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L'arte della fuga
Dall'autore di ""L'arte di collezionare mosche"""" - bestseller mondiale, tradotto in 23 paesi, III edizione e 10.000 copie in Italia - l'ultimo originalissimo e inclassificabile libro della trilogia sul collezionismo.rnrn rnrn«Le esperienze artistiche possono essere travolgenti quasi quanto gli amori», pensa Fredrik Sjöberg quando in una casa d’aste di Stoccolma rimane folgorato dal dipinto di un pino. Spinto dalla sua proverbiale passione per tutto ciò che è insolito, scopre che l’artista è Gunnar Widforss (1879-1934), tanto sconosciuto in Europa quanto amato in Nord America, dove è considerato «il pittore dei parchi nazionali» e ha dato il proprio nome a una cima del Grand Canyon. Comincia così un’avventura sulle tracce di opere, lettere e fonti sperdute per ricostruire la vita, la vocazione e l’ossessione di questo inquieto acquerellista: un vagabondo squattrinato alla solitaria ricerca di bellezza, stretto tra il bisogno di creare e l’ansia di riuscire, che dopo aver girato mezzo mondo pianta la sua tenda nello Yosemite e dedica i suoi giorni a ritrarre i più suggestivi paesaggi d’oltreoceano. Un viaggio che conduce Sjöberg in Nevada, Arizona e Colorado, nella wilderness di Emerson e Thoreau, attraverso la storia delle riserve, naturali e indiane, con il dubbio se servano più a proteggere o a ghettizzare. Un racconto che si snoda tra curiosità storiche e aneddoti spassosi, dalla nascita dell’industria del chewing gum alla carovana di cammelli che aprì la Route 66, dalla luce dei dipinti di Turner al tacchino che Benjamin Franklin voleva al posto dell’aquila come simbolo degli Stati Uniti. Irresistibile affabulatore, Sjöberg ci fa appassionare a un altro dei suoi eccentrici outsider con un nuovo capitolo della sua riflessione sul rapporto tra uomo e natura."" -
Come tessere di un domino
Il primo libro lettone del catalogo Iperborea. Un classico moderno, un romanzo originale, pieno di humour e fantasia sulla storia della Lettonia.rnrnIn un antico maniero nei dintorni di Riga vive una famiglia del tutto speciale: il figlio di un’artista circense giramondo e il suo fratellastro giapponese, l’eccentrico nonno che con marsina e cappello a cilindro gestisce un noleggio di carrozze, un misterioso Aviatore e la malinconica Baronessa proprietaria della tenuta, discendente di una casata tedesca del Baltico. È seguendo i destini individuali e fatalmente intrecciati di questa bizzarra comunità che ci ritroviamo immersi nella tumultuosa storia della Lettonia, tra l’alternarsi delle dominazioni nazista e sovietica, la tragica sorte degli ebrei, e il tormentato costruirsi di una nazione che è sempre stata un crocevia di popoli, lingue e culture. Una saga famigliare attraverso le ferite del XX secolo a cui fa da perfetto controcanto l’avventura calviniana di Waltraute von Brüggen, nobildonna tedesca del Settecento che dopo aver perso il marito in guerra ne ritrova solo la metà di sotto, cucita alla parte superiore di un seducente soldato lettone. Richiamandosi l’un l’altra, le due storie si alternano e procedono parallelamente in un incalzante gioco affabulatorio, dando voce a un racconto d’amore, di perdita e desiderio, e a una memorabile allegoria intorno al signifcato di identità. Capolavoro di uno dei maggiori scrittori baltici del nostro tempo, questo romanzo ha il fascino di un realismo magico in versione lettone, capace di sorprendere, far ridere e riflettere, e di comporre in un domino letterario le tessere sparse della Storia europea. -
Bagliori a San Pietroburgo
«Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde per sempre.»«A ogni passo in questa città mi viene in mente un libro o mi risuona in testa una musica. È una scoperta continua.» È il 1975 quando Jan Brokken rimane folgorato da San Pietroburgo, l'allora Leningrado, patria splendente e malinconica di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti, culla della ribellione agli zar e poi al regime sovietico in nome della libertà dell'arte e dello spirito. In occasione del centenario della Rivoluzione d'Ottobre, Brokken ci accompagna nelle sue passeggiate fra presente e passato attraverso strade, teatri, case e musei sulle tracce dei personaggi che hanno reso Pietroburgo una capitale mitica della cultura europea. Un viaggio che parte dalla raffinatissima Anna Achmatova, che sembra quasi personificare l'elegante fierezza di questa città, per proseguire con l'avventura umana e poetica di Dostoevskij, Gogol', Solženicyn; i radicali Stravinskij e Malevič e i tormentati Čajkovskij e Šostakovič; gli espatriati Brodskij, Rachmaninov e Nabokov e l'inquieto Esenin, il «Rimbaud russo» che conquistò Isadora Duncan; il principe dandy Jusupov, che assassinò Rasputin e fuggì a Parigi con un Rembrandt sottobraccio, e la pianista Marija Judina, che seppur ebrea e dissidente ottenne con la sua musica l'eterno favore di Stalin. In una sinfonia di ricordi, citazioni e frammenti di vita, Brokken compone un ritratto impressionista della città della nostalgia e del confronto tra l'arte e il potere, dove Mandel'štam ebbe a dire: «Solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome.» -
