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Cobles e lays, danses et bon saber
Aquest volum recull els treballs presentats al seminari internacional del projecte The Last Song of the Troubadours. Linguistic Codification and Construction of a Literary Canon in the Crown of Aragon, XIV-XVth Centuries (European Research Council, FP 7 2009-2013-240170), celebrat a la Universitat de Barcelona el 24 de maig del 2013. La poesia del corpus pres en consideració, escrita a Catalunya entre els segles XIV i XV, es caracteritza per una varietat formal que es manifesta sense trencaments en els temes ni en l'estil, encara arrelats a la fin'amor dels trobadors i al gènere que n'és la màxima expressió, la cançó. Per això, adoptant la perspectiva de la posteritat, es pren com a títol un conegut vers d'Ausiàs March, ""cobles e lays, danses e bon saber / lo dret d'Amor no poden conquerer"""" (Ja tots mos cants me plau metre en oblit). Allò que March deixa enrere és la poesia entesa com un exercici lligat al gai saber: uns gèneres, una mètrica, una dicció que són portadors d'una manera estilitzada de parlar de l'amor, i una llengua poètica que, des de l'època dels trobadors, s'associa al codi cortès."" -
Itinerario per la terraferma veneziana. Ediz. critica
Nella seconda metà del Quattrocento la Repubblica di Venezia era uno degli stati più potenti ed estesi d'Italia: la sua Terraferma comprendeva città e distretti tra i più ricchi, vivaci e popolosi della pianura padana e delle Alpi. Questi territori sono descritti con freschezza nel testo qui riproposto: un diario di viaggio che un testimone d'eccezione, il diciottenne Marino Sanudo (in seguito fra i maggiori storici e cronisti del suo tempo), redasse in volgare nel 1483-1484, dopo aver accompagnato un gruppo di alti magistrati veneziani nel loro tour d'ispezione della Terraferma (inclusa l'Istria) per accogliere le richieste di appello dei sudditi. Si tratta di una testimonianza di particolare interesse non solo storico, ma anche culturale e linguistico: una manifestazione importante della ""civiltà"""" veneziana colta in uno dei momenti più significativi della sua storia. Il volume comprende una serie di saggi introduttivi e il testo critico dell'""""Itinerario"""" accompagnato da un commento di G. M. Varanini. Contributi di A. Buonopane, A. Ciaralli, M. Knapton, J. E. Law, G. M. Varanini."" -
Capitolare degli ufficiali al formento (metà del sec. XIV)
In questo volume, che ha visto in particolare una felice collaborazione tra l'Università della Sorbonne e i ricercatori locali, l'attenzione si è rivolta ancora una volta ad un Capitolare, vale a dire ad uno Statuto che determina le competenze di una magistratura, detta le norme operative per la sua azione e ne regola i rapporti con le altre magistrature. Il ""Capitolare degli officiali al formento"""", documento della metà del Trecento che detta norme su tutta la filiera della produzione del frumento, dall'importazione del grano alla panificazione, è di particolare interesse, non solo per gli storici ma anche per i filologi, per l'uso della lingua veneta. L'approvvigionamento di una delle più grandi città d'Europa era ovviamente la primaria preoccupazione del governo, anche per ragioni di pace sociale, soprattutto per quanto riguardava l'alimento principale della maggioranza della popolazione cioè il pane. Il Capitolare ci informa con grande precisione di tutte le figure professionali coinvolte: mercanti, pistori, pancogoli, fontegari, mesuradori fino alle oretere, produttrici e venditrici di un tipo particolare di biscotto. Da esso inoltre si possono ricavare informazioni sulle tecniche produttive, come per esempio la necessità alle volte di produrre farine non solo di frumento ma anche di altre biave, nonché sulle linee guida del comportamento degli ufficiali a tutti i livelli."" -
The antique memory and the middle ages. Ediz. illustrata
