Sfoglia il Catalogo feltrinelli029
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9581-9600 di 10000 Articoli:
-
Antelucana
Finalista del premio Antonio Fogazzaro 2018, sezione poesia editarnrnrnLorenzo Caschetta, una delle poche figure di punta tra i nostri poeti quarantenni, frequenta con assidua emozione i dettagli della sua realtà quotidiana, del quotidiano andare tra le cose, nell'umiltà e nell'insofferenza, nell'attrito costante in cui vive il suo difficile, complesso rapporto con il mondo. Ma la sua specificità, e diciamo pure la sua umana e poetica bravura, sta nel cogliere, ogni volta, la fenditura sinistra, l'anello che non tiene, il brivido che nella quotidianità anche più normale sempre si insinua. A volte sogna di retrocedere a una condizione naturale minima, eppure più in pace e armonia. Importante è poi la sua fedeltà alle radici, la terra dei suoi, la Basilicata che è anche quella di uno dei suoi maggiori punti di riferimento, Rocco Scotellaro. Incontriamo quella sua terra, mai del tutto perduta, nel ritorno a Melfi, nella sequenza dovuta a questo suo viaggio, ma anche altrove, nella costante e felice ricerca di una musica ruvida della parola, una musica verbale che lo riporti alla salute di un dire semplice e originario, che l'epoca e l'esperienza personale hanno quasi ormai del tutto cancellato. -
Conservazione della specie
Baldo Meo è un poeta colto e sensibile, che ha già avuto esiti interessanti, forse non ancora valutati come avrebbero meritato. Questo si deve anche alla sua nobile discrezione, alla sua volontà di esserci senza autopromuoversi per apparire. Questa discrezione dell'uomo è anche nei suoi testi, nel suo stile di scrittura, così lontano dalla ricerca di effetti speciali e così saggiamente ancorato a un'idea di poesia che possa essere forza onesta del pensiero nel cuore di una parola pacata e il più possibile corrispondente alla verità personale e poetica dell'autore. Questo libro mira all'essenziale delle cose e a un possibile senso dello stare al mondo. Una serie di componimenti brevissimi, quasi di frammenti, dove emerge la meditazione disincantata su una vita che, nelle sue pretese, risulta in fondo più incongruamente complicata che complessa. Meo ha il dono di entrare nel vivo profondo delle umane cose quasi senza darlo a intendere, quasi senza parere. ""Quasi"""" perché il lettore più accorto non potrà non cogliere la sottigliezze acuta del suo pensiero poetico, insieme all'eleganza della scrittura."" -
La vita scalza
Una poesia di eleganza sottile, l'opera di un animo sensibilissimo e, per questo, vittima inerme dei colpi della sofferenza, come è detto in un passaggio non indifferente, dove emerge ""la voglia incantata di abitare la morte"""", accanto, peraltro, a uno strenuo aggrapparsi alla vita, pur entro un personale senso di precarietà. Risale alla fine degli anni '70 il primo apparire alla poesia di Maurizio Brusa, con la sua totale fiducia in quest'arte e il suo difficile rapporto con la quotidianità... Immutata la sua fiducia nel verso, che ritroviamo qui nella sua freschezza, amara spesso, ma senza appannamenti. Ci regala impressioni e osservazioni veloci, eppure mai immediate, frutto di una abitudine forte, irrinunciabile, allo scavo e alla traduzione in secche immagini, scolpite come registrazioni dell'osservazione e della sensazione stesse."" -
Corre voce
Questo libro di Silvio Ramat si pone come una sorta di diario in versi di un percorso che va dall'inizio del nuovo secolo ai giorni recenti e presenta il carattere di una generosità affabile e di un'invidiabile freschezza, con effetto ancora più sorprendente, poiché si tratta del lavoro di un poeta non proprio giovane e attivo da diversi decenni. Ramat stesso definisce questo ""Corre voce"""" «un documento» scritto «su quella che più non si vende / cartavelina», ma in realtà il suo testo è inciso, pur senza enfasi, su una materia robusta. Il suo esprimere una problematica fiducia nell'esserci si concretizza in maniera affabile e garbata, limpida, ironica, in un gioco di elegante understatement che riesce a coinvolgere gli amori di una vita e i grandi poeti, le città, il condominio anche, un proprio giocoso autoritratto o i grandi romanzi. E ancora, il senso dell'infanzia, il pensiero della morte e delle proprie insolvenze in un bilancio provvisorio, che ci viene offerto con la noncuranza superiore di chi ha vissuto molte esperienze senza smarrire mai la curiosità e la vitale disposizione alla meraviglia."" -
