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Parole nel tempo. Un lessico per pensare la storia
Cos'è il potere? Come nascono le rivoluzioni? Esiste l'opinione pubblica? Come si formano le generazioni? Per poter porre domande come queste occorre conoscere i concetti fondamentali attraverso cui diamo senso al mondo, e alla storia. Il libro approfondisce questi concetti ed altri (""identità"""", """"cultura popolare"""", """"violenza"""", """"Stato moderno"""", """"Mediterraneo"""") analizzando il modo con cui sono stati usati nel pensiero storico-sociale e delineando un loro possibile utilizzo al tempo d'oggi. In un momento di profonda trasformazione della concezione della storia, sfidata sul piano mediatico dall'ascesa della cosiddetta memoria storica, c'è bisogno di una maggiore consapevolezza dell'uso dei concetti che usiamo, che sono poi quelli che ci consentono di orientarci, di capire il presente, e il passato. Ecco perché è cruciale conoscerli, questi concetti. Per non usarli senza sapere. Per non obbedirgli senza volere."" -
Le origini della giurisprudenza medievale. Una storia culturale
"Questo è uno di quei rari libri destinati a segnare una svolta nel corso normale degli studi in settori specifici della conoscenza. Non si tratta, in senso stretto, di un libro di storia del diritto medievale. È piuttosto un innovativo e documentato affresco, tracciato secondo una prospettiva del tutto inedita, di un momento di passaggio decisivo per la storia della cultura occidentale: quando, come e dove rinasce, dopo secoli di oblio, una scienza legale in Occidente? E perché? E a chi attribuirne il merito? Queste le domande poste dall'americano Radding e affrontate con sguardo libero da quei condizionamenti e pregiudizi che invece tanto hanno gravato, e tuttora spesso gravano, su quanti affrontano l'epoca del """"Rinascimento giuridico"""" in una prospettiva imbevuta di una secolare tradizione eurocentrica. A tali domande l'autore, che ha una formazione di storico delle istituzioni e della cultura medievale, fornisce risposte intelligenti e misurate, sempre attente ai dati di fatto, mai lontane dalle fonti. Avversato dalla paludata accademia, proprio per il suo infrangere quadri consolidati e perciò confortanti, il libro di Radding possiede la suggestione e la forza evocativa di un racconto che merita di essere letto anche al di fuori della stretta cerchia degli specialisti.""""" -
Italia sacra. Le raccolte di vite dei santi e l'«inventio» delle regioni (secc. XV-XVIII)
Le regioni italiane sono costruzioni artificiali o entità territoriali che appartengono alla nostra memoria culturale? La questione, oggetto di dibattito politico e storiografico sin dal Risorgimento, fa da sfondo a questo volume, incentrato su una fonte significativa per gli studi della storia delle identità regionali: le raccolte territoriali di vite di santi. Forgiate tra la fine del medioevo e la piena età moderna nelle officine degli ordini religiosi e nel fuoco delle controversie dottrinali, tali opere ridisegnano, in continuità con la cultura umanistica, le entità regionali della penisola, dal Piemonte alla Calabria, dalla Toscana alla Lucania, dall'Umbria alle isole maggiori. Gli eruditi agiografi, attraverso un intenso lavoro di scavo archivistico e l'uso combinato di una pluralità di testimonianze archeologiche, cronachistiche, epigrafiche, iconografiche -, promuovono antichi e nuovi luoghi di culto, creano narrazioni identitarie, disegnano inediti paesaggi sacri: una inventio, qui intesa nel duplice senso di ""riscoperta"""" e """"invenzione"""", di tradizioni, spazi e confini regionali, sostenuta non di rado da una sensibilità di tipo geo-cartografico."" -
Arte di corte in Italia del Nord. Programmi, modelli, artisti (1330-1402 ca.)
