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Enciclopedia gastronomica della Romagna. Vol. 3: Prodotti, specialità e storie della Romagna.
Una collana in tre volumi - ognuno dei quali autonomo e in sé concluso - per raccogliere e riassumere l'intera esperienza del maggior esperto della civiltà enogastronomica della Romagna: come a dire, sottolinea Ernesto Giuseppe Alfieri, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, «l'essenza, lo spirito antico dei romagnoli, la civiltà del nostro mangiare, la sua gente, la divulgazione dei migliori prodotti della nostra terra, dimenticati, scoperti e riscoperti». Anche in questo terzo volume, Pozzetto convoca sulla scena contadini e gastronomi di antica sapienza, narratori e poeti, cucinieri e saggisti (in particolare nella sesta parte, in una appendice letteraria), per renderci la civiltà delle province romagnole, con i loro colori e i loro ""eccessi"""", così ben rappresentandoli, per non dire d'altro, nelle cascate di numerose ricette o nella pagine memorabili dei grandi padri della cultura romagnola. In questo terzo libro passano i prodotti tipici Dop e IGP e quelli identitari; i mangiari e i vini della memoria e le specialità paesane; il tutto accompagnato dalle """"belle storie di Romagna""""."" -
Mutamenti di clima. Versi e quadrifogli
«La poesia di ""Mutamenti di clima"""" rischierebbe di sembrarci solo atmosferica e umorale, se ci sfuggisse la ricchezza di riferimenti agli spazi concreti e più in generale alla vita materiale. Il libro inizia con le monete nei parchimetri e finisce con la plastica di un secchiello. Nei suoi vagabondaggi notturni non si disperde in un labirinto liricamente sigillato (e non ci sarebbe niente di male), bensì conserva l'ancoraggio al reale. Peraltro, mentre non manca di intercettare una linea elegiaca della nostra poesia, quella che passa anche per Gozzano, i riferimenti principali sono altri, da Leopardi all'Ungaretti del Sentimento, dal primo Caproni a Bertolucci, soprattutto, a maestri di una seconda persona modernamente elegiaca come Sereni e Eliot. Muove il libro una versificazione a matrice sintattica e dall'intarsio di citazioni grecolatine: un riferimento alla cultura classica che costituisce un orizzonte assai noto a Pomarici. L'aspetto più vitale di questa poesia, ad ogni modo, pare consistere nel gioco di rime (e assonanze) insistite: un battere e ribattere della rima in effetti particolarmente complessi, capaci di legare mondi lontani, espandere lo spazio, evocare il desiderio dell'altrove» (da suggestioni e passaggi della presentazione di Tommaso Giartosio)."" -
Prendendo il volo
"""""Prendendo il volo"""" è il romanzo del debutto di una giovanissima che con rara consapevolezza racconta l'età magica, difficile e ineguagliabile dell'adolescenza, e cioè il tempo della nostra vita durante il quale ognuno di noi è andato definendo per sempre quel che per sempre saremo: la scoperta del mondo, il nascere degli ideali e dei valori, le attese dei giorni, i sogni e le speranze che ci proiettano inesauribilmente nel futuro. Accadrà ad Emma - la protagonista sedicenne del romanzo - di scoprire che cosa siano l'amore e l'amicizia, l'invidia e il tradimento, il vero e il falso, la forza dei sentimenti e il loro misterioso e affascinante dispiegarsi, dalle attese aurorali alla piena luminosa sorprendente rivelazione: e insomma, in tanta mobile successione dei giorni, la conoscenza di sé e della propria anima, l'intuizione del proprio futuro"""". (Roberto Casalini)" -
Liò, il pescatore. Storia del giovane ravignano che fu amico di un templare e conobbe Dante
Ravenna svolse un ruolo importante negli avvenimenti italiani ed europei dei primi anni del XIV secolo: dal 1309 fu sede del processo all'ordine dei Templari per l'Italia settentrionale, e circa un decennio dopo in città arrivò Dante Alighieri. In questo contesto storico, nella città retta dalla famiglia Da Polenta e dal vescovo Rinaldo da Concorrezzo, si dipana la storia di alcuni membri di quella che già allora era l'antica corporazione di pescatori, pescivendoli e beccai denominata ""Casa Matha"""". Uno di questi, il giovane Liò, si trova coinvolto in intrecci ed intrighi che lo porteranno a fare amicizia con uno dei cavalieri del Tempio sottoposti al giudizio e a conoscere l'esule fiorentino ospite di Guido Novello Da Polenta."" -
Condottieri di Romagna. Vol. 2: Quattrocento e il Cinquecento, Il.
