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Comunità e statuti della Terra di Lavoro
Il volume esamina le fonti statutarie di tre centri della Terra di Lavoro, la vasta zona compresta tra le odierne province di Latina Frosinone e Caserta: Spigno Saturnia (LT), con le Capitulationi, seu Statuti della Terra di Spigno; Coreno Ausonio (FR) con i Capitoli della Terra di Coreno; Alvignano (CE), con i Capitula, Statuta, ac Leges Municipales Albiniani. Si tratta di un patrimonio documentario in parte inedito, in parte edito parzialmente o con scarso rigore, che viene qui ricostruito, analizzato e commentato -
Notai. Scrivere documenti nell'Italia medievale
La storia del notariato italiano è tema di grande interesse per gli studiosi della società e delle istituzioni medievali, se non altro perché sono di mano notarile gran parte delle fonti d'archivio tramandate da quel periodo. L'autore propone questa storia attraverso l'esame diretto dei documenti scritti da alcuni notai, che operarono in periodi diversi: dapprima il notariato longobardo e italico, poi il cambiamento del XII secolo, infine il solido professionismo due-trecentesco. Troviamo un toscano, un padovano, molti perugini e umbri; un capitolo verte sul confronto tra i notariati genovese e veneziano, e un altro insiste sulla situazione bolognese. Al di là dei luoghi, gli esempi valgono a rappresentare fenomeni di portata nazionale. -
La Spagna delle tre culture. Ebrei, cristiani e musulmani tra storia e mito
Per oltre otto secoli, dal 710 al 1492, tre culture, cristiana, islamica, ebraica, convissero in Spagna tra tensioni e scambi fecondi, incomprensioni e reciproci arricchimenti. Quella che racconta questo libro non è solo una storia di incontri o scontri tra religioni, ma di come si definirono le diverse identità della Penisola iberica e di come tali identità guardarono a ciò che percepivano come diverso e insieme, inevitabilmente, prossimo. -
Creare comunità. Firenze e i centri di nuova fondazione della Toscana medievale
Tra la fine del Duecento e la prima metà del secolo successivo il Comune di Firenze decise la pianificazione di alcune Terre Nuove: abitati e comunità destinati a costituire i nuovi poli di riorganizzazione politica, economica e demografica delle rispettive aree ove dovevano sorgere. La classe dirigente fiorentina in quell’occasione trasse insegnamento dalle esperienze che nei secoli XII e XIII, in Toscana come altrove, avevano visto signori, vescovi ed altri Comuni cittadini procedere alla realizzazione di simili iniziative. Il libro osserva da vicino tempi, modi e strategie delle nuove fondazioni fiorentine, anche alla luce di un passato in cui Firenze aveva tentato o appoggiato alcuni progetti sperimentali che precedettero la stagione delle Terre Nuove di San Giovanni Valdarno, Scarperia, Firenzuola e degli altri abitati sorti nel contado fiorentino -
Terzetti per le «sorti». Poesia oracolare nell'officina di Francesco Marcolini
Nel 1540 il tipografo forlivese Francesco Marcolini pubblicava a Venezia Le sorti intitolate giardino d’i pensieri. Era un libro-gioco di altissima qualità che univa un corpus di cento immagini e 2.250 “terzetti”. Alla sua realizzazione aveva partecipato il veneziano Lodovico Dolce. Un letterato che il tempo a venire avrebbe etichettato come principe dei redattori editoriali (o, come si è detto a lungo e riduttivamente, dei poligrafi), ma in vita aveva fama non effimera di cultore di poesia, soprattutto di quella cavalleresca. Il poeta rispose alla domanda di Marcolini con le terzine che qui si propongono. In esse Dolce assecondava gli schemi combinatori dell’amico e committente, e alimentava un gioco interminabile di variazioni su una serie ristretta di temi d’obbligo. Quelli nei quali allora e in ogni tempo si incarna la buona o la cattiva sorte: amore, fedeltà/infedeltà, matrimonio, figli, amicizia, bellezza, salute/malattia, fortuna/sfortuna politica, pace/guerra... Nel gioco però non solo le domande e le risposte, ma anche le parole dovevano essere quelle della convenzione, come comportava l’adesione alla finzione oracolare e alla cifra sentenziosa. La materia era dunque insidiosa e a rischio banalizzazione e monotonia, eppure le immagini e le parole di sempre nelle mani del poeta delle Sorti seppero evitare quel rischio con una padronanza che risulta spesso leggerezza e talora addirittura grazia. -
