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Calvino in Topolino. Storie di scrittori, di libri e di lettori
Chi ha un poco di conoscenza del mondo editoriale di oggi sa che ognuna di queste competenze è perfettamente segmentata, frammentata in ulteriori piccole sottocategorie separate e indipendenti l'una dall'altra. L'autrice riporta le parole di Beppe Oreffice: «La nostra principale attività era la ricerca: cercavamo la cultura, cercavamo l'utopia, cercavamo la vita, cercavamo per cercare. Eravamo interessati a tutto, anche ai piccoli fatti: sembrava di essere al crocevia del mondo e che tutto ciò che succedeva ci vedesse in qualche modo partecipi o coinvolti. Eravamo disponibili a viaggi ai limiti dell'umano, in quell'Italia fatta a pezzi dalla guerra, per vendere, il più delle volte, tre o quattro libri. Avevo però l'impressione di non dover vendere libri, ma idee e cultura. Avevo imparato che la filosofia della casa editrice poteva essere riassunta in tre verbi: esserci dovunque potessero esserci dei lettori, far conoscere un messaggio e le idee, spingere alla lettura e al piacere del contatto con il mondo dei libri e con i suoi attori». -
Il pubblico e l'artista. Conversazioni e dibattiti
Dall'autunno del 1928 a quello del 1930 Depero, durante il primo viaggio negli USA, visse a New York una stagione irripetibile, dove verificò e sperimentò quello che i futuristi in Italia avevano solo vagheggiato: traffico automobilistico già incredibile, grattacieli, treni sotterranei e anche sopraelevati in un agglomerato urbano fuori scala rispetto alla situazione italiana. Perciò, quando tornò in Italia, in un'Italia indietro di quaranta, cinquant'anni rispetto agli Stati Uniti, si rese conto che non aveva più nulla da immaginare, non vi era più una ""visione futura"""" nella sua mente, perché lui il Futuro lo aveva già vissuto a New York. Per questo motivo un po' alla volta si distaccò dal Futurismo. Depero durante il periodo bellico lavora incessantemente, e scrive, scrive sempre. Nell'inedito qui pubblicato utilizza l'escamotage del dibattito, perché gli forniva la possibilità di spiegare la sua arte in un modo non pedante, quasi in forma teatrale, quindi con una scrittura più scoppiettante. I temi che affronta sono i più riservati e profondi tra tutti quelli che può presentare un artista: in un passaggio dal manoscritto si lancia in una sorta di """"retro marcia"""" dal presente al passato, innescata sul concetto di arte antica, un passo dalle venature quasi surrealiste. Come scrive il curatore del volume Maurizio Scudiero: «È un Depero a tutto campo quello che transita in questo manoscritto, un Depero che ci restituisce la storia del Futurismo e dell'arte vista attraverso la lente di chi la storia dell'arte della prima metà del XX secolo l'ha vissuta in prima persona, ricavandone tanta soddisfazione»."" -
Le disgrazie del libro in Italia
Non crediamo ci sia esempio più fulgido delle parole di Giovanni Papini, scritte 80 anni fa e oggi riproposte integralmente con una introduzione di Roberto Palazzi, libraio antiquario e profondo esperto del mondo del libro, per rappresentare lo ""stato del libro"""" in Italia, oggi come allora, precario, spesso deludente, senza prospettive di guadagni, affidato al cuore di quei pochi lettori (sempre meno) che con coraggio continuano a comperare libri."" -
Storia della letteratura autoprodotta. Da Ariosto ai self-publishers
Quale è il sogno di ogni scrittore? Vedere pubblicato il proprio libro. Non è facile per un autore esordiente trovare un editore disposto a pubblicare i suoi scritti, motivo per cui spesso decide di finanziarne la pubblicazione stampando in proprio, con la fatale conseguenza di destinare nella maggior parte dei casi se stesso e la sua opera all'oblio. Di tanto in tanto però la Storia sistema le cose e inciampa in un piccolo paradosso: l'anonimo scrittore diventa famoso. Se proviamo a ripercorrere la storia degli autori che si sono autopubblicati troviamo, sorprendentemente, quasi tutti i più grandi scrittori della letteratura mondiale e alcuni tra i loro capolavori. Nella galassia dei libri autoprodotti ci sono opere di Poe, Melville, Hawthorne, Whitman, Dickens, Carroll, Austen, Verlaine, Rimbaud, Rilke, Tolstoj, Gogol, Proust, Joyce, Pound, Garcia Marquez, e alcuni tra i massimi scrittori italiani, da Foscolo a Manzoni, a Verga, Fogazzaro, Svevo, Moravia, Palazzeschi, Gozzano, Pasolini, Gadda e Montale, insieme a moltissimi altri di pari fama -
