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In terra di letteratura. Poesia e poetica di Giovan Battista Marino
Il decimo volume della Biblioteca Barocca si caratterizza per il tentativo di ""socchiudere la porta dell'officina mariniana e gettarvi uno sguardo"""". La prima parte del libro ha un taglio analitico e tassonomico, e indaga il rapporto che il Marino stabilisce con le proprie fonti (nel caso specifico, i panegirici di Claudiano) e con archetipi letterari come i testi biblici e la Commedia dantesca, alla ricerca di alcune unità minime di cui il poeta si serve nella costruzione dei testi. I capitoli successivi si concentrano su un modello di fondamentale importanza per comprendere in profondità le ragioni della poetica di un autore che non volle esplicitarla in modo sistematico: gli scritti mariniani si rifanno con insistenza alla """"Gerusalemme liberata"""", mettendo in mostra un atteggiamento oscillante tra il rovesciamento parodico e la sfida. Si giunge quindi a focalizzare l'attenzione sull'""""Adone"""" e se ne offre una lettura che ambisce ad essere un'interpretazione generale del poema, nella convinzione che sia possibile individuare in esso un significato di fondo, e che tale significato sia di natura tragica. La sezione conclusiva scandaglia infine i legami che intercorrono fra l'opera di Marino e quella di due contemporanei, Guido Casoni e Agostino Mascardi."" -
Verso una poetica rituale
Il modello teorico di una poetica rituale proposto da D. Yatromanolakis e P. Roilos fonda una nuova problematica che si basa sulla inscrizione di forme rituali in più vasti sistemi d'espressione culturali e sociopolitici all'interno di varie tradizioni del mondo greco. Il ""caso greco"""", col suo materiale sterminato, contrassegnato da svariate continuità e discontinuità, spesso pieno di rimaneggiamenti ideologicamente ispirati nell'arco di tre millenni, offre un terreno certamente impegnativo ma fecondo per indagini comparative. L'ipotesi è verificata in tre precisi ambiti di ricerca: Saffo e la lirica greca arcaica, il romanzo bizantino del XII secolo e l'opera poetica di Odysseas Elytis."" -
Una foglia verde oro. Poesia cipriota contemporanea
Crescenzio Sangiglio ha selezionato il materiale poetico partendo dall'idea di fondo che Cipro è la patria di una produzione poetica assolutamente originale e autonoma, non la sede di una delle tante periferie della letteratura di lingua greca. Questo taglio ha consentito di recuperare in tutto il loro spessore spiccate personalità poetiche, dal ""vate"""" Vassilis Michailidis fino agli esponenti delle ultime, vivacissime generazioni. La fedele traduzione cattura il lettore in una dimensione familiare e remota."" -
Il PCI in Puglia all'epoca dei «poli di sviluppo» (1962-1973)
All'inizio degli anni Sessanta, il Pci pugliese, con una fisionomia bracciantile e rurale, si confronta con i processi di industrializzazione e con l'affermazione dei governi di centro-sinistra. La ricerca di Valerio Vetta, inserendosi negli studi più recenti sulle culture politiche del Novecento rilette attraverso le differenze territoriali, esamina i cambiamenti avvenuti nel partito regionale di fronte alle sfide imposte dalle trasformazioni socio-economiche e dalla transizione politica. L'analisi del dibattito interno ai gruppi dirigenti, dell'insediamento organizzativo e del consenso elettorale, condotta sulla base di una ricca e inedita documentazione, evidenzia la progressiva acquisizione della ""via italiana al socialismo"""" e, contestualmente, i tempi e i modi dello sviluppo del partito nelle realtà urbane."" -
Prigionieri di noi stessi. Il totalitarismo nella vita di ogni giorno
