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Il principe Stanislaw Poniatowski a Capodimonte e il palazzo costruito «per dispetto»
Il centro storico di Capodimonte sorge su una scoscesa penisola rocciosa sul Lago di Bolsena in una posizione paesaggisticamente privilegiata. Di grande valore artistico sono il maestoso Castello Farnese con la sua struttura ottagonale disegnata da Antonio da Sangallo il Giovane, la Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo progettata dal Vignola, il Palazzo Borghese (sede del Municipio) affiancato dalla Torre dell'Orologio, la ""Porticella"""" da cui si gode di una magnifica veduta sul lago, l'ottocentesco Palazzo Poniatowski progettato dal Valadier, l'antico porto farnesiano della Mergonara, le chiese di S. Carlo e di S. Rocco, la """"Cascina"""" sede delle Scuderie Farnesiane. Costituiscono pregevoli attrattive del territorio comunale anche l'ampia fascia costiera lungo la quale si snoda lo storico viale alberato de """"I Pioppi"""", il Museo della Navigazione nelle Acque Interne dove è conservata una piroga dell'età del Bronzo, la preziosa Isola Bisentina con le sue illustri memorie rinascimentali e il vicino Monte Bisenzo che ospitò un grande abitato etrusco circondato da ricche necropoli."" -
Montepulciano e la città eterna. Paesaggi e vedute dall'estetica del Grand Tour alla metà del XX secolo. Catalogo della mostra (Montepulciano, 14 luglio-7 ottobre 2018). Ediz. illustrata
«C'è una magnifica suggestione alla base di questa mostra ed è il film ""In nome del papa re"""" girato da Luigi Magni nel 1977 in cui la Roma raccontata dal grande regista è in realtà Montepulciano. È interessante la scelta fatta da Magni: i maestosi palazzi nobiliari di Montepulciano, la piazza grandiosa, rendono perfettamente l'idea di quella che dovette essere la Roma dell'Ottocento. Ciò è dovuto a una eletta cultura rinascimentale che in questa città toscana ha lasciato un'impronta talmente profonda da risultare pienamente convincente come antica capitale e custode di memorie irrinunciabili e sempre presenti alla coscienza di chi vi vive e di chi vi giunge consapevole e rispettoso. Montepulciano, però, è da un lato un luogo dove si concentra un patrimonio storico e artistico veramente di monumentale pregnanza, dall'altro però è un tipico esempio di spazio remoto, remoto proprio alla coscienza del Grand Tour perché, come spiegano perfettamente le opere e gli oggetti qui raccolti, essendo la città non allineata con i tragitti da cui i viaggiatori scendevano lungo la Cassia per approdare a Roma, è sempre rimasta in un sorta di """"splendido isolamento"""" che nondimeno l'ha resa ancor più agognata e amata da coloro i quali vi sono giunti di tempo in tempo. È una approdo difficile, notarono alcuni dei primi viaggiatori del passato, ma è questo il punto cruciale della questione. In fondo, nell'ambito della nostra mostra, il legame effettivo tra Roma e Montepulciano si restringe a pochi esempi concreti, dal punto di vista diciamo cosl fattuale, il più curioso dei quali si concentra nella amabile figura di Michelangelo Pacetti, finissimo pittore romano figlio del notevole scultore Vincenzo. Pacetti ha lasciato, infatti, alcune belle raffigurazioni di Montepulciano che entrano a pieno diritto nella mostra e ci ricordano antichi legami. Ma poi la connessione tra la città eterna e Montepulciano si dipana nella mostra in un ideale comune di viaggio e conoscenza e, soprattutto, in uno stato d'animo condiviso che è quello della scoperta degli """"inrerminati spazi e sovrumani silenzi"""", come dice Leopardi nell'Infinito, che in effetti costituiscono un aspetto essenziale dell'approccio del viaggiatore dotto e sensibile ai luoghi del Grand Tour. [...]». (dall'introduzione di Claudio Strinati)."" -
Padre Balducci. Fede e religione nella società tecnica
