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Le sfide della cooperazione. Una discussione con Walter Dondi
La cooperazione in Italia ha una lunga storia e una forte consistenza. Nel corso di oltre centocinquant'anni di vita, è molto cresciuta e oggi è costituita da migliaia di imprese, oltre undici milioni di soci, più di un milione di occupati e produce annualmente il 7 per cento del Pil; in alcuni settori, come la grande distribuzione e l'agroalimentare, ha posizioni di vera e propria leadership di mercato. Eppure si tratta di una realtà in gran parte sconosciuta e, per lo più, descritta e interpretata sulla base di vecchi schemi politico-ideologici, come è accaduto con le recenti polemiche che hanno accompagnato il tentativo di Unipol di acquisire la Bnl. Un universo variegato, articolato, persino contraddittorio, in cui convivono piccole cooperative sociali e grandi imprese e gruppi che controllano società quotate in Borsa. Da tempo la cooperazione è alle prese con la necessità di ripensare se stessa per riuscire a rispondere ad alcune domande cruciali: come continuare a coniugare mutualità e finalità sociali con le esigenze imposte da un mercato sempre più competitivo e globale? E quali sono le innovazioni e le riforme da introdurre nel governo delle cooperative per tenere insieme partecipazione democratica ed efficienza? È partendo da queste domande che Pier Luigi Stefanini presenta riflessioni e idee sul futuro della cooperazione. -
Introduzione alla storia del mondo antico. Dai regni del Vicino Oriente alla fine dell'Impero romano
Sebbene sia interessato a un passato lontano, spesso lo studioso del mondo antico cede alla tentazione di assimilare l'antichità al proprio sistema culturale, con il rischio di deformarla. Luogo di origine della scrittura e del diritto, della democrazia, delle scienze e della bellezza classica, l'antichità è effettivamente, per noi, un costante punto di riferimento e una continua fonte di legittimazione. Come si può rendere dunque percepibile la specificità delle società del passato? È a partire da questo interrogativo (in cui è riassunto il paradosso che caratterizza lo studio della storia antica) che Pierre Cabanes tenta di descrivere la diversità e le peculiarità di un mondo di fronte al quale lo storico si trova spesso in difficoltà a causa della mancanza di fonti documentarie certe, ma soprattutto dell'inadeguatezza dei concetti storiografici tradizionali e della stessa metodologia storica. La sua ricognizione si fonda in primo luogo sull'identificazione delle fonti documentarie, ne descrive le tipologie, le problematiche che ciascuna di esse pone, e il lavoro interpretativo necessario per rendere intelligibili le realtà del passato. Una serie di quadri sintetici, scandita in successione cronologica, ricostruisce poi i grandi temi e le principali vicende della storia antica a partire dai regni del Vicino Oriente per arrivare alla fine dell'Impero romano. -
Yes, we can. Il nuovo sogno americano
L'America non è stata mai così a rischio e impaurita come dopo l'11 settembre. Mai così in crisi è apparsa la sua capacità ""convenzionale"""" di dominare i conflitti, di fronte a un nemico, come il terrorismo, del tutto """"non-convenzionale"""". Mai come oggi si sono rivelate fragili la forza propulsiva del suo sistema economico, la sua sicurezza energetica, la sua capacità di aggregazione del melting-pot etnico, linguistico, religioso che la costituisce. La risposta di Barack Obama alla crisi americana non consiste in una sorta di pacifismo arrendevole, o di solidarismo """"buonista"""", o di anticapitalismo intento a sminuire la forza della competizione e del mercato. Si oppone alla guerra in Iraq, ma vuole aumentare la forza e la qualità dell'apparato militare del suo paese. Vuole chiudere Guantanamo, ripristinare la legalità interna e internazionale, chiama al rispetto dei diritti civili, ma sostiene tutto ciò per poter condurre con maggiore forza e determinazione la lotta mortale contro il terrorismo fondamentalista. E ancora, Obama porta nel cuore della politica americana una motivazione, uno spirito, un afflato che sono profondamente religiosi, ma sa essere assolutamente laico nel disegnare, su temi come l'aborto, il controllo della natalità, l'etica della vita, gli scenari di un nuovo pluralismo e di una nuova tolleranza. Soprattutto, Obama non promette il cambiamento. Al contrario, lo sollecita, lo chiede agli americani."" -
