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La casa bianca
Elegante residenza di campagna sull'isola di Als, la casa bianca è la cornice in cui la famiglia del pastore Fritz Hvide trascorre le sue giornate di aristocratico ozio, tra gli spensierati ricevimenti in giardino e i pettegolezzi. Un paradiso perduto di innocenza nella Danimarca decadente di fine Ottocento, che sta cambiando volto sotto i colpi del progresso e delle sconfitte in guerra. Anima della casa è Stella, la moglie del pastore, donna sensibile e sentimentale innamorata della musica e della poesia, soffocata dall'austerità imposta da Fritz. È lei a irradiare grazia e dolcezza, a difendere spazi di sogno e libertà, a incantare gli ospiti e la servitù con struggenti canzoni d'amore. Ma la sua è una ""gioia dagli occhi tristi"""", un'euforia disperata, un'inguaribile malinconia per lo scarto tra desiderio e costrizione, che contamina ogni sprazzo di luce. Herman Bang dipinge con delicato intimismo il crepuscolo di un'epoca e insieme un paesaggio dell'anima, quella nostalgia dovuta alla fine di ogni illusione che trova pace solo nell'arte, o nel ricordo."" -
Ciò che credo
"Una meditazione onesta e seria, lontana da ogni desiderio di 'fare letteratura' o sfoggio di cultura, di un uomo che, arrivato a ottant'anni, decide di mettere per iscritto i punti fondamentali del suo credo, confrontandosi con la sua fede cristiana, le sue ragioni e la sua necessità, senza dar niente per scontato o acquisito, cercando le proprie risposte a domande che sono teologiche, etiche, umane, alla luce di una fede conquistata e approfondita da letture, incontri, esperienze e considerazioni... E proprio perché non è un teologo né un letterato, ma un 'uomo come tanti altri', come vuole definirsi, la sua testimonianza può forse suscitare più risonanze e offrire più spunti di riflessione per tutti noi, uomini come tanti altri, che non libri più specifici di studiosi""""." -
Pär Lagerkvist. Un ospite della realtà
Adottando un criterio di analisi cronologico, il saggio si sofferma innanzitutto sull'infanzia e l'adolescenza di Lagerkvist: il paesaggio aspro e pietroso dello Smaland, la regione natia nel sud della Svezia, l'ambiente familiare intimo e silenzioso, impregnato di una profonda fede venata di pietismo e di un conseguente disinteresse, se non disprezzo, per la letteratura, peccaminosa e rivoltante frivolezza.... La precoce vocazione letteraria va quindi almeno in parte interpretata come reazione al senso angoscioso di vuoto e di assoluta instabilità provocato dall'abbandono della cultura e delle tradizioni ataviche. -
Dal mondo delle saghe a quello di Sofia. La letteratura norvegese in traduzione italiana
Breve storia della letteratura norvegese, Dal mondo delle saghe a quello di Sofia è un agile manuale che spazia dalla produzione medioevale di saghe, attraverso i secoli di dipendenza dalla Danimarca, al risveglio nazionale con il Romanticismo e l'affermazione mondiale con il teatro di Ibsen, fino al romanzo postmoderno: una guida alla scoperta di alcune tra le più intense voci della letteratura europea. Oltre al genio innovativo di Ibsen, i romanzi di «raggelante percezione del vivere» di Knut Hamsun, il Medioevo di Sigrid Undset e i più interessanti autori contemporanei, come Herbjørg Wassmo e Tove Nilsen.Progetto realizzato da un'équipe proveniente dagli studi di scandinavistica dell'Università Statale di Milano: contributi di Massimo Ciaravolo, Ann-Margritt Sævold, Cristina Falcinella e Giovanna Paterniti. -
Karen Blixen. Un conflitto irrisolto
Ole Wivel abitava a pochi chilometri da Rungstedlund, la casa danese di Karen Blixen, e per oltre vent'anni frequentò assiduamente la scrittrice. Al di là dei rapporti professionali, ne fu sincero amico e confidente. Wivel in questo saggio indaga e approfondisce l'influenza prodotta dagli avvenimenti della vita sul pensiero e sull'opera della Blixen. Cogliendo tra le pieghe dei racconti le profonde e contrastanti realtà psicologiche, Ole Wivel ne ricerca le cause ripercorrendo l'inquieta adolescenza, le disilluse emozioni sentimentali, le gioie violente ed effimere del periodo africano, i rapporti conflittuali con la famiglia, gli anni sfolgoranti del successo tormentati dalla malattia e dalle ansie senili. -
