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La visione contraddetta. La dialettica fra visibilità e non-visibilità divina nella Bibbia ebraica
II presente studio si propone di offrire un panorama completo dell'uso della metafora nella Bibbia ebraica, con ampi saggi esegetici esemplificativi, attinti prevalentemente dal Pentateuco. Ne emerge un'attenzione inaspettata della Bibbia ebraica per questo tema, esplorato mediante il continuo ricorso a strategie lessicografiche, narrative e simboliche, nell'intento di equilibrare costantemente visibilità e non visibilità: i testi biblici non parlano tanto della visione di Dio o della sua invisibilità, ma lasciano intravvedere la certezza di un'esperienza, salvaguardando il Mistero inaccessibile. -
Storia dell'interpretazione ed esegesi di 1Gv 3,18-22
Dio è più grande del nostro cuore e conosce tutto (1 Gv 3,20): Dio come giudice severo, oppure come ""mare di misericordia""""? Qual' è il significato di questo testo giovanneo cosi oscuro? A queste domande risponde il presente studio che si concentra non solo sulla """"crux exegetum"""" in 1 Gv 3,19-20, ma esamina la relativa unità testuale 3,18-22. la spiegazione proposta per 3,19-20 e in parte nuova (quindi """"contro corrente""""), in parte """"classica"""" in quanto si riallaccia a interpretazioni di """"autori classici"""": Dio non è né giudice severo né """"mare di misericordia"""", ma semplicemente colui che conosce """"tutto"""". questa sua conoscenza (dei peccati, ma soprattutto degli atti di carità dell'uomo) è paradossalmente motivo di conforto per il credente afflitto dalle accuse della coscienza. Lo studio si articola nei seguenti singoli passi: nella prima fase è proposta una visione globale e panoramica del brano (critica testuale, contesto, delimitazione, analisi sintattica e semantica globale del testo), seguita, nella seconda fase, dall'analisi dettagliata. In questa seconda fase, seguendo la divisione in tre micro unità (3,18; 3,19-20; 3,21-22), viene presentata per ogni singola micro unità la storia dell'interpretazione (parte storica che include un' esame critico delle varie interpretazioni) e successivamente l'interpretazione dell'autore (parte esegetica)."" -
Abramo in Romani 4. L'analogia dell'agire divino nella ricerca esegetica di Paolo
Rm 4 ha conosciuto nel corso della storia due interpretazioni apparentemente divergenti. Il paradigma luterano ha insistito sul tema teologico, sociologia e letture post-olocausto hanno preferito la prospettiva etno-religiosa dell' Abramo padre di tutti i credenti. Questo studio mostra, però, come il rinvenimento di una gezerah shawah tra Gn 15,6 e Sal 32,1-2 favorisca il superamento dell'impasse, aprendosi ad un orizzonte interpretativo più ampio. Infatti il dispiegamento delle direttrici ermeneutiche permette anzitutto di mostrare come i due temi siano tra loro in una mutualità unica, tale da non poter essere scissa se non artificiosamente, dal momento che solo dalla teologia scaturiscono poi considerazioni di ordine etnico. L' intreccio analogico imbastito da Paolo permette alla sua gezerah shawah di rendere un servizio primario alla verità di Dio, con la vicenda del patriarca che diventa esemplare nella misura in cui ha in se il vantaggio di determinare la struttura stessa dell'agire di Dio nella sua validità intrinseca per tutti i tempi e per tutti gli uomini. Cosi il Dio che si rivela nell'esempio di Abramo fornisce un principio che ha le stesse caratteristiche di uno statuto sempre analogo, con la rilettura paolina di Gn 15,6 che acquista i tratti della emblematicità e dell'applicabilità nel presente in ordine allo stabilire le modalità secondo cui Dio sempre agisce in vista della giustificazione del credente. -
Sapienza e storia in Dn 7-12