Le elezioni del Quarantotto. Storia, strategie e immagini della prima campagna elettorale repubblicana
Le elezioni del 1948 sono la prima grande battaglia elettorale dell'Italia repubblicana. I mesi che precedono il 18 aprile segnano una svolta nella storia, nel costume e nella politica del paese. Comunisti e socialisti da un lato, democratici cristiani dall'altro, dopo aver collaborato nello spirito dell'antifascismo e dei Cln, si affrontano in una lotta senza esclusione di colpi, scambiandosi accuse infamanti e ricorrendo a ogni mezzo, a ogni parola, a ogni immagine, pur di prevalere sull'avversario. La propaganda prende il sopravvento sulla comunicazione, lo scontro, non solo quello verbale, sul dialogo. Da quella data anche le tecniche e le strategie dei partiti non saranno più le stesse. Il 1948 fissa infatti stereotipi, temi, slogan, poetiche, diventando un imprescindibile punto di riferimento per tutte le successive campagne elettorali che a quell'esperienza si rifaranno continuamente. Il libro di Edoardo Novelli ripercorre gli avvenimenti e le strategie di quella storica campagna elettorale soffermandosi sugli aspetti comunicativi e illustrandola con un'ampia selezione di documenti provenienti da collezioni private e archivi pubblici. Mettendo in luce come ancora oggi, a sessant'anni di distanza, nell'Italia della Seconda repubblica e in presenza di uno scenario completamente trasformato, alcuni dei temi e delle contrapposizioni fissati nel lontano 1948 continuino ad animare le campagne elettorali e ad agitare il confronto politico e sociale. -
Intendo rispondere
Sanguinario killer di camorra, Ferdinando si è conquistato sul campo il rispetto dei boss grazie alla geometrica freddezza con cui esegue le condanne a morte. Catturato e incarcerato, viene accusato tra l'altro dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani. Ed ecco che con inaspettata determinazione, il camorrista si dichiara innocente. Non bastano le dita di due mani per contare i suoi omicidi, ma quello no, lui non l'ha commesso. Comincia così il tormentato dialogo con il giovane magistrato che indaga su quel caso, guidato dall'istinto che lo porta a intravedere, dietro la scorza del gelido camorrista, un inquieto bisogno di sfuggire all'opprimente spirale del crimine. A pungolare il giudice, un vecchio segugio, un commissario che conosce Ferdinando da sempre e del ventricolo malavitoso di Torre Annunziata intende ogni palpito. Di interrogatorio in interrogatorio Ferdinando si ritrova esposto al peggiore dei marchi che un camorrista possa conoscere: infame. Il narratore, che è stato a lungo l'avvocato di Ferdinando, ripercorre il doloroso lavorio interiore che lo spinge quasi suo malgrado a liberarsi dalla stretta dell'appartenenza al clan. A sostenerlo il candore e il coraggio di Anita, che dei crimini del marito non sa quasi nulla, e tiene insieme i pezzi di una vita esplosale tra le mani all'improvviso. -
Imatra. Pochi metri di Occidente. Con DVD