Prigionieri di noi stessi è forse l'opera più significativa dell'intrigante produzione di Gündüz Vassaf che, a parere del premio Nobel Orhan Pamuk, è ""lo spirito più libero della prosa turca"""". Equidistante fra saggistica e narrativa, il testo di Vassaf demolisce, con un rigoroso procedimento dialettico che evoca sia Socrate che Nietzsche, gli innumerevoli luoghi comuni su cui si fonda la nostra convivenza, smontando i miti della nostra presunta libertà. È un libro duro, ma non pessimista: lo spietato percorso di Vassaf non conduce all'inferno, cerca solo una libertà vera."" -
Isaac, l'uomo che intrecciava filo di ferro
Alessandria d'Egitto ai primi del Novecento. Dalla variopinta taverna gestita da Binder, un ebreo romeno, passa una moltitudine cosmopolita tra cui si nota Isaac, un disertore in fuga per motivi d'amore, rifugiatosi nell'alcol, Yusuf, un pittoresco venditore di lotterie, Motrogan, un favoloso violinista zingaro, Sotir, un cambusiere di passaggio... Sono alcuni protagonisti di ""Isaac, l'uomo che intrecciava"""" filo di ferro, la """"novella"""" pubblicata da Panait Istrati nel 1927, che è pure una ghiotta 'anteprima' del romanzo che il narratore di Braila stava scrivendo a quattro mani con l'amico Josué jéhouda, """"La famille Perlmutter"""". Per questo la plaquette pubblicata per i tipi dell'editore Heissler di Strasburgo apre un intrigante caso letterario: il raffronto tra la novella e il romanzo consente infatti di entrare nel laboratorio dei due scrittori, vederli lavorare fianco a fianco, individuare con buona approssimazione lo specifico contributo di ciascuno alla creazione del testo letterario."" -
La poesia e la morale. Appunti inediti (1902-1911)
"La poesia e la morale"""" è il titolo con il quale nel 1983 G.P. Sawidis rese pubblico un pacchetto di riflessioni che Kavafis aveva steso nel corso di una decina d'anni (1902-1911) e che affrontano i temi più cari al poeta d'Alessandria: verità e menzogna nella poesia, il rapporto tra il 'mestiere' di poeta e una vita 'normale', il ruolo dell'eros - di un eros 'particolare' nella creazione poetica, il concreto 'fare' poetico nel 'laboratorio' dell'artista. La raccolta risulta poi particolarmente preziosa ove si pensi che Kavafis, oltre alle sue straordinarie poesie che lo hanno consacrato come il più grande poeta della letteratura neogreca, scriveva molto poco e pubblicava ancor meno. Gli appunti che vengono qui presentati divengono pertanto un'incursione davvero unica nell'universo del grande poeta. Prefazione di Gianni Schilardi." -
La Grecia moderna. Una storia che inizia nel 1821
Era attesa da tempo una storia della Grecia che fosse esente da vistose tare nazionalistiche e realizzata con la misura e il garbo di Veremis e Koliopulos. Scritta a quattro mani da due noti specialisti, questo saggio presenta la storia della Grecia moderna dalla rivoluzione del 1821 fino ai nostri giorni, segnalandosi per l'equilibrio tra i vari orientamenti storiografici e la capacità di aprire a nuovi punti di vista e a inedite ipotesi di lettura. -
La nave di pietra
È la ricca e sferzante antologia di un poeta irriverente e non convenzionale. Vassiliu vive il suo impegno civile cercando di andare alle radici della solitudine del popolo cipriota, esistenziale prima che storica. In questo scavo si scatena la spietata analisi che travolge tutte le istituzioni, ricorrendo al sarcasmo e alla più bizzarra creatività. Il lettore avvezzo al millenario lirismo della poesia di lingua greca, addentrandosi nel mondo poetico di Vassiliu, s'imbatte in un nuovo continente letterario, talvolta sconcertante. -
Pallidi segni di quiete
