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La nuova frontiera
"La nuova frontiera di Kennedy introduce un elemento nuovo di sfida e di orgoglio: il primato americano è minacciato, bisogna riscoprire il coraggio dei pionieri che si aprirono la strada verso ovest, bisogna sacrificare il presente a vantaggio del futuro. I campi di azione della nuova frontiera disegnano non promesse, ma sfide: le aree inesplorate della scienza e dello spazio, i problemi irrisolti della pace e della guerra, le sacche di ignoranza e pregiudizio non ancora conquistate, le disugualianze, la povertà"""". (dall'introduzione di Giancarlo Bosetti)" -
Autobiografia di una repubblica. Le radici dell'Italia attuale
Dove affonda le sue radici l'Italia di oggi? Guido Crainz cerca le risposte a questa e a altre domande non in vizi plurisecolari del paese ma nella storia concreta della Repubblica, muovendo dall'eredità del fascismo, dalla nascita della ""repubblica dei partiti"""" e dagli anni della guerra fredda. L'analisi si sofferma soprattutto sulla """"grande trasformazione"""" che ha inizio negli anni del """"miracolo"""" e prosegue poi nei decenni successivi: con la sua forza dirompente, con le sue contraddizioni profonde, con le tensioni che innesca. In assenza di un governo reale di quella trasformazione, e nel fallimento dei progetti che tentavano di dare ad essa orientamento e regole, si delinea una """"mutazione antropologica"""" destinata a durare. Essa non è scalfita dalle controtendenze pur presenti - di cui il '68 è fragile e contraddittoria espressione - e prende nuovo vigore negli anni ottanta, dopo il tunnel degli anni di piombo e il primo annuncio di una degenerazione profonda. """"Mutazione antropologica"""" e crisi del """"Palazzo"""" - per dirla con Pier Paolo Pasolini vengono così a fondersi: in questo quadro esplode la crisi radicale dei primi anni novanta, di cui il tumultuoso affermarsi della Lega e l'esplosione di Tangentopoli sono solo un sintomo. Iniziò in quella fase un radicale interrogarsi sulle origini e la natura della crisi, presto interrotto dalle speranze in una salvifica """"Seconda Repubblica"""": speranze destinate a lasciare presto un retrogusto amaro."" -
Mario Soldati e il cinema
Mario Soldati è ormai riconosciuto come uno dei grandi narratori del Novecento italiano, scrittore raffinato, geniale creatore di intrecci, maestro di investigazioni morali, delibatore di colpi di scena. Di recente, tuttavia, anche il suo lavoro di regista è tornato all'attenzione della critica per la modernissima capacità di muoversi nei meccanismi produttivi del cinema italiano. Dopo gli esordi come regista di squisite commedie sotto il fascismo, e dopo classici come ""Piccolo mondo antico"""" e """"Malombra"""", Soldati ha realizzato film eccentrici e meritevoli di riscoperta, dal noir neorealista """"Fuga in Francia"""" a uno degli adattamenti moraviani più belli (La provinciale), ma anche piccoli gioielli del cinema di genere: cappa e spada, film comici, melodrammi. In questo volume, alcuni dei più importanti critici e intellettuali italiani rendono giustizia all'opera cinematografica di Soldati, e con essa a un'intera stagione del cinema italiano. Soldati finse di non amare il cinema, e lo abbandonò alla fine degli anni cinquanta (proprio prima che gli scrittori al cinema diventassero di moda), ma da allora in poi ne fece il protagonista di gran parte dei suoi romanzi. La lettura di questo libro, impreziosito da una lunga intervista di Jean Gili allo scrittore mai pubblicata in italiano e di un percorso fotografico attraverso i set dei suoi film più importanti."" -
La sinistra possibile. Il partito democratico alle prese col futuro
