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Voci nel vento
I fantasmi della guerra non riposano mai. E ti cercano ovunque, anche oltreoceano. È ciò che accade a Danilo Aracki, uno degli ultimi eredi di una famiglia serba che, generazione dopo generazione, ha attraversato tutti i conflitti del Novecento. Gli spettri del passato non lo lasciano mai solo: quelli del nonno Luka, del padre Stevan, della sorella Veta, tutti protagonisti di drammatiche storie in tempo di guerra. Poi ci sono i vivi: i bambini dell'orfanotrofio di Jasenak, i ricoverati degli ospedali psichiatrici dove Danilo ha lavorato, in Serbia, in Germania e negli Stati Uniti. In fuga dalla sua madrepatria, perseguitato dai ricordi, Danilo cerca rifugio in una comunità di nativi americani nel Midwest; ma la diaspora della sua famiglia non lo abbandonerà neppure lì. 'Voci nel vento' di Grozdana Olujic è un romanzo corale, in cui le radici e i destini di un'intera famiglia si intrecciano a quelli di una terra tormentata, senza pace. -
Lenin. La formazione di un rivoluzionario (1870-1904). Vol. 1
A centocinquant'anni dalla nascita e a poco meno di cento dalla morte di Vladimir Il'ic Ul'janov (Lenin), questa sua nuova biografia copre gli anni della formazione e pone al centro il progetto a cui il dirigente bolscevico ha consacrato l'intera propria opera: plasmare un nuovo tipo di militante politico 'universale' e dargli strumenti analitici e organizzativi che gli consentano di trasformare il mondo. Il presente saggio è in buona parte dedicato a descrivere questa nuova figura di attivista, a dar voce ai suoi rappresentanti, a documentarne psicologia e immaginario: tanto le idee di Lenin quanto le sue decisioni operative si debbono comprendere non solo alla luce dei suoi dibattiti con gli altri teorici di spicco della socialdemocrazia, ma anche - e in misura determinante - nella continua opera di sintesi attiva degli orientamenti ideali e dell'attività pratica di quella cerchia di uomini e donne che egli ha chiamato alla vita e da cui, novello Anteo, trae a sua volta le proprie forze. -
Marxismo aperto. Giuseppe Semerari e l'umanesimo socialista tra destalinizzazione e Sessantotto
In un saggio breve arricchito da brani antologici di valore, l'autore ricostruisce un momento particolarmente fecondo della storia del comunismo europeo, tra gli anni '50 e '70 del XX secolo. L'opera richiama l'attenzione sulla vivacità e la complessità del pensiero filosofico marxista sviluppatosi nel fuoco delle rivolte polacche del 1956 attraverso Kolakowski e Schaff, nella Jugoslavia di Tito attraverso le vicende della rivista «Praxis», in quel misto di speranza e tragedia che fu la Primavera di Praga attraverso Kosík. Impegnati in una serrata critica del socialismo realizzato, questi intellettuali aprirono la strada a una nuova riflessione filosofica di cui, in Italia, Giuseppe Semerari (1922-1996) fu un importante interprete, contribuendo con la sua analisi del marxismo aperto dell'Europa orientale alla diffusione delle proposte teoretiche dei suoi principali esponenti. Il volume contiene la traduzione integrale del testo di Leszek Kolakowski - Wovon leben die Philosophen? - realizzata da Giuseppe Semerari. -
Filosofia nella pandemia. L'altro vaccino
Dov'è la Filosofia durante la pandemia? È la domanda alla quale vuole rispondere questo agile volume nato durante il lockdown e nel dramma del Covid-19. Nel periodo pandemico la comunicazione sulla malattia è curata prevalentemente da politici e medici che hanno portato avanti strategie utilitaristiche, i primi tesi a raggiungere obiettivi economici e sociali, i secondi impegnati a salvaguardare la salute dei cittadini. Tuttavia alcuni problemi di fondo possono avere risposte solo da altre discipline, in primis dalla Filosofia. Quale umanità dovrà risorgere dalla pandemia? Quale condizionamento sta esercitando il morbo sulla vita futura? Quali strategie potrebbero essere introdotte per realizzare una socialità eticamente e funzionalmente rinnovata? Far comprendere un evento a cui spesso sono state date interpretazioni confuse e discordanti è l'obiettivo di questa raccolta. I testi di Tenerelli, Maiale, Altamura rappresentano la pars destruens del volume, laddove si analizzano i processi sociali necessariamente mutati a causa di una differente percezione dell'Altro determinata dal virus. I contributi di Mercante, De Pasquale e Labellarte sono mossi da un approccio costruttivo, alla ricerca di una risoluzione possibile. Tutti gli interventi sono accomunati dal proposito di muovere il pensiero filosofico per realizzare una fondamentale consapevolezza: stiamo vivendo un processo storico che, se ben studiato e agito, potrebbe migliorare la vita dell'intero pianeta. -
