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Introduzione alla lettera ai romani
La lettera ai romani è lo scritto che, dopo i Vangeli, ha esercitato una più profonda influenza sulla cultura religiosa occidentale. Al suo centro è il grande tema della libertà del cristiano, presentata come il presupposto di una nuova idea di religione. Schmithals esamina il significato di questa concezione analizzando la funzione che l'epistola dovette assolvere nella chiesa antica, soprattutto rispetto alla questione centrale dei rapporti tra cristianesimo e giudaismo. Secondo Schmithals non è esagerato affermare che senza la lettera ai romani la diffusione del cristianesimo nel mondo antico avrebbe avuto una storia diversa. -
La forza di una vita fragile. Storia di una bambina che non doveva nascere
"La forza di una vita fragile"""" racconta una storia emozionante. Sophie e Damien Lutz sono i genitori di Philippine, una bambina affetta fin dal concepimento da una grave lesione cerebrale. Philippine secondo i medici non doveva nascere. Perché non sarebbe sopravvissuta o comunque sarebbe morta quasi subito. L'aborto sembrava la soluzione naturale. Ma Sophie e Damien fecero una scelta diversa. Oggi Philippine ha sette anni, non parla, non muove un muscolo, abbozza ogni tanto quello che si direbbe un sorriso e interroga le nostre coscienze." -
Sant'Agostino e la saggezza
Quando Agostino visse (IV secolo) la filosofia (la scienza della saggezza) aveva già mille anni alle spalle. Un millennio di ricerche, stimoli, interrogativi, dubbi intorno alla verità, dai presocratici a Socrate, da Platone ad Aristotele, a Epicuro, per non citare che alcuni dei nomi con cui il giovane Agostino si confrontò prima di mettersi in discussione attraverso la conversione. Lucien Jerphagnon costruisce intorno al tema della saggezza un ritratto di un pensatore cristiano capace come pochi altri di penetrare l'animo degli uomini. -
La corsa più lunga. Obama vs McCain: due visioni, una nazione
La corsa alla Casa Bianca resta uno degli esercizi più alti, complessi (e spettacolari) della moderna democrazia. Questo volume ha due anime: da un lato Samples spiega le regole e i meccanismi delle elezioni (dalla creazione del candidato al suo posizionamento nello schieramento di partito, dalle primarie alle votazioni finali), dall'altro Simoni racconta l'America che in questi mesi è andata alle urne, gli interessi in competizione, e conclude con un'analisi approfondita della storia e del profilo politico dei due sfidanti. -
Peter Greenaway
II volume ripercorre cronologicamente, per temi e scelte estetiche, l'intera carriera del geniale regista gallese: dai primi esperimenti narrativi autoprodotti all'inizio degli anni '60 al vero esordio nel cinema, il film ""Windows"""" (1975), sulle vite di 37 persone che nel 1973 morirono nel distretto di Wardour precipitando dalla finestra, fino al recente """"Nightwatching"""" dedicato a Rembrandt. De Gaetano si sofferma anche sull'attività espositiva che ha conosciuto negli ultimi anni un forte impulso e che ha portato spesso il regista in Italia."" -
Andy Warhol. La biografia
Andy Warhol è stato pittore, scultore, fotografo, regista, attore, produttore di musica, uomo di televisione, modello, testimonial pubblicitario. Ed è stato il fulcro di tutto quello che di più innovativo e radicale è stato sperimentato negli anni '60, al tempo della Pop Art e del cinema underground, e negli anni '70 e '80 quando il postmoderno era agli inizi. La Factory, dove presero forma la sua pittura e successivamente anche i suoi film, era la sua Hollywood privata, una fucina di sogni e un crocevia dove si incontravano mascalzoni, prostitute, artisti e importanti galleristi. Era il luogo dove droga e sesso si praticavano liberamente, dove la rivoluzione dei costumi era all'avanguardia, dove tutto poteva succedere e succedeva. Dopo la morte vennero scoperti molti lati nascosti della sua esistenza e la maschera andò in frantumi. Ciò che solo gli amici più intimi conoscevano divenne di dominio pubblico: in primis, la sua sorprendente fede cattolica. In questa biografia ""definitiva"""", Michel Nuridsany è andato oltre i luoghi comuni che circondano l'icona di Warhol. Ha incontrato i suoi amici e i tanti artisti che hanno fatto riferimento a lui, ha ricostruito passo per passo il suo percorso, ha ricercato immagini, suoni, gesti e parole di un'epoca vicina ma perduta, si è imbevuto dello spirito e delle atmosfere di New York, per capire chi è stato davvero l'artista che ha cambiato l'arte contemporanea."" -
La bomba iraniana. Che ne sarà del mondo se l'Iran disporrà di armi nucleari e che cosa può fare l'Europa per impedirlo?
