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Alle soglie dell'anima
"Pietro non ha certezze assolute da trasmettere se non quelle ancorate al suo mondo: i campi, la fatica, l'alternarsi delle stagioni, l'osservazione attenta della natura, soprattutto nelle sue espressioni più minute: la formica, «il briciolo di vita di un pettirosso», una margherita, «un cespo di papaveri», un olmo... Egli nutre dentro di sé un desiderio imperioso, una sete struggente di infinito perché intuisce, sente, è certo che «ci sono luoghi oltre l'orizzonte del tempo e dello spazio, luoghi dell'anima e della mente dove, nel silenzio, puoi ascoltare l'universo palpitare»: un universo che palpita, sì, ma di cui, purtroppo l'uomo oggi non sembra avvertire la sofferenza, lo sfregio, l'indifferenza: «...se fossi Colui che non posso nominare, aggiungerei un nuovo comandamento: non sciupare». Lo muove il rimpianto struggente di un mondo che non c'è più e la speranza di un nuovo mondo, nel quale «i contadini semineranno le parole e i poeti coltiveranno il frumento»: un nuovo tempo nelle cui notti le lucciole, forse, torneranno a dare luce."""" Dalla presentazione di Enzio Strada." -
Adelina
La marchesa Orintia Romagnoli Sacrati è stata la più importante scrittrice nata a Cesena, dove venne alla luce l'11 ottobre 1762 dal marchese Lucio Romagnoli e da Caterina Leonardi Della Rovere, contessa di Montelabate. Per certo fu la prima scrittrice romagnola e, probabilmente, italiana, a pubblicare un romanzo. Formatasi in ambito arcadico, accolse con entusiasmo lo spirito, i temi e lo stile del Romanticismo proponendosi come un'antesignana del genere letterario romanzo che, nelle varianti del romanzo preromantico cosiddetto gotico, e del romanzo epistolare e storico, caratterizza quel movimento culturale. Personalità innovatrice, visse con generosa partecipazione le travagliate vicende e i profondi rivolgimenti del suo tempo, aderendo agli ideali di emancipazione femminile e di indipendenza italiana dal dominio straniero: una figura complessa, anche contradditoria, di certo intrigante e capace di suscitare un particolare interesse. -
Segreti e sotterranei di Ravenna
La storia di una città può essere raccontata scegliendo tagli diversi, e non sempre ripercorrendone le vicende secondo uno sviluppo diacronico. Si possono rileggere gli eventi attraverso i personaggi che in vario modo hanno agito in città o per la città, si può prediligere un aspetto caratterizzante come il folklore o la struttura sociale, si possono collocare le vicende in rapporto al territorio e infine si possono rievocare episodi apparentemente slegati fra loro, ma che, attraverso un denominatore comune, forniscono uno spaccato inconsueto. È il caso di questa monografia che, prendendo le mosse da fonti epigrafiche, documentarie e archeologiche, rende noti episodi e notizie della Ravenna del passato sconosciuti ai più. -
Misteri e curiosità di Faenza e delle vicine valli appenniniche
Da anni Eraldo Baldini indaga la storia e l'etnografia della Romagna. Lo affascinano anche gli argomenti e le vicende che riguardano il loro ""lato oscuro"""", cioè i misteri, i segreti, le stranezze: temi ritenuti marginali, che raramente compaiono nel libri di storia dedicati ai vari territori e città. Argomenti che risulterebbero poco decifrabili, nella loro forma e portata, se l'analisi non si estendesse ai campi dell'immaginario collettivo, della leggenda, della forma mentis che muta insieme ai quadri storici e sociali; argomenti che risulterebbero inoltre ostici, se non fossero approcciati in modo multidisciplinare quegli aspetti della storia che trovano la loro essenza nella """"cultura"""" intesa non solo come """"sapere"""", ma anche come """"mentalità"""". Ed ecco che su Faenza, dintorni e vicine valli appenniniche Baldini ci offre un affresco che, illuminando momenti e aspetti della vita di quelle comunità e andando dall'antichità all'attualità, comprende storie di draghi, di fantasmi, di inquisitori e cacce alle streghe, di strane ritualità cittadine, di fenomeni collettivi di ossessione o di isteria, di scheletri di giganti, di segreti del sottosuolo, ecc."" -
