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Rimbaud. Speranza e lucidità
Arthur Rimbaud, il poeta che ha rivoluzionato la poesia, finalmente liberato dai facili schematismi di molta critica presente e passata: è qui non solo il poeta maledetto per eccellenza, ma il protagonista di un viaggio nella parola che ha costituito una frattura radicale, una svolta decisiva capace di ridefinire la poesia stessa. Yves Bonnefoy, il maggiore poeta francese vivente e una delle più illustri personalità della cultura mondiale, ripercorre in questo, libro - appena uscito in Francia e frutto del lavoro di un cinquantennio - le tracce di una passione e di un dialogo con l'opera del grande poeta di Charleville: dallo storico e fortunatissimo ""Arthur Rimbaud"""" (1961) al recente e inedito """"Notre besoin de Rimbaud"""" (2008), i saggi di Bonnefoy appaiono in una nuova versione, che rappresenta un'estrema messa a punto della sua visione. Pagine da leggere come un diario, come il racconto di un lunghissimo amore mai sopito: l'amore per i versi di Rimbaud che, in ultima analisi, sembra coincidere con quello per la poesia. Dalla ricostruzione minuziosa dell'ambiente provinciale d'origine, che attinge alla corrispondenza familiare, al rapporto controverso con la madre e i fratelli, fino alla relazione con Verlaine e all'attraversamento della """"Stagione in inferno"""", il saggio di Bonnefoy ricolloca Rimbaud al centro del dibattito poetico, riscoprendo la grandezza di una poesia che nella sua immediatezza e intensità non ha mai smesso di essere necessaria per il nostro presente."" -
I mondi
Guido Mazzoni è nato nel 1967. Ha vissuto e lavorato a Pisa, Parigi, Londra e Chicago. Insegna letteratura all'Università di Siena. Ha scritto i saggi ""Forma e solitudine"""" (Marcos y Marcos, 2002) e """"Sulla poesia moderna"""" (Il Mulino., 2005). Questo è il suo primo libro di poesie."" -
Sud. Un sogno possibile
"I centocinquanta anni di Unità d'Italia sono anche centocinquanta anni di 'questione meridionale'. Ci rassegneremo a tenercela per sempre, questa questione, considerandola una specie di caratteristica nazionale ineliminabile? Oppure vogliamo provare finalmente a invertire la rotta?"""". Renato Brunetta - economista e ministro - analizza i motivi delle difficoltà e dei fallimenti antichi e recenti, e prova a stilare un'agenda per il Sud: alzare il tasso di certezze ed efficienze, di legalità e fiducia; far funzionare finalmente lo Stato, per i compiti che gli sono davvero propri, in modo da garantire la competizione e il mercato; coniugare il federalismo con una vera ed efficace regia nazionale; aprire il Mezzogiorno agli scenari di una nuova prospettiva europea. L'Europa, soprattutto nell'attuale situazione di crisi mondiale, è interessata a un processo strategico di integrazione di un'area mediterranea """"allargata"""" che abbracci i paesi mediterranei in senso stretto, quelli del Mar Nero, fino al Golfo Persico. In un quadro di equilibri europei riassestati a favore dell'area economica in espansione del Mediterraneo e non sbilanciati verso il Baltico, il Mezzogiorno assumerebbe un ruolo cruciale di cerniera, calamitando interessi, risorse e investimenti. È in questo quadro che la questione meridionale si presenta in una nuova luce, per la prima volta come un'opportunità non solo per se stessa ma anche e soprattutto per il Nord e per l'Europa." -
Centovini. I Trimani
Ogni vino degno di questo nome racconta una storia. Rinvia a qualcosa di più forte e profondo, che è incorporato nelle sue stesse caratteristiche organolettiche, che è sotteso al linguaggio dei suoi stessi odori e sapori. Dietro al successo di ogni etichetta c’è una casa, una famiglia, una o più generazioni di uomini e donne che nel corso della loro vita hanno lavorato a un progetto. C’è chi ha cominciato per caso, chi per vocazione, chi per tradizione familiare. C’è chi ha preso le mosse da un terreno, chi da una vigna, chi da una passione. A ben vedere, sono queste storie a motivare la scelta di un vino, a farlo «diverso» dai suoi consimili, marcatore irripetibile di un gusto, di una «qualità». Se si preferisce, la questione si può porre in questi termini. Tra i mille e mille vini italiani di qualità, quali sono i cento che «parlano» all’ospite con la loro stessa presenza in tavola? Di quali il padrone di casa potrà compiacersi