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Introduzione all'estetica indiana. Arte e liberazione del sé
In che modo possiamo parlare di un’estetica indiana? Cosa si intende per bellezza nella produzione artistica dell’India? Quale funzione hanno svolto le arti nella sua cultura? In queste pagine si tenta di descrivere un particolare significato della teoria estetica e dell’espressione artistica che si sono sviluppate nell’India antica, prevalentemente in ambito letterario e figurativo. Ovvero quella speciale relazione fra esperienza estetica e conoscenza in cui quest’ultima assume un valore liberatorio e salvifico, diventando esperienza dello spirito che trasforma integralmente chi la compie, sottraendolo alla limitata e illusoria prospettiva “egoica” e restituendolo così alla vera realtà. -
Le avventure della dialettica
"Le avventure della dialettica"""" è stato definito il """"libro maledetto"""" di Merleau-Ponty. Nulla di strano: si sa che chi precorre i tempi deve attenderne l'arrivo in condizioni scomode, come si sa che i libri maledetti sono spesso precursori. È senz'altro il caso di questo, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1955, i cui approdi - dichiarando finita la credibilità dell'ideologia comunista senza dover neppure attendere, diciotto mesi dopo, la rivolta d'Ungheria e la sua sanguinosa repressione da parte sovietica anticipavano di trentaquattro anni la caduta del muro di Berlino. Ma attenzione: """"Le avventure della dialettica"""" non si limita a precorrere ciò. Più ancora, esso cerca d'impostare i problemi che si sarebbero aperti proprio con la caduta del muro di Berlino, ovvero quei problemi che la fine della credibilità dell'ideologia comunista non cessa di porre a chi, in tale fine, non si convince a leggere la confessione storica dell'insuperabile bontà del sistema capitalistico. Con l'indroduzione di Mauro Carbone." -
La muraglia ebraica. L'impero eisenmaniano
Il grande abbaglio della cultura nichilista acceca la nostra mente. Doppiamente. Primo, poiché non sappiamo riconoscere la profonda natura estetica del sapere dominante tecnico-scientifico nel quale siamo immersi. Secondo, poiché non riconoscendo tale prepotenza, non riusciamo nemmeno a distinguere gli apporti e i contributi diversi provenienti da altri saperi, benchè questi appartengano ad uno stesso orizzonte: il pensiero occidentale. L’architettura contemporanea galleggia sopra questo incredibile abisso scavato proprio dalla nostra duplice inconsapevolezza. Cercare di penetrare nella cultura ebraica attraverso l’opera di Peter Eisenman per comprendere il linguaggio formale del nostro tempo, significa non solo restituire a quella cultura l’importanza e la ricchezza di senso che le compete, ma anche sciogliere l’ambiguità del sapere nichilista per comprendere i valori di un’altra grande tradizione: quella greco-cristiana, fondamento dell’architettura occidentale. Una nuova edizione che raccoglie insieme Mistico Nulla, I pungiglioni del pensiero, L’eresia nascosta, arricchita da un saggio inedito sul rapporto tra il pensiero di Benjamin e l’opera di Eisenman. -
Secretizie
“ se è pur vero che la poesia è un gioco, secondo tutta un’esperienza molto antica, è un gioco per cui ne va della vita, in ogni senso”. (Andrea Zanzotto) -
I protocolli dei savi di Sion. La leggenda del complotto ebraico
Le teorie della cospirazione sembrano oggi fornire la chiave per spiegare tutti i mali del mondo: una presunta controverità che sveli le supposte imposture del potere. Così il presidente Bush, la Cia o gli ebrei sarebbero implicati nel crollo delle torri gemelle, nessun aereo avrebbe colpito il Pentagono e anche i filmati dello sbarco sulla Luna non sarebbero altro che un'impostura. Dove vige il principio paranoide del sospetto, sembra non essere richiesta alcuna prova. I Protocolli dei savi di Sion, uno dei più famosi falsi della storia, sono diventati l'archetipo del mito del complotto ebraico. Nel Novecento, sono serviti a giustificare i pogrom antiebraici nell'Impero russo, a spiegare secondo un'ottica cospirativa l'avvento del comunismo e il crollo degli Imperi centrali nella Prima guerra mondiale e, come lettura obbligatoria nelle scuole naziste, a legittimare il genocidio. Nel mondo musulmano hanno fornito il canovaccio per fiction televisive e vengono tuttora considerati una prova del ""complotto sionista""""."" -
Vie per un'estetica interculturale. Rivista di filosofia interculturale 2008 (Anno 13). Vol. 29
“Se l’arte è giunta ad avere negli ultimi anni una posizione centrale nella problematica sul futuro delle nostre società, è perché sintetizza alcuni degli interrogativi principali della nostra epoca”. J.-L. Amselle -