Storia di Faenza. Dalla preistoria all'anno Duemila
In principio furono probabilmente acquitrini e paludi, foreste e selve, zanzare e malaria, e i primi abitanti di queste lande scelsero di stare un po' più in alto, sui terrazzamenti pedemontani, come il colle di Persolino. Chi erano? Villanoviani, Umbri, Sabini, Etruschi? Forse tutti questi. La Faventia romana nacque contestualmente alla via Emilia o molto dopo? Dopo la crisi della Ravenna imperiale, dalla cui vicinanza aveva tratto fortuna e ricchezza, quale fu il suo destino durante la guerra gotica e quante volte la conquistarono i Longobardi? Domande alle quali questo libro cerca di dare una risposta. Poi venne il Medioevo, con la nascita del Comune e in seguito della Signoria dei Manfredi. Guicciardini e Machiavelli sono qui, per un breve periodo, nel '500, poi arriva il potere papale, ma anche la Riforma protestante, della quale Faenza sarà uno dei centri italiani più importanti. Nei secoli successivi si forma la struttura urbana della città moderna con le eccellenze del neoclassicismo. Dalla venuta di Napoleone fino al Risorgimento, dall'unità italiana fino alle due guerre mondiali e al fascismo, dalla ricostruzione ai giorni nostri, si dipana infine questa nostra storia. -
Castelli e poteri signorili nella Romagna settentrionale (secoli XI-XII)
Il libro ricostruisce la geografia dei poteri signorili e territoriali nella Romagna settentrionale a partire dalla seconda metà del X secolo. L'analisi di fonti documentarie in larga parte inedite e l'incrocio tra i dati ricavati da atti notarili, fonti narrative e indagini archeologiche confermano come il fenomeno della concentrazione dei poteri castrensi ed agrari nelle mani di pochi domini loci sia avvenuto anche in Romagna negli stessi decenni in cui si verificò altrove e con le medesime caratteristiche di molte altre regioni dell'Italia centro-settentrionale. L'indagine si concentra, in particolare, sui soggetti politici detentori di castelli e di funzioni pubbliche nella Romagna nord-occidentale. Vengono prese in esame le signorie degli arcivescovi di Ravenna e quelle rurali dei conti di Imola, Donigallia, Cunio e Bagnacavallo in significativa continuità dinastica, patrimoniale e politica con il gruppo parentale dei Guidi. Il libro esamina infine i rapporti tra queste signorie rurali, la Casa di Svevia e il movimento comunale. In conclusione, il saggio mette sulla scena una pluralità di forze, protagoniste di una complessa dinamica politica, economica e sociale. -
Racconti di vita e di politica. Istria Romagna Lombardia 1940-1990
L'Istria e le foibe del 1943, l'arrivo degli ""alleati"""" in un paese del Friuli e la prima elementare nel paese emiliano della nonna, dove la bambina mangia la prima pesca e vede il primo film, Bernardette. Cresce sulle rive dell'Adriatico romagnolo, scoprendo che il Premio Nobel Grazia Deledda amava quel paese scompigliato dal vento. A Ravenna, in un liceo impostato come l'accademia dei Carracci bolognesi, avviene la prima formazione culturale e nella Chiesa post conciliare, gli incontri con alcuni tra i protagonisti: padre Ernesto Balducci, la teologa eremita Adriana Zarri, il piccolo fratello Carlo Carretto. La Democrazia Cristiana attrae l'impegno militante di una ragazza inquieta, affascinata da personaggi come Benigno Zaccagnini ed Ermanno Gorrieri. Nel Movimento Femminile nascono amicizie per sempre con donne straordinarie come Tina Anselmi e Rosa Russo Jervolino. Abbandonerà il partito per il gruppo del Manifesto e saranno altri legami: come quello con Rossana Rossanda e con Dacia Maraini. Infine, la partecipazione al movimento ambientalista: nasce il partito dei Verdi che parteciperà alle elezioni parlamentari. È tempo di altri impegni, in Lombardia, sul finire del secolo."" -