Sull'altra sponda
Reportage di una breve visita in Albania (1959). Il libro conferma la fuoruscita di Fiore dall'orizzonte della provincia meridionale, anche se la conoscenza dei paesi stranieri è finalizzata a individuare efficaci terapie per la loro cura: tanto più perché fra il ""Paese delle aquile"""" e il nostro Mezzogiorno esistono profonde affinità economiche e sociali, ma anche di civiltà e di cultura. Inoltre queste pagine ebbero il merito di perorare la causa dell'amicizia italo-albanese, i cui vantaggi sono lucidamente compresi da Fiore in anticipo sui tempi, e che si realizzerà infatti soltanto decenni più tardi, in un mutato contesto storico-politico. Infine, questo diario di viaggio costituisce una testimonianza importante della stagione finale dell'impegno etico-civile del grande meridionalista: una stagione scarsamente indagata dagli studiosi, e che pure getta nuova luce sul significato della sua parabola umana e intellettuale, nonché sull'attualità del suo insegnamento."" -
Papi che leggono Dante. La ricezione dantesca nel magistero pontificio da Leone XIII a Benedetto XVI
In un clima polemico tra cattolici e non cattolici, negli anni dell'Unità d'Italia, in cui una falange del patriottismo italiano aveva incasellato l'Alighieri sotto l'egida del ghibellinismo anticlericale, Leone XIII interviene assolvendo la Monarchia dalla colpa di eresia e ricollocando il pensiero di Dante in seno alla Chiesa. Sulla scorta di tale assoluzione, Pio X incentiva le iniziative per il VII centenario dantesco, Benedetto XV rivaluta il poeta con l'enciclica ""In praeclara summorum"""" (1921), aprendo le porte al riuso che i pontefici successivi faranno del corpus degli scritti danteschi: Dante diventerà una auctoritas a supporto delle argomentazioni, per mezzo di una fitta trama di allusioni e citazioni. Nel 1965, in occasione del VI centenario dantesco, Paolo VI con la lettera apostolica """"Altissimi cantus"""" definirà Dante teologo e Giovanni Paolo II si servirà della fonte dantesca non solo nei documenti del magistero, ma anche nella sua produzione letteraria, soprattutto nel Trittico romano."" -
Metamorfosi di un mistero. Savino e Apuleio
Nel corso della sua carriera letteraria Alberto Savinio (1891-1952) ha più volte letto e ""riscritto"""" le """"Metamorfosi"""" di Apuleio (II secolo d.C.), opera narrativa nota anche come l'""""Asino d'oro"""". Questo studio cerca di comprendere tanto le motivazioni che hanno portato Savinio a confrontarsi con il testo apuleiano, quanto gli esiti filosofici ed estetici della sua rielaborazione, esplorandone i molteplici livelli. L'operazione saviniana di riscrittura si caratterizza da un lato per l'adattamento e la rielaborazione del rapporto ermeneutico tra testo e lettore che Apuleio aveva impostato, e dall'altro per la ristrutturazione dei dispositivi enunciativi. Da questo punto di vista lo studio approfondisce lo strumento concettuale della metalessi per sondare il modo in cui Alberto Savinio fa interagire verità e finzione, testo e realtà. Infine, esso presenta un'interpretazione filosofica della riscritture saviniane di Apuleio, mostrando come lo scrittore italiano abbia cercato con esse di riflettere sul problema del male nella natura umana."" -
Socrate e Platone. La ricerca e l'idea
Conosci te stesso, il motto scritto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, per Socrate non significa solo conoscere in sé l'individuo con le sue caratteristiche contingenti, ma conoscere e riconoscere in sé ciò che è universalmente umano. Vuole dire 'conosci la tua anima', giacché l'uomo, nella sua essenza più profonda, non è altro che la sua anima. Il suo pensiero ce lo ha trasmesso il discepolo Platone, in 'dialoghi' in cui la 'ricerca del maestro' si approfondisce e sviluppa fino alla scoperta del mondo delle idee e dell'idea di sommo bene: è quella che Platone chiama la 'seconda navigazione', che, spiega Reale. L'anima e la metafisica: non solo e non tanto conquiste teoretiche, ma ragioni di un impegno nella pòlis per la verità e per il bene comune. -