Il mondo della guerra descritto nel primo volume di Condottieri di Romagna non è lo stesso mondo che si apre nei primissimi decenni del Quattrocento e pare distante un millennio da quello che si configura nel Cinquecento. Le grandi compagnie che avevano accentrato la maggior parte dell'attività militare nel Trecento lasciano il campo, nel secolo successivo, ad un nutrito numero di condottieri italiani, e in buona parte romagnoli, che si muovono in autonomia, senza la necessità di aggregarsi in grandi strutture associative, dando vita a contingenti che le potenze tendono a rendere permanenti, o quanto meno a legare a sé per lunghi periodi di tempo. Hanno così modo di emergere personalità multiformi come gli Attendoli e poi gli Sforza, condottieri di grande spessore anche politico; come Carlo Malatesta, ossimoro vivente di condottiero-pacificatore; Malatesta Novello, condottiero umanista, e Sigismondo, combattente innamorato dell'arte; come Brunoro Zampeschi, guerriero poeta, o Dionigi e Vincenzo Naldi, leali comandanti di torme di briganti. Personaggi sensibili ma sfuggenti come Astorgio Manfredi e Pino Ordelaffi, montanari raffinati come i Guidi, guerrieri irriducibili al soldo delle grandi potenze quanto immersi nelle faide del proprio microcosmo, come i Rasponi ravennati o i Sassatelli imolesi. Emergono il prode Guidarello che muore per una camicia, Giovanni dalle Bande Nere affascinante mascalzone; poi i condottieri che affrontano l'impero ottomano in terre così lontane dal venire trascurati dalla storia d'Italia. Ed emergono inaspettate figure femminili, come Margherita, Chiara, Diamante, Vannetta. Due secoli che vedono rinascite e crolli, splendori e miserie, in attesa che l'Italia diventi il campo di battaglia di altri. -
Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna. Vol. 4
Quarto appuntamento in quattro anni con Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna di Marco Viroli e Gabriele Zelli. I due autori continuano nel loro fruttuoso sodalizio che in una decina d'anni li ha visti dare alle stampe oltre una dozzina di pubblicazioni. Il loro lavoro pressoché quotidiano alla ricerca dell'identità di una città, Forlì, e di una regione, la Romagna, è un lavoro prezioso per tutti perché noi, in grandissima parte, siamo il risultato della storia della terra in cui viviamo e, insieme, la somma delle memorie di dei personaggi, più o meno conosciuti, che hanno contribuito a crearla. La successione annuale con cui gli autori si presentano in libreria è indizio tra gli altri della passione con la quale si dedicano alla divulgazione della storia e delle storie di Forlì e della Romagna, punto di partenza per progettare il futuro di una città e di un'intera terra. In questo libro si racconta tra l'altro dell'inventore forlivese del pentagramma ma anche della Biblioteca Malatestiana di Cesena e del Tempio Malatestiano di Rimini; ci si ritrovano le passioni dei romagnoli per la bicicletta, per il motociclismo e per lo sci (sulla plastica!) e al tempo stesso la vocazione di una città, Forlì, per la lirica e il bel canto. Tra grandi e piccoli personaggi una buona parte, in occasione del settantacinquesimo anniversario, è dedicata al ricordo di tre efferati eccidi nazifascisti: Tavolicci, Carnaio e Fornace Bisutti. Tanti tasselli di un grande puzzle che contribuiscono ad ampliare ancora di più la conoscenza storica di una terra generosa e dei suoi contributi alla storia dell'Italia intera. tag -
Sguardi
Guido Pedrelli propone qui per la prima volta una cascata di racconti giocati su una lunga tastiera tematica: non la monodia di novelle intorno a un mondo compattato da un'idea dominante, bensì la rappresentazione della varia e viva realtà del mondo, rappresentato da uomini e donne di varia provenienza sociale e di vario spessore etico e mossi da molteplici e diverse esperienze esistenziali. -