nel raccontarne la storia? Ma chi può scegliere cento vini a questo modo? Chi ha incorporato l’esperienza, il gusto e la competenza che servono allo scopo? Chi è disposto a correre il rischio e accettare di uscire allo scoperto? Chi, se non coloro che il vino, per mestiere, lo comprano, lo vendono, lo negoziano? I Trimani sono la famiglia di vinai più antica di Roma; da quasi duecento anni vivono immersi – è il caso di dirlo – entro storie di vini. La selezione che qui ci propongono è insolita, giacché l’obiettivo non è stilare una classifica o una tabella di qualità; i Trimani hanno solo scelto di raccontare ai lettori curiosi e, certo, amanti del vino, le storie che rendono particolare una bottiglia piuttosto che un’altra, che spingono a promuovere un’etichetta secondo parametri non esclusivamente enologici. Bando dunque alle pagelle, e occhio alle storie più curiose che, una volta conosciute, finiranno per gratificare il nostro orizzonte di bevitori, dai più esperti ai neofiti. -
Odisseas Elitis
Odisseas Elitis (1911-1996), insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1979, è una delle figure più significative della poesia contemporanea greca. La sua produzione, ancora poco conosciuta in quell’anno, è ormai entrata di diritto nel bagaglio e nell’immaginario letterario italiano ed europeo. Questo volume, frutto del convegno tenutosi a Roma nel 2006, a dieci anni dalla sua scomparsa, e prova evidente della fortuna della sua voce poetica, restituisce un ritratto fedele e completo dell’opera di Elitis. Poeta greco ed europeo insieme, «europeo per metà» appunto, come si è autodefinito lui stesso: un poeta che si muove fra tradizione e innovazione. Sempre fedele a se stesso eppure sempre nuovo, alla continua ricerca di sé e della sua «parola» che si confronta con i grandi di tutta la tradizione greca, dai lirici agli innografi bizantini, dalla letteratura neogreca dell’Ottocento ai propri contemporanei – Seferis, Embirikos, Sarandaris,Gatsos –, ma capace anche di stabilire un dialogo diacronico con i grandi della letteratura e dell’arte europee. Poesia sensuale, la sua, ma sostenuta da una geometrica concezione del mondo. Luminosa e ottimistica anche se non priva di ombre e sempre tesa allo scavo interiore, capace di fondere sentimento e pensiero, lirismo e prosa. La natura e la lingua greche, colonne portanti del suo universo poetico, sono la via per una conoscenza «altra» della realtà, e ci fanno entrare nel suo «secondo» mondo che fa da specchio al primo, dove la natura ha un valore analogico e il paesaggio è una sorta di metafora. -
Mangitalia. La storia d'Italia servita in tavola
Racconta Tallemant des Réaux che due gentiluomini architettarono il primo tour gastronomico di Francia per cogliere le specialità di ogni provincia nella stagione più. Si era in pieno Seicento. Da allora il turismo gastronomico ne ha fatta di strada, questo ""Mangitalia"""" è un tour: ma che unisce al gusto per il palato quello per la storia."" -
Bafana bafana. Una storia di calcio, di magia e di Mandela
In un polveroso villaggio del Sudafrica circondato dalla giungla vive Pelé, 11 anni e un nome bizzarro, scelto dal padre in onore del leggendario campione di calcio brasiliano, maestro della rovesciata. Anche il piccolo Pelé è un patito del calcio, ma quant'è dura fare goal correndo dietro a una vecchia pallina da tennis, con i cani del villaggio alle calcagna. La cosa più bella del mondo per Pelé è starsene seduto fuori dalla capanna accanto al nonno, davanti al televisore alimentato dalla batteria di una vecchia macchina, a guardare le prodezze dei Bafana Bafana, i ragazzi della nazionale sudafricana. ""Vedrò i Bafana Bafana giocare dal vivo"""", pensa Pelé. Ma come può un bambino senza scarpe e senza bici arrivare a Città del Capo, attraversando la giungla vera e quella metropolitana delle moderne città che lui ha solo intravisto alla tv? """"Ragazzo mio, i sogni sono fatti di magia e tu devi andare da Vecchio Jamani. Lui conosce la magia"""", lo incoraggia il nonno. A guidare Pelé saranno dunque i consigli dello sciamano del villaggio e gli amuleti che riceverà dagli animali della giungla: il dente della Lince per darsi coraggio, l'unghia dell'Iguana per nuotare veloce, un pelo dello Sciacallo per agire in fretta, la punta della coda del Camaleonte per diventare invisibile, la piuma dell'Ibis per volare via. Su tutto, la buona stella di Nelson Mandela, """"che ha avuto il coraggio di combattere contro un pitone gigante per liberare la sua gente""""... Età di lettura: da 10 anni."" -
