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Riopelle. The call of northen landscapes and indigenous cultures. Ediz. a colori
Il volume, che accompagna l'omonima mostra (Montreal Museum of Fine Arts, Montreal, 19 settembre 2020-7 febbraio 2021), ha l'obiettivo di esplorare l'interesse di Riopelle per il nord del Canada e la sua produzione artistica dedicata a questo tema. Ponendo in particolare rilievo le bellissime serie da lui realizzate negli anni '70, siano esse opere d'arte o materiali d'archivio, si ha modo di esplorare un periodo particolarmente dinamico durante il quale Jean Paul Riopelle organizzò diversi viaggi in quei territori per pescare, cacciare e immergersi in un contatto diretto con la natura. Il Canada settentrionale, la sua vegetazione, ma anche le comunità indigene che vi risiedevano hanno costituito motivi di forte ispirazione per l'artista, hanno segnato le sue influenze intellettuali e artistiche, e ne hanno riempito l'immaginazione. Il presente volume consentirà di dare uno sguardo a opere meno conosciute e inedite, nonché di seguire lo sviluppo della parabola artistica di Riopelle fortemente legata al nord, ai territori boreali e polari così come alle culture - materiali e non - degli indigeni canadesi. Viene inoltre messo in luce come l'opera di Riopelle prenda le distanze da opere che ritraggono la natura come elemento identitario della nazione canadese: l'artista è portatore di una visione unica e personale, capace di evocare visivamente quel particolare territorio in un dialogo tra il reale e l'immaginario. Le oltre cento opere presentate nel libro (pitture, sculture, stampe e lavori realizzati con tecnica mista) saranno inserite in una narrazione costituita da quattro sezioni principali (Canadian Nordicity as Viewed from Paris; The Experience of the North;Borrowing from the North; The North and Art) i cui temi verranno approfonditi grazie a contributi scritti da specialisti nel settore. -
Zimbabwe art symbol and meaning
Questo libro offre uno sguardo approfondito sull'eredità artistica delle tre culture principali dello Zimbabwe: Shona, Ndebele e Tonga. Evidenzia come l'arte, nella storia dell'Africa, non sia mai separata dalla vita, ma resti uno strumento espressivo fondamentale integrato nella vita stessa, e quindi sia rintracciabile in oggetti rituali e quotidiani, nelle decorazioni di interni, nella moda, nei comportamenti personali e negli eventi condivisi. Il volume apre una finestra sul simbolismo africano e conferma che la mente, per natura, ragiona secondo due codici paralleli: il codice esterno della consapevolezza sensoriale e il codice interno della consapevolezza soggettiva. E ricostruire le dinamiche del codice estetico dell'Africa sub-sahariana, diffuso in tutte le sue culture, significa considerare il simbolismo africano come un linguaggio parallelo di espressione filosofica. Oltre duecento immagini di oggetti d'arte provenienti dallo Zimbabwe, scattate in un periodo di tempo in cui era ancora possibile reperirli facilmente, rivelano come l'arte si esprima in tutti gli aspetti della vita quotidiana come linguaggio di significato spirituale e culturale - un modo per garantire che questo significato non si è mai discostato dalla consapevolezza individuale. La maggior parte delle fotografie sono state scattate nelle communal lands più remote, ossia nelle aree rurali ""riservate"""" agli africani nell'età coloniale. È qui che il senso dell'identità, della cultura e della storia africana è sopravvissuto al colonialismo e agli effetti di una dittatura fortemente restrittiva. Le immagini risalgono per lo più al periodo compreso tra il 1998 e il 2015, quando Duncan Wylie, l'autore degli scatti, tornò nel suo Paese d'origine per intraprendere quello che lui stesso definisce """"un lavoro di trasmissione e, per il mondo non-africano, un mezzo prezioso per apprezzare più profondamente le forme d'arte africane e le possibilità dell'arte in generale, un mondo che pochi hanno avuto l'occasione di esplorare""""."" -