In un mutare o nel nulla
Vincitore Premio Antonio Fogazzaro 2019 sezione Poesia edita.rn«L’alta frequenza di enumerazioni che attraversa le pagine del libro evidenza un’indubbia vena realistica. Ma si tratta di un realismo assolutamente sui generis. Forse, è corretto definirlo magico: il poeta aderisce al mondo e al suo ripetersi come se lo vedesse sempre per la prima volta. Ma non va dimenticato che Wolfango Testoni è anche artista visivo, un paesaggista che trasporta questa vena nella lingua e la riversa nel suo lessico e nelle sue pagine aprendo un universo dove l’abituale, il corrivo appaiono sempre in una luce diversa, mai vista.»rnrnÈ questa una nuova fase, coerente e persuasiva, della poesia di Testoni che ci arriva dopo ""La prima ora"""". L'autore non si smentisce e semmai cresce, nel suo fitto e particolare intreccio di umani personaggi e altre figure, al tempo stesso nette e anonime. E sono semplici presenze che si muovono in vari paesaggi, o tra le case e nelle città, nello scorrere delle stagioni, accanto ad altri esseri viventi come gli stessi animali. Il tutto nella fedeltà a una concretezza fisica delle cose, che per Testoni è la fisionomia del suo ambiente necessario e naturale. Una concretezza, la sua e quella dei suoi scenari, che appare nella sintesi di immagini dai contorni netti, senza incertezze, dai ritmi interni scanditi in modo nervoso, immagini che spesso sembrano appartenere a rappresentazioni pittoriche. Nella sua pronuncia asciutta il poeta si aggira nei dettagli di una realtà opaca a cui si sente di appartenere, pur rimanendo poi quasi assorbito anche dalle tracce storiche di una realtà remota, che manifesta tacita il passare eppure il persistere delle epoche. La sua è una voce autentica e di forte sensibilità e sostanza."" -
Quinta vez
Quinta vez e un'opera forte di una sua coerenza interna e di una interessante articolazione aperta anche sul piano della forma, delle scelte stilistiche, se non addirittura di genere. Maria Pia Quintavalla si ricollega in parte a precedenti narrazioni in versi, come quelle di China, personaggio che ricompare, realizzando quella che considera una «breve allegoria della seconda vita di China, qui madre fanciulla, risorta in terra di Castiglia». Quintavalla sa offrirci il quadro di figure femminili, dove nel rapporto di sangue, tra madre e figlia, tra sorella e sorella, si riproducono le complesse dinamiche che sembrano condurre a percorsi sia lineari che paralleli. Ma uno dei caratteri in maggior rilievo del libro è nella varietà delle soluzioni formali. Dalla narrazione in prosa poetica con accensioni liriche, Quintavalla passa alla cronaca in versi, per approdare anche al dialogo teatrale nella sezione ""Le sorelle"""", componendo un insieme, di cangiante novità espressiva e di sorprendente efficacia."" -
La sottrazione
Una felice sorpresa, una poesia che ci arriva con l'energia netta, insolita e a volte anche sinistra di un giovane autore alla sua prima opera ma già presente con una personalità ben definita, dai contorni marcati e dalla sostanza aspra e grumosa. Matthias Ferrino, classe '88, traccia i dettagli di una condizione esistenziale che è quella di una vita ridotta a uno stato residuale, a un vuoto peraltro carico di fisica concretezza, di oggetti a grappoli, in quella che chiama «indigenza» della materia, e di cui ci narra l'evidenza in un rapporto diretto col reale che produce decisivi attriti. Ferrino apre anche all'idea di un andare, di un movimento possibile verso un dove ignoto o irrilevante e illusorio. Un viaggio dove appaiono ombre, figure anonime, spettrali o già dissolte, che «cercano la vita di sempre, / non la trovano, ostinati cercano ancora / l'attimo di luce accecante, l'eterna / presenza dell'istante.» Figure che ci somigliano, essendo «Noi il vapore fragile dello spavento. / Noi lo stupore di ciò che ci manca.» Da queste citazioni risaltano un pensiero forte e una incisività verbale non comuni e una singolare forma di potente meditazione lirica. -
Un destino innocente