Questo volume offre un'ampia panoramica dell'arte di corte in Italia settentrionale, nel corso del Trecento e del primo Quattrocento. Racconta una civiltà figurativa che rimane fedele al mondo religioso e alle sue iconografie, ma si apre largamente ai temi profani, che si moltiplicano nelle città, nelle residenze dei signori e nei loro castelli. I saggi qui riuniti raccolgono novità e studi su Mantova, Verona, Padova, il Monferrato e soprattutto sulla Lombardia e Milano, che vivono una stagione di straordinario splendore sotto il dominio dei Visconti. Gli ambiti trattati riguardano soprattutto la pittura monumentale, ma anche la scultura, l'oreficeria, la miniatura e la produzione letteraria del tempo. -
Venezia e Dalmazia
È stato un rapporto particolarmente stretto quello che per oltre un millennio ha legato la Repubblica di Venezia e la Dalmazia. Un rapporto che, proprio a causa della particolare vicinanza, fu segnato ripetutamente anche da tensioni. Fu la caduta della Serenissima e il sorgente nazionalismo a trasformare la Dalmazia da un territorio di complessa simbiosi culturale in un'area di conflitti nazionali e contrapposizione etnica. Le modificazioni nel rapporto tra Venezia e la Dalmazia si riflettono particolarmente anche nella storiografia. Proprio negli ultimi anni si è verificato però un forte cambiamento: il dialogo tra storici croati e italiani si è intensificato e sono stati resi accessibili nuovi filoni di ricerca, nei quali si stanno impegnando alcuni dei massimi esperti croati e italiani che intendono mettere in luce questioni di fondamentale importanza della storia della Dalmazia sotto il dominio veneziano (dal Quattrocento al Settecento). -
Vedrai Mirabilia. Un libro di magia del Quattrocento
Nel 1446 l'amanuense principale del manoscritto italiano 1524 della Bibliothèque nationale de France finisce il suo lavoro: questo manoscritto di 236 fogli di pergamena, adornato di miniature di fattura lombarda, offre similitudini con codici appartenuti al duca di Milano Filippo Maria Visconti. Il volume, che sembra essere il risultato di una richiesta di traduzioni, dal latino all'italiano, da parte di un membro laico della corte ducale, raccoglie una quindicina di testi di astrologia e soprattutto di magia, tra i quali una Necromantia con quasi 250 experimenti e una traduzione del trattato di magia rituale Clavicula Salomonis. Tratto originale del volume è la preponderanza della tematica della magia amorosa, in particolare nella Necromantia, di cui i due terzi degli experimenti si riferiscono all'amore e alla sessualità. Questo libro propone un'edizione del manoscritto, preceduta da un'ampia introduzione che descrive questo codice unico nel suo genere e il suo contesto, analizzando le operazioni magiche e le loro motivazioni. L'edizione del testo è seguita da vari indici che permettono al lettore di orientarsi nel dedalo dei testi e delle ricette. -
L' ombra del Kahal. Immaginario antisemita nella Russia dell'Ottocento
Russia, seconda metà dell'Ottocento. La questione ebraica diviene argomento di dibattito pubblico sulle pagine di giornali e riviste. Brafman pubblica ""Il libro del kahal"""", e scatena le fantasie più pericolose dei giudeofobi russi. Kahal, da termine indicante la forma di autogoverno delle comunità ebraiche dell'Europa orientale, acquisisce ora il significato di potenza occulta che, attraverso una cospirazione planetaria, attua il programma di dominazione del mondo, dirige la mano armata del nichilismo nel suo attacco all'Europa, e realizza il progetto di disgregazione fisica e morale dell'Impero russo. A che punto si diffonde in Russia l'idea dell'esistenza di questo kahal segreto? Perché diviene una vera e propria fissazione per un numero crescente d'intellettuali, di letterati, di funzionari, di personalità di governo dell'Impero? In che modo, dunque, la giudeofobia, da sottotesto narrativo, diviene un'accusa reale capace di scatenare terribili pogrom antiebraici? Nel presente saggio l'autore risponde a queste così come ad altre domande esaminando la preistoria dei Protocolli dei Savi di Sion, quel testo che, come scriveva Rollin nel 1939, sarebbe divenuto il più diffuso nel mondo dopo la Bibbia. """"L'ombra del kahal"""" si scosta dai lavori più noti sull'argomento, concentrandosi sulle opere in cui la menzogna diventa realtà e fomenta violenza, disprezzo, politiche antiebraiche, e agisce duramente sul corso delle vite di milioni di sudditi russi di fede mosaica."" -
Els catalans a la Mediterranìa medieval. Noves fonts, recerques i perspectives