Zimbabwe. Art, symbole et sens. Ediz. a colori
Questo libro offre uno sguardo approfondito sull'eredità artistica delle tre culture principali dello Zimbabwe: Shona, Ndebele e Tonga. Evidenzia come l'arte, nella storia dell'Africa, non sia mai separata dalla vita, ma resti uno strumento espressivo fondamentale integrato nella vita stessa, e quindi sia rintracciabile in oggetti rituali e quotidiani, nelle decorazioni di interni, nella moda, nei comportamenti personali e negli eventi condivisi. Il volume apre una finestra sul simbolismo africano e conferma che la mente, per natura, ragiona secondo due codici paralleli: il codice esterno della consapevolezza sensoriale e il codice interno della consapevolezza soggettiva. E ricostruire le dinamiche del codice estetico dell'Africa sub-sahariana, diffuso in tutte le sue culture, significa considerare il simbolismo africano come un linguaggio parallelo di espressione filosofica. Oltre duecento immagini di oggetti d'arte provenienti dallo Zimbabwe, scattate in un periodo di tempo in cui era ancora possibile reperirli facilmente, rivelano come l'arte si esprima in tutti gli aspetti della vita quotidiana come linguaggio di significato spirituale e culturale - un modo per garantire che questo significato non si è mai discostato dalla consapevolezza individuale. La maggior parte delle fotografie sono state scattate nelle communal lands più remote, ossia nelle aree rurali ""riservate"""" agli africani nell'età coloniale. È qui che il senso dell'identità, della cultura e della storia africana è sopravvissuto al colonialismo e agli effetti di una dittatura fortemente restrittiva. Le immagini risalgono per lo più al periodo compreso tra il 1998 e il 2015, quando Duncan Wylie, l'autore degli scatti, tornò nel suo Paese d'origine per intraprendere quello che lui stesso definisce """"un lavoro di trasmissione e, per il mondo non-africano, un mezzo prezioso per apprezzare più profondamente le forme d'arte africane e le possibilità dell'arte in generale, un mondo che pochi hanno avuto l'occasione di esplorare""""."" -
Beauty unusual. Masterworks from the Ceil Pulitzer collection of african art. Ediz. illustrata
"In qualità di artista, cerco la bellezza nelle cose e apprezzo ciò che è insolito."""" Ceil Pulitzer ha iniziato il suo percorso come collezionista di arte africana oltre 30 anni fa. Il suo spirito artistico l'ha portata ad avvicinarsi a qualsiasi forma di cultura ed espressione umana nel tempo e nello spazio. Pittrice appassionata, ha costantemente esercitato il suo occhio nello studio dell'arte e della storia dell'arte. In qualità di collezionista, dapprima di arte moderna, ha capito che l'arte africana ha segnato la traiettoria dell'arte del XX secolo. In seguito, a Parigi, ha incontrato lo stimato esperto e leggendario mercante di arte africana Charles Ratton che, in un'occasione, le disse: """"Hai un buon occhio"""". Questo incontro riassume la passione e la ricerca dell'eccellenza nell'arte africana tradizionale da parte di Ceil Pulitzer. La Ceil and Michael Pulitzer Foundation ha sviluppato e supportato svariate iniziative filantropiche in Africa e presso importanti istituzioni che promuovono l'arte africana e sforzi umanitari nel continente nero." -
Matteo Pugliese. Ediz. italiana e inglese
Il volume presenta la produzione artistica di Matteo Pugliese negli ultimi 20 anni. Le figure realizzate dallo scultore milanese si distinguono per la forte intensità, per un tormento interiore che non può essere più mascherato. Gli uomini rappresentati nelle sue sculture fuggono dal muro per liberarsi dai propri limiti, per affermarsi come individui, per fuggire all'omologazione e alle aspettative sociali e familiari. Sono individui che tentano una dolorosa rinascita attraverso la lotta con una materia-muro che impedisce loro di esprimersi, di crescere di esistere. L'artista sceglie di immortalare il momento di massimo