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Come amare il bambino
È il testo centrale e più importante della produzione di Korczak, con il quale volle rendere alla figura del bambino la giusta dimensione che ad essa compete: non un oggetto da biasimare o coccolare, ma un essere umano in crescita. Korczak riesce a penetrare il mondo infantile con una capacità di osservazione e una delicatezza infinite, insegnando all'adulto a rispettarlo e a comprenderlo a partire dai suoi punti di riferimento piuttosto che dai nostri. -
L' era del vuoto. Saggi sull'individualismo contemporaneo
L'analisi che Lipovetsky compie della società contemporanea si dipana tra i molteplici aspetti di una mutazione sociologica che ha come direttrice principale un processo globale di personalizzazione. Dunque nuove finalità e nuove legittimità sociali: valori edonistici, culto della persona, disarticolazione della disciplina civile ma anche rispetto delle differenze, libera espressione, autonomia democratica. -
La storia dei colori
È questa la prima traduzione italiana del capolavoro di Goethe sul colore, materia alla quale egli dedicò una parte significativa della propria vita. In quest'opera Goethe scandaglia scientificamente la storia e i presupposti metafisici dell'arte attraverso l'esame di ben 350 personalità che hanno contribuito alla strutturazione di una teoria dell'arte e del colore. L'excursus temporale, da Socrate e Aristotele, da Plotino a Galilei fino a Newton, è dei più avvincenti e singolari; è una storia del colore e dell'arte vista quale vicenda dell'umanità e del pensiero. -
Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'amore»
Luigi Valli individua, in quest'opera monumentale, un codice esoterico comune alle produzioni ""letterarie"""" di poeti come Dante, Cavalcanti, Guinizelli, Francesco da Barberino. Attraverso la decodificazione di un """"gergo"""" iniziatico di cui pochi moderni avevano riconosciuto l'esistenza, egli dimostra che le diverse figure femminili cantate dai poeti del """"dolce stil novo"""" corrispondono a un'unica Dama simbolica che rappresenta l'""""Intelligenza trascendente"""". Formidabile è la quantità di materiale poetico presentato. Un testo fondamentale per comprendere Dante e la sua Divina Commedia."" -
Il tempio indù
L'autrice, fra i massimi esperti d'arte dell'India antica a livello mondiale, ricostruisce in questo volume le linee direttrici dell'architettura del tempio indù, sia dal punto di vista formale sia da quello concettuale. Stella Kramrisch esamina questa specifica tipologia di tempio dalle fondamenta al pinnacolo, e spiega, alla luce della dottrina contenuta nei testi sacri, il significato di ogni singolo elemento costitutivo. Il testo è corredato da un gran numero di fotografie che ne illustrano visivamente i concetti. -
La storia, una vita. Scritti in onore di Giuseppe Parlato
Questo volume raccoglie i contributi di quanti, amici, colleghi, collaboratori, hanno avuto il piacere e l'onore di conoscere Giuseppe Parlato e di lavorare con lui. I contributi raccolti sono stati suddivisi in tre sezioni. La prima è quella dei saggi dove gli autori che vi hanno partecipato hanno toccato con i loro lavori aspetti multiformi e diversificati che hanno avuto, però, come punto di riferimento il fenomeno del fascismo, da sempre al centro della riflessione scientifica di Giuseppe Parlato. La seconda parte è composta da contributi che hanno cercato di riflettere sui volumi scritti da Parlato, restituendo la sua curiosità intellettuale che lo ha portato a toccare temi molto diversificati, dal Risorgimento italiano al movimento nazionalista, dall'esperienza fiumana al sindacalismo fascista, dal neofascismo alla complessiva riflessione sulla destra italiana nel secondo dopoguerra. In ultimo c'è la sezione testimonianze, nella quale gli autori hanno voluto ricordare aspetti salienti dell'attività scientifica e personale di Giuseppe Parlato, tratteggiata con passione e partecipazione. Alla fine del volume, poi, vi è una sezione molto ampia che ricostruisce tutta, o quasi, l'enorme e variegata produzione scientifica di Parlato che ci restituisce l'immagine di uno studioso prolifico, intellettualmente curioso e sempre impegnato nella ricerca scientifica intesa come un aspetto fondamentale della sua esistenza. -