Aquesta obra col·lectiva té com a objectiu fer aflorar recerques en curs i noves perspectives d’anàlisi de les circumstàncies i dels efectes de la presència catalana a la Mediterrània medieval.Amb la decidida voluntat de fer convergir els esforços renovadors que s’estan duent a terme des de diverses disciplines, agrupa vint-i-cinc contribucions d’autors i autores europeus i americans, de prestigi internacional, escollides tant pel caràcter innovador com per l’esperit integrador, que poden contribuir a recontextualitzar, sota nous paràmetres, la presència dels catalans a l’espai inter i multicultural que va ser la Mediterrània medieval.Tot plegat, amb la intenció d’avançar cap a una nova comprensió conjunta i cap a una nova aproximació global, més orientada cap a termes d’interacció cultural, social i econòmica, que superi l’enfocament més compartimentat que, tradicionalment, havia guiat l’estudi de l’expansió política, militar o mercantil de la Corona d’Aragó. -
Per la storia dell'infanzia abbandonata in Europa. Tra est e ovest: ricerche e confronti
L'infanzia oggi è considerata portatrice di diritti. Si tratta di una conquista maturata lentamente nella storia. Fondamentale tra i diritti dell'infanzia è il diritto alla famiglia. Ma sappiamo che a molti bambini e bambine questo diritto non è stato, né è oggi, assicurato, per varie ragioni, individuali, economiche, politiche, sociali, così come sappiamo che i minori ieri molto più spesso di oggi, perlomeno in Occidente - erano affidati alle cure di persone diverse dai genitori o dai parenti biologici. Studiare la storia dell'assistenza all'infanzia in Europa vuol dire tentare di comprendere come, nel tempo, le varie società hanno avvertito, dibattuto e affrontato il rapporto degli adulti con i membri più indifesi della comunità. -
Papato e politica internazionale nella prima età moderna
Questo volume offre un panorama assai ampio e innovativo su cosa abbia significato e come si sia sviluppata la politica internazionale del papato in età moderna. Oltre a precisare le istituzioni e gli uomini che ne furono i protagonisti, i saggi qui riuniti mettono a fuoco gli obiettivi che il papato si propose rispetto al mondo cattolico, al mondo riformato, ai cristiani delle zone di frontiere con il mondo russo-ortodosso e in Medio Oriente e rispetto agli ""infedeli"""" in Asia e in America. Tutta la complessità del rapporto papato/politica internazionale è qui fotografata, esaminata, spiegata, compreso il suo essere determinata tanto dal carattere multiplo della sovranità papale e dall'evoluzione dei dibattiti intorno ad essa, quanto dal mutare della concezione della sovranità degli Stati e dalla trasformazione dei rapporti di forza internazionali. Contributi di Maria Antonietta Visceglia, Marco Pellegrini, Heinz Schilling, Alain Tallon, Silvano Giordano, Giovanni Piz-zorusso, Mario Rosa, Gianvittorio Signorotto, Bertrand Forclaz, Irene Fosi, Francesco Gui, Stefano Villani, Manuel Rivero Rodriguez, Laura Ronchi De Michelis, Antal Molnàr, Angelantonio Spagnoletti, Giovanni Ricci, Aurélien Girard, Paolo Broggio, Francesca Cantù, Christian Windler, Elisabetta Corsi, Eugenio Menegon."" -
La pittura infamante. Secoli XIII-XVI
A partire dalla seconda metà del Duecento, sulle mura dei più importanti edifici pubblici delle città italiane di tradizione comunale cominciarono ad apparire sorprendenti immagini di persone portate al rogo, impiccate, capovolte, in pose grottesche e offensive. Erano l'espressione di una nuova pratica penale in via di consolidamento e destinata a sopravvivere fino al secolo XVI ed oltre: la pittura infamante. Con essa i depositari del potere pubblico punivano, con tutti i crismi dell'ufficialità, i colpevoli di determinati delitti, seguendo una via consona alla mentalità del tempo. In questo libro - un vero classico di storia medievale, di nuovo disponibile in una edizione aggiornata e ampliata - l'autore esamina la pittura infamante nei suoi più diversi aspetti: dove e quando nacque e si sviluppò, che efficacia ebbe nel giudizio dei contemporanei, quali fini si propose, quali situazioni le furono più congeniali, fino a spiegarne la genesi in riferimento alla particolare evoluzione della società dei comuni, tra guelfismo e ghibellinismo, tra ""grandi"""" e """"popolo""""."" -
Venezia medievale nella modernità. Storici e critici della cultura europea fra Otto e Novecento
In che modo la fase storica iniziata ai primi dell'Ottocento e conclusasi dopo la seconda guerra mondiale concepì, immaginò e ""costruì"""" il Medioevo veneziano? Fu Venezia stessa - la più antimoderna fra le città italiane, dalla forte carica metaforica - a sollecitare uno specifico immaginario storico, cui parteciparono anche medievisti, studiosi e critici della cultura. Questa l'ipotesi di partenza, formulata attraverso un itinerario che intreccia il nuovo interesse per Bisanzio, percepibile a partire dai primi decenni dell'Ottocento e oscillante fra eredità classica e fascino orientale, con la categoria interpretativa del """"Gotico"""", decisiva nel passaggio storico fra XIX e XX secolo, per poi valutare la considerazione della Venezia medievale nel dibattito su origine e natura del capitalismo, e infine come paradigma del colonialismo e dell'imperialismo."" -
Meridiana (2012). Vol. 75: Migrazioni interne.