Criminalità e giustizia nel Montefeltro romagnolo. Una regione appenninica nel periodo post-unitario
La formazione prima di tutto giuridica dell'autore ha permesso risultati di oggettivo valore sia quanto ai rapporti fra legge e reato, fra crimine e repressione, fra legislazione e potere; sia nella ricostruzione del sistema giudiziario postunitario nelle sue articolazioni anche locali, quelle delle tre preture di Pennabilli, San Leo e Sant'Agata Feltria. Su queste basi, che potrebbero apparire asettiche e algide, s'innesta una narrazione di sangue e calore e vita: sono storie, sono uomini, sono fatti e luoghi, «un mondo remissivo ma nello stesso tempo selvaggio», soggezione supina e ribellione anarchica. La narrazione ha il sopravvento nella seconda parte del libro, dedicata al caso Martignone e al mondo della miniera: un mondo, che ormai pochissimo ha più a vedere col preesistente e circostante mondo contadino - il mondo innocente e affamato e crudele del ""danno dato"""" e del """"furto campestre"""" - dove il delitto è quasi sempre passionale e individuale."" -
Sturiâza (Storiaccia)
Nella Bologna degli ultimi anni del ventennio e dei primi anni di guerra si svolge una piccola vicenda privata tra due persone che, pur abitando nello stesso quartiere, non si conoscono e non hanno apparentemente nulla in comune. In realtà tra il ferroviere Giòlli e la barista Rosina le affinità sono assai più di quelle che inizialmente appaiono: due solitudini si incontrano, due infelicità si sfiorano, due malinconie esistenziali si confrontano e si riconoscono senza quasi accorgersene. Mentre su Bologna e sul mondo calano rapidamente le ombre della barbarie nazi-fascista, presi entrambi come sono dai loro drammi privati, inconsapevolmente si avvicinano fino a giungere a una profonda, ancorché fugace, intimità. Il risultato di questo incontro arriva fino ai giorni nostri. Una storia di non amore tra un uomo e una donna capace però di produrre un frutto che influenzerà profondamente le loro vite. -
Leo Longanesi. Una vita controcorrente
"Capiterà anche a me. Rievocheranno le mie battute, anche quelle che non ho mai pronunciato e magari mi chiameranno Maestro..."""" (Leo Longanesi). Una biografia di Leo Longanesi raccontata attraverso aneddoti e curiosità, ma dando anche voce alle sue opinioni che cambiarono il modo di pensare e di fare giornalismo. La sua morte prematura colse tutti di sorpresa. Per Vincenzo Cardarelli fu l'estremo dispetto che ha voluto farci. Oggi, a poco più di sessant'anni dalla scomparsa, Longanesi è ancora vivo e queste pagine intendono essere innanzitutto un omaggio a un grande romagnolo e alla sua indiscussa genialità. Per tutta la vita ha sferzato e castigato, litigando magari anche con se stesso senza mai rinunciare a quella missione di """"grillo parlante"""" che molti avrebbero preferito schiacciare. Si autodefinì """"carciofino sott'odio"""" e considerò l'odio """"un grande ricostituente"""". Ma nel suo intimo fu un uomo solo. Talmente solo che """"nemmeno lo specchio mi riflette più""""." -
Scandali e intrighi malatestiani. Paolo e Francesca e altri racconti di Umberto Malatesta