August Strindberg. Il teatro della vita
August Strindberg non è solo il più importante scrittore svedese, ma uno dei fondatori del teatro moderno, anzi - come scriveva Eugene O'Neill - ""il più moderno dei moderni"""". La sua opera, vastissima, è caratterizzata dai più svariati interessi estetici, scientifici e occultistici, dalle tensioni filosofiche e religiose esistenzialistiche, da una sperimentale, crudele attitudine psicologica e prepsicanalitica, che viene integralmente ripercorsa in questa sintesi panoramica, che cerca di individuare i nuclei problematici di una creatività che per sé non rivendicava l'""""acutezza"""" del pensiero, """"ma il fuoco, il fuoco più grande della Svezia."" -
Dai gesta danorum alla scena del crimine
Da Sassone Grammatico ai giallisti contemporanei, passando per Hans Christian Andersen e Karen Blixen, un compendio di storia della letteratura danese dalle origini ai giorni nostri attraverso tutti i titoli pubblicati in traduzione italiana. Una guida agevole ed essenziale che riassume i tratti distintivi dei singoli periodi, dal Medioevo alla Riforma, all'illuminismo, al Romanticismo fino al variegato panorama del Novecento, seguendo l'evoluzione dei temi e dei generi letterari in base ai mutamenti storico-politici, socio-economici e culturali. Una bibliografia completa e ragionata che raccoglie tutti gli autori danesi tradotti in Italia soffermandosi sul profilo e sulle opere delle voci più significative di ogni epoca. -
La vendetta della verità
“Tutti gli uomini moderni hanno nostalgia della magia e hanno bisogno di magia per essere felici”, dice Amiane, la misteriosa vagabonda che arriva una sera di chiaro di luna in una locanda olandese, dove l’avido oste trama di uccidere un giovane ospite con la complicità della bella e cinica figlia e il forzato aiuto del cantiniere. Ed è proprio la magia che rovescia le sorti, perché sul luogo e i suoi abitanti l’enigmatica veggente getta un incantesimo: tutte le bugie che verranno dette quella notte, all’alba diventeranno vere. Non è un caso che la stessa Karen Blixen amasse indossare i panni della demiurga Amiane nelle rappresentazioni famigliari de La vendetta della verità, unica pièce teatrale che ci è rimasta della grande affabulatrice danese, scritta a diciassette anni e pubblicata, dopo varie revisioni, nel 1926. Fiaba filosofica di sapore shakespeariano, è la prima delle opere che sanciscono il suo successo, e in cui già sono anticipati molti temi a lei cari. Il continuo gioco tra finzione e verità, tra attore, narratore e spettatore, la contrapposizione tra la felicità inconsapevole delle marionette che ubbidiscono ai fili del burattinaio e il peso della coscienza e della libertà che rende impervio e oscuro il disegno del destino umano. Nella realtà, come sulla scena, si recita sempre a soggetto, ma è solo alla fine che forse riusciremo a capire se siamo stati davvero all’altezza del ruolo che ci era stato assegnato. -
Niels Lyhne
“La poesia moderna”, scrive Claudio Magris, “è spesso nostalgia della vita.” Niels Lyhne è uno dei primi personaggi letterari che incarnano questa nostalgia e restano simbolo di una crisi che, a partire da fine Ottocento, continua a minare il nostro secolo. Non a caso Stefan Zweig lo definì il Werther della sua generazione e il romanzo lasciò un segno su Thomas Mann e Rilke, che ne trasse ispirazione per il suo Malte Brigge. È l'impossibilità di appagamento il mal sottile che corrode l'animo di Niels e di quanti gli vivono accanto: che si abbandonino, come la madre, “al vizio radioso dei sogni”, che anelino, come l'amico Erik, all'arte e alla bellezza, o come le donne di cui si innamora, alla libertà e alla nobiltà della passione, sono tutti