lo stesso Mumford a chiarire il contesto intellettuale da cui questo suo lavoro ha tratto origine: """"Poco dopo la prima guerra mondiale, mi rendevo conto che l'entusiasmo del grande XIX secolo era giunto alla fine. Quando ho iniziato ad esaminare storicamente le utopie, intendevo chiarire che cosa in esse fosse andato perduto e definire che cosa fosse ancora valido. Fin dal principio ero conscio di una virtù che era stata inspiegabilmente trascurata: le opere classiche degli utopisti trattavano sempre la società come un tutto unico e tenevano conto dei rapporti esistenti tra funzioni, istituzioni e fini dell'uomo. La nostra civiltà ha poi diviso la vita in compartimenti. Sono giunto dunque a considerare il pensiero utopista come l'opposto dello spirito unilaterale, partigiano, specialistico"""". Di questo bisogno di scenari non angusti, che si ripropone oggi come un'esigenza forse troppo trascurata, discute l'introduzione di Franco Crespi, sull'inattuale attualità dell'utopia."" -
Novecento. I tempi della storia
Uno e molteplice, il Novecento si chiude sollecitando i contemporanei a una riflessione che va al di là delle scadenze del calendario. Difficile dire se si sia trattato di un periodo omogeneo e dotato di autonoma identità; se sia stato - come si dice - un'epoca della storia del mondo. Alla terribile grandiosità degli eventi che lo hanno scandito, e che da un lato hanno unificato, dall'altro frantumato la storia del genere umano, si è unito il moltiplicarsi dei punti di vista, delle discipline, dei criteri interpretativi, il diversificarsi delle emozioni e delle memorie. Crisi della linearità, crisi dell'idea stessa di un filo rosso omogeneo e ""progressivo"""". Sovrapposizione dei tempi, degli spazi e dei contesti. I saggi qui raccolti percorrono i grandi temi e i differenti campi di questa complicata vicenda, ma convergono tutti sulla domanda finale. Ha un senso, che senso ha, quanti sensi può avere, la storia del Novecento? Coordinate da Claudio Pavone, si alternano in queste pagine le riflessioni di alcuni tra i più autorevoli storici contemporaneisti. A chiusura del volume una conversazione tra Claudio Pavone e Vittorio Foa: una testimonianza e una riflessione sui nodi cruciali del controverso """"secolo breve""""."" -
Lumi dall'Oriente. L'orientalismo e i suoi nemici
Nell'ultimo ventennio, soprattutto in seguito all'opera di Edward Said e al suo libro ""Orientalismo"""", gli studiosi dell'Oriente sono stati accusati di lavorare, più o meno consapevolmente, a sostegno della causa imperialista e del colonialismo occidentale. Una visione che ha appiattito su una dimensione geopolitica la ricchezza di un campo di ricerca animato sin dall'antichità greca, da una sete di conoscenza e da una attrazione verso popoli e civiltà percepiti come """"altri"""" e capaci di una forza di seduzione irresistibile. Robert Irwin riscrive, la storia dell'attrazione verso Oriente, passando da Erodoto a Euripide, da Platone e Aristotele alla Scolastica al Rinascimento, dal secolo dei Lumi a quello delle industrie, fino ad arrivare alle dispute del presente. E questa nuova storia tocca gli ambiti più diversi del sapere: letteratura, religione, filologia, politica, cultura scientifica. Lontano da ogni preconcetto ideologico, si dipana lungo queste pagine il filo di un'ossessione che ha accomunato una molteplicità di uomini, prima ancora che di studiosi. E in filigrana, compaiono anche le vicende dei tanti nemici che l'orientalismo da sempre fronteggia: coloro che interpretano l'ineludibile alterità di quelle civiltà come ostacolo alla conoscenza e all'incontro, ma anche coloro che più subdolamente impediscono qualsiasi discorso sull'Oriente dicendosene paladini contro le distorsioni dell'Occidente."" -
Poesie
