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L' incoerenza della vendetta
Renzo Brunetti si cimenta con un nuovo caso che trae origine dal suo passato di ex-poliziotto. Il nemico che aveva cercato di distruggere si ripresenta alla sua porta affamato di vendetta. Mentre il suo mondo familiare sembra crollare sotto i colpi di un destino inesorabile, Renzo si troverà a combattere ad armi impari contro forze più potenti di lui e soprattutto senza la possibilità di difendersi. Unica consolazione, i suoi ragazzi del liceo con i quali continuerà il percorso di crescita fatto di esperienze, di errori, ma anche di grandi soddisfazioni. In un crescendo di avvenimenti, la verità, infine, si manifesterà nella sua dolorosa ed allo stesso tempo rassicurante incoerenza. -
Una vita tante vite
"Apparentemente la raccolta di Francesca Piovesan si presenta lineare, cristallina, trasparente, ricca di suggestioni naturali e sentimentali al punto che ciascun lettore potrebbe identificare in questi versi particolari momenti della propria esistenza. E il titolo Una vita, tante vite ne costituirebbe la prova. È, invece, importante che il lettore operi una vera e propria """"seconda lettura"""", concetto da intendersi non in senso materiale, ma sotto l'aspetto gnoseologico come ricerca di un """"ulteriore"""" senso che superi la pura e semplice impressione colta al primo impatto. Se ci limitassimo allo stadio """"apparente"""", perderemmo l'essenza stessa di queste composizioni: """"Una vita, tante vite"""" dichiara anche e soprattutto la contraddittorietà presente nell'io narrante, che rivela una duplicità di antitesi alla ricerca di un'agognata sintesi."""" (Giulio Greco)" -
Corpo mio
C'è un personaggio, Maria, che irrompe nell'incipit del romanzo. È stramba. Fa collezione di scarpe. Va in giro scalza. Scompare. Almeno così pare. Perché la storia cede il passo a un'altra persona, Laura, che dopo trent'anni di matrimonio con Alberto, una vita agiata, invidiabile, resta sola. Il lutto dell'abbandono la travolge con una carica devastante, paralizzando la sua mente e il suo corpo, al quale affida il compito di testimoniare le fasi della disperazione, finché imprevista, a un tratto, sopraggiunge la svolta. Al ritorno da un viaggio a Parigi, dove tocca il culmine della perdita di sé, ma anche il miraggio di una risalita, Laura riceve la notizia della morte di Alberto. Qualcosa di imponderabile accade dentro di lei e qualcosa di ancora più detonante accade davanti a lei. Nella sua esistenza entra con tenerezza struggente e impetuosa determinazione un giovane. Chi è quella persona che Laura si ostina a chiamare ""il tuo ragazzo"""", rivolgendosi in un dialogo ideale al marito assente? Perché, pur volendolo, non riesce a liberarsene?"" -
Le filosofie inconsapevoli. Pedagogia della non conoscenza
C'è un punto di vista in noi del quale non siamo consapevoli, una posizione esistenziale che può essere in disaccordo con il nostro Io consapevole. Stiamo parlando di uno sguardo filosofico con il quale osserviamo e ci osserviamo, un esteta rigoroso e intransigente nascosto dietro a tante maschere e come diceva Nietzsche: ""Tutto ciò che è profondo ama la maschera"""". Ripetiamo, nel corso dell'esistenza, comportamenti, atteggiamenti ed errori in nome di un tema ricorrente che pilota in maniera silente e non dichiarata le nostre scelte, le nostre indecisioni, le idiosincrasie, le preferenze, gli odi, gli amori e altro ancora. Non stiamo parlando di inconscio nel senso freudiano del termine, non si tratta di scarti della mente, di materiale rimosso o di traumi da dimenticare ma proprio di un assetto esistenziale, una disposizione naturale dell'Essere e, in esso, la presenza di una visione, strutturata, di sé e dell'esistenza. Il tutto a livello pre-cosciente. Ci muoviamo secondo un modo di vedere, di sentire e di recepire il mondo che è così intimo da non esserci noto: questo non appartiene all'Io, ma all'Essere."" -
La giornata altrove
"Sono stato veramente in dubbio se rivelare al lettore che sto per presentare l'opera prima di un autore molto giovane, perché l'età e la novità non sempre sono considerate nel giusto modo, anzi danno adito a preconcetti contrastanti: alcuni pensano che, per produrre opere di pregio, occorra esperienza, altri invece si lanciano ad esaltare il testo suggestionati dalla moda. Non è il caso nostro, né delle nostre edizioni né della rivista 'Atelier', istituzioni che, pur proponendosi di valorizzare le opere dei giovani e di rendere visibili autori appartati, hanno sempre inteso procedere con grande cautela, operando scelte in base a precisi criteri."""" (Giulio Greco)" -