Un regista, italiano. La sua attrice, madrilena. La sua assistente, ungherese di Lisbona. Una troupe minimalista, a Imatra. A girare un film, un documentario ai confini dell'Europa, negli ultimi metri di Occidente. Ma il film non è che la miccia capace di innescare il racconto di un'altra storia, esilarante, morbosa, accattivante: quella dell'ossessione di un uomo per una donna, per un mestiere - filmare le donne -, per le sensazioni che le due cose insieme non smettono di sollecitare nel cuore e nella mente. Ed ecco che il regista getta la maschera e svela un sorprendente talento di narratore, capace di donare un'esistenza immaginaria ai personaggi che il lettore ritrova nelle sequenze del film, ma anche a quelli rimasti dietro la macchina da presa. Lo fa a loro insaputa, rendendoli protagonisti di una vicenda parallela che ha luogo nel chiuso dei suoi pensieri, tutta giocata sul filo di desideri, timidezze, tic, nevrosi, suscettibilità che lo scrittore può esprimere libero dai vincoli del reale. Sempre in bilico tra l'autoironia e lo struggimento, si dipana ininterrotto il flusso di un monologo che disegna sul volto del lettore un continuo sorriso e a tratti fa esplodere una fragorosa ilarità. E intanto, impercettibili, le parole depositano nell'animo granelli di malinconia per vite possibili ma irrealizzabili, immaginate aggrappandosi a ogni incontro, a ogni piccola casualità. -
Diario di guerra (Settembre-novembre 1943)
Una vecchia agenda in tela nera rimasta gelosamente celata per 65 anni tra le carte di Bruno Trentin. Talmente ben nascosta che neppure i familiari e gli amici più stretti ne sospettavano l'esistenza. Ora, inaspetttata, quell'agenda torna alla luce e si mostra in tutta la sua forza: un documento destinato a segnare il dibattito storico e la discussione sulla guerra di Liberazione. Quando Bruno Trentin scrisse questo ""Journal de guerre"""" non aveva ancora diciassette anni. Era appena rientrato in Italia col padre Silvio, leader del Partito d'Azione, dalla Francia, dove la famiglia si era rifugiata in seguito alle leggi fascistissime del 1926. E in Francia Bruno era nato e aveva studiato, fino al momento in cui nell'estate del 1943, il padre aveva deciso di tornare a Treviso per impegnarsi nella Resistenza antifascista. Il diario inizia il 22 settembre e termina il 15 novembre 1943. Sono oltre duecento pagine scritte in un francese limpido e ordinato. Bruno trascrive le notizie più rilevanti, ritagliando giornali, raccogliendo volantini, incollando mappe e cartine che illustrano la situazione dei diversi fronti, riportando le informazioni raccolte da Radio Londra o le notizie di cui viene a conoscenza in casa. Ma soprattutto annota, cataloga, sottolinea, esprime impressioni, paure, commenti, giudizi politici. La sua scelta antifascista è già pienamente compiuta. Non a caso si interrompe con una frase in italiano che suggella il passaggio definitivo all'azione: """"Tempo perduto. E ora all'opra!""""."" -
Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo
Un proverbio indiano recita: ""qualunque cosa tu dica dell'India, è sempre vero anche il suo contrario"""". Schiacciati da tanta complessità, gli occidentali hanno spesso scelto di racchiudere un oceano sconfinato di differenze nelle piccole ampolle dei loro stereotipi. La spiritualità esercitata fino allo sfinimento, il fatalismo arreso di fronte al dolore di vivere, la povertà estrema degli umili inflitta dai potenti come un destino. Finché, con gli anni novanta, ecco farsi strada nell'immaginario occidentale l'ultimo dei clichés: l'India sfavillante, l'India che cresce, l'India del Pil da primato, la terra delle stelle di Bollywood, dei supermanager dell'informatica appena trentenni. Un'immensa minoranza, di oltre cento milioni di persone, fa tendenza nel mondo. Ma intanto, l'altra India, quella degli ottocento milioni di esseri umani che vivono con un dollaro al giorno, quella dell'analfabetismo femminile di poco inferiore al 50%, è rimasta uguale a se stessa? Mariella Gramaglia è vissuta un anno nel subcontinente. Dopo un lungo impegno nel femminismo, nella politica italiana e nelle istituzioni, ha scelto di dedicarsi a progetti di solidarietà e di promozione dei diritti. Questo è un diario di vita, di ricerca, di lavoro. Attraverso incontri, vicende pubbliche e dettagli della vita quotidiana, cerca di saggiare la temperatura del suo legame con l'India e della sua comprensione di quel mondo. Il volume è arricchito dalle fotografie di Laura Salvinelli."" -