"Pallidi segni di quiete"""" raccoglie i più bei racconti di Adania Shibli, la giovane scrittrice palestinese il cui primo romanzo, """"Sensi"""" (Argo 2007), è già noto al pubblico italiano. Calando l'asciutta enunciazione di minuti fatti quotidiani in un'atmosfera oscillante tra stupore e sgomento, Adania Shibli consegna al lettore un mondo drammaticamente incomprensibile. Da """"Senza rami"""" a """"Necrologio di un bravo professore del quartiere armeno"""" a """"Pallidi segni di quiete"""", che dà il titolo alla raccolta, è un incessante succedersi di finestre che si spalancano su un universo bello e terribile, fissato da occhi inermi e spietati." -
Griko dizionario. Ediz. bilingue
Se si considera che il griko in Terra d'Otranto è una lingua che, anno più anno meno, si parla da qualche millennio, la fatica di Salvatore Tommasi a qualcuno potrebbe addirittura apparire superflua. Ma lo studioso di Calimera giunge buon ultimo dopo una lunga teoria di figure addirittura leggendarie, Rohlfs, Karanastasis, Parlangeli, Cassoni, Sicuro, Stomeo, a fare il punto, con rigore scientifico e senza alcun cedimento sentimentalistico, sullo stato della lingua nel territorio di quella che viene considerata la capitale della Grecìa salentina. -
Trattato di pace et accommodamento
Il Trattato di pace et accommodamento, composto tra 1619 e 1620, ci consegna l'interpretazione di più ampio respiro che Paolo Sarpi diede sui pirati uscocchi, problema lungamente studiato attraverso una mole di materiale documentario diligentemente raccolto. Con vivo gusto dell'indagine il servita ripercorre gli anni dalla fine del 1615 all'estate del 1619, destinando la narrazione a quanti desideravano essere «minutamente informati» sulla complessa e discussa questione dell'egemonia adriatica di Venezia. Così il Trattato, con la dettagliata rappresentazione dell'occulta tela di maneggi e di ostilità che corre da Madrid a Milano e a Napoli, disvela la ramificazione dell'unitaria trama intessuta contro la Repubblica di Venezia e addita nella Spagna con i suoi inquieti rappresentanti (dal duca di Ossuna al marchese di Bedmar, a don Pedro di Toledo) l'artefice principale della minaccia incombente sui destini della Serenissima. Ma l'improvviso precipitare degli avvenimenti tra il 1620 e il 1621 indusse Sarpi ad abbandonare il Trattato, che non ottenne mai l' autorizzazione alla stampa. -
Delli travagliuse ammure de Ciullo et de Perna
L'operetta di Giulio Cesare Cortese narra in una lingua sapida e sonora le avventure tragicomiche di Ciullo, giovanotto napoletano con qualche quarto di nobiltà, e della sua adorata Perna (ovvero Perla). Tra tempeste, pirati e briganti, i due innamorati affrontano tremende per quanto prevedibili vicissitudini, sino al sospirato lieto fine. Il testo ripropone palesemente i tipici snodi narrativi del romanzo ellenistico, amatissimo in Italia dal pubblico degli inizi del XVII secolo, travestendo in modo originale motivi e situazioni con gli abiti del genere burlesco. L'autore passa infatti al setaccio il patrimonio classico greco e latino e la produzione aulica dei secoli precedenti e ne riutilizza personaggi, scene, tematiche con un processo di abbassamento a fini comici. Il risultato è un romanzetto giocoso che, anticipando di un paio di lustri l'inizio della grande stagione del romanzo secentesco in Italia, riscosse grande successo per oltre mezzo secolo, e ancor oggi propone al lettore un testo raffinato e intrigante. -
Il suonatore di nuvole
Nabil fa il violoncellista a Baghdad, in uno scenario decisamente poco favorevole alla musica sinfonica: incompreso dai più, preso di mira dai salafiti, sente di essere un corpo estraneo al proprio paese. Decide perciò di fuggire, di andarsene in Europa. La sua fuga, però, prima di essere il solito odissiaco viaggio verso la libertà e la modernità, è il tentativo, sia pur solitario, di rimediare a una disarmonia: nella visione del giovane musicista spicca, infatti, luminosa, la costruzione della Città ideale vagheggiata da al-Farabi, il filosofo arabo del X secolo, ove lo stesso senso di giustizia ha come base fondante l'armonia musicale. A Bruxelles, nel cuore dell'Europa, Nabil incontra Fanny, una ragazza bella e disinibita che pare quasi avere il compito di introdurlo nella modernità e affrancarlo dalle angosce che gli hanno impedito di fare il musicista. Ma il passato di Nabil non è rimasto a Baghdad: anche a Bruxelles noti fantasmi vigilano sulla moralità delle fanciulle, controllano il rispetto del digiuno nel mese di Ramadan, raccolgono fondi per costruire nuove moschee e, soprattutto, riducono in frantumi i violoncelli, strumenti degli infedeli... -