Beirut, I love you
Tutto comincia in quei 34 giorni della guerra del 2006. Zena el Khalil, una giovane artista libanese, decide di raccontare al mondo in tempo reale quello che sta accadendo a Beirut. Apre così un blog che immediatamente suscita un tam-tam mediático: a partire dal ""The Guardian"""", alcuni dei più importanti quotidiani internazionali iniziano a pubblicare il diario di Zena, finché un agente letterario inglese decide di incoraggiarla a scrivere un libro... """"Beirut, I love you"""" è la storia di una donna e la storia di una città, intrecciate nella fitta trama di un dialogo che si snoda lungo percorsi temporali diversi. Il passato di Zena - l'infanzia, gli anni all'università, le sue vite precedenti - si sovrappone a quello di Beirut, al susseguirsi di guerre e ricostruzioni, viscerali speranze di cambiamento e tremende delusioni. Tutto vissuto in maniera estrema e portato all'eccesso. Al centro c'è sempre la guerra, anche quando pare non esserci. E Zena riesce a farci percepire quasi fisicamente questo stato permanente di tensione e insieme un attaccamento forte alla vita, in tutte le sue espressioni. Nelle strade di Beirut le milizie armate delimitano il proprio territorio, mentre la città cerca di riprendersi nel caos della ricostruzione. Intere famiglie dormono in uno stesso letto, mentre biondine in tiro affollano i night, dove droga e alcol scorrono a fiumi."" -
Il Risorgimento e l'unità d'Italia
"In che modo, e a quali patti, le riflessioni di Antonio Gramsci sul processo storico di costituzione dello Stato italiano possono ancora essere lette e studiale come un libro di storia utile al nostro presente? Com'è possibile che un insieme di note sparse e disegnali, scritte ottantanni fa dalla cella di una prigione fascista da parte di un dirigente politico comunista, rappresentino tuttora uno dei contributi più vivi e originali al discorso pubblico sul nostro Risorgimento?""""" -
Le statistiche. Come e perché. A cosa servono, come si usano
Ogni giorno veniamo subissati da centinaia di dati statistici. Quotidiani, telegiornali, talk-show si rimpallano l'informazione statistica curiosa, quella al margine, di cui si servono per esporre punti di vista qualche volta arbitrari, anziché assumerla nella sua completezza a sostegno di tesi o ipotesi. Su internet, d'altra parte, vengono continuamente rielaborati e aggiornati milioni di dati e vi transitano come fossero ugualmente credibili, ma non è così. Come orientarsi? Come distinguere le buone dalle cattive statistiche, quelle prodotte da istituzioni competenti rispetto a quelle tratte dai sondaggi d'opinione? Come imparare a usare i dati per fare le proprie valutazioni e scelte? Fin da piccoli impariamo a classificare, a prendere decisioni in base alle esperienze passate e all'informazione che ne deriva. Assumiamo, quindi, senza accorgercene, un atteggiamento statistico. Ma di fronte all'indice del costo della vita, all'andamento del Pil, a quello della disoccupazione, arretriamo e ci rifiutiamo di capire, oppure accettiamo i dati in modo acritico, senza pensare che essi ci offrono elementi di valutazione sulle azioni dei governi, ci aiutano nelle decisioni personali, ci consentono di fronteggiare incertezza e rischio. Il libro di Alberto Zuliani si propone come uno strumento per imparare a orientarsi, a discriminare fra le diverse fonti, a individuare quelle più affidabili, cercando di comprendere potenzialità e limiti delle statistiche. -
Roma, per esempio. Le città e l'urbanista
