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Le duché de Milan et les commanditaires français (1499-1521)
Après la conquête du Milanais en septembre 1499, de nombreux Français, impliqués dans les campagnes militaires et faisant partie de la suite de Louis XII ou chargés d’un office dans l’administration du Duché, séjournent en Lombardie occupée. Au-delà des répercussions politiques et administratives, cette présence étrangère semble avoir joué un impact sur la production artistique locale. Le présent ouvrage, qui procède d’un colloque organisé à l’Université de Genève les 30 et 31 mars 2012, se focalise sur l’activité de ces commanditaires français, de Charles II d’Amboise aux rois Louis XII et François Ier, mais aussi des francophiles, comme Bernardino Lopez de Carvajal, Sebastiano Ferrero ou Gian Giacomo Trivulzio. En abordant différents domaines tels que l’architecture, la sculpture, l’enluminure et la peinture, notamment Léonard de Vinci et son cercle, le présent volume vise à comprendre la portée de leurs commandes et leur influence sur les choix iconographiques et techniques de certains artistes, par exemple Bramantino, Zenale et Bernardino de Conti. Il cherche aussi à définir leur rôle dans la présence d’artistes d’Italie septentrionale en France et à s’interroger sur l’ascendant du modèle lombard sur les artistes français. -
Per antiche strade. Caratteristiche e aspetti delle città medievali
Intese nel senso più ampio del termine, oggi come allora le strade sono l'intelaiatura che regge la struttura materiale della città. Il loro insieme selciato e case, ma anche vie d'acqua - è il medium per accedere alle regole che nel Medioevo governavano il vivere comune, metafora di tutto quello che costituisce la fisicità degli spazi della città. Spazi che si diversificano in piazze, slarghi, campi, ""campielli"""", """"sotoporteghi"""", articolandosi in una gerarchia che va dalle """"strate"""" - quelle che noi ora chiamiamo """"maestre"""", generatrici dell'urbanizzazione, quasi sempre eredi di antichi cardini e decumani e di ancor più antiche platee - alle generiche contrade e vie pubbliche, alle veneziane """"fondamenta"""", alle napoletane rue, ai vicoli, ai """"darbi palermitani"""", ai passaggi pubblici derivati da spazi privati trasformati in strettissime vie. Partendo da questo punto di vista apparentemente secondario e in realtà privilegiato, in questo volume l'autrice ripercorre - è il caso di dire - la storia delle città medievali italiane, facendo riferimento a casi esemplari disseminati per tutta la Penisola (e non solo). Oggetto di riflessione diventa quindi ogni cellula che compone la città: abitazioni civili, botteghe, edifici pubblici, acquedotti, canali, sistemi di scolo, ospedali, cimiteri, nella consapevolezza dell'inesistenza di una """"città italiana"""", poiché essa sfugge ad ogni tentativo di inquadramento in categorie e modelli."" -
Roma medievale. Crisi e stabilità di una città 950-1150
Questo è il primo libro che si occupa in maniera sistematica della storia della città di Roma in un periodo cerniera - fra la crisi del papato carolingio intorno al 900 e l'avvento del Senato nel 1143-1144 - col risultato di offrire una serie di conclusioni originali e inaspettate sia sull'economia e sulla struttura sociopolitica di Roma che sulla sua cultura. Sul finire dell'XI secolo Roma era enormemente più grande e ricca di ogni altra città italiana, ed era quindi dotata di una struttura più complessa e articolata; struttura che, nella crisi del secolo seguente, conobbe prima una cristallizzazione delle sue società locali e poi lo sviluppo di nuove forme di aggregazione, culminate con l'avvento del Senato. Si scopre così che il periodo successivo al 1050, per essere compreso, non va rubricato come periodo di ""riforma"""", quanto di """"crisi"""": così lo vissero i veri protagonisti di questo libro, i Romani. Tuttavia, non solo di Roma si occupa il volume. Wickham analizza nel dettaglio ogni aspetto dell'Urbe, la mette a confronto con esperienze coeve di altre città italiane e, dopo un'esaustiva analisi comparativa, riporta Roma al centro dello sviluppo dell'intera Penisola, rivelandone la natura di città fortemente atipica rispetto al resto d'Italia, ma di un'atipicità finora mal compresa."" -
Leonardo e Machiavelli. Vite incrociate