Scritture di donne. La memoria restituita
Quanto, come e cosa scrivevano le donne del passato? Quali sono state le trasformazioni del rapporto delle donne con la pagina scritta? Esiste una specificità della scrittura femminile? Ad almeno alcune di queste domande cerca di rispondere il volume, indagando sulle finalità e sui livelli di consapevolezza con cui le donne di diversi ambienti sociali e culturali hanno utilizzato e vissuto il mezzo della scrittura nella vita privata e pubblica, e analizzando i lunghi processi attraverso i quali le donne sono passate da una pratica della scrittura strettamente domestica a un uso pubblico o addirittura professionale, anche a costo di trasgressioni, diffidenze e controlli. -
A corte e in guerra. Il memoriale segreto di Anna De Cadilhac
Dalle carte riscoperte in un archivio riemerge un profilo di donna sfuggente e contraddittorio, in continua lotta con i suoi limiti e con quelli che la società dell'Ottocento voleva imporle. Anna de Cadilhac si confessa nelle sue memorie, riportandoci nella Repubblica Romana del 1849, quando partecipò col marito all'esperienza rivoluzionaria. Il racconto delle vicende familiari fa da controcanto agli eventi politici, facendoci intravedere sullo sfondo i salotti, i teatri, i palazzi della società romana e torinese negli anni cruciali della lotta per l'unità d'Italia. La storia della protagonista, continuamente alla ricerca di un equilibrio tra la dimensione domestica e quella mondana, si intreccia con quella di personaggi illustri e influenti, fino all'incontro con Vittorio Emanuele II, dal quale avrà una figlia naturale: vicenda che segnerà la sua vita e inevitabilmente la travolgerà. -
Il regestum possessionum comunis Vinciencie del 1262
Nella storia medievale del territorio veneto gli anni successivi alla conclusione del dominio di Ezzelino III da Romano (1259-1260) costituiscono un periodo cruciale, nel quale si assestano in modo definitivo i nuclei urbani di Verona, Vicenza, Padova e Treviso, le quattro grandi città della pianura che da sempre costituiscono la spina dorsale mediana della regione. Vicenza, in particolare, conosce negli anni Sessanta del Duecento la stagione, breve ma importantissima, della piena affermazione come Comune politicamente autonomo, guidato dietro le quinte, con discrezione, sapienza e abilità, dal grande intuito politico e dalla sorprendente consapevolezza ‘laica’ degli interessi della comunità del vescovo Bartolomeo da Breganze. Di questi anni ci sono rimasti due testi fondamentali: lo statuto del 1264 e questo Regestum possessionum comunis Vincencie del 1262, sorta di accurato catasto del patrimonio comunale. Si tratta di un manoscritto sinora solo parzialmente noto agli studiosi, che viene per la prima volta pubblicato Scorrendo queste pagine, si dispiega un’affascinante “fotografia”, urbana e territoriale, di Vicenza e dintorni, colti nel momento decisivo in cui la città cresce organizzando i suoi spazi, mentre tre fra i centri maggiori del suo di stretto – Marostica, Bassano e Lonigo –, ancora immersi in una dimensione agraria, appaiono già ricchi di vitalità sociale ed economica. E, su tutto, il Veneto rurale nella sua essenza più profonda: l’ambiente collinare di Breganze e Piovono, le montagne di Enego e Rotzo, la stretta vallata del Brenta. Uno straordinario paesaggio, che proprio negli anni del Regestum comincia ad assumere l’aspetto armonioso che lo ha reso così celebre nel mondo da meritargli la qualifica di patrimonio del l’umanità Unesco. -