sforzo, di massima tensione, il momento in cui l'uomo riprende in mano la sua vita e lotta contro ciò che lo blocca e lo imprigiona al fine di ridare un senso alla propria esistenza. La plasticità dei corpi da lui ritratti richiama poi alla mente linguaggi antichi, come antica è la materia che plasma l'opera d'arte. Lo sguardo del fotografo Luigi Spina si sofferma sulla tormentata genesi di queste figure e consente al lettore, all'appassionato e allo storico dell'arte di entrare nel vivo di un dialogo con la materia scultorea, di sentirsi parte di questo racconto di lotta e fragilità che accomuna tutta l'umanità. -
Canova. Quattro tempi. Ediz. a colori. Vol. 2
Questo volume dà continuità alla prima pubblicazione del progetto editoriale ""Canova. Quattro Tempi"""", nata in coedizione con la Fondazione Pallavicino di Genova, con l'obiettivo di accogliere in un raffinato impaginato la ricerca fotografica di Luigi Spina incentrata sui modelli in gesso realizzati da Antonio Canova e conservati, nella loro quasi totalità, nella gipsoteca di Possagno. Il progetto, che accompagna le celebrazioni canoviane nel quadriennio 2019-2022, si articola in quattro pubblicazioni, ciascuna incentrata su uno specifico nucleo di modelli scultorei in gesso, e vuole restituire dignità al momento creativo di Antonio Canova, sottolineando inoltre il ruolo imprescindibile dei chiodini in bronzo (repères) che hanno consentito la metamorfosi del modello gesso in scultura in marmo. Se il primo volume è dedicato al dialogo tra Mito e Fede, illustrato da Spina attraverso le fotografie di Amore e Psiche, Paolina Borghese Bonaparte, Venere e Marte, Maddalena Giacente, La Pace e il Compianto di Cristo, il secondo volume si concentra anzitutto sul Mito. Le opere scultoree sulle quali si concentra la narrazione visiva sono le seguenti: Danzatrice col dito al mento, Dedalo e Icaro, Teseo in lotta con il Centauro, Naiade, Pio VII orante, Venere e Adone, Ninfa dormiente."" -
Canova. Quattro tempi. Ediz. francese. Vol. 2
Questo volume dà continuità alla prima pubblicazione del progetto editoriale ""Canova. Quattro Tempi"""", nata in coedizione con la Fondazione Pallavicino di Genova, con l'obiettivo di accogliere in un raffinato impaginato la ricerca fotografica di Luigi Spina incentrata sui modelli in gesso realizzati da Antonio Canova e conservati, nella loro quasi totalità, nella gipsoteca di Possagno. Il progetto, che accompagna le celebrazioni canoviane nel quadriennio 2019-2022, si articola in quattro pubblicazioni, ciascuna incentrata su uno specifico nucleo di modelli scultorei in gesso, e vuole restituire dignità al momento creativo di Antonio Canova, sottolineando inoltre il ruolo imprescindibile dei chiodini in bronzo (repères) che hanno consentito la metamorfosi del modello gesso in scultura in marmo. Se il primo volume è dedicato al dialogo tra Mito e Fede, illustrato da Spina attraverso le fotografie di Amore e Psiche, Paolina Borghese Bonaparte, Venere e Marte, Maddalena Giacente, La Pace e il Compianto di Cristo, il secondo volume si concentra anzitutto sul Mito. Le opere scultoree sulle quali si concentra la narrazione visiva sono le seguenti: Danzatrice col dito al mento, Dedalo e Icaro, Teseo in lotta con il Centauro, Naiade, Pio VII orante, Venere e Adone, Ninfa dormiente."" -
Canova. Quattro tempi. Ediz. inglese. Vol. 2
Questo volume dà continuità alla prima pubblicazione del progetto editoriale ""Canova. Quattro Tempi"""", nata in coedizione con la Fondazione Pallavicino di Genova, con l'obiettivo di accogliere in un raffinato impaginato la ricerca fotografica di Luigi Spina incentrata sui modelli in gesso realizzati da Antonio Canova e conservati, nella loro quasi totalità, nella gipsoteca di Possagno. Il progetto, che accompagna le celebrazioni canoviane nel quadriennio 2019-2022, si articola in quattro pubblicazioni, ciascuna incentrata su uno specifico nucleo di modelli scultorei in gesso, e vuole restituire dignità