"Esprimo un disagio - scrive Vannino Chiti - che credo non sia soltanto mio: nella politica italiana, da troppo tempo, c'è un di più di conflittualità, a volte di vera e propria contrapposizione, tra gli schieramenti, e al tempo stesso di scontri prevalentemente personalistici all'interno di essi"""". Si tende a ricondurre questo stato di cose alla caduta delle appartenenze, alla modernità della politica. È una spiegazione che non convince, specie se si guarda ad altre democrazie dell'Occidente (basti pensare agli Stati Uniti), nelle quali il confronto, anche duro, si lega in modo esplicito a proposte programmatiche e a sistemi di valori alternativi. Una simile, schietta, aperta battaglia delle idee non sembra oggi prevalere, nella politica italiana, che elude, più che affrontare, le questioni essenziali. È la debolezza delle proposte, la non chiarezza e coerenza dei comportamenti, a produrre quell'eccesso di conflittualità che allontana le persone dalla politica, rendendo sempre più esile la partecipazione alla vita delle istituzioni democratiche. È da qui che è necessario ripartire per una nuova, forte proposta del riformismo italiano." -
Il Mediterraneo e la parola. Viaggio, poesia, ospitalità
"L'idea poetica, per me, non si ferma alle frontiere. Ogni poesia mediterranea è mia. Ogni poesia che annuncia il viaggio, che dà ospitalità, che semina generosità. In ogni angolo del mondo. E lì che comincia il Mediterraneo. Non un luogo recintato da principi geografici o da un'idea che rinnega l'Altro che viene da Sud, da Oriente o da Occidente"""". Una dichiarazione di principi e d'intenti, quella di Bennis, che colpisce per la sua bruciante attualità. Mohammed Bennis, uno dei poeti marocchini più conosciuti e stimati nel mondo arabo, ha dimostrato negli anni un forte impegno intellettuale e civile. Non a caso è stato l'ideatore della Giornata della poesia dell'Unesco, che si celebra ogni anno il 21 marzo, con lo scopo di stimolare il dialogo attraverso la poesia, ed è da sempre un convinto assertore dell'importanza della traduzione per la promozione della conoscenza tra le culture. Una poetica che sfocia in una pratica di vita sul rapporto tra Mediterraneo e poesia. """"Spazio libero e ospitalità come pratica quotidiana: è stata questa lezione che mi ha permesso di comprendere la poesia. La poesia non ammette frontiere chiuse e non obbedisce alla logica degli interessi. Ogni volta che mi trovo nella poesia sento il Mediterraneo divenire la mia casa aperta, senza soffitto né muri né porte. Aperta su uno spazio infinito""""." -
Giù la cortina. Il 1989 e il crollo del comunismo sovietico
È il 1989: Polonia, Ungheria, Ddr, Cecoslovacchia, Bulgaria e Romania, dopo decenni di dominio sovietico, finalmente possono avviare un processo democratico. Gyòrgy Dalos, testimone privilegiato di quello straordinario momento storico, ricostruisce in dettaglio gli eventi che determinarono la caduta della Cortina di ferro. Con l'ironia e l'acume che lo caratterizzano, Dalos dà voce ai protagonisti - uomini politici, ma anche gente comune -, portando il lettore nei luoghi che fecero da scenario a quelle vicende. La fuga in massa dei cittadini della Ddr oltre il confine ungherese, Vaclav Havel e Aleksander Dubcek che si presentano dinanzi alla folla entusiasta di piazza Venceslao a Praga, Ceausescu e la sua dittatura processati sotto gli occhi del mondo furono l'esito di un susseguirsi di reazioni a catena che colsero impreparata l'opinione pubblica, sorpresa di fronte alla rapidità con cui crollò l'intero sistema. A distanza di vent'anni le contraddizioni non mancano, ma non c'è dubbio che il 1989 innescò un euforico e irrefrenabile senso di libertà. Proprio in quei giorni, sotto la spinta dell'impegno civile e delle lotte di milioni di persone, furono gettate le basi per la costruzione di una nuova coscienza europea. -
Rockefeller d'Italia. Gerolamo Gaslini imprenditore e filantropo
Gerolamo Gaslini, imprenditore, perde la figlia di soli undici anni, a causa di una malattia che la medicina non riesce a curare, durante la prima guerra mondiale. Ne rimane sconvolto. Da allora la sua vita è segnata dalla volontà di edificare a proprie spese un grande, moderno centro polivalente per la cura, l'assistenza e la ricerca a favore dell'infanzia, l'Istituto Giannina Gaslini, inaugurato a Genova nel 1938 e conosciuto in tutto il mondo. In un breve arco di tempo, Gaslini costruisce un vasto gruppo di imprese alimentari, chimiche, agricole, immobiliari e bancarie, inserendosi tra i pochi grandi imprenditori italiani dagli anni trenta ai sessanta del Novecento, dal fascismo alla Repubblica. Vicino a Mussolini, a De Gasperi e al Vaticano, amico del cardinale Siri, Gaslini compie un altro decisivo passo nel 1949, quando costituisce la Fondazione che ne porta il