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La città rituale. Roma e le sue cerimonie in età moderna
A Roma, in età moderna, il cerimoniale riflette al contempo la complessità e la duplicità del potere papale, spirituale e temporale. Il cerimoniale regola le feste strettamente religiose, quelle scandite dal calendario liturgico annuale, e gli eventi ricorrenti, come l’apertura delle Porte sante per il Giubileo o i riti d’interregno. Le grandi occasioni rituali relative alla persona del pontefice (elezione, incoronazione, possesso, esequie) presentano una loro marcata specificità ma evolvono anche in coerenza con i riti di sovranità dei monarchi e principi europei. Assume, inoltre, importanza crescente la regolamentazione dello svolgimento degli eventi di particolare rilievo politico, come il ricevimento degli ambasciatori o il conferimento di dignità ai principi cattolici. Dopo la cesura determinata dalla Riforma protestante, negli anni successivi al Concilio di Trento il papato riacquista autorità e prestigio e il cerimoniale diviene esaltazione – anche a livello simbolico e nella sua dimensione “teatrale” – del ruolo internazionale della Sede Apostolica. Il tema – finora poco indagato dalla storiografia su Roma, a differenza di quanto è stato fatto per altre realtà italiane ed europee – viene esaminato evidenziando l’interazione tra il papa-sovrano e la sua città. -
BMB. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana. Vol. 9
Il nono volume di BMB, dopo il ritardo del 2000, esce nuovamente in estate, dando conto dei contributi apparsi negli ultimi mesi, con qualche recupero degli anni precedenti che contiamo di ridurre ulteriormente in futuro. L’esigenza di tendenziale esaustività della nostra bibliografia ci ha costretti ad affrontare il problema della crescente diffusione in rete di informazioni sui manoscritti medievali. Rispetto alle notizie bibliografiche relative a contributi a stampa contenenti citazioni di beneventani, le descrizioni e le riproduzioni presenti in numerosi siti di biblioteche e centri di ricerca, pur meritando pienamente di essere comprese in un repertorio informativo come il nostro, sono concepite come “naturalmente” provvisorie per contenuto e aspetto esterno. Darne notizia in una bibliografia pensata per materiali “immutabili”, destinati potenzialmente a durare quanto l’oggetto fisico che li contiene (una monografia, una rivista, un giornale), supera chiaramente le possibilità attuali della nostra impresa, che tuttavia, in attesa della auspicata trasformazione in banca dati accessibile integralmente in linea, fornisce da tempo sul suo sito un accesso diretto alle più qualificate e interessanti fonti di informazione. Tra queste ci piace segnalare (ringraziando in modo particolare Consuelo W. Dutschke) DigitalScriptorium un prezioso strumento per l’accesso ad alcune delle collezioni manoscritte più importanti degli Stati Uniti: vi si trovano tra l’altro essenziali descrizioni e splendide riproduzioni di sette beneventani (sei frammenti e un codice), conservati rispettivamente nella Bancroft Library di Berkeley e nella Rare Book and Manuscript Library della Columbia University di New York. Ricordiamo i nuovi frammenti beneventani trovati nel corso dell’ultimo anno (seguiti come di consueto dal nome di coloro che ce ne hanno dato notizia): Genova, Biblioteca Universitaria, B II 25 (Giuliana De Francesco); Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 338, 342, 362, 366, 368, 370, 373, 375, 376, 380, 381 (Marco Palma, nel quadro della preparazione, insieme a un gruppo di allievi della Scuola di specializzazione, del volume dei Manoscritti datati d’Italia dedicato al Lazio, esclusa la provincia di Roma); Roma, Università “La Sapienza”, Dipartimento di Biologia vegetale, FDN E 12 (Maria Ida Foglia); Sulmona, Archivio capitolare di S. Panfilo, 1 (Pasquale Orsini).Dati raccolti da Daniela Amicucci, Daniele Arnesano, Faustino Avagliano, Marina Bernasconi, Sonia Bonamano, Paola Busonero, Elisabetta Caldelli, Angioletta Coletta, Cristina Colotto, Luciana Devoti, Michelina Di Cesare, Federica Gargano, Nicoletta Giovè, Claudia Indovina, Francesco Lo Monaco, Valentina Longo, Ilaria Maggiulli, Sabina Magrini, Rosanna Margiotta, Marco Palma, Simona Perugia, Beatriz Porres de Mateo, Beatrice Quaglieri, Eugenia Russo, Barbara Maria Tarquini, Rodobaldo Tibaldi, Nadia Togni, Raffaella Zavalloni ed elaborati da Francesco Bianchi. -
