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Second life. Tutto torna
«""Second Life: tutto torna"""" è un concorso dedicato alle opere di giovani artisti che scelgono di interrogare la loro vena creativa in merito al rapporto con la Sostenibilità, uno dei valori di massima attenzione del nostro tempo. Declinata in campo ambientale, sociale ed economico, è l'obiettivo a cui l'Agenda Onu 2030 assegna un imperativo profondo: """"Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura"""". Sono circa cento gli artisti italiani, tutti al di sotto dei ventinove anni di età, che si sono misurati su questa visione. Una qualificata giuria composta dai rappresentanti delle principali istituzioni culturali toscane ha curato la selezione di trenta opere, esposte in questa mostra itinerante che invita tutti noi a riflettere sull'importanza dei nostri gesti quotidiani per il rispetto dell'ambiente e per dare una seconda vita alla materia, osservando la regola delle 4R: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero.» (dalla presentazione di Giuseppe Meduri)"" -
Il palazzo dell'Antella in piazza Santa Croce a Firenze. Storia, famiglie e vicende costruttive dal Quattrocento ad oggi. Ediz. illustrata
Il Palazzo Dell’Antella, detto anche degli Sporti, occupa gran parte del lato sud di piazza Santa Croce a Firenze. La conformazione del prospetto potrebbe far pensare a un edificio costruito secondo un progetto unitario ma, dietro la facciata affrescata, si celano le strutture di più case aggregate nel corso dei secoli a partire dall’età medioevale. Proprio nell’indagine tra le sovrapposizioni strutturali e le varie acquisizioni, puntualmente documentate dalle autrici sulla base di una accurata indagine archivistica, questo volume trova la sua raison d’être. Il testo, oltre all’apparato iconografico, presenta cinque schede di approfondimento dedicate sia all’edificio, con planimetrie e rilievi, sia ai proprietari dal Quattrocento al Seicento. La pubblicazione è inoltre completata da una sezione dedicata ai documenti che riporta la descrizione del Palazzo del 1825 ma anche le trascrizioni dei principali atti notarili e degli inventari. -
Titian themes and variations
Al di là della fama e dell’importanza che Tiziano ebbe – sia in vita che dopo – come principale esponente della pittura veneziana è uno dei più abili e innovativi artisti di ogni tempo, e nonostante la sua opera presenti risultati consolidati e sia stata attraversata da ricognizioni critiche puntuali, la pittura di Tiziano resta ancora un continente da esplorare. L’attitudine imprenditoriale dell’artista lo portava a tornare ripetutamente – lui, il pittore più richiesto d’Europa – sui temi maggiormente apprezzati da clienti e committenti; l’abitudine a servirsi di una bottega con numerosi collaboratori, a cui demandava la realizzazione di parte delle opere, sulle quali poi interveniva a porre il suo sigillo stilistico; l’essere uno dei pittori più “copiati” e replicati di ogni tempo, portano alla necessità di un continuo confronto, al bisogno di mettere sempre meglio a fuoco una trama di grande complessità. Con il contributo della Galleria A.G. Leventis di Nicosia, Peter Humfrey insieme a un gruppo di eminenti studiosi torna con la consueta professionalità a misurarsi con una materia densa e sfuggente, che, grazie anche alla possibilità di servirsi di tecnologie diagnostiche sempre più avanzate, continua a presentare nuove scoperte, integrazioni, aggiunte a un corpus che è patrimonio inestimabile della storia dell’Arte. Indice dei contributi: Giorgio Tagliaferro, Introduction: the composition of themes and variations by Titian and his workshop; Fausta Navarro, Titian’s portraits of Charles V in armour: originals, variants and copies; Carlo Corsato, Titian’s Magdalens: money, measurements, mise-en-page; Paul Joannides, The Mocking of Christ, the Recognition of Christ’s Divinity and the Ecce Homo by Titian and his studio; Nikolas Bakirtzis et al., Painting layers and secrets of a reused canvas: Titian’s Ecce Homo in the Pittas Collection; Peter Humfrey, Titian and the theme of Venus with a Mirror; Irina Artemieva, Titian’s Barbarigo Madonna: the original and its variants; Mauro Lucco, Out of the shadows: some notes on a new Tribute Money by Titian; Miguel Falomir, Titian’s metamorphoses; Matthias Wivel, True images: Titian’s involvement in reproductive printmaking. -