Manuale di astrologia dell'India antica
Il Manuale di astrologia dell’India antica, qui proposto per la prima volta in traduzione italiana, ci trasporta nell’ambiente di corte dell’India del V-VI secolo, consentendoci un’immersione nella sapienza ancestrale e nel clima culturale della raffinata corte dell’Impero Gupta (320-510 d.C.). La Brihat Samhita o “Grande Raccolta”, manuale di astrologia dell’India antica, venne composta da Varahamihira, uno dei massimi astronomi-astrologi del suo tempo. Nell’opera confluirono, insieme agli studi dell’autore, le conoscenze tradizionali attribuite ai saggi del passato ordinate e sistemate in 106 capitoli e 2790 strofe, così divise per poter essere consultate dagli astrologi e studiate da chi si apprestava a diventarlo, come un vero e proprio manuale d’uso quotidiano. Il Manuale di astrologia dell’India antica, benché noto agli indologi dalla seconda metà del XIX secolo ma praticamente sconosciuto al lettore italiano, viene proposto in questa versione curata da Annamaria Dallaporta e Lucio Marcato sulla scia di altri trattati e manuali del catalogo Luni, considerati imprescindibili per la conoscenza dell’India antica. In Occidente, nonostante la diffidenza di stampo post-illuminista riservata all’astrologia, molti studiosi di prim’ordine dalla fine del XIX secolo hanno indagato la natura, la struttura e la stratificazione dei significati dell’astrologia antica, che consideravano come il tentativo essenziale dell’umanità di elaborare un rapporto con il Cosmo. Questo libro, se da un lato è un vero e proprio manuale di astrologia per comprendere le vicissitudini quotidiane spesso oscure che capitano a tutti gli uomini, dall’altro lato è una “finestra” aperta sulla vita di corte dell’India dell’Impero Gupta. -
I talebani. Storia e ideologia
Chi sono i Talebani? Quali sono le radici ideologiche e teologiche del movimento che il 15 agosto 2021 ha conquistato Kabul dopo vent'anni di occupazione militare guidata dal più forte esercito del mondo? Quanto sono cambiati dal primo Emirato sconfitto dopo la guerra seguita alla strage delle Torri Gemelle del 2001? In una lunga postfazione, Giuliano Battiston ed Emanuele Giordana, due giornalisti che da anni viaggiano in Afghanistan per raccontarlo, tracciano invece il tragitto talebano a partire dalla fine dell'Emirato e in particolare dal 2003, quando i Talebani si riaffacciano prepotentemente sulla scena. Ne descrivono lo sforzo per presentarsi come un movimento nazionale e sovra tribale che si stacca dal globalismo jihadista e si riallaccia alla tradizione dei conflitti coloniali combattuti per cacciare gli stranieri. -
Cento volti delle parole. Ediz. a colori
Dedicando una imponente parte del suo lavoro ai ritratti di protagonisti di ogni tempo della parola scritta, Fabio Sironi ha colto, con lo spirito di chi siede di fronte all'immensità, il tutto, l'uomo e l'opera. Riuscire a far ""parlare"""" un ritratto, disegnandolo è, per molti versi, un dono di natura: non tutti ne possiedono la grazia, non tutti ne sono capaci. Attraverso molte diverse tecniche di disegno (dal semplice disegno a matita o penna biro oppure con composizioni d'atmosfera con tecniche più complesse come l'uso del pennino, i ritocchi con la grafite e il colore acrilico usato in maniera pittorica, il collage con colla e forbici e il fotoritocco digitale), Sironi ci introduce in questa sua personale wunderkammer costituita da 100 ritratti non dei soliti volti noti copiati sulla carta, ma di vere e proprie """"anime disegnate"""". Dietro l'opera di uno scrittore vi è, sempre e comunque, un uomo, con tutti i suoi pregi e le sue idiosincrasie, le sue paure e i difetti, i sogni e spesso, gli incubi; vi sono tutte le fragilità che l'arte conficca nel cuore di questi """"esseri"""". Cogliere il senso di tutto questo in un tratto, in un disegno, genera in chi guarda, quello stupore spontaneo, genuino, immediato, simile a un'esplosione di bellezza nell'infinito. Questo esprimono i ritratti eseguiti da Fabio Sironi: una ammaliante e profonda empatia che nasce mentre guardi quel volto e ti pare di aver compreso tutto, di essere lì, insieme a colui che è stato ritratto, parafrasando Gabriel Garcia Marquez, la storia che sta scrivendo si scrive insieme a noi e noi siamo parte della stessa e con essa veniamo trasportati via da quel vento meraviglioso che ci insegna che l'eternità, tutto sommato, non è prerogativa del divino, ma la si può trovare dentro quel ritratto che vediamo, che è l'autore stesso del ritratto, colui che lo sta ritraendo e che, in sostanza ultima, siamo noi stessi. Prefazione di Ferruccio de Bortoli."" -