This volume was born from a desire to leave a tangible trace of the scholarly encounters that have taken place in the past two years at the Center for Early Medieval Studies of the Department of Art History at Masaryk University in Brno. Speaking in various forums Xavier Barral i Altet, Nicolas Bock, Valentina Cantone, Herbert Kessler, Serena Romano and Elisabetta Scirocco have sparked exciting discussions of what continues to be known as a Middle Age. The common denominator that unites all of the scholarly work presented was the dialogue between the medieval “present” and the antique world: from Venice through Campania to Milan, from Constantinople to Burgundy, there emerged an intellectual and visual experience that suggests the medieval period was a uniquely fertile moment for engagement with the heritage of antiquity, filtered and mediated in different ways, but ever present. The purpose of this volume is to understand why and how patterns, images and ideas from the mythical (but visible) ancient past were received throughout the medieval millennium. We seek, that is, to understand why, hic et nunc, clients and workshops deliberately chose to speak in a “classicizing” aesthetic language, or to appropriate concepts belonging to the antique tradition wholesale. -
Dopo i testimoni. Memorie, storiografie e narrazioni della deportazione razziale
La riflessione sul tramonto di un'era, l'era del testimone della Shoah, ha conosciuto un notevole e per certi versi inatteso sviluppo, che ha posto fine a una stagione durata circa mezzo secolo. Il volume nasce dall'esigenza di ridefinire i limiti delle narrazioni della deportazione e persecuzione razziale in un quadro comparativo europeo, con uno sguardo sui modi della rappresentazione oltreoceano e in Israele. Abbiamo tentato di aprire qualche finestra sui modi attraverso i quali la narrazione della Shoah è cambiata o sta cambiando, mossi dal desiderio di procedere per comparazioni fra diverse metodologie, ma anche fra diversi contesti nazionali. Nel Dizionario dei luoghi comuni di Flaubert alla voce Ebraico corrisponde un lemma nel quale si riflette un pregiudizio ancora diffuso ai nostri giorni: ""È ebraico tutto quello che non si capisce"""". Auspichiamo che i contributi raccolti in questo volume aiutino a sconfiggere questo radicato luogo comune. Contributi di M. Baiardi, G. Bensoussan, W. Benz, A. Cavaglion, E. Collotti, E. De Cristofaro, M. Ferretti, M. Flores, A. Foa, L. Fontana, G. Gabrielli, M. Giuliani, R.S.C. Gordon, E. Mazzini, A. Minerbi, E. Perra, V. Pisanty, E. Ruffini, A. Salah, M. Sarfatti, C. U. Schminck-Gustavus, G. Schwarz, A. Zargani, I. Zatelli."" -
Di generazione in generazione. Le italiane dall'Unità a oggi
Pensato come riflessione critica sul ruolo che le donne hanno avuto nel processo di costruzione dell'Italia unita come soggetti attivi e come proiezioni dell'immaginario collettivo, il volume è costruito secondo una sequenza di ""generazioni brevi"""", affrontate ciascuna attraverso un suo tratto caratterizzante, affiancando un quadro generale al profilo di una o più figure che ne hanno impersonato la specificità: Giannina Milli, Erminia Fuà Fusinato, Matilde Serao, Maria Montessori, Margherita Sarfatti, Nilde Iotti, Tina Anselmi, Carla Lonzi. Una articolazione per blocchi ventennali - le """"generazioni brevi"""" appunto - permette di rappresentare al meglio alcune scansioni di fondo della presenza delle donne in quanto soggetti ed emblemi del processo di nazionalizzazione: processo che, soprattutto sul fronte femminile, ha stentato a diventare di massa e che risulta fortemente segnato dalla tensione tra affermazione dei diritti (individuali e collettivi) e pratiche di controllo volte a modellare pensieri, progetti di vita, comportamenti delle donne e, con esse e attraverso di esse, di tutto il paese. Nell'ultima parte, attraverso un ventaglio di riflessioni, il volume dà voce alle contraddizioni in atto nel nuovo secolo, che valorizzano la soggettività delle giovani ma ne imbrigliano la proiezione sul futuro."" -
Italiani in Ghana. Storia e antropologia di una migrazione (1900-1946)