Michelangelo: l'effigie in bronzo di Daniele da Volterra. Atti della giornata di studi della mostra (Firenze, Galleria dell'Accademia di Firenze, 15 febbraio-19 giugno 2022). Ediz. illustrata
Tra gli innumerevoli motivi che rendono straordinaria la figura di Michelangelo vi è anche l'esistenza di un corpus di nove teste in bronzo che lo raffigurano: un unicum nella storia dell'arte. Per la prima volte queste opere - le tre già conservate a Firenze alla Galleria dell'Accademia, al Museo Nazionale del Bargello e a Casa Buonarroti, insieme a quelle giunte da importanti musei italiani e internazionali - hanno potuto essere esposte insieme in una mostra tenuta alla Galleria dell'Accademia dal 15 febbraio al 19 giugno 2022, e sono state accompagnate da una giornata di studi, i cui atti sono raccolti in questo volume. Sappiamo che Daniele Ricciarelli, detto da Volterra, allievo e amico fidato del Maestro, fuse tre teste in bronzo del suo maestro, due commissionate da Lionardo Buonarroti e una da Diomede Leoni, ma queste non erano ancora state identificate tra le nove esposte, anzi esse si contendevano il primato in base a disparate e contraddittorie teorie formulate da generazioni di studiosi. La mostra è stata occasione per realizzare indagini mai condotte in precedenza. Sono state prese e analizzate le terre di fusione all'interno delle teste (ove ancora esistenti); sono state svolte analisi nucleari per misurare la composizione delle leghe. Di ogni busto è stata fatta una scansione digitale tridimensionale e per avere ulteriori indicatori sulle somiglianze o differenze delle opere sono stati sovrapposti, studiati e analizzati i dati digitali con appositi programmi. La giornata di studi ha raccolto autori con competenze svariate che comprendono la Storia dell'Arte, l'Archeologia, il Restauro, la Storia della metallurgia antica e ancora la Fisica, la Geologia, la Paleontologia animale, nonché la Morfometria geometrica, le Scienze delle costruzioni, le Scienze ingegneristiche e matematiche, l'Artigianato, l'Architettura digitale, l'Archivistica e la Paleografia. La mostra e la giornata di studi hanno portato a interessanti risultati - ad es. Dimitrios Zikos ha dimostrato in maniera impeccabile che il busto eseguito per Diomede Leoni, ritenuto fino ad oggi l'esemplare della Galleria dell'Accademia di Firenze, è invece quello del Museo Nazionale del Bargello - e hanno avuto un'appendice nell'esame radiografico svolto successivamente. Il volume è arricchito da una esclusiva campagna fotografica dei bronzi realizzata Arrigo Coppitz. Edizione italiana con alcuni interventi in inglese. -
Dante e il suo tempo nelle biblioteche fiorentine. Ediz. illustrata. Vol. 2
Il volume, in due tomi, risponde a un progetto scientifico bipartito che vede da un lato l'approfondimento d'indagine sui testimoni fiorentini delle opere dantesche, dall'altro l'innovativo studio sulla formazione culturale di Dante a Firenze, attraverso il recupero e lo studio organico delle testimonianze manoscritte dell'antica biblioteca conventuale di Santa Croce. Il primo tomo è aperto dalle testimonianze storiche e biografiche antiche sul poeta e la sua opera; i suoi scritti sono poi presentati ed esaminati all'interno di tre distinte categorie: 1. Opere volgari; 2. Opere latine; 3. Opere di incerta attribuzione ognuna delle quali contiene, a conclusione dei saggi introduttivi a firma dei massimi specialisti, le schede descrittive e storico-critiche dei manoscritti e degli antichi stampati conservati a Firenze, ma anche dei testimoni di sicura origine fiorentina richiamati nei saggi introduttivi, accompagnate da un ricco apparato iconografico. In chiusura si trova poi il Censimento del patrimonio librario antico dantesco fiorentino, un repertorio mai prima d'ora realizzato che offre in forma sintetica di Index e con dati essenziali un quadro esaustivo e ragionato di tutti i manoscritti, incunaboli ed editiones principes