Identità, individuo, soggetto tra moderno e postmoderno
Il volume discute un elemento cruciale della storiografia filosofica postmoderna, ossia che la modernità abbia costruito se stessa su un impiego ipertrofico delle nozioni di identità, deduzione e coerenza, generando così un primato assoluto dell’universale sul particolare. La postmodernità viene di contro a configurarsi come poliforme tentativo di arginare questa tensione moderna, sgretolandone i correlati principali: identità è l’esito di un raccontato; individualità è un aspetto di una molteplicità più profonda; soggetto non è qualcosa di astratto, unico e solitario, bensì effetto di un’interazione sociale. La postmodernità si celebra quindi in quanto rilegittimazione dei diritti del particolare, finalmente ‘liberato’ dall’ipoteca di universali di qualunque sorta. È questo il volto del postmodernismo che il volume si propone di assumere e discutere, all’interno di una lettura non celebrativa, rivolta all’individuazione delle sue luci ed ombre, dei suoi elementi di legittimità, come pure dei suoi intrinseci momenti di paradossalità e incoerenza. Testi di Gabriella Baptist, Giovanni Alberto Biuso, Remo Bodei, Simone Costagli, Sara Dellantonio, Nectarios Limnatis, Giuseppe Longo, Riccardo Manzotti, Roberto Marchesini, Valerio Meattini, Luigi Pastore, Hans Jörg Sandkühler. -
Esistenza e identità
Temi di logica filosofica Cosa tentiamo di dire quando asseriamo che qualcosa esiste, o che certe cose sono la stessa cosa? L'esistenza è una proprietà, una caratteristica degli oggetti? L'identità è una relazione? È possibile chiarire in modo rigoroso, o addirittura definire, espressioni come ""esistere"""" e """"essere lo stesso""""? Stranamente, questioni come queste sono spesso uscite dalle aule di metafisica e hanno interrogato modelli consolidati del linguaggio e della comunicazione umana, con risultati talvolta sorprendenti."" -
Tecnica e potere. Saggi su Michel Foucault
In una celebre intervista concessa al settimanale tedesco “Spiegel” e pubblicata dopo la sua morte, Heidegger asseriva: “È per me oggi un problema decisivo come si possa assegnare un sistema politico – e quale – all’età della tecnica”. Componendo riflessione filosofica ed esperienza politica questo studio si dipana attraverso l’analisi di una nozione che per molti versi prolunga nel dibattito teorico attuale, lasciandola ampiamente irrisolta, la questione decisiva aperta dall’inchiesta heideggeriana. Espressione per molti versi sintetica del rapporto tra alterazione biotecnologica dell’umano e crescente ingovernabilità delle dinamiche sociali veicolate dal sistema della tecnica, la categoria di “bio-politica” si presenta come indice di un problema non ulteriormente rinviabile: quale politica risulta adeguata all’età della provocazione e della costante destabilizzazione? L’autore tenta una risposta non convenzionale a questo interrogativo allestendo uno scenario analitico in cui le traiettorie più significative del pensiero contemporaneo convergono nel delineare un’esperienza inedita del politico e un’esigenza di ripensamento dei suoi modi d’essere. Attraverso un confronto serrato con il programma filosofico di Michel Foucault e con i momenti topici della sua genealogia del politico – dispositivi disciplinari e arti di governo, economia politica e sovranità, eccezione e norma, resistenza e pastorato, pianificazione sanitaria e genocidio – il libro si presenta come un’indagine sul nesso tra natura umana e potere nell’epoca della sollecitazione tecnologica del vivente. La possibilità di pensare una simile esperienza rende indispensabile – come suggerisce l’autore – rileggere l’operazione teorica foucaultiana nella piega dell’antropologia filosofica del Novecento, ricollocandola così in quella apertura praticata da Kant nella filosofia occidentale, e da lui stesso subito richiusa nella questione antropologica – un enigmatico doppio movimento assunto da Foucault come termine di riferimento costante ed intransitabile di quella “ontologia del presente” verso cui confluiscono tutte le sue linee di ricerca. Pierandrea Amato è ricercatore di Filosofia teoretica all’Università di Messina. Tra le sue pubblicazioni per Mimesis ricordiamo Lo sguardo sul nulla. Ernst Jünger e la questione del nichilismo, 2001; Antigone e Platone. La “biopolitica” nel pensiero antico, 2006 (di cui è apparsa la traduzione francese nel 2008); con Sandro Gorgone, Tecnica Lavoro Resistenza. Studi su Ernst Jünger, 2008; inoltre ha curato il volume a più voci La biopolitica. Il potere sulla vita e la costituzione della soggettività, 2004. È redattore della rivista italo-francese La rosa di Nessuno/La Rose de personne. -