Il libro delle immagini dei papi. Storia di un testo profetico medievale
Vaticinia de summis pontificis è il titolo adottato per designare un’opera sorprendente del tardo medioevo, conservata in una quantità impressionante di copie nelle biblioteche di tutta l’Europa e degli Stati Uniti. Si tratta di una raccolta di profezie riguardanti trenta papi, a partire da Nicolò III (†1282), nella quale le immagini hanno un rilievo almeno pari a quello del testo, e infatti gli esemplari a noi pervenuti sono spesso arricchiti da preziose miniature, alcune delle quali eseguite nelle botteghe di artisti come Pisanello, Beato Angelico, Bonifacio Bembo. Il libello parlava dei pontefici morti e di quelli che dovevano venire. Non rivelava i loro nomi, ma chi sapeva osservare con attenzione le immagini e meditare le parole del testo poteva sperare di squarciare, almeno in parte, il velo che celava gli eventi futuri. La storia dei Vaticinia si dipana lungo un arco cronologico di oltre due secoli, a cavallo tra Medioevo e Rinascimento. In questo periodo – che comprende i settanta anni del papato avignonese e la lunga crisi che seguì al ritorno dei pontefici a Roma –, il principio della continuità apostolica si trovò costantemente al centro del dibattito ecclesiologico. Gli intellettuali dell’epoca, abituati a esprimere le loro idee politico-religiose in un linguaggio letterario dai toni profetici, si appassionarono a un’opera che fondava la sua efficacia dimostrativa su una rappresentazione immaginifica, semplice ed eloquente al tempo stesso, di tali idee. Per capire il potere di fascinazione di questo testo, l’autrice utilizza tutte le tecniche dell’investigazione storica, guidando il lettore in una ricerca che ha le caratteristiche dell’indagine poliziesca, spiegando come e perché le Profezie siano state in grado di catalizzare l’attenzione di generazioni d’individui spesso investiti delle più alte responsabilità. Ora che futurologi di tutto rispetto si affannano tanto intorno al nuovo millennio, queste pagine hanno l’ambizione di offrire uno spiraglio di luce nel labirinto delle reminiscenze culturali, sullo sfondo di quell’angoscia esistenziale in cui vorrebbero trascinarci le loro predizioni. -
Art, cérémonial et liturgie au Moyen Âge. Actes du Colloque (Lausanne-Fribourg, mars-mai 2000)
L’interesse per i nessi tra arte e liturgia è cresciuto molto negli ultimi anni; in questa ottica, l’opera d’arte si lega in modo evidente al proprio contesto e alle proprie funzioni. Nella sfera religiosa, così come in quella profana, ne emergono le modalità d’uso dell’opera: stabili o episodiche, esse permettono di spiegare alcune delle sue caratteristiche, altrimenti difficili a comprendersi solo sulla base di un’analisi stilistica o iconografica. Il volume è suddiviso in tre sezioni, dedicate a altrettanti differenti assi problematici. Il primo, “Architettura e spazio sacro”, tocca il vasto tema dell’utilizzazione liturgica dello spazio, quindi di ciò che l’uso liturgico imponeva alle forme architettoniche. Il secondo, “Processioni e cerimoniale”, mette in particolare evidenza il ruolo delle immagini, in contesti sia sacri che profani. Infine, il terzo, “Cappelle private”, studia la questione della nascita e della configurazione degli spazi sacri ‘privati’, cioè delle cappelle private, o di famiglia, nuclei spaziali e decorativi spesso realmente autonomi, ma anche altrettanto necessariamente legati allo spazio principale del luogo di culto. -