al momento creativo di Antonio Canova, sottolineando inoltre il ruolo imprescindibile dei chiodini in bronzo (repères) che hanno consentito la metamorfosi del modello gesso in scultura in marmo. Se il primo volume è dedicato al dialogo tra Mito e Fede, illustrato da Spina attraverso le fotografie di Amore e Psiche, Paolina Borghese Bonaparte, Venere e Marte, Maddalena Giacente, La Pace e il Compianto di Cristo, il secondo volume si concentra anzitutto sul Mito. Le opere scultoree sulle quali si concentra la narrazione visiva sono le seguenti: Danzatrice col dito al mento, Dedalo e Icaro, Teseo in lotta con il Centauro, Naiade, Pio VII orante, Venere e Adone, Ninfa dormiente."" -
Enchanting architecture. The Italian Cultural Institute in Stockholm by Gio Ponti. Ediz. italiana e inglese
Il libro celebra, attraverso un duplice percorso narrativo, l'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, progettato e arredato da Gio Ponti su commissione di Carlo Maurilio Lerici. I contributi degli autori si pongono l'obiettivo di approfondire gli aspetti legati alla committenza, alla progettazione e realizzazione dell'edificio e del design degli interni. Corredano il volume una selezione di immagini tratte dall'archivio storico dell'Istituto e un nuovo reportage fotografico sugli elementi architettonici e di design che connotano l'edificio. Se l'interesse di Ponti nei confronti della Svezia è argomento noto (si pensi agli spazi dedicati al design svedese nelle pagine della rivista «Domus» sin dai primi anni Cinquanta), risulta interessante approfondire e trovare risposte inerenti le dinamiche che hanno vivacizzato la realizzazione della struttura. Gio Ponti supera infatti l'idea originaria dell'architetto svedese Ture Wennerholm, per dar vita a un progetto dove gli spazi, sebbene organizzati in base alla loro funzione, si susseguono in un gioco armonioso di linee spezzate e alternanze cromatiche. Lo affiancheranno in questa impresa Pier Luigi Nervi e Ferruccio Rossetti. Gio Ponti dà vita a un progetto ""classico moderno"""", dove arte e architettura si fondono, dimostrando di aver superato i limiti dettati dalle mode del tempo. E pone così le basi di un nuovo corso nelle relazioni culturali tra Italia e Svezia."" -
Breath of life. La vie n'est qu'en souffle. Ediz. illustrata
Lo yidaki, meglio conosciuto come didgeridoo, è l'iconico strumento musicale degli aborigeni, guadagnandosi un'enorme popolarità e diventando sinonimo dell'Australia aborigena. Esso non è solo uno strumento musicale, ma anche un simbolo culturale e spirituale che rappresenta l'intera storia di un popolo. -
Breath of life. Ediz. illustrata
Lo yidaki, meglio conosciuto come didgeridoo, è l'iconico strumento musicale degli aborigeni, guadagnandosi un'enorme popolarità e diventando sinonimo dell'Australia aborigena. Esso non è solo uno strumento musicale, ma anche un simbolo culturale e spirituale che rappresenta l'intera storia di un popolo. -
Headrests of Southern Africa. Architecture of sleep. Ediz. illustrata
Il libro presenta sotto una nuova luce l'affascinante mondo dei poggiatesta diffusi nell'Africa meridionale. Con testimonianze storiche e personali uniche, raccolte da molti dei proprietari e intagliatori di questi manufatti, spesso accompagnate da fotografie in situ, il libro ne racconta la storia, così come quella di coloro che custodiscono questa antica tradizione. I 438 esemplari delle collezioni di Bruce Goodall (Città del Capo) e Frédéric Zimer (Parigi) sono presentati in base alle tre aree geografiche di provenienza: il KwaZulu-Natal, Limpopo (terra d'origine del popolo Ntwane) ed Eswatini (zona precedentemente conosciuta come Swaziland). La maggior parte dei poggiatesta fa parte dalla collezione Goodall. In veste di ricercatore, collezionista e commerciante d'arte africana, Bruce Goodall ha intrapreso numerosi viaggi sul campo a partire dal 2003, raccogliendo, intervistando e fotografando i proprietari di oggetti tradizionali. Nel 