Il romanzo dai ricordi e dalle considerazioni di Uberto Malatesta, figlio di quel Paolo trucidato con l'amante Francesca, entrambi citati tra gli adulteri dalla penna dantesca e già da allora illeggiadriti pietosamente nella colpa e celebrati da una lunghissima tradizione letteraria. La tecnica narrativa si avvale di resoconti d'arme e di scaramucce amorose, di schieramenti di fazioni e di avvicendamenti politici, mediante anticipazioni e flashback che movimentano il racconto in maniera quasi cinematografica, degna di una saga di amore e di sangue, consona ai racconti delle canzoni di gesta. Il linguaggio rimodellato sovente sugli stilemi antichi e sorretto frequentemente da osservazioni minuziose, rivela un'analisi psicologica svolta con tecniche di concezione moderna, offerta in veste stilisticamente consona. Dalle vicende individuali alla notazione storiografica documentata, appare un quadro sinottico di una Cesena alla fine del '200, che in parte credevamo di conoscere, ma non certo sotto un così efficace aspetto di attualità: un quasi «io c'ero» che trasporta il lettore in un universo di inconsueto fascino. Dalla presentazione di Mario Mercuriali. -
Ricordi del tempo andato
"Romano Buratti affida al lettore le esperienze, i luoghi, gli eventi nei quali si è macerata la sua vita e dai quali nascono non solo le memorie rivelatrici della sua personalità, bensì anche l'anima dei suoi dipinti. Si va in tal modo dal macero (la piscina delle nostre generazioni) alla severità del padre che ne inibiva l'uso; dalla passione per la bicicletta alla Millemiglia; dagli incanti della giovinetta di città, capitata all'improvviso tra lo stupore di contadinelli innamorati, alle fatiche della trebbiatura; dalla inconsulta paura per i cani alle ferocie della guerra. Né Romano dimentica le figure tipiche della sua e della nostra infanzia, come quella di Birimbo, così spesso presente, con la sua fisarmonica, nella Cesena remota dei nostri primi anni. Senza dire della guerra, ove tutto muore, ove tutto fiorisce, al suo morire, a nuova vita: i bombardamenti, la vecchia megera delatrice, lo scempio degli ammazzati al ponte di Ruffio o per le campagne e le vie di città; ma anche, per i bambini, le cose nuove, sorprendenti, che la guerra aveva portato. In conclusione, un libro ricco di infanzia e di promesse, di attese e di scoperte""""." -
Malatesta Novello Malatesti. Signore di Cesena
Il volume si propone di fornire al più vasto pubblico, con un linguaggio appropriato e accessibile ma senza rinunciare alle prerogative della ricerca storica, con il fondamentale ausilio degli esiti e dei frutti della più aggiornata letteratura, un ritratto informato e sintetico sul signore di Cesena negli anni 1433-1465: l'età che vede rinascere e fiorire la città con uno splendore e una lungimiranza ancora oggi testimoniati dalla magnificenza della Biblioteca, il vero ""monumento"""" di Malatesta Novello e della consorte Violante che l'UNESCO nel 2005 ha proclamato """"Memoria del mondo"""". Da questo breve segmento cronologico dipendono l'aggettivo e il sostantivo che fanno di Cesena una città malatestiana e la città della Malatestiana. Gli autori hanno dunque pensato in primis ai Cesenati, per fornire loro un profilo conciso ma esaustivo sul concittadino forse più illustre, che realizzò una sorta di doppia respublica. Di qui la narrazione ordinata di fatti e vicende con l'apporto dei documenti, alcuni medaglioni sugli aspetti maggiori della personalità del Malatesti, un ritratto della moglie, le peculiarità della Biblioteca, le vicende delle spoglie mortali."" -
La nuova mente imprenditoriale. Compentenza psicologica e pensiero individuale
Il libro propone una nuova interpretazione delle relazioni nel luogo di lavoro, a partire dalle competenze individuali e dalla comprensione dei legami nella famiglia, prima organizzazione sociale con cui veniamo in contatto. Così annota Gianluca Pascucci che nella Prefazione scrive: «Questa è la storia di un cambiamento, di una rinascita, ma è anche la mia storia: di come ho imparato a condividere le difficoltà sul lavoro con le persone, di come ho imparato a trasformare le mie convinzioni in nuove occasioni ed in visioni più aperte, di come ho imparato a rispettare le parole ma anche i silenzi ed i momenti bui dei miei dipendenti, è la storia di me che ho imparato la forza e la possibilità che è sempre possibile cambiare, quando vogliamo riconoscere ed accogliere con convinzione le capacità latenti di ogni persona, affinché possano liberamente manifestarsi. I dipendenti ascoltati e valorizzati come persone autonome e competenti potranno dare il meglio di sé nel lavoro, così come nella vita tutta, come in una famiglia dove la parola cura è il pilastro della casa ». -