destinati alla sconfitta, a vedere gli ideali della giovinezza risalire in cielo sulla scala dell'esperienza, l'ispirazione inaridirsi, la prosa della quotidianità spegnere i fuochi fatui della poesia. Ateo che la perdita della fede ha lasciato senza appigli e certezze, poeta che si ferma sulla soglia della creazione, Niels sente il tempo sfuggirgli senza che né l'arte né l'amore possano far presa sul suo uniforme fluire, né uno scopo riempire i giorni che si susseguono “come le trite immagini di una lanterna magica”. In continua attesa di tuffarsi nei flutti della vita, la vede scorrergli accanto mentre rimane seduto a riva, estraneo a sé stesso e alla propria esistenza, a sognare quella pienezza che è sempre sull'altra sponda del lago, irraggiungibile, velata dalla nebbia della lontananza. -
Il nano
Scritto negli anni della Seconda guerra mondiale e ambientato in una corte rinascimentale italiana, “Il nano” è forse l'opera in cui più esplicitamente Lagerkvist si interroga sul presente: la guerra, la peste, gli avvelenamenti e i tradimenti narrati sono evidenti proiezioni delle tragedie di cui è testimone. Ma è soprattutto con l'inquietante figura del nano di corte che l'interrogativo si spinge fino in fondo, in un tentativo di capire perché periodicamente nella storia l'odio, l'indifferenza ai massacri, il trionfalismo bellico arrivino a prevalere su quei valori che rendono l'uomo umano. Il nano, che regge le fila dell'azione e attraverso il cui sguardo distorto veniamo a conoscenza di fatti e personaggi, incarna questa aberrazione, l'essere amputato della sua umanità fisica e spirituale che ubbidisce solo alla logica del potere. Disprezzando la corporeità in ogni sua manifestazione, dal cibo al desiderio, all'attaccamento alla vita, è nauseato dalla povertà, dalla malattia, dalla sporcizia dei profughi; privo di trascendenza, è cieco alla nostalgia dell'infinito, al dubbio e alle contraddizioni, alla gioia, all'arte e all'amore, scambiando per superiorità la propria limitatezza e per lucidità la propria mediocrità. Ma il nano non è che quella creatura “dal volto di scimmia che talvolta leva la testa, affiorando dai bassifondi dell'anima”, è il “sosia” del principe guardato con un cannocchiale capovolto. Sterili, i nani sono generati dagli uomini, “appartengono alla razza umana e non vi appartengono, ospiti di passaggio, in una visita che dura da migliaia di anni”. -
Il pomeriggio di un piastrellista
Un uomo che compie un viaggio a ritroso alla ricerca di come è giunto a se stesso, nel tentativo di trovare dove quel che dava senso e realtà alla vita è andato smarrito.rnrn«Ogni cosa era mondo, e nulla in quel mondo gli apparteneva sul serio.»rnrnTorsten Bergman, piastrellista a Uppsala, si è ritirato ai margini dell’esistenza: è in pensione, la moglie e il figlio sono morti, anche il cane se n’è andato, e la sua casa non è ormai che il museo dei resti di ciò che è stato. Ogni tanto gli capita ancora di accettare qualche incarico occasionale, purché in nero, perché il suo rapporto con la società è lo stesso che ha instaurato con la vita: di dichiarata non appartenenza. Chiamato un giorno da un amico a finire un lavoro lasciato a metà da altri, capita in una misteriosa casa in via di ristrutturazione ma dall’aria abbandonata. Senza sapere quale sia il suo compito, né come o per chi lo deve svolgere, si mette accuratamente all’opera. Ecco allora che strani personaggi compaiono nella casa, veri o sognati, con le loro vicende reali o possibili, mescolandosi a meditazioni e ricordi che riaffiorano a poco a poco dal passato, tappe di quella «storia di un fallimento» che, come dice Sartre nell’epigrafe del libro, è pur sempre la storia di una vita. Ma con un sottile avvio da saga, Gustafsson ci ha messi sull’avviso: si tratta di un romanzo epico. E muovendosi fra i temi esistenziali con l’insolente agio dei nordici racconta l’avventura di un «uomo della possibilità» costretto a vivere in un mondo di congiuntivi, in cui ogni affermazione è preceduta da un forse e seguita da un punto interrogativo. Un uomo che compie un viaggio a ritroso alla ricerca di come è giunto a se stesso, nel tentativo di trovare dove quel che dava senso e realtà alla vita è andato smarrito. -
