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A domanda rispondo...
Il libro - come ci informa Walter Della Monica nella sua presentazione raccoglie scritti pubblicati sul Resto del Carlino, dove Fuschini teneva una seguitissima rubrica di domande e risposte fra lui e i lettori del giornale. Se mai avessimo bisogno di una prova ulteriore della ricchezza umana e dello stile prodigioso del gran prete ravennate - l'uomo che Giuseppe Prezzolini definì il maggiore degli scrittori cattolici del Novecento - qui la troveremmo in assoluta e solare evidenza: perché nelle sue risposte insieme acuminate e dolcissime, ironiche e svagate, divertite e graffianti, e sempre nella luce della sua fede, don Fuschini impegna tutta la sua intelligenza e tutta la sua finissima arte di narrare, dando fondo per intero alla ricchezza di una parola impareggiabile. -
Il papa, vescovo e pastore. Nuove fonti per la riforma della Chiesa a Roma nel secolo XVI
Si presentano materiali in larga parte sconosciuti e preziosi sulla realtà pastorale di Roma nel XVI secolo. Dopo il sacco di Roma con le visite pastorali volute dal papa si vede la ricostruzione materiale e morale della città, calata nella concretezza del vissuto non solo religioso. Anche da qui si arriva alla riforma della Chiesa e al Concilio di Trento. Dopo la conclusione di Trento la Chiesa di Roma si offre come esempio, aprendo pagine totalmente nuove da una chiesa e comunità all'altra. Si arriva a prevedere una estensione da Roma al mondo e non mancano materiali e dossier su diversi problemi. La vita delle istituzioni si correla con la vita del clero come con quella delle persone, focalizzando aspetti del tutto nuovi per la storia della città che ne viene esaltata, insieme con gli stessi pontefici. -
Le radici di Fellini. Romagnolo del mondo
Federico Fellini, l'artista italiano del Novecento, se non più importante più famoso nel mondo, lascia la piccola patria (Rimini e più in generale la Romagna) alla fine degli anni Trenta, quando non ha ancora compiuto vent'anni. Intende dedicarsi al giornalismo, alla scrittura. Diventa, invece, il favoloso regista amato dai critici più sofisticati e dal pubblico comune. Allo stesso tempo la partenza insinua in lui un invincibile desiderio di ritornare. Non tanto nella realtà quanto nella finzione cinematografica che rappresenta la sua ""verità"""" più intima e profonda. Per questo assai spesso viene definito """"regista di Rimini"""" o """"romagnolo"""". Non banalmente per la casualità di una nascita. Ma perché i suoi film intrattengono stretti legami con la terra natia che, come un fiume carsico, a volte splende, altre volte si cela. Nondimeno, anche quando essa non si mostra, lo spettatore attento non mancherà di ritrovarne le tracce indirette. Fellini fonda sul ricordo dell'infanzia e della giovinezza buona parte del suo cinema. Questo libro racconta le immagini e i suoni di questa storia che trova il suo apice in Amarcord, scritto con un altro romagnolo Tonino Guerra."" -
Calendario e tradizioni in Romagna. Le stagioni, i mesi e i giorni nei proverbi, nei canti e nelle usanze popolari
Il ciclo dell'anno, scandito dall'avvicendarsi delle stagioni e dall'alternarsi di tempo del lavoro e tempo della festa, influenzava, fino a un recente passato, il modo di vivere, di essere e di pensare dell'uomo. Anche gli eventi climatici condizionavano fortemente l'attività umana, in gran parte incentrata sull'agricoltura e sull'allevamento. Nella cultura popolare, le stagioni, i mesi e i giorni sono stati così oggetto e spunto di numerosi proverbi, indovinelli, filastrocche, favolette, canti, che da una parte ne celebrano le caratteristiche mitico-rituali, religiose e culturali, dall'altra ne enunciano le particolarità concrete e materiali e servono quindi a trasmettere e a memorizzare un vero e proprio vademecum per lo svolgimento delle attività agricole e pastorali, per le previsioni meteorologiche ecc. Tali testi sono qui disposti in ordine calendariale, spiegati e commentati: ne esce un affresco affascinante, di grande rigore scientifico e metodologico e, nel contempo, di facile e piacevolissima lettura. -
Vita (1934-1950). Una storia nella campagna romagnola