Lo studio intende analizzare l'ultima sezione del libro di Daniele, comunemente ritenuta di marca apocalittica, prestando speciale attenzione alle forme sapienziali ivi attestate. scopo dell'indagine, infatti, e accertare se sia poss1bile rilevare la presenza di un particolare modello sapienziale soggiacente alla composizione in questione. Dapprima si pongono in luce alcuni tratti della cosiddetta sapienza apocalittica per ricercarne quindi, all'interno delle visioni di Daniele. i contenuti precipui e le procedure espositive. Questi, rinvenuti mediante il confronto con precise espressioni della mantica babilonese e con tecniche letterarie impiegate negli scritti sapienziali dell'Antico Testamento, condurranno a cogliere in Dn 7-12 una lezione che vuole insegnare a riconoscere nella concretezza degli eventi storici la realizzazione del decreto di Dio sulla sorte degli uomini. Appresi gli elementi costitutivi del genere letterario, si potrà meglio apprezzare il ruolo del figlio dell'uomo e della promessa della risurrezione. Si assumeranno categorie necessarie per una maggiore penetrazione dei racconti di visione dell'Antico e del Nuovo Testamento. -
Sulle vestigia di Giacobbe. Le riletture sacerdotali e post-sacerdotali dell'itinerario del patriarca
Quali differenze intercorrono, in termini stilistici e ideologici, tra la narrazione sacerdotale e l'attività redazionale post-sacerdotale (post P) all'interno del ciclo di Giacobbe (Gn 25,19-35,29)? A confronto con la rilettura riservata dalla tradizione P alla figura e alla vicenda di Giacobbe sono posti una serie di interventi redazionali non P (Gn 28,13ab-15.20-22; 31,3.10-13; 32,10-13), eterogenei rispetto allo sviluppo dell'intreccio e interessati a condizionare la comprensione dell'itinerario del patriarca.Le differenze rilevabili tra le due prospettive a proposito della formulazione delle promesse divine, della menzione della triade patriarcale e di tratti specifici dell'itinerario considerato consentono di riconoscere il carattere post P dei testi non P. Inoltre, la percezione dell'articolazione diacronica di queste due riletture dell'itinerario di Giacobbe permette di riconoscere le principali metamorfosi cui andò soggetta l'antica figura dell'antecessore eponimo nel post-esilio.La duplice rilettura dell'itinerario del patriarca, infatti, riflette due periodi successivi dell'epoca post-esilica. La tradizione P esprime il tentativo delle prime ondate di rimpatriati di coinvolgere quanti erano rimasti nella terra in una nuova fondazione dell'identità di Israele. -
Perché stessero con Lui. Scritti in onore di Klemens Stock SJ nel suo 75° compleanno. Ediz. multilingue
In occasione del settantacinquesimo compleanno del professor Klemens Stock S.J., questa raccolta non vuole essere soltanto un ricordo formale, ma intende diventare un contribuito significativo alla ricerca biblica attraverso i diversi studi scientifici che si susseguono nelle quattro sezioni del volume. Un omaggio al paziente e meticoloso lavoro di ricerca sul Vangelo che esprime chiaramente la Sua vocazione al servizio della ""Chiesa militante"""", come direbbe s. Ignazio: non è facile applicare la critica razionale alla metodologia biblica senza scendere a compromessi con la fede e con l'integrità della vita religiosa. Senz'altro, P. Stock ha saputo coniugare la Sua forza di credente con la fede e con la scienza. Ci auguriamo che quest'opera possa attrarre nuove vocazioni al servizio della Parola e dello studio esegetico."" -
La Vetus Syra del vangelo di Luca
L'antica traduzione siriaca dei vangeli detta Vetus Syra riappare dopo secoli di latitanza grazie alla pubblicazione di due mss. superstiti nel XIX sec. Dopo l'iniziale entusiasmo pareva caduta di nuovo nell'oblio, fino a quando il recente interesse della critica testuale per il mondo scribale che produce i testi ha riaperto prospettive interessanti anche per lo studio della Vetus Syra. Come funziona la sintassi di una lingua semitica rispetto al greco? È possibile riprodurre le strutture di un'altra lingua in forma non meccanica? È lecito espandere il testo evangelico desumendo informazioni dal contesto? In queste pagine vengono affrontati analiticamente 300 passi del vangelo di Luca in cui la versione siriaca presenta letture che si discostano dal greco in modo significativo. Tali devianze sono state classificate secondo i processi che le hanno presumibilmente generate, cercando di stabilire quali fossero i meccanismi in atto al momento di procedere alla traduzione del testo. Alla prova dei fatti, la Vetus Syra si rivela una buona traduzione, più preoccupata di rendere il senso del testo che non la sua letteralità. Isolando i fattori che provocano la maggior parte delle varianti, tra i quali l'assimilazione interna e sinottica, si è in grado di individuare alcuni fattori ermeneutici che sono stati significativi per i traduttori: il confronto con le scuole esegetiche del tempo, l'accentuazione della centralità della figura di Cristo, la ridefinizione di alcuni personaggi. -