conservati a Firenze per ogni opera di Dante. Il secondo tomo (Leggere e studiare nella Firenze di Dante: la biblioteca di Santa Croce) è dedicato allo studio del nucleo antico dei libri posseduti dalla biblioteca conventuale della basilica fiorentina e realizza un'istanza di ricerca messa a tema dagli studi danteschi - senza poi essere svolta - almeno dagli anni sessanta del Novecento e qui approfondita storicamente e sistematicamente sugli esemplari dei classici antichi e medievali di una biblioteca realmente esistente al tempo di Dante, e verosimilmente da lui frequentata, come conferma il cenno autobiografico inserito nel Convivio (II XII 7). Si offre quindi per la prima volta un approfondimento catalografico dell'antica biblioteca conventuale (schede di 93 mss.), corredato da un nuovo insieme di strumenti che sarà essenziale anche per la prosecuzione del lavoro: l'edizione critica del catalogo quattrocentesco (ms. BNCF, Magl. X.73) e le schede prosopografiche dedicate agli uomini del convento - possessori di libri, bibliotecari, copisti e altre figure - i cui nomi emergono dalle pagine dei codici studiati. -
Percorsi artistici nell'Accademia di Belle Arti di Firenze: 1900-1948. Ediz. illustrata. Vol. 2
La pubblicazione, articolata in due volumi di grande respiro che si inseriscono nella collana di studi avviata con le precedenti indagini sulla situazione accademica ottocentesca, nasce dalla poderosa indagine condotta da docenti e studiosi, impegnati nell'analisi dei documenti relativi alle vicende dell'Accademia di Belle Arti di Firenze nel secondo dopoguerra. Filo conduttore dell'indagine è la coralità delle discipline e, di conseguenza, la storia del percorso di studi che ha visto tra i suoi docenti e allievi alcuni tra i protagonisti del dibattito estetico anche nazionale, come Galileo Chini e Felice Carena sino a Giovanni Colacicchi che figurava una scuola autonoma di dimensione europea. L'assunto critico che trascorre nei vari capitoli di questo ""dittico"""" editoriale è quello di rispondere all'interrogativo, molto attuale entro le questioni estetiche contemporanee, sull'identità dell'Accademia ovvero sulla controversa dialettica fra conservazione e progresso, fra sedimento esemplare della storia dell'arte e nuovi impulsi maturati nell'ambito della moderna creatività. I due volumi sono riccamente illustrati in un'armoniosa rispondenza tra testo e immagini, e completati da un puntuale indice dei nomi."" -
La Pietà di Michelangelo. Lo sguardo d'Aurelio Amendola fra naturalismo e astrazione. Catalogo della mostra (Firenze, 8 settembre 2022-9 gennaio 2023). Ediz. italiana e inglese
La Pietà Bandini è il tormentato frutto di un Michelangelo ormai più che settantenne, da lui pensato per la propria tomba, ma abbandonato in itinere dopo aver infierito - in un moto di sdegno provocato dalla difficile lavorabilità del marmo - sul braccio e sulla gamba sinistra del Cristo, e sulla mano della Vergine. Dal 2015 l'opera abita una sala del Nuovo Museo a lei esclusivamente dedicata, e dal 2019 - su iniziativa dell'Opera del Duomo stessa, con il prezioso sostegno della Fondazione Friends of Florence - è stata oggetto di un accurato intervento di pulitura conclusosi nel giugno scorso. Il capolavoro di Michelangelo viene ora celebrato dagli scatti di Aurelio Amendola, autore che con l'opera di Michelangelo ha costruito negli anni un rapporto privilegiato. Il saggio di Antonio Natali a introduzione del catalogo accompagna e approfondisce il valore degli scatti di Amendola e fornisce una lettura dell'opera, che finalmente ci comunica il suo significato e il suo contenuto, rimasti celati nelle pieghe della storia e nella stupefacente bellezza della materia trattata dalle mani del maestro. Catalogo della mostra: Firenze, Museo dell'Opera del Duomo, 8 settembre 2022-9 gennaio 2023. -
Francesco Binfaré. Ediz. italiana e inglese