Gli accordi con Curzola 1352-1421
Lungo il sistema di isole, canali e insenature disegnato sul mare dalla Dalmazia correva la grande arteria del commercio veneziano. Di questo sistema Curzola era uno snodo capitale: arsenale di rinomata efficienza, piazza sicura per l’ingaggio di marinari, mercato dove piazzare prodotti. Tuttavia, il controllo sull’isola, esigenza primaria per la Serenissima, non sempre trovò nei fatti una facile realizzazione, alternando, come mostrano gli accordi che qui si pubblicano, momenti di smarrimento e difficoltà ad altri ora di timida, ora di più fiduciosa ripresa. -
Le donne nell'Italia medievale. Secoli VI-XIII
In un arco temporale che va dalla fine dell'impero romano all'inizio del Duecento, vengono qui affrontati diversi aspetti della vita delle donne medievali - relazioni familiari, religiosità, diritti di proprietà, forme di potere - esaminando personaggi celebri, come Matilde di Canossa o Marozia, ma anche quelli meno noti o quelli per i quali l'unica ""storia"""" a noi giunta è la volontà espressa in un atto notarile. Il libro cerca di capire come l'evoluzione politica, economica, sociale e religiosa dell'Italia medievale abbia influenzato il ruolo delle donne e come sia mutata nel tempo la loro immagine."" -
Il «Liber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302)
All’inizio del 1302 il vescovo di Padova Ottobono de’Razzi guidò un delegazione presso la curia romana per sollecitare provvedimenti pontifici contro i soprusi e gli scandali degli inquisitori francescani in varie zone del Veneto e del Friuli. Nel giugno dello stesso anno Bonifacio VIII sospendeva i frati Minori dall’ufficio dell’inquisizione nelle province interessate e incaricava il vescovo Guido di Neville di condurre un’inchiesta, che si concluse nel gennaio 1303 con la decisione del papa di togliere ai frati Minori l’ufficio dell’inquisizione a Padova e a Vicenza e di sostituirli con i frati Predicatori (cambio della guardia che non giovò: abusi e scandali continuarono, costringendo pochi anni dopo Clemente V a promuovere nuove indagini). Le inchieste, in particolare, miravano a verificare la correttezza delle confische dei beni degli eretici e l’uso del denaro ricavato: da qui la richiesta di esibire i registri delle entrate e delle uscite e i rendiconti contabili. Tra la vera montagna di carte esaminata dal vescovo Guido (strumenti notarili, libri di conto, documenti e registri di pagamenti) c’erano anche il «Liber contractuum» e il «Liber possessionum» – aggiunto al primo in epoca di poco posteriore – che vengono qui pubblicati. Pur configurandosi come raccolta documentaria prodotta dal comune, i libri contengono elementi che, per la presenza di precisi spunti narrativi nel commento ai fatti attestati, risultano utili a sostenere l’accusa contro i frati, e non solo nelle vicende riguardanti episodi di eresia. Ad esempio, il blocco di atti collegati al testamento di Aicardino di Litolfo è introdotto da una lunga «narracio fraudum commissarum ... per guardianos conventus fratrum Minorum de Padua», un vero atto di accusa secondo il quale i frati si sarebbero comportati «sicut lupi rapaces». In conclusione, questi documenti sono gremiti di vita. Frati ed inquisitori vi appaiono grandi protagonisti della società comunale: nella vita religiosa, ovviamente, ma anche, in forme più o meno dirette, in quella politica, economica, culturale. Inoltre, in quanto libri del comune, le due raccolte ci forniscono preziose informazioni sul funzionamento degli organi di governo e di amministrazione, sui meccanismi di trasmissione della ricchezza nei gruppi familiari più eminenti, su un’economia che comincia ad aprirsi agli investimenti fruttuosi e alle attività mercantili. -
Restauro archeologico. Storia e materiali