I soldati delle parole
Finalista al Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani, XIV edizionernÈ ancora possibile arginare la violenza con le armi della trattativa e del ragionamento? I soldati delle parole è un libro importante per comprendere il terrorismo attuale, un saggio narrativo sulla violenza politica e il potere delle parole.rnrn«Westerman non sembra avere certezze granitiche, non elabora una tesi: viaggia tra i relitti insanguinati della storia alla ricerca di tracce di dialogo, del filo di un discorso spesso interrotto tragicamente o mai veramente cominciato» – Roberto Saviano, ""Robinson""""rnrnLa penna sarà sempre più forte della spada? Spinto da urgenti domande, narratore lucido e inquieto di questo tempo di crisi, Frank Westerman si mette in viaggio per capire ciò che il linguaggio può ancora fare contro la violenza e per indagare i cambiamenti che, a partire dagli anni ’70, hanno interessato i vari fronti del terrorismo moderno, modificandone pratiche e principi e complicandone l’interazione con l’avversario più eccellente, lo Stato. Westerman incontra esperti di terrorismo a Parigi, beve tè alla menta con un poeta ex-dirottatore di treni, prende parte come ostaggio a un’esercitazione di sicurezza all’aeroporto di Schiphol e partecipa a un corso per negoziatori delle Forze Speciali della Polizia olandese. E mentre ricorda alcune tra le più intense esperienze della sua vita, come le azioni di un commando di terroristi moluccani a cui assistette da bambino e l’orrore degli attentati ceceni quando era corrispondente in Russia, riflette su temi cruciali del nostro presente, come la lotta al terrorismo, le possibili reazioni al terrore, il senso dell’empatia e della comprensione, l’opportunità di dialogare. """"I soldati delle parole"""" è un saggio documentatissimo, appassionato e rigoroso nello stile inconfondibile di Frank Westerman che intreccia Storia, reportage, autobiografia e sapienza narrativa."" -
Fiabe svedesi
Dopo il successo delle Fiabe islandesi una nuova antologia di fiabe nordichernrnL’eterna lotta tra il bene e il male a suon di astuzie e di magie, le avventure di eroi contadini che affrontano giganti e draghi, di una bellissima principessa tramutata in topolina, di un principe condannato a vivere sotto terra e a mostrarsi solo al tramonto. L’universo incantato, imprevedibile eppure familiare delle fiabe, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e nei reami sconfinati dei sogni, si esprime in tutto il suo fascino e la sua forza narrativa in questa antologia. Tratte dalle prime raccolte scritte dell’Ottocento, volte a preservare un patrimonio letterario che rischiava di scomparire insieme alla tradizione orale, queste storie, tra le più raffinate nel panorama nordico, ci offrono un viaggio nell’immaginario popolare svedese. Un mondo antico in cui gioca un ruolo fondamentale il legame con la natura, quella che detta le dure leggi della vita nelle campagne ma offre anche ispirazione alla fantasia per foreste piene di tesori custoditi da troll, fiumi abitati da lucci parlanti, tigli che suonano musiche meravigliose e animali dai poteri fatati che regalano fortuna a chi li rispetta e sventura a chi non sa ascoltarli. Un mondo che ci dischiude le sue credenze, paure, leggende, rivelando allo stesso tempo le varianti svedesi di motivi universalmente noti, diventati oggi dei classici e immortalati da Basile, Perrault, i fratelli Grimm e Hans Christian Andersen, come quelli di Cenerentola e Biancaneve, o ancora una fiaba che intreccia a sorpresa le avventure del Gatto con gli stivali e della Principessa sul pisello. -
Emilia l'elefante
