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Recitativi d'amore. E altre poesie
Un requiem, una scrittura sopra la maceria. Anzi, una riscrittura della maceria in forma di cosa verbale. Petrollo racconta il mondo ripassato al filtro del suo sguardo e della sua vita: biologica e insolente, beffarda e malinconica. E infine la poesia diventa anche un oratorio, una giaculatoria, un inno a gole spiegate del corpo, una litania, nel pieno della liturgia amorosa, a cavallo tra il sacro, il mitologico e il corporale. -
Ruggine
Una storia di quotidiana emarginazione è vissuta all'ombra della ricca provincia lombarda. A narrarla in prima persona è un vagabondo che si trascina tra un'ubriacatura e l'altra, dalla stazione a una casa abbandonata, insieme ad altri senzatetto che sono la sua famiglia, e verso cui non sente alcuna compassione. Un universo fatto soltanto di bisogni primari: sfamarsi, ripararsi dal freddo, difendersi; e questo anche se ci si innamora, come accade al protagonista quando incontra Ruggine, tossicodipendente dai capelli rosso fuoco, che non riuscirà a salvare né se stessa, né quella storia d'amore. -
Triangolo rosa. La memoria rimossa delle persecuzioni omosessuali
Berlino con i suoi celebri locali, meta dei gay di tutta Europa, con l'avvento del nazismo si scatena nell'odio contro gli omosessuali: i Tedeschi hanno bisogno di figli, futuri combattenti per la grandezza della Germania e della razza, e i gay diventano nemici da identificare ed eliminare. Inasprite le leggi, 100.000 omosessuali sono vittime di delazione, marchiati e perseguitati dalla polizia e dalle SS, più di 10.000 finiscono nei campi di concentramento, e le persecuzioni si estendono via via nei territori annessi dalla Germania. Finita la guerra, vittime, testimoni e storici tacciono. La deportazione omosessuale è rimossa dalla memoria collettiva, spesso le commemorazioni dei triangoli rosa sono osteggiate dalle altre categorie di deportati e non di rado continuano ad esistere per decenni leggi persecutorie e omofobe. In questo libro, pietra miliare del movimento LGBT in Francia e oramai anche in Italia, Jean Le Bitoux, utilizzando le fonti più varie, da testimonianze dirette a conversazioni e interventi di Sartre e Foucault, ci restituisce questa storia dimenticata e indaga le ragioni della rimozione, dell'oblio. Introduzione di Giovanni Dall'Orto, prefazione di Nichi Vendola. -
Due perfetti sconosciuti
Nella quiete di una domenica d'inverno, tra mezzogiorno e il primo pomeriggio, in un appartamento del quartiere romano di San Lorenzo, Odetta, ex libraia ora affittacamere, chiacchiera, uno dopo l'altro, con due perfetti sconosciuti. Le sue parole danno voce a un mondo, delineano un modo di pensare, con i suoi dubbi e con i suoi perché, mescolano in una conversazione frenetica impianti elettrici e personaggi della letteratura, questioni d'affitto e ragionamenti sull'essere, osservazioni sull'uso del bidè e critiche alle leggi della finanza, multe per divieto di sosta e liberazione sessuale. Nei due dialoghi si dipana con leggerezza la storia di una vita, prendono forma le sue ragioni e il suo senso, e si rivela, nel finale, un sorprendente segreto. Un romanzo dalla scrittura agile, arguta e coinvolgente, capace di trascinare il lettore in quella casa, in quella domenica, in quelle ore, e di farlo partecipare terzo interlocutore nascosto - alla spumeggiante conversazione di Odetta. -
Domani
Domani si dispone lungo una linea mitico-storica che intende fare di un particolare contesto storico-geografico un exemplum di storia generale. Muovendo dalla sofferenza per la deprivazione del futuro, ovvero dall'avvertimento della frattura politica e antropologica che fa vivere il presente come assoluto, Abati porta il lettore in una realtà scaraventata nel rimosso, rinunciando a condurlo e obbligandolo a entrare direttamente in mezzo alle cose. Le date estreme, presenti per quanto sempre dissimulate, sono il 1797 e il 1944, lo spazio, appena riconoscibile, è la bassa Toscana, la vicenda un'epopea corale. I molti personaggi sono sottoposti a due linee di forza imperniate su due comunità confinanti, al cui interno predominano due diverse famiglie. Altre fratture, più classicamente sociali e politiche, complicano i giochi di alleanze e di conflitto. La lotta per la terra, le trasformazioni del primo Novecento, le guerre, le rivolte risorgimentali ed europee, la resistenza, le migrazioni, la religione si dipanano intorno ai destini personali multiformi e fermentanti. -