Uomini e profeti
Con la presente raccolta di studi vogliamo celebrare la lunga carriera accademica svolta dal Professor Horacio Simian-Yofre, SJ presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, in quasi quarant'anni di attività dal 1974 al 2011. Gli autori che hanno preso parte al progetto sono diversi per provenienza geografica e ambiti di provenienza, ma tutti hanno in comune la profonda stima che li lega al Professor Simian-Yofre con il quale hanno condiviso un tratto del loro cammino accademico. Gli scritti raccolti nel presente volume trattano argomenti relativi al profetismo biblico, l'ambito di studi al quale il Professor Simian-Yofre ha contribuito maggiormente con la sua ricerca. Il profeta e la sua opera, il suo messaggio e la ricezione della parola profetica sono i tre campi di indagine corrispondenti alle parti nelle quali si divide la raccolta: ""Uomo e profeta"""", """"I profeti e gi uomini"""", """"Gli uomini e i profeti"""". Hanno contribuito i seguenti professori: Gianni Barbiero, Cássio Murilo Dias de Silva, Georg Fischer, Marco Nobile, Cirino Versaci, Maria de Lourdes Correa Lima, Ramón Alfredo Dus, Alexander Rofé, Giovanni Paolo D. Soccu, Wojciech Pikor, Paolo Salvadori, Hermann Spieckermann, Giuseppe Veltri."" -
Magica Taurinensia. Il Libro magico e i suoi duplicati
Il volume è dedicato alla pubblicazione di due rotoli gemelli di papiro esposti nel Museo Egizio di Torino, scritti fittamente sulle due facce in grafia ieratica tracciata da una scriba abile e forse da più mani. Oggi sappiamo che questi due rotoli, per quanto lunghi, non contengono la totalità dei testi riportati. Ne presentiamo l'edizione scientifica, condotta considerando i documenti nel loro insieme: i singoli papiri sono stati interamente eleborati, anche per le parti che si riferiscono a testi diversi da quelli magici dei rotoli principali, come altre composizioni magiche, contabilità, un panegirico, quasi tutti privi di riscontro. -
Lexicon linguae aramaicae Veteris Testamenti. Documentis antiquis illustratum
L'intento di Franz Zorell, nel redigere il Lexicon Hebraicum Veteris Testamenti, era quello di non limitarsi a fornire il senso generico dei vocaboli, ma di spiegare i diversi usi peculiari con cui vengono impiegati i vocaboli stessi. Vogt ritiene che tale intento non sia stato raggiunto per quanto riguarda la sezione aramaica del Lexicon di Zorell, dove non ci sono note esplicative. Per supplire a questa mancanza, Vogt si propone di illustrare il senso dei singoli lemmi non isolatamente, ma ciascuno nel suo contesto. Questo Lexicon si avvale a tal fine di passi sia biblici che extrabiblici. La data e la regione di provenienza di questi testi sono rilevabili attraverso le indicazioni delle fonti. -
Gezerah shawah. Storia, forme e metodo dell'analogia biblica
Il presente sussidio, raccogliendo il recente invito della Pontificia Commissione Biblica ad approfondire la conoscenza dei metodi giudaici tradizionali di argomentazione scritturistica, si concentra sulla seconda regola di Hillel, la gezerah shawah, vista la grande pregnanza semantica di cui questa gode in molte pagine bibliche. Lo studio parte da una considerazione generale sull'attività midrashica per poi esaminare la pagina programmatica in cui la nostra middah fa il suo esordio (capitolo primo). In seguito si entra nella valutazione dei quadri logici che soggiacciono alle conclusioni analogiche e degli elementi formali che ne accompagnano l'impiego (capitolo secondo). Nella sezione centrale vengono poi descritti i molteplici livelli di funzionamento secondo cui si muovono le corrispondenze testuali, se fatte lavorare con competenza e rigore (terzo capitolo). Solo a questo punto è possibile ripercorrere in maniera analitica la lunga e travagliata storia di una metodica che passò attraverso entusiasmi e discredito fino al tempo della sua pressoché definitiva regolamentazione in epoca tannaitica (capitolo quarto). Infine, una volta completata l'indagine conoscitiva sulla regola, si passa all'esame e alla valutazione critica di alcuni passaggi neotestamentari in cui il metodo viene usato, in particolare da Paolo (capitolo quinto). -