A dare notorietà al grande autore piemontese furono alcune delle sue opere in prosa, rimaste tra i capolavori della letteratura italiana di tutti i tempi: da ""Cristo si è fermato a Eboli"""" a """"L'orologio"""". Ma come ha dimostrato la pubblicazione delle sue opere saggistiche, Levi fu artista eclettico e instancabile pensatore, che passava con estrema scioltezza dalla pagina alla tela, dal dibattito pubblico ai versi. La scrittura poetica infatti attraversa l'intero arco della vita di Carlo Levi, ed è strettamente intrecciata alla sua opera di prosatore e alla multiforme attività di pittore, politico e intellettuale. Egli stesso ne era ben consapevole, se nel 1963 scriveva a Giulio Einaudi: """"II """"Cristo si è fermato a Eboli"""" fu dapprima esperienza, e pittura e poesia, e poi teoria e gioia di verità... per diventare infine e apertamente racconto"""". Questo volume raccoglie in edizione integrale i suoi principali testi poetici, alcuni dei quali solo episodicamente apparsi su riviste o cataloghi di mostre o in antologie incomplete e filologicamente inadeguate. Si tratta di un materiale che, seppur talora disuguale negli esiti lirici, è tuttavia imponente per vastità e interesse e restituisce un tassello importante per la conoscenza dell'opera leviana, rivelandone un aspetto rimasto sempre in ombra."" -
Governare il mercato. Le culture economiche del Partito democratico
La fondazione del Partito democratico ha avuto come ambizione dichiarata quella di imprimere una svolta alla stagnazione dell'ultimo decennio e soprattutto di scardinare l'impianto dei partiti su cui si è costruita l'azione politica di oltre mezzo secolo. Ma a riprova del rinnovato contesto in cui tale fondazione ha luogo, è la circostanza che ad accompagnarla non è un bagaglio di presupposti ideologici e di aspirazioni rivolte al futuro, quanto una attenzione alla concretezza delle soluzioni politiche per il presente. Tra le sfide che il neocostituito Partito democratico si trova a dover affrontare, quella di gran lunga più impegnativa e strategica riguarda le scelte in materia di politica economica, perché l'Italia deve ritornare a crescere. È decisivo a tal fine liberare i mercati e riqualificare l'intervento pubblico: per produrre ricchezza, promuovere opportunità e garantire coesione sociale. E si tratta di farlo in un contesto come quello italiano, condizionato dal macigno di un enorme debito pubblico e dalle mille rendite che tendono a rallentare la velocità della crescita. Alcuni tra i più importanti economisti e politici che aderiscono o ruotano attorno al nuovo partito si interrogano sui nodi cruciali dell'economia italiana. Quale l'agenda di una politica economica del Partito democratico? Quali politiche per uno sviluppo sostenibile? Quali riforme strutturali? Quali politiche industriali e fiscali? -
Rischio energia. Efficienza energetica e ruolo dei consumatori
Il tema dell'efficienza è considerato centrale nell'ambito della questione energetica. Per contrastare il consumo, da tempo sono in moto dei meccanismi che consentono di creare efficienza, come le politiche di incentivazioni applicate ai trasporti, all'industria e al residenziale; oppure i meccanismi di detrazione fiscale, come quello sull'installazione dei pannelli solari o sulla sostituzione di caldaie obsolete; o ancora gli incentivi per l'utilizzo del fotovoltaico. Si tratta in tutti i casi delle applicazioni di possibili terapie - per ridurre, per rendere più efficiente il consumo di energia - tra tutte quelle che si possono adottare. Naturalmente, occorre tenere a mente che qualunque terapia è possibile sia con un processo di sostituzione immediata sia con un processo di sostituzione graduale e non completa. Conta la convenienza a farlo, contano gli incentivi ed i vincoli posti. Con il presente studio il Ceis-Tor Vergata - il Centro di studi internazionali dell'Università di Roma Tor Vergata - ha dunque inteso sottolineare questo passaggio: studiare gli effetti sul lato della domanda una volta realizzata l'efficienza dal lato dell'offerta, allo scopo di delineare scenari in cui una migliore efficienza energetica si sposi con il benessere dei consumatori. Mentre si fanno interventi per migliorare l'efficienza energetica occorrerà interrogarsi su quella che è la questione di fondo: come vengono distribuiti gli oneri tra le famiglie, le imprese, la collettività e quindi la pubblica amministrazione. -