Il volume ripercorre le tappe più importanti della carriera di Francesco Binfaré, rappresentante illustre di quel gruppo di artisti, designer e architetti che ha il merito di aver creato lo stile italiano contemporaneo. L'autore del volume, Giampaolo Grassi, ci accompagna in un viaggio tra i ricordi e i pensieri dell'artista, lasciandolo spesso parlare in prima persona e permettendoci così di entrare nel suo laboratorio e nei processi della sua creatività. Dalla fine degli anni sessanta, quando diventa direttore artistico e della ricerca del Centro Cesare Cassina, fino agli anni ottanta, dove, con un proprio centro di ricerca, è consulente per il design e la comunicazione di Cassina e di altre aziende che hanno segnato l'evoluzione dell'arredamento, Binfaré ha lasciato la sua impronta su molti dei prodotti più conosciuti del design. Fino ai divani e poltrone progettati per Edra e alla celebrazione della figura e della carriera, culminate con il ricevimento del Compasso d'oro. -
Karl Stengel. Tra figurazione e astrazione. Ediz. illustrata
La mostra Karl Stengel, tra figurazione e astrazione, nelle sale di Palazzo San Giacomo, a Gaeta, porta in primo piano l'opera di un artista dall'identità inconfondibile e tuttavia dalle forti radici culturali nella storia dell'arte del Novecento, dalla sperimentazione informale americana ed europea del dopoguerra guardando indietro all'espressionismo tedesco. Karl Stengel, ungherese, fu prigioniero di guerra in un campo di lavoro forzato in Siberia, dove scoprì la vocazione artistica. Presente nelle sue opere è il richiamo alla letteratura: disegni - in mostra - in cui possiamo riconoscere riferimenti a Blaise Cendrars, Charles Bukowski e autori coevi. O ancora alla musica, con tratti di pastello a olio o pennellate di acrilico che sembrano inseguirsi come le note su uno spartito. Le quarantanove opere selezionate sono testimoni di un percorso tra figurazione e astrazione, che si muove tra opere magmatiche accese di colore puro, silhouette senza volto, disegni di piccole dimensioni, fortemente figurativi. -
Il ritratto di gentiluomo con gorgiera di Caravaggio-Caravaggio's portrait of a gentleman with a ruff. Ediz. illustrata
Sulle vicende del Ritratto di gentiluomo con gorgiera di Caravaggio ha pesato per mezzo secolo l’autorità longhiana, refrattaria all’idea di un Caravaggio ritrattista impegnato a realizzare effigi somiglianti e strettamente legate a una funzione “mediatica” di potere. Gianni Papi torna oggi sul dipinto, recentemente entrato nella Klesch Collection e ,attraverso un’analisi storica, critica e stilistica, ristabilisce la corretta attribuzione al Merisi. Lo studio del dipinto diviene un’occasione unica per tornare a guardare da vicino l’attività dell’artista e le sue peculiarità esecutive, mentre l’indagine sull’identità della figura ritratta ci riporta al febbrile soggiorno romano dell’artista. Infine un ampio excursus sull’attività di ritrattista di Caravaggio permette di conoscere in modo approfondito un momento affascinante perché strettamente legato alle relazioni dell’artista con amici, conoscenti e personaggi illustri vicini al potere pontificio, perché ancora ricco di particolari che richiedono una maggiore messa a fuoco stilistica e cronologica, e infine perché il genere ritrattistico si colloca nel cuore della rivoluzione caravaggesca, con la sua fedeltà all’aspetto fisico del modello, che viene trasferito sulla tela senza nessuna idealizzazione. -
Palazzo dell'Antella in piazza Santa Croce Florence. History, families and building phases from the 15th century to the present day. Ediz. illustrata
Il Palazzo Dell’Antella, detto anche degli Sporti, occupa gran parte del lato sud di piazza Santa Croce a Firenze. La conformazione del prospetto potrebbe far pensare a un edificio costruito secondo un progetto unitario ma, dietro la facciata affrescata, si celano le strutture di più case aggregate nel corso dei secoli a partire dall’età medioevale. Proprio nell’indagine tra le sovrapposizioni strutturali e le varie acquisizioni, puntualmente documentate dalle autrici sulla base di una accurata indagine archivistica, questo volume trova la sua raison d’être. Il testo, oltre all’apparato iconografico, presenta cinque schede di approfondimento dedicate sia all’edificio, con planimetrie e rilievi, sia ai proprietari dal Quattrocento al Seicento. La pubblicazione è inoltre completata da una sezione dedicata ai documenti che riporta la descrizione del Palazzo del 1825 ma anche le trascrizioni dei principali atti notarili e degli inventari. -