Urbino, giugno 1502: il trentatreenne Niccolò Machiavelli è stato inviato dalla Cancelleria fiorentina presso il giovane Cesare Borgia, celebre ormai per la forza, l'insolenza, l'audacia con cui si avvia a diventare il signore dell'Italia centrale, e che potrebbero fare di lui il ""principe dei tempi nuovi"""". Ma una terza persona si aggira nei meandri di Palazzo Ducale: Leonardo da Vinci, cinquantadue anni e una fama sconfinata, alla ricerca di un nuovo mecenate. Forse non sapremo mai di che cosa parlarono i due """"geni"""" fiorentini, ma sappiamo che non era la prima volta che si incontravano, e che non sarebbe stata l'ultima. È da qui che parte la sfida raccolta da Patrick Boucheron: come raccontare, da storico, una vicenda attestata solo da frammenti sparsi e sconnessi? Come dare coerenza al racconto senza nascondere le contraddizioni e i vuoti lasciati dal passato? Quali sono i confini tra una ricostruzione fondata sulle prove e l'interpretazione che può darne lo storico? Una manciata di documenti, esili tracce, echi disseminati qua e là, che pure si possono far dialogare, porre a confronto, illuminando le zone d'ombra, dando voce ad una muta conversazione, mettendo insieme l'intima connivenza tra due mondi, tra due sogni, tra due ambizioni. Di quei tempi instabili e inquieti, scorrono così sotto i nostri occhi immagini di guerre e congiure, gli intrighi della politica e i giochi della diplomazia, sotto la lente acuta e febbrile della scrittura di Machiavelli..."" -
Politiche culturali e conservazione del patrimonio storico-artistico a Roma dopo l'unità. Il titolo 12 monumenti scavi antichità musei 1871-1920
L'inventario della serie archivistica del Titolo 12 documenta la vicenda della tutela del patrimonio storico-artistico di Roma dopo il 1870 ed illustra l'ampiezza e la valenza dei programmi e delle strutture organizzative poste in essere dagli amministratori della città divenuta Capitale d'Italianel settore della conservazione del patrimonio archeologico, dell'arte e della cultura. Dallo studio condotto sulle fonti possedute dall'Archivio Storico Capitolino emerge il nodo storico centrale della politica e della gestione dei beni culturali che si intreccia con il tema del modello di sviluppo economico, sociale ed urbanistico della città umbertina. -
Discorsi sulla guerra
Alla Società dei Giacobini di Parigi, sul finire del 1791, Brissot propose una guerra all'Europa intera in nome della libertà dei popoli, ma venne prontamente contrastato da Robespierre, che temeva da quella scelta un drammatico contraccolpo sui precari equilibri della Francia rivoluzionaria. Brissot avrebbe vinto il duello oratorio, la Francia sarebbe andata in guerra e avrebbe scoperto la Repubblica: ma il tribunale dei posteri sarebbe stato sempre con Robespierre, riconoscendogli il merito di avere resistito alla violenta deriva del patriottismo. Su questa lettura fan tuttavia premio gli avvenimenti successivi, quando il rovescio delle operazioni militari portò al precipizio Brissot e la Gironda e aprì la via al governo rivoluzionario dominato dal suo avversario. Nella congiuntura politica di fine 1791 il senso delle posizioni dei due era infatti diverso: entrambi favorevoli a una guerra di libertà, si differenziavano giusto per le priorità che intendevano assegnare all'azione politica rivoluzionaria. Il volume restituisce quel duello oratorio alla propria originale dinamica, proponendo, in uno stretto ordine cronologico, il serrato contraddittorio tra i due, costruito su tre discorsi per parte, dove le argomentazioni dell'uno son puntualmente riprese e criticate dall'altro. In tal modo, le parole di Brissot, mai tradotte in italiano, molto attutiscono l'avventurismo politico sempre addebitatogli e consentono al tempo stesso di rileggere quelle di Robespierre... -
Scrittura come immagine. Morfologia e storia della maiuscola liturgica bizantina
La maiuscola liturgica è una scrittura greca utilizzata nella produzione libraria bizantina fra i secoli IX e XI per trascrivere i lezionari dei Vangeli. In questo libro si propone una ricostruzione del suo processo genetico, con l'individuazione dei modelli grafici (librari e non-librari, come le scritture esposte e monumentali presenti negli affreschi, nei mosaici, nelle icone e in diversi oggetti di uso liturgico) che sono alla base delle sue forme più caratteristiche, e si descrivono le sue diverse articolazioni. Particolare attenzione è dedicata alla ricostruzione del contesto storico-culturale del IX secolo - in modo specifico la fase finale della contesa iconoclasta -, che ha permesso l'elaborazione di una determinata ideologia della scrittura, con la promozione di scelte estetiche volte all'esaltazione e al potenziamento della funzione figurale ed iconica del segno grafico. -