Il mondo ha saputo della pericolosità del programma nucleare iraniano il 14 agosto 2002, durante un briefing tenuto a Washington dal Consiglio Nazionale della Resistenza in Iran. Da allora la comunità internazionale ha chiesto invano di poterne verificare la natura pacifica. Lungi dall'aprire le porte dei suoi centri alle ispezioni internazionali cui ha l'obbligo di sottoporsi, Teheran è andata avanti per la sua strada eludendo la trattativa diplomatica, incorrendo in cinque dure censure nella forma di risoluzioni ONU al Consiglio di Sicurezza e subendo infine le sanzioni economiche. L'incubo secondo molti è concreto: entro pochi anni l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad disporrà di un arsenale atomico che potrà usare per promuovere le sue ambizioni egemoniche in Medio Oriente. Ma non tutti credono a questa previsione - in primo luogo la Russia e la Cina. L'Europa preferisce affrontare la crisi attraverso il dialogo e gli Stati Uniti sembrano voler prima risolvere definitivamente le loro missioni in Iraq e Afghanistan. Il dossier Iran è la questione di politica estera e di sicurezza più importante e strategica oggi sul tappeto. Ed è anche la più complessa, perché sono in gioco giganteschi e divergenti interessi economici legati al petrolio all'interno dello schieramento occidentale. ""La bomba iraniana"""" fornisce un quadro di quella che, a giudizio di Emanuele Ottolenghi, è una minaccia molto seria per gli interessi strategici dell'Europa."" -
Barbari. L'alba del nuovo mondo
La storiografia non è stata benevola con i ""barbari"""". Noi europei siamo soliti delineare lo sviluppo delle nostre società evocando alcuni momenti topici: la Grecia, Roma, il Rinascimento, l'età moderna, l'Illuminismo, la Rivoluzione industriale, per arrivare poi ai nostri giorni. Lungo questo percorso esiste un periodo che sembra costituire una frattura nel contesto del progressivo manifestarsi della civiltà. Sono i cosiddetti """"secoli bui"""" dell'Alto Medioevo, seguiti alla caduta dell'Impero romano a opera dei """"barbari"""", quei popoli che i tardi scrittori latini descrivono come invasori violenti, incolti, dalla incerta identità (e che noi, seguendo loro, abbiamo continuato a giudicare tali). In realtà le più recenti scoperte, soprattutto archeologiche, obbligano a un radicale ripensamento: esse infatti parlano di civiltà evolute e moderne, sia nelle condizioni di vita che nelle espressioni artistiche. A giudizio di Peter Wells l'età dei barbari segnò l'alba di un mondo nuovo, fu l'inizio dell'Europa che oggi conosciamo. Per la prima volta il baricentro del continente si spostò dal Sud mediterraneo al Nord dei celti e dei germani. Nuovi popoli e nuove tradizioni, fino a quel momento messi ai margini, si affacciarono sul proscenio della storia. E Roma fu sconfitta sul piano militare ma ancora più su quello culturale, perché le società barbariche si rivelarono più aperte, dinamiche e vitali."" -
Storia di Taizè
Taizé nasce nella Francia occupata, come comunità monastica voluta da frère Roger allo scopo di superare le divisioni tra i cristiani. In poco tempo, grazie soprattutto al carisma del suo fondatore e a una lunga serie di iniziative coraggiose, diventa uno dei luoghi di incontro preferiti dai giovani di tutta Europa, che si radunano sulla collina borgognona per pregare, ascoltare e condividere esperienze e speranze. Questo volume racconta il passato e il presente di Taizé, i risultati ottenuti e anche le critiche che nel tempo le sono state rivolte. Il cantiere avviato dalla comunità di Taizé diretta dal 2005 da frère Alois, dopo la tragica scomparsa di frère Roger -, si rivela un'opera titanica nella sua semplicità, una tra le più alte di tutta la spiritualità del XX secolo. Dopo aver assistito alla sconfitta dei totalitarismi, all'esaurimento delle ideologie e aver contribuito a riavvicinare molte voci discordi della cristianità, Taizé ha ora di fronte la sfida forse più difficile: ridare una speranza cristiana a un mondo soffocato da un relativismo privo di una prospettiva autenticamente umana. -