Nietzsche in Italia
Quello che scorre lungo le pagine di questo intenso racconto dedicato da Guy de Pourtalès a Nietzsche che visita, vive, ama, soffre e per non perdersi ritorna in Italia, è un vero e proprio gesto d'amore letterario: l'autore ci presenta gli incontri, i luoghi, i sogni e le frustrazioni del genio della filosofia moderna attraverso gli incontri, le vie e i palazzi delle città italiane da lui amate, Genova, Roma, Venezia, Torino, ultima tappa e definitivo barlume di coscienza prima del buio. In questi luoghi Nietzsche cercò di trovare un po' di pace dai tormenti della sua mente, dal dolore della quotidianità, dall'incapacità di vivere il presente perché proiettato in quella dimensione per noi quasi sconosciuta che è la definizione del pensiero assoluto. Leggiamo uno stralcio tratto dal testo qui presentato e dedicato al soggiorno veneziano del filosofo, che ci illumina su come de Pourtalès ha inteso scrivere delle peregrinazioni del filosofo in Italia: «Questa fu la Venezia senza mandolini di Nietzsche. Certo non ebbe una giovinezza molto brillante, questo filosofo votato a diventare un Cristo laico, allorché se ne andava verso il suo calvario spirituale. Come unico amore, l'umanità futura. Come solo discepolo, un musicista indigente. Siamo lontani da quegli antichi veneziani di rango: il Byron gaudente e veramente troppo fortunato, lo snob Chateaubriand, il patetico Mickiewicz, il simpatico Musset con la sua barba da parrucchiere. Tutto questo pittoresco letterario si è stinto mentre diventavamo adulti. Oggi, queste ombre così grandiloquenti sono impallidite; queste ambizioni forsennate ci fanno un poco sorridere, e il modesto Nietzsche, così riservato, ci commuove di più nella sua discrezione, nella sua chiaroveggenza ironica. La sua Venezia personale non ha per niente l'aspetto di un piedistallo dove ci si arrampica per posare. Non ha l'aspetto di un albergo dove si gode qualche giorno di piacere. Per lui non fu che una melodia dell'anima, il preludio alle sue opere più autentiche. Più tardi scrisse in Ecce Homo: ""Quando cerco una parola per sostituire quella di musica, non trovo altro che la parola Venezia""""»."" -
Il simbolismo della croce
La croce è da secoli l'emblema della tradizione religiosa propria della civiltà occidentale, anzi, per più di duemila anni, o almeno finché gran parte dell'Occidente non ha deciso, mosso da fini coscienti o da impulsi inconsci (e le analisi di questi motivi potrebbero essere inesauribili), di rimuovere, decostruire o esplicitamente distruggere gran parte dei fondamenti stessi della sua cultura, ne è stata il simbolo per eccellenza. La croce però non appartiene in modo esclusivo al cristianesimo e alla storia degli emblemi occidentali; e anche se questo può apparire ormai un concetto acquisito, è molto meno evidente il senso profondo del suo simbolismo universale. Guénon come sempre ricerca i concetti spirituali e metafisici che le figure simboliche esprimono, i princìpi intangibili nascosti dietro alle raffigurazioni materiali. Li analizza con una precisione vertiginosa, sorretto dalla sua conoscenza diretta delle concezioni essenziali delle dottrine dell'Islam, dell'India, dell'ebraismo, di tutta la tradizione cristiana, ermetica e massonica e molto altro ancora. Si rivela così una pluralità ricchissima di sensi simbolici che illuminano il significato stesso del nostro essere al mondo e degli scopi dell'esistenza umana. In questi studi, però, il senso della condizione umana è inserito in una ricerca molto più vasta del significato dell'esistenza universale e delle modalità in cui si manifesta: i diversi stati che, nella loro molteplicità, riflettono l'unicità del principio infinito dell'Essere. -
Tradurre la vita