Storie di confine. Appunti e ricerche su un territorio montano (Frignano, secoli VIII-XXI)
La montagna è un luogo che sfida i giudizi e le categorie interpretative degli studiosi. Ritenuto tradizionalmente un ambiente ostile e impervio, un contesto in cui povertà e perifericità si intrecciano, l’areale montano mostra, alla prova dei fatti, un profilo assai più articolato di quanto si creda. I saggi qui riuniti, concentrati sul Frignano, la regione compresa tra la pianura modenese e il crinale tosco-emiliano, esplorano in un’ottica multidisciplinare e di lungo periodo caratteri e rappresentazioni di questo territorio. Dalle analisi proposte, che toccano aspetti istituzionali, storici, demografici e artistici, emerge il valore ambiguo dell’isolamento territoriale, con la sua capacità di conservare, creare equilibri particolari e talora diventare modello positivo cui richiamarsi. -
L' évêque, l'image et la mort. Identité et mémoire au Moyen Âge
La figure de l’évêque occupe une position centrale dans l’organisation ecclésiastique du Moyen Âge et exerce une action déterminante sur tout aspect de la vie politique, spirituelle, culturelle et sociale de cette époque. Apprécier son rôle et connaître les personnes qui occupèrent ce rang constitue une clef essentielle pour une compréhension approfondie de l’époque. Malgré son importance reconnue, la figure de l’évêque n’a cependant pas encore reçu l’attention qu’elle mérite, surtout en ce qui concerne son importance pour l’imaginaire de la chrétienté médiévale.En se focalisant sur l’évêque défunt, cet ouvrage s’attache à un des aspects centraux de l’image épiscopale. Une trentaine d’auteurs provenant d’horizons différents – l’histoire de l’art, l’histoire, la patristique, l’archéologie chrétienne, la théologie… – met en œuvre une multiplicité d’approches pour décrypter des exemples qui vont de l’époque paléochrétienne jusqu’à la fin du Moyen Âge. Leurs enquêtes se déroulent en Italie, en France, au Portugal, à Majorque, en Angleterre, sur l’île de Crète et en Syrie et ont pour objet aussi bien la mémoire de la sépulture, que les monuments funéraires, les figures tutélaires ou contestées, ainsi que l’hagiographie et l’épigraphie. Le livre se veut comme un premier pas, un ensemble polyphonique de recherches et de matériaux inédits qui font dialoguer des disciplines et des traditions d’études parfois trop cloisonnées, dans le but d’attirer l’attention sur un continent encore insuffisamment exploré et de stimuler de nouvelles questions. -
The forgotten story. Rome in the communal period
Hidden by the ancient city and by the extravagances of the baroque period, medieval Rome has for long suffered undeserved discredit. From the time of the Renaissance, the prevailing image of Rome was of a city sunk in neglect amidst the scattered ruins of antiquity. Numerous observers took pleasure in stressing the greed, narrowness of spirit and ignorance of medieval Romans and in contrasting their supposed failings with the heroic virtues of their distant forebears. However, the Eternal City and its inhabitants merit a far different approach. Medieval Rome needs to be studied anew and to be seen as an equal to the other great cities of communal Italy: Florence, Milan and Venice. This is the challenging task which Jean-Claude Maire Vigueur undertook in writing this book which brings to life the largely unknown city of the 12th, 13th and 14th centuries. This broad-ranging study tells the story of Rome during the communal period: barons rub shoulders with leaders of the people, great landowners with agricultural labourers, rich merchants with cardinals and artists, against a backdrop of ancient architectural remains, of medieval farms, of gorgeous religious ceremonies and of unrestrained local festivals. The book provides a detailed and engaging picture which, eschewing clichés and preconceptions, recaptures the Middle Ages in all its colours. -
Lo spazio del collezionismo nello Stato di Milano (secoli XVII-XVIII)