Famiglie illustri di Faenza
La storia delle città, quale ne sia o ne sia stata la dimensione, soprattutto a muovere dal Medioevo, è segnata prevalentemente dai membri delle famiglie patrizie, che non solo hanno dato lustro e onore ai propri casati, ma anche hanno contribuito significativamente allo sviluppo della comunità e inciso sulle forme del governo, del quale divenivano protagonisti per virtù del loro prestigio, delle loro ricchezze e del conseguente potere politico esercitato nelle assemblee comunali. Così è per Faenza, città intorno alla quale molto è stato scritto fin dall'età dei codici manoscritti, specie in riferimento alla grande perizia nell'arte della ceramica, agli artisti che vi operarono, così come al nascere dei palazzi patrizi che ne definirono il volto. E tuttavia, non è esistita fin qui una sola monografia dedicata alle famiglie illustri faentine. Se per necessità di chiarezza questo libro si struttura in base a un preciso ordine genealogico, non intende tuttavia proporsi come un manuale di araldica faentina. Non vi sono infatti descritte solo le famiglie insignite di titoli nobiliari o quelle ascritte al patriziato: vi figurano anche i casati i cui membri - pur non avendo ricevuto titoli da parte delle signorie o dei vari governi - legittimano la loro presenza a ragione della loro azione, delle opere nate per loro merito ed entrate a far parte del patrimonio faentino, contribuendo in tal modo ad arricchire la storia, il patrimonio e il volto di una delle maggiori città della Romagna. -
I Da Polenta. Signori di Ravenna
"Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza..."""": allo stesso modo di questo famoso incipit verghiano dei Malavoglia potrebbe iniziare la storia della famiglia dei Da Polenta: perché lo studioso, infatti, si trova di fronte a una congerie incredibile di nomi che si susseguono e si rincorrono lungo i rami dell'albero genealogico dando non poco filo da torcere a quanti hanno tentato di ricostruire le identità dei singoli componenti della famiglia. Il merito più importante dei Da Polenta è stato sicuramente l'aver accolto l'esule Dante mentre un altro polentano fece sì che le ossa del Poeta non venissero messe al rogo dal cardinale Bertrando del Poggetto. A parte questi meriti i giudizi sui Polentani non sono stati molto benevoli. Scrisse, tra gli altri, Corrado Ricci: """"Famiglia trista, violenta, ingloriosa in quasi tutti i suoi; produttrice di più d'un caino; di alcuni, più che condottieri, briganti di strada; di femmine fatali come Francesca e Samaritana. Guido vecchio soltanto, per virtù militari ed ingegno politico, si salva; e per coltura e dolcezza d'animo, Guido Novello, fiore delicato fra gli sterpi e i tronchi d'una selva malefica. Ma la gentilezza di quest'ultimo e l'amor suo per l'arte e per la poesia bastano a procurare a quei signori e a Ravenna la gloria di vedere lavorare Giotto e d'ospitare Dante Alighieri; di dargli pace e sicurezza perché possa compiere l'immortale suo poema""""." -
Cesena di una volta. Storie e immagini della città sul Savio
