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Il dialogo di Antonio e il canto di Sertorio. Testo latino a fronte
In questo dialogo, che imita la forma teatrale, è raccontata da Giovanni Pontano la rifondazione dell'Accademia sorta nella Napoli aragonese per merito di Antonio Panormita. L'autore, politico, poeta e prosatore illustre del Quattrocento, vi celebra la conversazione gioviale, l'ironia socratica, l'attenzione verso la varietà dei problemi, la resistenza e il rinnovamento dei valori letterari, che ne fecero uno dei centri più rinomati della civiltà umanistica. L'originale struttura del dialogo include il carme epico dedicato alla guerra di Sertorius, unica prova pontaniana del genere e raffinata imitazione di Virgilio al limite dello scherzo, qui presentato in una nuova traduzione in versi eroici italiani, che cercano di interpretarne la motivazione austera e giocosa. -
Partenope o l'avventura a Napoli
Felix Hartlaub (Mannheim 1913-Berlino 1945) sceglie di raccontare non le audacie di uno scugnizzo o gli astratti furori di uno studioso, ma l'ambigua avventura di un tenente francese che, nei mesi della Rivoluzione del 1799, incontra al San Carlo una giovane napoletana. ""Partenope o l'avventura a Napoli"""", portata a termine nel maggio 1934 e pubblicata solo nel 1951, è l'unica novella di uno scrittore a cui il destino della Germania non ha permesso di continuare ad esserlo, ma che è considerato forse il più grande ingegno letterario della generazione dei """"sommersi"""" dall'uragano della guerra. La sua prosa, nella tradizione della novella romantica, rifiuta ogni colore sentimentale e si serra nella scabra superficie oscurata da inquietudini e presagi come nei racconti di Hermann Broch e Robert Musil. In Italia sono state tradotte le sue note di diario """"Nell'occhio del tifone"""" (Milano, 1961), i disperati frammenti che il semplice caporale, cronista al Quartier Generale di Hitler, sparito nella Berlino del 1945, scriveva sui fogli di ufficio, documenti tra i più lucidamente sovversivi sul terrore e la miseria del Terzo Reich."" -
Napoli viceregno spagnolo. Una capitale della cultura alle origini dell'Europa moderna (sec. XVI-XVII)
A differenza dei cinquant'anni del regno della dinastia aragonese, alla quale l'Umanesimo europeo deve la fondazione dell'Accademia Pontaniana, i due secoli in cui Napoli fu sottoposta al dominio dei viceré spagnoli (1503-1707) non hanno trovato un'adeguata considerazione da parte delle discipline moderne. La mancanza di una valutazione obiettiva dei contributi culturali che Napoli apportò all'Europa è dovuta, probabilmente, alla molteplicità e complessità delle attività intellettuali, culturali e scientifiche allora presenti nel Mezzogiorno d'Italia. Se è vero che tutto quel periodo fu teatro di violenti antagonismi tra la volontà di affermazione della città partenopea e il desiderio di potere assolutistico della monarchia degli Asburgo, ben presto la città più popolosa del Mediterraneo si trasformò in un centro così fiorente di attività filosofica, scientifica, letteraria ed artistica che, nei momenti gloriosi del Siglo de Oro, superò, per la sua capacità d'attrarre gli spiriti più creativi dell'impero spagnolo, la corte di Madrid. -
Opere
In questo volume sono raccolte in traduzione italiana tutte le opere di Frans Hemsterhuis (1721-1790), uno dei rappresentanti più significativi dell'Illuminismo olandese: si tratta di ventisette testi tra opere e lettere, di cui ben diciassette non erano stati inclusi nelle precedenti edizioni delle opere in francese e in tedesco. L'edizione italiana, nata in collaborazione con un analogo progetto editoriale in lingua olandese curato da Michael John Petry dell'Università di Rotterdam, intende fornire agli studiosi italiani una raccolta il più possibile completa dell'opera del filosofo, mettendo a frutto i progressi della ricerca più recente. La scoperta, nel corso del ventesimo secolo e in occasione di questo lavoro, di numerosi inediti di Hemsterhuis modifica l'interpretazione tradizionale del suo pensiero: conosciuto più per l'influenza esercitata sul cosiddetto ""circolo di Münster"""", nonché su Jacobi, Herder, Goethe e altri filosofi tedeschi del primo Romanticismo, come Hölderlin, Novalis e A.W. Schlegel, il filosofo olandese era finora scarsamente noto per le sue competenze specifiche in matematica, ottica, fisica e astronomia."" -
La formazione del cittadino e la creazione dell'École Normale