Il mare non ha mai viaggiato
In una lingua piana e via via mimetica questi racconti, sotto la coltre della normalità, svelano accenti di parodia, la propensione del cuore e della mente a rilanciare al buio la partita dell'esistenza mettendosi in gioco sempre senza rete. Su un humus dichiaratamente 'phlegreo', di appartenenza genetica, sfilano i più diversi personaggi accomunati dalla forza della passione. Tutte le storie riconfermano, accanto alla verità dell'invenzione, l'assurdità del reale, quello che gridano le cose, 'greguerìas', per dirla con Ramón Gómez de la Serna. -
La rinascita del pesce palla
Un weekend sgangherato, erotico, spiantato, terribilmente comico. Milo, detto Billo, ultracinquantenne scrittore precario, all'alba di un caldo venerdì d'inizio estate riceve l'ennesimo rifiuto al suo trentottesimo romanzo. Deciso a farla finita, come un attonito pesce palla sprofonda nel nulla del pomeriggio romano con l'unica aspirazione di prendere congedo dalla vita prima che sia lunedì. Inizia così un viaggio che lo porta a ripercorrere la sua esistenza e le strade di una Roma indifferente quanto bella, con incontri imprevisti ed esperienze mai provate. E proprio quando sta per attuare il suo piano, spinto da una sensualità eccitata al massimo grado, trova il bandolo della vita. -
Io, partigiana. La mia resistenza
Lidia Menapace è nata nel 1924 a Novara, vive a Bolzano. Staffetta partigiana, senatrice della Repubblica italiana, pacifista e femminista militante, in questo libro racconta la sua esperienza nella Resistenza attraverso i grandi eventi storici e gli episodi di eroismo personale e collettivo. La tessera del pane e i bombardamenti, la solidarietà tra famiglie e le fughe in bicicletta, la distribuzione dei giornali clandestini e la paura dei posti di blocco dei nazifascisti, la consegna dei messaggi in codice imparati a memoria, l'aiuto prestato a un giovane ebreo nella fuga in Svizzera, i libri sui sindacati letti di nascosto, lo studio al lume di candela durante il coprifuoco... E poi, la presa di coscienza graduale del valore politico della Resistenza, che ha posto le fondamenta teoriche e pratiche del progetto di una società solidale e partecipata il quale, se trovò un seguito forte nella Costituzione, fu poi tradito nella storia reale dell'Italia. Ma, come le scriveva in un bigliettino il generale Alexander, comandante delle forze alleate, ""Lidia resisté""""; e la Menapace continua ancora oggi a combattere. Una fondamentale testimonianza, storica e coinvolgente, corredata da schede di approfondimento che guidano nella lettura anche un pubblico di giovani."" -
Verso le cose perse
Che cosa succederebbe se la nostra società si sgretolasse e, di colpo, non avessimo più le cose, grandi e piccole, che ci circondano? È ciò che accade ai personaggi della storia: un disastro di origine misteriosa ha causato un blackout totale; un altrettanto misteriosa infezione provoca morti improvvise. Jason deve affrontare questa nuova situazione, è spiazzato e impaurito, come tutti. Parte per mettersi in salvo e incontra un ragazzino, autentico rompiscatole, ancora più spiazzato e impaurito di lui, che diventa il suo compagno di viaggio. Ma è nelle situazioni estreme che viene fuori l'essenza dell'umanità, nel bene e nel male. E c'è una giovane donna, Adyla, che non si arrende e organizza un gruppo di volontari per aiutare chi ne ha bisogno. Quando le loro strade si incroceranno, Jason scoprirà una parte di sé che neppure lui conosce. -
Segni di poesia lingua di pace. Antologia di poeti