Di preti, d'amori e di altre facezie nella Romagna di una volta
Protagonisti del libro sono i preti, i parroci, un tempo chiamati i curatori d'anime, per gran parte del Novecento al centro della mordace ironia popolare. Sul proscenio, debolezze umane e contraddizioni, i drammi di ogni essere vivente: cibo e ingordigia, crimini e giochi d'azzardo, sesso e lussuria, ma anche amori veri e profondi, e la sofferenza per la loro impossibile realizzazione. Uomini, dunque, come il parroco di vari centri della valle del Senio che all'inizio del Novecento riversò nelle pagine di due piccolissimi diari le sue pene d'amore per Geltrude, la ragazza, che gli aveva rapito l'anima. In Romagna, l'anticlericale di spirito bonariamente boccaccesco attribuiva al prete ogni sorta di malizie, di licenze e di ipocrisie ai danni di prosperose perpetue e di contadinotte di finta ingenuità; se invece lo muoveva un animo risentito lo denunciava di raccontare frottole, concupire mogli, raggirare gonzi, fòtar (fottere), per avidità, i vivi e i morti. Aneddoti, battute sagaci e proverbi attraversano il libro, in grado - meglio di qualsiasi dotto discorso - di interpretare questo spirito romagnolo, sempre in bilico tra ateismo, agnosticismo e goliardia. Signor, s'a i sì, fé che la mi amna, sa l'ho, ch'la vega 't e' paradis, s'u j'è! (Signore, se ci siete, fate che la mia anima, se ce l'ho, vada in paradiso, se c'è!) -
Le radici del Cristianesimo. Il Battista non era il battistrada di Gesù
Nella sua inesausta ricerca intorno all'autentica natura del Cristianesimo Dino Merli mette mano in questo libro ad alcune delle più acute problematiche relative alle origini del Cristianesimo. Anche qui, come di norma nei suoi saggi, caratterizzano l'indagine l'acribia e la curiosità intellettuale di un ""cercatore"""" infaticabile, sostenuto da una vastissima diretta conoscenza dei testi biblici e da una ininterrotta frequentazione della letteratura che negli anni ha investigato contenuti, significati, contraddizioni e natura del messaggio cristiano. Passano così nel libro le questioni attinenti i rapporti tra Giovanni Battista e Gesù e la delusa attesa dell'avvento grandioso che essi chiamavano regno di Dio e che pensavano recente; si investiga sulle diverse e contraddittorie testimonianze intorno all'evento centrale della resurrezione, così come sulle trasformazioni dell'Eucarestia o sul dividersi della originaria e unitaria comunità cristiana in clero e laici. Il tema fondamentale riguarda tuttavia il rapporto tra Giovanni Battista e Gesù (chi dei due era il Messia?), in indagini che toccano numerose questioni, tutte di particolare, intrigante, coinvolgente interesse."" -
Una comunità nella «Grande Emigrazione». Meldola-Lichfield, Romagna-Connecticut, Italia-Stati Uniti. Ediz. italiana e inglese
La ricerca si avvale di un confronto tra il database ""Ellis Island passenger search"""" e la documentazione conservata presso il ricco Archivio storico del Comune di Meldola. Una """"reciprocità di sguardi"""" tra Romagna e Connecticut permette di ricostruire e narrare una esemplare storia transnazionale tra le due sponde dell'oceano Atlantico, tra Italia e Stati Uniti. Interagiscono fonti di natura archivistica e statistica, a stampa e fotografica, corrispondenze private e monumenti pubblici, molteplici fonti digitali. Si ricostruisce l'anagrafe di una comunità emigrante di circa 800 persone (tra 1896 e 1926), mettendo a fuoco storie sociali e culturali di nuclei e gruppi familiari attraverso successive generazioni nel corso del Novecento. È un progetto di Public History che si sviluppa tra Meldola e Litchfield, ricomponendo connessioni, reti e catene migratorie di cui si erano perse le tracce."" -