Serafino Balduzzi ci introduce, attraverso le pagine di questo suo scritto, a metà tra autobiografia di vita e di traduttore, negli aspetti complicatissimi del tradurre, un atto che comporta una immedesimazione quasi totale con l'autore originario, una immersione e duplicazione di se stessi per poter comprendere profondamente non soltanto il senso del testo, ma il ""respiro"""", le sfaccettature più sottili legate, come per la musica, sia alla parola sia alle pause, diverse per ogni autore, paese, tempo. La grande maestria ed esperienza di Balduzzi, che ha affrontato sia testi della nostra cultura occidentale, sia della Cina antica, sia la nuova traduzione integrale della """"Storia della mia vita"""" di Giacomo Casanova, viene servita come un puro distillato con esempi e lampi fulminei di comprensione e parallelismi tra vari esempi di traduzione e assimilazione del significato del testo originario."" -
L' esoterismo di Dante
Decifrare il simbolismo della Divina Commedia è da sempre un compito arduo, che schiere di commentatori hanno affrontato nel corso dei secoli. Per il lettore odierno le cose si fanno ancora più difficili: non solo per il linguaggio enigmatico di cui Dante riveste le sue allusioni, le sue profezie e la struttura stessa del poema, ma per la distanza pressoché incolmabile tra la sua visione del mondo e quella attuale. L'uomo cosiddetto moderno vede del mondo solo il significato letterale, misurabile, quantitativo; per lui, tutto è solamente ciò che è, non rimanda a nulla se non a se stesso, al suo esistere qui e ora come entità misurabile, quantificabile, mercificabile o, se proprio vuole attribuirgli un valore intangibile, al massimo lo definisce come ""informazione"""". Per Dante e per tutti coloro che sono legati a una Tradizione autentica, invece, il mondo è una rete, in cui tutto ciò che esiste è legato da corrispondenze invisibili che rispecchiano un ordine infallibile, che si manifesta in cicli temporali, leggi matematiche, gerarchie degli esseri, un ordine di cui un sapere antichissimo ha tramandato i codici, ormai dimenticati, ma forse non del tutto. Guénon ne è uno dei custodi e in questi studi mette la sua conoscenza al servizio del poema di Dante, svelandone le corrispondenze più sottili e nascoste con la Tradizione originale. Sfatando le interpretazioni di autori che hanno creduto di spiegare Dante attraverso la lente deformante della loro epoca, Guénon non restituisce al suo simbolismo tutta la complessità metafisica da cui è sorto."" -
Mani pulite. Governo dei giudici, «pensiero unico» 1992-2022
1992: ""Mani pulite"""". Trent'anni fa, un evento giudiziario mai visto prima cambiò radicalmente la storia politica italiana. e, forse, non solo quella politica. Finora, di Tangentopoli e del terremoto che sconvolse un'intera classe dirigente, abbiamo avuto una descrizione del quadro storico-politico. Questo volume a più mani, invece, ci offre un quadro composito e articolato della situazione dal 1992 a oggi, che racconta, con precisione e senza pregiudizi ideologici, quello che successe a livello storico, politico, giudiziario, culturale e giornalistico. Un quadro che cerca di rispondere ad alcune domande che finora sono rimaste sostanzialmente senza risposta."" -
Il libro dei morti
Giappone, VIII secolo. Un morto si risveglia nel proprio tumulo ma non riesce a ricordare chi fosse stato in vita. L'unico legame che lo trattiene in questo mondo è il ricordo di una donna. Nel frattempo, una giovane di nobili natali fugge nella notte inseguendo una visione luminosa apparsale sulla sommità di un monte. In questo romanzo modernista, impressionistico e inquietante, il Giappone dell'antichità riemerge dalle tenebre del tempo con la gravità sacrale di un mondo in cui il mistero faceva ancora parte della vita. La vicenda della giovane protagonista diventa l'occasione per guidarci alle scaturigini stesse di ogni letteratura, dove i temi universali della vita, dell'amore e della morte tornano a pulsare della primordiale vitalità dei miti. -
La maledizione di Oiwa e altri racconti