Trent'anni fa, nel 1984, nasceva Manni Editori, e il primo libro che pubblicava era un'antologia contro la guerra. Poesia come impegno civile, letteratura come strumento di dibattito e di sviluppo di una coscienza sociale e politica. Vi collaborarono quasi tutti i maggiori poeti di quegli anni, appartenenti a generazioni diverse e a diversi indirizzi. Altri tempi. Gli scrittori, esponenti di poetiche diverse e talora conflittuali, si trovavano uniti su un tema civile, la difesa della pace, e non esitavano a esporsi pubblicamente. ""Questa raccolta rappresenta una delle ultime, se non proprio l'ultima, testimonianza di un modo di essere scrittori e intellettuali che si estinguerà proprio in quegli anni, quando quel ruolo non significava solo essere impotenti e schiacciati nella morsa fra richieste della industria culturale e isolamento sociale, o rassegnati alla nicchia appartata del recinto poetico, ma esigeva anche una risentita coscienza pubblica, una capacità di volgersi al mondo esterno, di viverne le contraddizioni anche materiali."""" (dall'introduzione di Romano Luperini)"" -
«Pensoso vo mesurando». L'irruzione della modernità nella narrativa italiana tra tardo Ottocento e Novecento
In diciannove saggi sui maggiori scrittori dell'ultimo secolo e mezzo (da De Roberto a Verga, da Pirandello a Di Giacomo a Levi, Soldati, Moravia, Vittorini, Silone, Flaiano, Bonaviri, Consolo, Del Giudice), l'autore indaga la trasformazione del romanzo italiano, rilevando le discontinuità e i cambiamenti, e individuando anche sorprendenti linee di persistenza, che emergono soprattutto in rapporto ai temi del disagio e della lacerazione rispetto alla contemporaneità; il che è più evidente per quei territori (la Sicilia, Napoli, la Basilicata osservate non soltanto dagli scrittori locali) dove più accentuata appare l'irruzione della modernità. -
Di lotta e di memoria. Perché il sindacato ha ancora un ruolo. La CGIL vista dal di dentro
Di fronte ad una crisi sociale ed economica di proporzioni enormi, il segretario generale dello SPI (il Sindacato Pensionati, categoria più numerosa - con quasi tre milioni di iscritti - del maggiore sindacato italiano), si interroga e riflette sulle trasformazioni che hanno investito nell'ultimo ventennio la società e il mondo del lavoro, la CGIL e il rapporto con la politica. Forte delle radici di una famiglia contadina, delle lotte portate avanti per i diritti dei lavoratori e di una esperienza trasversale come donna del sindacato, Carla Cantone, sollecitata dalle provocazioni di Massimo Franchi, tratta con schiettezza le questioni che riguardano l'universo delle pensioni, dalla artificiosa contrapposizione tra generazioni alle pensioni d'oro, dalla disastrosa riforma Fornero a quella, necessaria, dell'INPS. Infine, la Cantone affronta il dibattito in corso nella CGIL, l'elaborazione di strategie che rispondano alle nuove domande che la crisi pone (in particolare, la rappresentanza delle nuove figure di lavoratori: i precari, gli interinali, le false partite Iva), rimanendo ancorati ai valori di fondo: ""Essere di sinistra oggi e domani significa assumersi la responsabilità di difendere tutto ciò che non è casta: dai bambini agli anziani, dai poveri a chi lavora, a chi è disoccupato"""". La riflessione della segretaria dello SPI si svolge in maniera semplice e franca, ricca di spunti personali e di aneddoti sui leader del sindacato e della politica. Prefazione di Emiliano Sbaraglia."" -
Andavamo lontano
È una storia di emarginazione e di migranti che attinge alla realtà del passato e del presente. Il racconto, in tre parti, riguarda i viaggi di sola andata dei proletari degli anni Cinquanta e Sessanta in Europa; dei contadini e degli intellettuali nel Nord Italia nei Settanta-Ottanta; l'immigrazione straniera attuale. Il messaggio non è solo ripensare le radici, l'imperativo è riflettere e operare sperando in un mondo diverso. -
Terra terra inesausta matrice. Poesie dell'infanzia budriese
Una raccolta in dialetto con traduzione a fronte, per far dialogare due lingue, due tempi, due soggetti (l'io dell'infanzia e quello che scrive). Scrive Daniele Vitali nella Prefazione: ""Il budriese è usato per i ricordi, dove si sente anche un certo rimpianto, l'italiano è una specie di contrappunto, con un ritmo stringente che fa invece sentire una certa ironia e un certo distacco, e interrompe un vero e proprio flusso di coscienza dialettale, in cui i pensieri che si affastellano non sono solo ricordi. In chiusura, una Nota sulla lingua di Tiziano Casella."" -
Solitudini