L'autarchia campagnola di una Romagna ormai scomparsa raccontata seguendo il filo della memoria. I ricordi dell'autore narrano un viaggio a ritroso nel tempo che lucidamente ci riporta alla prima metà del Novecento quando la definizione di Romagna era lungi dal rappresentare terreni di dolci e fiorite coltivazioni. Benessere, turismo, movida e notti bianche erano inimmaginabili e fantascientifici aromi che, come scia appena percettibile, gli Alleati lasciavano al loro passaggio insieme alle sigarette, al cioccolato e a Glenn Miller. L'attraversare la seconda guerra mondiale con gli occhi di un ragazzino, strisciando con angoscia e paura sulla via Emilia, fra il Senio, Lugo e Faenza, ci rammenta con amara forza che, per capire chi siamo davvero, non è concesso dimenticare da dove veniamo. -
Le idee vengono di notte
"Questo racconto, che per certi aspetti richiama la tradizione delle short stories di Edgar Allan Poe e Robert Louis Stevenson, ci immerge in una dimensione che esercita una tenera seduzione, a metà strada fra sogno e realtà, magia e verosimiglianza. La ricerca di un libro perduto in un immaginario paese del Sud Tirolo (un po' come la Balbec di Proust o la Valois di Nerval), diventa motivo di una investigazione colta che allarga i propri confini in una geografia misteriosa, alla caccia delle intramontabili questioni dell'uomo: la ricerca dell'identità, il grumo di esperienze sepolte nell'infanzia, una storia d'amore intensa e di elusiva sensibilità medioevale. Un racconto che sprigiona da una singolare perizia stilistica, saturo di delicate allucinazioni e di sensuale simbolismo, ma adagiato nel ritmo nervoso di un poliziesco. Contrasto che ne delinea la speciale bellezza."""" (Antonio Castronuovo)" -
Storia di Ravenna. Dalla preistoria all'anno Duemila
Poche città possono vantare una ricchezza di storia e d'arte come Ravenna. La storia qui raccontata evoca l'impareggiabile patrimonio artistico e architettonico di una città che si fece teatro delle vicende che, al tramonto dell'Impero Romano d'Occidente, la portarono sul proscenio del mondo e la elessero a sede della grande arte architettonica e musiva del Medioevo profondo, e a farsi ricetto della tomba di un re barbaro, che aveva sognato il pacifico incontro di diverse culture. E ugualmente, la città si fece luogo ove raccogliere per sempre il più grande dei poeti, capace di dare voce al desiderio poetico di un intero millennio, e di eternarlo. Basterebbe questo per rendere la storia di Ravenna la più affascinante tra quelle di una terra, la Romagna, pur ricchissima di luoghi e di memorie. Sennonché, Ravenna ha saputo anche costruire, una contemporaneità ricca per vivacità economica, predisposizione industriale, vocazione portuale. Senza contare che qui nacquero il movimento cooperativo e alcuni partiti destinati a segnare la storia del Novecento: crebbe qui la passione civica con la gloria della Resistenza e i principi della solidarietà, dell'uguaglianza, dell'integrazione. -
I misteri di Cesena
Cesena, la città scorpione - di essa scrivono Niccolò Machiavelli nel Principe ed Ezra Pound nei Cantos - è un luogo in cui sembrano concentrarsi le più oscure bizzarrie e le più agghiaccianti assurdità: vi si è consumata la strage che un cronista medievale definisce «la più violenta mattanza dai tempi della Guerra di Troia»; il terribile, sanguinario Cesare Borgia, figlio di Papa Alessandro VI, vi ha posto la capitale del suo Granducato di Romagna; Cia degli Ordelaffi, virago guerriera, vi ha combattuto con un coraggio divenuto leggendario la sua disperata battaglia per la libertà. Qui una ragazzina ha spaventato Giacomo Casanova, il grande seduttore (che, invece di sedurla, è scappato a gambe levate); una contessa è inspiegabilmente esplosa; un uomo ha cantato (e riso) al suo funerale. E sono accadute miriadi di altre mirabilia, tenebrose o abbacinanti, spaventose o comiche. -
Leopoldo Lucchi, «Gigi». Il partigiano, il politico, il sindaco