BMB. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana. Vol. 14
La Premessa al precedente numero annunciava come imminente la possibilità di consultare in linea l’intero archivio di BMB , mettendo così a disposizione tutto il materiale bibliografico, da noi schedato, apparso dal 1990 a oggi. Le difficoltà della revisione si sono rivelate maggiori del previsto: grazie al lavoro della nostra redattrice Libera Giachino sono ora disponibili in rete i dati dei primi cinque volumi, pubblicati fra 1993 e 1997, oltre naturalmente a quelli dei numeri 12-14 (2004-2006), registrati con il nuovo software. Contiamo nei prossimi mesi di chiudere la lacuna relativa a BMB 6-11, i cui materiali sono per ora consultabili esclusivamente a stampa. La rubrica delle novità del nostro sito contiene la descrizione di quattro lacerti membranacei provenienti da un codice in beneventana, scoperti da Elisabetta Caldelli all’interno del manoscritto F 98 della Biblioteca Vallicelliana. Alla cortesia di Ulrike Bauer-Eberhardt dobbiamo l’anticipazione dello studio (con le relative immagini) del frammento di origine cassinese Clm 29400/20 (già 29280/17) della Bayerische Staatsbibliothek, da lei presentato al convegno Die Katalogisierung mittelalterlicher Handschriften in internationaler Perspektive, tenutosi a Monaco dal 24 al 26 ottobre 2005. Per la segnalazione di nuovi frammenti nell’Archivio di Montecassino siamo grati a Roberta Casavecchia (Casin. 336) ed Eugenia Russo (Casin. 227 e 279). Dati raccolti da Daniela Amicucci, Faustino Avagliano, Marina Bernasconi, Lidia Buono, Paola Busonero, Elisabetta Caldelli, Angioletta Coletta, Antonella Cesarini, Luciana Devoti, Libera Giachino, Nicoletta Giovè, Renzo Iacobucci, Valentina Longo, Sabina Magrini, Rosanna Margiotta, Gaetano Martini, Cristina Nardella, Anna Nardo, Marco Palma, Eugenia Russo, Nicola Tangari, Nadia Togni. -
Storia universale della distruzione dei libri. Dalle tavolette sumere alla guerra in Iraq
"Dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini"""": queste parole di Heinrich Heine ci ricordano che in tutte le epoche e civiltà il libro, come strumento di trasmissione delle idee e della memoria, è stato vittima del fanatismo e della censura. Da quando è nata la scrittura, gli elementi della natura e la volontà distruttrice dell'uomo hanno messo in pericolo la sopravvivenza dei suoi supporti materiali. In questa edizione, rivista e ampliata rispetto all'originale, Fernando Bàez ricostruisce l'inquietante storia della distruzione dei libri, vittime delle catastrofi naturali, delle fiamme, delle guerre e soprattutto dell'intolleranza politica e religiosa. L'itinerario parte dalle tavolette sumere e giunge fino al saccheggio di Baghdad all'inizio del secolo XXI, passando per la sparizione della leggendaria biblioteca di Alessandria, i grandi classici greci perduti, i roghi dell'imperatore cinese Shi Huangdi, la rovina dei papiri di Ercolano, gli abusi degli inquisitori, l'incendio dell'Escorial, l'eliminazione dei libri durante la guerra civile spagnola, le persecuzioni degli scrittori da parte dei totalitarismi del Novecento." -
La saga di un paese. Pievebelvicino nel «Libro cronistorico» del parroo Girolamo Bettanin 1901-1948 -