Oliver Cromwell. Testo russo a fronte. Ediz. bilingue
Il melodramma storico Oliver Cromwell (1919) di Anatolij Lunacarskij (1875-1933), Commissario del popolo per l'Istruzione del primo Governo sovietico, è uno dei testi più significativi dei ""misteri rivoluzionari"""" dell'Ottobre teatrale. La proiezione ideale della rivoluzione inglese del '600 su quella bolscevica dell'Ottobre 1917 nasce sulla scorta d'una visione storiografica stabilizzata dal succedersi delle Rivoluzioni in Europa: quella puritana attrasse Lunacarskij anche per via della sua tendenza a vedere nel socialismo una nuova """"religione"""" dell'Umanità. Un rinnovato esercizio di teopoiesi, nel quale s'intrecciano motivi politici, sociali e culturali (inclusa una nota di massoneria). La singolare figura intellettuale e politica dell'autore, che ebbe con Lenin e col Partito bolscevico uno stretto rapporto sempre nutrito di discussioni teoriche, e la valenza storica del suo Eroe, indussero la rappresentazione del testo - ormai semidimenticato - in Cecoslovacchia, nei mesi cruciali della """"Primavera di Praga""""."" -
Evgenij Kropivnickij e altri esperimenti di sopravvivenza letteraria
Il saggio analizza l'opera di Evgenij Kropivnickij e, tangenzialmente, di altre figure 'minori' del periodo, rilette come alternative estetiche all'utopia dello stalinismo e come precursori dei modi e delle forme caratteristiche del samizdat maturo. È infatti opinione diffusa che la cultura sovietica degli anni Trenta e Quaranta sia stata - ad eccezione di rari esponenti del modernismo - monolitica e soggiogata al diktat realsocialista o confinata e quindi soffocata nei Gulag. In realtà, come spesso avvenne nella storia della Russia e nonostante le purghe e il terrore generalizzato, anche questo periodo ha avanzato poetiche personalissime, foriere di proposte estetiche e culturali alternative a quelle ufficiali, sebbene relegate al sottosuolo e inaccessibili al pubblico. Nei decenni più bui della storia sovietica, esse ebbero la forza di riattualizzare le conquiste del modernismo nel contesto disumanizzante della dittatura staliniana. -
Più silenzioso dell'acqua
La guerra semina morte anche tra chi è rimasto in vita, una morte lenta fatta di rimorsi e fantasmi. Reduce dal conflitto fratricida serbo-bosniaco seguito alla disgregazione dell'ex Jugoslavia, Danilo Misic è consumato dal senso di colpa per un fatale errore commesso sul campo di battaglia e si è chiuso in una prigionia mentale in cui trova spazio solo un dialogo immaginario col poeta russo Daniil Ivanovic Charms. Ruotano attorno a Danilo i cinici medici dell'ospedale psichiatrico, la moglie Radmila, il dottor Borkovic che lo tiene in cura. Fanno da cornice le contraddizioni del dopoguerra: la corruzione, l'impunità dei carnefici, i traumi personali e collettivi di un conflitto che neppure l'intervento di forze sovranazionali è riuscito a fermare. Più silenzioso dell'acqua è un requiem privo di schermi ideologici su una guerra che non ha visto vincitori ma solo vittime. -
Un album di storie
Seguendo le voci di gente senza nome che si mescolano e si intrecciano in un perfetto racconto corale, Andonis Gheorghìu accompagna il lettore di 'Un album di storie' nella sua Cipro. Attraverso questi racconti, tra situazioni intime e private e fatti pubblici, conosciamo la realtà dell'isola, della sua gente, a partire dalla dolorosa vicenda dell'invasione turca del 1974, le cui stragi e i cui dispersi sono, nella memoria dei ciprioti, una ferita ancora profonda e viva - che l'autore affronta in un'ottica libera da stereotipi e pregiudizi -, per arrivare ad alcuni aspetti della società cipriota contemporanea, come la condizione degli immigrati e l'omofobia. Testimonianze dirette, articoli di giornale, reportages, pagine web, citazioni da detti popolari, poesie, rendono la polifonia del libro particolarmente ricca e variegata. -
Il silenzio della pietra