L' avvocato del diavolo. Il ruolo della superstizione nelle società umane
Protagonista di questo testo, opera di uno dei padri fondatori dell'antropologia, è un oggetto difficile da definire e analizzare, eppure sempre presente in ogni forma di società umana: la dimensione magica o, per dirla con l'autore del ""Ramo d'oro"""", la superstizione. Partecipe dello spirito laico ed empirista dei suoi tempi, Frazer riteneva che lo sviluppo della civiltà procedesse, dagli stadi inferiori a quelli superiori, attraverso tre diverse fasi: la magia, la religione e la scienza. Ci si aspetterebbe dunque una rigida condanna di ogni forma di magia. Avviene invece esattamente il contrario. In """"The Devil's Advocate"""" (pubblicato per la prima volta nel 1909 col titolo """"Psyche's Task"""" e riedito nel 1913 e poi nel 1928), Frazer dimostra come le forme del rispetto """"superstizioso"""" per l'integrità altrui siano il cemento che tiene unite le istituzioni fondamentali della società, primitiva o moderna che sia: il governo, la proprietà privata, il matrimonio. È proprio il timore reverenziale del tabù che non può essere infranto il principale elemento di coesione dei raggruppamenti umani."" -
Racconti d'amore e di guerra
Il nome di Louisa May Alcott evoca immediatamente l'intramontabile ""Piccole donne"""" e un variegato contorno di bontà, lacrime e commozione. Pochi ricordano, tuttavia, che nel 1863 una giovane Alcott firmò un lungo racconto che traeva ispirazione dalle sue esperienze di infermiera durante la guerra civile americana. Da quel momento il ricordo del conflitto e dei soldati feriti non l'abbandonerà mai, e percorrerà gran parte della sua letteratura, non solo i racconti apertamente bellici, considerati i migliori della sua produzione, ma anche la narrativa apparentemente più melodrammatica e tradizionale. Come si ricorderà, infatti, """"Piccole donne"""" si apre sullo sfondo della guerra civile, e sarà questa tragedia a motivare non solo il ferimento del padre delle quattro ragazze, ma soprattutto il patriottico taglio di capelli della nostra eroina preferita, Jo March. Questo volume offre la trasposizione in forma narrativa delle esperienze della scrittrice tra i soldati nordisti e due tra i suoi racconti bellici più famosi. In queste pagine il lettore avrà modo di cogliere una prospettiva sulla guerra del tutto inusuale e di scoprire un'autrice dalla voce decisa, anticonformista e politicamente engagée."" -
Senza pedaggio. Storia dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria
Doveva unificare il Nord e il Sud del paese: l'Autostrada del Sole, chiamata così proprio per questo, fu costruita tra il 1956 e il 1964 da una società concessionaria dell'IRI e doveva completarsi fino all'estremo Sud. Invece si è fermata a Napoli e più a Sud è stata costruita un'autostrada ""diversa"""" che consegna al futuro una mobilità meridionale irrimediabilmente """"diversa"""": la Salerno-Reggio Calabria. Realizzata tra il 1964 e il 1974, impegnò ingegneri e progettisti di primo livello nonché accreditate imprese. I suoi 442,9 chilometri furono opera dell'Anas, un'azienda pubblica autonoma di grande prestigio. Per quale ragione dunque è oggi divenuta testimonianza e persino simbolo della lentezza, dell'inefficienza, dell'illegalità, dello sperpero, del Mezzogiorno peggiore? Come si sono evolute in vizi le virtù del """"miracolo economico"""" di cui l'ammodernamento delle strade e il consumo di veicoli privati sono stati prime componenti? Quali conseguenze hanno prodotto fino a oggi le discussioni e le decisioni pubbliche relative alla sua realizzazione? Queste pagine ricostruiscono la storia dell'asse viario e delle vicende e idee che, ancor prima degli interessi politici che ne deviarono il percorso dall'iniziale disegno costiero all'impervio e costosissimo tracciato interno, gravarono sulla sua concezione: anzitutto un meridionalismo """"quantitativo"""" etico più che strategico """"di dovere"""" più che """"di fiducia"""" verso il Sud e poco sensibile alle radicali e rapide trasformazioni che invece lo riguardavano."" -
