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Il lago. Ritorno nei Balcani in pace e in guerra
"Ho viaggiato in territori lontani. Ho tentato la fuga. E tuttavia sono qui, in riva al lago, in cerca di risposte,"""" scrive Kapka Kassabova, che in riva ai laghi di Ocrida e Prespa ha le sue radici, in un incrocio di confini che separano Grecia, Albania e Macedonia del Nord. Un centro geografico che è anche un appuntamento, a lungo disatteso, con le storie della sua famiglia, attraversata dalle migrazioni e dai rivolgimenti della storia. Più di cent'anni fa partì la bisnonna lasciando il Regno di Jugoslavia per quello di Bulgaria, la imitò la nonna quando quegli Stati avevano già cambiato nome, e poi la madre, verso la Nuova Zelanda, e Kapka di nuovo in Europa. Una genealogia di sradicati: donne e uomini che ogni volta devono cominciare da zero in posti dove a stento sanno pronunciare i loro nomi, in cerca di una pace che può diventare perversamente elusiva. Mentre la storia dell'Europa centrale incombe alle loro spalle, tormentandoli con i fantasmi dei conflitti peggiori e la dolcezza delle tradizioni antiche. Queste pagine, all'esplorazione di un confine dove Oriente e Occidente si intrecciano mescolando lotte sanguinose e splendidi amori, ci interrogano su come la geografia e la politica si imprimano nelle famiglie e nelle nazioni, ponendoci di fronte alle domande più cruciali sulla sofferenza umana e sulla nostra capacità di cambiamento." -
Anabasi
La poesia, soleva dire Saint-John Perse, è fatta per l'orecchio interno. ""Anabasi"""" è un poema allegorico che parla, in senso proprio, di una conquista militare - non localizzata nello spazio o nel tempo -, e, in senso figurato, di una conquista spirituale. """"È il poema della solitudine nell'azione, azione tra gli uomini e nel contempo azione dello spirito, rivolta verso gli altri come verso sé stesso."""" Nel tracciare le gesta dell'anonimo conquistatore che fonda la sua città """"sotto le labiali d'un nome puro"""", è sottesa l'avventura del poema sul punto di nascere - puledro nella canzone che lo apre, cavallo in quella che lo chiude. Il poeta è l'interprete del mondo, ne decifra i caratteri con tutti i """"fiutatori di segni, di semenze, confessori di soffi in Ovest; scrutatori di piste, di stagioni, levatori di campi nel venticello dell'alba"""", e progressivamente ricompone il suo tempo interiore, che è aspirazione all'assenza di limiti e superamento delle frontiere."" -
Poesia. Rivista internazionale di cultura poetica. Nuova serie. Vol. 14: Nancy Cunard. Nuvola di effimere.
Il numero 14 di ""Poesia"""" si apre con un servizio di Marco Bruno, che presenta ai lettori una scelta di testi poetici del portoghese António Osório. Stefano Garzonio conduce i lettori alla scoperta dei versi della poetessa russa Julia Pikalova, tradotti da Paolo Statuti. La rubrica di Silvio Ramat sulla """"giovinezza della poesia in Italia"""", rivolta cioè alle opere pubblicate nei primi quattordici anni del Novecento, è dedicata a Riccardo Bacchelli. Al lavoro poetico di Gilberto Sacerdoti è invece dedicato un servizio di Bianca Tarozzi. Paolo Galvagni conduce i lettori alla scoperta del poeta russo Ivan Achmet'ev, i cui testi circolavano nel samizdat in epoca sovietica."" -
Per la cruna
Raccolta della piena maturità di Daniele Piccini, ""Per la cruna"""" è una prova che si potrebbe definire magnanima: il poema esiste, aleggia, si nutre di potenti slanci, eppure non è mai una struttura sovrapposta al singolo pezzo poetico, che continua a esprimere la propria necessità. Al centro di questo poema per brani è la memoria e con essa la purificazione del passato. Grazie a questo scavo si intraprende, con il poeta, un ulteriore avanzamento nella conoscenza, per scoprire che le figure amate, i volti, le vicende, non sono perduti, ma sono in attesa di noi e dell'incontro definitivo, in un luogo sottratto alle intemperie della storia. Poema per immagini e figure, trepidante di interrogazione, Per la cruna dialoga umanamente con la creatura fraterna che è per lui il lettore."" -