Tamiya Iemon è un ronin senza scrupoli, schiavo della lussuria e della cupidigia. Riunitosi con la moglie Oiwa, che nel frattempo ha dato alla luce un bambino, impiega poco tempo a stancarsi della condizione di povertà in cui si ritrova. Il vicino di casa, Ito Kihei, membro del feudo rivale, gli propone di convolare in seconde nozze con la nipote, la bella Oume, innamorata di lui perdutamente, nonché il reintegro al rango di samurai a patto di abbandonare Oiwa. Il loro piano è diabolico: prima le somministrano con l'inganno un veleno che le gonfia orribilmente parte del viso e porta ciocche di capelli a staccarsi a ogni passata di pettine, poi la accusano ingiustamente di adulterio. Oiwa è disperata e, complice l'effetto del veleno, muore in circostanze tragiche, trafitta da una spada conficcata in una colonna della sua stessa dimora. Da allora il suo spirito vendicativo trascinerà Iemon e tutti coloro che gli sono vicini in una spirale di rancore e morte, imponendosi nella storia della letteratura giapponese come una delle figure più memorabili e celebrate anche nelle arti figurative. Oltre a Yotsuya Kaidan nel volume sono inclusi altri tre racconti brevi che narrano di paure, vizi e costumi della società giapponese del tempo. -
Labirinto d'erba
Dopo anni di ricerca in tutto il Giappone, il giovane Hagoshi Akira crede di aver trovato nella Porta Nera, una vecchia residenza situata presso un promontorio maledetto, il luogo dove potrà finalmente trovare l'unica persona che ricordi la filastrocca cantatagli un tempo dalla defunta madre. Quella che sembra solo una casa fatiscente si trasformerà nel teatro di eventi inesplicabili e crudeli cui Akira resisterà come un novello Teseo proiettato in un labirinto mentale da cui, tuttavia, non vorrà fuggire. In una vorticosa alternanza di voci e personaggi dominata dall'uniforme, implacabile mistero che aleggia su tutto il villaggio di Akiya, la narrazione di Izumi Ky?ka ricorda un'opera di no dove ogni gesto ha l'inequivocabile nitore di una stampa, mentre, incastonati come gemme, brillano per tutto il testo raffinati richiami alla letteratura giapponese classica e alle arti figurative: è un tripudio visionario dove l'elemento fantastico risulta essere talmente concreto nella sua meticolosa evocazione da suscitare nel lettore una sincera sospensione dell'incredulità. La presente edizione è arricchita dalle raffinate illustrazioni dell'artista giapponese Yamamoto Takato. -
Il mastino dei Baskerville illustrato da Fabio Sironi. Ediz. illustrata
Quando sir Charles Baskerville muore in circostanze misteriose, Sherlock Holmes viene chiamato a indagare nella brughiera inospitale e desolata. Il re dei detectives deve affrontare il suo caso più intricato, per non dire diabolico, e dovrà fare ricorso a tutte le sue capacità di deduzione per risolvere il mistero agghiacciante del terribile mastino dei Baskerville, in un susseguirsi senza respiro di colpi di scena. Pubblicato a puntate nel 1901 dal giornale inglese The Strand Magazine, è uno dei racconti più celebri del famoso investigatore. Conan Doyle trasse l’ispirazione da un soggiorno a Dartmoor, una regione selvaggia del Devon, con un paesaggio arcano, inospitale, tra paludi e brughiere, in cui circolavano strane leggende di bestie soprannaturali; qui si trovava anche una tetra prigione che lo scrittore visitò. Immerso in quest’atmosfera inquietante, tra leggende e superstizioni, Conan Doyle trova il materiale perfetto per una serie di vicende in cui il più fitto mistero si accompagna a una logica implacabile. È uno dei romanzi più amati della letteratura inglese: Il mastino dei Baskerville nel 2019 è stato inserito dalla BBC nella lista dei 100 romanzi in lingua inglese più influenti (100 Novels that Shaped Our World), e oggi rivive in questa nuova edizione insieme ai disegni del grande Fabio Sironi, dal tratto intenso, suggestivo e non privo di ironia… proprio come Sherlock Holmes. -
Pasolini, una vita
Edizione riveduta e ampliata con documenti inediti a cura di Simone Gianesini. -
L' avvenire della globalizzazione. Scritti giornalistici (1969-79)
