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La sponda sbagliata del Tevere. Mito e realtà di un'identità popolare tra antico regime e rivoluzione
Questo libro ha per oggetto uno spazio urbano, il rione romano di Trastevere, certamente il più famoso dei ""vecchi"""" rioni della capitale, e un duplice arco cronologico: un primo arco temporale molto ampio, che prende le mosse dal tardo medioevo per giungere fin quasi ai nostri giorni e che costituisce la """"lunga durata"""" di riferimento di temi e problemi che sono poi affrontati in maniera più ravvicinata nel secondo, e più specifico, ambito di tempo, coincidente con gli anni che vanno dal 1743 al 1799, vale a dire dalla riforma dei rioni voluta da Benedetto XIV all'esperienza della Repubblica romana."" -
Repubblica e controrivoluzione. Il 1799 nella Calabria cosentina
Il lavoro di Addante riapre con coraggio e determinazione il dossier della Calabria del 1799, sia pure in riferimento alla sola Calabria cosentina, interrogando le fonti per rispondere a questioni cruciali non per la sola Calabria ma per l'intera vicenda della Repubblica napoletana. Molti spunti importanti si potrebbero segnalare di questo lavoro, accolto in questa collana anche per i vari significativi richiami agli argomenti che vi si dipanano da un volume all'altro: dal rapporto fra politica e immagini etnotipiche al tema del linguaggio e della comunicazione; dalla plurisecolare riflessione sulla resistenza al tiranno che irrompe e riesplode nella temperie rivoluzionaria del 1799 a quello delle relazioni fra Italia e Francia: fino alle più generali questioni della lotta politica nella Repubblica napoletana, nell'indissolubile confronto tra rivoluzione e antirivoluzione, repubblicanesimo e insorgenze antirepubblicane. -
Carattere de' napolitani. Quadro istorico-politico scritto in Francia dopo la controrivoluzione di Napoli
Che cosa restava, infine, dell'esperienza rivoluzionaria e di tanti lutti? Il bilancio appariva, malgrado tutto, ottimistico e positivo. La persecuzione non aveva fatto che rianimare il patriottismo, sviluppare ulteriormente i talenti, rendere ancora più accesa la lotta in difesa dei diritti dell'uomo [...]. Persecuzioni e proscrizioni non erano riuscite ad ""avvilire l'energico carattere de' Napoletani"""". La storia, più che la natura, poteva qui spiegare la formazione del carattere dei napoletani e degli italiani in genere. Erano state invasioni esterne e guerre intestine a spingere """"il povero napoletano"""" verso una """"forzata indolenza"""", a """"opporre i talenti alla forza"""", a cercare di """"addormentare"""" e a intrigare piuttosto che provocare e combattere: """"Nato egli buono per natura, sensibile, umano, si vede che i suoi vizj sono piuttosto l'effetto delle crisi politiche, che del suo carattere. Era vizio del governo ciò che si è creduto finora carattere della nazione napolitana, e non si deve imputare a lei la falsa politica de' suoi Re""""."" -
Philosophia sensibus demonstrata
La ""Philosophia sensibus demonstrata"""" fu la prima opera a stampa di Campanella, anche se non la prima opera a venire composta; proprio in essa è dato leggere, infatti, aperti e precisi rimandi ad altre due sue opere, il """"De sensu rerum"""" ed il """"De investigazione rerum"""", delle quali l'autore utilizza non soltanto molte tesi, ma, come è possibile accertare, interi brani. D'altra parte è un'opera in cui le citazioni degli altri autori costituiscono la più gran parte del testo. Scritta di getto nei primi sette mesi del 1589, questa poderosa """"Philosophia sensibus demonstrata"""" riesce, comunque, un'opera fortemente unitaria e compatta, pur nell'apparente varietà e diversità di temi che in essa vengono affrontati e trattati. Tale unità di compattezza le derivano certamente anche dal compito, che in essa l'autore si era proposto, di difendere la filosofia di B. Telesio dagli attacchi che contro di essa aveva lanciato il giurista e filosofo napoletano Iacopo Antonio Marta."" -
Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico
Baronio è la colonna intellettuale della Controriforma. Tale apparve ad autorevoli contemporanei come Bellarmino e Campanella, Sarpi e Casaubon, ma anche a Muratori, Vico e Stendhal, che di lui si occuparono. La sua opera storiografica, pur stagliandosi come il baluardo della Chiesa romana, evidenzia originalità di vedute ed esigenze filologiche che richiamano il magistero di umanisti come Valla e il Biondo. Stefano Zen illustra la dimensione europea del Baronio, rilevandone le austere ricerche e le finalità apologetiche, peculiarmente espresse nella difesa della potestà pontificia, nella riconciliazione di Enrico IV, nei conflitti giurisdizionali con la Spagna e nella controversia con Venezia. Da questo libro, che esplora fonti inedite e complesse con gli strumenti propri della filologia, emergono i miti della Controriforma: concetto eroico del documento, agiografia e culto delle reliquie, arte come pedagogia, civilizzazione monastica, giurisdizione curiale, primato pontificio. -