L'ebraismo e gli ebrei nel Vangelo di Giovanni
Si è detto che il Vangelo di Giovanni sia nello stesso tempo il vangelo più ebraico e più anti-ebraico di tutti i vangeli. Questo doppio aspetto si riflette anche nel presente libro. Il volume prende avvio dall'osservazione che l'anno liturgico ebraico ha un ruolo determinante per la struttura del quarto vangelo. Gesù si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme per le grandi feste e si incontra in questa città con i rappresentanti del suo popolo. I tempi sacri (le feste e il Sabato) e i luoghi sacri (il Tempio e la Sinagoga) hanno un posto importante in questo Vangelo. Lo stesso vale per la Sacra Scrittura di Israele, con le sue parti: Torah, Profeti e Scritti Sacri. I grandi personaggi della storia di Israele si riflettono nel quarto vangelo: Abramo, i Patriarchi e Mosè. La cristologia di Giovanni si sviluppa facendo ricorso alle figure del Servo di Dio, del Figlio dell'Uomo e del Messia. La salvezza portata da Gesù è prefigurata nel Pane dal Cielo. Altri temi come quelli del Popolo di Dio, il Pastore, lo Spirito, la testimonianza o l'Ora escatologica sono assunti nel vangelo di Giovanni dall'eredità ebraica. Forse è proprio a causa della vicinanza tra il cristianesimo giovanneo e l'ebraismo del suo tempo, che si trova riflesso nel quarto vangelo un conflitto tra la comunità cristiana, prefigurata da Gesù, e la Sinagoga con i suoi capi. Il presente studio cerca di indicarne le cause e di mostrare vie per superare un antigiudaismo che potrebbe basarsi sul quarto Vangelo. -
Judaism and the jews in the Gospel of John
Si è detto che il Vangelo di Giovanni sia nello stesso tempo il vangelo più ebraico e più anti-ebraico di tutti i vangeli. Questo doppio aspetto si riflette anche nel presente libro. Il volume prende avvio dall'osservazione che l'anno liturgico ebraico ha un ruolo determinante per la struttura del quarto vangelo. Gesù si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme per le grandi feste e si incontra in questa città con i rappresentanti del suo popolo. I tempi sacri (le feste e il Sabato) e i luoghi sacri (il Tempio e la Sinagoga) hanno un posto importante in questo Vangelo. Lo stesso vale per la Sacra Scrittura di Israele, con le sue parti: Torah, Profeti e Scritti Sacri. I grandi personaggi della storia di Israele si riflettono nel quarto vangelo: Abramo, i Patriarchi e Mosè. La cristologia di Giovanni si sviluppa facendo ricorso alle figure del Servo di Dio, del Figlio dell'Uomo e del Messia. La salvezza portata da Gesù è prefigurata nel Pane dal Cielo. Altri temi come quelli del Popolo di Dio, il Pastore, lo Spirito, la testimonianza o l'Ora escatologica sono assunti nel vangelo di Giovanni dall'eredità ebraica. Forse è proprio a causa della vicinanza tra il cristianesimo giovanneo e l'ebraismo del suo tempo, che si trova riflesso nel quarto vangelo un conflitto tra la comunità cristiana, prefigurata da Gesù, e la Sinagoga con i suoi capi. Il presente studio cerca di indicarne le cause e di mostrare vie per superare un antigiudaismo che potrebbe basarsi sul quarto Vangelo. -
Il Pontificio Istituto Biblico. Un secolo di storia (1909-2009)
Creato nel 1909 per volontà del papa Pio X, su suggerimento di P. Leopold Fonck, S. J., e affidato fin dall'inizio alla Compagnia di Gesù, il Pontificio Istituto Biblico celebra nel 2009 il suo centenario. La sua sede principale è situata al centro di Roma. Dal 1927 possiede una succursale a Gerusalemme. Raccontare la storia di questa istituzione universitaria specializzata in studi biblici significa in qualche modo ripercorrere le tappe attraverso le quali è passata l'esegesi biblica nell'ultimo secolo. Fondato su documenti d'archivio, di cui ne vengono riprodotti ottanta, questo racconto circostanziato traccia, tappa dopo tappa, i tempi forti vissuti dall'Istituto a Roma, e poi a Gerusalemme. -