L'emigrazione degli italiani nell'Africa sub-sahariana fu un fenomeno che in Italia ebbe ben poca eco, mentre in Africa l'impatto fu significativo ed ebbe effetti persistenti. Questo volume, oltre ad avere un interesse nell'ambito degli studi sulla migrazione italiana nel mondo, consente di mettere in luce le contraddizioni e le ambiguità dell'esperienza coloniale. Le fratture interne alle comunità ""bianche"""" furono profonde, ma il razzismo e la discriminazione divennero il cemento di una solidarietà altrimenti estremamente volatile. Le costruzioni di genere furono parte attiva di questo complesso dispositivo di potere. I fenomeni migratori lasciano sempre un segno, più o meno duraturo, su entrambe le sponde del loro muoversi. In Italia i migranti riportarono le narrazioni dei loro successi e delle loro fatiche e i ricordi di un'Africa generosa ma ostile, affascinante ma pericolosa e in Africa lasciarono, oltre ai segni materiali del loro lavoro, alcuni figli, che qui trovano voce, per cui l'Italia è solo il nome di un paese europeo, un sogno da inseguire oppure quella percentuale di sangue che rende la loro pelle un po' più chiara."" -
Confessioni di fede. Gli articoli di fede a frate Giovanni. Testo latino a fronte
Nella ""Confessione di fede"""" e negli """"Articoli di fede"""" Gioacchino da Fiore si presenta non tanto nelle consuete vesti di esegeta biblico, specialista dell'Apocalisse, né di teologo della storia che annuncia """"profeticamente"""" l'imminente terza età dello Spirito, quanto come teologo a confronto con altri teologi e nei panni del teologo-abate, maestro dei suoi monaci. Nella """"Confessione di fede"""" Gioacchino esprime una cultura teologica assimilata anche attraverso i testi della scolastica, in particolare le """"Sentenze"""" di Pietro Lombardo. I destinatari del breve scritto sono teologi dotti, cui l'abate si rivolge probabilmente dall'abbazia di Casamari tra 1182 e 1184. Di altro genere è l'impostazione degli """"Articoli di fede"""". I temi trattati sono comunque teologici, ma sono i toni e il lessico a essere diversi e a indicare che i destinatari sono i monaci della sua comunità, rappresentati dal filius Giovanni. L'abate di Corazzo non evita di toccare problematiche dibattute a quel tempo negli ambienti scolastici, ma il largo spazio riservato alle questioni monastiche e ai concreti problemi della gestione dei differenti carismi e ruoli, presenti all'interno di un'unica comunità religiosa, fa risaltare il suo volto di abate, impegnato a istruire i monaci a lui affidati."" -
Adoption and fosterage practices in the late Medieval and Modern Age
In recent years historical studies on adoption and fosterage have greatly advanced, very likely due to the importance that such practices have acquired in our own societies. Also in the past – not only during Roman or Late Antique periods, but throughout the Middle Ages and the Modern Era as well –a rather significant number of family units went through adoption and fosterage, experiencing these kinds of ties and relationships on the daily basis. Articles collected in this volume are aimed at analysing the various forms and methods by means of which the concept of “adoption” was interpreted and practiced during the Medieval and Early Modern periods, identifying especially relevant chronological points, examples from different regional and local contexts, reciprocal influences, and family relationships shaped by adoption. -
Polifonie veneziane
Con il titolo di ""Polifonie veneziane"""" il Centro Tedesco di Studi Veneziani nel 2011 ha organizzato conferenze e discussioni dedicate alle molteplici voci che hanno percorso, e tuttora percorrono, Venezia, da sempre microcosmo e crocevia di incontri culturali, nella storia, nelle arti, nella letteratura e non da ultimo nella musica. I contributi di questo volume sono attraversati dal concetto di polifonia inteso come un filo rosso tra i temi, i personaggi e le epoche, e parlano del silenzio e del paesaggio sonoro che scandiscono la vita musicale veneziana. Le cerimonie cittadine tenutesi per celebrare la vittoria di Lepanto, l'importanza del soggiorno veneziano del giovane Cherubini per la sua futura carriera, l'inaspettata rarità con cui la città appare nelle messe in scena sui palcoscenici della città, fino agli incontri più recenti avvenuti in laguna tra i compositori contemporanei Luigi Nono e Helmut Lachenmann: tutte immagini che delineano un paesaggio sonoro unico nel suo genere, mentre i silenzi che lo attraversano emergono dalla pittura di Tiepolo. Infine, rendendo omaggio all'interdisciplinarietà tra arte e ricerca che caratterizza il Centro Tedesco, il volume si chiude con il racconto dello scrittore ed ex borsista Thorsten Palzhoff, con le sue fantasie sonore in omaggio a Monteverdi."" -