Il riso degli amanti
"Il riso degli amanti"""" è, in primo luogo, il racconto dello Sconosciuto, la favola dell'impossibile, il poema di un'esplorazione spirituale che è l'appello a incamminarsi verso un miraggio che è nutrimento per l'anima." -
La filosofia cinese e dell'Asia orientale
Leggendo questo libro ci si trova felicemente tuffati dentro un nuovo, fascinoso oceano nel quale riusciamo agevolmente a nuotare, seguendo onde e correnti che, pur se del tutto nuove, non sentiamo come sconosciute, estranee, temibili. La lettura scorrevole e l'immediatezza nel procedere del discorso contribuiscono in maniera determinante a catturare immediatamente il lettore in questo nuovo, strabiliante viaggio. Addentrandoci in questa lettura, bisogna prendere innanzitutto confidenza con categorie e con parole-chiave che costruiscono l'ossatura portante di tutto il volume, come tao, ch'i, hsing, li... che si rincorrono lungo tutto il procedere del testo in un continuo richiamo di significati distinti e pure correlati, a seconda delle differenti interpretazioni che i diversi autori nel corso dei secoli ne hanno fornito. È di grande interesse il vedere come, proprio attraverso queste parole-chiave, le idee fondamentali della riflessione filosofica abbiano viaggiato nel tempo e nello spazio costruendo una solida rete di comunicazione tra le diverse aree geografiche: la necessaria contestualizzazione storica, politica e sociale di tutta questa vastissima regione viene qui tratteggiata volta per volta nella sua essenzialità degli accadimenti che abbracciano un arco di tempo tanto ampio. Questo costante gioco di rispecchiamenti e di rifrazioni nel seguire il corso del dibattito nei diversi piani, filosofico, religioso, ideologico, politico in tutta la vastissima area che per comodità denominiamo come Asia orientale, contribuisce in maniera determinante a costruire anche nel lettore non specialista una visione d'insieme che finalmente riesce ad abbracciare i diversi elementi che compongono un quadro così variegato, sfuggendo alla banalità dello stereotipo generalizzante. La lettura diventa così un lento avvicinamento attraverso la nitidezza del linguaggio e la graduale, armoniosa progressione dei concetti, e più si legge più si viene coinvolti in una sorta di viaggio iniziatico attraverso le parole che volta per volta ci svelano nuovi sensi e nuove profondità. Questo volume costituisce uno strumento prezioso per aiutarci a decifrare la complessità del presente globalizzato e non sentire più tanto altre quelle culture che un tempo erano, non solo geograficamente lontane, ma che oggi ci sono ormai davanti in tutta la loro ricchezza e multiformità. -
La liberazione dall'errore
Questo libro fu scritto da al-Ghazâlî nel periodo del suo secondo insegnamento a Nishapur, fra il 1106 e il 1109. In esso l'autore narra delle sue crisi religiose: di carattere più intellettuale la prima poiché, rifiutando di sottomettersi al conformismo dei dotti, si mise alla ricerca delle prove della fede allo scopo di acquisire la certezza di essere nel vero; di carattere morale la seconda, che lo indusse ad abbandonare una vita ricca di soddisfazioni e di agi, per accettare anni di solitudine e ritiro spirituale onde scoprire se i mezzi idonei per arrivare al possesso pieno della Verità erano quelli seguiti dai Sufi. Così, dopo un'intensa ricerca, giunse infine a dichiarare che erano i Sufi a seguire la via di Dio. L'importanza di quest'opera non è solo nelle pagine che descrivono il tormento spirituale di al-Ghazâlî: è anche nel suo essere una trattazione spirituale con intenti didattici e apologetici. Le critiche che egli muove ai dotti amanti del lusso e corrotti miravano a un risanamento morale di quanti venivano meno ai loro doveri. -
La spada del destino. I samurai nel cinema giapponese dalle origini a oggi