Nel corso di una vita di studi, Italo Insolera, uno dei più importanti esperti della dimensione urbana e delle scienze del territorio, ha scelto di confrontarsi con un ""oggetto privilegiato"""" di ricerca sul quale sperimentare le sue analisi e nel quale inverare le sue riflessioni. L'oggetto è Roma: non solo la Roma del centro storico monumentale, ma quella più vasta e contraddittoria realtà urbana che attorno al centro gravita e si muove. In effetti, i saggi raccolti nel voume, scritti nell'arco di cinquant'anni e unificati da questo denso filo conduttore, potrebbero essere tutti riassunti con la frase magistrale di Pasolini: """"Attorno a Roma c'è quella cosa immensa e spappolata che è Roma"""". Immagine che del resto - nota l'autore - si può applicare a non poche altre città italiane, che hanno vissuto importanti trasformazioni in epoca moderna. E solo apparentemente sorprendente il fatto che gli argomenti qui trattati siano di così scottante attualità. Che si tratti dei rapporti tra i quartieri di nuovo insediamento e il centro storico, del modo di concepire la connessione tra l'antico e il moderno in una città dalla storia millenaria, della viabilità e dei trasporti, delle grandi scelte di indirizzo pubblico o degli enormi interessi degli immobiliaristi e dei costruttori, Roma ripropone oggi una serie di sfide e di contraddizioni irrisolte, ancora presenti entro la vigile lezione di questo studioso."" -
Desiderio e lontananza. Un punto di vista contemporaneo sulla letteratura anglo-americana
I paesaggi letterari possono essere descritti, studiati, scomposti e ricomposti. Un'analisi minuziosa e lucida spiega il succedersi di personaggi, correnti e opere. Per parlare di letteratura, tuttavia, esiste anche un altro modo, altrettanto efficace, ma più completo. I paesaggi letterari possono essere vissuti in prima persona, attraversati, amati, con sguardo appassionato e permeabile: in una parola, sentiti. La scrittura e la vita diventano allora gli estremi di una stessa, unica azione. La scrittura è vita. È sotto la spinta di questa forte asserzione che si muove la penna di Barbara Lanati e, di conseguenza, quella degli scrittori e dei personaggi accolti in questo libro: un denominatore comune che avvicina l'urgenza della scrittura alla spontaneità e all'ineluttabilità del percorso vitale. Il volume raccoglie articoli, saggi, interviste che cadenzano la vita dell'autrice: dagli scritti degli anni settanta alle testimonianze più recenti, prende corpo una folta, inusuale e spesso poco conosciuta galleria di personaggi e paesaggi letterari tutta da ascoltare, come se di ogni personalità o luogo o movimento si facesse una piccola storia, un racconto a sé. -
Dentro lo zibaldone. Il tempo circolare della scrittura di Leopardi
Scrittura labirintica, magmatica, intrinsecamente aliena da ogni proposito di trattazione organica. Così, per più di un secolo - da quando Carducci, nel 1898, ne fissò il canone postumo nella prima edizione a stampa - sono state presentate e recepite le pagine dello Zibaldone di Giacomo Leopardi: una sorta di monumento al pensiero fluido, alla erraticità. Ecco però riemergere, tra le carte leopardiane custodite presso la Biblioteca nazionale di Napoli, una serie di foglietti zeppi di numeri allineati con meticolosa progressione; indici tematici, rigorosamente vergati dalla mano del recanatese, che propongono alcuni precisi percorsi di assemblaggio del fiume impetuoso degli appunti. Se non un altro Zibaldone, uno Zibaldone allo specchio, che ha consentito a Fabiana Cacciapuoti - dopo un lunghissimo e accurato lavoro ricostruttivo - di dare alla luce l'edizione tematica dello Zibaldone, pubblicata da Donzelli qualche anno fa. Alla luce del suo imprescindibile lavoro sul testo, Fabiana Cacciapuoti torna a rileggere le pagine dello Zibaldone proponendone un'analisi originale: quella di Leopardi è una scrittura multipla, progettuale, volta alla composizione di più opere, implicite in essa; derivazione genetica e circolarità sono le sue caratteristiche. Il risultato è un testo modernissimo, scomponibile in altri testi secondo un sistema di logica combinatoria che apre ogni brano alla molteplicità del senso. -
Storia del capitalismo italiano
Esistono dei ""caratteri originari"""" del nostro capitalismo? E quali sono? Somigliano piuttosto a dei """"peccati originali""""? E qual è la specificità dell'Italia nel raffronto con altri casi di sviluppo? E ancora: è una storia compatta e omogenea quella che qui si vuole raccontare, o nel corso di cinquant'anni sono intervenute modificazioni e fratture tali da trasformare il modello di partenza? L'analisi degli studiosi presentata nel volume parte dal secondo dopoguerra. È in quella fase che si presenta l'opportunità di un disegno di vasta portata per una nuova regolamentazione dei mercati. È quello il momento in cui si cerca di superare i vincoli e le asfissie ereditati dal passato: la debolezza della nostra borghesia imprenditrice, la specificità di un