Un nuovo romanzo di Arto Paasilinna, l’irresistibile umorista finlandese che ha conquistato i lettori italiani.rnrnKerava, 1986. Nelle stalle del Circo Finlandia nasce una tenerissima elefantina che la sua padrona, Lucia Lucander, decide di chiamare Emilia in omaggio alla moglie del direttore, vecchia gloria della pista circense. Emilia dimostra grandi talenti, riuscendo già a sei mesi a sventolare la bandiera finlandese in mezzo alla pista. Ma non dura. Nel giro di poco entra in vigore una legge che proibisce l’uso di animali selvatici a scopo di intrattenimento, e di colpo per Emilia non c’è più posto. Dopo un periodo al Grande Circo di Mosca e favolosi spettacoli sulla transiberiana, Lucia ed Emilia rientrano in Finlandia e vengono accolte in una fattoria-allevamento di polli. Nel frattempo si è immischiata anche l’Unione Europea, inasprendo ulteriormente la regolamentazione sugli animali selvatici, e per questo attorno a Lucia e all’elefante si forma un premuroso circolo di amici sempre pronti ad aiutarle e sostenerle. Perché non portare Emilia in Africa, tra i suoi simili, propone qualcuno. E sia! La decisione è presa di concerto e si decide che Emilia, con Lucia e il fidanzato Paavo in groppa, dovrà raggiungere il porto del lago Saimaa – la porta per l’Africa – distante 400 chilometri, attraversando città e foreste sterminate. Chi conosce Paasilinna saprà cosa aspettarsi da questi chilometri in sella a un elefante. E così tra orsi inviperiti, scienziati folli, risse con animalisti complottisti, negozi distrutti, suicidi sventati e altre paasilinnate di ogni sorta, ci si ritrova come sempre nella lavatrice ridente e canzonatoria dell’autore finlandese, che ci intrattiene con piglio conviviale e al contempo feroce. Ma attenti, anche questa volta sotto il frastuono del ridere spietato, c’è una luccicante e ben affilata punta di amarezza. Anche questo è Paasilinna, l’amaro che ti ride in faccia, ti fa ridere e, passata la confusione, ti fa anche pensare. -
L'amico perduto
Una novella perfetta, una storia di formazione ambientata nelle Indie Olandesi che racconta l'intensa vicenda di un'amicizia impossibile tra un giovane e il figlio di un sorvegliante giavanesernrnDue ragazzi crescono insieme nella natura lussureggiante e incantata di Giava, uniti da un mondo di avventure, esplorazioni e sogni tra i verdi campi di tè e le terrazze di risaie, i sentieri di terra rossa e i misteri delle foreste vergini del Preanger. L’uno è il figlio del direttore di una piantagione olandese e ama l’Indonesia e la sua gente come il luogo dell’anima dove è nato e a cui sente di appartenere. L’altro è Urug, figlio di un lavorante indigeno che grazie a una serie di circostanze fortuite riesce ad accedere agli studi e a seguire l’amico fino a Giacarta. Ma l’innocenza e la libertà dell’infanzia non tardano a essere travolte da avvenimenti inaspettati: il movimento di liberazione indonesiano, la Seconda guerra mondiale e la guerra coloniale rendono ineludibile una scelta di campo e portano i due giovani a guardarsi con occhi nuovi, a scoprirsi estranei, e a seguire i loro destini inconciliabili: l’uno ritrovandosi sradicato di fronte alla fine del proprio mondo con la consapevolezza di non avere mai conosciuto veramente quella che considerava la sua terra; l’altro alla ricerca di un’identità, di una rivalsa, di un nuovo inizio per sé e per il suo Paese. Considerato uno dei grandi classici della letteratura olandese, ""L’amico perduto"""" è una delicata storia di amicizia che sfocia nel drammatico disvelamento di una lontananza, un romanzo di formazione attraversato da una nostalgia struggente che ancora oggi ci tocca per la sua forza profetica nell’affrontare l’eredità del colonialismo, la necessità di interrogarsi sul passato, quell’incomprensione che continua a minare un autentico dialogo tra diversi."" -
Autunno tedesco
«Autunno tedesco è uno dei migliori libri mai scritti sulle conseguenze della guerra, nella tradizione di grandi classici come quello di John Reed sulla Russia e di Edgar Snow sulla Cina.» Henning Mankellrnrn«Di fronte al corto circuito linguistico e morale che pervadeva i testimoni tedeschi, Dagerman compì un'operazione coraggiosa: si assunse la responsabilità dello sguardo. La responsabilità di raccontare ciò che per quasi tutti era meglio lasciare sepolto fra le macerie» – dalla postfazione di Giorgio FontanarnrnNel 1946 furono molti i cronisti che accorsero in Germania per raccontare quel che restava del Reich finalmente sconfitto, ma dal coro di voci si distinse quella di uno scrittore svedese di ventitré anni, intellettuale anarchico e narratore dotato di una sensibilità fuori dal comune, inviato dall’Expressen per realizzare una serie di reportage poi raccolti in un libro che è considerato ancora oggi una lezione di giornalismo letterario. Mentre le testate di tutto il mondo offrono il ritratto preconfezionato di un Paese distrutto, che paga a caro prezzo gli orrori che ha seminato e dal quale si esige un’abiura convinta, Dagerman, libero da ogni pregiudizio ideologico e rifiutando ogni generalizzazione o astrazione dai fatti concreti e tangibili, si muove fra le macerie di Amburgo, Berlino, Colonia, su treni stipati di senzatetto e in cantine allagate dove ora vivono masse di affamati e