Gli uccelli
«Come è semplice questo romanzo. Come è sottile. Come è forte. Come è diverso da qualsiasi altro.» - Doris LessingrnrnLa vita vista attraverso gli occhi di un «Idiota», di un «povero di spirito» che nelle fiabe popolari da cui sembra uscito sarebbe chiamato «lo scemo del villaggio». E come nelle fiabe Mattis vive con la sorella Hege in una casetta ai margini del bosco, alle prese però con reali e vani tentativi di rendersi utile, di lavorare come gli altri, di integrarsi in una società che, pur circondandolo di un’affettuosa benevolenza contadina, non può fare a meno di ridere di lui. Ma è solo nel mondo della logica, delle convenzioni, della razionalità, che esiste la stupidità di Mattis, capace invece di sentire con immediatezza ciò che sfugge alla comprensione altrui, dal fluttuare della nebbia al battito di un’ala, alle pause e i silenzi che rivelano l’inconsapevole o l’inespresso nei rapporti umani. Perché come in tutti i marginali e i visionari di Vesaas, altro è il suo modo di intendere il mondo, e il suo sguardo di sognatore smarrito gli fa vedere attraverso una lente d’ingrandimento quello che non vedono «i forti e gli intelligenti». Gesti impercettibili, incontri, le impronte di una beccaccia, l’invisibile scia luminosa lasciata da un volo d’uccelli sono messaggi cifrati in cui legge presagi di gioia o di dolore. E se così profonda è in lui la felicità di un attimo di contemplazione, Mattis è proprio per questo condannato a soffrire, della sofferenza altrui e della propria solitudine, e, come la sua beccaccia, a rimanere vittima dell’implicita violenza della vita. -
Il settimo sigillo
«Ingmar Bergman è il più grande tra i registi, gli scrittori e gli intellettuali della cultura scandinava.» Goffredo FOFIrnrnSulle rive di un inquieto mare incolore, cercando di prolungare la propria vita, il Cavaliere gioca a scacchi con la Morte. L’ha incontrata al ritorno dalla Crociata in Terra Santa, dove aveva creduto di poter trovare uno scopo alla sua vita nell’azione eroica al servizio di Dio. Suggestiva riflessione sul destino dell’uomo, questa prima versione della sceneggiatura del capolavoro di Bergman rivela le proprie qualità di opera letteraria indipendente dalla realizzazione cinematografica, restituendoci quella parte delle visioni che il cinema non può dare: i profumi, gli odori, i sapori o la malinconia del sole «che rotola sul mare nebbioso come un pesce gonfio d’acqua». -
L' onesta bugiarda
Esiste nei rapporti umani una linea che separa verità da ipocrisia, gentilezza da adulazione, onestà da calcolo? È possibile continuare a credere in se stessi e negli altri senza la protezione delle menzogne vitali, degli autoinganni e delle illusioni?«Una vera opera d'arte» – Ali SmithNell'Onesta bugiarda due donne si incontrano: Anna Aemelin è un'illustratrice di libri per bambini. Distratta, solitaria e svagata, incapace di prendere sul serio qualsiasi cosa che non sia il suo disegno, ostinatamente decisa a difendersi dalla vita ignorando ciò che la disturba, frapponendo fra sé e il mondo le sue lampade schermate, i suoi conigli a fiori, le decisioni che non prende, i no che non dice. Al suo opposto è Katri Kling: giovane donna volitiva e concreta, intelligente e calcolatrice, nemica delle reticenze e del caso, ossessionata da un suo senso dell'onestà e della giustizia che la induce a vedere in ogni rapporto umano un contratto da rispettare. Il loro incontro è lo scontro fra due modi opposti di essere che, rapportandosi, si distruggono a vicenda, minando le certezze su cui poggiano. Continua a nevicare nel romanzo: è inverno e da mesi la neve cade incessantemente sul villaggio in riva al mare, coprendo le orme dei passi appena lasciate, cancellando dal paesaggio i punti di riferimento. I segni che la vicenda traccia con apparente leggerezza su quel bianco uniforme scavano solchi profondi: il gioco delle verità ci lascia un inquietante senso di insicurezza. -