C'è un vasto, apertissimo spaziare in figure e situazioni, in visioni e immagini in questo libro di Marina Corona. Il suo movimento introduce personaggi, proposti in rapidi accenni essenziali, frequenta luoghi di un'esistenza condotta tra gioia e dolore, tra emozione e memoria, con attenzione al dettaglio forse rivelatore, ma vagamente ambiguo. Corona si avvale del costante riferimento a Eschilo, citato in esergo ad ogni capitolo, ma il tratto della sua poesia può spesso ricordare l'insinuante delicatezza - ma anche la crudeltà tagliente - della fiaba, richiamata nel tono, eppure nelle pieghe della narrazione di vicende che fiaba non sono in effetti mai. In questo suo procedere, minuzioso, capillare, dolce e sinistro insieme, l'autrice si avvale di presenze d'impronta poetica evidente: la luna, la rosa, gli alberi, i bambini, la notte e la luce, la casa ecc. Ma sono presenze sottratte ad ogni possibile lirismo di maniera, e questo grazie al tocco a sorpresa che la logica interna del suo testo sa offrire. -
Il monte del ricordo
"La poesia di Michele Hide, che si è rivelata in questi ultimissimi anni con poche notevoli uscite, ha un pregio evidente: l'immediata riconoscibilità. Ciò che caratterizza il nostro autore è - come si era visto nella plaquette d'esordio, """"Il baule di Zollikön"""" del 2014 - la fedeltà strenua e naturale alle proprie radici, a un mondo ebraico di appartenenza e alle vicende personali, anche drammatiche. Questo risulta più significativo in un poeta ancora giovane (è del 1977), ma che ha già in sé la saggezza di chi sa che è impensabile guardare al futuro senza una piena, sebbene inquieta, consapevolezza delle proprie origini. Agisce in modo decisivo la memoria, che riporta a galla momenti, luoghi e figure dell'esperienza vissuta, i diversi colori della vita e la tenerezza negli affetti, in una inesausta ricerca identitaria. Ma se una precisa e ricca tematica è un punto di forza della sua poesia, appare non meno significativa la forma dei suoi testi, dove la medietà linguistica e di tono si realizza in un alternarsi di versi e prosa poetica che porta dalla pacatezza del recitativo a un canto sempre discreto e controllato, rendendo """"Il monte del ricordo"""" un'opera molto convincente e matura""""." -
L' inganno della superficie
"Marco Pelliccioli è un giovane autore giunto a esiti di solida maturità espressiva, nel felice alternarsi di versi e prosa poetica. È un vero poeta narratore, che sa comporre il proprio articolato racconto attorno a personaggi che impariamo a conoscere nelle loro vicende di ordinaria umanità, carica di oggetti d'uso nei quali resta impressa la loro stessa storia. I protagonisti della sua narrazione sono molti e si muovono in un paesaggio che è un habitat semplice e umile, un ambiente di fatica e lavoro: «Prefabbricati, tubi, tralicci, autogrill schiacciano i filari, brandelli di campagna». La campagna, certo, ma anche, e molto, la città, la Milano di oggi, magari con la presenza equivoca dell'«uomo-capo», l'opposto negativo di chi si arrabatta a contatto col reale. Nelle brevi prose della sezione """"Nuovi vocabolari"""", in cui Pelliccioli rappresenta la volgarità di molti aspetti del presente e certi orrori linguistici, abbiamo i segni netti di una poesia civile che può far pensare a Nelo Risi. Ma Pelliccioli sa spingersi oltre, trovando sane risorse di vita affabile oltre la superficie, sempre a caccia, pur in presenza del dolore, di quel più ampio «fiato che innesca l'universo»""""." -
Ogni vigilia è disarmata. (Poesie 2016-2018)
"Questo nuovo libro è il frutto della maturità vissuta con pacata saggezza, con una ininterrotta e tesa attenzione alla realtà. Mannacio osserva i minimi frammenti, tra luce e ombra, che gli appaiono dalla quotidiana esperienza, proposti e poi quasi sempre cancellati nel tempo che va. Un tempo che e a volte sembra invece sospendersi nell'attimo, compiendo il miracolo di realizzare una parentesi di autentico sollievo, di piccola gioia terrestre. Un tempo che si muove e una realtà che si articola e muta, perché «l'anima è nelle cose, / nel loro mutamento». In questo mutamento si agita anche l'inquieto andare degli umani nel mondo, poiché noi «siamo l'accampamento che cammina». Ma il percorso del poeta è attivo anche nel passato e in vari luoghi... E nella sana consapevolezza realistica che lo porta alla valida ipotesi che «esistere e resistere siano la stessa cosa»""""." -