disperati, cercando di capire nel profondo la sofferenza dei vinti. Ne emerge un quadro molto più complesso di quello che è comodo figurarsi. Mentre ci si accanisce a cercare nostalgici nazisti, Dagerman si chiede come può un padre che vede morire il figlio di stenti dichiarare che ora sta meglio di prima; mentre le potenze occupanti pensano a punire e ad allestire processi, Dagerman descrive la «messinscena» di una denazificazione di facciata e la morte spirituale di un Paese che è troppo impegnato a lottare ogni giorno con la morte per riflettere sui propri errori, perché «la fame è una pessima maestra» per educare i colpevoli. Con il suo acume analitico e la sua empatia capillare, Dagerman scava nelle contraddizioni della Germania postbellica offrendoci un manifesto di accusa contro tutte le guerre, e una riflessione amaramente attuale sul potere, la giustizia e lo Stato. -
Isola
«Isola è un romanzo splendido che ossessiona il lettore, che lo cambia, che gli racconta storie. È nordico, è misterioso, è il cuore verde delle Faroer.» - Fyens StiftstidendernRomanzo vincitore del Premio MARetica 2019, la competizione volta a ripensare l'uomo partendo dal mare legata al Premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante rn""Le isole più piccole possono nascere in una notte, e sparire in una notte. Laggiù sotto il mare, tutte le terre emerse si incontrano""""rnrnDopo la morte della nonna, una giovane ragazza danese decide di tornare a Suduroy - l’isola dell’arcipelago delle Faroe da cui proviene la sua famiglia - a cercare le sue origini in una cultura che ha ereditato ma che non le appartiene e in una lingua estranea in cui «non sa neppure pronunciare il suo nome.» L’unico legame concreto con quel mondo è il rapporto con i nonni Marita e Fritz, emigrati in Danimarca negli anni ’30, la sua immaginazione e tutti gli aneddoti che fin da piccola le hanno raccontato. È stata la vita durissima dei pescatori nel mare del Nord, «il posto in cui l'uomo è meno benvenuto al mondo» a far nascere in Fritz il desiderio di un destino diverso, ed è l’urgente desiderio di felicità e la necessità di sfuggire alla durezza della vita a guidare tutta questa grande saga famigliare che si snoda tra la Danimarca e isole sperdute nell'Oceano Atlantico del Nord. Una storia che racconta quasi un secolo di storia e di vite, dall’amore segreto tra Marita e Ragnarr il Rosso, al patto tra Jegvan e Ingrún, la più ricca dell’isola, e allo sfortunato destino del figlio di Beate, passando attraverso la Seconda guerra mondiale, il protettorato inglese e la lotta per l’indipendenza. Con una lingua ispirata, densa, poetica e a tratti incantata Siri Ranva Hjelm Jacobsen ci parla di amore, di emigrazione, di quello che si perde e si acquista nel nascere in un paese straniero, della nostalgia di casa, della riscoperta delle proprie radici e delle leggende popolari che sopravvivono allo scorrere del tempo. E sullo sfondo di tutta la narrazione, una natura grandiosa e indomita che non si piega mai alla volontà umana e anzi sopravvive nel cuore della protagonista, che non vi è nata, eppure non può fare a meno di amarla."" -
1947
1947 è il vertiginoso racconto di un anno in cui la politica e la grande Storia si fondono con gli eventi quotidiani. Un anno trascurato e apparentemente insignificante, in cui un vecchio ordine cade e ne sorge uno nuovo, ma soprattutto l’anno dove inizia il nostro presente.rnrn rnrnMentre da qualche parte sulla linea del tempo la guerra finisce, da qualche altra parte sta iniziando una nuova era: il cambiamento non avviene durante la notte, da un giorno all’altro, ma accade lentamente e il mondo vibra per un certo numero di anni. Le persone cercano di ritrovare la strada per case che non esistono più, o s’incamminano verso un futuro incerto, al di là dell’Oceano. In quell’anno, tra milioni di persone in fuga in tutta Europa che cercano una nuova vita, c’è il padre di Elisabeth Åsbrink, un ragazzo ebreo ungherese di dieci anni rimasto orfano in un campo profughi. Nel 1947 i diritti umani non sono stati né formulati né adottati. La giustizia è amministrata da alcuni dei principali criminali di guerra sulla base di resoconti completamente diversi dai loro misfatti. Nel 1947 l’avvocato polacco Raphael Lemkin, in seguito allo sterminio di gran parte della propria famiglia, conia il termine genocidio e si batte con tutte le forze affinché venga riconosciuto ufficialmente come crimine internazionale. Nel 1947 inizia la produzione del Kalashnikov, scoppia la guerra Fredda, Christian Dior crea il New Look, George Orwell porta a termine la prima stesura del suo 1984, viene scoperto il primo bug del computer, viene istituita la CIA, nascono i Fratelli Musulmani e Hassan Al-Banna traccia il piano che rimarrà l’obiettivo dei jihadisti fino a oggi, il comitato delle Nazioni Unite ha quattro mesi per trovare una soluzione al problema palestinese. Partendo da eventi apparentemente disparati, con un linguaggio ricco, vivido, letterario, a tratti poetico, Elisabeth Åsbrink racconta la nascita del mondo moderno, il momento in cui le forze che governeranno le nostre vite durante i successivi 70 anni si fanno conoscere per la prima volta. -