Cinema tempo soggetto. Deleuze e il sublime kantiano
Spesso si tende a sottovalutare l’importanza che il pensiero di Immanuel Kant riveste per la genesi e lo sviluppo della filosofia di Gilles Deleuze, in particolare per quella che passa sotto il nome di estetica. Eppure c’è un tema molto fecondo, col quale il filosofo francese non cessa di confrontarsi nelle sue riflessioni sul rapporto fra tempo e soggetto: il sublime. Il confronto con l’Analitica del sublime attraversa infatti, con andamento carsico, l’intera produzione di Deleuze, per sfociare finalmente nelle importanti monografie dedicate al pensiero del cinema, L’immagine-movimento e L’immagine-tempo. Affiora l’ipotesi di un vero e proprio sublime cinematografico attraverso il quale il cinema si propone di veicolare, grazie al suo rapporto del tutto nuovo e diretto con il movimento, un’esperienza del tempo priva di qualunque mediazione. Cinema e sublime si incontrano dunque all’interno di quella “concezione favolosa del tempo” che costituisce il marchio dell’intera filosofia di Deleuze. -
La rete e il labirinto. Tecnologia, identità e simbolica politica
"... vide davanti a sé un'infinità di esseri fatti com'era lui, e come si girò per non vederli più, un'altra infinità di esseri uguali a lui. Si trovava in un mondo pieno di esseri accovacciati senza sapere che quell'essere era lui. Era come paralizzato. Non sapeva dov'era né che cosa volevano quegli esseri accovacciati tutt'attorno, forse sognava soltanto, anche se non sapeva che cosa fosse sogno e che cosa realtà"""". Così scrive Dürrenmatt ne Il Minotauro e questa sembra essere la condizione dell'uomo post-moderno, costretto a specchiarsi nelle sue innumerevoli creazioni, ma incapace di riconoscervi pienamente se stesso." -
La penombra toccata dall'allegria. L'immagine dell'infanzia nella letteratura italiana dal postunitario ad oggi
In questo saggio non si propone una silloge d’autori che si sono cimentati nella scrittura di narrativa per l’infanzia, ma una miscellanea di romanzieri della letteratura italiana (Verga, Svevo, Pirandello, Calvino, per citarne solo alcuni) che, nelle varie tappe della loro formazione umana ed artistica, hanno creato immagini di fanciulli. Ergo, non un saggio sulla letteratura per l’infanzia, ma sull’infanzia nella produzione letteraria italiana del tardo Ottocento e del Novecento, fino a lambire l’attualità. Lo sfondo concettuale all’interno del quale si articolano le riflessioni è ascrivibile alla nozione di “inseità dell’infanzia”, ossia all’individuazione e alla faticosa conquista di un suo statuto epistemologico, contiguo ma non contaminato dall’adultità. In letteratura si riflette perciò quel processo storico che ha visto, nell’arco d’un secoloe mezzo, la prima età affrancarsi da coercitivi dettami pedagogici, riconoscendole sogni e bisogni suoi propri. -
L' eredità di Pier Paolo Pasolini
Assimilare l'eredità di Pasolini significa avvicinarsi a un sintomo violento, letale per quel malessere sociale di tipo perverso, distruttore di ogni particolarità sacra dell'uomo. Un sintomo che Pasolini ha avuto il coraggio luterano di donare come parola a un lettore spesso insensibile al linguaggio gergale, poetico. L'eredità di Pasolini, tra estetica e senso, è un importante nucleo di sapere su quel moderno uomo medio autore della propria e altrui distruzione, difensore della propria ignoranza. Il sapere di Pasolini, come emblema costante di una disperata vitalità è un'eredità che non può essere condivisa da tutti, ma solo da chi è capace di articolare una necessaria domanda sul senso della vita, della sofferenza, della morte. Fare il punto sul lascito dell'insegnamento pasoliniano implica, in questa occasione, ribadire il valore dell'atto etico. Questo volume riattualizza l'eredità pasoliniana per mezzo degli strumenti della psicoanalisi lacaniana applicata al disagio sociale, con il contributo di altre discipline estetiche, letterarie, politiche, già presenti nel pensiero di Pasolini. Lo scopo è di dar vita a una riflessione storico-sociale non tanto su Pasolini, ma con Pasolini, per comprendere come e cosa siano diventati, in un'epoca dei consumi ancor più conclamata rispetto a quella degli anni Sessanta, quei mali sociali che il poeta ebbe la forza di denunciare mediante un amore mai ricambiato e riconosciuto. -
Le religioni del Mediterraneo. Filosofia, religione, cultura