Jochanaan
"Vi sono libri, come in questo di Marisa Papa Ruggiero, in cui la parola poetica mette in scena un teatro di figure della mente gravide di attesa, di tensione, di pathos che contagiano chi legge. Una scena che è una densa contrapposizione di molecole cromatiche sulla retina transitanti nel campo sensoriale secondo flussi allusivi, eccentrici, mai narrativi, dietro cui si intravede una necessità estetica di fondo, una precisa condizione dell'essere. Parola poetica come dialettica metamorfica dell'accadere chiamata a segnare un passo problematico all'interno di dinamiche visive molto accentuate; parola come dramma in atto che sperimenta se stesso, come sguardo rivolto all'interno del corpo scenico in azione per coglierne tanto la fugace essenza, che la sua alterità."""" (Giulio Greco)" -
Un bicchiere d'amore, grazie
"La raccolta di Pasquale Quaglia è tutta improntata sul tema dell'amore. La storia della letteratura ne è impregnata: nessuno dimentica Virgilio, Catullo, Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Shakespeare, Donne, Novalis, Baudelaire, per citare solo alcuni nomi. Indicarli tutti sarebbe impossibile perché non ricordo poeta che non abbia parlato d'amore. Cimentarsi con una così massiccia produzione farebbe gelare a qualsiasi autore, """"le vene e i polsi"""" direbbe Dante, ma questo sentimento si pone alla radice della continuità dell'esistenza della specie e, come tale, viene vissuto da ogni essere umano in modo originale. Pasquale Quaglia non si sottrae a tale impulso e avverte dentro di sé l'incontenibile desiderio di manifestarlo e nel riproporre il bagaglio culturale, cui non sono estranee i testi di canzoni o i luoghi della vulgata massmediatica, affronta la situazione con un piglio decisamente originale, fondendo poesia, donna e mondo interiore."""" (Giulio Greco)" -
Ghiaccio nero
"Il tessuto intellettuale di un contesto poetico, il cui impatto emotivo risulta prima di tutto trappola per il lettore attento e agguerrito, privilegia senza alcun dubbio il linguaggio, alludendo ad un intermediario specifico che tenta di incrociare progetto e figura. Il mito non riesce a sopravvivere, nascoste le trasfigurazioni nelle quali bisogna confidare e perdersi. In questa raccolta di Giulio Marchetti l'arte si colloca di nuovo nel rapporto fra la tradizione e l'universo postmoderno nell'accorato scenario di forme vuote, magari ripensate con distacco utopico, e il positivo impatto della memoria involontaria nel riuso della parola. Una parola ripetutamente incisiva, che cerca con insistenza e capacità personale di creare l'atmosfera giusta per le vibrazioni del pensiero costretto a levitare tra le coincidenze delle mutazioni e gli incidenti dell'imprevisto"""" (dalla prefazione di Antonio Spagnuolo)." -
Nessuna stagione
Nella raccolta poetica di Alberti Pasina si delineano i contorni di un'esistenza ""indistinta"""", in cui una settimana è uguale all'altra. Anche il periodare prevalentemente paratattico nella monotonia delinea il grigiore del tempo che passa senza lasciar traccia. La caratteristica del modo di rappresentare la realtà può essere rintracciata nella ripresa filmica. L'autore spesso sembra porsi dietro la macchina da presa (""""Dall'alto, il corpo diviene un simbolo""""; """"Il piano sequenza si stringe"""") sia per mettere a fuoco nello scorrere indistinto del tempo un'immagine particolare sia per donarle un significato capace di trascendere l'insensatezza. La critica alla civiltà dello spreco, alla civiltà talmente materialistica da sottomettere ogni valore all'economia non viene condotta con il cipiglio del riformatore o del politico, basta la nuda descrizione, perché lo scempio non necessita commenti."" -
Nicole