I samurai sono parte del nostro immaginario. A forgiarne l'immagine hanno contribuito soprattutto una manciata di film, a partire dal classico di Kurosawa ""I sette samurai"""" (1954). I film storici sono stati il paradigma dominante del cinema giapponese dagli anni Venti fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento. In seguito il loro ascendente è calato, fino quasi a eclissarsi, per tornare alla ribalta solo sul finire degli anni Novanta. Questi film sono stati e rimangono una fucina di innovazioni tecniche e narrative, oltre che un'inesauribile fonte di storie e personaggi memorabili. Per comprendere le sfumature del complesso sistema simbolico di rappresentazione della classe dei guerrieri del Giappone feudale è necessario avventurarsi oltre i pochi film noti in Occidente. Il libro non guarda solo ad autori conosciuti come Kurosawa Akira e Mizoguchi Kenji, ma anche alle opere di registi innovativi come Ito Daisuke, Yamanaka Sadao, Kobayashi Masaki, Gosha Hideo e tanti altri. L'analisi fa emergere come l'ambientazione storica sia spesso una metafora dei problemi e delle istanze del periodo in cui sono stati girati i film. Il volume presenta oltre cento anni di cinema storico giapponese, dai funambolici film muti d'avventura degli anni Dieci fino alle vibranti riflessioni filosofiche del nuovo millennio. Si tratta di un repertorio di storie e pratiche di messa in scena dirompente, che passa dalle commedie scanzonate alle tragedie più cupe, da battaglie epiche a duelli leggendari, fino a storie d'amore contrastate e cronache di ribellioni spesso finite nel sangue. Un viaggio appassionante e sorprendente alla scoperta dello straordinario archivio visivo e culturale dei film storici giapponesi."" -
Storie d'Ise
Mille anni fa una persona (o più d'una) mise insieme una compilazione divagante di versi d'amore e d'altro (molti scritti da Ariwara no Narihira, altri da altri poeti): li raccolse in brevi capitoletti, inserendoli in cornici narrative. L'opera letteraria, del genere utamonogatari (romanzo poetico), che venne portata a termine comprende 209 componimenti, raccolti in 125 capitoli che narrano, in uno stile limpido e lineare, le avventure amorose del poeta galante Ariwara no Narihira. Li proponiamo tradotti senza commenti, senza note, senza referenze. Non è fedele ingabbiare in dotti commentari i fiori di pesco a primavera e le foglie d'acero in autunno. Sarebbe un crimine la traduzione che pietrificasse questa vita di mille anni fa, in cui scorre ancor oggi il suo filo di sangue nelle vene. Le ""Storie d'Ise"""" appartengono al grande periodo Heian, di quel Giappone patria della suprema eleganza dell'era di Murasaki Shikibu e di Sei Shonagon, e insieme a loro, con questi versi, siedono in quell'empireo di bellezza e perfezione."" -
Il tè dell'Imperatore
Questo libro è stato scritto niente meno che da un imperatore cinese, l'ottavo della dinastia Song, la più elegante, colta e raffinata di tutta la storia della Cina. È uno dei numerosi Libri del tè (più di cento) pubblicati in Cina nel corso dei secoli. L'Imperatore Huizong è un uomo straordinariamente colto, artista e grande mecenate. È anche un grande amante e cultore del tè e, poiché è imperatore, ha a disposizione il meglio della produzione di tè di tutte le province del suo impero e sceglie le migliori qualità. È anche merito suo se l'epoca Song è stata il momento in cui la cultura del tè in Cina ha avuto una straordinaria fioritura, raggiungendo la massima diffusione e le più alte vette di raffinatezza. Con questo suo libro, l'Imperatore fornisce i suoi consigli di esperto della qualità del tè e i suoi suggerimenti di esteta; fra i diversi modi di preparazione consiglia il tè frullato, un metodo di preparazione che richiede - come spiega lui stesso - grande maestria, eleganza dei gesti, senso della misura e sensibilità estetica nella scelta degli accessori. Gli insegnamenti di Huizong hanno avuto particolare successo in Giappone, dove sono alla base della sempre più complessa ritualità della ""cerimonia del tè"""" (cha no yu), ancora oggi iconica rappresentazione dell'estetica e dell'animo giapponese."" -