Uno scià alla corte d'Europa
Il nuovo romanzo del grande narratore iraniano Kader Abdolah ispirato al viaggio dello scià Nadir attraverso l’Europa del XIX secolo. Un racconto senza tempo sulla curiosità dell’essere umano e sul suo interesse verso l’altro.rn""Dopo una conversazione con Bismarck abbiamo capito ancora meglio il nostro destino. Di noi, a parte questo diario di viaggio, non resterà niente.""""rnrnOrientalista all’Università di Amsterdam, Seyed Jamal ritrova il diario di viaggio di uno scià che a fine ’800 lascia la Persia e con un infinito stuolo di principi, funzionari e mogli dell’harem intraprende il suo Grand Tour alla scoperta dell’Europa. Armato di curiosità e ironia, Seyed si unisce alla carovana del re e come una moderna Sherazade, fondendo realtà storica e fiaba orientale, narra le mille e un’avventura di questo viaggiatore d’eccezione, despota crudele e ingenuo, colto e infantile, facile preda del Grande Gioco europeo per il controllo del Medioriente, sovrano di un regno millenario e retrogrado a confronto con il progresso vorticoso che cambierà il mondo e plasmerà il nostro presente. Accolto come un vecchio amico dagli zar e dalla regina Vittoria, con cui condivide la via del tramonto in un decadente rituale di corte, lo scià attraversa la Germania di Bismarck e la Francia repubblicana, incontra Tolstoj, il padre di Stalin, Debussy e Monet, testa l’aspirina della Bayer e sperimenta le scoperte di Siemens e di Pasteur, capisce la portata rivoluzionaria della catena di montaggio e delle industrie inglesi, e assiste impotente alla ribellione di Banu, sua moglie prediletta, che ha letto, pensato e sognato troppo per non cercare in questo viaggio una fuga verso la libertà. Ma lo smarrimento dello scià di fronte al formarsi dell’Europa moderna si riflette in quello di Seyed per la crisi dell’Europa attuale, dove la Storia, con la stessa inesorabilità, lungo lo stesso tragitto seguito dal re persiano, conduce ondate di profughi intrecciando sempre più i destini di Oriente e Occidente, e dove uno scrittore rifugiato come Kader Abdolah, che con la «magia dell’immigrazione» si è ricostruito un’identità, cerca nella letteratura nuovi territori di incontro."" -
La morte di Murat Idrissi
Ogni anno, ai lati delle autostrade andaluse, nel mezzo del deserto, vengono trovati centinaia di mortirnche non sono sopravvissuti alla traversata dal Marocco; il protagonista di questo romanzo è uno di loro.rnrnTraghetto da Tangeri ad Algeciras, un forte vento soffia attraverso lo Stretto di Gibilterra. Nella stiva della nave, nascosto nel bagagliaio di una macchina, muore un ragazzo. Poco dopo, Ilham e Thouraya, due giovani donne olandesi di origine marocchina entrano in Spagna con il cadavere del clandestino nella loro auto. La terra si estende davanti a loro, vasta e vuota. Su entrambi i lati dell’asfalto si trova il deserto. Quella che era iniziata come un’avventura spensierata si è trasformata nel loro destino. Nel 2004 Tommy Wieringa ha partecipato a un processo giudiziario in cui ha raccolto appunti che costituiscono la base per La morte di Murat Idrissi. Centinaia di cadaveri anonimi si trovano ogni anno lungo le strade spagnole, appartenenti a chi non è riuscito a sopravvivere al viaggio. La morte di Murat Idrissi descrive il destino di uno di loro, così come quello di due figlie di migranti, che si sentono straniere sia nel paese d’origine dei loro genitori che nei Paesi Bassi. Con una scrittura fredda, livida, dannata e tesa, Tommy Wieringa costruisce una novella perfetta sul desiderio e sull’opportunismo, sulla morte e sull’eccessiva sicurezza di sé, affrontando ancora una volta temi cruciali del nostro presente: il dramma dei migranti dal Sud del mondo, che l’Occidente si ostina a non vedere, il senso di estraneità e non appartenenza provato dalla seconda generazione di migranti, eterni senza patria, privati di un’identità sicura e di una cultura certa. E sullo sfondo la spietatezza della terra riarsa della Spagna, la polvere della campagna marocchina, l’oppressione dell’afa, l’odore della miseria. -
Alla radice