La cura e lo sgombero. Salute e cittadinanza nei campi rom di Roma
Il rapporto con chi vive ai margini della società, come i gruppi rom, costituisce un banco di prova tanto per le istituzioni democratiche quanto per il concetto di cittadinanza, e una delle principali porte attraverso cui lo Stato entra in relazione con la marginalità e l'esclusione è rappresentata dalle istituzioni sanitarie. Basato su una ricerca etnografica condotta in una fase d'inasprimento politico e sociale nei confronti dei gruppi rom d'Italia, La cura e lo sgombero esplora le politiche e le esperienze della cura nei campi rom di Roma, indagando come la sfera politica e quella sanitaria si intreccino e si influenzino reciprocamente. Attraverso l'osservazione della quotidianità di un'unità medica mobile - un ""camper sanitario"""" - e di altri interventi di assistenza in quegli spazi urbani, questo libro propone una cartografia dei punti d'incontro fra processi medici e processi politici, fra educazione sanitaria ed educazione securitaria, fra politiche della vita e ragione umanitaria: fra la cura e lo sgombero."" -
L' ordine e il pericolo. Conflitti, idee, dissacrazioni nella cultura letteraria tra Cinque e Settecento
Gli studi che compongono il volume attraversano la letteratura tra la fine del Cinquecento e l'ultima metà del Settecento, mantenendo quale privilegiato campo d'osservazione la cultura secentesca, con le conflittuali asperità che la confermano terreno di incubazione e crescita delle idee verso il relativismo dell'età moderna. Dedicati al topos della città assediata e alla figura del predicatore in armi, i primi due capitoli sono di impronta «battaglista». La coppia intermedia si occupa di geografie ""irregolari"""" in relazione alle tensioni ideologico-politiche e alle corrispondenti scelte letterarie, come quelle ricostruibili all'interno della storia culturale delle repubbliche di Venezia e Genova. I testi conclusivi sono incentrati sulla riscrittura dei passi della Genesi riguardanti l'Eden primigenio e sullo schermo solo in apparenza innocuo della tradizione pastorale. In questo quadro prendono rilievo varie congiunzioni. Alla base di una fìtta ramificazione si pone la lezione di Tasso, con i frequenti riusi del modello-Liberata, del naturalismo aminteo e delle cosmologie del Mondo creato, a loro volta suscettibili di nuove manipolazioni. I dettami di una historia belli sacri verissima sono anche assunti dagli esprits ribelli e contaminati con gli apporti liberamente assunti dalla storiografìa tacitista, con la resistenza, in sottotraccia laica e antagonista, delle analisi di Machiavelli. La spregiudicata elaborazione delle fonti testamentarie diventa un tema di rilievo: non si sottraggono al rischioso compito gli stessi libertini, che nel corso della loro ricerca sugli spazi autonomi e trasgressivi dell'eros accostano all'utilizzo in chiave arguta e paradossale dei repertori mitologici e mitografici le tecniche di prelievo dal tessuto narrativo e simbolico della Sacra Scrittura. Del tutto conseguente appare dunque lo spicco assunto nei dibattiti e nelle fantasie sei-settecentesche dal racconto-archetipo della cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre. All'indagine sulle epistemi della Natura-di cui è portatore il """"lucrezianesimo"""" di molti esiti pastorali - si affianca quella sulla storia del genere umano, e con essa l'estrema, favolistica rappresentazione dei modi, tempi e ragioni dell'origine."" -