La storia del collezionismo artistico, antiquario e scientifico nello Stato di Milano d'età spagnola e austriaca viene esaminata nei saggi del presente volume sotto il profilo particolare del rapporto con lo spazio: ossia nell'ottica della reciproca determinazione fra collezioni e ambiente. È un rapporto complesso e mutevole, segnato dal lungo passaggio dalla ""camera di meraviglie"""" al museo differenziato; privo soprattutto di definizioni di genere e invece attento all'equilibrio complessivo delle parti con un luogo sovente finalizzato a trasmettere al visitatore un'impressione complessiva, dall'eccesso di lusso al senso panico. Un particolare ruolo è giocato dalle rappresentazioni della natura: zoologia e botanica conferiscono un tono ecumenico allo spazio e relativizzano i limiti fra descrittivismo tradizionale e nuova scienza. Le grandi famiglie coinvolte (Borromeo, Visconti, Lunati, Verri, Monti, Omodei) permettono una lettura in falsariga di quella serrata dialettica politica della quale furono protagoniste e che ha nell'arte e nello spazio strumenti di inveramento, di educazione e di propaganda insostituibili, tali da determinare i successi consortili e gli stessi equilibri complessivi. Contributi di Beatrice Bolandrini, Bruno E. L. Cerabolini, Laura Facchin, Anna Elena Galli, Adriano Martinoli, Vittoria Orlandi Balzari, Andrea Spiriti, Marco Tarini."" -
La nascita del diritto d'autore in Italia. Concetti, interessi, controversie giudiziarie (1840-1941)
Da quando lo sviluppo delle tecnologie digitali ha facilitato la riproduzione di testi e immagini, il tema del diritto d'autore è diventato di grande attualità. Su quotidiani e periodici ci si interroga sulla sopravvivenza di questo istituto e sull'eventualità di un suo definitivo superamento in nome della piena libertà di accesso all'informazione. Ma come è nato il diritto d'autore in Italia e soprattutto quali soggetti sociali - editori, autori, ma anche politici si sono maggiormente mobilitati per la sua piena affermazione fin dal primo Ottocento? Attraverso la ricostruzione puntuale delle discussioni tra gli addetti ai lavori e del dibattito parlamentare dell'Italia unita in un serrato dialogo con la realtà europea, l'autrice mette in luce le tappe della lenta attuazione della tutela dell'autore, i conflitti tra le diverse forze in campo e soprattutto il ruolo svolto dalle nuove associazioni nate alla fine dell'Ottocento e tuttora esistenti, seppure con altre sigle in rappresentanza degli interessi di categoria, l'Associazione dei tipografi e degli Editori e la Società degli Autori. -
La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio
Giovanni Boccaccio visse in un'epoca e in una società caratterizzate da un'ampia diffusione sociale della scrittura; di lui ci restano ben 34 autografi, tra cui un buon numero di codici integralmente di sua mano, in cui trascrisse sia opere proprie sia opere di autori antichi o a lui contemporanei. Il percorso di ricerca qui proposto ha come principale obiettivo l'esplorazione di tale complesso orizzonte grafico. Nella prima parte viene ripercorsa l'avventurosa stagione dei riconoscimenti degli autografi boccacceschi, iniziata nel secolo XIX e aperta ancora oggi a nuove scoperte. Quindi sono esaminate le diverse scritture adoperate dal Certaldese per la copia dei suoi manoscritti attraverso l'applicazione di un protocollo di analisi grafica che consente di ricostruirne le dinamiche evolutive. La seconda parte è dedicata al metodo di lavoro del Boccaccio copista, con particolare riferimento agli esemplari contenenti la ""Commedia"""" dantesca (trascritta per tre volte) e alla più antica diffusione del """"Decameron"""". Il confronto tra le caratteristiche materiali dei codici e i dati strettamente testuali mostra con chiarezza che egli scelse consapevolmente precise forme librarie, dando vita a vere e proprie edizioni d'autore, caratterizzate da soluzioni fortemente innovative e da strategie compositive raffinate e ricche di significato."" -
Un poeta alla corte dei papi. Bonaiuto da Casentino e Bonifacio VIII
Nel secolo XIII la curia pontificia accolse molti intellettuali, che composero poemi d'occasione su committenza di papi e cardinali: in questo fecondo ambiente culturale svetta Bonaiuto da Casentino, funzionario di curia che affiancò agli incarichi del proprio ufficio l'amore per le Muse. La sua produzione poetica, risalente alla fine del Duecento, comprende testi autobiografici ed elogi riservati a Bonifacio VIII e alla familia del pontefice (compresi gli epitaffi per alcuni parenti di papa Caetani). Poeta dalla fervida vocazione narrativa, Bonaiuto racconta nei suoi versi la pestilenza a Roma nella torrida estate del 1292, lo sgomento dei cardinali che ripararono a Rieti, il successivo ritorno nell'Urbe insanguinata da lotte dopo la morte di Niccolò IV. Dedica inoltre tre carmi festosi all'elezione e all'incoronazione di Bonifacio VIII. Affiorano gli aspetti più quotidiani della vita nella corte papale, in una sequenza per la purga e in un inno per un salasso praticati a Bonifacio VIII, indirizzati con una lettera al medico del pontefice: entrambi i componimenti sono corredati da notazione musicale. -