Libertà, uguaglianza. Queste due parole sarebbero restate senza senso se una scuola laica, gratuita ed uguale per tutti non fosse nata ""dalle tempeste della Rivoluzione"""". Attraverso la lettura e la meditazione di alcuni testi del periodo rivoluzionario, viene mostrato il progetto pedagogico che doveva riformare dalla base il sistema educativo-formativo della Francia. Il Progetto Talleyrand, il Rapporto Condorcet, il Piano di educazione nazionale di Lepelletier, il Rapporto Lakanal-Garat, qui presentati, sono tutti tesi a rendere il sistema educativo della Francia libero e indipendente, aperto a tutti i cittadini."" -
In partibus clius. Scritti in onore di Giovanni Pugliese Carratelli
Nella certezza della fondamentale unità del sapere, Giovanni Pugliese Carratelli dà luminosa testimonianza dell'attualità e del vigore del canone storico ispirato alle conquiste intellettuali della grecità e al loro singolare potere di penetrazione e di magistero, dal mondo classico e orientale all'Europa del Medioevo e del Rinascimento alla cultura dell'età moderna e contemporanea. Questo volume rappresenta, nella scelta dei temi e nell'ideale vincolo di continuità, l'affettuoso omaggio d'un gruppo di più giovani amici ed allievi che da lui e dai suoi scritti hanno avuto, in tempi e luoghi diversi (tra Napoli e Roma, Pisa e Venezia), lume e incoraggiamento esemplari. E desiderano esprimergli gratitudine per il vivo sentimento di amicizia che egli ha saputo suscitare in quanti lo hanno incontrato, non meno che per la straordinaria novità ed eleganza dell'opera sua di studioso e maestro ""nei giardini di Clio"""", la musa della Storia."" -
Storia della Biblioteca universitaria di Napoli. Dal viceregno spagnolo all'unità d'Italia
La Biblioteca dell'Università degli Studi di Napoli, nella sua vita plurisecolare, oltre a rappresentare il luogo della fisica sedimentazione di un patrimonio librario di eccezionale interesse per la ricchezza dei suoi fondi, ha rappresentato un crocevia di incontro tra intellettuali, amministratori, accademici e studiosi: un crogiuolo nel quale si sono fusi progetti culturali, indirizzi politici, orientamenti normativi, riflettente, al contempo, significativi mutamenti del più generale scenario sociale. Nella sua tradizione bibliografica mancava, però, un contributo rivolto ad investigare queste ""storie parallele"""", per ricostruire organicamente il passato di un'istituzione che, meritevole di essere inserita nel panorama delle grandi biblioteche europee, è, al tempo stesso, in grado di far leggere in filigrana alcune delle pagine più vive della storia napoletana."" -
Storia e cultura delle Biblioteche napoletane. Librerie private, istituzioni francesi e borboniche, strutture postunitarie
Nel 1921 Nino Cortese, rimarcando una grave lacuna nell'orizzonte degli studi, auspicava la redazione di una storia organica delle biblioteche napoletane. Il presente lavoro raccoglie questa lontana sollecitazione, ricostruendo, sulla scorta di un'inedita documentazione, fisionomie e vicende delle istituzioni bibliotecarie partenopee, tra Sette e Ottocento, attraverso le figure di bibliotecari e bibliofili, l'esame dei regolamenti e degli assetti biblioteconomici, l'analisi dei progetti bibliografici e della stratificazione dei fondi librari e della produzione catalografica. -
Tommaso Campanella. Il progetto del sapere universale
Nella Philosophia Rationalis di Tommaso Campanella c'è, innanzitutto, la volontà di seguire il grande insegnamento che ci giunge dalla natura, dai suoi modi e dai suoi procedimenti. In essa è ben presente quella vocazione enciclopedica, non sempre metodica, che spinge l'autore a riprogettare il sapere secondo i passaggi fondamentali della sua filosofia; proprio da questa vocazione nascono testi di argomento diverso che, nel loro insieme, seguendo l'intento di Campanella, devono concorrere a precisare il nuovo percorso formativo degli uomini. Così, restaurare nella poesia i ritmi della metrica classica e indicare la via per l'eventuale creazione di una nuova lingua sono due tra i progetti espressi nelle diverse sezioni della Philosophia rationalis: una nuova retorica e una nuova dialettica che, come afferma Campanella, sovrintenda tutte le discipline essendo, quest'ultima, l'arte delle arti. -
Tra scetticismo e libertinismo. Charles Blount (1654-1693) e la cultura del libero pensiero nell'Inghilterra degli ultimi Stuart