Gidibì. Un maestro di giornalismo
Autoritario, narcisista, impietoso, indipendente, dotato di un fiuto finissimo per la notizia, dal 1948 al 1968 direttore della ""Stampa"""", Giulio De Benedetti realizza il quotidiano che, anche secondo il """"Times"""", meglio di qualsiasi altro ha saputo raccontare l'Italia del dopoguerra, del miracolo e della modernità. Ricostruendo per la prima volta la sua biografia professionale, a partire dalle esperienze come inviato e corrispondente in una fase del giornalismo italiano ancora pionieristica, per arrivare ai contrasti col regime fascista e alle conseguenti vicissitudini, questo libro spiega come De Benedetti, alla """"Stampa"""", inventi un modello italiano di giornalismo, ancora attuale, basato su un mix di cultura alta e informazione popolare, di commenti affidati a intellettuali di spicco (Adelfi, Casalegno, Galante Garrone, Salvatorelli, Gorresio, Jemolo) e cronache forgiate nel lavoro collettivo di reporter ed estensori."" -
La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica
Quali sono gli elementi portanti del discorso sulla morte per la patria e del culto dei caduti in Italia? Quando e in quale contesto nascono? In quale misura sono prodotti culturali e politici ""importati"""" da altri paesi? Quali sono le fasi principali, quali le cesure e le continuità più significative? Dal Risorgimento a oggi in Italia il culto dei caduti e il morire per la patria hanno rappresentato un fattore essenziale nella sacralizzazione della nazione, la cui apoteosi trovava la sua espressione più marcata nella legittimazione nazionale della morte in guerra, sacrificio del singolo per la comunità politica. Prende il via in questo modo una secolarizzazione del concetto cristiano di vita eterna, plasmato sulla nazione. Gli autori, storici dell'età moderna e contemporanea, attraverso le rappresentazioni simboliche del lutto, analizzano le forme che il tentativo di nazionalizzazione delle masse ha di volta in volta assunto. Dall'esaltazione ottocentesca degli eroi, immortalati nei monumenti, il più vistoso dei quali il Vittoriano, si passa alla commemorazione delle vittime di guerra. L'elogio dell'individuo si trasfigura nella celebrazione del Milite Ignoto. Nel secondo dopoguerra sono pochi gli eroi: si ha piuttosto una massificazione della morte ignota che coinvolge anche i civili. Sopravvive tuttavia una tradizione militare che, attraverso l'encomio solenne della morte eroica, mantiene vivo il legame con il passato risorgimentale."" -
Del perfetto amore
"C'è un distico di Shakespeare così bello che basta da solo a un sonetto d'amore o disamore, sopravanza per tenerezza tutto, ci sovrasta se volessimo crederci da tanto di meritarlo proprio noi, per sbaglio o perchè siamo quel che abbiamo dato senza badarci: una carezza, un bacio sul palmo della mano, due parole di alato prepensiero, quei ti amo che, come sai, si negano da sé. Te l'offro, interpretato da Giovanni. Oh leggi quel che ha scritto il muto cuore udir con gli occhi è il genio dell'amore. L'amore e la vita si intrecciano con la letteratura e giocano l'antico gioco del desiderio, tessendo passione e spiritualità. Così l'amore, tra possesso e illusione, diventa strumento di conoscenza del reale, fascio di luce in grado di sondare con freschezza l'animo degli amanti e delle cose""""." -
Rifare la filosofia