Papacy, religious orders, and international politics in the sixteenth and seventeenth centuries
During the early modern age religious orders had to interpret papal strategies and directives in international politics in the light of a substantial ambiguity. They were loyal subjects of the pope, but also trusted agents and advisers of princes. They were operatives of the Holy See and, at the same time, of strategies not necessarily in line with Roman guidelines. This ambiguity resulted in conflicts, both overt and latent, between obedience to the pope and obedience to the sovereign, between membership in a universal religious order and individual «national» origins and personal ties, between observance of Roman directives and the need to maintain good relations with the authorities of the territory in which the religious orders lived and worked. This book aims to examine, through a series of case studies not only in Europe but also America and the Middle East, the roles played by religious orders in the international politics of the Holy See. It seeks to determine the extent to which the orders were mere objects or instruments; whether they were able to give life, more or less openly, to autonomous strategies, and for what reasons; and what awareness of their own identity groups or individuals developed in relation to the influences of international politics in an age of conflict. -
Signorie italiane e modelli monarchici. Secoli XIII-XIV
Una delle chiavi di lettura più fruttuose per analizzare l'avvento dei regimi signorili nelle città italiane è quella del contrasto fra il mandato popolare di cui molti domini inizialmente godevano e le ambizioni autocratiche di questi ultimi e delle loro famiglie, che li portarono spesso a travalicare gli originari limiti del loro potere in seno alle magistrature comunali. Spesso, per analizzare questo passaggio, si è fatto ricorso a categorie politiche contemporanee, senza considerare che i comuni italiani erano un'eccezione repubblicana in seno a un Occidente quasi uniformemente monarchico. La personalizzazione e la dinastizzazione dei domini signorili rappresentavano dunque una sorta di omologazione dell'Italia centro-settentrionale al più ampio quadro euromediterraneo. Attraverso l'analisi di una serie di esempi, questo volume vuole mettere in luce e approfondire proprio la perdurante influenza dei modelli e degli ideali monarchici nelle città italiane e l'uso che di questi modelli seppero fare i signori per consolidare e legittimare il loro governo. -
Le signorie cittadine in Toscana. Esperienze di potere e forme di governo personale (secoli XIII-XV)
Il volume raccoglie i primi risultati di una ricerca sulle esperienze di potere personale e signorile nelle città toscane tra la metà del XIII e l'inizio del XV secolo. Rispetto a una perdurante tradizione storiografica che interpreta la storia politica della Toscana nel segno dell'identità comunale, fino a elaborare veri e propri miti quali la ""libertà"""" fiorentina o il """"buon governo"""" senese, emerge qui l'immagine inedita di una terra non solo - per quanto soprattutto - di comuni ma anche di signori. Le ricerche si concentrano sulle forme di potere personale e sui regimi signorili, inquadrandoli in un contesto largo di esperienze politiche e puntando a cogliere la varietà di configurazioni in cui si manifestarono le forme di governo personale in stretto rapporto con l'evoluzione degli ordinamenti comunali. Ciò non significa attenuare le differenze tra forme di governo che erano percepite chiaramente come diverse dai contemporanei, ma evidenziare come esse originassero da un spazio politico comune pur dando luogo ad assetti di potere, configurazioni istituzionali, linguaggi politici, nuovi e diversi. Contributi di Andrea Zorzi, Sergio Raveggi, Alma Poloni, Gabriele Taddei, Amedeo De Vincentiis, Mauro Ronzani, Giampaolo Francesconi, Andrea Barlucchi, Gian Paolo Scharf, Piero Gualtieri, Lorenzo Fabbri, Claudia Tripodi, Marco Paperini, Cecilia Iannella, Ignazio Del Punta, Lorenzo Tanzini."" -
Tiranni e tirannide nel Trecento italiano