nome, un ente di diritto pubblico cui dona in vita l'ingente suo intero patrimonio. Una fondazione holding, questa, un modello originale per struttura e scopi, che usa il profitto d'impresa al fine di sostenere e potenziare l'attività non profit dell'Istituto Giannina Gaslini. Di Gerolamo Gaslini, uomo schivo e solitario, ben poco si conosceva prima di questa ricerca su documenti inediti di archivi pubblici e privati e su dati d'impresa originali elaborati da Roberto Tolaini. La vicenda del ""Rockefeller d'Italia"""" richiama questioni e domande attorno ai delicati rapporti tra etica e affari, politica e impresa, fede e laicità."" -
Lo spettro di Newton. La rivelazione della luce e dei colori
Nel febbraio 1672 Isaac Newton decide di rendere pubblica la sua teoria della luce e dei colori. La tesi è rivoluzionaria: secondo Newton, infatti, la luce solare è una mescolanza eterogenea di tutti i colori dello spettro e non, come voleva una tradizione millenaria, un elemento uniforme e omogeneo. La scoperta sconvolge il mondo scientifico dell'epoca: ne risultano polemiche asprissime che inducono Newton a ritirarsi dalla scena pubblica per oltre un decennio. Dopo più di tre secoli, è forse facile dimenticare la radicalità della nuova impostazione newtoniana. Per circa duemila anni si era creduto che i colori non fossero altro che una modificazione di quell'elemento purissimo, diretta emanazione divina, che era la stessa luce. Newton sostituisce il concetto di modificazione con un nuovo modo di pensare, quello della scomposizione o analisi. Contrariamente a quanto si sostiene di solito, la teoria di Newton non si configura come una struttura concettuale coerente e unitaria rimasta immodificata dall'inizio fino alla sua formulazione definitiva nell'Ottica del 1704. La scoperta è il frutto di un lavoro di ricerca che si sviluppa in un arco temporale decisamente lungo (dal 1664 al 1704), costellato di verifiche continue, approssimazioni e mutamenti significativi. Franco Giudice ripercorre questo cammino lungo e accidentato, attraverso gli scritti giovanili, la sua appassionata attività teorica e sperimentale, e le critiche dei suoi antagonisti. -
L' impresa sociale in Italia. Economia e istituzioni dei beni comuni
L'impresa sociale è una realtà che, soprattutto in Italia, evolve in modo estremamente dinamico grazie a una notevole varietà di forme organizzative. E quindi un fenomeno che, più di altri, richiede di essere conosciuto e monitorato attraverso un rapporto. La sua rappresentazione è infatti ancora incompleta, sia per le difficoltà applicative della recente riforma legislativa che per l'assenza di adeguate politiche di sviluppo. Le carenze del contesto istituzionale non hanno comunque impedito l'affermazione di questo inedito modello imprenditoriale, dimostrando che esiste uno spazio di intervento tutt'altro che residuale per organizzazioni private che, senza scopo di lucro, producono e scambiano in via continuativa beni e servizi in vista di obiettivi di interesse collettivo. Accanto all'esperienza ormai consolidata della cooperazione sociale nei sistemi di welfare, si stanno affacciando alla ribalta nuove forme di imprenditorialità sociale che allargano la gamma dei prodotti - dalla cultura all'educazione al turismo - e innovano i modelli gestionali. Esplorare il potenziale di sviluppo è quindi l'obiettivo di questa prima edizione del rapporto sull'impresa sociale curato realizzato da Iris Network, la rete nazionale delle più qualificate strutture di ricerca che negli ultimi anni ha contribuito, sul versante della conoscenza, all'affermazione dell'imprenditoria sociale, collocando l'Italia in una posizione di leadership. -
Tè, caffè, cioccolata. I mondi della caffeina tra storie e culture