L' occasione e l'oblio
Finalista al premio Viareggio-Rèpaci 2020, sezione Poesia""Osservatore acutissimo del reale, di cui scorge tracce minimali di senso (e di non senso), Parrini è un filosofo poeta che passeggia nel mondo, cogliendo «l'umile commozione / che accosta sterpi e gigli, fango e nuvola.» Raffinato e moderatamente ironico, «tra il sorriso e la malinconia», ci racconta di esperienze invisibili agli occhi dei più, ma per fortuna registrate dalla sua mente. Frutto, insomma, di un corpo a corpo non violento, ma non sempre amichevole, con il quotidiano nostro esserci nel tempo storico. Parrini è attento alle trasformazioni in atto, agli equivoci dell'epoca, che agiscono subdolamente sulla labile tessitura del nostro sentire e scegliere. Ecco allora il suo sguardo analizzare la fauna da crociera o, con segno contrario, il personaggio ai margini del singolare capitolo """"Particolari in cronaca"""". Questo libro - vivo di un equilibrio linguistico e stilistico dove il verso tende a sciogliersi orizzontalmente nella prosa - ha il pregio di un singolare percorso tra i dettagli del mondo e del confuso magma sociale, che porta poi a una lucida scelta di campo, nell'enunciata, piana e saggia spinta a «cambiare il trascendente in poche cose buone per stare qua»""""."" -
Società italiana spiriti
La poesia di Antonio Di Mauro mostra alcuni pregi evidenti. Partendo da solidi fondamenti culturali, propone testi di densa materialità, fatta di situazioni e pensiero, di cose e memoria, all'interno di un percorso insieme articolato e compatto.rn«Il libro restituisce il doppio registro poetico dell'autore che parte da una realtà umana assai concreta, un'azienda del Nord d'Italia che ha rapporti commerciali con una distilleria siciliana, per spingersi a immaginare ""una congregazione ultraterrena di mutuo soccorso"""" con cui intessere un dialogo sulla fatica del vivere» - RobinsonrnrnIl titolo, Società Italiana Spiriti, ha una doppia valenza. Sarebbe la ragione sociale di una azienda del nord Italia in rapporti con una distilleria siciliana, ma è chiaro che quell'espressione può sottendere (con garbata ironia) un senso ulteriore. Appare quindi l'allusione a un'immaginaria «congregazione ultraterrena di mutuo soccorso». Di Mauro si muove nel ricordo di una realtà di lavoro, umanissima, a volte nera, popolata di personaggi come l'«avvocato del diavolo», ma anche il «vecchio saggio». Una realtà per lui ineludibile che chiama in causa un passato remoto e al quale egli si rivolge con un sentimento di quasi religiosa devozione e con una tensione emotiva controllata, che lo porta a una interna venatura lirica, a una meditazione che talvolta riesce a manifestarsi in modo più verticale e netto, ma sempre con una misura stilistica rigorosa che coinvolge il lettore nella sua dimensione moralissima e di sicuro valore estetico."" -
Poesia da camera (Kammerpoesie)
Vincitore del Premio Internazionale di letteratura città di Como VIII edizione - Sezione Poesia EditarnCarmelo Pistillo è anche uomo di teatro e narratore, in grado di spaziare in varie direzioni utilizzando linguaggi e forme diversi. Nella sua poesia, pur nell'attenzione che riserva al verso, alla scansione della frase, al lettore sembra invariabilmente di udire una voce che rimanda a un'espressività orale, o a movimenti musicali. In forte evidenza il tema d'amore, della ""camera"""" d'amore appunto, in cui la sua voce risuona netta e bene impostata. Amore in un «miraggio d'intimità», ma anche ininterrotto viaggio, per oltrepassare «la stretta del giorno». Interessante è assistere ai mutamenti di registro verso una dizione più asciutta, pur nell'esposizione narrativa di figure e situazioni concrete. In tal senso Pistillo prosegue con il racconto dell'""""uomo nella nebbia"""" capace di offrirci una sua centrale meditazione: «Sento che devo voltare / le spalle a qualunque liturgia e pietà, seguire l'oltranza / che dilaga tra le preghiere più dimesse e stolte. / Sulle spalle ho il peso / di una notte incompiuta». Qui si innesta l'osservazione della complessità, che diviene il motivo esistenziale di fondo, anche nella ripresa di toni più aperti negli ultimi movimenti di questa raccolta."" -
Il condominio s.i.m.