capitalismo che ha cominciato a vedere in funzione preminente lo Stato tra i soggetti proprietari; e lo si fa puntando soprattutto su strumenti """"straordinari"""". Le regole del gioco, i soggetti interlocutori, gli assetti di potere, il predominio di famiglie e di gruppi, cristallizzatisi in quegli anni, segnano in modo significativo tutto il resto della parabola. Sarà soltanto sul finire degli anni ottanta, con molte resistenze e sotto la spinta dell'integrazione europea, della globalizzazione dei mercati e degli stessi costi delle scelte compiute, che si avvieranno processi di revisione in grado porre in discussione i precedenti assetti."" -
La precarietà degli oggetti
L’insolita relazione fra estetica e povertà è al centro della ricerca presentata in questo volume. In tale inconsueta prospettiva, usando interviste, osservazioni etnografiche, foto, le autrici hanno esplorato il ruolo svolto da certi oggetti «belli» nella vita quotidiana di un gruppo di persone che vivono in condizioni di indigenza. La coppia «estetica e povertà», apparentemente provocatoria, è in realtà meno eccentrica di quanto appaia a prima vista, a condizione però di ridefinire i due termini della questione. La prima ridefinizione riguarda il termine estetica, da non considerare come una proprietà rara di alcune cose ma come una modalità relazionale, capace di raccontare come certi oggetti ritenuti belli «agiscano», in senso sociale e cognitivo, nella vita delle persone anche in contesti di povertà. L’altro presupposto è di considerare la povertà non come un ambiente uniforme ma come una condizione mobile, costituita di continue negoziazioni fra uno stato di necessità e una – seppur limitata – possibilità di scelta. Intercettando volti e storie negli spazi domestici, il concetto di bello è stato indagato in maniera concreta e immediata, chiedendo alle persone intervistate di mostrare gli oggetti più belli presenti nelle loro case e nei loro armadi. I tanti oggetti mostrati e fotografati e le molte storie ascoltate raccontano di un’estetica pratica che è capace di dare ordine e creatività al mondo quotidiano anche in contesti difficili. Insomma, un’idea di estetica come ambito esistenziale, come spazio fisico e metaforico in cui chiunque – anche chi vive in uno stato di necessità – può comunque esercitare una libertà di scelta. -
Remare controcorrente. Imprese e territori dell'innovazione in Sicilia
In un Mezzogiorno che non riesce a imboccare efficacemente la strada dello sviluppo, la Sicilia rischia di restare il fanalino di coda. Con una sorta di paradosso: è una delle regioni dove si sono spese più risorse pubbliche ma dove la crescita economica e sociale rimane più bassa. Eppure anche in Sicilia ci sono imprese e territori che cercano di innovare, remando faticosamente controcorrente per superare gli ostacoli di un contesto ambientale che non aiuta: criminalità opprimente, pubbliche amministrazioni poco efficienti, infrastrutture che mancano. Questa ricerca sull'innovazione in Sicilia, promossa dalla Fondazione Res, si propone di analizzare a fondo le caratteristiche delle imprese e dei territori che si muovono, i meccanismi imprenditoriali e socio-istituzionali che favoriscono l'introduzione di innovazioni, le analogie e le differenze fra il tessuto produttivo regionale e altri contesti dell'Italia meridionale e del Centro-nord. Lo studio si basa su una pluralità di fonti: ricostruzioni storiche, indagini Istat, analisi delle politiche regionali, ricognizione dell'offerta di innovazione degli atenei, e soprattutto un sondaggio con le imprese più innovative e dinamiche della regione. Nella convinzione che da queste esperienze, difficili ma significative, il mondo degli imprenditori ma anche le istituzioni pubbliche possano apprendere utili lezioni. -
Spasimo