La pagina Facebook ""Cesena di una volta"""" è nata sei anni fa allo scopo di far confluire le immagini d'epoca della nostra città e condividere con gli utenti storie, ricordi ed emozioni. Successivamente ha allargato gli orizzonti e la propria capacità attrattiva nei confronti di fasce diverse di pubblico, proponendo contenuti anche attraverso l'utilizzo di altri social media come Instagram e avvalendosi soprattutto di un blog, dove le immagini sono arricchite da storie, articoli, informazioni e curiosità. Questo libro raccoglie una selezione dei testi pubblicati in questi anni, con alcune immagini e racconti inediti. Dalla scandalosa storia d'amore settecentesca fra il marchese Guidi e la popolana Teresa dell'asinaro fino al campetto delle fornaci, territorio di sfide calcistiche dei ragazzi degli anni Ottanta. Si alternano personaggi diversissimi tra loro, seppure sedimentati nella memoria collettiva della città; dalla statura morale di Don Baronio, alla esplosiva vis comica di Paperino di Studio Delta. Un libro per ricordare, per sorridere, per sentirsi parte di una comunità."" -
Storia del commercio in Romagna. Da Roma all'anno Duemila
Frutto di anni di ricerca, il libro prende in esame la storia del commercio nel territorio romagnolo durante più di duemila anni. Il punto di avvio è rappresentato dall'epoca pre-romana e romana, in particolare con la realizzazione delle due principali risorse funzionali allo sviluppo degli scambi: la costruzione della via Emilia e il porto di Classe. L'orizzonte di approdo ci porta all'attualità, al mondo globalizzato del mercato mondiale, della società digitale e della new economy. L'opera si presenta ai lettori con taglio divulgativo e con un significativo repertorio di immagini, e racconta le vicende che si sono verificate in questo lembo sud orientale della pianura padana seguendo il filo conduttore dell'intermediazione commerciale. Persone e luoghi: gli empori e i fori dell'antichità; i banchi dei mercanti, dei prestatori e degli ambulanti; le botteghe artigiane; le infrastrutture dell'età moderna come i mercati stabili e i fori annonari. Quindi i negozi, i grandi magazzini, i supermercati e le strutture della grande distribuzione organizzata fino ai centri commerciali con ipermercato e la rete dell'e-commerce. Una storia per molti aspetti sorprendente che aiuta a conoscere da un punto di vista specifico la vita delle persone, dei luoghi e dei territori, a individuare le radici delle trasformazioni e a seguirne gli effetti. In più a cogliere spunti di consapevolezza sull'attualità e anche sull'identità romagnola. -
Os-cia! Poesie in dialetto romagnolo
"«Hard Rock» che vó déi """"ad sas"""". U n' è un di piò par dal tèti zòvni? U n' bastèva scrèiv «Os-cia» sòura la maièta biènca?""""" -
Romagna. Arte e storia (2019). Vol. 114: Andar per strade.
In questo numero: Marino Mengozzi; Il Cammino di San Vicinio: fra natura, storia, fede, cultura e turismo Paola Novara; In signo Crucis. Pellegrini lungo le strade ravennati Leardo Mascanzoni; Viabilità negli statuti cinquecenteschi di Lugo Andrea Giuntini; «Aprì al commercio più breve via». La realizzazione della strada del Muraglione fra Toscana e Romagna (1832-1836) Giorgio Innocenti; Vie di comunicazione tra Romagna e Toscana Alessandro Merci; «Che bell'andè, burdell, [...] cun un bel dé, cun una bella strè». Viaggi e vie di comunicazione nella letteratura romagnola primonovecentesca Alberto Malfitano; Infrastrutture in Romagna. Il caso della superstrada E7-E45. -
Scarabocchi, jeans e scheletrini
Scrivere un libro in due, d'accordo... ma questo non è un libro scritto a quattro mani né tanto meno ""un'idea meravigliosa"""" divisa in due. Queste pagine, dallo stile a volte fluido e sciolto, a volte sincopato e ruvido, sono sguardi, punti di vista, emozioni, contrattempi, successi, eventi minuscoli o enormi: ingredienti comuni per realizzare quell'impasto curioso che noi tutti chiamiamo vita. Sospesi fra poesia e prosa, conditi con la voglia di alleggerire momenti carichi di tensione, con una spolveratina di zucchero come nonna metteva sui biscotti, Francescantonia e Luca ci invitano a ricordare una volta di più come due mondi possano convivere senza rinunciare neppure a un briciolo della propria individualità. La bellezza non necessariamente deve essere rara per stupirci ma dobbiamo rieducarci a coglierla in ogni quotidiano istante fosse pur anche osservando un granello di pepe o un sospiro di nebbia."" -