Il libro raccoglie ed integra i numerosi, ma frammentari, interventi critici degli ultimi anni miranti a una rivalutazione della figura storica di Blount. Il testo offre una visone d'insieme volta a ricostruire la fisionomia di un intellettuale e agitatore politico vissuto a cavaliere tra Restaurazione e Glorious Revolution, coordinatore di una rete di liberi pensatori contro i quali si schierarono tutti i maggiori filosofi, teologi e scienziati del tempo, da Locke a Newton, da Tillotson a Boyle. Nell'opera di Blount si percepisce l'eco di una grande stagione culturale, arricchita non solo dal recupero della tradizione classica e dal consistente influsso continentale, soprattutto francese, ma anche dagli stimoli provenienti dal dibattito che si svolse nei clubs, nelle coffe-houses e nelle prestigiose Accademie della capitale. Dopo i rigori dell'ondata puritana, i teatri furono riaperti, nacque la Royal Society, commediografi e poeti diventarono l'avamposto culturale della splendida corte di Carlo II. -
Il Risorgimento filosofico nel Quattrocento (rist. anast. 1885)
La ristampa anastatica del Risorgimento filosofico nel Quattrocento di Fiorentino, con l'analisi del materiale manoscritto che accompagna il testo compiuto da Fabiana Cacciapuoti, non solo permette di ritrovare un testo raro, ma soprattutto offre materiale e motivi di riflessione su quello che è un nodo centrale delle origini del Rinascimento e della 'circolazione' spaventiana della filosofia italiana. Il testo ripercorre i Concili (Costanza, Basilea, Ferrara-Firenze) mostrando il fiorire della tematica etico-politica dell'Umanesimo, per abbracciare la pax fidei cusaniana, la prisca teologia e l'ermetismo del Ficino platonico, il sogno della 'concordia' e l'eredità 'cabalistica' di Pico della Mirandola, fino a Egidio da Viterbo e i Pontaniani di Napoli. ""Nel nostro Risorgimento - scrive Fiorentino - l'esordire specialmente, si può dire Risorgimento europeo: perché tutte le direzioni s'incrociano in Italia [...] La coltura greca torna in Italia, e la coltura germanica ci viene per la prima volta: qui sorge una nuova forma di civiltà, e quindi di filosofia""""."" -
Regia commissione d'inchiesta per Napoli. Relazione sull'amministrazione comunale
La Commissione d'inchiesta definì la camorra come ""l'atto di prepotenza, col quale uno o più individui s'impongono ad altri individui per ottenere, con minacce, vie di fatto, o subdolamente, una somma, una utilità, un servigio, una preferenza, bene spesso un continuo contributo forzato sul loro guadagno"""". Insomma una vera e propria """"associazione delittuosa di gente prepotente"""". Ma la Commissione non si limitò a questa sola definizione. Essa comprese che si trattava di un fenomeno assai complesso e che riguardava sì gli strati più bassi della popolazione, ma coinvolgeva direttamente anche le classi sociali più elevate. In particolare la Commissione definì """"alta camorra"""" quella praticata """"dai più scaltri e audaci borghesi"""" i quali, approfittando della ignavia e della miseria, riuscivano a ricavare lauti guadagni brigando nelle adunanze politiche, nelle pubbliche amministrazioni, nei circoli e nella stampa cittadina per ottenere appalti e praticare commerci."" -
Onofrio Tataranni. Teologo della rivoluzione napoletana del 1799
Le Logge napoletane, cui erano affiliati molti di quelli che saranno i protagonisti del '99, erano il centro di diffusione degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza universale che erano alla base dei principi rivoluzionari del tempo e che minavano alle fondamenta il potere regale basato sul diritto divino. A questi ideali aderisce, in maniera più o meno palese, anche parte del clero, soprattutto quei religiosi che nella Capitale avevano frequentazioni con gli ambienti intellettuali da tempo legati a scambi culturali con i savants francesi e con la miglior cultura illuminista europea. -
Il patriota e il «vaudeville». Teatro, pubblico e potere nella Parigi della Rivoluzione
Il libro affronta un settore fondamentale della produzione culturale nella Francia rivoluzionaria: il teatro. I dati disponibili vanno utilizzati tutti insieme per giungere a un quadro storico complessivo non inficiato da pregiudizî, e perciò anacronistico, della vita teatrale e dei problemi politici, sociali, economici, culturali, umani ad essa connessi. Ne segue la necessità di conoscere in tutte le sue articolazioni il dibattito sulla funzione del teatro che si è svolto nei decenni precedenti la rivoluzione. Questa conoscenza permette di mettere a fuoco e valutare in maniera adeguata il modo in cui durante la rivoluzione vennero affrontati i problemi dell'emancipazione civile degli attori e delle attrici, del rinnovamento della vita teatrale, della censura. -
Memorie