Nel paese di Pievebelvicino, in provincia di Vicenza, a una tradizionale economia basata sull’agricoltura e sulle attività minerarie si affiancò dal secondo Ottocento l’industria, dal grande insediamento della famiglia Rossi nella confinante Schio a molte piccole aziende di supporto. Il contatto diretto con la Schio operaia e con le sue istanze sociali si rafforzò anche per le frequenti osmosi di famiglie e maestranze. Questa particolare situazione ne fa un osservatorio privilegiato delle vicende economiche, politiche e sociali della prima metà del Novecento. Don Girolamo Bettanin, parroco di Pievebelvicino dal 1898 al 1948, ha lasciato un diario in cui sono registrati minuziosamente gli eventi che coinvolsero il paese nell’arco di quasi cinquanta anni, dal 1901 al 1948. Un perido non solo straordinariamente ampio, ma anche particolarmente denso di movimenti e accadimenti: dall’età giolittiana fino alla Resistenza e alla costruzione dell’Italia repubblicana, passando per le due guerre mondiali, il biennio rosso, l’affermazione del fascismo e il dispiegamento del regime, la crisi economica degli anni Trenta. Il libro fornisce l’edizione, ordinata cronologicamente, di queste memorie, in cui i minuti fatti di un piccolo paese si intrecciano con gli eventi maggiori della storia italiana. -
Roma in transizione. Ceti popolari, lavoro e territorio nella prima età giolittiana
I primi anni del Novecento rappresentarono per la capitale del Regno d’Italia un periodo di rapida e sostanziale trasformazione. Nel momento in cui il Paese si avviava a una nuova fase politico-sociale – e a uno squilibrato decollo industriale – Roma esemplificava le contraddizioni di un tessuto nazionale in bilico tra passato e modernità, tra sviluppo e arretratezza, tra società di massa e antiche reti di notabili. Il volume, attraverso un approccio multidisciplinare, cerca di cogliere alcuni aspetti di questa fondamentale transizione, focalizzando l’attenzione sull’emergere di nuove istanze provenienti da un territorio cittadino e provinciale in rapido mutamento ambientale e sulla pressante richiesta dei ceti popolari di incidere sui processi decisionali politico-amministrativi. In tal senso l’osservatorio privilegiato è il mondo del lavoro, ma vengono studiati anche altri settori chiave nel processo di integrazione delle masse, come l’istruzione professionale, l’assistenza nei quartieri popolari, la presenza femminile, l’associazionismo studentesco. -
Idolatria e identità creola in Perù. Le cronache andine tra Cinquecento e Seicento
Il Nuovo Mondo rappresentò per l’Europa iberica e cattolica una sfida per le tematiche sollevate dal punto di vista religioso: era già stato predicato il Vangelo, c’erano tracce del passaggio degli apostoli? L’evangelizzazione era il primo passo verso la correzione dello stato idolatrico in cui gli indios erano caduti o in cui erano sempre vissuti? La questione dell’idolatria era connesso con quella dell’origine degli indios, e nel Perù vicereale i due temi stimolarono la ricerca di una formulazione di una storia che, pur utilizzando canoni e quadri di riferimento europei, se ne distaccava per quanto riguardava la collocazione degli avvenimenti in un ambiente naturale, ma anche sociale, diverso. La storia degli indios fu immessa nell’ambito della storia universale, contribuendo alla formazione di una storia peruviana e di una coscienza creola. -
La fontana del Chiostro dei Ss. Quattro Coronati a Roma. Storia e restauri
Il monastero dei Ss. Quattro Coronati è uno più rilevanti monumenti architettonici e artistici del medioevo romano. Uno dei suoi molti gioielli è la fontana del chiostro, e il restauro al quale è stata sottoposta di recente ha permesso di riscoprirne le singolari caratteristiche. Nella prima parte del libro si ripercorre l’intera storia del complesso, dalle oscure origini paleocristiane, cui seguì la grandiosa ricostruzione di età carolingia, fino alla riscoperta, ai giorni nostri, di un notevole ciclo di affreschi nel salone gotico. La seconda parte tratta in maniera più specifica della fontana e del chiostro cosmatesco del XIII secolo in cui è inserita armoniosamente. Si descrivono le vicende che hanno portato all’attuale configurazione, felice risultato, all’inizio del Novecento, di un progetto di Antonio Muñoz che realizzò la fontana con pezzi antichi già reimpiegati in un’altra fontana situata nel giardino del monastero. Tra questi si distingue la vasca marmorea centrale a doppia tazza ornata di protomi animali, della quale si delinea un inquadramento storico e figurativo fino ad oggi mai tentato L’ultima parte è dedicata all’illustrazione degli interventi di restauro del 2004, con saggi scritti dagli esperti che si sono occupati in prima persona delle problematiche teoriche e pratiche che tale restauro ha comportato e che lo hanno portato a compimento. -