Il libro fornisce un primo approccio alla storia e alle tecnologie dei materiali archeologici ed è diviso in due sezioni. Nella prima è tracciata per grandi linee la storia del restauro archeologico, dal mondo classico fino ai nostri giorni, seguendo un itinerario che da semplice operazione di risarcimento lo ha portato a divenire uno strumento indispensabile per la conoscenza dell’oggetto esaminato, e quindi per la storia e la critica d’arte. La seconda è dedicata alla storia, alla tecnologia, alle cause di deterioramento, ai metodi di intervento per il restauro e la conservazione dei materiali archeologici, con un particolare riferimento alla pittura e ai metalli. L’ultimo capitolo, infine affronta il problema dei falsi in archeologia. -
Archeologia del manoscritto. Metodi, problemi, bibliografia recente
All’epoca in cui il manoscritto era il veicolo normale della cultura, quando il lettore ne era anche non di rado allestitore, copista e ancora più spesso committente, la frattura fra la fabbricazione dell’oggetto e la fruizione del testo era poco marcata: tutti o quasi tutti i lettori di un libro ne conoscevano perfettamente la struttura «nascosta» e le modalità della fabbricazione. Dopo l’avvento della stampa, e ancor più oggi con i progressi galoppanti della tecnologia, la frattura è diventata irreparabile. L’intero retroterra materiale del libro medievale – occidentale, bizantino o di altro contesto – è perciò da riscoprire, ed è questo il compito dell’archeologia del manoscritto, cioè della scienza che ha come obiettivo l’osservazione dell’oggetto-libro. La conoscenza di questo “oggetto” è indispensabile non solo allo storico del libro, ma anche a tutti coloro – paleografi, filologi, storici dell’arte e della cultura scritta, studiosi, studenti o semplici curiosi – che si interrogano sulla materialità, la genesi e la storia di questo o quel codice. Ad essi è indirizzato in primo luogo questo volume: non un manuale di codicologia, ma un «volgarizzamento» della disciplina. La ricchezza delle problematiche affrontate e l’ampiezza del corredo bibliografico rappresentano anche un utile supporto all’insegnamento universitario della paleografia e della codicologia, nonché alla pratica quotidiana di bibliotecari e restauratori, per i quali le conoscenze storiche e archeologiche sono indispensabili alla conservazione e tutela dei beni loro affidati. -
Statuti di Portogruaro del 1300 e 1434 con le addizioni e le aggiunte fino al 1642
I testi raccolti in questo volume hanno regolato per secoli la vita di Portogruaro, a partire dall’11 novembre del 1300, quando gli uomini di quella terra (che allora faceva parte del patriarcato di Aquileia) deliberarono l’entrata in vigore delle norme predisposte con l’accordo del dominus del luogo, il vescovo di Concordia. Gli statuti del 1300 vennero poi sostituiti dalla raccolta del 1434, messa a punto in un contesto radicalmente mutato. Dal 1420 Portogruaro era infatti entrata a far parte dello stato veneziano che, dopo la “guerra del Friuli”, aveva posto fine al potere temporale aquileiese. La raccolta di età veneziana comportò notevolissime modifiche. La cinquantina di capitoli del 1300 si riconfigurò in due libri: il primo di ambito civilistico, il secondo in criminalibus, per un totale di 139 capitoli, costruiti con cura sulla base di solide competenze giuridiche. Il codice che raccolse le disposizioni del 1434, rimaste in vigore per quasi quattro secoli, vide poi crescere fino al 1642 il contenuto delle sue carte attraverso l’inserzione di aggiunte, delibere, integrazioni di vario carattere. Il corpus della statutaria portogruarese viene qui proposto per la prima volta in modo unitario e in edizione critica, accompagnato da saggi introduttivi e apparati che ne evidenziano il grande rilievo, offrendo così uno strumento fondamentale per la migliore conoscenza di vicende che vanno ben oltre la specifica realtà portogruarese. -