L' arte dell'aikido. L'educazione etica ed estetica del maestro Yoji Fujimoto
Il volume ricorda e rende viva, con una serie di scritti e di foto, la figura del maestro Yoji Fujimoto (1948-2012), VIII dan, shihan, quale imprescindibile riferimento per diverse generazioni di praticanti, per molti un vero maestro, oltre che di aikido, anche di vita. Vice-direttore didattico dell'Aikikai d'Italia (Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese, di cui è fondatore e direttore didattico il maestro Hiroshi Tada, IX dan, shihan), dagli inizi degli anni Settanta del secolo scorso fino alla sua scomparsa ha contribuito a diffondere con grande entusiasmo e professionalità il messaggio aikidoistico in tutta Italia, soprattutto al Nord, ma anche all'estero (in particolare in Russia e in Sudafrica). Dai contributi presenti in questo volume emergono le sue riconosciute qualità tecniche e soprattutto le sue notevoli capacità metodologico-didattiche, particolarmente evolute e raffinate, nonché una naturale abilità nell'essere riuscito, nel corso dei suoi quarant'anni di insegnamento, a dare corpo a un'etica e un'estetica nell'arte dell'aikido, molto apprezzate dai suoi tanti studenti e vissute da molti come un importante orientamento di vita. Il maestro Fujimoto ha formato molti praticanti con un'abilità educativa senza pari: da sempre ha manifestato un'innata predisposizione a educare la persona nella sua globalità, facendosi implicitamente portavoce di una pedagogia dell'aikido davvero efficace e funzionale. Fervore, passione, serietà, sensibilità, severità, socievolezza, comunicativa, umiltà sono alcune caratteristiche che contraddistinsero il maestro nel suo rendersi totalmente aperto e disponibile alla pratica e alla diffusione del linguaggio aikidoistico, consapevole di avere assunto la responsabilità di una missione, per niente facile, che lo ha reso un samurai della modernità. Il volume è corredato da fotografie, molte a colori, del maestro Fujimoto sia durante le lezioni, gli stage, i momenti anche privati. Il volume è arricchito da una intervista al maestro Hiroshi Tada, dal presidente dell'Aikikai Italia maestro Franco Zoppi. -
Il Mahabharata
Composto fra la seconda metà del II secolo a.C. e l'anno zero, il Mahabharata, ""Il grande (poema) dei discendenti di Bharata"""", è fra le opere capitali della letteratura d'ogni tempo e paese. Dentro la vicenda epica che ne costituisce l'ossatura, che occupa la metà circa dell'opera, sono intrise altre vicende mitiche ed epiche secondarie, genealogie divine e umane, novelle, ma soprattutto trattazioni teologiche, filosofiche, etiche, geografiche, scientifiche ante litteram e perfino frammenti di enigmistica. Ed è esattamente proprio questo assetto che al gusto attuale ne fa un capolavoro unico. Il centro della riflessione sfaccettata che vi si sviluppa è il dharma, la """"legge sacra"""" o l'""""ordine sociocosmico"""". L'opera si autodichiara sorgente di luce spirituale - con al centro la Bhagavadgita, """"Il canto del Signore"""", che si può considerare il Vangelo di centinaia di milioni di hindu -, proseguimento della rivelazione sacra e fonte di autorità in ogni campo. Una strofe molto famosa, collocata al principio e alla fine del Mahabharata proclama che quello che nel poema si trova riguardo al dharma e ai fini dell'esistenza si può anche trovare altrove, ma quello che lì non si trova non c'è da nessuna parte. In altre parole: l'opera racchiude e dischiude in ogni aspetto e dimensione la sacra legge eterna. Il lavoro di Kerbaker, riveduto dai suoi successori, offre al lettore oltre un sesto del poema. La scelta per la versione dell'ottava ariostesca è naturalmente intonata al metro usato per l'epica nella grande tradizione italiana. Al lettore contemporaneo le strofe kerbakeriane, molto scorrevoli, offrono con il loro linguaggio dovizioso un sapore inconfondibile, con immagini poetiche felici e lampi di folgorazione potente. Senza nulla perdere della caratteristica originaria, lo stile di Kerbaker vi aggiunge la grazia orecchiabile e lo stupore incantato di una infinita, fantasmagorica fiaba."" -