Di tutte le sostanze, droghe o spezie, che da secoli animano gli usi e i commerci degli uomini, la caffeina è senz'altro la più popolare. È l'unico stimolante che sia riuscito ad abbattere ogni resistenza e pregiudizio, al punto da essere liberamente prodotto, venduto e consumato a ogni latitudine, senza vincoli o restrizione alcuna. E tuttavia, pochi ne conoscono la storia. In queste pagine il lettore è invitato a compiere un viaggio nella storia culturale e scientifica di una sostanza che, dalla sua scoperta, ha stregato uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri in ogni civiltà. Si tratta della prima storia naturale, culturale e sociale del più famoso stimolatore dell'umore - di come è stato scoperto, dei suoi utilizzi più antichi, del ruolo straordinario e spesso poco conosciuto che ha giocato nella medicina, nella botanica, nella pittura, nella poesia, nell'educazione e nell'amore. Attraverso la caffeina, si ripercorrono le alterne vicende dei generi di consumo che la contengono - il caffè, il tè e la cioccolata, oltre alle bevande a base di cola - e che nel corso dei secoli sono stati celebrati in virtù delle loro proprietà benefiche e tonificanti, oppure proibiti in nome di una presunta nocività per la mente e il corpo. -
Mafie vecchie, mafie nuove. Radicamento ed espansione
Uno dei caratteri più pericolosi del fenomeno mafioso è la capacità di radicarsi nelle pieghe del contesto sociale, creando aree di contiguità e di copertura indispensabili alle proprie strategie. Nella percezione diffusa, questa capacità è legata a una particolare predisposizione dei luoghi d'origine, la Sicilia, la Calabria, la Campania. La mafia tuttavia ha mostrato nel tempo un crescente potenziale espansivo ben al di là dei contesti tradizionali. Nella sterminata letteratura sulla materia, lo studio di Sciarrone costituisce una delle poche ricerche empiriche condotte sul campo: attraverso l'osservazione ravvicinata e partecipante di un contesto specifico e lo strumento dell'intervista in profondità, l'autore indaga il modo in cui la mafia interviene in una determinata società locale, e le dinamiche che si attivano tra mafiosi e imprenditori, fino ad arrivare a un condizionamento pervasivo dello sviluppo economico. Sono tre le realtà in cui viene preso in esame il ""capitale sociale"""" della mafia: Gioia Tauro, la Puglia e il Piemonte. Il tratto caratteristico della delinquenza mafiosa rimane, nelle aree vecchie come nelle nuove, la presa sulla società, il controllo diretto del territorio. A dieci anni dalla prima edizione, Sciarrone riflette sui più importanti cambiamenti intervenuti sia sul versante mafioso sia su quello della lotta alla criminalità organizzata."" -
Fiori. Manuale di poesia per chi va a piedi
Buongiorno arte: si comincia così. Perché? Salutando restano visibili i passaggi.Il fondamento del saluto si chiama: esistono solo passaggi, il buono del mondo è un solo dire: buongiorno, e venite di qua, che siete cose -
Terre mobili. Dal Belice al Friuli dall'Umbria all'Abruzzo
L'Italia è uno dei paesi a più alto rischio sismico della terra. Eppure il terremoto in Abruzzo ripropone il problema dell'assenza nel nostro paese di una politica post-sisma. Si evidenzia, ancora una volta, l'incapacità storica di derivare dall'esperienza accumulata in un secolo di catastrofi un principio-guida della ricostruzione, soprattutto per quanto riguarda la sopravvivenza dei centri storici. Un principio-guida che non sia da reinventare a ogni terremoto, ma che si adatti di volta in volta alle diversità territoriali, sociali e urbanistiche. Basterebbe guardare, oltre che ai fallimenti di cui è costellato il nostro passato, a quelle esperienze positive - come il Friuli nel 1976, o l'Umbria e le Marche nel 1997 - che hanno saputo leggere la dimensione della catastrofe tracciando un percorso virtuoso, volto non solo a soddisfare il bisogno abitativo dei senzatetto, ma anche a salvaguardare la rinascita dei centri storici, a tutelarne le irripetibili valenze urbane, artistiche e monumentali, a difenderne il patrimonio di storia e di cultura, quale radice dell'identità di un territorio. (Introduzione di Guido Crainz) -
Mezzogiorno virtuoso