L' Ungheria angioina
Mentre la popolazione europea era in grande fervore per il primo Giubileo indetto a Roma nel 1300, sul mare Adriatico tre navi provenienti dalla Puglia si dirigevano verso le rive della Dalmazia. A bordo un bambino di 11 anni con una ristretta scorta: Caroberto, nipote di Carlo II re di Sicilia, in viaggio verso l'Ungheria per concretizzare la pretesa al trono della famiglia e per prendere possesso del paese. Caroberto veniva incoronato re d'Ungheria col nome di Carlo I nel 1301: è da questa data che ha inizio il dominio quasi secolare della casata degli Angiò in Ungheria, ed è proprio grazie agli Angiò che in Italia durante il XIV secolo si sente parlare spesso degli Ungheresi. La memoria degli intensi e multiformi rapporti italo-ungheresi del XIV secolo non è tuttavia sempre ben conosciuta in Italia, e persino la letteratura scientifica relativa agli Angiò dedica poco spazio al ramo ungherese della dinastia o al suo dominio in Ungheria. Il presente volume intende dunque colmare questa evidente lacuna, offrendo al lettore le riflessioni degli studi più aggiornati in materia. I nove saggi del volume mirano a presentare le strutture istituzionali del Regno d'Ungheria durante la dominazione angioina. Le relazioni qui contenute toccano sia le istituzioni centrali di governo che quelle periferiche, le basi del potere reale così come quelle dei signori territoriali, ma anche i luoghi e i simboli più rappresentativi delle manifestazioni del potere. -
Il tesoro di un povero. Il memoriale di Francesco Bentaccordi, fiorentino in Provenza (1400 ca)
Francesco Bentaccordi, un oscuro fiorentino già portiere di un cardinale, morì nel 1425 nell'ospedale dei poveri di Carpentras, dopo un soggiorno provenzale di trent'anni; aveva perso tutto ma conservava ancora, racchiuso nel codice qui edito, un tesoro prezioso. Questo ""libro-biblioteca"""" scritto in mercantesca comprende, oltre a una pratica di mercatura, un centinaio di ricette (di vita quotidiana, mediche, magiche, metallurgiche e artistiche), problemi matematici e tavole di conto, descrizioni monetarie, ricordanze private, un itinerario transalpino, disegni di animali esotici e fantastici e qualche testo devozionale e letterario, tra cui spiccano opere di Dante e Petrarca. La collaborazione di specialisti di questi vari """"saperi"""" ha consentito di commentare il testo nella sua molteplice dimensione, per gettare luce sul sincretismo della cultura medievale, in particolare nelle sue forme tecniche e popolari."" -
Carta e penna. Piccolo glossario di paleografia
Che cos'è un palinsesto? Quando si definisce maiuscola una scrittura? Lo studente e il lettore curioso troveranno qui risposte a questi ed altri quesiti tecnici. Il volume si propone infatti come raccolta ragionata di termini e locuzioni della paleografia latina e di alcune discipline connesse, in particolare la codicologia. Ogni voce è articolata in concise e chiare spiegazioni, talvolta con brevi digressioni sulla storia del lemma, e segnala - ove necessari - rimandi ad altre voci ed approfondimenti. Di facile consultazione, la raccolta nasce dall'esigenza di disporre di un agile strumento di supporto allo studio della paleografia latina. -
Ottant'anni da maestro. Saggi degli allievi offerti a Giorgio Cracco