Scrivono gli autori nella loro nota di premessa: «Il contributo che Leopoldo Gigi Lucchi - il partigiano, l'uomo politico, l'amministratore - ha dato alla propria comunità, nei decenni che lo hanno visto protagonista nella vita politica cesenate, si coglie nei progressi che la città ha conosciuto, divenendo in quegli anni pienamente partecipe della crescita complessiva della Romagna. Questa consapevolezza ci ha stimolato a cercare di consegnare ai Cesenati una conoscenza dettagliata e documentata della vita di un politico che ha saputo essere anche il sindaco di tutti. In ciò è stato guidato dall'interesse generale e dalla ispirazione unitaria che lo ha accompagnato fin dal tempo della Resistenza. Oggi che la politica è spesso colpita da giudizi negativi sulla stessa moralità dei protagonisti, ci piace sottolineare la rettitudine dell'uomo: consapevole di questa sua nettezza morale, dopo trent'anni di Consiglio Comunale, quindici dei quali come sindaco, Gigi soleva dire con tranquillo orgoglio: «Esco povero così come sono entrato». Nel ripercorrere la vita di Leopoldo Lucchi, abbiamo inevitabilmente ricostruito anche la storia politica e amministrativa della città. -
La guerra dei sei giorni in diretta
Esattamente cinquant'anni fa, tra il 5 e l'11 giugno 1967, il mondo assistette ad una guerra forse tra le più brevi della storia contemporanea e nello stesso tempo tra le più decisive, per le sue conseguenze. Relitto della seconda guerra mondiale e del genocidio nazista ai danni della nazione israeliana, lo scontro mortale tra il giovane Stato ebraico e le nazioni arabe scosse profondamente l'opinione pubblica mondiale tanto da segnare ancora oggi, violentemente, la vita politica e il destino di interi popoli del Medio Oriente. L'autore di questo libro, a Francoforte sul Meno in quel giugno terribile, si impegnò in un compito singolare, peraltro segno della sua passione di studioso: registrò su un magnetofono i vari giornali radio che trasmettevano notizie e commenti del conflitto e li collezionò come documenti preziosi i quotidiani di lingua tedesca, francese e inglese, europei e statunitensi. Sotto la suggestione del cinquantenario della guerra arabo-israeliana, Ugolini ha richiamato in vita questo patrimonio documentario e ce lo offre, in accurate traduzioni in italiano, con un vasto patrimonio di immagini, per raccontare una pagina fondamentale della storia del Novecento. -
Su l'ali. Testo italiano e spagnolo. Ediz. bilingue
In questo nuovo libro, Franco Grittani parla, più che mai, della bellezza della vita. Vi si raccolgono versi dedicati a Dio e allo Spirito, versi di ammirazione per la natura, versi d'amore, versi a tema sociale. In liriche come A Cinzia, A Dio, Al Sole, Madre e, ancora, Il Tempo, Giovinezza, Su le Alpi, All'Italia e altre..., la poesia sgorga dal cuore e si distende in toni altamente poetici [Mariana Roa Reyes]. -
Perché la mente costruisce e distrugge
La mente costruisce e distrugge. Se non sopportiamo chi siamo costretti a frequentare e per evitare i conflitti samo obbligati a non dire quel che ci parrebbe necessario, iniziamo a fantasticare in negativo. In una simile circostanza stiamo usando la parte distruttiva del nostro cervello. Se invece usiamo la nostra parte costruttiva possiamo porgere ascolto senza pregiudizi a quello che ci viene detto senza che l'inconro ci determini tensioni: comprenderemo i problemi dell'altro, li assumeremo con un giusto grado di coinvolgimento, penseremo positivo e per questa via ritroveremo l'armonia e dunque la possibilitò di vivere più serenamente ed essere felici. Su questo sfondo, il libro organizza pagine densissime di vita vissuta, di situazioni esistenziali problematiche e insieme mostra la via per la risoluzione dei conflitti e delle tensioni: un orizzonte davvero coinvolgente di umanità e di saggezza, di esperienza e di conoscenza. -
Nichilismo. Elementi per un'introduzione
Il presente volume affronta il problema del nichilismo contemporaneo attraverso un'ipotesi interpretativa che investe complessivamente i suoi risvolti tecnici, religiosi, politici ed estetici. Il ""più inquietante fra tutti gli ospiti"""" (Nietzsche) appare come esito epocale di un progetto di negazione e rimozione tecno-scientifica dello iato sensomotorio, quella sconnessione biologica tra stimolo e risposta e quel fattore di disadattamento dell'uomo all'ambiente che - mentre costituiscono un deficit di partenza - sono responsabili della plasticità, creatività e riflessività umane. La psicoanalisi delle relazioni oggettuali offre gli strumenti per pensare il dissolvimento del piano di trascendenza e dei fenomeni transizionali che ha conseguentemente investito tutte le residue sfere della cultura, dall'arte alla politica, a favore della performance ottimale del circuito input-output. Infine, lo straordinario mito moderno del vampiro, come un filo intimo e sotterraneo, fornisce all'insieme dello studio una continuità anche di ordine immaginoso ed emotivo."" -