I miei genitori-Tutto questo non ti appartiene
A 28 anni Aleksandar Hemon inizia una seconda vita, è il 1992. Si trova negli Stati Uniti per studiare, dovrebbe prendere un aereo per tornare a casa ma l'aeroporto di Sarajevo è appena stato chiuso, è scoppiata la guerra. Partito con un passaporto jugoslavo, Hemon vedrà da lontano il suo paese disgregarsi. Lontano dalla famiglia, senza più un luogo che possa chiamare suo, troverà rifugio nella letteratura. Molti anni e libri dopo, Hemon racconta quel mondo da cui si è separato a forza. Da un lato, i sogni infranti dei genitori, cresciuti nello slancio della Jugoslavia idealista, l'esperienza della guerra, la migrazione in Canada e il tentativo di costruirsi una nuova vita senza perdere il senso di quella che si erano lasciati alle spalle. Dall'altro lato, l'infanzia luminosa e poetica dell'autore, il primo amore e la giovinezza ribelle in un paese nel pieno delle trasformazioni. Fondato su storie di famiglia amorevolmente e sfacciatamente raccontate a ruota libera, rese spesso esilaranti dalla scrittura - lo humor tipico di Sarajevo capace di evocare risate inaspettate anche nel mezzo alla tragedia -, questo libro è l'espressione di Hemon nella sua forma più abbagliante. Tra ricordi e osservazioni fulminanti ci racconta la Storia di una nazione che si sognava ugualitaria e cosmopolita, e si è scoperta ingannata. -
Capitan Michalis
Creta, 1889: a differenza della Grecia continentale che ha raggiunto l'indipendenza, l'isola è ancora sotto il dominio ottomano, ma è pervasa da continui fremiti di rivolta. Nella città di Megalo Kastro (l'attuale Iraklio) la comunità greca e turca convivono tra inevitabili tensioni, in una coralità di voci ritratta magistralmente. Su tutti si stagliano due figure maestose: Capitan Michalis, selvaggio, taciturno e solitario, che rifiuta l'amore e ogni altra gioia finché la patria non sarà libera, e Nurì-bey, il bellissimo e fiero campione dei turchi. Due personalità opposte ma garanti di un equilibrio precario, sancito da un patto di sangue e dal rispetto reciproco. Presto però sarà il sangue a prevalere e a chiamare vendetta. Da una scintilla, esplode di nuovo l'insurrezione. Passioni divoranti, sensualità, eccessi, sfide, coraggio ma anche sogni e tradizioni popolari. Un romanzo a tinte forti, un'epopea della lotta greco-turca, un omaggio d'amore a Creta e all'insopprimibile desiderio di libertà del suo popolo. -
Mondo
Il mondo di cui parla Ana Luisa Amaral nella sua ultima raccolta è popolato di animali e di fiori, di frutti, piante e oggetti del quotidiano che costituiscono il nostro paesaggio. Il senso di meraviglia che accompagna da sempre la poesia di Amaral alimenta ancora una volta versi pieni e in dialogo con realtà percepite come eternamente mobili e quindi intrinsecamente straordinarie. E lo stupore diventa anche un atto di resistenza e di ricomposizione del mondo, possibile grazie a un inedito dialogo tra tutto ciò che costituisce l'esperienza umana. In questo atto di fede, la poesia è fatta di materie di intensità diverse che si uniscono, e il suo vero obiettivo è andare verso l'altro. -
Dialoghi con Amin
"Giovanni Ibello è il più antico dei giovani poeti. Il suo verso si immerge nelle origini, ha il respiro cosmico dei grandi poemi greci o indiani, è ricco di archetipi, presagi, divinazioni, tutto un universo di simboli arcaici che però viene esplorato da una parola conficcata nei nostri giorni. [...] E sono molti i poeti presenti nell'opera di Ibello - uomo dalle vaste letture - ma più che maestri di stile sembrano fratelli di sangue, alleati in una comune avventura e in un comune viaggio nel fiume della natura, nelle sue correnti segrete e animistiche: è una natura vivissima, percorsa da forze impetuose e assassine; una natura popolata di animali e di fiori, antilopi, gru, gatti, cigni, cormorani, pinete, giardini, anemoni e aranceti, una natura straripante, assetata, minacciosa, sempre sul punto di sprofondare nelle tenebre [...] (Milo De Angelis, da """"Poesia"""" n. 5 gennaio-febbraio 2021)" -