I saggi qui raccolti in onore di Giorgio Cracco sono il contributo di alcuni suoi allievi in senso stretto, cioè di coloro che si sono laureati sotto la sua guida a partire dagli anni Settanta del Novecento. I lavori presentati affrontano argomenti molto diversi, come molteplici sono gli interessi scientifici di Giorgio Cracco, che da parte sua ha sempre ripetuto di non voler fondare una scuola. In coerenza con il suo itinerario accademico, le ricerche confluite nei sette contributi si dispiegano tra il Veneto e il Piemonte, tra il Medioevo e la storia della Chiesa. Tutti fondati su fonti inedite, vengono offerti come omaggio e cordiale augurio di compleanno a uno studioso che nella sua instancabile attività si è via via aperto alle Americhe, all'Europa settentrionale e a quella orientale, fino al lontano Kazakhstan. -
Riccardo Lombardi. La giovinezza politica (1919-1949)
Attivista del Partito popolare all'età di diciotto anni, antifascista della prima ora, dirigente azionista e poi del Psi, ingegnere di professione, Riccardo Lombardi è stato spesso presentato come un socialista inquieto e una coscienza critica della sinistra. Basandosi su una documentazione a stampa e d'archivio in buona parte inedita, il volume ricostruisce il primo trentennio, sinora poco studiato, del suo impegno politico, dall'esordio nelle leghe ""bianche"""" della natia Sicilia durante i moti contadini del primo dopoguerra all'ingresso nel Partito socialista e alla sua prima esperienza come direttore dell'""""Avanti!"""" all'indomani della sconfitta del Fronte popolare nelle elezioni del 1948. Il rifiuto della mistica della guerra, la precoce considerazione del fascismo come reazione antipopolare, la critica alle dottrine economiche liberiste, la Resistenza come rivoluzione democratica e l'ostilità alla politica di collaborazione tra sinistre e partiti moderati nel secondo dopoguerra: sono questi alcuni dei temi che si ritrovano nella sua biografia e che risultano fondamentali anche per comprenderne l'operato nei decenni successivi, quando Lombardi diventerà un punto di riferimento per molti giovani alla ricerca di una nuova concezione del socialismo. Presentazione dell'Associazione Labour """"Riccardo Lombardi""""."" -
Uguali e diversi. Diaspore, emigrazione, minoranze
La complessità di una società è un arricchimento ma viene spesso vissuta come una minaccia. Da qui tante forme di discriminazione o esclusione. L'emigrazione Sud-Nord degli ultimi anni ha diffuso un'immagine impropria di un fenomeno che ha origini lontane. Scopo di questo volume è di presentare un inquadramento storico e globale, risalendo alle radici e studiando alcuni processi in cui la formazione della nazione ha dovuto confrontarsi con la presenza di comunità diverse per appartenenza geografica, culturale o religiosa ma anche per professione o ruolo sociale. In alcuni casi esse cercano l'integrazione nella nuova sede, in altre difendono la propria identità e vivono chiuse in se stesse. Come epicentro del volume c'è l'Asia sia come teatro di tante esperienze miste che come terra d'origine di minoranze che hanno cercato la fortuna o sono state trapiantate altrove, qui con una preferenza per l'Africa. Ebrei e armeni sono studiati anche per l'eccezionalità della loro epopea nel tempo e nello spazio. L'attualità ricompare attraverso l'importanza acquisita dalle rimesse degli emigrati verso le famiglie e i paesi natali, che hanno ormai soverchiato gli altri flussi finanziari compreso l'aiuto allo sviluppo. -
Un mare stretto e amaro. L'Adriatico, la Puglia e l'Albania (secc. XV-XVII)
L'Adriatico in età moderna è stato spesso visto nella sua dimensione veneziana e nei rapporti che la Serenissima intratteneva con le città dalmate e con l'Impero ottomano. Mentre Venezia regolava con la sua diplomazia e le sue flotte le relazioni con la Sublime Porta in quello che considerava il suo Golfo, nell'Adriatico meridionale e nelle zone litoranee pugliesi era in corso tra XV e XVII secolo una guerra fatta di continui sbarchi di turchi e corsari, provenienti dall'Albania, che mettevano a sacco città, masserie, monasteri e santuari. Torri e castelli furono eretti per proteggere le città, il territorio fu militarizzato, la nobiltà feudale e quella urbana furono impegnate in operazioni