Riemergono da un archvio distratto vecchi nastri registrati qualche decennio fa. Giuseppe Sani annusa l'interesse e li trascrive. Si tratta di una dimenticata conferenza di Ernesto Balducci a Piancastagnaio, in anni caldi, correva il 1968. La prima ondata della contestazione giovanile si consolidava anche dalle nostre parti, dove i ragazzi avevano maggiori possibilità di studiare e confrontarsi con un mondo più allargato; la società delle miniere viveva la sua crisi definitiva e un secolo di storia d'Amiata si stava archiviando in rapporto al nuovo che avanzava a passi da gigante. Nelle parole registrate e trascritte si chiarisce la modernità di Ernesto, scappato da ragazzo verso il suo destino, ma, mai lontano davvero dalla sua montagna. E tutti i grandi temi dell'oggi, dai fenomeni migratori, al consumismo invasivo, alla trasformazione delle relazioni sociali, appaiono in nuce come già prossimi ad una soluzione intravista con semplicità e raziocinio, e che ora, paradossalmente, sembra più distante e complicata. Si mette a fuoco un patrimonio visionario, capace di far dialogare fede cattolica e politica, religioni e antropologia, attraverso un carisma sprigionato dal tono della voce e dalle posizioni super partes, in cui a emergere è l'uomo, in dialogo perpetuo con la sua anima e con il mistero della vita. -
Tracce di Comune, di Provincia, di Monte dei Paschi
Questo lavoro punta a mantenere in memoria storie scomode e recenti che, invece, un certo andazzo vorrebbe gettare nel dimenticatoio. Il commento di fatti e misfatti, personaggi e responsabilità è raccontato accanto a precisi documenti e ritagli stampa per cui il presente lavoro potrebbe definirsi ""doculibro"""". La consecutio temporum degli accadimenti e delle vicende seppure relativamente recenti di Comune, Provincia e Monte dei Paschi di Siena spetta al rigore degli storici. Queste Tracce infatti vogliono servire, semmai, come metro etico-cronistico della loro civica valutazione. E perché non abbiano a ripetersi mai più."" -
Matteo Renzi. La parola sono «io». La narrazione renziana, dal referendum costituzionale 2016 alla campagna elettorale 2018: lo storytelling del leader che rottamò il PD
"Non mi perdonerò mai di aver sbagliato, io, soltanto io: perché quando si sbaglia si usa sempre l'io"""". (Matteo Renzi, 2012) Nella sua ascesa politica, Matteo Renzi ha dato enorme importanza alla comunicazione politica delineando nel tempo uno """"storytelling"""" iper personalistico. """"Matteo Renzi: la parola sono io"""" analizza la narrazione renziana partendo dall'ultima sfida elettorale, quella del 4 marzo 2018, per poi adottare una visione retrospettiva: dal Matteo Renzi delle origini (da consigliere comunale di Rignano sull'Arno, a sindaco di Firenze) al Matteo """"rottamatore"""" ed ideatore del format delle """"Leopolde"""", per poi giungere alla grande scommessa del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Il saggio, attraverso le analisi degli stili linguistici renziani, cercherà di rispondere alla domanda: perché Renzi non è più Renzi?" -
Scritti
Un povero contadino, un uomo incolto e semianalfabeta: si rappresentava così Francesco Tommencioni quando prendeva parola in pubblico e attraverso la stampa. Nato nel febbraio 1856, era cresciuto nella solitudine dei monti e nello squallore della miseria. Lo ricordava intervenendo nel marzo 1895 a una serata di beneficenza, promossa al Teatro degli Unanimi dalla Società Operaia di Arcidosso. Per questa sua esperienza di vita, prima ancora di impararla dal socialismo aveva riconosciuto la necessità della lotta di classe, ma «combattuta civilmente», con l'esercizio del voto. Si era dato «anima e corpo» alla causa delle classi diseredate e si era battuto, alle elezioni del 1892, perché i suoi «fratelli di schiavitù e di sventura» prendessero coscienza della propria dignità di uomini, di cittadini elettori, «liberi e onesti». Quella sera dunque, al Teatro degli Unanimi, respinse l'elemosina della carità e reclamò per i poveri il lavoro e il diritto al rispetto, anche se mancavano di istruzione e di educazione civile -
Ed è già resurrezione. Piccola storia di un amore gratuito che si fa dono, servizio, condivisione
Don Zelio Vagaggini (Piancastagnaio 1 novembre 1925 - 29 ottobre 2017) viene ordinato sacerdote a Pitigliano il 26 giugno 1949. Inviato come vice parroco al suo paese, dal 1962 al 2001 è parroco di Piancastagnaio. Ricopre anche i delicati incarichi di Vicario generale della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello e di Padre spirituale del Seminario regionale Pio XII di Siena dal 2001 al 2007. Appassionato dal rinnovamento ecclesiale del Concilio vaticano II, lavora con grande coraggio per attuarlo nel suo paese e nella diocesi, impegnandosi in particolare per operare e a favore e insieme ai poveri, vecchi e nuovi che la nostra civiltà continua a creare, dove riconosce il Volto di Gesù Cristo. Per questo fonda la Comunità della Resurrezione e la Casa Famiglia della Colta. Queste sono le sue memorie e la sua spiritualità, composte da racconti, ricordi e poesie. -