Agrippina la maggiore
Ancorché ritagliata sul versante profano dell’inventio autoriale - a differenza delle due precedenti tragedie, Il giuramento overo il Battista (1612) e Gionata (1624), e del poema, anch'esso corredato di un'integrazione teorica, Iuditha vindex et vindicata (1628), trasposto, in seguito, col titolo di Giuditta vittoriosa (1648) – l’Agrippina di Bartolomeo Tortoletti costituisce un esempio eloquente della brillante versatilità culturale del suo autore. Pubblicata «in latino sermone» nel 1639 e ristampata, «in hetrusco metro», nel 1645, l'opera rivisita un soggetto di forte interesse ideologico nell'orizzonte europeo del 'tachismo' cinque-seicentesco, e tematizza, per via rappresentativa ed 'icastica', alcune tra le più accese questioni relative all'arte, insieme politica e morale, del governo e della prudenza quale virtù opportunamente pratica. Attualizzando l'antico alla luce delle implicazioni e delle finalità offerte alla poesia coturnata dal più recente dibattito promosso in fatto di estetica e di retorica, e rielaborando, in particolare, la lezione di Torquato Tasso e l'esempio drammaturgico di Pomponio Torelli, l’Agrippina tenta un'audace risposta al diuturno problema sollevato dal rapporto tra verità e finzione, con soluzioni che sembrano anticipare il ruolo assunto dalla 'fantasia' nelle successive riflessioni di Vincenzo Gravina e di Giambattista Vico. -
Then an alley, Orfeo 9. Storia di due spettacoli. Nella storia di due spettacoli musicali, una via alla rifondazione italiana dell'opera popolare
Candidato al Premio Strega 2017rnPresentato da Paolo Ferruzzi e Marcello Panni.rnrnrnUn adolescente melomane, la scoperta di Bob Dylan, l'invenzione dell'Opera Rock, l'evento epocale al Piper Club di Roma, il progetto mancato su Porgyand Bess, la serie di incredibili coincidenze che portarono a Orfeo 9, la ""rivoluzione di velluto"""", l'azzardo psichedelico, la palude discografica, il cast stellare, la lotta contro la censura radiotelevisiva, gli anni dell'oblio, la rinascita e la consacrazione di un culto dello spettacolo musicale italiano di fine secolo."" -
Da Micene a Venezia. Storie greche vicine e lontane
In questo volumetto, Caterina Carpinato ha assemblato alcuni tra i più interessanti racconti di Ilias Venezis, accorpandoli attorno a due sezioni: una, in cui spicca il noto racconto Micene, e l'altra, interamente tratta dal libro di viaggi Autunno in Italia. Si tratta di storie minime, ai margini della storia ufficiale, ai confini in tutti i sensi. Storie che grondano di crudeltà pubblica e privata, vite minori, che si dipanano in luoghi secondari o in grandi centri carichi di storia, ma divenuti solo lo scheletro della gloria trascorsa. Una rassegna estremamente rappresentativa della prosa asciutta e dolente dello scrittore anatolico. -
Noé in città. Testo greco a fronte
Nella prosa poetica di Efrossìni Mandà-Lasàm, una delle più interessanti autrici greco-cipriote contemporanee, Noè non sta allestendo nessuna arca: pallida comparsa, si limita a benedire il provvidenziale lavacro che potrebbe salvare la città. È infatti una straziante e tenera realtà urbana a occupare pienamente la scena: in un clima allucinato che solo la minuta quotidianità è in grado di esprimere, la città pare vivere le sue ultime ore o, forse, le premesse di una sua rigenerazione. Estraneo agli orizzonti poetici convenzionali, il libretto della scrittrice cipriota impegna il lettore in un'ardita avventura letteraria da vivere come un teso dormiveglia popolato di fantasmi bifronti, al tempo stesso incubi e speranze.