Le trame dell'abitare. Storie di tessili e intimità
La tessitura e i tessuti riguardano tutti. Tutti quanti ci confrontiamo dalla mattina alla sera con gli oggetti morbidi della vita domestica e instauriamo con loro un rapporto confidenziale. Asciugamani, coperte, tappeti, cuscini, tovaglie sono oggetti con i quali entriamo frequentemente in contatto, dai quali ci lasciamo accarezzare e toccare. L’autrice li tratta in forma narrativa, arricchendo il suo racconto di riferimenti storico-tecnici, per farne emergere la capacità di comunicare, sia che questi tessuti aderiscano a noi, sia che si interpongano tra noi e gli oggetti. -
La Compagnia delle Sacre Stimmate di San Francesco in San Lorenzo a Firenze. Ediz. illustrata
La basilica di San Lorenzo e i suoi spazi sotterranei hanno rappresentato nel tempo un polo di attrazione per i laici che, riuniti in confraternite, gravitavano attorno alla chiesa. Così è stato per la Compagnia delle Sacre Stimmate di San Francesco le cui prime notizie risalgono al 1591. Il grande interesse e l’affluenza di fedeli fecero sì che il granduca Ferdinando I e il Capitolo laurenziano le concedessero gli ambienti prestigiosissimi sotto la michelangiolesca Sagrestia nuova, sepolcreto della famiglia Medici. Già nel febbraio 1599 la Compagnia ottenne di poter edificare lo spogliatoio e di aprire un portale per accedervi dall’esterno; l’ambiente fu decorato da Niccolò Nannetti con le quadrature di Pietro Anderlini. Nell’Ottocento il sodalizio, pur forte di una vicenda secolare, si ritrovò ad attraversare aspre vicissitudini con il desiderio di conservare il proprio patrimonio spirituale e materiale, e il timore di venire soppresso oppure di dover assistere all’incameramento dei beni del notevole patrimonio fondiario da parte dello Stato italiano. I primi decenni del Novecento videro un travagliato aggiornarsi di statuti e regolamenti con l’obiettivo di “smantellare” l’antica struttura, semplificandola e aggiornandola. Una necessità resa sempre più pressante per le difficoltà economiche della confraternita, il costante calo degli iscritti e una situazione di conflitti interni che andava a detrimento della vita spirituale della congregazione. Fu allora che i beni mobili e le opere d’arte e gli oggetti di culto furono trasferiti nel palazzo arcivescovile, e rimasero in loco solo gli arredi fissi (altari, mobili ecc.) i quali, dopo l’alluvione del 1966, furono rimossi e temporaneamente depositati in un magazzino a Palazzo Pucci da dove se ne persero le tracce. E proprio a dopo l’alluvione risalgono le mutazioni più significative degli ambienti: la cappella di San Giovanni fu trasformata in teatro, mentre la cappella della Santa Infanzia fu nascosta da un muro. Altri arredi lapidei, come le belle acquasantiere in pietra serena, furono spostati in canonica. La confraternita fu poi soppressa il primo marzo 2014 e con essa la sua vita che, per tutto l’Ottocento e per tutta la prima metà del Novecento, era stata scandita sempre dagli stessi ritmi. Questa pubblicazione dà conto della storia della Compagnia e dei lavori di restauro che hanno coinvolto l’area delle Stimmate, restituendola alla pubblica fruizione. Le opere superstiti, quadri, argenterie, tessuti e reliquiari sono ora tornati nella loro precedente sede e offrono, almeno in parte, il percorso artistico e devozionale di una delle più fiorenti e potenti istituzioni laicali fiorentine. -
Gli ammutoliti. Lettere 1900-1914
Queste lettere, di Trakl e a Trakl, scritte a ridosso delle massime tragedie del '900, e in un contesto che più di ogni altro le ha significate, configurano una genealogia della poesia di Georg Trakl. La vicenda biografica di Trakl, che si svolge sul finire dell'Impero austro-ungarico e si intreccia con quelle dei maggiori protagonisti della cultura mitteleuropea, Ludwig von Ficker, Karl Kraus, Wittgenstein, Loos, Kokoschka, Schönberg, Lasker-Schüler ed altri, è interamente racchiusa in questo epistolario pubblicato per la prima volta in italiano. -
Erbe selvatiche