Symballein. L'altra metà del piatto
Un misterioso hacker lancia ripetuti attacchi informatici firmandosi con la sconosciuta sigla ""Ibn al-qawwas"""", letteralmente """"il figlio dell'arciere"""". Manuela, giovane orientalista disoccupata, viene suo malgrado coinvolta dai servizi segreti militari nelle ricerche per individuare chi si nasconde dietro quella strana firma. Con l'aiuto dell'anarcheologo Leonardo, Manuela avvia un'indagine parallela che la porta ad imbattersi in una pagina di storia rimossa e dimenticata: la soluzione finale adottata settecento anni fa contro i musulmani d'Italia. Ma un agente dei servizi è sulle sue tracce ed anche il figlio dell'arciere la sta cercando proprio nei giorni in cui Manuela sta celebrando il symballein, il ricongiungimento, con l'amica Sandra. L'antico rito greco vuole che quando due persone si separano rompano a metà un piatto e se ne tengano un pezzo ciascuna. Il giorno del ricongiungimento i due cocci verranno di nuovo uniti ed il piatto ricostruito. Al centro di una lotta senza quartiere, Manuela si troverà a battersi per un ricongiungimento che sfida ogni logica. Sullo sfondo le vicende della cooperativa sociale Il cavaturaccioli e dei suoi bizzarri lavoratori."" -
Il cappello in aria. Quando il corpo è una prigione e il cuore in libertà
"Tirare il cappello in aria è un gesto sbarazzino di vivacità, di amore per la vita e di sfida alla sorte. Per questo il titolo assume un significato che si addice particolarmente al personaggio descritto in questo libro. È una frase rivoltagli da un medico, per indurlo a non arrendersi di fronte a un futuro denso di gravi complicazioni. Manlio Malatesta è il personaggio di questo libro, preso di mira da una malattia incurabile. Pur nella sua drammatica realtà questa storia è un incredibile inno alla vita. Anche nei momenti più difficili, è prevalsa la sua capacità di farvi fronte con una inesauribile forza d'animo e un coraggio esemplare. Il suo esempio rappresenta la forza di chi, nonostante tutto, non cede e cerca di non rimanere prigioniero del proprio corpo, ancorandosi e valorizzando tutto ciò che può continuare ad appagarlo, dando un nuovo senso alla propria vita"""". Introduzione di Pietro De Carli." -
Io c'ero
Come si può resistere all'attacco delle forze del male? Come si può resistere alla stupida ferocia della guerra, all'insana cattiveria di chi è accecato dall'odio? Un bambino di Cesena ci è riuscito, usando l'antidoto più semplice per combattere il male. Questo antidoto è il bene. Un antidoto che si manifesta nell'abbraccio protettivo dei suoi genitori e dei suoi fratelli, nella solidarietà dei vicini di casa, perfino nella bellezza della campagna di Martorano, magnifico scenario messo a rischio dagli ultimi morsi della seconda guerra mondiale. ""Io c'ero"""" è la piccola, grande storia della famiglia Dionigi nella prima metà degli anni quaranta. Una famiglia costretta a vivere da sfollata in campagna, ma capace di non perdere mai la speranza, la gioia di vivere, la voglia di un futuro migliore. Una storia vista con gli occhi di un bambino che aiuta, oggi come allora, a dare valore alle cose semplici e agli affetti più cari. Perché solo l'amore cambia in meglio il mondo, in tempo di guerra e anche in tempo di pace."" -
Novecento in Porpora. Tutti i concistori cardinalizi del XX secolo