Durante i mesi che precedono la fine della dittatura la Romania sembra esser caduta in una faglia che divide il vecchio mondo totalitario dal sogno occidentale. Parallelamente Nicole si trova in un vuoto tra adolescenza e maturità dal quale non riesce a uscire. Gli strascichi lasciati dal regime hanno effetti complicati e, mentre il Paese fatica a decollare verso un assetto nuovo, in modo analogo, le sciagure attraverso cui è passata la famiglia della ragazza hanno su di lei un potere paralizzante. Lusingata dalla sua avvenenza, ma ossessionata dalla tragica fine della madre, Nicole sembra rifiutare di diventare adulta: ha bisogno di ricevere protezione e non è in grado di darne. Dopo la sparizione del padre, tenta di incamminarsi sulle sue tracce, ma non esita ad affidare i fratelli minori a un orfanotrofio. Fondamentale l'incontro con Maria Fianu, un'anziana speaker della radio rumena che cercherà di farle da madre; determinante il rapporto con un maturo industriale durante la permanenza in Italia. -
Il fine del mondo
Il fine dell'esistenza che le umane rappresentazioni modellano è il conseguimento della coscienza di specie, con i relativi benefici che ne deriverebbero alla vita, ovvero l'estinzione? L'Apocalisse è in atto oppure si è già compiuta? Può essere ancora scongiurata? Il lettore potrà leggere il romanzo come un'analisi dell'inconscio soggiacente ai moventi imperialistici da cui è caratterizzata l'attuale epoca di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e di questi sulla natura, ma anche in molti altri modi che lo avvicinino alla cognizione di un mondo infine abitabile. -
Geometrie del sentire e dell'abitare
"Ci troviamo di fronte a un testo che, come un seme, da una posizione lirica si espande a una posizione """"civile"""" e germoglia producendo fiori e frutti di conoscenza attraverso un itinerarium nel quale il """"protagonista individuo"""" diventa """"protagonista uomo"""". Attraverso un preciso sviluppo tematico l'autore fa rimbalzare ripetute e angosciose domande sul destino dell'umanità: """"angosciose"""", perché la nostra stirpe corre il rischio di un nuovo imbarbarimento se chiude gli occhi di fronte al pericolo di una vera e propria alienazione, provocata dal mondo virtuale. Il poeta, che ha esplorato esperienze empatiche con la natura, con la parola poetica e con l'amore, lancia un messaggio preoccupato e responsabile."""" (Giulio Greco)" -
L' ascesa della luna
"Da giovane leggo nei versi di un giovane una raccolta che interpreto come documento """"rivelativo"""" dell'attuale condizione dell'età dell'incertezza. Se Giacomo Leopardi può essere considerato il cantore dei sogni adolescenziali, spezzati dalla vita (""""l'apparir del vero""""), se Giovanni Pascoli può essere considerato come un fanciullo mai giunto alla maturità perpetuamente alla ricerca di costruirsi quel """"nido"""" che la vita gli aveva spezzato durante l'infanzia, se Eugenio Montale può essere considerato il testimone di un'età adulta che continua a """"seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia"""", incapace di trovare il """"varco"""", il senso del vivere, Andrea Fallani può essere considerato il vero cantore della giovinezza, di quel periodo che volgarmente e superficialmente viene considerato il più bello, il più spensierato, il più felice dell'esistenza. Il poeta, infatti, documenta come all'interno dell'attuale società """"liquida"""", caratterizzata dall'assenza di certezze, di prospettive e di valori cui ancorare il progetto del futuro, il giovane preferisca """"l'ascesa della luna"""" al sorgere del sole."""" (Giulio Greco)" -
Teatro nelle fibre del corpo
"Franco Acquaviva ha affidato al linguaggio della poesia, così assoluto, così oppositivo rispetto al fascino ipnotico della narrazione (che ci costringe a spendere il tempo linearmente verso uno sbocco conclusivo) il suo messaggio intransitivo, forse paradossale. Lo scatto da compiere è nella marionetta che prende vita, in quel linguaggio che 'non dice eppure profetizza': paradossale afasia del poeta che, con il suo silenzio, offre la verità, la mostra. Poesia che diventa teatro. Finzione che si fa evento. Scrittura che si appercepisce come gesto concreto. La verità dunque è questa mancanza di sbocchi consolatori, questo stare qui verticali, intransitivi, a rendere ragione dei luoghi, della vita più grande che ci circonda e ci sovrasta."""" (Andrea Temporelli)." -
Solo l'uomo
"Breve, scarna, essenziale questa raccolta di Andrea Italiano, ma estremamente densa: ogni parola è una pietra. Tocca al lettore raccoglierla per leggervi la testimonianza dell'attuale condizione giovanile, testimonianza ben più efficace, ben più incisiva, ben più emozionante di tante ricerche sociologiche o di tanti servizi massmediatici, perché gronda di sangue e di lacrime. Ecco la forza della poesia: 'rivelare' per tramandare il periodo vissuto dall'autore, con i suoi problemi, le sue contraddizioni, le sue delusioni, le speranze, le ansie, le attese, le sconfitte e i progetti."""" (Giulio Greco)" -