Tredici racconti attraversano i mutamenti radicali di fine Novecento e degli inizi del Duemila. Sono storie complesse, di donne che sperimentano sulla propria pelle conflitti privati e pubblici, che rappresentano, solitarie, il conformismo accanto all'anticonformismo, che subiscono e reagiscono alle contraddizioni di una società disumanizzata e vacua. -
Il tempo dell'attesa
Reale seguito e approfondimento a Il tempo della memoria, in queste pagine c'è, più che il passato, il presente visto con gli occhi disincantati di chi fa i conti con l'esperienza e la ragione. Scrive nella Prefazione Antonio Resta: ""Qui dominano, pressoché esclusivi e assoluti, i temi della vecchiaia, della malattia e della morte, in una prosa di raffinata semplicità, che sfuma ogni lusinga a moti di facile commozione. In maniera aristocratica e selettiva, Bernardini si concentra su cose essenziali e concrete, non indulge a effusioni descrittive. Lo interessano, in effetti, piuttosto le situazioni, non gli scenari né gli attori che, comprimari o comparse, vi recitano la loro parte. Non ateo e neppure credente, lo scrittore continua a interrogarsi, con intatto spirito agonistico, sul perché del male, della malattia e della morte, mentre, dall'alto dei suoi anni, cerca ancora un significato alla propria vita, e lo cerca raccogliendo sulla pagina quelle che appaiono le disperse tessere di una dispersa esistenza""""."" -
La fine dell'avventura
Questa è l'avventura di tre uomini e una donna, legati fra loro da rapporti complessi e molto radicati, che risalgono alla prima giovinezza e sempre sono continuati. Quando, adulti, si trovano in situazioni difficili e rischiose, sarebbe importante, forse vitale, che il rapporto fra i quattro venisse sospeso. Ma si conoscono da sempre, la confidenza e una certa ingenua fiducia non si cancellano, e le informazioni continuano a circolare, aumentando il livello del pericolo. Sullo sfondo, la crisi dell'Unione Sovietica verso la fine degli anni Ottanta: crisi che si riflette nel comportamento dei personaggi, nelle indecisioni, nei sospetti reciproci e nei tentativi di rinnovare più o meno radicalmente la loro vita. La realtà politica si traduce quindi continuamente in una ricerca esistenziale. -
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"Preludio oscuro, incoerente. Suoni spezzati come quelli dai musici che accordano gli strumenti prima che si levi il sipario. L'opera si sviluppa in quanto copia di un originale destituito di senso. Una ascesi rimemoratrice viene a raccogliersi in se stessa dal corpo linguistico col quale era mescolata. E la composizione si dirama per biforcazioni, la cui direzione pare vincolata solo da ciò che è, per iterazione, ripetibile. Idea del ritmo quale costrizione che offre soluzioni di senso che eccedono la significazione, i personaggi recitano cose che essi non capiscono affatto. Incerta la costellazione delle cose reali. Specchi a deformazione controllabile riverberano impronte nello spazio che l'immagine ha abbandonato. La parola può evadere dal ciclo delle comunicazioni; il tempo metrico le diversifica mediante associazioni impossibili. Figure tra le altre del cielo. Forme di gesti, per disorientamento. Alfine di esprimersi mediante connessioni. 'Ut queant laxis'. In risalire verso il centro remoto del silenzio.""""" -
Canzoniere
Il ritmo e l'armonia del verso derivanti da un innato e coltivato amore per la classicità sono sovrani in questa raccolta poetica. Memoria, presenza, futuro in calibrata fusione sono elementi essenziali, reali e allegorici, che l'autore offre al lettore come argomenti di piacere e insieme di riflessione. L'intento, quindi, velato, non è solo estetico ma didascalico in senso lato. In sordina l'autore narra la vita per un bilancio intimo e per fornire esperienze non fugaci. -
Viaggio nel sogno. Piccole prose in diretta
"Leggendo le narrazioni dell'anima di Rotondaro vengono in mente quei versi di Paul Celan che accennano al """"crepaccio dei tempi"""", allo sconquasso, al buio dentro le esistenze degli uomini da cui ci sforza di uscire, ma non sempre ci si riesce. E allora ecco la scrittura che diventa un'ancora di salvezza, un """"cristallo di respiro"""" per farci guardare in profondità con limpidezza, senza velature o condizionamenti di sorta."""" (dall'Introduzione di Mimmo Mastrangelo)"