In principio c’è De Roberto. Nel 1897, più di un secolo prima dell’esplosione del genere poliziesco nella letteratura italiana, uno dei grandi maestri del nostro Ottocento dà alle stampe un romanzo tutto imperniato sull’indagine indiziaria attorno a un caso scabroso ambientato in una signorile dimora sul lago di Ginevra. La facoltosa contessa d’Arda, legata al rivoluzionario russo Alessio Zakunine da una lunga, e ormai contrastata convivenza, muore con un colpo di rivoltella alla tempia nella sua stanza da letto, in una mattina d’autunno del 1894. Ad accorrere sulla scena, oltre al principe nichilista, la giovanissima slava Alessandra Natzichev, sua compagna di fede politica, e Roberto Vérod, scrittore inquieto, legato alla vittima da qualcosa di più che una calda amicizia. Si apre così un romanzo che sin dalle prime righe avvince il lettore in una morsa e lo trascina nel continuo oscillare tra due ipotesi contrapposte: delitto passionale o suicidio? A sciogliere l’enigma è chiamato un magistrato di lungo corso, Francesco Ferpierre, subito preda di un’ansia investigativa che, in assenza d’indizi inoppugnabili, lo porta ad aggrapparsi al suo collaudato intuito e alla capacità di intravedere i moti dell’animo umano. Saranno il suo sguardo inquisitore, i suoi dubbi e i suoi espedienti al limite delle regole, ad accompagnare il lettore nella ricostruzione di una vicenda nella quale magistralmente s’incarnano le contraddizioni e i dilemmi di quel fine secolo: le positivistiche certezze della ragione e il richiamo della fede in un Dio pietoso; l’inestinguibile lotta tra il bene e il male, tra l’ardore delle passioni e le convenzioni sociali, tra la tentazione intimista e l’afflato rivoluzionario. Sostenuto da una lingua capace di assecondare ogni sfumatura e ogni contorno dei gesti e dei pensieri dei protagonisti, l’intreccio inaugura uno stratagemma narrativo destinato a diventare un canone per tanta letteratura e tanto cinema successivi: quello dell’investigatore capace di immedesimarsi nei panni dei diversi personaggi, via via che la ricostruzione pare identificare nell’uno o nell’altro il colpevole del delitto o viceversa propendere per la pista del suicidio. Lo «spasimo» che accomuna tutti i personaggi finisce in tal modo per annidarsi anche nell’animo del lettore, fino all’ultimo imprevedibile colpo di scena. Pubblicato tre anni dopo I Viceré, Spasimo fu accolto con le curiosità e le polemiche riservate alle opere veramente innovative, per essere poi consacrato, nel corso del secondo Novecento, come il primo e più significativo esempio di romanzo investigativo italiano. «Stupisce la modernità di Spasimo, la sua originalità poliziesca – osserva Massimo Onofri nell’Introduzione – ed è proprio nella costruzione e nel formidabile intreccio del dramma giudiziario che sta la qualità prima del romanzo». -
La tana del serpente bianco
Quando l'australiano di belle speranze Adam Salton sbarca tra le brume del Derbyshire, ad accoglierlo non trova soltanto il vecchio prozio inglese. Costui l'ha in effetti sollecitato a raggiungerlo per farne il suo erede, essendo Adam l'ultimo rampollo della casata. Sin dal suo arrivo, il giovane percepisce la presenza di qualcosa di oscuro e perverso che si annida nei paraggi. E l'inquietudine non fa che crescere al primo incontro con i vicini: l'algida e sensuale lady Arabella March, proprietaria di una sinistra dimora nel Boschetto di Diana, e sir Edgar Caswall, erede della tenuta confinante, follemente dedito ai suoi esperimenti ipnotici e seguito perennemente dall'enigmatico servitore africano Ulanga. In un crescendo di mistero e orrore, Adam si ritrova irretito in una fitta trama di enigmi: la proprietà infestata da serpenti, l'uccisione della mangusta acquistata per debellarli, il ritrovamento di una bambina con uno strano morso al collo. Finché un giorno assiste all'assassinio di Ulanga, trascinato in un antro da cui non farà più ritorno. Da quel momento Adam decide di scoprire il segreto che lady Arabella nasconde nella sua magione. Scritto nel 1911, ""La tana del serpente bianco"""" si muove sugli stessi binari narrativi che avevano determinato il successo di Dracula. Anche per questo romanzo, Stoker attinge a una leggenda popolare, quella del serpente di Lambton, un villaggio nel Nord-est dell'Inghilterra, all'origine di uno sconfinato repertorio folklorico."" -
Il mistero del cavaliere senza testa
"Il destriero che cavalcava aveva ormai perso quasi tutto, tranne la cattiveria. Era macilento ed esausto, con un collo da pecora e la testa simile a un martello; aveva perso la pupilla di un occhio, che appariva fisso e spettrale, mentre l'altro brillava di pura malvagità...""""" -
L' uomo dagli occhi danzanti
Una fiaba dei nostri giorni. Una storia d'amore che viaggia da Londra a New York sulla magia delle parole e sulle ali degli acquerelli. L'esordio felice di una ""nipote"""" d'arte.""