Pur premettendo che ogni Concistoro finisce per costituire inevitabilmente un significativo momento della vita ecclesiale, contrassegnato da diverse peculiarità che tengono conto anche del contesto più ampio all'interno del quale esso viene tenuto, si può con tutta tranquillità riconoscere che le parole pronunciate nell'ormai lontano 1953 da Pio XII rappresentano, in modo efficace e sintetico, i criteri ed i motivi ispiratori alla base della scelta dei nuovi Cardinali, che verranno seguiti de facto da tutti i Pontefici suoi successori, in particolare da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Essi infatti hanno battuto il medesimo sentiero ed hanno potuto facilmente riconoscersi in quelle parole e in quel pensiero, soprattutto in relazione all'esigenza di una sempre più spiccata internazionalizzazione del Collegio cardinalizio. D'altra parte la cattolicità della Chiesa cosa altro significa etimologicamente se non «universalità»? È proprio questo il messaggio che essa da circa duemila anni cerca incessantemente di comunicare e di trasmettere all'intero mondo, essendo davvero amica di tutti e di nessuno nemica. -
Catherina Da Forlivo. La vita meravigliosa della Signora di Forlì e Imola raccontata ai giovani
Le due autrici narrano la vita di una donna gloriosa, Caterina Sforza, che si è fatta valere come donna, come guerriera, come madre. Lei, che è stata queste tre persone in una, può rappresentare per i più giovani un ""modello"""" femminile straordinario. Vissuta in un periodo storico, tra XV e XVI secolo, in cui i mutamenti politici, le lotte per conquistare uno stato o per accaparrarsi un territorio erano la condizione dell'esistenza, Caterina è diventata leggenda ancora in vita. Nell'epoca violenta in cui è vissuta le donne non comparivano sulla scena politica e militare, mentre lei ha incarnato una splendida eccezione. Si comportava """"come un uomo"""" perché addestrava i suoi soldati e combatteva indomita al loro fianco; ma allo stesso tempo era una donna intelligente, colta, molto bella, ed una madre premurosa. Età di lettura: da 10 anni."" -
Sotto il segno delle corna. San Martino, la ""festa dei becchi"" e lo ""charivari"" in Romagna
Fin dall'Ottocento le tradizioni che vogliono la ricorrenza di San Martino, 11 novembre, dedicata ai ""cornuti"""", cioè ai mariti traditi dalle consorti, viene etichettata come una diffusissima burla. Oggi questo elemento folklorico è considerato solo un irridente motteggio che agisce nella sfera del matrimonio, una goliardia d'altri tempi. Così come è successo per altre tradizioni, la perdita del senso e del significato dei gesti rituali ascrivibili alle culture popolari finisce per confinarli nel novero degli aneddoti e delle curiosità, oppure a qualche momento conviviale e di svago «festoso». Ma dietro lo charivari (così viene chiamata l'azione con cui una comunità condannava pubblicamente comportamenti ritenuti censurabili) messo in atto nella notte di San Martino c'era, in realtà, molto più di un intento ludico e burlesco. Si trattava infatti di un elemento rituale denso di significati e di implicazioni che andavano dal culturale, al sociale, al «religioso», nato e consolidatosi nei millenni all'interno di comunità dedite al culto dei Morti Eraldo Baldini ci conduce a scoprire perché nella data dell'11 novembre si celebrassero (in Romagna come altrove) i «cornuti»."" -
Voci del silenzio. Contadini romagnoli in anni di restaurazione
"Gli stati - grandi e piccoli - dell'intera Europa stanno leccandosi le ferite inferte dalla tempesta napoleonica, con l'intento di restaurare il proprio potere, ritenuto legittimo e ribadito dal Congresso di Vienna (1814-1815). I sudditi dal canto loro stanno elaborando (anche nel silenzio dei contadini si coglie qualche voce) i semi sparsi in mezzo a loro dallo stesso sconvolgimento di marca francese. Anche lo stato pontificio conosce fermenti sociali e culturali, nonché timidi progressi tecnico-scientifici (qui si tratta della Romagna quasi esclusivamente agraria) mai prima sospettati. I più pronti ad avvertire l'odore eccitante sono quelli destinati a formare la nuova classe della borghesia, con il suo nucleo conservatore e le sue frange rivoluzionarie. In questo contesto confuso e sfaccettato si dipana, spesso in apparenza dimenticato ma pronto a riemergere, il filo rosso intricato e atroce di un vecchio delitto, che rimane misterioso fino alle pagine finali, conferendo a tratti a quello che è sostanzialmente un libro di storia l'avvincente allure di un romanzo giallo."""" (Domenico Berardi)"