I grandi registi della storia del cinema. Dai Lumière a Cronenberg, da Chaplin a Ciprì e Maresco
A oltre un secolo di distanza dalla sua nascita, il cinema si rivela uno dei fenomeni più vivi del nostro tempo. Ha detto moltissimo su ciò che siamo stati e siamo; ha ancora molto da dire in fatto di poesia. Fofi ripercorre la storia di quest'arte molteplice e multiforme, raccontandola per brevi voci che congiungono informazione e riflessione, biografia e storia. Ci descrive gli autori più rappresentativi, le scuole, i periodi, i momenti cruciali dell'evoluzione del cinema e il suo rapporto con la società; ci confessa i suoi amori più recenti, da Cipri e Maresco a Tsai Ming-liang, le sue passioni tardive, il cinema francese primo tra tutti, le sue riscoperte degli ultimi anni, Cronenberg e Lynch. Al centro della riflessione di Fofi rimane il cinema d'autore: quel cinema che, in modi autonomi e insostituibili, ha saputo dare all'uomo del Novecento quanto, e forse più, hanno saputo offrirgli la letteratura, la pittura, la musica, il teatro, la fotografia. Il risultato è una personale, originalissima, tendenziosa galleria di ""ritratti"""" fondamentali, che introduce ai dilemmi di un'arte il cui spazio è forse da ridefinire, ma che resta tuttavia indispensabile. E bellissima."" -
La città in vendita. Centri storici e mercato senza regole
La configurazione urbanistica delle città è sempre stata determinata dalla struttura economica. Ciascuna di esse riceveva riconoscibilità dal contesto naturale, dalle caratteristiche delle produzioni che vi si svolgevano e dalla cultura individuale e collettiva che vi si esprimeva. La fase attuale di globalizzazione sta progressivamente cancellando le specificità. Le produzioni avvengono in ogni angolo del mondo e la struttura commerciale di tutte le aree urbane si sta rapidamente omologando. Nascono ovunque centri commerciali identici per forma e per offerta di beni di consumo. Le periferie si assomigliano sempre di più. Dalle periferie l'aggressione sta investendo i centri storici, e cioè quelle parti delle città in cui più elevata e preziosa era l'identità dei luoghi. Sottoposti a una pressione turistica senza precedenti, i centri antichi si orientano a soddisfare la domanda che ne consegue. Ed è così che artigiani e residenti scompaiono, sostituiti da negozi e megastore che potrebbero trovarsi in qualunque altro posto del mondo. Roma ha un centro storico unico, un luogo di grande fascino che traeva la sua caratteristica dall'equilibrio tra i ceti sociali che vi abitavano e il tessuto artigianale urbano. A Roma l'urbanistica è stata abbandonata: la ""valorizzazione"""" dell'Ara Pacise e il parcheggio del Pincio sono solo gli aspetti più eclatanti dell'abbandono di una visione unitaria dei processi di trasformazione urbana. Di un'idea di città e del suo nucleo storico."" -
Noi e loro