La quotidianità nella sua essenza non ha tempo, non appartiene a un contesto storico. Alessandro Canzian ci mostra, in questo suo excursus tra vicini di casa, che l'anonima condizione delle innumerevoli figure umane si ripete nel tempo, mutando d'abito più che di sostanza. Ma il poeta è pure bene attento ai dettagli epocali, al rinnovato muoversi della superficie nelle vite ordinarie e ci propone una serie di figure, che possono rimandare al grande esempio di Pagliarani, della sua ""Ragazza Carla"""". Figure femminili o maschili delle quali ci narra con affabile parola, insieme partecipe e critica. Personaggi che vivono la loro condizione tra routine, dolori anche forti e adesione implicita alla comune varietà delle loro vicende. C'è chi urla, soffre, e non sa che forse «ogni passo è una caduta» o che il tempo dato agli esistenti «non coincide con la vita». Giovani o anziani, nativi o immigrati appartengono a un microcosmo dove riescono anche a emergere tracce di elementare saggezza del vivere. Canzian ne rappresenta l'insieme in veloci tratti, in formelle discrete e di limpida nettezza comunicativa, testimonianza lirica capace di ricondurci al complesso intreccio in cui viviamo."" -
Chiedi a ogni goccia il mare
C'è una evidente felice coerenza e continuità nell'attenzione al reale e nei modi del racconto, tra la narrativa di Antonella Sbuelz e la sua lirica. Se ne renderà conto subito, di fronte a queste sue nuove poesie, chi abbia potuto apprezzare il suo recente ""La ragazza di Chagall"""". Insomma, la parola in prosa o in verso di questa scrittrice conserva una precisa fisionomia, che si coglie in una decisa intenzione, che ne diviene il carattere. Si tratta della insistita, penetrante ricerca di senso che ne muove i passi, ed è una ricerca, condotta con naturalezza, del senso autentico nella realtà anche minima del nostro esserci, nell'orgoglio della sua fragilità, elogiata con delicatezza, con fiducia nella meraviglia del possibile. In questi percorsi lirici si incontra la presenza degli affetti, elaborati o attraversati dalla storia e dagli ambienti. Si avverte la piccola avventura quotidiana dell'umana pazienza, il sapiente, umile racimolo delle forze da impegnare nell'esistere, ma con lo sguardo pronto a cogliere i segnali che ci vengono dall'esterno. """"Chiedi a ogni goccia il mare"""" è un titolo che già si pone come un umanissimo progetto che arriva subito alla sensibilità del lettore."" -
Magico respiro
Nell'affabile, saggia normalità della sua pronuncia, nel gioco, abilmente articolato e libero, delle sue terzine narrative, Renzo Paris entra nell'assurda concretezza reale di un tempo, il nostro, stravolto dall'imprevedibile vicenda del morbo che ci ha storditi e messi in quotidiano contatto con la morte. Ne escono visioni poetiche popolate di fantasmi e ansia, ma soprattutto si manifesta un vero e proprio popolo di personaggi vari, povera gente proveniente da varie parti del mondo. Sono figure dai contorni marcati, presenze molto nette e coinvolgenti, proposte nei loro affanni e nella loro ben magra o triste sorte. In tutto ciò non manca il riaffacciarsi della memoria, recente o più remota, magari ancora portata a galla dai personaggi, come quello indimenticabile, dall'aria di «filologo leopardiano», che torna per esempio a parlare dal Sessantotto. Il pensiero dell'autore si spinge poi ancora più indietro nel tempo, con episodi della sua giovinezza in Abruzzo, il suo «piccolo Tibet», con l'apparire di altri volti di povera gente, costretta a emigrare, vittima di una sorte che non può non riallacciarci a quella dei migranti della nostra epoca. -
I decaloghi spezzati