Il compito, l'oggetto e le questioni precipue della filosofia emergono dalle tensioni e dai travagli della vita collettiva in cui essa nasce, e i suoi problemi specifici variano con i cambiamenti sempre in atto, portando talvolta a una crisi e a un punto di svolta nella storia"", scriveva così John Dewey nell'introduzione a questa vera e propria summa del suo pensiero. Pubblicato nel 1919, il testo fu riproposto venticinque anni dopo, con una lunga introduzione in cui l'autore ribadiva la necessità di una riforma radicale della riflessione filosofica: una ricostruzione capace di tener conto, e di ricondurre nel campo umano e morale, l'enorme potenzialità del metodo empirico che ha portato al successo delle scienze naturali. Contro tutti i detrattori della scienza, Dewey mostra che è proprio da un esame dei procedimenti dell'analisi scientifica che possiamo ricavare i nostri ideali democratici. Per questo egli propone, anche in filosofia, un atteggiamento sperimentale. Il suo modello per la discussione pubblica democratica è quello di una comunità di ricercatori scientifici sinceramente impegnati a risolvere un problema. In effetti, nella scienza l'intelligenza e la qualità delle soluzioni dei problemi emergenti sono direttamente collegate alla democraticità della ricerca, cioè alla possibilità da parte di tutte le persone coinvolte di scambiarsi informazioni e avanzare critiche e considerazioni in modo libero e aperto."" -
Sotto scacco
Inquietanti e scomode, sospese, sempre in bilico tra il dramma e la commedia, il cinismo e l'ironia, le sette storie di Berta Marsé immortalano quel punto di non ritorno che segna la vita dei personaggi, e irrimediabilmente li inchioda. Esistenze normali, persino banali, che tutto a un tratto si ritrovano sovvertite, rovesciate da un dettaglio, da un episodio imprevisto e all'apparenza insignificante: il disegno di un bambino, una parrucca di scena, una telefonata misteriosa, una parola detta non volendo. Sono crepe che senza preavviso si trasformano in voragini che tutto risucchiano. Piccole fessure, impercettibili incrinature da cui, inattese, fanno capolino le ansie che ognuno si porta dentro. Teatro di queste scene, sullo sfondo di una Barcellona inquieta e solare, è spesso la famiglia, quel nucleo all'apparenza rassicurante nel quale si insinuano inascoltati piccoli sussulti, scricchiolii, sentori fugaci; voci e mormorii che aggrediscono alle spalle i personaggi e li chiudono nell'angolo. I racconti scorrono con ritmo almodovariano, trascinati dalla piena dei dialoghi serrati, dello humour più spassoso, del realismo più disarmante. Stringono il lettore tra sorriso e sorpresa. Lo schiacciano tra incertezza e stupore. Lo tengono sotto scacco. -
Insonnia. Una storia culturale
Nelle nostre società iperattive e stressate, sempre più numerosi sono coloro che giunti al momento di andare a letto fanno fatica ad addormentarsi. È una condizione strettamente connessa alla svalutazione del sonno che la modernità, con la sua smania di produrre, ha inaugurato assieme alla progressiva erosione del buio, sempre più illuminato. rn«Il nuovo tempo mercantile ha spostato l'angoscia riservata al proprio destino nell'Aldilà nel regno quotidiano dell'al di qua: la consapevolezza dell'angoscia del tempo è un aspetto significativo dell'insonna, scrive Summers-Bremner» - Marco Belpoliti, RobinsonrnrnLa veglia notturna in passato non aveva una prevalente connotazione di frustrante incapacità, di attesa ansiosa; il più antico degli eroi, Gilgamesh, soffriva di insonnia per un eccesso di energia e di voglia di agire, e quanti sono i paladini delle antiche battaglie che la notte pregustavano il piacere dello scontro mattutino? Personaggio dopo personaggio, esempio dopo esempio, Eluned Summers-Bremner cuce in un unico variegatissimo patchwork le tante forme di insonnia che la letteratura di ogni epoca e civiltà ci racconta. Dall'antica Mesopotamia all'Iliade e l'Odissea, dalla Cina all'India, dall'Europa al Giappone. Attraverso una lettura godibilissima, andiamo alle radici dell'insonnia e scopriamo che l'arte, non meno della scienza, è stata lo strumento con cui l'uomo ha cercato nei secoli di comprenderla, descriverla e superarla. I medici e i filosofi del medioevo e del Rinascimento, per esempio, la consideravano un sintomo dell'innamoramento, della melanconia, e persino della possessione demoniaca. La medicina moderna invece tende spesso ad associarla a stati di sofferenza psicologica, da cui il sempre più diffuso ricorso ai farmaci. Ma cosa facevano i nostri antenati? -