Alla radice è un romanzo che scalda il cuore, un racconto on the road bizzarro commovente e spesso esilarante (nella miglior tradizione dell’umorismo finlandese) che fa riflettere sulle origini, sull'identità e soprattutto sul mal di denti.rnrn«Metafore e riferimenti dentistici, che naturalmente ricorrono nel libro, ne rivelano anche la chiave: necessità e dolore. Ma Nousiainen riesce a non perdere leggerezza» - Paolo di Paolo, Robinsonrnrnrnrnrn«Umorismo eccentrico tutto finlandese, bella storia, happy ending. La lettura di Alla radice è deliziosamente divertente, ma anche altamente educatica sull'igene dentale e sulla salute pubblica» - NDR Kultur, Germaniarn«Un romanzo psicologicamente e filosoficamente ben pensato ma, soprattutto, molto divertente» - Turon Sanomat, FinlandiarnIn amore, come in odontoiatria, la pratica è tuttornSolo il cognome, Kirnuvaara, sembra accomunare Pekka, vittima di un cronico mal di denti, e il suo nuovo dentista Esko. Pekka è uno spigliato, sensibile e moderno copywriter di mezz’età che non ha mai superato l’abbandono da parte del padre e che ora, con il fallimento del suo matrimonio e una disputa in corso sull’affidamento dei figli, vede infrangersi il suo ideale di famiglia perfetta. Esko, che ha quasi sessant’anni, ha invece preso spunto dai freddi genitori adottivi per elevare l’odontoiatria a filosofia di vita e praticare l’anestesia anche su emozioni e sentimenti. Ma con lo scavo nelle radici dentali di Pekka emergono ben altre, e condivise, radici: dietro lo stesso cognome, si scopre, c’è lo stesso padre. Dopo qualche trapanatura e le prime inevitabili, buffe incomprensioni, la corazza di Esko s’incrina e l’improbabile coppia di fratelli si mette sulle poche tracce che ha di lui, sperando di trovare una buona ragione per una doppia negazione d’amore paterno. Nasce così, in un asettico studio dentistico di Helsinki, una storia on the road calda e coinvolgente, dove ogni tappa verso lo svelamento finale arricchisce la famiglia Kirnuvaara di nuovi, sorprendenti parenti, formando un variopinto amalgama multietnico. Tra incontri e scontri di personalità, siamo scorrazzati dalla Carelia del Nord alle degradate periferie di Södertälje in Svezia, dalla Thailandia, con il suo deteriore turismo, ai grandi spazi dell’outback australiano, sacri agli aborigeni: un viaggio di conoscenza – di sé e del diverso da sé, oltre che del concetto di paternità – che si farebbe quasi iniziatico, se non fosse per le esplosioni di un’insopprimibile verve comica degna della migliore tradizione umoristica finlandese. -
L'ora di Agathe
Si è ancora in tempo a mettere in discussione la propria vita a settant'anni? Ambientata a Parigi negli anni '40, L'ora di Agathe è la storia dolce e struggente di rinascita e cambiamento di uno psichiatra alla fine della sua carriera.rnrn«In questo romanzo d’esordio, già tradotto in diciotto paesi, Anne Cathrine Bomann maneggia con delicatezza un materiale che dimostra di conoscere molto bene. Ricordandoci però una verità universale: che non è mai troppo tardi per ricominciare» - Ilaria Zaffino, Robinson«Pagine delicate, piacevoli e profonde» - Sette«Io non ho mai amato nessuno»rn«Non tutti abbiamo questa fortuna. Forse per lei sarebbe più facile morire»rn«Forse. Ma mi è più difficile vivere»rnIn una cittadina francese degli anni Quaranta, uno psicanalista fa il conto alla rovescia, con puntiglio maniacale, delle ore che lo separano dalla pensione. Scapolo e senza amici, la sua vita si divide tra lo studio, dove ascolta svogliatamente i pazienti fingendo di prendere appunti mentre disegna caricature di uccelli, e la casa d'infanzia in cui ancora abita e si rintana dal mondo, origliando dai muri la vita del vicino che non ha mai visto. Qualcosa cambia quando una giovane tedesca di nome Agathe insiste per essere presa in cura da lui. Costretto ad accettarla suo malgrado e nonostante l'imminente ritiro, il medico scopre che dietro quell'aspetto fragile si nasconde una donna forte, sagace, pronta a scavare nel suo passato per affrontare il trauma inconfessabile che le ha imbrigliato l'esistenza. Una donna che lo affascina e lo sfida cogliendo in lui quel male di vivere che li accomuna e li lega in un'intesa sottile. Una paziente capace di girare lo specchio e invertire i ruoli, obbligando lui, lo psichiatra a fine carriera, il vecchio disilluso, a guardare dentro la sua stessa infelicità e a mettere in discussione, solo ora e per la prima volta, la sua vita. Scrittrice e psicologa, Anne Cathrine Bomann realizza un romanzo che dalla sua delicatezza e finezza empatica trae un fascino peculiare. L'ora di Agathe è il racconto di una tardiva quanto fervida educazione sentimentale, il diario di una lotta interiore tra il desiderio di intimità con gli altri e con il mondo e la paura di perseguirlo, una storia che ci costringe a rallentare il ritmo, ad affinare i sensi e i pensieri, trascinandoci dolcemente nel percorso dei due protagonisti, inseguendo la speranza di essere sempre in tempo per ricominciare. -