Lu Xun (Zhou Shuren, 1881-1936), narratore e poeta, saggista e critico letterario, è considerato il padre della letteratura cinese moderna, il primo ad aver scritto un racconto (Il diario di un pazzo) in cinese moderno, attingendo largamente dalla lingua parlata. Erbe selvatiche (1924-1926) è una raccolta di brevi testi riconducibili ai sanwen (""scritture sparse"""", o """"scritture libere""""), uno dei numerosi sotto-generi della vastissima tradizione saggistica cinese. Al confine fra la prosa e la lirica, essi sono un condensato di sperimentazione stilistica e linguistica, da parte di un autore che aveva talmente assimilato la tradizione da potersene fare gioco senza falsarla – e che peraltro aveva piena dimestichezza con gli sviluppi anche più recenti delle letterature europee. Nella presente versione di Edoarda Masi, questi testi superano felicemente la loro prova più difficile: quella della traduzione. Se c'è perdita (il riferimento diretto, l'allusione, l'irrisione), essa sopravvive al passaggio da Oriente a Occidente in forma di ferita: e sul terreno della nostra lingua assistiamo al sorgere di un piccolo, nuovo capolavoro."" -
I nomi indistinti
Non è forse un caso che oggi alcuni dei maggiori filosofi politici siano eredi di Lacan. Tra loro Jean-Claude Milner, forse il più originale tra i pensatori francesi della generazione di Badiou e Nancy.I nomi indistinti è il suo libro decisivo. Un breve, denso trattato scritto nello stile più personale intorno a un'unica domanda: è ancora possibile un gesto linguistico e politico all'altezza di quel che Lacan chiamava il Reale?Filosofi, matematici, logici e poeti hanno sempre sognato una lingua pura e chiaramente distintiva; ogni società, d'altra parte, si è organizzata intorno a segni persistenti e visibili a tutti, da cui ha tratto ragione e legittimità. I nomi di Lavoro, Storia, Razza hanno di volta in volta richiesto e assecondato i sistemi di potere.Se le pretese linguistiche hanno conseguenze tangibili, Milner appresta un dispositivo capace di smascherarle e contrastarne gli effetti. Contro il fallimento e la rassegnazione, egli rivendica la stessa precarietà dei nomi e delle azioni: ""non un istituzione, dunque, né una libertà formale, né una patria, ma l'eventualità del loro annientamento""""."" -
Storia e dissoluzione. L'eredità di Hegel e Marx nella riflessione contemporanea
Gli scritti di Luciano Amodio qui presentati ricoprono un arco temporale che va dagli ultimi anni '50 alle soglie del 2000. Il volume, che realizza un progetto già concepito dall'autore poco prima della sua scomparsa, è suddiviso in due parti: la prima, ""Filosofia della storia e marxismo"""", comprende articoli e saggi dal 1957 al 1986. La seconda parte, """"Nuove riflessioni"""", va dal 1983 al 1998. Un lungo percorso, in cui prende risalto il progressivo maturare di un pensiero critico coerente, sempre alla ricerca di un legame tra filosofia della storia e riflessione politico-culturale."" -
O poesia tu più non tornerai. Campana moderno
I Canti Orfici di Dino Campana (Marradi 1885 – Castel Pulci 1932), pubblicati in maniera a dir poco rocambolesca nel 1914 e in un clima di accesa polemica nei confronti dell’egemone ambiente fiorentino di primo Novecento impersonato soprattutto dalla temutissima “ditta” Papini & Soffici, si impongono per un originale profilo stilistico e letterario che il tempo non ha scalfito. Qualità che è dei grandi libri, di quei libri cioè che, per combinazioni assolutamente segrete e davvero uniche, riescono ad esprimere, in un tratteggio sempre ispirato, l’atmosfera di un’intera epoca. Campana si è fatto portavoce dell’esigenza di modernità della poesia italiana di quel periodo, curvando tale esigenza in direzione della grande tradizione simbolista e decadente europea di fine Ottocento. E la lezione mallarmeana del libro “unico”, “assoluto”, in grado di dare senso a un’intera vita non solo è assimilata da Campana con magistrale finezza e sensibilità, ma è anche una lezione dipanata lungo l’asse di quell’orfismo, di derivazione principalmente nietzschiana, che costituisce un’altra grande direttrice culturale dei Canti Orfici. Riferimenti impegnativi che non mortificano, ma anzi