L' educazione dell'anima
Questo libro costituisce una sezione del Ravvivamento delle scienze religiose. Secondo al-Ghazâlî la confessione nell'Unicità induce certezza che la Potenza di Dio è all'origine di tutto; di qui nasce la fiducia in Lui e la conformità e l'abbandono totale alla Sua volontà. Il sentimento che «chi ha fatto un grano di bene lo vedrà e chi ha fatto un grano di male lo vedrà» (Corano, 99:7-8) comporta obbedienza a Dio. Tanto più forte sarà nel credente la certezza di quella verità, tanto più grande sarà la cura che egli metterà nel praticare gli atti di pietà e nell'evitare le cattive azioni. Egli indica anche come basilare la coscienza della presenza di Dio che conosce i segreti dei pensieri più intimi. Ogni credente ha questa certezza, ma quando essa diviene convinzione intima che domina il cuore, allora l'uomo, trovandosi solo, ha un comportamento degno in tutti i suoi atti e i suoi pensieri; allora egli si cura di purificare il proprio cuore e di ornarlo sotto l'occhio vigile di Dio, quindi pratica un complesso di virtù e una quantità di atti di ubbidienza di elevata qualità. Per conseguire una fede superiore a quella della gente comune e accedere al grado ideale di conoscenza, la chiave è la lotta spirituale, la resistenza alle passioni, la piena dedizione al ricordo di Dio. Questo grado però varia, dipende dall'applicazione dello spirito e dalla natura del soggetto. Il Maestro qui indica un percorso iniziatico sulla Via dei sufi. -
La scienza sacra. Al-Risàla al-Laduniyya
In questa breve epistola, al-Ghazâlî tratta la delicata questione della Scienza sacra o divina, facendo riferimento a una espressione coranica particolare alla «Gente di Dio», ossia i sufi. Partendo dalla conoscenza della dottrina dell'unicità di Dio, egli prende in considerazione l'anima e lo spirito, la scienza religiosa e quella intellettuale: la scienza dei sufi. La conoscenza umana si acquisisce attraverso l'insegnamento umano o attraverso l'insegnamento divino, ma non tutte le anime acquisiscono gli stessi livelli di conoscenza. Per arrivare a un alto grado di perfezione occorrono rinuncia, disciplina, vigilanza, riflessione. È un cammino che mira a riportare l'anima alla sua purezza originaria. -
Hapkido. L'arte elusiva. Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Filosofia, storia e difese da cintura bianca a nera.
Un manuale bilingue (italiano e inglese) che presenta la prima parte del programma tecnico formativo di Hapkido, illustra la filosofia, la storia e alcuni gruppi di difese da cintura bianca a cintura nera. Nelle parti introduttive sono spiegati i principi filosofici di questa arte marziale coreana, i gradi Kup, i livelli esperti Dan, le qualifiche, le uniformi Dobok, e la nascita e lo sviluppo dell'Hapkido nel mondo e in Italia. Nei capitoli centrali del libro sono descritte dettagliatamente e con fotografie estremamente chiare, le ""Difese da prese ai polsi"""", le """"Difese da prese frontali"""", le """"Difese da avvolgimenti e strangolamenti frontali"""", le """"Difese da pugno alto e da jab"""" e le """"Difese da calcio frontale, circolare e laterale"""". Lo studio e la pratica del programma tecnico deve essere seguito dalle spiegazioni pratiche e dalla guida di un maestro competente e riconosciuto di Hapkido."" -
Storia della guerra di Hogen. Hogen monogatari