La buona condotta
All’indomani dell’indipendenza del Kosovo, in un piccolo paese sul confine si tengono le elezioni per il sindaco. Gli albanesi sono 1362, i serbi 1177. Cosa accade se a essere eletto è un serbo che vuole andare d’accordo con gli albanesi? Succede che a Belgrado non va per niente bene, e mandano un nuovo sindaco che continui a soffiare sul fuoco della rivalità etnica. Il suo arrivo non porta solo scompiglio politico, ma stravolge le vite dei protagonisti. Quella di Miroslav, il sindaco eletto, forse nato nell’angolo sbagliato del pianeta, visto che detesta i toni accesi ed è terrorizzato dai conflitti. Quella di Nebojša, spedito dalla capitale per fare l’antagonista obbediente e salvarsi da un passato pieno di ombre, e che invece fa deflagrare gli ingranaggi di un sistema assurdo. Quella di Ludmila, la ragazza che credeva nell’amore e per questo era stata considerata pazza, Ludmila che si difende dalla realtà mandando a memoria le vite degli altri e inventando filastrocche. A partire da un fatto realmente accaduto, Elvira Mujcić dà vita a una storia emozionante dove i personaggi combattono per sfuggire il destino che la Storia, la politica o i benpensanti disegnano per loro. Il passato recente, la guerra mai capita e mal conclusa, i rancori e le manipolazioni pesano su di loro, che però lottano per rimanere fedeli a sé stessi. Mostrandoci così che un futuro migliore può sempre sorgere anche nelle condizioni più avverse, grazie a singoli uomini e donne, a dispetto dei governi.Proposto da Gad Lerner al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Il rinforzarsi dei nazionalismi etnici o di altre identità armate le une contro le altre. La velocità micidiale con cui i messaggi d’odio viaggiano sui social media. La frustrazione di chi, invece, spendendosi per la convivenza pacifica rischia di finire tra due fuochi. Questi problemi, ovunque terribilmente attuali, in certi angoli del mondo ci paiono endemici. Tra questi i Balcani, dove si svolge La buona condotta di Elvira Mujčić. Un romanzo che si divora con grande ammirazione per il piglio sicuro da vera narratrice con cui Mujčić è riuscita a trattare questi temi ingombranti. Un intreccio pieno di suspence e di sorprese. Personaggi dotati tutti quanti delle loro ragioni e di spessore caratteriale. Ironica intelligenza delle cose umane, troppo umane.rnDopo aver letto questo libro, anche il piccolo paesino del Kosovo conteso da due sindaci farà parte dei microcosmi destinati a restare nel cuore e nella mente dei lettori. E così pure la consapevolezza che per i nazionalismi beceri l’entrata in scena di una scrittrice come Mujčić rappresenta una sconfitta sul campo della letteratura italiana.» -
Paura dei barbari
Un'isola remota a sud di Creta, il punto più meridionale d'Europa, circondata da un'infinita distesa di mare. Per Oksana, arrivata dall'Ucraina dopo essere sopravvissuta al disastro di Chernobyl, l'isola è un sogno che ha la forma di una casa blu e bianca con un albero di limoni. Per Penelope, una donna greca cresciuta in un convento e costretta a sposarsi con uomo che non ama e non la ama, l'isola è una specie di prigione. Le loro due narrazioni, sapientemente intrecciate, ci mettono di fronte ai temi dell'alterità, e alle nozioni di ""straniero"""" e """"barbaro"""", interrogandoci sulla nostra identità e la nostra paura di accogliere il diverso."" -
Vita privata