Taccuino ornitologico della costa romagnola. Diario di un viaggio durato cinquant'anni
La costa adriatica romagnola è sempre stata un'aerovia scelta dai flussi migratori per risalire al Nord e riprodursi, nonché un percorso da seguire in autunno per far ritorno nei paesi caldi. In questo andirivieni periodico e costante, numerose specie hanno dato vita a nuove generazioni, dalle specie dei parchi e giardini, a quelle abitudinarie degli ambienti umidi, ai grandi volatori come Gru o Cicogne. Non meno importanti i flussi che attraversano il braccio di mare Adriatico che Sandro Brina definisce ""la via balcanica"""". Queste creature meravigliose - batuffoli di piume che coraggiosamente solcano il cielo col loro caratteristico volo e che sovente vengono a trovare noi anziani inanellatori, quasi per riposarsi - recano con sé le molte notizie del loro mondo e in tal modo ci svelano i loro segreti: dalle lunghe distanze percorse, talvolta sorprendenti rispetto alle misure quasi microscopiche di alcuni esemplari, alle abitudini quasi maniacali che li riportano nei medesimi luoghi stagione dopo stagione, per sorprenderci ogni volta e affascinarci."" -
Stellette a vent'anni. Libano 1984
Il Libano degli anni Ottanta fu il luogo di una delle azioni più cruente e inumane dell'intero secondo dopoguerra: lo sterminio di massa di Sabra e Shatila. Con altre nazioni, l'Italia partecipò a un intervento militare di pace, che si svolse in due fasi: la creazione di un corridoio di fuga per le truppe palestinesi circondate dagli israeliani (Libano 1), la protezione della popolazione dei profughi palestinesi (Libano 2). Il libro è il racconto puntuale, affascinante e drammatico, di quella missione, prezioso in primo luogo perché ricostruito da un testimone diretto, uno dei soldati italiani che vissero in Libano un loro battesimo in armi. Il lettore vedrà passare il personale in armi, gli uomini e le donne della Croce Rossa, medici e professionisti di ogni genere, tutti alla prima esperienza; e vedrà dispiegarsi la storia di una missione difficile, pericolosa, a volte assurda, in ogni modo nella crescente consapevolezza della positività dell'impresa: la ricerca della pace, attuata attraverso uno scudo umano di protezione molto più efficace delle azioni di repressione o di guerre ""preventive"""". Per questa azione sul campo gli Italiani in Libano furono considerati veri professionisti di Pace. """"Noi lo sapevamo, noi lo abbiamo fatto""""."" -
Agrippina maggiore. Una donna indomabile
Agrippina Maggiore, principessa della prima casa imperiale della Roma antica, era la nipote diretta di Augusto, il fondatore dell'impero. Apparteneva alla terza generazione della nuova epoca politica, periodo pervaso da forti passioni e rivalità a causa delle incertezze sulla successione al trono che hanno travagliato la dinastia di Augusto. L'imperatore non aveva definito nessuna norma precisa in proposito e le aspettative tra i troppi aspiranti al trono sfociarono in congiure e delitti. Agrippina visse fino in fondo questo turbine di passioni, adoperandosi per influire sulla direzione degli eventi a favore prima di Germanico, l'amato marito, e poi dei figli. Anche se la sorte non le concesse di vedere in vita premiate le sue aspirazioni, la sua progenie, che ha purtroppo lasciato di sé un'amara memoria, fu detentrice della corona imperiale: essa toccò prima al figlio Caligola e poi al nipote Nerone, con il quale si chiuse la dinastia giulio-claudia. Donna dalla condotta privata irreprensibile, è stata certamente figlia del suo tempo. Ha intrigato, ha amato, ha sofferto, desiderato molto il potere, ma non ha mai ordito delitti per conquistarlo. Non si è poi mai piegata di fronte a chi era più potente di lei.