Family memoirs from Verona and Vicenza (15/th-16/th centuries)
This volume presents texts of a type that is familiar to scholars of Tuscany but is virtually unknown for the Veneto: only one of these works has been edited, and only three have been mentioned in secondary studies. Few in number, they are all of the libri di famiglia that have been uncovered from Verona and Vicenza for the Quattrocento (some extend into the early Cinquecento). They represent, in fact, nearly the entire corpus of early memorie familiari from the Veneto as a whole: scant examples from Padua and Venice have been located, and none from the other cities of the region. Even so, it has been possible to assemble this number of texts only by applying broad criteria for selection, requiring that texts exhibit the core attributes of memorie detailed domestic and personal entries, especially anagraphic data on the births, marriages and deaths of the writers’ families. -
Il frammento Sabatini. Un documento per la storia di San Vincenzo al Volturno
La raccolta di pergamene appartenente alla famiglia Sabatini, ordinata e conservata dal medico e storico Gaetano (1868-1964) nella sua casa di Pescocostanzo, contava 280 pezzi, tra i quali il cosiddetto Frammento Sabatini: un bifolio in scrittura beneventana, utilizzato in passato come coperta di un volume, proveniente da un codice nel quale venivano narrate vicende relative al monastero di San Vincenzo al Volturno. In seguito a varie vicissitudini il frammento andò perduto e i tentativi di recuperarlo, che coinvolsero studiosi italiani e stranieri, non ebbero alcun esito. Nel 1996 Nora Federici, figlia del paleografo Vincenzo che aveva studiato la pergamena prima della guerra, quando era impegnato nell’edizione critica del Chronicon Vulturnense, donò alla Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari di Roma la biblioteca e le carte del padre. Il tutto fu portato nella sede della Scuola dove, ai primi di gennaio 1997, aprendo una cartella venne fortuitamente riportato alla luce il Frammento Sabatini. Il foglio cosi recuperato, dopo il restauro presso l’Istituto Centrale di Patologia del Libro, è stato donato allo Stato dalla famiglia Sabatini, destinandolo all’Archivio e Biblioteca dell’Abbazia di Montecassino. L’insperato ritrovamento ha reso finalmente possibile uno studio approfondito del frammento, sciogliendo i tanti interrogativi (sugli aspetti materiali e paleografici, la datazione, le miniature, il valore storico del testo ecc.) ai quali in oltre mezzo secolo di ricerche, in assenza dell’originale e affidandosi a imperfette riproduzioni, non si era potuto dare risposta. Il presente volume raccoglie i risultati di questi studi, e offre la riproduzione del frammento, a colori e nel formato originale, oltre all’edizione diplomatica del testo. -
L' età di Kiev e la sua eredità nell'incontro con l'Occidente. Atti del Convegno (Vicenza, 11-13 aprile 2002)
Il libro è un contributo alla conoscenza della storia religiosa, sociale e politica dell'Ucraina, uno di quegli Stati, indipendente dal 1991, che fino a poco fa erano definiti ""d'oltre cortina"""". I contributi degli studiosi russi, ucraini e polacchi, oltre che italiani, partono dal momento in cui, convertendosi al cristianesimo, la Rus' di Kiev inizia a svolgere quel ruolo di collegamento soprattutto culturale tra Oriente e Occidente che ne ha caratterizzato nel corso dei secoli la storia, arrivando fino alle tragiche vicende del """"secolo breve"""" e si chiudono con la prospettiva della nuova Europa."" -
Donne di governo nell'Europa moderna