Rappresentazione e scrittura. La crisi delle forme poetiche rinascimentali (1540-1560)
Verso la metà del XVI secolo due grandi polemiche letterarie, prima sulla tragedia, poi sul poema, contrappongono due modi di concepire e rappresentare la realtà, due visioni della vita e del mondo, l'una storica realistica e narrativa, l'altra metafisica, fantastica e lirica. Di qui nascono vere e proprie opere-manifesto, in cui la poesia va sempre confrontata col progetto ideologico: prima le tragedie del Giraldi, l'Orbecche, e dello Speroni, la Canace, poi i poemi del Giraldi, l'Ercole, e del Pigna, l'Eroico. Ricostruendo il complesso intreccio fra teoria e prassi, fra idee e forme, questo libro va alla ricerca delle ragioni più profonde delle polemiche, che segnano, infine, il transito dall'Umanesimo al Barocco, dalla fiducia nelle possibilità dell'uomo di comprendere e raffigurare la realtà alla crisi dei rapporti fra cose e parole, oggetti e rappresentazioni. -
Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma
"Monarchia della verità"""" indaga una componente ideologica fondamentale della Controriforma: l'ossessione ecclesiastica per la veritas, concepita nella versione dogmatica di doctrina e ortodossia in opposizione alla formulazione umanistica della veritas come ricerca. In questo libro l'autore prende in esame il primato normativo della verità nella Chiesa del Cinquecento e del primo Seicento con lo scopo di illustrare modelli culturali e pedagogici della Controriforma e rilevarne i miti: cronotassi pontificia, agiografia e culto delle reliquie, concetto eroico del documento, didattica figurativa, giurisdizione curiale, temporalismo papale." -
Lo Stato e le ferrovie. Scritti e discorsi sulle ferrovie come pubblico servizio (marzo-giugno 1876)
Raggiunta finalmente l'Unità, stabilita la capitale a Roma, il problema principale del nostro Paese diventava quello della costruzione dello Stato: di quello Stato moderno che Spaventa intendeva come l'unica istituzione etica che potesse realizzare l'interesse generale e far partecipare tutti i cittadini al benessere comune. Si determinò allora un grave conflitto tra i particolarismi privati e gli interessi pubblici. Uno dei momenti decisivi di tale conflitto fu segnato dal contrasto tra lo Stato e il 'nuovo feudalesimo' delle società concessionarie dei lavori pubblici, per la realizzazione della rete ferroviaria. Il progetto 'rivoluzionario' di Spaventa, Sella e Minghetti, di dotare l'intero territorio italiano di una rete moderna ed efficiente di strade ferrate esercitate dallo Stato trovò l'opposizione più ferma e determinata nell'intreccio di interessi privati costituito dalle oligarchie, dalle concentrazioni finanziarie e dalle società private. -
Democrazia e rappresentanza. Gerhard Leibholz nel periodo di Weimar
La pregevole ricerca di Manuela Alessio si presenta doppiamente significativa. In primo luogo essa colma una vistosa lacuna degli studi, ricostruendo con grande puntualità e rigore i profili teorici dell'opera di Gerhard Leibholz: figura di costituzionalista e filosofo politico tanto importante quanto finora scarsamente considerata (in specie se messa a confronto non solo con il suo alter ego Cari Schmitt, ma anche con altri giuristi e politologi weimariani come Ernst Fraenkel, Otto Kirchheimer, Franz Neumann, Hermann Heller, Rudolf Smend). In secondo luogo, e più in generale, essa consente - attraversando gli scritti leibholziani - di prendere in esame un aspetto di grande rilevanza teorica, per molti versi ancora attualissimo: la torsione storico-concettuale subita dalla nozione di ""rappresentanza"""" nel passaggio dal liberalismo ottocentesco alla democrazia di massa degli anni venti, fino al fenomeno totalitario degli anni trenta."" -
Ruggiero Bonghi nella politica dell'Italia unita
Già semplicemente dalla riflessione sugli scritti e discorsi raccolti nella parziale edizione nazionale curata da Giovanni Gentile, Giorgio Candeloro, Walter Maturi ed altri fra gli anni trenta e gli anni cinquanta - di per sé poderosa anche se con molte lacune - emergono spunti di grande attualità su temi la cui semplice denominazione è indicativa della contemporaneità, nel senso crociano del termine, di Bonghi: le relazioni fra rappresentanza politica e società civile; i rapporti fra ceto politico e amministrazione; le autonomie; il trasformismo. Poi ancora, la questione della libertà scolastica e dell'istruzione religiosa; i limiti della politica estera di una media potenza come l'Italia; il tema del centralismo e delle autonomie nel sistema universitario. -