Chris Marker o Del film-saggio
Chris Marker è l'esponente di punta di un cinema estraneo a ogni moda e a ogni compromesso commerciale. Dall'esordio sul finire degli anni '50 sino ai giorni nostri, ha sviluppato un linguaggio cinematografico in continuo rinnovamento, dal cine-romanzo a immagini fisse di La jetée, al pamphlet di contro-informazione politica (Loin du Vietnam e Le fona de l'air estrouge), alla tecnologia digitale con il cd-rom Immemory. Nel tempo ha poi affinato l'arte del film-saggio: affascinante incrocio di riflessione filosofica, immagine documentaria, found footage, tecnologia digitale e materiale d'archivio. Il suo immaginario è formato da una memoria iperattiva alla continua ricerca di referenti simbolici e di assonanze spirituali, come quelle stabilite nel corso degli anni con Andrej Tarkovskij e Akira Kurosawa. Grande viaggiatore, o, per usare un termine a lui caro, instancabile globe-trotter, con i suoi film dedicati all'Africa, al Giappone, alla Siberia, ha offerto uno straordinario contributo di conoscenza. Si può insomma ragionevolmente affermare che Chris Marker è un autore la cui scoperta è in grado di modificare la chiave di lettura del cinema prodotto negli ultimi cinquantanni. -
Storia e pratiche del documentario
Il documentario è vecchio come il cinema, ma a differenza delle opere di fantasia non ha mai conquistato il grande pubblico e ha occupato uno spazio marginale nella programmazione delle sale o nei palinsesti televisivi. D'altra parte è sempre stato il terreno privilegiato di una riflessione profonda sull'etica, l'estetica e la tecnica del mezzo cinematografico e ha impegnato la creatività di alcuni fra i massimi registi del '900. Recentemente, poi, anche grazie ai progressi della tecnologia che hanno molto semplificato il processo produttivo, ha conosciuto un nuovo sviluppo, accompagnato da una più acuta attenzione di operatori culturali e studiosi. In questo aggiornatissimo volume, Guy Gauthier effettua una ricognizione a 36O gradi, combinando storia e teoria, critica e analisi del documentario. Le questioni che affronta vanno dalla definizione di una terminologia specifica alla poetica dei grandi autori, dall'analisi del ruolo del cineasta al problema dei mezzi tecnici e della fruizione sociale dell'opera. Ne risulta l'articolato ritratto di una forma espressiva in evoluzione costante e ricchissima di voci e di esperienze, come dimostra la filmografia raccolta in appendice, in cui sono registrati quasi trecento registi di ogni continente, dalla Francia all'Italia, dalla Cina all'India, dall'Argentina agli Stati Uniti, agli stati africani. -
Alfred Hitchcock. La finestra sul cortile