Nel 'Silenzio della pietra' la storia personale di Sude si intreccia con le vicende e le ferite ancora aperte della giovane repubblica di Turchia. Il gomitolo dei ricordi si dipana a partire dall'infanzia e dall'adolescenza in cui Sude è divisa tra due mondi familiari profondamente diversi, passando attraverso la scoperta delle origini armene del ramo materno, arrivando infine alla perdita dell'uomo che ama. Lentamente Sude assembla i tasselli della storia familiare, scontrandosi con il silenzio che avvolge la storia della persecuzione armena, con le sue deportazioni e le forzate conversioni. Via via che prosegue la ricerca la narrazione si fa più onirica, confondendo la realtà col sogno, l'immaginazione con l'incubo, in una atmosfera di crescente oppressione. Sullo sfondo di uno degli episodi più dolorosi della storia della Turchia, è il filo rosso della paura a intrecciare i destini dei personaggi. -
Rime
La tragica fine a Valsinni della giovane poetessa lucana Isabella Morra, seguita da quella del presunto amante, Diego Sandoval de Castro, ha attraversato i secoli e alimentato l'immaginario collettivo. Da quando Benedetto Croce ha focalizzato l'attenzione sulla scrittrice e sulla sua produzione letteraria, non sporadici sono stati gli approfondimenti critici su questa figura sospesa tra adesione al codice petrarchista, necessità della scrittura e programmatica aspirazione alla gloria letteraria. Questa edizione si ripropone l'obiettivo di inquadrare il mito di Isabella nel caleidoscopico avvicendarsi delle interpretazioni, con uno sguardo aggiornato alla fortuna della scrittrice. I testi delle Rime, corredati di note esegetiche e di puntuale rinvio alle fonti, si offrono ai lettori rivelando ancora una volta tutta la loro freschezza e novità. -
Juhan
Nel pieno del primo conflitto mondiale, mentre nella penisola di Gallipoli un Impero ottomano ormai in ginocchio si difende strenuamente dagli attacchi delle truppe da sbarco alleate grazie all'appoggio bellico della Germania, nella capitale Costantinopoli (l'attuale Istanbul) si consuma un dramma di amore e morte che vede protagonista Juhan, una giovane femminista turca dalla bellezza statuaria e dal fascino conturbante, che intende farsi promotrice di una grande riforma culturale, sociale e politica del suo Paese, anzi, «di tutto l'Islam», a partire dall'emancipazione delle donne, vittime di un'antica tradizione conservatrice e patriarcale. Se il sultano ha dichiarato il jihad contro gli aggressori miscredenti della Triplice Intesa, Juhan invoca il suo personale jihad, non contro i nemici cristiani, «bensì contro l'infedeltà e la tirannia dell'uomo», reo di aver segregato il genere femminile entro gli angusti confini dell'harem, relegandolo ai margini della società. Prefazione di Isabella Camera D'Afflitto. -
I mendicanti nobili
I mendicanti nobili (Medzabadiv Muratsganner) è un romanzo satirico sull'avarizia e la vanità umane, caratteristiche possedute da tutti i personaggi della storia che si rivelano degli idioti, dei bugiardi o, a volte, entrambe le cose. Il protagonista dell'opera - già tradotta in arabo, inglese e francese - è Apisoghom Agha ('signore' o 'padrone'); gli fa da corollario un vasto assortimento di ciarlatani, editori, giornalisti, poeti, medici, preti, avvocati, che si recano da lui per offrirgli aiuto, ma soprattutto per ricevere in cambio i suoi favori. Questi personaggi rappresentano l'intellighenzia armena caduta nella povertà spirituale a causa delle condizioni socio-politiche e ridotta ad adulare uomini come Apisoghom Agha, ricco, provinciale e ignorante. Nell'Armenia del XIX secolo, così come nel mondo odierno, tutto ruota intorno al denaro e al tornaconto personale. Quest'opera quindi, sebbene rappresenti una società ben precisa, ha un carattere universale. -
Filosofia e rivoluzione digitale. Echi dal futuro
La questione che si vuole affrontare in questo agile volume muove dall'affermarsi della rivoluzione digitale, di cui molti parlano e scrivono come di un fenomeno già in atto nelle pratiche che interessano ampi settori della nostra vita - dall'architettura, all'ingegneristica, all'arte e così via - traendone riflessioni originali sull'impatto esistenziale di chi le pratica e di chi le subisce. Con l'aiuto di un gruppo di giovani professionisti ormai pienamente inseriti in ambiti di studio e di lavoro in cui il digitale ha trovato piena occupazione - e con il contributo teorico di una docente universitaria del settore - viene qui affrontata la trama complessa e decisiva dei rapporti tra filosofia e saperi digitali. L'impresa è ardua: occorre incrociare le linee interpretative e avviare una riconsiderazione del lavoro filosofico in relazione ai cambiamenti del Sé, al modo in cui ci rapportiamo gli uni con gli altri e diamo forma al mondo. -