La Storia della guerra di H?gen o H?gen monogatari, narra gli antefatti di un altro grande romanzo epico giapponese, Le storie di Heiji (Luni, 2019) ed entrambi rappresentano i massimi esempi di gunki monogatari, cioè ""racconti di guerra"""". Il tema che li accomuna è il conflitto di potere tra le due grandi famiglie degli Heike (in giapponese Taira) e i Genji (in giapponese Minamoto) per il controllo dei posti chiave del governo imperiale, che sfociò nel 1156 in una guerra breve ma spietata e fratricida. Fratelli sono l'imperatore in ritiro Toba, che muore prematuramente e i suoi successori Sutoku e Go Shirakawa, che combattono ferocemente tra loro per salire al trono. Go Shirakawa è sostenuto dagli Heike, ovvero Fujiwara no Tadamichi, figlio maggiore del reggente Fujiwara no Tadazane. Venuto a conoscenza di un complotto fomentato da Sutoku, Go Shirakawa fa assalire nottetempo il suo palazzo scatenando il conflitto mortale. Nello schieramento opposto, all'interno del clan guerriero dei Genji-Minamoto, si trovano in lotta fra loro anche i figli di Minamoto no Tameyoshi: Tameyoshi stesso, con i suoi figli minori, primo fra tutti l'invincibile arciere Tametomo, sono alleati di Sutoku, insieme a Taira no Tadamasa. I figli maggiori di Tameyoshi, con a capo Yoshitomo, sono schierati dalla parte di Go Shirakawa, così come Taira no Kiyomori, a sua volta nipote di Tadamasa. Da questi complicati intrecci di alleanze, contro-alleanze e rivalità fra padri, figli, parenti, signori feudali e vassalli si sviluppano in brevissimo tempo, dal 28 luglio al 16 agosto 1156, una serie di vicende sanguinose: battaglie, tradimenti, esecuzioni, condanne all'esilio, suicidi, maledizioni, in un crescendo drammatico reso più tragico dai legami familiari che uniscono fra loro vittime e carnefici. Fratelli maggiori che fanno uccidere i fratelli più piccoli ancora bambini, madri che si tolgono la vita per la disperazione, ex imperatori esiliati in isole remote che impazziscono e muoiono in solitudine... una trama complessa, drammatica e avventurosa, che Shakespeare forse avrebbe trovato congeniale. In poco più di due settimane il destino di tutti i protagonisti precipita in modo inesorabile. Gli eventi si susseguono a ritmo serrato e i dialoghi rivelano in poche frasi taglienti tutta la psicologia dei personaggi: è un romanzo epico di epoca medievale, ma si legge come la sceneggiatura di un film, o, perché no, di un tragico e sontuoso anime."" -
Storia della mia vita. Ediz. integrale. Vol. 1: Abatino 1725-1744, L'.
Scrive Casanova in questo volume: «Passai a Padova un altro anno a studiare giurisprudenza. A sedici anni mi sarei laureato dottore in diritto civile con una tesi sui testamenti, e in diritto canonico sulla possibilità per gli ebrei di edificare nuove sinagoghe. A me sarebbe piaciuto studiare medicina, ma non mi diedero retta; detestavo la giurisprudenza. Mi dicevano ""Con la parlantina che hai, farai fortuna da avvocato"""" (e peggio: """"da avvocato ecclesiastico""""). Se ci avessero pensato meglio, mi avrebbero dato retta e sarei diventato medico: la ciacola del ciarlatano rende ancor più soldi di quella dell'avvocato. Risultato: non praticai né da avvocato né da medico. Dirò di più: evito di litigare in giudizio, come evito le cure mediche. I litigi rovinano le famiglie, le cure ammazzano più malati di quelli che guariscono. Sbarazzarsi di quelle due categorie renderebbe il mondo migliore». Il manoscritto delle memorie di Casanova. Eccolo qui allegro e spettinato, con voce limpidissima, in barba alle alterazioni editoriali, alle condanne capitali, o alle lodi reticenti dei censori che ha subito per due secoli. Fa un effetto curioso: emerge dalle nebbie come un grande della nostra narrativa. Il maggiore del suo secolo e di alcuni altri, prima e dopo."" -
Storia della mia vita. Ediz. integrale. Vol. 4: Alla ventura.
«C'era Manon, la figlia di Silvia: con lei non ero mai andato oltre la conversazione a tavola. Ci lamentiamo, quando le donne che ci amano e si sanno amate si rifiutano; ma abbiamo torto. Ci amano e temono di perderci; per loro è importante coltivare il nostro desiderio. Desìderi quello che non hai; quando lo hai non desìderi più. Hanno ragione a tirarsi indietro. Entrambi i sessi desiderano. Come mai l'uomo non si rifiuta mai alla donna che ama e lo sollecita? Evidentemente c'è un'asimmetria: per l'uomo il piacere che dà conta più di quello che riceve; perciò non si sa tirare indietro. Invece alla donna importa di più il piacere che prova: quando lo rinvia pensa al futuro, a tenersi aperta la via. È il motore della civetteria, che si perdona alle donne. Un uomo civettuolo non è mica normale».