Arabia Felix
«Un viaggio epico, interessante, straordinario» - The SpectatorrnrnIl 4 gennaio 1761 una nave lascia il porto di Copenaghen diretta a Costantinopoli: a bordo vi sono i membri della prima grande spedizione scientifica danese nell’Europa dei lumi. La meta è lo Yemen, la terra che, fin dall’antichità, porta uno di quei nomi «che usiamo dare ai luoghi che conosce solo la nostra nostalgia». «Perché l’Arabia Felice è chiamata felice?» scrive nel diario il giorno della partenza Peter Forskkål. Ricostruendo sulla base di innumerevoli documenti la storia del «viaggio arabo» voluto da Federico V, e seguendolo tappa per tappa fino allo Yemen e alla lunga odissea del rientro in patria, Thorkild Hansen racconta in realtà la storia di ogni esperienza umana: quel viaggio di andata e ritorno di cui parlano i miti, le fiabe, le epopee. -
La regina di Saba
«Knut Hamsun mi ha insegnato a scrivere» – Ernest HemingwayrnrnCi sono incontri, sguardi, gesti, parole che possono segnare il cammino di una vita. Ce li portiamo accanto, continuando a riconcorrerli e a ritrovarli, e tanto più forte è l’estasi quando l’immagine inseguita ci si ripropone. È questo che accade al consueto vagabondo in cui Hamsun proietta tutta la sua esacerbata irrequietudine, un non meglio precisato critico letterario norvegese che si trova a girovagare senza meta attraverso la Svezia. Fermatosi una notte alla stazione postale di Bärby, s’imbatte in un’affascinante ragazza dallo sguardo profondo e dai modi spigliati e anticonvenzionali, e se ne invaghisce perdutamente. Sono gli ultimi mesi del 1888, quando Julius Kronberg espone il suo grande dipinto La Regina di Saba a Göteborg, e lo scrittore ravvisa una straordinaria somiglianza con la ragazza. Ma l’idillio ha breve durata. Lei scompare senza lasciare messaggi né tracce, anche se fatalmente indimenticabile. Quattro anni dopo la «regina» ricompare all’improvviso su un treno in partenza da Malmö e riaccende l’amore del protagonista. Inizia così un lungo e imprevedibile inseguimento, un viaggio con ogni sorta di stravaganti incontri che lo porta fino a Kalmar, sulle rive del Baltico, dove finirà per reinventarsi una nuova professione e una nuova vita per continuare il suo assedio. Deciso più che mai a non risparmiarsi nessuna fatica, non esitare davanti a nessun viaggio, non aver paura di nessuna spesa per raggiungere la sua felicità. -
Greta Grintosa
Dal genio di Astrid Lindgren una raccolta di racconti inediti in Italia, alcuni dei quali contengono le prime versioni dei suoi personaggi più famosi. Un inno alle avventure, all’intraprendenza e alla libertà dell’infanziarnrn«Adesso vi svelo un segreto, una cosa che non sa nessuno all'infuori di me. Io ho una sorella gemella. Non ditelo ad anima viva! Non lo sanno neanche la mamma e il papà.»rnrnGreta Grintosa, che con la sua travolgente energia organizza da sola la festa di Natale per la nonna malata; Bertil che scopre che sotto il suo letto, nella vecchia tana di un topolino, vive un bambino alto un pollice che ha bisogno del suo aiuto; Göran che si è fatto male a una gamba ed è costretto a letto, ma ogni sera vive mille avventure volando sopra la città con il signor De Gigliis; la principessina Lise-Lotta che possiede un mondo di giocattoli bellissimi, ma desidera solo fuggire dal castello e poter conoscere altri bambini; il piccolo Kalle che è l’unico a non aver paura quando un grande toro scappa dal recinto, perché lui sì che sa come farselo amico. Dieci storie che brillano di inventiva e vitalità, dieci piccoli irresistibili eroi che con il potere della fantasia superano ogni ostacolo della realtà quotidiana, imparando a guardare il mondo con altri occhi, o forse a capirlo meglio degli adulti, e ad affrontarlo con il sorriso. Età di lettura: da 6 anni. -
Sai fischiare, Johanna?