Graziano Braschi. Quell'uom dal multiforme ingegno
Graziano Braschi: umorista grafico, critico letterario e scrittore. Impossibile raccontarlo. Ne fanno una sintesi Berlinghiero Buonarroti e Roberto Pirani, che propongono e commentano un'accurata selezione dei suoi disegni e dei suoi scritti. L'umorismo di Graziano Braschi, oltre ad essere graffiante e urticante, è intelligente, raffinato, ingegnoso, sottile come la lama di un rasoio. Vivacissimo animatore culturale in Toscana e in Italia, è stato il collante di una lunga serie di attività letterarie legate ai mondi multicolori dell'avventura e del fantastico, in primis del giallo e del noir. In questo percorso di cognizione e di comunicazione usò il talento del disegno e il talento della scrittura. In successione 'apparente'. Le due parti di questo libro intendono dimostrarlo: esse infatti non sono intese nel segno della 'diversità', ma in quello della 'continuità'. -
Il giacobino
Il noto giornalista, Alex Visconti, appena ripresosi dalla precedente tragica avventura, viene chiamato dall'amico colonnello dei carabinieri Marino Terenzi, per aiutarlo nelle indagini di alcuni efferati omicidi avvenuti nella città di Arezzo. Tutti i delitti fanno pensare ad un omicida seriale che evoca avvenimenti legati alla storia della rivoluzione francese. Gli investigatori seguono varie piste e tutte sembrano non portare a nulla. Il giornalista stesso è più volte portato a sbagliare ipotesi. Un finale drammatico e travolgente porterà delle sofferenze ad entrambi i protagonisti. -
Madeleine
"La gioventù è un fiore, e tutti vogliono metterci il naso per sentirne l'odore. Quando, però, appassisce, nessuno più l'annusa.""""" -
I musei dell'Amiata
"Quando perfino in questa montagna sarà scomparsa quella sapienza realistica che faceva ammirevoli i miei vecchi, quando il liquore di queste anfore antiche si sarà mescolato all'acqua non potabile dei luoghi comuni tecnicamente diffusi, dove andremo noi, ostinati discepoli della natura."""" (Ernesto Balducci)" -
Bambini dietro la linea del fronte
"Bambini dietro la linea del fronte"""" è una raccolta di ricordi e testimonianze del secondo periodo bellico mondiale, un modesto tributo di memoria a ottant'anni dalla promulgazione delle leggi razziali (17 novembre 1938), a settanta dall'entrata in vigore della Costituzione (1 gennaio 1948) e dalle prime elezioni politiche repubblicane (18 aprile 1948) alle quali, dopo il referendum (2 giugno 1946), presero parte per la, prima volta le donne. Penso che i ricordi vengano trasmessi particolarmente attraverso la memoria visiva che consente di fissare i fatti in immagini indelebili. Capacità umana, questa, bellissima e potenzialmente dolorosa a un tempo perché consente di evocare forme scaturite dalla sensazione, nell'attimo stesso in cui si fa sentimento." -
O vivo o morto dovrà ritornar, dovrà ritornar. Le vicissitudini di una comunità trentina nella prima guerra mondiale
Gianfranco Molteni è nato a Milano nel 1948, si è trasferito a Siena nel 1969 dove si è laureato in filosofia con una tesi in etnologia. Ha lavorato per diversi anni per le discipline demo-etnoantropologiche di Siena sia nella didattica che nella ricerca. Dall'inizio degli anni Ottanta insegna , materie letterarie prima nelle scuole medie inferiori, poi in quelle superiori. Da metà degli anni Ottanta si è occupato prevalentemente di museografia etnografica, curando l'apertura di numerosi musei nel senese (Orgia, Serre di Rapolano, Buonconvento, San Giovanni d'Asso), nell'area fiorentina (Montespertoli), un parco della Memoria a Lioni (Avellino) e nell'aretino (Castiglione dei Sabbioni). Proprio mentre dirigeva quest'ultimo museo ha incontrato Danilo Taufer e la moglie Antonella che gli hanno parlato dell'esperienza del nonno nelle miniere del Valdarno durante la Prima Guerra Mondiale. Da qui è nata l'idea di questo libro O vivo o morto dovrà ritornar, dovrà ritornar Le vicissitudini di una comunità trentina nella Prima Guerra Mondiale.Da qui è nata l'idea di questo libro. -