L' autenticità dell'opera. La filosofia dell'arte di Carlo Chenis
Carlo Chenis (1954-2010) pone la riflessione sull'arte e sulla bellezza al centro del proprio impegno teoretico. Alla ricerca del ""proprium"""" del linguaggio artistico, individua la verità dell'opera d'arte nella sua autenticità, ovvero nella sua compiutezza ontologica. L'opera d'arte è interpellata innanzitutto come un ente e poi come un manufatto, con forte tenore ontologico; l'opera viene interrogata poi in quanto parola, discorso, trasformazione significante della materia, espressione di significato, apertura verso l'infinito, in un percorso gnoseologico così profondo da coinvolgere l'intera filosofia, e nel quale la sensibilità contemporanea, sollecitata dalla fenomenologia e dalla ermeneutica, trova espressione nell'impianto teoretico di spessore tomista. Chenis interroga con il metodo della filosofia anche l'opera d'arte sacra, nel tentativo di capirla entro l'orizzonte ontologico e antropologico in cui si collocano tutti i fenomeni umani, senza tuttavia ridurre lo spessore del sacro, predisponendo anzi un'armoniosa apertura verso la conoscenza per Fede."" -
Ricordati lo scorpione
Un tremendo terremoto ha appena colpito la capitale peruviana. Nella popolazione, da una parte colpita dal disastro e dall'altra ipnotizzata dai risultati dalle partite del Campionato Mondiale di calcio che si svolgono Messico nel 1970, serpeggiano enormi tensioni. Al detective Simón Weiss spetta il compito di risolvere due omicidi sconvolgenti e apparentemente scollegati: la crocifissione e la decapitazione di un giapponese in una sala da biliardo e l'apparente impiccagione di un anziano ebreo. Sulla scia di un paio di reati orrendamente perpetrati dalla Seconda Guerra Mondiale, Weiss intende scoprire la relazione sorprendente tra gli autori, mentre lavora nella profondità della propria psiche per vincere i suoi demoni. -
La fontana della ninfa
Nell'immaginario paese di Crozza rivivono personaggi che tutti abbiamo masticato, attraverso letture scolastiche e non. Mitologia, si sarebbe tentati di pensare, eppure in essi pulsano sentimenti e passioni comuni a ogni uomo e donna, in ogni tempo e luogo. Così Scilla e Cariddi, vincendo la mostruosità del male, allacciano la loro storia d'amore. Nella chioccia dai pulcini d'oro c'è la riscoperta della natura e della sua ricchezza. Alla fontana della ninfa sgorga l'acqua che alimenta in due ragazzi una passione finita in tragedia. E poi ancora Polifemo, i briganti, Circe, le sirene, i folletti ci proiettano in un mondo tra storia e fiaba, dove si perpetua il duello tra bene e male. -
La memoria
Sulla memoria si costituisce la storia degli individui e delle società; eppure, non la si può considerare a fondo se non prendendo parallelamente in esame anche l'oblio: teniamo a mente molte vestigia e civiltà del passato, ma altrettante ne abbiamo dimenticate. Non si può ricordare tutto, né ogni cosa è degna di essere ricordata. Partendo da tali presupposti, grazie alla collaborazione di alcuni autori alla base della cui poetica sta un discorso dialettico sulla memoria, abbiamo voluto creare un volume che sia un fiume del ricordare e che finisca per essere, inevitabilmente, pure un fiume dell'oblio. -
Il giorno tutto
"L'incontrovertibile e più originale qualità di Martina Abbondanza consiste nel rendere prima di tutto credibile e transitivo all'esperienza del lettore anche il dettaglio più minimo dei suoi ambienti e dei suoi paesaggi. La sua è una scrittura poetica esatta eppure affabile, icastica ma delicata, capace di verità anche durissime ma aperta sempre a una plausibile e anzi necessaria risposta dell'Altro. Priva di alonature liricizzanti e di qualunque residuo mistico, quella di Martina Abbondanza sa essere però scrittura religiosa nel profondo, coi suoi aneliti che - dalla testimonianza e dalla constatazione che il negativo è parte imprescindibile dell'esperienza umana - non cessano mai di religare (secondo etimologia) l'astratto e il concreto, il quotidiano e il metafisico, gli interstizi e i deserti."""" (dalla Prefazione di Alberto Bertoni)"