Le donne non governano, insegna la storia del diritto. E infatti, tranne rare eccezioni, le donne non governano. Ma quando si leggono le ""carte"""" con la giusta attenzione si scopre una moltitudine di madri, di mogli, di nonne, di figlie, talvolta di zie, insostituibili agenti per la conservazione, consolidazione e trasmissione del potere dinastico. La formazione degli stati monarchici, grandi e piccoli, deve molto alle tante """"consortes regni"""", alle reggenti, vicarie o coadiutrici, che mantennero e perpetuarono il tipo di governo dinastico-patrimoniale grazie al quale si pervenne alla creazione degli stati che hanno modellato la storia europea dal Medioevo alla fine dell'Ancien Regime."" -
«Per guadiam et fideiussorem». La wadia germanica nelle glosse alla lombarda
In questo lavoro vengono condensati i risultati dello spoglio condotto sui margini e negli interlinea dei manoscritti della Lombarda, teso ad individuare il pensiero dei glossatori longobardisti circa l’istituto della datio wadiae. Lo studio delle glosse ha dovuto tener conto, anzitutto, dei presupposti normativi che gli stessi longobardisti posero a base delle loro riflessioni, vale a dire della legislazione che, nel corso di un lungo arco di tempo che va dall’Editto di Rotari del 643 fino a Rachi e ad Astolfo, passando per Liutprando, ha svelato i connotati di un istituto che doveva essere ben radicato nella coscienza giuridica del popolo longobardo. La prima parte vuole essere uno strumento che consenta di giungere a ricostruire il quadro normativo sulla datio wadiae quale esso si presentava agli occhi degli stessi glossatori longobardisti, che si posero dinanzi ad un complesso normativo di cui avvertivano la stabilità e la completezza, e dal quale dovevano ricavare le regole per l’agire. Nell’ultima parte si fornisce l’edizione delle glosse condotta, per ciascuna glossa, sempre secondo la versione “migliore”, ossia quella in cui il contenuto era espresso più chiaramente ed in maniera più corretta, relegando invece in variante le lezioni offerte dagli altri testimoni. -
Mutui e risarcimenti del Comune di Treviso (secolo XIII)
Come nel caso de «Gli Acta comunitatis Tarvisii del sec. XIII» (volume 12 della collana ), l’edizione di questi documenti è possibile grazie all’opera dell’erudito trevigiano Vittore Scotti, che nel Settecento raccolse, con finalità essenzialmente conservative, materiale documentario che si stava deteriorando e che, abbandonato a sé stesso, sarebbe sicuramente andato perduto. Quello di cui si fornisce l’edizione è il terzo volume dello Scotti (ms. 661/III della Biblioteca Comunale di Treviso). Rispetto al ms 611/II, precedentemente pubblicato, è più omogeneo e compatto dal punto di vista contenutistico, costituito com’è da un nucleo centrale di 20 fascicoli redatti nel 1275 da alcuni notai nei quali si tramanda un lungo elenco di obbligazioni in vista della restituzione di mutui (e risarcimento di danni subiti) certificate dagli ufficiali del comune di Treviso. Obbligazioni che, in esecuzione di una delibera del consiglio cittadino, vennero presentate dai creditori o dai loro eredi ai notai comunali in vista di un rimborso nel 1275, oltre 15 anni dopo la fine della dominazione albericiana ed ezzeliniana. -
Pesci fuor d'acqua. Donne a Roma in età moderna: diritti e patrimoni
Nel medioevo e in età moderna, le donne erano ritenute incapaci per natura di discernere i propri interessi e vittime predestinate di truffe e raggiri, un’immagine del tutto opposta a quella del prudente padre di famiglia. “Pesci fuor d’acqua”, senza la protezione del padre o del marito, avevano diritti sui beni della famiglia di origine, ma la possibilità di gestirli era limitata e sottoposta a procedure complesse, il cui tratto comune era l’autorizzazione di un familiare adulto e di sesso maschile. Tema di questo libro è la relazione che, per le donne, intercorse tra l’avere e il disporre, tra godere di diritti di proprietà e essere riconosciute per legge incapaci di usarli in piena autonomia. Porre al centro della storia delle donne l’analisi della loro capacità giuridica significa operare una riconsiderazione sostanziale delle relazioni di genere. La costruzione dell’identità maschile e femminile, infatti, si basa