Museo di storia naturale della Maremma. Ediz. italiana e inglese
"Questo museo, che state per visitare, è figlio della Maremma ed è modernità, tradizione, è storia narrata, divulgazione, ricerca. È, in altre parole, ricchezza vera, raccontata a chi vuole ascoltare. La Maremma ha saputo cambiare rimanendo fedele a se stessa. Quante altre terre sono riuscite a fare altrettanto?""""" -
Governo locale. Creatività con lo sguardo al futuro. L'esempio di Montalcino
"Mettendo in ordine una notevole quantità di materiali vari (relazioni, articoli, appunti eccetera), mi sono trovato fra le mani alcuni documenti riferiti alle mie prime esperienze nelle istituzioni locali. Il 22 Novembre 1964 venni eletto per la prima volta Consigliere Comunale di Montalcino, come indipendente nella lista del Partito Socialista Italiano (PSI). Avevo da poco compiuto 26 anni, allora se non ero il più giovane, sarò stato probabilmente tra i più giovani eletti d'Italia.""""" -
Pontelandolfo e Casalduni bruciano ancora
È un atto unico di teatro sociale che vuole denunciare uno dei tanti efferati eventi criminosi avvenuti a danno di persone inermi, anziani, donne e bambini, mostrando il lato oscuro del ""Risorgimento"""". Nonostante siano passati oltre 10 anni, nonostante le nuove acquisizioni storiche, nei testi scolastici non c'è traccia di queste atroci verità. Una performance teatrale per contribuire a ricordare e non dimenticare quanto queste popolazioni abbiano sofferto."" -
Castelnuovo dell'Abate. Una comunità valdorciana e il suo statuto medievale
Il volume presenta l'edizione dello statuto medievale di Castelnuovo dell'Abate, comunità della bassa Val d'Orcia, che fu castrum di frontiera della Repubblica di Siena. Il testo normativo è accompagnato da un saggio introduttivo di riferimento politico-amministrativo e storico-agrario e da due appendici dedicate rispettivamente alla mezzadria delle origini nel territorio di Castelnuovo e alla relazione sulla comunità contenuta nella seicentesca 'Visita Gherardini'. -
Una vittoria mancata
Un viaggio alla ricerca dei segreti del Paese delle Aquile. Un racconto di un'esperienza professionale intensa e appassionata in Albania, tra i forti contrasti sociali e le ambigue dinamiche della comunità internazionale. Un'occasione di riflessione sulla sicurezza economica e finanziaria. -
Montalcino nel quattrocento. Lo Statuto dei danni dati e degli straordinari (1452): edizione e note storiche
Il volume di Federica Viola presenta l'edizione dello statuto dei danni dati e degli straordinari della comunità di Montalcino (1452). Muovendo da esso vengono illustrati, con il ricorso ad una vasta documentazione inedita che si aggiunge alla testimonianza dello statuto, aspetti centrali e poco conosciuti della vicenda storica ilcinese quattrocentesca. A temi riguardanti la storia politico-istituzionale, altri si affiancano aventi riferimento alla storia economica e sociale. Una prefazione di Alfio Cortonesi valorizza le informazioni di carattere storico-agrario contenute nello statuto edito. -
Gli edifici sacri di Monte Labbro. Storia e fotodocumentazione dopo le opere di restauro
"A distanza di circa dieci anni viene riproposto il lavoro di ricerca documentaria e fotografica, frutto della mostra presentata nel 2006 e dedicata agli edifici sacri di Monte Labbro. La pubblicazione si arricchisce di una documentazione dedicata agli interventi di consolidamento operati sul sito di Monte Labbro nel 2017 e si aggiorna anche nel formato. In questa nuova veste, essa assume un carattere più autonomo rispetto all'idea di catalogo, pur mantenendo salde le linee che hanno guidato tutto l'impianto della ricerca. Ricomporre l'esperienza lazzarettista alla luce di ciò che Monte Labbro ha rappresentato nello snodarsi dell'intera vicenda è una collaudata chiave di lettura che si arricchisce ulteriormente con questa ricerca fotografico-documentaria. La ricostruzione di un percorso capace di comunicarne i complessi intrecci è l'obiettivo di questo lavoro. La mole di documenti archivistici e iconografici prodotta dal movimento lazzarettista resta naturalmente il segno tangibile di quella esperienza ma, allo stesso tempo, è evidente che lo sforzo per comprendere il contenuto di quegli scritti non può prescindere dal come e dal quanto quei fatti abbiano avuto a Monte Labbro il loro fulcro."""""