Vincitore del Premio Andersen 2018, miglior libro 6/9 annirnUna storia tenera e sottile sull’amicizia e su quel legame speciale, pieno di affetto e fantasia, che unisce nonni e nipotirnrn«E perché io non ce l'ho un nonno?»rn«Non saprei. Però so dove puoi trovarne uno.»rnrnUlf e Berra hanno sette anni e sono amici per la pelle. Ma Ulf ha un nonno che gli fa sempre fare un sacco di cose divertenti e gli dà perfino una paghetta. Come si fa ad avere un nonno? Anche Berra vorrebbe tanto averne uno. Non c’è problema, gli dice Ulf, lui sa dove può trovarlo, e lo accompagna in un posto pieno di vecchietti, una casa di riposo. Qui Berra incontra subito il signor Nils, che se ne sta tutto solo nella sua stanza ed è felicissimo di poter adottare un nipotino. Cominciano così le avventure di Ulf, Berra e nonno Nils, che ha sempre in serbo per loro qualche sorpresa o qualcosa di meraviglioso da imparare, come costruire un grande aquilone con uno scialle di seta e una cravatta. Ma perché nonno Nils fischietta sempre una canzoncina che si intitola «Sai fischiare, Johanna»? Età di lettura: da 7 anni. -
Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson
Dalla fantasia di Selma Lagerlöf, la prima donna ad aver vinto il Premio Nobel, il classico per l'infanzia più amato nel Nord Europa finalmente in versione integrale e in una nuova traduzione.«Il ragazzo girò due volte intorno allo specchio per vedere se dietro c'era nascosto un omino. Ma non trovò proprio nessuno, e allora si mise a tremare di terrore. Aveva capito che il folletto l'aveva stregato e che quel tipo minuscolo riflesso nello specchio non era altri che lui.»Nils Holgersson è un ragazzino ribelle e dispettoso, sempre pronto a tormentare gli animali della fattoria dove vive con i genitori. Ma il giorno in cui si azzarda a giocare un brutto scherzo a un folletto, si ritrova di colpo piccolo come un topolino. Solo e spaventato, Nils sale sul dorso di Mårten, un papero domestico che sfidando la sua natura si unisce a uno stormo di oche selvatiche nel loro lungo volo migratorio fino in Lapponia. Comincia così il meraviglioso viaggio di Nils attraverso tutta la Svezia, sulle ali del suo papero in cerca di libertà, sotto la guida di Akka, la saggia oca capostormo, e sempre in fuga da Smirre, l'astuta volpe cacciatrice. Ogni tappa è un universo di avventure, incontri e scoperte sulla natura, gli animali, la geografia del paesaggio e la storia dell'uomo, che nel bene e nel male continua a modificarlo, intrecciate a leggende, richiami a un passato mitico e fiabe senza tempo. Tra le magie della natura e della fantasia, Nils imparerà cosa sono l'amicizia, il rispetto per gli altri e per l'ambiente, il coraggio e la solidarietà. Pubblicato nel 1906 dalla scrittrice e maestra elementare che tre anni dopo avrebbe ricevuto il Nobel per la letteratura, ideato come libro didattico per le scuole, Nils Holgersson è diventato il grande classico del Nord per l'infanzia, tradotto in più di quaranta lingue e adattato in film e cartoni animati, amato da generazioni di giovani lettori in tutto il mondo. -
Katitzi
Vincitore Premio ORBIL 2019 sezione Narrativa 6/10Katarina Taikon ha scritto 13 libri sulla piccola Katitzi e la sua famiglia rom. Sono storie piene di allegria, vivacità e inventiva che raccontano le piccole ingiustizie, l’ignoranza e l’esclusione attraverso gli occhi di un bambino.rnrnAllegra, avventurosa e piena di curiosità per il mondo, Katitzi è una bambina rom di otto anni. Con il suo spirito libero, è l'eroina dell'istituto in cui vive, sempre pronta a sfidare la severa direttrice. Tutto cambia il giorno in cui, all'improvviso, arriva suo padre a prenderla. Katitzi scopre di avere una grande famiglia, che abita in un carrozzone, indossa vestiti da fiaba, suona il violino e la batteria e gestisce un vero luna park! Comincia così la sua nuova vita ricca di meravigliose sorprese, ma anche di tante difficoltà per lei difficili da capire. Insieme alle sorelle Rosa e Lena, Katitzi deve lavorare ogni giorno e prendersi cura dei fratelli minori, nati dal secondo matrimonio del padre con una donna svedese che sa solo lamentarsi e dare ordini. Ma perché non possono vivere in una casa vera? O fermarsi in un posto senza essere sempre cacciati? O andare a scuola come tutti gli altri bambini? si ostina a chiedersi Katitzi, che non è certo il tipo da arrendersi alle ingiustizie e rinunciare ai suoi sogni. Ispirandosi alla propria storia personale, Katarina Taikon ha scritto 13 libri sulle avventure di Katitzi e la sua famiglia rom. Dopo il successo negli anni '70, la serie è stata oggi riscoperta per la capacità di raccontare i pregiudizi e l'esclusione attraverso lo sguardo innocente e vivace di una bambina.