"La finestra sul cortile"""" è un saggio dedicato al racconto cinematografico a suspense. Le relazioni che il suspense intrattiene con la narrazione sono presentate attraverso il racconto del mondo possibile """"abitato"""" dal protagonista, Jeff (James Stewart). La condizione di Jeff, che si trova """"in uno stato d'impotenza motrice"""" - costretto, temporaneamente, su una sedia a rotelle - è ricondotta """"a una situazione ottica pura"""", assimilabile alla condizione dello spettatore cinematografico, caratterizzata da una """"ipomotricità"""" (immobilità senso-motoria) che si scarica nella """"iperattenzione"""". Jeff è uno spettatore che vede passare, come fosse un film, sulle finestre-schermo di un appartamento, un ambiguo """"racconto per immagini"""", di cui intuisce la """"storia"""". Il film """"racconta"""" le sue mosse interpretative circa il contenuto di quella """"storia"""" virtuale, intuita, sulla cui base egli decide di dare coerenza interpretativa non solo a ciò che vede, ma anche a ciò che non vede." -
Alfred Hitchcock. La donna che visse due volte
La vertigine è la più grande epifania di ""La donna che visse due volte. Nell'odissea dello spazio e del tempo, miseri amanti, immersi nella spirale di una città, San Francisco, vivono nel desiderio sempre umiliato di un paradiso terrestre impossibile. Questa fiaba cinematografica ci invita a una riflessione sui legami precari della coppia e sulla falsa rispettabilità della famiglia, sul pregiudizio razziale e sull'ambiguità delle leggi, sul silenzio di Dio e sull'enigma della nostra identità. Privo di un perno in cui consistere, l'uomo vive in uno stato di solitudine incosciente. Nella sua analisi Del Ministro attinge, fra varie fonti culturali, ad alcune immaginose coordinate create da Joyce in """"Il ritratto dell'artista da giovane""""."" -
Alfred Hitchcock. Nodo alla gola
Nell'ambito del cinema classico hollywoodiano, ""Nodo alla gola"""" costituisce senz'altro il caso più radicale di impiego del piano-sequenza come alternativa alla discontinuità del montaggio. Non sorprende quindi che, almeno inizialmente, sia stato soprattutto questo aspetto ad attirare l'attenzione della critica. Giudicato da alcuni un affascinante esperimento, da altri un vuoto esercizio di stile, solo in anni recenti il film è divenuto oggetto di attente letture che hanno messo in luce l'interesse dei temi affrontati, alcuni dei quali risultano inediti - come i riferimenti filosofici presenti nella sceneggiatura - mentre altri rinviano a ossessioni ricorrenti in tutta l'opera di Alfred Hitchcock: dal tema del delitto perfetto al motivo del transfert di colpa, dall'idea dell'omicidio come esercizio artistico alle implicite ma palesi connotazioni omosessuali. Raccogliendo i suggerimenti presenti negli studi sul regista britannico e nei contributi specifici su """"Nodo alla gola"""", il presente lavoro - il primo interamente dedicato a questo film - si propone di fare piena luce su una tappa importante dell'itinerario hitchcockiano."" -
Matolda. Una storia longobarda
Ultimi anni dell'VIII secolo, in Val di Susa, nel Piemonte occidentale. Rachi, il padre di Matolda, si mette in marcia verso Taurino per avvisare re Desiderio che il figlio Adelchi è stato tradito da uno dei suoi duchi. Ma è troppo tardi. Rachi viene ucciso, mentre l'esercito di Carlo Magno sorprende alle spalle le truppe longobarde e le spazza via come fa il primo vento d'inverno con le foglie gialle ancora attaccate ai rami. In mezzo alla follia della guerra, Matolda diventa in fretta adulta e inizia una nuova vita. I boschi nei quali fino a poche settimane prima giocava allegramente con il padre ora la nascondono dal nemico che depreda e razzia ogni villaggio. Costretta a una vita randagia nella sua stessa terra, in fuga dalle ombre, atterrita dai rumori, divisa tra il ricordo struggente del passato e la speranza di ricostruirsi comunque una vita, Matolda scoprirà di non essere sola. Un giovane soldato franco sta percorrendo i suoi stessi sentieri, lontano dalla violenza degli uomini. In una terra di confine aspra e selvaggia, in un tempo remoto e misterioso, Matolda incontrerà la forza dell'amore, capirà il significato dell'amicizia, ritroverà la speranza e, soprattutto, sconfiggerà l'odio e la sete di vendetta che come una tenebra avvolgono i cuori e spengono le menti. -