Don Tomàs de Lloberola appartiene a quella classe di nobili barcellonesi che da trenta generazioni non hanno mai alzato un dito, la grandezza familiare è però svanita tra le sue mani dissipatrici e ora non gli resta che una coscienza tempestosa della propria magica superiorità e ben poca ricchezza. Smettere la casacca da gran signori però non è facile, soprattutto se si hanno figli scellerati. Frederic, l'erede, ha tutti i vizi del padre, senza però la sua teatralità e la sua simpatia. Guillem ha pretese di letterato e una vocazione al parassitismo irresponsabile. Josefina, che pensava di salvarsi dalla famiglia sposando un giovane marchese, si dà al golf con disperazione. Eccola qui, la Barcellona aristocratica degli anni Venti. Considerato il romanzo fondativo della letteratura catalana, quando uscì nel 1932, ""Vita privata"""" fu uno scandalo e divenne presto un premiato best seller. Oggi ci restituisce un mondo rocambolesco e divertito, dove i padri guardano con nostalgia ai bei tempi che furono - le case in campagna e al mare, le feste in costume, le auto di lusso - e cercano di salvare il salvabile. Mentre i figli si dibattono tra matrimoni andati in fumo, cambiali da pagare, ritorno di vecchie fiamme e la fine di un mondo che si va sgretolando."" -
Poesie
L'errore fu nascere sotto lo Scorpione, o in opposizione di pianeti infausti: o forse l'errore fu nascere, nient'altro. -
Poesia. Rivista internazionale di cultura poetica. Nuova serie. Vol. 17: Luciano Erba. Per un puro «gusto di colori»
Il numero 17 di ""Poesia"""" si apre con un servizio di Davide Brullo e Annalisa Crea dedicato all'opera del grande poeta francese Jean Grosjean, inspiegabilmente poco conosciuto e divulgato in Italia. Marco Bruno presenta ai lettori una scelta di testi poetici del polacco Zbigniew Herbert. All'irlandese Annemarie Ní Churreffin è invece dedicato un servizio dell'anglista Alessandro Gentili. La rubrica di Silvio Ramat sulla """"giovinezza della poesia in Italia"""", rivolta cioè alle opere pubblicate nei primi quattordici anni del Novecento, è dedicata a Enrico Pea, mentre nella rubrica """"I poeti di trent'anni"""", Milo De Angelis presenta alcuni inediti di Francesco Ottonello. Il poeta e critico Roberto Rossi Precerutti conduce i lettori alla scoperta dell'opera del """"trovatore subalpino"""" Nicolet de Turin, raffinato poeta italiano di lingua provenzale del primo Trecento. Completa il numero un servizio di Laura Coltelli dedicato all'opera della poetessa nativo americana Natalie Diaz."" -
Poesie tradotte da Paul Celan
"Oh saggia, eloquente tristezza, oh libertà lontana dal rumore. Del firmamento inanimato, fisso, irridente cristallo!""""" -
Le parole non dormono
Omaggio a una delle voci liriche più illustri della scena contemporanea, questa antologia propone un itinerario attraverso la produzione di Durs Grünbein lungo l’arco di oltre un trentennio. Sin dagli esordi, il suo immaginario si nutre dell’interesse per la “fabbrica” del cervello – e si tratta di una scelta con valore di programma: serve, da un lato, a dire un’idea di poesia radicata nella empirica immanenza del corpo; dall’altro a erodere i falsi miti su cui poggia il primato dell’homo sapiens. Nell’un caso come nell’altro è il sarcasmo, nel senso etimologico dello scarnificare, a imporsi come nota distintiva del suo stile: “Sotto la scrittura è all’opera il nervo”. Lucido erede dei traumi e delle fallite utopie del Novecento, Grünbein coltiva un dialogo serrato con la Storia, derivandone le premesse per una diagnosi del presente attenta a cogliere le mutazioni antropologiche in atto su scala globale. -
La ricerca
Con ""La ricerca"""" Thèmelis inaugura l’ambizioso e grandioso affresco storico di una trilogia romanzesca, che lo scrittore greco proseguirà con """"La svolta"""" e sarà completata con """"L’illuminazione"""". Un’unica vita, sei punti di vista diversi per raccontarla. Dall’Epiro a Lesbo, dalla Smirne fine Ottocento, nota anche come “la Parigi d’Oriente”, ad Atene, la parabola umana di Nicolìs-efendi (Nikolas) è raccontata da cinque narratori, oltre che da sé stesso, nell’intento di ricostruire un’esistenza segnata da un segreto terribile e dalla vergogna. I rapporti tra Nikolas e gli altri cinque personaggi sono all’insegna del potere e dell’oppressione, ma anche dell’amicizia, dell’amore, della libertà, e soprattutto della tolleranza in un mondo multiculturale e multietnico alla vigilia di un radicale cambiamento di rotta. La storia di Nicolìs-efendi è ricca del fascino di un mondo ormai perduto, del sapore dei vecchi racconti sfuocati tra sogno e realtà, e descrive un mondo senza tempo, scandito dai ritmi delle feste religiose e dalle lunghe ore trascorse nel bagno turco, e che sta per essere travolto dall’irruzione spietata della Storia."" -