Dizionario etimologico romagnolo
Il ""Dizionario Etimologico Romagnolo"""" nasce come testimone di un passato recente eppure già così lontano dall'evoluzione della tecnologia e dagli stili di vita contemporanei; esso vuole essere un ricordo non solo di animali, piante, panorami naturali, ma anche di strumenti, attrezzi, abitudini ed i relativi modi di dire, lavori, giochi, proverbi, avvenimenti e luoghi. Il Dizionario ci rappresenta uno spaccato della operosa vita di cent'anni fa, di cui sopravvivono parole e locuzioni di antica origine e proprio la ricerca dell'origine di queste antiche parole gli ha dato una impronta particolare."" -
Nuclei. Un amore nel tempo di Chernobyl
Una giornata di festa tra amici dai tempi della scuola diventa l'occasione per ripercorrere le stagioni della vita assieme alle tappe di un complicata storia d'amore che si eclissa ai tempi di Cernobyl. La memoria di una lei senza nome rievoca la sua storia d'amore con François, fisico e ingegnere nucleare diventato famoso nelle sfere dell'industria atomica internazionale, che con lei, al tempo del liceo, condivise utopie e ideali di cambiamento. Negli anni unita a lui da tormenti di passione e intese intellettuali, è tuttavia divisa da una fortissima contrapposizione ideologica che giunge al suo apice quando si materializza il disastro di Chernobyl. Si scontrano due visioni del mondo, da una parte la tecnoscienza e la tecnologia con il suo dominio totale e assoluto sulla Natura, dall'altra la scienza della vita e la biologia delle piante come via maestra per contenere la tracotanza umana. Vivranno l'illusione di una vita insieme, il dolore della separazione, il rimpianto di un amore che, nonostante tutto, è ancora vivo e resistente. -
Castiglione, io e il tempo. Perché non sono una formica?
Il libro che Luciano Zignani ci propone è un viaggio nella memoria, fatto di persone, di voci, di caratteri e idee. Vi ha grande spazio un paese, Castiglione, con i pregiudizi, i miti, gli amori che definiscono per sempre il nostro carattere: dagli amici del bar alle strade piene di incontri, quando le persone erano ancora una comunità. Un intero mondo che Zignani ricostruisce tra le malinconie di un tempo perduto e le allegrezze, le ironie e la commedia di una vita intensamente vissuta. Il libro è anche la ricostruzione della storia contemporanea in Italia, in Europa e nel mondo, delineata da un uomo che ha pienamente vissuto anche dall'interno le vicende dell'Italia repubblicana. Ed è naturalmente la rievocazione della vita personale dell'Autore, in un ritratto vivo, che consegna non solo la figura autentica nota a chi lo ha conosciuto, ma anche il molto di più che ne arricchisce il carattere, quello di un uomo di valori antichi che tuttavia anèla alla libertà e a superare i confini di se stesso e della conoscenza: un uomo ricchissimo, ma delle sole cose che valgono, la curiosità intellettuale e la comprensione umana dell'altro. Zignani confessa tuttavia anche la parte di sé solitaria, addirittura egocentrica ed egoista: il suo salvavita dopo aver tutto dato. Specie nel suo rapporto con le donne amate. A proposito delle quali non passerà inosservato che, senza approfondire i rapporti affettivi, ognuna è tuttavia conservata nella memoria con rispetto, tenerezza e affetto, nella persuasione che raccontare un amore è come derubarlo di qualcosa: chi sa, non ha bisogno di leggersi. In una sintesi estrema, potremmo dire che l'ulisside protagonista di questo libro null'altro racconta se non un viaggio di ritorno nel suo passato e nel suo paese senza esserne mai partito. -