Verso il califfato universale. Come l'Europa è diventata complice dell'espansionismo mussulmano
Tre anni dopo il successo di ""Eurabia"""", Bat Ye'or torna a occuparsi della resa dell'Europa all'islam sotto l'abile regia dell'Organizzazione della Conferenza Islamica, che riunisce 57 paesi e più di un miliardo di persone. Lungi dal pianificare conquiste di tipo militare (almeno nelle forme tradizionali), la strategia dell'OCI è sottile e insinuante. Controlla la politica del Vecchio Continente con la minaccia del terrorismo e l'arma dell'immigrazione (insieme a quella, connessa, della demografia). Lo ricatta economicamente grazie al petrolio. Lo inibisce culturalmente facendo leva sulla mancanza di un'identità condivisa e sfruttando i sensi di colpa di élite ostaggio del """"politically correct"""". Lo insidia sul piano religioso, incoraggiando il proselitismo e le conversioni, mentre la predicazione (e anche la semplice pratica) cristiana resta un tabù in molti paesi musulmani. Ma soprattutto l'OCI si muove innanzitutto sul piano legislativo e giuridico per veder sancito in tutto il mondo il principio in forza del quale i musulmani sono soggetti solo alla legge islamica, la sharì'a, ovunque risiedano. Questo principio è uno dei cardini della dhimmitudine e ha trovato la sua prima applicazione europea nel 2007, in Gran Bretagna, quando la sharì'a è stata ufficialmente riconosciuta come fonte di diritto - in materia di divorzio, eredità e violenze interne alla famiglia."" -
Teilhard de Chardin. Eretico o profeta?
Pochi studiosi e pensatori moderni hanno saputo, come Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), intrecciare nella loro opera gli interrogativi della scienza e le certezze della religione. Formato dai gesuiti (cui successivamente si unì), ordinato sacerdote all'età di trent'anni, Teilhard affiancò allo studio della teologia un'assidua attività di paleontologo e geologo che lo portò a viaggiare in tutto il mondo e a trascorrere gran parte della vita lontano dalla natia Francia, soprattutto in Cina e negli Stati Uniti. Questa duplice vocazione, tanto fertile quanto poco ortodossa negli esiti, gli alienò i favori delle gerarchie ecclesiastiche, che negarono fino all'ultimo l'imprimatur ai suoi scritti, tutti pubblicati postumi, a cominciare dal suo libro più celebre, ""Il fenomeno umano"""". Accusato di panteismo e apertamente ostacolato nella carriera accademica, Teilhard rimase per altro sempre fedele alla Chiesa e obbediente al suo magistero, seppure in una condizione di intima sofferenza. Oggi il suo pensiero appare per molti aspetti profetico e in ogni caso sorprende per la sua capacità di andare dritto al cuore di molte delle questioni più controverse riguardo al rapporto fra scienza e fede."" -
L'umanità perduta. Saggio sul XX secolo