Nelle città comunali e signorili italiane riemerse drammaticamente nel corso del Trecento la questione della tirannide. La mutazione in senso autoritario dei poteri signorili stava allentandone i rapporti e il grado di consenso e di legittimazione con la comunità cittadina, disperdendo la capacità dei signori di interpretarne interessi e aspirazioni. La questione investì l'esercizio del potere anche nelle città guidate da governi comunali, soggetti anch'essi a degenerazioni in senso ""tirannico"""". Rapidamente si diffuse la percezione di un problema politico nuovo legato alle trasformazioni impetuose che, al di là delle configurazioni istituzionali, erano in atto nell'esercizio del governo cittadino. Le ricerche qui raccolte analizzano, in una varietà di approcci, l'ampio spettro delle percezioni e delle rappresentazioni che della tirannide furono elaborate nel corso del Trecento. Il volume costituisce un importante contributo al rinnovamento in atto negli studi sull'Italia delle città, emancipandolo dalle contrapposizioni tra un ipotetico mondo delle libertà politiche (il comune) e quello del dispotismo e della tirannide (la signoria), ed evidenziando semmai la complessa articolazione e la pluralità di soggetti che caratterizzavano lo spazio politico delle città italiane."" -
Il cimitero acattolico di Roma. La presenza protestante nella città del papa
Oggetto fuori d'Italia di ""una venerazione forse sconosciuta agli italiani"""", la vicenda del Cimitero acattolico romano, la cui origine risale a circa tre secoli fa, merita di essere approfondita per più aspetti. Sotto il profilo della storia della città di Roma, capitale del papato, che ospitò tale singolare realtà all'interno delle proprie mura, ma anche sotto quello della storia delle relazioni della Santa Sede con i paesi protestanti e del rapporto tra la Chiesa e gli """"eretici"""" che in sempre maggior numero e con sempre più spiccata disinvoltura presero a visitare la penisola e l'Urbe. Scopo di questo volume - basato su una ricca ricerca d'archivio che non trascura le fonti dell'Inquisizione romana - è non solo quello di ampliare, ma anche di contestualizzare l'analisi, di correggere inesattezze e leggende, di cercare di definire tanti aspetti poco chiari. Il sepolcreto ai piedi della Piramide di Caio Cestio si sviluppò quale realtà sostanzialmente abusiva che potè imporsi con la """"connivenza"""" delle autorità romane. Come avvenne tutto questo? Quando fu che gli stranieri protestanti morti nell'Urbe poterono essere sepolti ai piedi della Piramide di Caio Cestio? Quale il contesto che ne consentì la creazione e perché la Santa Sede permise tutto ciò? Quale il rapporto tra questo cimitero e quello ebraico o quello degli """"impenitenti"""" al Muro Torto e quale con il moderno cimitero del Verano? E ancora, quali sono le differenze tra questo sepolcreto e altre analoghe aree sepolcrali in Italia."" -
Urban elites of zadar. Dalmatia and the venetian commonwealth (1540-1569)
This book examines economic, geographical, and social mobility in the early modern Adriatic by focusing on the urban elites of Zadar during the crucial decades between the naval battles of Preveza (1538) and Lepanto (1571). The city, then known as Zara, was the nominal capital of Venice’s possessions in the Adriatic, and was a major hub for commerce, communication, and exchange. This case study aims at three aspects of everyday life along the frontiers of Latin Christianity during the apogee of Ottoman dominance in the Mediterranean. First, it analyses early modern communication, network density, and the protagonists’ interactions in the Adriatic. This analysis is based, for the first time, on procura contracts, resulting in a more nuanced picture of Venetian dominion. Next, it examines Zadar’s property markets in an investigation of the economic developments in Dalmatia during the sixteenth century. The third part focuses on the streets of Zadar and the interaction of its diverse inhabitants – nobles, citizens, residents, and foreigners alike. This book also uses a new conceptual approach of a Venetian Commonwealth, an entity based not only on hard power, allegiance, and domination, but also on cultural diffusion, shared knowledge, and collective experiences that shaped everyday life in all of Venice’s possessions. Sixteenth-century Zadar serves as an example of such a Venetian Commonwealth that encompassed the city itself, allowed for the inclusion of all neighbouring communities, and fit into the larger framework of the Republic of Venice.