Le ""migrazioni interne"""" nell'Italia contemporanea è il tema monografico di questo fascicolo della rivista dell'Istituto meridionale di storia e scienze sociali, con contributi di Michele Colucci, Michele Nani, Stefano Gallo, Matteo Ermacora, Anna Badino, Alice Scavarda, Davide Bubbico, Frank Heins, Enrico Tucci."" -
Storica (2012). Vol. 53
"Storica"""" è una rivista fondata in Italia nel 1995, che accoglie contributi, oltre che in italiano, in inglese, francese e spagnolo. La rivista vuole essere un luogo di discussione sulla natura, le regole e le finalità della storiografia, aperto a tutte le discipline interessate alla riflessione sul passato. """"Storica"""" pubblica tre tipi di testi: saggi veri e propri (nelle sezioni Primo piano e Filo rosso), discussioni a proposito di uno o più libri (Questioni) e ampie recensioni critiche (Contrappunti). I saggi sono sottoposti a peer review." -
Una e plurale. L'Italia della cultura
In occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia il convegno organizzato a Roma dall'Associazione delle istituzioni di cultura italiane di cui il volume raccoglie gli interventi - intendeva celebrare un'idea d'Italia che nasce dalla cultura che decine di istituti italiani sviluppano e attualizzano con la loro attività di ricerca e divulgazione. Non vogliamo che anche gli istituti culturali, impoverendosi e scomparendo, contribuiscano ulteriormente alla fine di un intero sistema, quello della cultura italiana, che comprende anche l'università, l'industria culturale, i beni culturali, paesaggistici e artistici. Il messaggio affidato al convegno riguardava infatti le ragioni profonde dell'unità e unificazione del paese ereditate dalle riflessioni più alte sulla sua storia, meritevoli di essere trasmesse alle future generazioni. Contributi di Gerardo Bianco, Federico Butera, Michele Ciliberto, Pierluigi Ciocca, Sergio Conti, Maurizio Fallace, Pino Ferraris, Carlo Galli, Frederick Lauritzen, Francesco Malgeri, Stefano Musso, Giovanni Paoloni, Guido Pescosolido, Massimo L. Salvadori, Franco Salvatori, Luciano Scala, Sergio Scamuzzi, Giuseppe Tamburano. -
Circolazione di uomini e scambi culturali tra città (secoli XII-XIV)
Il volume raccoglie gli atti del XXIII convegno internazionale del Centro Italiano di Studi di Storia e d'Arte di Pistoia (13-16 maggio 2011). Contributi di Duccio Balestracci, Xavier Barral i Altet, Giovanni Cherubini, Elisabeth Crouzet-Pavan, Donata Degrassi, Carla Frova, Roberto Greci, Piero Gualtieri, Bruno Laurioux, Jean-Claude Maire Vigueur, Marilyn Nicoud, Giovanna Petti Balbi, Ramon J. Pujades i Bataller, Mauro Ronzani, Francesco Salvestrini, Aldo A. Settia, Marino Zabbia. -
Morte e elezione del papa. Norme, riti e conflitti. L'età moderna
Il Medioevo trasmette all'Età moderna le norme, i riti e i simboli che scandivano gli eventi spesso drammatici della morte del papa e dell'elezione del successore. Questo volume propone una lettura degli interregni papali dal XV al XIX secolo, evidenziando, oltre ai molti elementi di continuità con la fase storica precedente, gli apporti specifici dell'Età moderna. La compresenza fino al 1870 nella figura fisica del papa del principe territoriale dello Stato Ecclesiastico e del Vicario di Cristo e anche le trasformazioni della residenzialità del papa (dal Vaticano al Quirinale) spiegano molte delle innovazioni rituali che qui individuiamo. Il lettore scoprirà anche quanto forte fosse in Età moderna la dimensione politica della elezione papale e come i rapporti di forza internazionali condizionassero le fazioni cardinalizie. Anche se ciascun conclave aveva una sua storia, nel volume si rintracciano dinamiche ricorrenti e una tensione permanente tra l'aspirazione all'autonomia ecclesiastica e l'irruzione dei conflitti esterni nello spazio chiuso dei conclavi. -
Un giuoco così utile ai pubblici introiti. Il lotto di Genova dal XVI al XVIII secolo