Fu Benedetto Croce, nel centenario della Repubblica napoletana, a richiamare l'attenzione su Giuseppe De Lorenzo, pubblicando nel 1899, con tagli e omissioni, la prima parte delle sue Memorie, rimaste fino a quel momento inedite, e augurandosi ""prossima la pubblicazione"""" anche della seconda parte. Sono passati altri cento anni e quell'auspicio viene ora finalmente realizzato con questa edizione integrale curata da Paola Russo. Colpisce in questo testo, rispetto ad altra memorialistica coeva, la pacatezza del racconto, [...] ma è soprattutto sulla reazione popolare seguita al 13 giugno 1799 che le pagine di Giuseppe De Lorenzo sono suggestive e illuminanti. Si tratta di pagine di grande umanità, in cui descrive le esitazioni sue e dei suoi compagni sul da farsi, gli espedienti messi in atto, e poi i saccheggi, le grida, la paura, le delazioni, lo spirito di rivalsa ma anche i piccoli tratti di generosità."" -
Catechismi repubblicani. Napoli 1799
Nell'ambito delle numerose celebrazioni che hanno accompagnato l'atteso bicentenario della rivoluzione napoletana del 1799, l'iniziativa diretta a pubblicare i catechismi repubblicani stampati a Napoli rappresenta un contributo opportuno e significativo. [...] Gli opuscoli qui raccolti furono redatti nella fase più intensa e rapida della tempesta rivoluzionaria e, pur nella loro evidente diversità, ne portano chiare le tracce. Insomma si può dire che essi seguissero la più aggiornata strategia di propaganda politica, che tuttavia rimandava all'uso del collaudato e rassicurante canale di trasmissione della dottrina cristiana. -
«Le patriotisme et le courage». La repubblica napoletana del 1799 nei manoscritti del generale di brigata Antoine Girardon
Dobbiamo alla passione archivistica di Georges Segarini la trascrizione dei manoscritti del generale Girardon conservati presso l'Archivio storico del Ministero della Guerra a Vincennes, che per la loro completezza e la minuziosità del resoconto quasi quotidiano degli eventi di cui fu partecipe o diretto testimone, costituiscono una fonte di grande rilievo, come era già emerso dalla precedente pubblicazione, a cura dello stesso Segarini e di Maria Pia Critelli, dei registri di corrispondenza relativi all'insorgenza nel Lazio meridionale e alla campagna del Circeo. Utilizzate finora solo parzialmente per citazioni episodiche e frammentarie, in questo volume è possibile ora accedere direttamente all'insieme delle carte redatte dal Girardon durante il suo incarico presso l'Armée de Rome, diventata poi Armée de Naples. -
Il 1799 in terra di lavoro. Una ricerca sui comuni dell'area aversana e sui realisti napoletani
Nello Ronga fa parte della nutrita schiera di studiosi, non storici di professione, che hanno rivolto e rivolgono il loro interesse agli eventi della Repubblica napoletana del 1799. Di formazione sociologica e autore di numerose ricerche sul territorio campano, Ronga era partito da un obiettivo che appariva lontano dai suoi interessi consueti, e in parte ancorato alla tradizione retorica del martirologio locale: ritrovare i patrioti dell'area aversana, anche i meno noti, per comprendere se i personaggi più celebri come Bagno, Cirillo, Fiore - costituissero soltanto una luminosa eccezione all'interno di un paesaggio generalmente ostile, o non fossero invece solo la punta avanzata di un movimento repubblicano più ampio. -
Histoire de la Révolution de Naples (rist. anast. 1807)
Alla fine del 1807, Bertrand Barère de Vieuzac (1755-1841) pubblica a Parigi l'Histoire de la Révolution de Naples, traduzione francese della seconda edizione del Saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli di Vincenzo Cuoco apparsa a Milano nel 1806. L'amore per la lingua italiana, la condizione del proscritto, la difesa del ruolo pedagogico e politico della scrittura, il bisogno di riflettere sulle cause e sugli effetti della rivoluzione per poterne realizzare gli obiettivi incompiuti, un patriottismo inteso come amore della libertà e del bene pubblico: queste alcune delle ragioni che spinsero Barère a tradurre il saggio di Cuoco, consegnandolo alla cultura francese ed europea. -
Il «pubblico convocio». Stato e cittadini nella Repubblica napoletana del 1799
Nella prima quindicina di marzo del 1799, il Governo provvisorio napoletano emanava il seguente comunicato: ""il pubblico convocìo avendo avvertito il governo che la sua buona fede era stata sorpresa nella distribuzione degli impieghi [...] è venuto a creare una commissione [...] per la deposizione di tutti gli indebitamente intrusi ed il severo scrutinio di chiunque debba ammettersi in seguito"""". La situazione che emerge da questo comunicato è unica (a quel che mi risulta) nel variegato mondo delle repubbliche cosiddette giacobine: da essa si ricava che i cittadini napoletani anziché sudditi abulici, come sotto la Monarchia, erano i partecipi solerti della attività del governo che ascoltava e faceva propri i loro suggerimenti. Si è detto e ripetuto più volte che la Repubblica napoletana è una repubblica di élite che un gruppo di astratti filosofi aveva creato.""