Scritti sulla cultura russa (1910-1960)
Il presente volume raccoglie una selezione tra i più importanti scritti, pubblicati su quotidiani e riviste, che Tommaso Fiore ha dedicato alla cultura russa, a partire dal 1910 fino all'inizio degli anni Sessanta. Tali riflessioni si declinarono perfettamente con le principali svolte storiche e culturali che caratterizzarono la sua percezione della Russia zarista e di quella sovietica: la Rivoluzione d'Ottobre, la Seconda guerra mondiale, lo stalinismo, il disgelo, il ruolo della Russia in Europa, ma anche il retaggio dei grandi classici (in particolare Tolstoj, Dostoevskij e Cechov), infine la testimonianza degli scrittori contemporanei e la loro diffusione in Italia. La selezione di articoli qui presentata permette di apprezzare, più che in altri testi, lo stile e il metodo di Tommaso Fiore, volti sempre a una ricerca del senso ultimo delle cose e delle contraddizioni presenti nell'anima russa, attraverso il principio dell'accostamento di grandi opposizioni tematiche e la definizione delle frizioni derivanti da tale accostamento. -
Sabo si è fermato
"Sabo si è fermato"""", romanzo breve di Oto Horvat, si segnala innanzitutto per una intensa vena lirica. L'autore, attraverso la voce dell'io narrante Sasa Sabo, sperimenta la scrittura soggettiva come terapia contro il dolore dell'anima all'indomani della morte della giovane moglie, qui sempre evocata con la lettera-simbolo A. In bilico tra diario, libro di memorie e appunti di viaggio, la storia si presenta come una sequenza di voci con frequenti trafitture, anche se dall'impianto non è difficile ricostruire la cronologia degli eventi: le biografie familiari dei due giovani, la vita della coppia negli anni Novanta e i suoi spostamenti lungo un itinerario che tocca diverse città europee: Novi Sad, Budapest, Berlino, Firenze. Un'armoniosa intesa intellettuale spezzata dalla malattia, cui seguono il trauma della perdita, la solitudine e lo spaesamento del """"dopo"""". Nel labirinto dei micro-episodi si fa pervicacemente strada l'idea della scrittura come confessione, forse unica via d'uscita dalla sofferenza. Difatti, in un rapido susseguirsi di tonalità elegiache, talvolta non immuni da accenti cupi ma sempre intercalate dalla luce del ricordo felice, il romanzo si afferma come prova di forza e inno alla continuità della vita, facendosi a suo modo portavoce di un messaggio di speranza." -
Exultet I di Bari. Parole e immagini di pace tra Oriente e Occidente alle origini della letteratura di Puglia
L'Exultet I di Bari è «la prima espressione poetica pugliese» (Avitto) e può considerarsi, per tanti aspetti, un prodotto originale della cultura barese dell'XI secolo: lungo più di cinque metri, largo 40 cm, è un rotolo di pergamena, uno dei ventotto scritti e miniati nell'Italia centromeridionale durante il basso medioevo, allestiti per cantare, nella veglia pasquale, il preconio, l'inno di esultanza della Chiesa per la risurrezione di Cristo. Il codice barese presenta un testo latino in gran parte originale rispetto a quello franco-ambrosiano entrato nel Messale romano, in una scrittura locale, variante della beneventana, passata alla storia come bari-type. Il commento figurato, che abitualmente accompagnava questo tipo di opera, appare qui per la prima volta orientato in senso opposto rispetto al testo, così che, mentre il diacono lo cantava srotolandolo dall'ambone, il popolo poteva seguirlo attraverso le immagini. In questa nuova edizione si presentano il testo integrale, la traduzione, un puntuale commento filologico e iconografico, arricchito da un capitolo sulle notazioni musicali che corredano il testo e da uno studio sui 48 santi raffigurati nei medaglioni inseriti nelle cornici marginali che corrono lungo tutta la pergamena.Questo Exultet barese mette insieme elementi latini e longobardi, bizantini e arabi, ebraici e armeni, classici e cristiani, in una sintesi culturale, religiosa e civile, che costituisce una testimonianza di unità e di pace tra Oriente e Occidente, alle origini della letteratura in Puglia.