Guida alla ricerca biblica
La Guida rappresenta uno strumento utile e rilevante per orientare gli studenti nella ricerca esegetica e nello studio della Sacra Scrittura. Si articola in sei capitoli che mirano a rispondere alle esigenze del lettore, presentando le fonti del testo biblico, seguite da una rassegna di strumenti cartacei e informatici per reperire la bibliografia biblica. Si offre inoltre una panoramica delle opere di riferimento: concordanze, sinossi vocabolari, grammatiche. Particolare attenzione è dedicata alle figure letterarie ricorrenti nella Bibbia, con suggerimenti adatti ad organizzare la stesura di un testo scritto. Infine si riportano regole atte a dare coerenza alle citazioni bibliografiche nelle note a piè pagine e all'elenco bibliografico. La presente edizione aggiorna le abbreviazioni su quelle di IATG3 e si arricchisce di nuovi paragrafi per un totale di 40 pagine. Tra questi, degni di attenzione: Introduzioni generali alla Sacra Scrittura, Archeologia biblica, Scritti di Filone e di Flavio Giuseppe, La Genizah del Cairo, ed altri. -
Il greco nel Nuovo Testamento
La grammatica del Greco nel Nuovo Testamento di P. Maximilian Zerwick SJ, non è una grammatica classica con declinazioni, classi degli aggettivi, coniugazioni verbali e paradigmi, e non è destinata a coloro che vogliono iniziare ad apprendere i rudimenti della lingua greco-biblica. Essa presuppone la conoscenza della lingua greca e presenta in maniera sistematica le particolarità e caratteristiche del greco biblico ricorrendo a esempi presi nel Nuovo Testamento. In questo modo vengono chiariti i vari fenomeni grammaticali e sintattici e si offre al lettore una comprensione più chiara e profonda del messaggio contenuto nei testi neotestamentari. Il risultato di questo metodo è continuo andare e venire dalla teoria all'applicazione e dall'applicazione alla teoria. Questa grammatica non è nata di getto, ma è andata crescendo con il trascorrere degli anni, è stata costantemente accresciuta, corretta e ampliata fino ad arrivare alla quinta edizione latina. È uscita anche in traduzione inglese e spagnola (nel 1963 e nel 1997). -
Pietro e Paolo testimoni del Crocifisso-Risorto. La synkrisis in Atti 12,1-23 e 27,1-28,16: continuità e discontinuità di un parallelismo nell'opera lucana
Pietro, Paolo e Gesù: vite parallele? Da decenni gli interpreti di Luca-Atti individuano parallelismi tra Pietro e Paolo e tra i due apostoli e il Gesù del terzo vangelo. Tale fenomeno attesta la familiarità di Luca con la synkrisis, tecnica di modellizzazione letteraria finalizzata alla comparazione dei personaggi e consacrata da Plutarco nelle Vite Parallele. Il presente saggio considera le sezioni terminali delle narrazioni relative ai due maggiori personaggi degli Atti - cioè il racconto della liberazione di Pietro dal carcere (12,1-23) e la narrazione del viaggio di Paolo prigioniero verso Roma (27,1-28,16) - ed evidenzia le corrispondenze con l'epilogo delle vicende cristologiche riportate nel terzo vangelo (Lc 22-24). In ragione della propria collocazione, tali testi costituiscono il vertice della suddetta synkrisis, definendone l'estensione e il funzionamento. In un'epoca in cui cominciavano a ""piovere"""" critiche nei confronti del movimento cristiano, Luca ha difeso l'affidabilità dell'Evangelo (cf. Lc 1,4), mostrando non solo che Gesù fu fedele alla religione dei padri e alle Sante Scritture, portandole a compimento, ma che anche i suoi discepoli furono fedeli, con l'insegnamento e con la vita, al loro Maestro (cf. Lc 6,40): sia i testimoni oculari della prima generazione, come Pietro, sia quelli della seconda, come Paolo, figura esemplare per il lettore di ogni tempo."" -
Maria di Nazaret, profezia del regno. Un approccio narrativo a Lc 1,34