"È il balzo il tratto in comune, con troppo impeto di speranza da parte del giovane extracomunitario, con l'impeto della disperazione da parte del giovane omosessuale. Casualmente vicini sulla stessa pagina di cronaca, i due balzi mi parvero rappresentativi e speculari. Decisi di contrapporli INSIEME alla """"funzionalità"""" del maschio occidentale eterosessuale. Funzionalità a un sistema che - negando in lui l'extracomunitario e l'omosessuale - giunge a negare in lui l'essere umano. In queste pagine l'omosessuale e l'extracomunitario continuano a parlarsi e a interagire, in modo gioioso e candido nella prima parte, ambientata nel Maghreb; in maniera più dolorosa, realistica e consapevole - attraverso la cronaca delle due esclusioni, delle due disappartenenze - nella seconda parte, italiana e """"mondializzata"""". Lo sguardo è complessivamente duplice: all'iniziale incanto dell'omosessuale europeo in Maghreb, già descritto da Gide un secolo fa, si alterna il disincanto dell'intellettuale occidentale di fronte al fenomeno del turismo e dell'immigrazione. Con gli omosessuali e i """"nativi"""" che si scambiano le parti, trasformandosi vicendevolmente in turisti e/o immigrati più o meno stanziali. Ma ho anche cercato - infine - di fare interagire la fase """"nordafricana"""" di sesso edenico e quella """"europea"""" di """"trafiletti"""" e immigrazione, con una ipotesi - per l'appunto - di mondializzazione, dove il """"noi"""" e il """"loro"""" dovrebbero sparire."""" Franco Buffoni" -
Mappe del corpo
L'inganno di un'infanzia all'ombra dell'apartheid, la presa di coscienza, lo strappo dell'esilio, il ritorno a casa: questa la topografia dei sentimenti delineata dalla poesia di Ingrid De Kok. Tappe di un percorso che non è solo privato, perché la storia del Sudafrica la incalza da vicino, si infila nei versi, reclama uno spazio: in tutto il suo percorso sono fitti i rimandi a eventi, luoghi e persone, del passato recente dell'estremo lembo del continente africano. Una storia violenta, fatta di dolore e morte, ma anche di lotta e speranza. Cresciuta in una famiglia borghese, anglofona, che la tiene al riparo dalla brutale realtà dell'apartheid, decide alla fine degli anni Settanta, dopo aver lavorato attivamente nel movimento anti-apartheid, di emigrare in Nord America: l'unica possibilità di fronte all'alternativa rifiutata di entrare in clandestinità prendendo parte alla lotta armata. Il periodo canadese si rivela cruciale per la sua formazione artistica, ma il ritorno in Sudafrica si fa a un certo punto irrinunciabile. Se il Canada le ha dato consapevolezza di sé come poeta, il Sudafrica è l'unico posto dove sente di poter scrivere. Quella di De Kok è, nell'attenzione costante al dolore degli altri, una poesia che si elegge a testimonianza lirica di un paese tormentato. La poesia serve a non dimenticare, a riparare in qualche modo l'amnesia del passato, ad aiutare a ricostruire ciò che resta dell'identità, della memoria e del trauma. -
Libro dei troll. Ediz. illustrata
La coppia di artisti Ingri e Edgar d'Aulaire ci presenta un mondo notturno incantato, popolato da troll di ogni genere e forma: i troll della montagna, quelli della foresta, quelli che vivono nell'acqua, sotto i ponti; insomma tutta una schiera di creature sgraziate, arruffate, insopportabili che trascinano la loro esistenza nei modi più bizzarri e intriganti. Ma i d'Aulaire donano loro una sorta di vulnerabilità che risulta talvolta commovente e più spesso comica. Aneddoto dopo aneddoto ecco comporsi sotto i nostri occhi un mosaico in cui ogni pezzo è compiuto ma insieme agli altri ci restituisce il mondo di sogni e di visioni che da sempre popola i boschi e i fiordi della Scandinavia. La vena poetica accompagnata all'umorismo e alla fantasia di Ingri si sposa ancora una volta alla forza drammatica delle litografie di Edgar, che hanno anche il pregio di evocare il tratto tipico dell'arte folclorica nordica. -
Centovini. Vigne, persone, culture