tanto sul riconoscimento di diritti di proprietà, quanto soprattutto sulla definizione di ciò che si può fare di questi diritti. La capacità riguarda le pratiche patrimoniali in senso stretto, ma ha ricadute su tutti i fronti dell’agire femminile: ad esempio, il lavoro e la tutela dei minori, ai quali in molti contesti le donne sono assimilate. Inoltre si dimostra un punto nevralgico anche delle relazioni famigliari, in quanto sancisce forme di potestà maschile esercitate da rappresentanti della parentela di sangue o di quella acquisita. Il libro affronta per la prima volta questi temi, e lo fa considerando un osservatorio particolare: Roma, dove proprio alle soglie dell’età moderna si verifica un mutamento drastico nella condizione legale delle donne. -
I patti con l'impero latino di Costantinopoli 1205-1231
Dopo la caduta di Costantinopoli, il 12 aprile del 1204, i crociati e i Veneziani si divisero i territori dell’impero bizantino che avevano conquistato o confidavano di poter conquistare, rispettando sostanzialmente i criteri di ripartizione stabiliti dal doge Enrico Dandolo e i principali capi della crociata un mese prima di dare inizio all’assalto decisivo secondo un testo che ci è pervenuto in due distinte redazioni, una veneziana e l’altra crociata. Le pattuizioni qui pubblicate si concentrano nell’arco cronologico di un quarto di secolo, tra il 1205 e il 1231, cioè nel periodo di formazione, iniziale successo e prime sconfitte subite dallo stato sorto a seguito della IV crociata, periodo che vide anche la conquista e il consolidamento dei domini veneziani nell’ambito della Romània. I documenti costituiscono l’intero complesso degli accordi diplomatici tra Veneziani e imperatori latini; mancano infatti, o non sono pervenute, analoghe intese per l’ultimo trentennio di esistenza dell’impero – ormai in difficoltà e avviato verso il suo ineluttabile destino – che terminò nel 1261 con la riconquista bizantina della capitale. -
Innesti. Donne e genere nella storia sociale
Dietro la metafora botanica dell’innesto, il volume individua gli ambiti di ricerca che, negli ultimi trent’anni, hanno costituito i luoghi di incontri possibili, desiderati, ma a volte mancati, fra la storia sociale, delle donne e di genere. I saggi qui raccolti discutono, da punti di vista diversi, alcune parole chiave, per valutare le innovazioni, le modificazioni dei linguaggi narrativi, dei piani temporali e delle categorie di analisi. In che modo l’ottica di genere ha modificato un oggetto o un settore di ricerca? Come è stata ri-raccontata o riformulata la narrativa storica? Che conseguenze ha avuto la critica degli universali che la storiografia delle donne e di genere ha posto in primo piano e da cui è nata? Quali nuove piste di ricerca si aprono a partire da questi innesti? Si muovono lungo questo confine mobile i saggi di Alberto Mario Banti, Anna Bellavitis, Elisabeth Crouzet- Pavan, Barbara Curli, Tommaso Detti, Angela Groppi, Sarah Hanley, Daniela Lombardi, Julius Kirshner, Marco Meriggi, Alessandra Pescarolo, Roberto Rusconi, Mario Sbriccoli, Gabriella Zarri. -
Il controllo del sacro. Poteri e istituzioni concorrenti nella Palermo del Cinque e Seicento
In Sicilia, nei decenni compresi tra gli anni ottanta del Cinquecento e la metà del Seicento, la riorganizzazione della chiesa si incrociò con le prerogative e le specificità di due istituzioni che invadevano, con le loro radici secolari, il terreno del sacro: il tribunale della Regia Monarchia, nato dal controverso privilegio dell'Apostolica Legazia e l'Inquisizione di rito spagnolo. Scegliendo come campo di osservazione la città di Palermo, il libro analizza la questione dell'impatto del Concilio di Trento attraverso la disamina di vari aspetti: i corpi capitolari, l'Inquisizione, la Regia Monarchia, l'azione delle gerarchie ecclesiastiche ordinarie e dei ceti dirigenti locali, la riforma dello spazio sacro.