Delio Cantimori e la cultura politica tedesca (1927-1940)
Il rapporto di Delio Cantimori con la cultura politica tedesca nel periodo tra le due guerre mondiali si svolge parallelamente alla sua maturazione di storico della vita religiosa del Cinquecento e costituisce un passaggio fondamentale per la comprensione del suo complesso itinerario intellettuale. Muovendo dal riconoscimento dell'importante contributo dato dallo studioso romagnolo al rafforzamento dei legami culturali italo-germanici, il presente lavoro ripercorre le diverse tappe della sua riflessione sulla Germania, dagli interessi giovanili per le correnti della Konservative Revolution al primo incontro con il marxismo, dall'analisi del nazionalsocialismo al confronto con i problemi cruciali della storia tedesca. È su questo terreno che si definisce più chiaramente la posizione di Cantimori nei confronti dell'esperienza totalitaria dell'Europa degli anni Trenta. -
«Per lasciare di me qualche fama». Vita e viaggi di Amerigo Vespucci
Nell'affresco della storia della conoscenza del mondo, Amerigo Vespucci è uno dei personaggi di primo piano, ma anche una delle figure più discusse. Da quando, nell'aprile del 1507, alcuni eruditi proposero di dare il suo nome alle terre scoperte da Colombo, è stato descritto dagli apologeti come un eroe solitario senza macchia, e dai detrattori come una spia della Spagna, un mercante avido, un millantatore privo di scrupoli. Sappiamo oggi che non fu nulla di ciò, né un condottiero, né un navigatore. Figlio della cultura umanistica fiorentina, viaggiò con spagnoli e portoghesi senza mai assumere ruoli di comando. E tuttavia fu tra i primi a rendersi conto dell'estensione dell'America Meridionale e il primo a farla conoscere in Europa, divulgando tra un vasto pubblico le caratteristiche del «Nuovo Mondo»: una natura selvaggia e incontaminata, popolata da animali e genti strane, fatta di contrasti, opulenta, seducente. L'immaginario collettivo costruì proprio sulle sue descrizioni le prime visioni dell'America e la cultura europea ne restò affascinata. Il libro ripercorre sulla base delle più recenti indagini storiche e di tutta la documentazione disponibile la vita di Vespucci, dalla giovinezza a Firenze ai viaggi transatlantici, fino agli anni della maturità a Siviglia e alla morte, chiarendo anche - una volta per tutte - i suoi rapporti con Colombo e il ruolo che ebbe in quel momento cruciale della storia che fu l'epoca delle grandi esplorazioni geografiche. -
Gioachimismo e profetismo in Sicilia (secoli XIII-XVI)
Nel quadro delle celebrazioni per l’VIII centenario della morte di Gioacchino da Fiore il Ministero per i Beni e le Attività Cultuali ha promosso l’organizzazione di tre convegni di studio dedicati alla figura dell’abate calabrese. Nel volume sono raccolti gli atti del terzo di questi convegni, dell’ottobre 2005, dedicato a “Gioachimismo e profetismo in Sicilia” -
Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne
Il silenzio delle donne, malgrado i secolari stereotipi sul loro troppo parlare, è antico, profondo, tenace, per certi versi più ancora in età contemporanea che in età moderna, con una sola, grande eccezione: la letteratura. Esso è stato particolarmente pesante nella sfera politica, che fu a lungo, insieme al diritto, il luogo della massima esclusione femminile. Nella prima e più ampia parte di questo libro vengono ricostruiti alcuni momenti in cui le donne lottarono per l'accesso alla politica e per la sua ridefinizione, ponendo al centro il nesso tra lotta per l'uguaglianza e rivendicazione della differenza e trovando così parole nuove per dare appunto forma al silenzio. Vi sono raccolti saggi su temi di storia dell'Ottocento (le leggi di protezione del lavoro femminile in Inghilterra, il suffragismo in quel paese e negli Stati Uniti) e del Novecento (l'entrata delle donne nella sfera politica agli inizi della Repubblica e il neofemminismo in Italia, la recente lotta sovranazionale per i diritti delle donne come diritti umani).Nella seconda parte sono inseriti alcuni scritti degli anni Ottanta, legati al lavoro dell'autrice nel femminismo, per indagare il rapporto tra quest'ultimo e le sue successive ricerche di storia delle donne. -
La storia al cinema. La schiavitù sullo schermo da Kubrick a Spielberg
Il rapporto fra storia scritta e storia raccontata per immagini è al centro di questa affascinante incursione di una storica nelle rappresentazioni della resistenza alla schiavitù offerte dal mezzo cinematografico. Natalie Zemon Davis, che scrisse Le retour de Martin Guerre e collaborò come consulente per l'omonimo film francese, affronta qui la questione di come l'industria cinematografica abbia ritratto gli schiavi nelle opere di cinque grandi registi: ""Spartacus"""" di Stanley Kubrick (1960), """"Queimada"""" di Gillo Pontecorvo (1969), """"La última cena"""" di Tomás Gutiérrez Alea (1976), """"Amistad"""" di Steven Spielberg (1997), """"Beloved"""" di Jonathan Demme (1998). Attraverso la scelta di un tema specifico, l'autrice sottolinea le potenzialità proprie del cinema di narrare il passato in modo efficace e significativo e di proporre riflessioni convincenti su eventi e processi storici; a condizione però di rimanere fedele alle fonti, lasciando spazio alla creatività e all'invenzione nell'ambito della plausibilità e della verosimiglianza."" -
Le sorti intitolate giardino d'i pensieri (rist. anast. 1540)
Le sorti di Francesco Marcolino da Forlì intitolate giardino d’i pensieri vennero pubblicate a Venezia nel 1540 e, in una seconda edizione rivista, nel 1550. Poi, come tutti i testi divinatori, incapparono nei divieti dell’Index librorum prohibitorum. L’autore fin lì era noto esclusivamente come editore e come connaisseur di ingegneria e meccanica, oltreché come “compare” di Pietro Aretino e intimo di Tiziano e Sansovino. Nella circostanza dell’esordio chiamò a collaborare personalità di rilievo dell’arte e della letteratura presenti a Venezia sul finire degli anni trenta (Lodovico Dolce per le 2.500 terzine contenenti gli altrettanti responsi; Giuseppe Porta e altri artisti rimasti anonimi per il frontespizio e le cento incisioni del corpus figurativo). Forte delle consuetudini di una tradizione millenaria, che ammetteva sia riprese dirette dei materiali della convenzione, sia semplici adattamenti di quei materiali con aggiornamenti di tempo e di luogo, sia invece interventi più radicali. Marcolini per la propria occasione sortesca si ritagliò una cifra particolare. Privilegiò le componenti figurative e quelle ludico-combinatorie. In questo senso la sua era un’opera, e anzi un’operazione culturale, profondamente innovativa e d’autore. Il risultato, ora riproposto in edizione anastatica, fu un unicum di altissimo livello, originale nelle soluzioni proposte e sorprendente nella cifra complessiva. E in grazia di ciò destinato a essere inteso oltre che come prodotto di una bottega e di un catalogo intimamente militanti, come espressione di quella civiltà del pieno Rinascimento che per aspetti non marginali era sul punto di essere inibita, di lì a pochissimi anni, dal gelo e dal buio dei pronunciamenti tridentini.