Se l’Abruzzo rappresenta un caso «virtuoso» di sviluppo regionale – nel Sud Italia certamente il più riuscito – lo si deve in larghissima misura alle scelte compiute nella Val di Sangro. È qui che in buona sostanza se ne sono decise le sorti, dando corpo a un modello di crescita difficilmente incasellabile entro le consuete letture che si danno della recente storia meridionale e nazionale. È difficile trovare una regione – non solo in Italia – che nel secondo Novecento registri una metamorfosi altrettanto radicale. Da «profondo Sud», oggi l’Abruzzo è la regione meno «meridionale» della penisola: una regione che ormai s’inserisce a pieno titolo tra le aree maggiormente progredite dell’Italia centro-settentrionale. Non a caso è stata la prima a superare, in base ai dati Eurostat, i propri «ritardi strutturali», con la conseguente fuoriuscita dal regime massimo degli aiuti comunitari (Obiettivo 1). È in Val di Sangro che questa «grande trasformazione» ha trovato il suo epicentro. In termini di opzioni industriali qui si sono giocate partite che travalicavano di molto l’ambito locale. Ne sono state investite la politica nazionale e persino quella internazionale. Di contro all’industrializzazione calata «dall’alto», secondo il classico schema dell’intervento straordinario da cui sono scaturite perlopiù «cattedrali nel deserto», in quest’area ha potuto affermarsi, grazie a un potente e consapevole protagonismo di massa, un tipo di sviluppo sostanzialmente rispettoso – per tipologia di fabbriche e modalità d’insediamento – dei valori ambientali, economici e culturali storicamente sedimentatisi nel territorio. Senza un tale spartiacque il destino della regione, e in una certa misura dell’intero Mezzogiorno, sarebbe stato ben diverso da come ci appare oggi. Abbiamo dunque un laboratorio storiografico di straordinario interesse sul piano nazionale e internazionale. -
Sciame di pietra
Poi fu una strana retedi oscure vie intrecciatesu case abbandonatedentro una scacchiera di fortune -
La questione locale
Dalla legge 142 del 1990 a oggi l’ordinamento dei livelli di governo ha conosciuto un vero e proprio rovesciamento che ancora non si è assestato. La Repubblica delle autonomie è in mezzo al guado. Il prolungarsi di questa situazione di disordine istituzionale è tra le ragioni della debolezza della sovranità nazionale perché si ripercuote sulla salvaguardia degli interessi del paese nelle sedi europee e internazionali. Il riordino del governo territoriale della Repubblica è ormai una necessità determinata da diversi fattori, soprattutto quello delle relazioni sopranazionali e internazionali. È urgente, in particolare, che l’Italia risponda adeguatamente alle condizioni imposte dal processo di internazionalizzazione dell’economia e dall’ulteriore evoluzione dell’integrazione europea, che richiedono una diversa articolazione dei compiti pubblici. Il luogo comune secondo cui le riforme istituzionali non interessano le persone, afflitte da ben altri problemi, è quanto di peggio possa essere stato pensato e detto da una certa parte della nostra classe politica. Infatti, chi dovrebbe affrontare i problemi delle persone se non le istituzioni? E come possono istituzioni così inefficienti svolgere questo ruolo? La questione va posta esattamente al contrario: la messa a punto delle istituzioni è il problema reale dell’Italia e, in tale ambito, il caso dei poteri locali ha assunto i caratteri di una vera e propria «questione costituzionale». I diversi contributi di Stelio Mangiameli al tema delle autonomie locali forniscono un’originale interpretazione delle recenti disposizioni costituzionali e della loro attuazione a oltre sette anni da una riforma che è, praticamente, ancora da realizzare, mentre le problematiche delle autonomie locali nell’ordinamento della Repubblica si aggravano sempre più. -
Asmara
Asmara è una sorta di anti-romanzo, organizzato, per usare una metafora scientifica, come una struttura dissipativa di Prigogine. Si tratta dell'""order out-of-chaos"""": l'ordine, appunto, che nei sistemi complessi si forma spontaneamente dal caos per auto-organizzazione. È un romanzo onirico per svariate ragioni: la protagonista, Asmara, è una ragazza cresciuta in una famiglia contadina del Chianti, e il romanzo narra la sua storia; ma Asmara è, anche, una città intelligente, la città eritrea, in grado di autoorganizzarsi. La storia principale contiene altre storie, così come una città, Siena, ci può condurre per mano attraverso le sue porte in altre storie: è come Shahrazad delle Mille e una notte, che interrompe il suo racconto per iniziarne un altro, ancora più avvincente; si alternano stili diversi, a seconda del contesto e dei personaggi; la trama si sviluppa come una serie di spezzoni di sceneggiatura, dove i personaggi e le strutture urbane, con i loro flash-back, sono i gangli stessi della storia."" -