di contenimento della minaccia turca. In tali frangenti l'Albania, soprattutto la parte rimasta cristiana, fu vista dalle autorità ispano-napoletane come un baluardo contro i turchi e la Chiesa si impegnò in azioni che miravano a rafforzare quelle popolazioni nella loro fede, nella convinzione che, prima o poi, esse si sarebbero ribellate ai loro dominatori. Questo non avvenne, ma nei primi decenni del Novecento l'Italia unita, riscopertasi potenza adriatica, rivendicò un suo ruolo politico in Albania e nel 1939 riuscì a insediarsi nel paese delle aquile. Allora ritenne di aver vendicato gli ""oltraggi"""" subiti dalle popolazioni rivierasche pugliesi negli anni ormai lontani che erano seguiti al sacco di Otranto (1480)."" -
Innocenzo XI Odescalchi. Papa, politico, committente
Il papato del comasco Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689) rappresenta uno snodo decisivo nella rielaborazione della funzione e del valore simbolico del romano pontefice in quello che è stato definito il tempo della crisi della coscienza europea. Il risanamento delle finanze pontificie, il ruolo nodale nella vittoria viennese sui turchi e nella riconquista dell'Ungheria, la creazione del nuovo asse pontificio-imperiale-polacco, il tentativo di abolire il nepotismo e il coraggioso sforzo di riformulazione degli equilibri curiali, sono solo alcune delle tappe di uno dei pontificati più importanti dell'età moderna. Ma il papato Odescalchi può rivelarsi significativo anche sotto il profilo della committenza architettonica e figurativa. Di tutto ciò danno conto, fornendo un quadro aggiornato e di respiro europeo, i saggi qui raccolti. -
Un confine nel Mediterraneo. L'Adriatico orientale tra Italia e Slavia (1300-1900)
L'Adriatico orientale è una delle zone più complesse del Mediterraneo. Il libro propone una lettura di questo litorale: confine tra modelli di civiltà, frontiera tra Stati e religioni, un soggetto/oggetto storico di per sé ancora non compreso. Più nello specifico, si interpreta qui la faglia divisoria, il confine tra Italia e Slavia, intese come dimensioni linguistiche e di identificazione, che per secoli si sono sedimentate, confrontate e infine contrapposte sulle rive orientali dell'Adriatico. I confini orientali d'Italia sfumano tra le civiltà urbane vincolate a Venezia e l'entroterra montuoso, si confondono nella stessa Slavia adriatica, in una reciprocità che complica l'idea dello spazio culturale e nazionale omogeneo, sia italiano sia slavo. Sullo sfondo di una riflessione storiografica transnazionale, e con lo sguardo non circoscritto alle periodizzazioni tradizionali, il libro ripercorre le convivenze e le divisioni tra popolazioni, decostruisce l'idea stessa di confine, andando oltre i canoni delle storiografie coinvolte e le separazioni culturali ancora vive in queste terre mediterranee. -
The fifth century in Rome. Art, liturgy, patronage
The objective of this book is to draw attention to fifth-century Rome – to those hundred years which even today need to be looked at from different perspectives. It is a key moment, a border between worlds, far too important not to receive further attention. The studies, presented here together, aim to respond to new demands: the art object remains at the centre, but with a new search for its context. This context would be unthinkable without the key concept of co-existence – between popular and elite culture, popes and emperors, pagans and Christians. As well as between liturgy – necessary to the Christian world – and patronage – the intellectual project which stems from a cultural concept. Moreover, co-existence is crucial between the mindset of the Roman elites (the tradition inscribed in the city’s DNA), and new demands arising from this rich moment in the history of Rome. The fifth-century, studied in this book, is the moment in which future and past meet, and Antique and Christian coincide. An artistic moment with only one identifying feature: its incredibly rich complexity. With articles by Sible de Blaauw, Olof Brandt, Zuzana Frantová and Dale Kinney