Perché Maria, sposa di un uomo della casa di Davide, all'angelo, che le annuncia il concepimento di un grande re davidico, obietta: ""Come sarà questo, poiché non conosco uomo?"""" (Lc 1,34). E come mai l'angelo replica a tono? I personaggi si intendono, ma il lettore resta disorientato. Un approccio narrativo consente di superare questo disorientamento. Nella sezione programmatica Lc 1-2, col confronto tra il profeta Giovanni e il Cristo Gesù, viene introdotta la subordinazione della Legge-Profeti rispetto al Regno di Dio, di cui Lc 1,34 costituisce un cruciale turning point celato dietro la reticenza di Luca e il linguaggio obliquo di Maria. Un narratore reticente prepara un elemento del racconto, chiamando il lettore ad una cooperazione ermeneutica: così Lc 1,34 contribuisce ad introdurre le esigenze lucane del Regno in ordine alla sequela, alla Chiesa e al compimento escatologico. A livello dei personaggi, poi, Lc-At presenta ripetutamente la sequenza annuncio-obiezione- replica in contesto teofanico, dove gli obiettori si esprimono quasi sempre in modo obliquo. Tra obiezione verginale mariana e piano divino, però, esiste una sintonia univa in tutta la Bibbia. Pertanto in Lc 1,34 affiora uno degli aspetti della relazione tra Maria e Dio che l'autore protegge dietro un velo, rimanendo fuori insieme al lettore. Nel prosieguo del racconto questo velo sarà progressivamente rimosso dall'esorbitante novità del Regno di Dio."" -
«Canterò in eterno le misericordie del Signore» (Sal 89,2). Studi in onore del Prof. Gianni Barbiero in occasione del suo settantesimo compleanno
Il presente volume vuole essere un segno tangibile di gratitudine ed amicizia offerto da colleghi, amici e studenti al prof. Gianni Barbiero, ordinario di Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, in occasione del suo settantesimo compleanno. Questa raccolta riflette, nella varietà dei contributi che la compongono, l'ampiezza sia dell'ambito di interesse del prof. Barbiero - i cui lavori spaziano lungo tutto l'Antico Testamento - sia delle relazioni di reciproca stima ed amicizia intessuti negli anni della sua attività di ricerca e di insegnamento. I ventiquattro studi qui raccolti coprono virtualmente tutto il canone delle scritture ebraiche: dal Pentateuco (Esodo e Deuteronomio), ai Profeti (Isaia in particolare) e agli Scritti, sezione più rappresentata (com'era da attendersi), con una particolare prevalenza di contributi (dodici) dedicati ai Salmi e al Cantico dei Cantici, i due libri ai quali il prof. Barbiero ha consacrato la maggior parte della sua attività di ricerca, offrendo un contributo originale e penetrante alla loro comprensione. Hanno contribuito: S.K. Ahn; J.-M. Auwers; E. Bons; P. Bovati; G. Braulik; N. Calduch-Benages; I. Cardellini; G. Fischer; I. Fischer; S. Gillingham; F.-L. Hossfeld; N. Lohfink; P. van der Lugt; A. Mello; S. Paganini; A. Passaro; E. Ramón Ruiz; D. Scaiola; A. Schenker; J.-L. Ska; M. Tait; R. Vignolo; B. Weber; Y. Zakovitch. -
«Ma io ricorderò la mia alleanza con te»: la procedura del rib come chiave interpretativa di EZ 16
La presente monografia esegetica è totalmente dedicata a Ez 16, testo profetico di grande potenza espressiva e di alto valore teologico. Il punto di vista adottato è lo studio del genere letterario. Si è potuto verificare che le numerose proposte fatte in merito risultano insufficienti a spiegare il testo in tutte le sue componenti, mentre la lettura del capitolo come controversia bilaterale (rîb) consente di coglierne l'unità e di dare ragione del tipo di linguaggio utilizzato. Si è mostrato come Ez 16 si snodi ponendo in sequenza ricordo dei benefici (rîb di difesa), accuse e annuncio della punizione, promessa di cambiamento (in positivo), secondo la logica tipica della lite bilaterale. Inoltre, numerosi elementi sono stati meglio compresi adottando tale prospettiva: il ricorso ad un notevole rivestimento metaforico (Gerusalemme figlia e sposa di Yhwh) utilizzato per convincere; l'impiego di un linguaggio forte che vuole suscitare una reazione dell'accusata e a consentirne il pentimento; la descrizione di una punizione che, seppur estrema, viene ampiamente contestualizzata perché possa essere riconosciuta giusta e, per questo, accettata, ecc. In particolare, la seconda parte del testo (vv.44-63), con il suo ribadire le accuse e l'apertura al perdono, assume pienamente il suo senso solo nella prospettiva del rîb, là dove chi accusa non punta alla distruzione dell'avversario ma a far sì che la relazione possa ristabilirsi in un contesto di verità...