Perché ci ostiniamo
Dall'autore di L'arte di collezionare mosche, una nuova originalissima e inclassificabile raccolta di storie geniali.rnrnEntomologo, affabulatore e audace pensatore, Fredrik Sjöberg ci accompagna in nove viaggi di scoperta seguendo il suo fiuto per le storie d'eccezione che si nascondono dietro i dettagli più marginali. Un'escursione sulle tracce di un tiglio centenario o un nome trovato sul retro di un raro autoscatto di Strindberg diventano il punto di partenza per funamboliche avventure attraverso la Storia, la natura, l'arte, tra aneddoti bizzarri e personaggi tanto curiosi quanto sconosciuti, all'insegna di quel gusto per la ricerca e per il «pezzo unico» che lo Sjöberg collezionista sa tradurre in letteratura. Dalla battuta di caccia di Theodore Roosevelt che lanciò il popolare orsacchiotto Teddy Bear alla passione per l'arte che a inizio '900 trasformò un impiegato delle poste di Göteborg in un collezionista d'avanguardia, dall'incontro tra Lenin e la pioniera dell'ambientalismo svedese Anna Lindhagen al ruolo che ha avuto l'invenzione della borsa, nella lontana preistoria, per l'evoluzione umana: di racconto in divagazione ci ritroviamo a osservare il mondo con lo sguardo di uno scienziato-umanista e fine provocatore, che in ogni campo rivendica l'importanza, oggi trascurata o data per scontata, della bellezza. Quella bellezza che di rado si affaccia nella ricerca estetica contemporanea e di cui non si parla mai nelle politiche ambientali, così tese a proteggere la biodiversità da perdere di vista il valore poetico di uno splendido paesaggio. Facendo incontrare natura e cultura nella leggerezza ironica delle sue pagine, Sjöberg ci porta lungo quel crinale, come lo definì Nabokov, che congiunge il versante del sapere scientifico con quello opposto dell'immaginazione artistica. -
Jungle Rudy
Jungle Rudy è una biografia letteraria, l'omaggio di Jan Brokken al leggendario avventuriero e pioniere Rudy Truffino, un uomo che ha dedicato la sua vita alla scoperta e alla mappatura della foresta pluviale dell'Orinoco, nel sud-est del Venezuela, una volta giustamente definita «il mondo perduto» da Sir Arthur Conan Doyle.rnrn«Un grande capolavoro di narrative non-fiction.» – The New York Timesrn«Oltre a essere la biografia di un avventuriero, Jungle Judy è anche un libro di vero viaggio. Scritto elegantemente, costruito solidamente, pieno di momenti emozionanti.» – De StandaardrnrnPer decenni il suo nome fa il giro del mondo come una leggenda: Jungle Rudy, il pioniere che vive tra gli indios del Venezuela ascoltando Mozart e ospitando Werner Herzog, il primo ad aver esplorato quel «mondo perduto» a sud dell’Orinoco che ispirò la fantasia di Conan Doyle. Affascinato dal personaggio e dalla sua aura di mistero, Jan Brokken si mette in viaggio per ricostruire la vera storia di Rudolf Truffino, avventuriero olandese di origini italiane. Approdato nella Caracas ricca di petroldollari degli anni Cinquanta, Rudy trova il suo eden nella Gran Sabana, lo sconfinato altopiano nel sudest del paese dove torreggiano i tepui, solitarie montagne a cima piatta con cascate e canyon mozzafiato e specie endemiche uniche al mondo. Una terra selvaggia e ancora sconosciuta se non per il resoconto che ne diede Humboldt nell’800, da sempre avvolta nel mito e meta di spericolate corse all’oro – come quella che negli anni Trenta portò un bush pilot a scoprire il Salto Angel. Imparato ogni segreto della giungla vivendo con le tribù pemón, Rudy dedica la vita a mappare la regione e a rivelarla al mondo, aprirvi le prime vie d’accesso e guidare preziose spedizioni scientifiche, finché i suoi piani non si scontrano con gli interessi dello Stato. Rintracciando fonti e testimonianze dirette di famigliari e compagni di avventure, rievocando imprese epiche e missioni adrenaliniche, Brokken compone l’incalzante ritratto di un eroe visionario con il fascino di un Fitzcarraldo, colto e selvatico, passionale e misantropo, che con l’egoismo inconsapevole degli idealisti cresce le tre figlie nell’isolamento della Gran Sabana, e finisce per pagare i suoi sogni con un’incompresa solitudine. -
Le dieci donne del cavaliere