Danilo Breschi, con questa raccolta di articoli giornalistici scritti da Ugo Spirito negli ultimi dieci anni di vita (1969-1979), aggiunge un tassello importante nella ricostruzione del percorso umano e intellettuale del filosofo. Sono anni particolari. Il '68 è passato e Spirito si è trovato, per la prima volta nella sua lunga vita, isolato dalla cultura ""che conta"""". Lo Spirito che qui emerge discute di aborto e di inquinamento, di conformismo e di futurologia, di divorzio e di minoranze, di parità dei sessi e di rivolta delle carceri, di limiti della scienza e di debolezza della Costituzione: insomma, parla di temi che declina in termini filosofici, sorprendendo per la freschezza e la modernità delle analisi. In particolare egli avverte la presenza di un fenomeno, che oggi chiamiamo globalizzazione, che non solo individua trent'anni prima che il concetto diventi cultura diffusa, ma ne prevede limiti e sviluppi con una lucidità impressionante. La raccolta antologica, preceduta da una esaustiva introduzione di Danilo Breschi, si conclude con le interviste a quattro intellettuali, amici, colleghi e allievi, Giuseppe Bedeschi, Hervé A. Cavallera, Francesco Perfetti e Antonio Russo, che contribuiscono a completare il quadro intellettuale e umano del filosofo."" -
La via di Sorel al socialismo
Rivoluzionario sul piano politico ma conservatore su quello morale, apologeta di Lenin ma ispiratore di Mussolini, cantore della rivoluzione operaia ma icona dei Camelots du Roi. Difficilmente nella storia del pensiero politico contemporaneo si può incontrare una figura più tormentata e contraddittoria di Georges Sorel. Tutta la sua vita è orientata verso una ricerca spasmodica di una sintesi politico-ideologica in grado di coniugare rivoluzione e reazione, ed è in quest'ottica che va considerato il suo pellegrinaggio politico che lo porta dal marxismo al leninismo, passando attraverso il riformismo, il sindacalismo rivoluzionario e il nazionalismo. Ossessionato dall'idea di decadenza e mosso da un profondo odio verso lo spirito borghese, Georges Sorel elabora una teoria volta a fornire al protagonista del progresso sociale (il proletariato) i mezzi per compiere il suo fine (la rivoluzione). Tuttavia, differentemente da Marx, Sorel non ingabbia il socialismo in una struttura deterministica che procede in modo meccanico verso una realizzazione certa ma, tramite la funzione del mito, lo lega inestricabilmente all'azione umana e ai suoi imprevedibili sviluppi. Questa visione, in cui si fondono elementi divergenti appartenenti a diverse culture politiche e filosofiche, porta alla teorizzazione di un sistema elastico facilmente strumentalizzabile. L'obiettivo del libro è, dunque, quello di fornire al lettore il proverbiale filo di Arianna indispensabile per orientarsi in quel peculiare labirinto rappresentato dall'intricato pensiero del «filosofo della violenza operaia». Prefazione di Danilo Breschi. -
Soggiorno a Venezia. D'Annunzio nella Recherche: un inedito
L'Europa che dalla Belle Époque, dal Gran Ballo Excelsior, era piombata a piè pari nelle trincee del Carso, in un battito di ciglia era passata dalle tinte rosa dei quadri delle femme fleures di Boldini ai cupi manifesti di guerra rosso sangue, si trovava a dover ricomporre i suoi cocci e già vedeva i primi scontenti della pace, tra i quali e prima di tutti proprio Gabriele D'Annunzio che, animato da sentimenti di rivalsa contro Versailles, gridava alla ""vittoria mutilata"""". In tale temperie germina questo controverso episodio della """"Recherche"""" di Marcel Proust che vede aleggiare la presenza del Vate in una frivola, ma quanto mai pregnante discussione da caffè, in una Venezia di cent'anni fa. Proust, l'11 dicembre 1919, all'indomani dell'assegnazione del premio Goncourt, e circa due mesi dopo l'entrata a Fiume dei legionari fiumani al seguito di D'Annunzio, intenti a riprendersi l'Istria e la Dalmazia loro negata dai burocrati, pubblica sul Matin un'anticipazione del suo romanzo maggiore, inserendo questo ironico cammeo sull'impresa fiumana. Il brano in questione, che avrebbe dovuto far parte del sesto volume della """"Recherche"""", ossia del tomo """"Albertine disparue"""", poi """"La Fugitive"""", fu ripreso in Italia nell'edizione del 2 settembre 1924 del quotidiano Il Mondo (fondato da Giovanni Amendola a Roma), nel quale si riproduceva tradotto ma per poi apparire, curiosamente purgato del riferimento a D'Annunzio, nell'edizione definitiva della """"Recherche"""". Il traduttore dell'epoca, che si firmava con la sigla G.S., dava in questo modo in pasto al pubblico italiano questo gustoso estratto, che vede un elogio piuttosto enfatico, per non dire smaccato, rivolto a D'Annunzio da parte di un misterioso autore francese di nome Marcel, appunto, Marcel Proust.""