Nel 1576 le Leges novae di Genova stabiliscono che due volte l'anno si sorteggino cinque patrizi per rinnovare i Serenissimi Collegi, la massima carica di governo. Su quei cinque nomi naturalmente si scommette, e lo si fa secondo modalità che prefigurano il gioco del lotto. Dal 1644, quando la Repubblica autorizza le scommesse e ne appalta la gestione, la loro popolarità non fa che crescere in patria e nel resto d'Italia, al pari degli introiti per le casse pubbliche e private; cosicché altre città cercano di copiarne lo schema, e spesso dietro quei tentativi vi sono speculatori liguri, compresi gli stessi appaltatori. Se l'origine genovese del lotto è nota da tempo, in questo libro si esaminano per la prima volta, sulla scorta della documentazione archivistica, i meccanismi primitivi del gioco, le modalità degli appalti, le manovre per riprodurlo al di fuori di Genova, le ricadute economiche e istituzionali che ne sono derivate, alcune delle quali decisamente curiose e inaspettate. -
Milano guelfa (1302-1310)
Il volume analizza la vita politica, istituzionale e sociale di Milano nell'arco di un decennio, dal giugno del 1302 al gennaio del 1311, quando in città, allontanati Matteo Visconti e i suoi principali seguaci, dominarono i popolari e la famiglia della Torre, che aderirono con decisione allo schieramento guelfo ""radicale"""", allora capeggiato dai """"neri"""" fiorentini. Si tratta di un arco di tempo limitato ma di grande interesse: Milano per alcuni anni propose un atteggiamento politico innovativo e differente da quello che avrebbe poi caratterizzato il successivo regime dei Visconti. Infatti il comune di popolo rinato nel 1302 puntò con decisione non alla creazione di un'area di dominio regionale, ma all'inserimento della città in una solida e vasta rete di alleanze che coinvolgeva tutta la penisola, che portò a un periodo di pace quasi decennale e permise una momentanea ma rigogliosa fioritura della vita economica. Il progetto fallì a causa delle ambizioni egemoniche di Guido della Torre, che fra il 1307 e il 1308, sfruttando la sua rete di clientele, prese il potere creando una signoria personale. Quando scese in Italia l'imperatore Enrico VII la popolazione, esasperata, gli aprì le porte, permettendo anche il ritorno dei Visconti. Fallì così anche la possibilità di creare un'""""Italia guelfa"""", basata sull'asse Napoli-Firenze-Milano-Padova, che avrebbe potuto dare una dimensione nazionale alla politica e all'economia italiana fin dal Trecento."" -
Signorie cittadine nell'Italia comunale
Tra il XIII e il XV secolo, la maggior parte delle città dell'Italia comunale sperimenta, per periodi più o meno lunghi, forme di governo autoritarie o comunque segnate dalla leadership di una forte personalità o di una potente famiglia. Alcune di queste esperienze si allontanano gradualmente dal sistema comunale e finiscono per partorire una forma di potere del tutto nuova, quella della signoria cittadina. Altre, pur conservando interi pezzi del sistema comunale, portano all'adozione di nuove tecniche di governo e cambiano progressivamente le regole della partecipazione alla vita politica. L'Italia comunale degli ultimi secoli del Medioevo si presenta dunque come uno straordinario laboratorio di esperienze politiche, esaminate in questo volume partendo da tre diverse angolature. Si è cercato con la prima di offrire una mappatura più completa possibile della diffusione di queste esperienze nell'Italia centro-settentrionale, con la seconda di ricostruire il profilo delle diverse categorie di signori, con la terza di osservare l'adeguamento dell'apparato comunale alle esigenze dei nuovi sistemi di governo. Alle vecchie tesi di un'Italia divisa in due dall'opposizione tra comuni e signorie e di una signoria nata dalla crisi del comune, il volume intende opporre l'immagine di una Italia tardo-medievale plurale e in costante effervescenza politica.