La vecchiaia, si sa, arriva infida per tutti, anche per Rauno Rämekorpi, un vero self-made man, da boscaiolo a capitano di industria, che tra montagne di fiori e foie gras festeggia il sessantesimo compleanno e la nomina a Cavaliere del Lavoro. Ahimè la consorte Annikki soffre di asma da polline, e al devoto marito, terminata la festa, non resta che portare tutto in discarica. Ma perché sprecare tanto bendidio? gli fa presente Seppo Sorjonen, il tassista tentatore ingaggiato per la missione. Il Cavaliere avrà pure qualche amica da omaggiare. Non serve altro a risvegliare l'ardore del sempreverde dongiovanni in frac, che bouquet alla mano, champagne sottobraccio e in bocca promesse, promesse, promesse, parte alla mirabolante conquista di dolci alcove per tutta la città. Eila la PR rampante, Eveliina la comunista pura e dura, Sonja la giornalista che si è bevuta la carriera, e tutta una galleria di fenomenali rappresentanti del gentil sesso è lieta di accogliere i suoi servigi amorosi insieme a opportuni favori per problemucci di denaro, carriera o addirittura fertilità. Dato un tale successo, perché non ripetere la tournée a Natale in doveroso costume da Santa Klaus? Peccato che nel frattempo le affettuose amichette hanno scoperto di non essere ciascuna l'unica. La sagace ironia di Paasilinna colpisce ancora, trasformando in epico divertimento dal retrogusto amaro le scappatelle di un uomo di potere e portafogli, viziato dal successo e dall'inguaribile sentimentalismo femminile... -
La casa grigia
Ex medico di corte, il vegliardo Ole Hvide, per tutti Sua Eccellenza, si è ritirato nella sua casa padronale, mausoleo di un mondo nobil-borghese destinato a tramontare insieme al XIX secolo. Come a esorcizzare la disfatta, negli ampi salotti dai blasoni ingialliti si succedono i pranzi e i ricevimenti e i fiumi di chiacchiere frivole. Unica voce fuori dal coro, Ole Hvide si erge a coscienza lucida e amara della fine. Mentre lotta con la sua vista indebolita per scrivere poesie che nessuno pubblica, i pazienti smettono di chiamarlo e perfino i parenti gli nascondono la malattia dell'adorata nipotina Emmely. All'ombra delle continue spese, il suo patrimonio si va sgretolando insieme a un intero ordine sociale. Ma lo spettacolo deve continuare, e in questa tragicommedia della decadenza in cui Herman Bang traspone la propria storia famigliare, per salvare almeno la dignità, a Sua Eccellenza non resta che l'ironia salace del più cinico Oscar Wilde, verso se stesso, la propria epoca, e ogni umana illusione. -
I ricordi mi guardano
Come nasce un poeta? Nella ""scia di luce"""" con cui Tranströmer descrive la sua vita, è la testa della cometa, il nucleo denso dell'infanzia, a racchiudere già tutti i segni di una vocazione speciale. Unica opera narrativa del maggiore poeta svedese vivente, in questo libro Tranströmer apre lo scrigno dei ricordi per raccontare, con la profondità e la semplicità cristallina dei suoi versi, le prime esperienze che hanno formato il suo io umano e poetico. Le avventure interiori di un bambino curioso e sensibile che vede nella Stoccolma degli anni Trenta un incantato territorio da esplorare. La scoperta mozzafiato del museo di Storia Naturale, con i due scheletri di elefanti all'ingresso come custodi del sapere. La labirintica strada di ritorno a casa quando perde la mano della mamma e si ritrova a vagare solo per la città. L'infuocata passione politica a soli nove anni quando, ancora ignaro di ogni ideologia, vede nel nazismo un ovvio nemico da combattere. Ricordi che sono stimoli a conoscere, immaginare e riflettere, che ci avvicinano al sentire di un grande poeta, alla sua illuminante apertura all'uomo e al mondo."" -
L'ultimo viaggio di un poeta
Quando nel gennaio 1912 Herman Bang salpa da Amburgo a bordo del Moltke per raggiungere New York e avventurarsi all'ovest nel nuovo mondo, per una delle brillanti tournée di letture che hanno consacrato la sua fama in Europa, non sa ancora che oltreoceano incontrerà la morte. Forse è stato questo ad affascinare l'esule Klaus Mann, che incluse lo scrittore danese nella sua opera dedicata ai ""visitatori illustri"""" che approdarono negli Stati Uniti a inizio secolo. Il suo """"Viaggio al termine della notte"""" ha infatti per protagonista il """"fratello del lontano nord danese"""", come Thomas Mann lo definiva, per l'affinità spirituale che univa l'intera famiglia Mann al malinconico """"dandy"""" di Copenaghen. Ed è proprio un senso di resa dei conti con la vita, con l'uomo e il mondo, a incombere sull'effervescente e cosmopolita racconto newyorchese di Klaus Mann, come nelle ultime pagine scritte dallo stesso Bang, incluse in questo libro. Lettere, il germe di un romanzo sull'umanità di un transatlantico in lotta con la tempesta e un lapidario racconto su una dolceamara abdicazione alla vita, la stessa che Bang sente sfuggirgli una volta approdato in quella terra sovraccarica di possibilità e di speranze, in """"quell'infinito paesaggio della giovinezza"""" che lo fa sentire ancora più inconsistente, inutile, dannato.""