2017 la collezione Goodall è stata notevolmente ampliata con l'acquisto del patrimonio di Clive Newman, una serie completa di poggiatesta originari della zona di Msinga, nel KwaZulu-Natal. Questa raccolta è stata assemblata tra la fine degli anni '80 e la metà del 2000 da Mavis Duma e dal defunto prete anglicano Clive Newman, i quali acquistarono i poggiatesta percorrendo le zone rurali di Msinga, Ladysmith, fino ai piedi della catena montuosa del Drakensberg. La collezione Zimer invece è stata riunita a partire dagli anni '90 attraverso i numerosi viaggi di Frédéric Zimer in Africa e grazie alle sue acquisizioni da collezionisti e commercianti di arte tribale in tutto il mondo. Il volume fornisce una visione personale e storica di questa importante tradizione artistico-artigianale dell'Africa meridionale e ci aiuta a comprendere più da vicino il fascino di questi oggetti e delle popolazioni che ne custodiscono l'intrinseco valore culturale. -
Tattooed history: the story of mokomokai
Questo è il primo libro ad esaminare in modo esauriente la storia di questi straordinari antenati Maori. I tatuaggi facciali (ta moko) dei Maori sono ben noti, ma lo è molto meno il processo singolare utilizzato per preservare le teste tatuate dei propri cari, come di quelle dei nemici. Il volume si avvale di fonti, documenti e illustrazioni inediti per indagare il tema in modo accattivante e originale. -
The Bari Statuary of the Upper Nile. La statuaire des Bari du Haut Nil. Ediz. inglese e francese
Questo volume, unico nel suo genere, vuole essere un punto di riferimento per il lettore - studioso, appassionato o semplice curioso - a proposito della statuaria Bari: la maggior parte di quella che conosciamo è oggi conservata presso istituzioni museali internazionali tanto che dei sessantaquattro pezzi presentati in questo volume, solo sei appartengono a collezionisti privati. Queste statuette lignee, che non superano il mezzo metro d'altezza, non erano degli idoli venerati dai loro proprietari, bensì avevano - con molta probabilità - una funzione assimilabile a quella di spiriti tutelari della famiglia e della casa. Le firme competenti di Jean-Baptiste Sevette, uno dei rari specialisti della cultura materiale del Sudan, e Dominik Remondino, storico dell'arte specializzato nelle culture africane, senza dimenticare l'introduzione a cura di Betrand Goy, presentano lo stato dell'arte su questi manufatti approfondendo non solo aspetti legati alla cultura materiale e alle peculiarità di questa produzione artistica, bensì fornendo una panoramica di rilievo sulle spedizioni egiziane in Sudan, sulla fondazione di Khartoum nel 1821, nonché sui primi contatti tra i cosiddetti occidentali e la popolazione Bari, e delineando le figure chiave del primigenio collezionismo di oggetti etnografici sudanesi. -
Eloge de la Lumière. Pierre Soulages, Tanabe Chikuunsai. Ediz. inglese e francese
Catturando il chiarore scaturito dalla notte alcune opere, di una bellezza unica, come per incanto rivelano i colori dell'ombra. Le collezioni della Fondation Baur, Museo delle arti dell'Estremo Oriente, abbondano di queste perle rare attirando visitatori da tutto il mondo. Nelle vetrine dedicate al grès cinese dell'epoca Song (960-1279), le ciotole tenmoku dai rivestimenti iridati, simili al ""manto delle lepri"""" e alle """"gocce di olio"""", ne sono la straordinaria testimonianza; più vicino a noi, l'eccezionale insieme di porcellane monocrome dei secoli XVII e XVIII ci fanno scoprire le """"polveri del tè"""" o gli """"specchi neri"""" dai riflessi ondeggianti. Negli spazi dalle luci soffuse riservati all'arte giapponese, un gran numero di oggetti riuniti da Alfred Baur diffonde un'estetica crepuscolare, così celebrata dal romanziere Tanizaki Junichiro nel suo celebre """"Elogio dell'ombra"""". Come pure il nero profondo degli oggetti di lacca in particolare (foderi di sciabola, scatole da tè, da incenso, servizi da scrivania), dalle superfici