Storia del fuoco. Dalla preistoria ai giorni nostri
Il possesso del fuoco ha reso le società umane più produttive e più temibili, ma ha aumentato anche la loro capacità di distruzione, rendendole più vulnerabili. Il dominio di questo elemento è stata infatti la prima grande transizione ecologica dell'umanità e ""motore"""" dei successivi, strategici passaggi di """"soglia"""", la nascita dell'agricoltura e della pastorizia prima e la Rivoluzione industriale poi. In questa breve storia le tappe della domesticazione del fuoco, del suo utilizzo e controllo, vengono ripercorse in tutta la loro ampiezza temporale e in un largo spettro geografico, risalendo dall'età preistorica a quella industriale, con eguale attenzione sia all'evoluzione tecnologica sia allo stratificarsi dei significati magici, religiosi, politici. Così, dalla lenta accumulazione di conoscenze sull'uso civile - e bellico - delle fiamme e dei combustibili, o dalla catena di simboli e rappresentazioni che il fuoco ispirò e ispira, o ancora dall'uso spesso indiscriminato e antieconomico che ancor oggi di esso persiste in molte parti del mondo non industrializzato, si è condotti a riconsiderare in modo completamente diverso la sua presenza nelle nostre vite."" -
Capitale della cultura. Quindici anni di politiche a Roma
Pur se interrotto dalla vittoria del centro-destra alle elezioni comunali dello scorso aprile, il ciclo riformatore delle giunte Rutelli e Veltroni ha saputo restituire a Roma, negli ultimi quindici anni, un prestigio da vera capitale e ha lasciato in alcuni campi, come quello della cultura, un bilancio largamente positivo, un ""capitale"""" da difendere e sviluppare. Questo perché, senza più cadere nella trappola della contrapposizione tra """"effimero"""" e """"permanente"""", le giunte di centro-sinistra sono riuscite a promuovere una grande stagione culturale, ma soprattutto a realizzare quegli spazi e quelle strutture di cui la città aveva bisogno. Il volume analizza a fondo per la prima volta il segreto di questo successo, le strategie che lo hanno ispirato, le scelte che lo hanno orientato, descrivendo punto per punto le novità che l'hanno reso possibile: l'Auditorium di Renzo Piano, la rivoluzione nella gestione dei musei, la creazione di un nuovo sistema espositivo, la rinascita delle biblioteche, il sistema delle """"case"""" (delle letterature, del cinema, del jazz, dei teatri, della memoria). E ancora: la film commission, la riapertura delle sale cinematografiche, i teatri di cintura. Tutto questo grazie anche a un diverso rapporto tra pubblico e privato, che è andato ben oltre le norme pur innovative introdotte in precedenza dalla legge Ronchey. Queste iniziative hanno suscitato il consenso dei romani e dei turisti, dimostrando che la cultura può rivelarsi un volano di crescita economica."" -
Città fuori dal caos. La sostenibilità dei sistemi urbani
I tempi della tecnologia e della natura sono fuori fase. Questo divario è alla base della crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Per poter ripristinare una nuova alleanza tra l'uomo e la natura è necessario imparare a osservare il comportamento generale e l'evoluzione dei sistemi reali a partire dai sistemi umani e dalle loro relazioni con il territorio e l'ambiente. La fisica evolutiva è la scienza che studia la formazione di strutture viventi e la loro evoluzione in una realtà dinamica e variabile. Lo scopo è quello di promuovere una nuova forma di approccio operativo allo studio dei sistemi urbani. Le scienze evolutive rappresentano uno strumento teorico decisivo per aprire nuove prospettive di sviluppo delle città contemporanee in un'ottica di sostenibilità. Per descrivere teorie e tecniche, gli autori propongono uno sguardo transdisciplinare. E così, accanto a reazioni chimiche oscillanti e architetture, troviamo passi letterari, allestimenti d'arte, città invisibili, fiocchi di neve e tempeste tropicali. -