Il XX secolo ha lasciato al nuovo millennio un'eredità tragica. La più radicale affermazione di autonomia - di liberazione - dell'uomo che la storia abbia conosciuto, l'umanesimo figlio della modernità, si è risolta nel suo esatto contrario, la riduzione in schiavitù e lo sterminio di milioni di esseri umani sotto il Terzo Reich così come in Unione Sovietica e in Cina, in Cambogia sotto il regime dei Khmer Rossi, in Ruanda e nel Darfur. Dopo che tutto questo è avvenuto, l'idea di umanità non può più essere pensata innocentemente. Essa ha bisogno di essere concepita in modo nuovo. Secondo Alain Finkielkraut è il compito del nostro tempo, che, assumendolo, non deve però fraintenderne il significato profondo: né una generica compassione né un astratto umanitarismo possono infatti riscattare davvero i mali sofferti dagli uomini e dall'idea di umanità. Se l'uomo moderno continuerà a essere dominato da quella disposizione affettiva che Hannah Arendt ha definito ""risentimento"""" - verso """"tutto ciò che è dato, anche contro la propria esistenza"""", verso """"il fatto che egli non è il creatore dell'universo né di sé stesso"""", un risentimento che lo spinge a """"non scorgere alcun senso nel mondo quale gli si offre"""" e a proclamare che """"tutto è permesso"""" - allora il XX secolo, con il suo carico di dolore e di morte, sarà trascorso invano."" -
Paradiso Boulevard
Anno 1951. Los Angeles è una città sfacciata, vanitosa. Palme, bionde sui tacchi, calabroni panciuti, Lincoln impolverate. Rudy Paradiso è un giovane italoamericano di New York. Sfrontato, ingenuo. Determinato, a suo modo. In California sbarca il lunario facendo a tempo perso da interprete e accompagnatore ai matrimoni degli immigrati come lui. Ma soprattutto sta con Joyce, la ragazza dei suoi sogni, cameriera al Mondigo e aspirante scrittrice per il cinema. Ecco, a Los Angeles il cinema sembra dappertutto. Lo respiri nell'aria. Lo senti nei discorsi. Lo vedi per strada: produttori e starlette, registi e comparse, segretarie e investigatori privati. E lo cerchi, se non hai niente da fare come Rudy, e non vuoi un lavoro. In un'imprevedibile sequenza di incontri che gli appaiono come svolte del destino (a cominciare da quello con Frank Sinatra, con cui farà anche a botte), Rudy Paradiso entra nel mondo luccicante di Hollywood, la scorciatoia che porta dritto al sogno americano. L'unico posto dove pagano a peso d'oro chiunque abbia delle storie da raccontare. Storie incredibili, come le sue. Ma dove si allunga l'ombra minacciosa del maccartismo e della sua spietata caccia alle spie rosse. Rudy è una miccia che sta per accendersi e brucerà ogni cosa, lasciando dietro di sé il bagliore accecante del successo e l'odore acre del tradimento. -
Mattinate in Messico
"I bianchi scrivono sempre, o quasi sempre, in modo sentimentale degli indiani. È così per tutti: antropologi, trascrittori di miti e quant'altri. Dovunque si ritrova quella nota di sentimentalismo strisciante che fa sì che chi legge alzi le spalle e mandi al diavolo gli indiani e una quantità di altre sciocchezze. Bisogna smitizzare gli indiani, così come i cowboy. Quando si sono smitizzati i cowboy, non rimane quasi niente. Ma le sciocchezze sugli indiani non le hanno inventate gli indiani. Le abbiamo inventate noi. Per i bianchi è quasi impossibile avvicinare gli indiani e sfuggire al sentimentalismo o all'antipatia. Perché? Nel bianco entrambe le reazioni sono dovute a un'unica sensazione. L'indiano non è come noi. Tutto il suo essere percorre una strada diversa dalla nostra. Quanto prima ci renderemo conto di questo e lo accetteremo, tanto meglio sarà: e smetteremo di cercare, con nauseante sentimentalismo, di ridurre l'indiano ai nostri termini. Pretendere che tutto fluisca in un'unica corrente significa andare in cerca del caos e dell'annientamento. Pretendere di esprimere una corrente nei termini di un'altra, per renderle identiche, è opera falsa e sentimentale. L'unica cosa che si può fare è cercare di avere dentro di sé un piccolo spirito che riesca a vedere entrambe le vie, o persino molte vie."""" D. H. Lawrence"