Ogni vino degno di questo nome racconta una storia. Rinvia a qualcosa di più forte e profondo, che è incorporato nelle sue stesse caratteristiche organolettiche, che è sotteso al linguaggio dei suoi stessi odori e sapori. Dietro al successo di ogni etichetta c'è una casa, una famiglia, una o più generazioni di uomini e donne che nel corso della loro vita hanno lavorato a un progetto. C'è chi ha cominciato per caso, chi per vocazione, chi per tradizione familiare. C'è chi ha preso le mosse da un terreno, chi da una vigna, chi da una passione. Tra i mille e mille vini italiani di qualità, quali sono i cento che ""parlano"""" all'ospite con la loro stessa presenza in tavola? Di quali il padrone di casa potrà compiacersi nel raccontarne la storia? Ma chi può scegliere cento vini a questo modo? Chi ha incorporato l'esperienza, il gusto e la competenza che servono allo scopo? I Trimani sono la famiglia di vinai più antica di Roma ; da quasi duecento anni vivono immersi nel vino. La selezione che propongono in questo volume è insolita, giacché l'obiettivo non è stilare una classifica o una tabella di qualità; i Trimani hanno solo scelto di raccontare ai lettori curiosi e amanti del vino, le storie che rendono particolare una bottiglia piuttosto che un'altra, che spingono a promuovere un'etichetta secondo parametri non esclusivamente enologici. Bando dunque alle pagelle, e occhio alle storie più curiose."" -
L' agire del mondo. Ragionando di scienza, natura, esperienza umana
L'innato scetticismo di Thoreau verso la conoscenza teorica e la sua fede nella fisicità della natura sono all'origine del suo interesse per la scienza. E tuttavia proprio l'incedere tumultuoso della disciplina metteva in allarme Thoreau, scrittore sempre al confine fra poesia, autobiografia, filosofia e scienza. A preoccuparlo era l'idea di una scienza puramente deduttiva e prescrittiva, orientata ""dall'alto verso il basso"""", a scapito di un metodo induttivo che partendo dai """"fatti"""" non si scostasse mai dall'osservazione diretta del suo oggetto e non perdesse l'attitudine descrittiva tipica della storia naturale. Il vero uomo di scienza, diceva Thoreau, deve possedere persino una """"saggezza indiana"""", poiché la vera conoscenza non si acquisisce dai libri bensì dall'agire nel mondo. E il 6 maggio del 1854 affermava nel suo Diario: """"tutto ciò che deve riferire uno scrittore è semplicemente un po' di esperienza umana, che sia poeta, filosofo o uomo di scienza. Il massimo uomo di scienza è l'uomo più vivo, la cui vita è l'evento più grande"""". Ed è proprio il suo Diario, nei passi in cui Thoreau riflette sul senso della scienza, a costituire il corpus di questa antologia che ci da la possibilità di seguire il procedere, spesso ironico, contraddittorio, paradossale, delle sue riflessioni negli anni in cui si accostava alla botanica, alla zoologia, all'entomologia e alla meteorologia e attorno a lui crescevano talenti come Darwin, von Humboldt, Lyell e Agassiz."" -
Vero e falso. L'uso politico della storia
Dopo anni di dibattito sulla ""fine della storia"""" e l'affermarsi di un luogo comune che vuole la disciplina svuotata di ogni attrattiva, assistiamo oggi a un'autentica quanto inaspettata """"fame di storia"""" che, cibandosi di fiction o di revisionismo spettacolare, contribuisce a svilire il senso del mestiere dello storico, che è quello di garantire la corretta e inalterata trasmissione del frutto di un'accurata ricerca alla luce di uno spirito di critica. Si assiste in sostanza a un paradosso: da una parte cresce la """"domanda"""" di storia, che induce un autentico boom della produzione di tipo divulgativo, dall'altra si verifica lo strangolamento della produzione scientifica in senso proprio, per la quale non si prospettano fondi, né sbocchi editoriali, né strategie di reclutamento e formazione di giovani studiosi. Esiste una dimensione """"regolata"""" di questi mestieri o bisogna accettare che siano la logica del mercato e la visibilità mediatica a decidere cosa pubblicare, cosa valga la pena studiare, cosa trasmettere al pubblico, a prescindere da falsità, inesattezze, scoop inventati e pericolosità di certe teorie? Il volume chiama a raccolta studiosi ed esperti nel tentativo di rispondere a tali domande.""