Le elezioni amministrative della prima Repubblica. Politica e propaganda locale nell'Italia del secondo dopoguerra (1946-1956)
È a livello locale che i cittadini apprendono la vita politica. E nei comuni che la società entra a contatto con la politica, colta nei meccanismi prosaici e disincantati del suo quotidiano lavorio. Un livello che però, per essere compreso pienamente, va inserito in un quadro generale, perché il locale non esiste senza il nazionale e senza rapporto con esso. E partendo da questi concetti che il volume narra il primo decennio di elezioni amministrative nell'Italia repubblicana. Anzitutto quelle del 1946, che segnarono la rinascita dei partiti e delle istituzioni ma, soprattutto, consegnarono alle donne la possibilità di accedere al voto. Le successive elezioni del 1951 e del 1952 furono invece profondamente influenzate dalla cornice nazionale e internazionale della contrapposizione ideologica, e ancor più lo saranno quelle del 1956: la ""grande"""" politica era arrivata al comune. Attraverso lo studio della propaganda, dei linguaggi e della comunicazione, emergono alcuni temi e problemi della costruzione della democrazia, della partecipazione politica, e le """"Italie elettorali"""": le distinte e complesse identità culturali e geopolitiche della penisola."" -
Al limone
Folgoranti, crudi, esilaranti, questi venti racconti condensano in uno stile aspro ma rinfrescante come il limone i tanti sentieri oscuri dell'anima, intimi e contraddittori. Una miscela di situazioni quotidiane e fantastiche che scavano nelle emozioni più comuni con cui il lettore non può fare a meno d'identificarsi. Le accompagna un'ironia che si esprime in un sorriso benevolo, comprensivo, pieno di simpatia e pacatezza: il sorriso di chi si industria a mandar giù un limone senza fare smorfie. Manovrando i fili di vicende in principio insignificanti, con poche frasi Pàmies arriva diritto al dramma, all'inquietudine, all'assurdo. Come ha detto Enrique Vila-Matas, ""alla fine ti accorgi che Pàmies ti ha venduto per breve quel che in realtà è un libro interminabile, infinito perché ti invoglia a rileggerlo mille volte""""."" -
La mia magica India. Favole e miti
"Mia madre, Soumini, e mia nonna, Janaki, hanno appagato la mia sete di miti e leggende. E quando ho cominciato a scrivere questo libro, ho cercato di ricreare le loro storie e la loro arte nel raccontarle"""". Apre così la sua raccolta, ispirata al patrimonio magico e mitologico dell'India, Anita Nair. È una rivisitazione dell'immaginario della sua India quella che propone in questi racconti, rivolti in primo luogo ai bambini indiani: un universo mitologico ricco di dei, demoni, asceti, re mitici e animali magici, che sin dalla notte dei tempi scandisce la ricerca del senso della vita terrena, dell'avvicendarsi delle stagioni, dei sentimenti e delle passioni dell'animo umano, del conflitto perenne tra le forze del bene e del male. Krishna e Vishnu, Shiva e Brahma, gli asaro demoniaci sempre a caccia dell'amrita, il nettare della vita eterna, e ancora gli avatar, incarnazioni di un dio. Anita Nair trasmette questo patrimonio di fiabe e di miti alle nuove generazioni e alle altre culture. Cinquanta storie che si dipanano in un intreccio tra favola e mito; storie in ciò assai diverse da quelle della mitologia dell'Occidente: eppure, come osserva Francesca Emilia Diano, esse sono """"manifestazioni che si diramano nel tempo e nello spazio in infinite direzioni e gemmazioni, che tessano trame senza fine, segnando di sé ciascuna cultura, tanto che forse non è una cultura che crea i suoi miti, ma l'opposto"""". Età di lettura: da 10 anni."