Un lucertola nel fiato
La fretta di quando hai vent'anni, il semaforo rosso all'improvviso, un colpo secco sull'asfalto. Ed ecco che il dilemma cala inesorabile sulle vite di quanti popolano il mondo di Chiara: Luca il ragazzo, Lavinia la sorella, Martina l'amica inseparabile, e soprattutto Anna e Bruno i genitori. È a loro due che spetta l'ultima scelta: accompagnare la figlia lungo il corso di una vita senza vita, con quel tubo che le scandisce il fiato, o staccare la spina del respiratore artificiale. Una scelta destinata a scuotere dalle fondamenta il flusso dei sentimenti e le più radicate certezze, fino all'attimo del bilico. Anna e Bruno si ritrovano protagonisti - contrapposti e solitari - di un dramma che non può conoscere né vincitori né vinti. E in effetti nessuna certezza sembra resistere alla prova, quando la tragedia di una vita sospesa entra nelle storie dei diversi personaggi. Ognuno respira quella stessa tragedia coi toni e coi linguaggi più diversi: dai corridoi dell'università ai reparti d'ospedale, dai talk show televisivi ai campi di calcetto, dai locali notturni al tinello di casa. -
Napoleone e Washington. Bonaparte e il modello americano dal Consolato all'Impero
Bronislaw Baczko fa una rilettura inedita della travolgente ascesa di Napoleone Bonaparte, il figlio della Rivoluzione che nel 1799 conquista il potere con il colpo di Stato del 18 brumaio, primo passo di una parabola che condurrà alla fine dell'esperimento repubblicano e alla proclamazione dell'Impero. Passando al setaccio un'ampia varietà di fonti dell'epoca, dai diari alle lettere private, dai discorsi pubblici ai pamphlet agli atti ufficiali, l'autore illustra come le decisive vicende di questi anni siano state vissute, deformate e rappresentate dai contemporanei, fino a delineare un'immagine che influenzerà le successive interpretazioni. Attorno alla grandiosa figura di Napoleone ruotano quelle di personaggi minori il cui ruolo permette però di cogliere l'atmosfera dell'epoca, i riflessi dei grandi eventi sulla rappresentazione quotidiana della politica. In particolare Baczko getta una luce nuova sui timori e sulle aspettative suscitati dall'avvento al potere del generale, sulle manovre innescate da questa svolta istituzionale. Come si comporterà Bonaparte? Sarà un nuovo Cesare, un nuovo Cromwell o un nuovo Washington? E se dovesse scomparire, a chi toccherà prenderne il posto e continuarne l'opera? La risposta verrà presto con l'instaurazione di un impero ereditario che deluderà le speranze di coloro che avevano creduto di scorgere in lui un possibile Washington francese, novello paladino delle libertà repubblicane e dei nobili ideali rivoluzionari. -
Alitalia. Una privatizzazione italiana
Il fallimento e la privatizzazione dell'Alitalia hanno riempito per mesi le pagine della cronaca; ma se si prova a sconfinare dall'attualità nella storia, quali sono state le tappe salienti dell'ascesa e del declino della nostra compagnia di bandiera? L'Alitalia nasce infatti come impresa pubblica nel 1947 e raggiunge ben presto una posizione significativa su scala mondiale. Ma dagli anni ottanta, il trasporto aereo subisce una radicale trasformazione; il processo di liberalizzazione e di privatizzazione delle compagnie statunitensi, l'introduzione di innovazioni tecnologiche, la nascita di nuove compagnie e filosofie di mercato trasformano radicalmente l'orizzonte e richiedono una strategia per fronteggiare la concorrenza. Sorge allora la necessità di un rilancio attraverso un'alleanza internazionale individuata inizialmente nell'olandese KLM - previa la sua privatizzazione. In un libro a quattro mani, che mescola la competenza teorica di un economista all'esperienza sul campo di un ex manager dell'Alitalia, si ripercorre il processo di privatizzazione rimasto schiacciato per oltre un decennio (1997-2009) nella tenaglia tra le esigenze industriali di lungo periodo e gli interessi politici di breve periodo. Ne viene fuori il racconto di una vicenda emblematica delle contraddizioni che un processo di privatizzazione può assumere quando gli obiettivi politici confliggono con quelli pubblici, e questi ultimi vengono relegati in secondo piano.