Etica e deontologia giudiziaria
Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale svoltosi a Roma presso la sede dell'Accademia Nazionale dei Lincei nel gennaio del 1999, che ha visto la partecipazione di numerosi relatori appartenenti al mondo accademico e a quello forense e giudiziario. Nonostante i quattro anni trascorsi dai lavori del convegno, gli scritti raccolti nel volume mantengono intatta l'attualità del loro significato e soprattutto mantengono vivo il loro interesse in un momento in cui se, da una parte, si stanno per produrre i primi risultati dei cambiamenti intervenuti nella formazione dei giuristi sia in seguito alla riforma dell'insegnamento universitario sia per l'introduzione delle Scuole di specializzazione per le professioni forensi -, dall'altra, ferve un serrato dibattito sui progetti di riforma della magistratura e soprattutto sulla proposta di introduzione della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti. -
Silvio Spaventa tra Risorgimento e Stato unitario
Silvio Spaventa ha affrontato nel corso della sua lunga esperienza politica tutti i principali temi del dibattito pubblico del suo tempo: i problemi dell'unità e dell'indivisibilità della patria fortemente sentiti dopo secoli di divisioni politiche e di particolarismo territoriale; dell'accentramento amministrativo, considerato strumento per l'unificazione della nazione, di un sistema di giustizia nell'amministrazione modernissimo per i tempi e concepito in funzione della tutela dei singoli contro gli abusi di quella; dell'intervento pubblico nell'economia contro il prepotere ricorrente del capitalismo privato; di un rapporto tra lo Stato e la Chiesa che garantisse la loro totale indipendenza dopo l'abbattimento del temporalismo e la fine delle reciproche ingerenze; della definizione del ruolo dei partiti in un sistema realmente bipartitico. -
La corte penale internazionale. Problemi e prospettive
"Due vicende, in particolare, richiedono una meditazione approfondita, anche perché, seppur apparentemente slegate l'una dall'altra, in realtà non sono prive di reciproci condizionamenti, magari causali, con aspetti in qualche modo addirittura contraddittori. Si tratta di vicende attinenti, l'una, alla posizione degli Stati Uniti nei confronti dell'istituenda Corte penale internazionale e, l'altra, all'avvio del processo Milosevic di fronte al già da tempo (1994) operante Tribunale all'Aja per crimini commessi nei territori della ex-Jugoslavia, quella meglio nota come la Jugoslavia di Tito"""". (Dalle conclusioni di Giovanni Conso) Ma a parte quello che i tribunali penali internazionali, e in particolare la Corte, hanno la potenzialità di realizzare nella repressione diretta dei crimini [...] È un fatto che essi sono inevitabilmente destinati a svolgere una funzione di stimolo, di impulso per le giurisdizioni statali, perché è l'esistenza in sé di tribunali penali internazionali che mette in luce la non collaborazione degli Stati, la mancanza di una normativa statale sostanziale e processuale adeguata, l'inerzia delle giurisdizioni nazionali, l'esistenza stessa di crimini gravissimi." -
Analogia e «natura della cosa». Un contributo alla dottrina del tipo
Analogia e ""natura della cosa"""" rinnova l'arte della filosofia del diritto tedesca di miniaturizzare sconfinati universi di pensiero, esibendo un'originalità ricostruttiva non offuscata dai - pur numerosi - """"debiti culturali"""" contratti nella sua stesura. Essa riveste un'importanza decisiva nell'itinerario speculativo di Arthur Kaufmann, in quanto prima compiuta esposizione della dottrina dell'essenza del diritto, e della conoscenza che ne fonda la realizzazione, alla quale il giusfilosofo tedesco si manterrà fedele in avvenire, apportandovi mutamenti tutto sommato marginali."" -
Quintino Sella e la cultura napoletana. I lincei nell'archivio della Fonfazione Sella
Questo lavoro è il frutto di una ricerca condotta presso gli archivi della Fondazione Sella ed ha come oggetto le relazioni intercorse fra alcuni scienziati e filosofi napoletani - di nascita o di formazione - e Quintino Sella nel periodo in cui questi fu presidente dell'Accademia dei Lincei (1874-1884). Per Silvio e Rertrando Spaventa, Francesco De Sanctis, Pasquale Villari, Ruggiero Ronghi, Pasquale Stanislao Mancini, Augusto Vera, Francesco Fiorentino, Arcangelo Scacchi, Anton Dohm, il periodo di presidenza Sella inaugurò una serie di corrispondenze con lo statista biellese: per alcuni favorì la ripresa di un dialogo interrotto, per tutti costituì un'esperienza in cui lo scambio di idee arricchì il complesso intreccio di relazioni umane e scientifiche relativo alla riorganizzazione della cultura italiana dopo l'Unità. -