valorizzano ed esaltano, il particolare progetto poetico di Campana, alimentando un affascinante e mai banale intreccio di tradizione e modernità. Basti solo segnalare qualche elemento di questa straordinaria fusione: la particolare impaginazione narrativa di certe immagini, la sensibilità cinematografica nel rendere certe situazioni, certi quadri, certi ambienti, per non parlare poi dello stretto, e sempre proficuo, rapporto che la scrittura intrattiene con il mondo delle arti figurative, e ancora il tema del “viaggio” come cifra inequivocabile di un moderno metropolismo culturale. Elementi, questi, non solo di grande fascino per un lettore di oggi, ma che inscrivono i Canti Orfici in quel progetto artistico, tenacemente perseguito da Campana per tutta la vita, di una “poesia europea musicale colorita”. Espressione che è, a guardar bene, il vero centro di attrazione di questo esemplare, graffiante e insieme tenero libro. -
Una cena elegante
"Un impiego a vita non è mica male. Veramente. Tutti son pronti ad ammettere che ad una posizione sicura nel mondo si collegano cento piccole bellezze, piacevolezze e comodità, come ad esempio la gradevole riposante qualità di membro del circolo di cultura letteraria. Chi ha una sistemazione si può permettere delle simpatiche serate in birreria. Il reddito fisso va la sera al concerto o al teatro. Il buon stipendio partecipa con entusiasmo e sicuro di sé ai balli in maschera. Eppure vi sono, connesse alla vita dell'impiego sicuro, diverse cose sgradevoli, tra l'altro la lenta distruzione della salute fisica e spirituale. Si intende qui ricordare timidamente il sistema nervoso."""" (da Germer).In questo volume viene riproposta la scelta di testi walseriani, curata e magistralmente tradotta da Aloisio Rendi (Lerici 1961), che segnò la prima apparizione dello scrittore svizzero in Italia. Tuttavia, rispetto a quell'edizione, sono state riprese solo le sezioni dedicate agli Aufsätze (1913) e a Kleine Dichtungen (1914), due libri appartenenti alla fase più felice della produzione di Robert Walser." -
Idea del tragico e coscienza storica nelle «fratture» del moderno
Articolato in quattro capitoli (""La costellazione ideale del tragico nel Moderno"""", """"La prima epoca del Moderno e l'idea antica del tragico"""", """"Soglie e `fratture' del Moderno"""" e """"La crudeltà e il creaturale""""), questo saggio muove dalla constatazione che mentre l'idea del tragico è un prodotto filosofico-letterario moderno, a partire da Hölderlin, Goethe ed Hegel fino a Nietzsche e poi da Lukàcs fino a Rosenzweig, Benjamin, Jaspers, Pohlenz e Szondi, l'antica tragedia greca – che pure è il suo riferimento obbligatorio – sarebbe invece priva di tale idea. Questa asimmetria è solo apparente. Poeti come Büchner e Manzoni hanno compreso che la tragedia moderna sta alla realtà storica come quella antica stava al mito. Ne consegue che il """"riflesso del tragico antico nel moderno"""" ha un nesso di continuità ideale. Sofocle in particolare presenta un'elaborazione """"metatragica"""" dell'idea del tragico. Attestata dal pensiero """"antitragico"""" di Platone e riecheggiata dalla Poetica aristotelica, essa è definibile come la riflessione etico-religiosa sul destino dell'uomo e della sua """"città"""" nell'incontro con il divino. L'elaborazione moderna è quindi interpretata come il volto nascosto della coscienza storica del Moderno, a sua volta posto sotto la cifra di una """"duplicità"""" che si rivela nel passaggio dall'epoca del dominio della storicità all'epoca dell'emersione della potenza tecnologica. Contro la tesi della secolarizzazione, lungi dal sostenere l'eclisse dell'idea del tragico, il saggio ne mostra invece la """"polarizzazione"""" tra crudeltà e creaturale in autori come Artaud, Kafka e Celan e la """"dispersione"""" in nuovi mezzi non drammaturgici, come la letteratura noir o il cinema che, per esempio con Kubrick, Kurosawa e Rossellini, offre spunti di alta meditazione tragica.Indice: 1. La costellazione ideale del tragico nel Moderno - 2. La prima epoca del Moderno e l’idea antica del tragico - 3. Soglie e """"fratture"""" del Moderno - 4. La crudeltà e il creaturale""