Dante in Romagna. Mito, leggende, aneddoti, tradizioni popolari e letteratura dialettale
La gloria di Dante Alighieri si colorò di mito, soprattutto nei luoghi in cui egli terminò la sua opera e i suoi giorni; e il mito divenne, in diversi modi, leggenda. La memoria e il «culto» a lui tributati non rimasero circoscritti agli ambiti intellettuali: è nota infatti la profonda devozione anche popolare verso il poeta che, ancora in vita, a Ravenna e in Romagna (luoghi non solo d'esilio, ma anche di protettivo e amorevole rifugio) divenne oggetto di vasto interesse e di profonda reverenza. In questi sentimenti e nella familiarità di Dante con la Romagna, e dei romagnoli con Dante, stanno alcune delle premesse che consentirono, nelle nostre comunità, la nascita e la diffusione di aneddoti, storielle, racconti della tradizione e leggende relativi al Poeta, al suo carattere, ai suoi dialoghi, ai suoi comportamenti, ai suoi spostamenti. Una fioritura che, grazie a un paziente e ampio lavoro di ricerca fra innumerevoli fonti, viene qui indagata, raccolta e commentata, insieme ai brillanti versi dialettali riguardanti Dante, la sua opera e, di nuovo, il suo solido e durevole mito. -
La geometria nei capolavori di Caravaggio. Ediz. italiana e inglese
Un attento esame dei dipinti di Caravaggio mostra come gli elementi più espressivi, cioè i volti e le mani, siano disposti inequivocabilmente lungo circonferenze e linee rette. Egli ha dunque utilizzato degli schemi geometrici per progettare le composizioni dei propri capolavori creando punti focali e direzioni salienti nelle immagini. Questi schemi geometrici sono serviti per costruire vere e proprie scene di teatro. Come ha detto Dario Fo, la geometria può essere utilizzata per rappresentare il divenire di un moto legato ad una progressione di slancio gestuale. I capolavori esaminati in questo saggio sono: Il Martirio di San Matteo, La Deposizione, La Madonna dei Palafrenieri, La Madonna del Rosario, La Decollazione di San Giovanni e L'Adorazione dei Pastori. Non è possibile capire questi dipinti senza capire gli schemi geometrici in base ai quali le loro composizioni sono state ideate. -
Tonino Guerra. Il cibo e l'infanzia. Noi continuiamo a mangiare nei piatti della mamma
Tonino Guerra ripensava spesso con tenerezza al tempo in cui, in occasione della festa del Natale, la mamma si dava da fare per tutta la notte della vigilia e a mezzogiorno in punto, alla tavola addobbata - mentre per le vie di paese dominava l'odore delle ciambelle, trasportate dal forno alle singole case - si mangiava tutti insieme in una festa ineguagliabile. Poi, nel resto della sua lunga vita, il Poeta ha continuato a ""mangiare l'infanzia"""" nelle rivisitazione delle minestre della mamma che considerava le migliori del mondo: pasta e fagioli, pasta e ceci; tagliolini in brodo o al sugo di pomodoro; baffucci o battutini in brodo; passatelli in brodo; pappardelle e tagliatelle al ragù; gli zuflot, ovvero i maccheroncini di Santarcangelo di Romagna che durante la sua infanzia si mangiavano in brodo. Da quel tempo, del resto, Tonino non ha cessato un solo istante di ricercare, ovunque nel mondo, i sapori dell'infanzia, le feste della tavola, le amicizie del desco. Il libro di Pozzetto rappresenta per intero le vie di questa epopea della tavola, sotto tutte le latitudini del mondo e delle età. Postfazione di Carlin Petrini.""