Conoscevamo Sebastiano Mondadori per i suoi romanzi, da ""Gli anni incompiuti"""" (2001) fino a """"Il contrario di padre"""" (2019), segnati da una densità di scrittura che ritroviamo in questo suo esordio poetico. In un paesaggio, insieme reale e interiore, si svolge il tessuto di una lirica che tende, intensa, a farsi racconto, sia pure per frammenti, episodi, scorci di vicende, mirando alla sostanza delle cose, che si tratti di amorosi contrasti o di riflessioni legate a una quotidianità instabile, venata di emozioni e turbamenti e presentata con efficacemente nel dettaglio concreto. Ecco che allora l'io lirico e narrante va di continuo in cerca di «un'altra verità / tra sbiechi di luce / e respiri immaginari». Ed è la scrittura a fornire una fisionomia precisa a questi versi, condotti su un tono di medietà tendente all'alto, ma senza traccia d'enfasi e con una quadratura musicale sobriamente mossa verso una pronuncia di classica compostezza, eppure anche animata da una effervescenza lessicale che ne increspa vitalmente la superficie. Le fenditure di un non detto conferiscono ulteriore tensione al narrato poetico, all'espressione, talvolta sinistra, di sentimenti che si accavallano."" -
Strategie di un mondo perduto
Il pensiero immerso nella molteplicità delle cose, sparsa nel tempo, nelle epoche, domina questo nuovo libro di Amos Mattio ben oltre lo stesso disegno narrativo, che nasce nella ricerca di un'identità personale, condotta attraverso un passato remoto e ricomposto nei luoghi del mondo e della storia e nel riemergere di nomi e immagini. Spicca in queste potenti ""Strategie di un mondo perduto"""", la pullulante presenza di figure e situazioni, di veri e propri personaggi, di tracce innumerevoli e multiformi, di ambienti diversi. Mattio vi realizza un disegno molto vasto, in «un gioco dei geni che si divertono a combinare i caratteri». Un decisivo elemento di originalità viene dalle scelte di forma e registri, muovendosi Mattio, soprattutto nella prima parte, """"Maden"""", tra racconto poetico in versi e prose che ne costituiscono in qualche modo il recitativo, a fronte di un canto comunque densissimo e insieme internamente mosso. Un canto che nella seconda parte, """"Sinite parvulos"""" - a tratti facendosi più rarefatto - tende a coinvolgere presenze emblematiche di bestie e bambini, di giovani e vecchi, nella violenza e nell'insensatezza delle cose del mondo, nei rivoli di una «morte dipinta»."" -
Dei sempre vivi
Oscillante tra asciuttezza di pronuncia e spirali barocche, Jacopo Ricciardi si muove in un costante indagare sugli opposti, in un misterioso intreccio che si svolge, nella imprevedibilità dei suoi ritmi, tra il dissolversi e il ricomporsi, che accosta talvolta il sapere scientifico per nutrire la ricchezza e l'acribia del suo pensiero. Indaga sul senso aperto della nascita, in vortici di narrazioni che appaiono legate a un'osservazione d'esperienza vissuta. Ragiona sul tempo che si annida nelle minime parti di vita e materia, poiché «ogni molecola ha una radice di tempo.» Coglie la molteplicità delle presenze, sente che la conoscenza sottrae una sana naturalezza elementare al vivere, ma non può cessare di ampliarne il campo, nella convinzione della coesistenza tra le sfere del sapere e la normalità del vivere. È il percorso di un poeta a suo modo immaginifico, che esprime il suo ricco pensiero (nell'elastica pronuncia della versificazione), capace di produrre innumerevoli visioni e accostarle. A queste egli affida il gioco sapienziale, mai enfatico, in cui si svolge il suo complesso itinerario: dalla mente alla parola poetica, che sa incidere con viva forza di umori sulla pagina.