Presupporre e interpretare. Heidegger, il problema dei presupposti e la storicità del sapere scientifico
Le possibili implicazioni relativistiche e irrazionalistiche di una teoria heideggeriana dei presupposti - così come con rigore e chiarezza la presenta Crupi in questo libro - si evitano, da parte di Heidegger, soltanto con il richiamo alla storia dell'essere. Che certo sembra voler risolvere un problema aprendone solo un altro più ampio. Gli epistemologi anche più aperti al riconoscimento del carattere interpretativo della scienza hanno cercato soluzioni meno estreme, più ragionevoli e per lo più in una direzione ""pragmatistica"""". Ma, per quanto lodevoli, questi sforzi non sembrano davvero capaci di esorcizzare la tendenza allo """"sfondamento"""" dell'orizzonte di rilevanza che Heidegger ha sentito tanto acutamente e alla quale anche un libro come questo non può che invitarci a prestare di nuovo la dovuta attenzione."" -
Libertà per la ragione. Riflessioni critiche sui problemi e sugli indirizzi della filosofia contemporanea
I pensatori si possono dividere in due categorie: i tecnici e i pensatori liberi. Non voglio, con questa classificazione dire che non ci sono tecnici liberi di pensare; ma solo affermare che il tecnico è condizionato dai problemi che deve risolvere per arrivare a risultati ""pratici"""" suscettibili di essere utilizzati da lui o da altri. Il pensatore libero ricerca, spinto dalla curiosità, stimolato da intuizioni, orientato all'innovazione. I tecnici operano guidati da regole procedurali, secondo schemi, paradigmi, ottiche che non si discutono, per risolvere i problemi che si presentano nelle varie situazioni, tutti logicamente configurabili a priori. I secondi sono alla ricerca di problemi nuovi, adattano le regole, modificano i paradigmi, scoprono nuove ottiche e nuovi schemi. Nella realtà non vi è il pensatore tecnico puro, né quello totalmente impegnato nella critica e nell'innovazione."" -
Giovanni Gentile e il Rinascimento
La ricerca si propone di illustrare le vie per le quali si costituisce e si determina l'interesse di Gentile per il Rinascimento, approfondendo anzitutto gli anni della formazione, alla Scuola Normale di Pisa e all'Istituto di Studi Superiori di Firenze; valutando l'influenza che maestri insigni quali Alessandro D'Ancona, Donato Jaja, Felice Tocco e Pasquale Villari ebbero su di lui; rintracciando fin dalle prime opere gli elementi di una visione complessiva di quest'opera storica; considerando gli insegnamenti di maestri quali Bertrando Spaventa e Francesco Fiorentino, che egli non ebbe modo di conoscere personalmente ma ebbe sempre in grande venerazione. Si è cercato così di ricostruire quell'itinerario intellettuale che ha condotto Gentile a percorrere a ritroso la storia del pensiero italiano, muovendo dagli studi sulla filosofia del Risorgimento, idealizzato come momento generativo del rinnovamento nazionale, fino ad approdare alla sua valutazione dell'età rinascimentale come origine più vera della modernità tutta. -
La filosofia e il ritorno alla conoscenza di sé
Ciò che è importante quando si pensa filosoficamente è che le parole vengono usate al servizio della verità, che su un tema ci sia un tentativo di far parlare la verità, il che non è garantito dal semplice mettere il pensiero in una forma anziché in un'altra. Il mio ideale in filosofia non è l'attacco o la difesa, ma pensare insieme ad altri intorno alla verità delle idee. -
John Rawls nel dibattito filosofico contemporaneo
John Rawls ha innescato uno dei dibattiti filosofici più accesi dell'età contemporanea, rivendicando la necessità del dovere delle istituzioni di elargire delle risorse, di là dal merito o dal talento, ai soggetti svantaggiati. Certamente con la sua teoria egli ha colmato quel vuoto dovuto all'inaridimento del concetto di distribuzione, basato sul mero calcolo aritmetico. Il concetto di eguaglianza ha conosciuto così un'inedita rivisitazione che si interroga ampiamente sui doveri delle istituzioni al fine di garantire, e di non violare, i diritti umani. La teoria del filosofo americano, tanto fortunata nella divulgazione, evolve tuttavia da una fase più propriamente caratterizzata dalla visione socialdemocratica ad una più matura, meno apprezzata, nella quale l'autore approda ad una parziale revisione di essa, convergendo verso una visione più schiettamente liberale.