Poesia. Rivista internazionale di cultura poetica. Nuova serie. Vol. 18: Annemarie Ní Churreáin. La ruota degli innocenti
Massimo Bacigalupo, il maggior anglista italiano, presenta l’irriverente poetessa irlandese Maureen N. McLane, newyorkese di adozione, “una maschiaccia dotta e aggiornata ma anche colloquiale e non aliena da incursioni erotiche, che si accompagnano a liriche nella illustre tradizione amorosa inglese più che americana”. La rubrica di Silvio Ramat sulla “giovinezza della poesia in Italia”, rivolta cioè alle opere pubblicate nei primi quattordici anni del Novecento, è dedicata a Nino Oxilia, mentre nella rubrica “I poeti di trent’anni”, dedicata ai giovani poeti, Milo De Angelis presenta alcuni inediti di Federica Scaringello. La poetessa e polonista Valeria Rossella presenta ai lettori una scelta di testi poetici dei due maggiori poeti non solo polacchi, ma dell’intera area slava del XVI secolo, fra rinascimento e primo barocco, Jan Kochanowski e Mikołaj Sęp-Szarzyński. Il poeta e critico Roberto Rossi Precerutti conduce i lettori alla riscoperta dell’opera di un importante e dimenticato poeta piemontese, Sandro Sinigaglia. Completano il numero alcuni inediti di Mariachiara Rafaiani e un servizio dedicato a Elisa Ruotolo. -
Omero in ascensore
L’archeologia, come l’antichità greca, appartiene a tutti noi. È una scienza incredibile, che sa divertire e commuovere. Theòdoros Papakostas, alias Archaeostoryteller, fondatore delle omonime pagine Facebook e Instagram, specializzato nell’età classica, si definisce “archeologo pop”: infrange le regole e porta l’archeologia al grande pubblico, in modo divertente e piacevole. -
Kavafis. La vita
Si tratta della biografia di un poeta-culto, uno dei maggiori della letteratura europea del Novecento. Attraverso un’accurata indagine filologica, espressa tuttavia in uno stile semplice e accattivante, lo studioso inglese restituisce alla sua più schietta dimensione umana una delle figure più misteriose della letteratura moderna. Quest’uomo umbratile, che visse sempre appartato, attorniato da pochi amici fedeli, ha dato uno dei contributi più alti alla poesia contemporanea, una lezione impartita sottovoce ma che ha influenzato alcuni dei più grandi poeti del secolo scorso, da Eliot a Brodskij. Nato e vissuto quasi sempre ad Alessandria d’Egitto, Kavafis non pubblicò mai le sue poesie, che stampava su fogli volanti e donava ai suoi amici. Saranno proprio questi ultimi a curarne l’edizione postuma e a diffonderne la fama nel mondo. -
Il palazzo delle lacrime
Primavera 1876: il nuovo sultano è appena salito al trono nella capitale ottomana, e sull’isola del mar di Marmara giunge una diciassettenne per dare alla luce un figlio illegittimo. La protagonista è accompagnata da una dispotica serva che ha il compito di sorvegliarla. È infatti incinta del pascià, promesso sposo di una delle sorelle, ed è stata allontanata prima che la gravidanza sia scoperta dal padre e dal fratello. Sull’isola arriva l’intellettuale dissidente Mehmet, che si innamora della ragazza, desiderando salvare lei e il bambino. Ripudiata dalla famiglia e dalla società, la protagonista però sentirà di dover rifiutare le convenzioni, incluse quelle della maternità, andando a grandi passi verso la tragedia. Attraverso una sapiente narrazione in flashback Şebnem Isiguzel racconta la storia di cinque donne, di cinque modi diversi di rapportarsi al potere degli uomini: la madre schiava della tirannica cognata; la zia che rifiuta il matrimonio, perché lesbica, e grazie alla ricchezza e all’abilità negli affari tiranneggia chi le sta attorno; la sorella maggiore separata dal marito e livorosa; e la sorella minore, promessa in sposa all’anziano pascià, ma innamorata di un domestico.