cesellate, lucide o traforate, ravviva polveri e fili d'oro, incrostazioni di metallo, di madreperla e di smalti. Sulla scia di questo patrimonio in chiaroscuro la Fondation Baur ha organizzato una mostra di alcuni capolavori del maestro dei """"neri luminosi"""", Pierre Soulages. La complicità della sua arte, legata allo """"spessore del silenzio"""", secondo le parole di Tanizaki, nella cultura visiva dell'arcipelago si collega ai """"colori delle tenebre"""" e, sebbene puramente casuale, non è meno evidente. Le sue opere sono state a volte associate alla calligrafia o alla lacca e potrebbero anche dialogare con la """"pittura del rovescio"""" (urazaishiki). L'obiettivo di questa mostra è quello di proporre un diverso approccio con il Paese del Sol levante, nato questa volta nelle linee pure, nel suono e nella luce che filtrano attraverso le foreste di bambù: la """"scultura astratta"""" creata, secondo Pierre Soulages, dalla """"scrittura dei rami nello spazio"""" dialoga con le lunghe canne e i nodi del bambù modellato in chiaroscuro da un artista d'eccellenza, Tanabe Chikuunsai IV. Erede delle tradizioni e delle tecniche ancestrali, quarto della sua generazione, egli lavora sul vegetale con uno sguardo nuovo, scultoreo e luminoso."" -
Croyances. Ediz. illustrata
La 5° Biennale di Art Brut proporrà una nuova sfaccettatura delle molteplici opere appartenenti alla Collezione dell'Art Brut. Consacrata al tema delle credenze, ci svelerà il legame particolare che gli autori dell'Art Brut intrattengono sia con la religione che con le scienze occulte. -
Beliefs. Ediz. illustrata
La 5° Biennale di Art Brut proporrà una nuova sfaccettatura delle molteplici opere appartenenti alla Collezione dell'Art Brut. Consacrata al tema delle credenze, ci svelerà il legame particolare che gli autori dell'Art Brut intrattengono sia con la religione che con le scienze occulte. -
Maria Lai. Legarsi alla montagna. Ediz. italiana e inglese
Il mese di settembre 1981 crea una svolta nel percorso artistico di Maria Lai: vede la luce Legarsi alla montagna, la prima opera di arte relazionale, documentata in questo volume dalle suggestive fotografie di Piero Berengo Gardin e con un testo di Elena Pontiggia. L'intervento nel suo paese natio e il coinvolgimento della popolazione di Ulassai collocano l'artista sarda tra le grandi personalità che hanno influenzato il panorama artistico del xx secolo. -
Gustave Buchet (1888-1963). Accuse de peindre. Ediz. illustrata
Questa monografia esamina le diverse tappe della carriera di Gustave Buchet, pittore che ha rivestito un ruolo importante nel contesto delle avanguardie parigine della prima metà del XX secolo. Prefazione di Charles Joye. -
Nicolas Party. L'Heure Mauve. Ediz. inglese e francese
Il volume Nicolas Party L'Heure Mauve si presenta come il contenitore di un ampio poema visivo nel quale Party gioca il suo ruolo su più fronti: talvolta veste i panni dell'artista, talaltra dello scenografo, del conservatore, dello scultore. Il suo lavoro prende spunto dall'opera L'Heure Mauve realizzata nel 1921 dal pittore canadese Ozlas Leduc, che dà - tra l'altro - il titolo alla mostra, e si concentra sulle diverse concezioni del rapporto tra l'uomo e la natura testimoniate nel lungo corso della storia dell'arte. Ne emerge un ambiente naturale in continua metamorfosi: è luogo di pericoli e catastrofi, territorio da conquistare, spazio disseminato di rovine dell'antico oppure di silenzi qualora le tracce umane siano assenti. La natura diviene poi il teatro dell'Antropocene dove il legame con l'essere umano è divenuto insolubile e dove il passare del tempo e la finitezza danno spazio a sentimenti di melanconia. L'artista interroga l'immagine del mondo, e lo fa dialogando concretamente con gli spazi e le opere della collezione del Montreal Museum of Fine Arts, e il volume riflette questo suo percorso personale attraverso un'originale impostazione grafica e una confezione preziosa quanto il contenuto.