Il volume indaga l'eidos dell'universo religioso in riferimento all'area mediterranea, emblematico luogo dello spirito e generosa madre del lógos occidentale: un fenomeno-chiave per la ratio filosofica e, più in generale, per la cultura e le scienze umane. Lungo i percorsi del pensiero e della storia, la questione più spinosa concerne il rapporto tra le diverse religioni; l'epoca attuale non fa eccezione, e la felice iniziativa dell'Accademia degli Studi Mediterranei, che ha promosso questo incontro interdisciplinare tra autorevoli specialisti del settore, testimonia l'urgenza di un rinnovato esercizio razionale sul dialogo interculturale e interreligioso: una densa riflessione sulla differenza e sull'identità, a partire dall'universalità del vissuto religioso, costitutivo dell'umano. Tale è stato l'impegno di queste pagine, che si collocano negli strati profondi del complesso mondo che ""noi europei"""" abitiamo."" -
Etica della scrittura
"Quali conoscenze derivano dal fatto che la filosofia è una pratica di parole che però si tramanda principalmente grazie alla scrittura? È lecito leggere in ciò la radice della """"alienazione della filosofia"""", cioè la perdita della sua """"intenzionalità"""" originaria come conseguenza che inerisce al fatto stesso della scrittura?"""". Questo saggio di Sini si articola in una prima parte intitolata """"Logica e scrittura"""": il contenuto della forma, e in una seconda, """"La tradizione del pensiero"""", nelle quali viene discusso il problema filosofico della tradizione scritta." -
Logica formale e logica trascendentale
Pubblicato per la prima volta nel 1929, Logica formale e trascendentale deve essere considerato come uno dei testi fondamentali di Husserl. In esso la fondazione della logica si presenta anche come analisi della formazione storica della disciplina: da questo punto di vista la sua genesi deve essere riattivata e ricostituita. A questo compito si unisce quello dell'unificazione delle scienze a partire dalle loro «radici». Ma la logica formale non è sufficiente perché «non è in grado di soddisfare all'idea di un'autentica dottrina della scienza e quindi di assurgere a norma di tutte le scienze», e ciò perché «alle sue generalità formali manca una critica intenzionale, che prescriva il senso e i limiti di un suo uso fruttuoso». Alla logica formale deve dunque seguire la logica trascendentale e cioè lo studio del suo aspetto soggettivo, connesso alla critica dello psicologismo. L'opera di Husserl insiste su una fondazione della logica che non sia né formale né psicologica, ma trascendentale: tale fondazione non psicologica e non formale deve essere però rigorosa; il rigore che Husserl cerca esige un nuovo metodo, quello fenomenologico. -
Alla ricerca della chiave perduta. Ermetismo e ermetismi
Il rinascimento si caratterizzò come un'epoca dominata dall'insofferenza per un sapere ritenuto ormai immobile e sterile, quello del medioevo scolastico, e dai tentativi di superarlo. In essa nacquero due correnti di ricerca proiettate verso opposte direzioni, verso il passato e verso il futuro. Tali correnti furono all'inizio pressoché indistinguibili luna dall'altra nei loro intrecci, ma finirono col produrre esiti assai diversi. La prima corrente, quella rivolta verso il passato, nacque dallo studio dei testi ermetici e platonici che si erano resi disponibili nella Firenze medicea per l'arrivo dei dotti bizantini in fuga da Costantinopoli a seguito della conquista ottomana. Essa ripropose il tema di una sapienza spirituale immutabile risalente a tempi immemorabili. La seconda, quella diretta verso il futuro, all'inizio poco distinguibile dalla prima ma poi sempre più forte ed autonoma, nacque dall'urgenza di disporre di un sapere più efficace e operante in senso trasformativo sulla realtà. Essa si alimentò a lungo dello studio della magia e della riscoperta delle antiche scienze tradizionali e portò poi, attraverso complessi passaggi, al nascere ed all'affermarsi della scienza moderna, con tutto il suo potenziale di cambiamento, ma anche con i suoi rischi e le sue aporie. Luna e l'altra corrente hanno mutato in modo irreversibile il mondo in cui viviamo e continuano ad influenzarlo. -
L' inedito dei puffi. Quattro racconti
“Bacone, sappiamo, ha scritto le opere di Shakespeare [] nessuno all’infuori di Shakespeare può avere scritto le opere di Bacone”. (J. C. Squire) Un divertissement filologico sul tema dell’autenticità, la biografia asincrona di un grande matematico, un’ucronia napoleonica in forma di via crucis e la descrizione lirica di un’ossessione urbana. Quattro pezzi tra narrativa e riflessione, quattro scorribande attraverso i più diversi generi e stili letterari, alla ricerca del nocciolo duro della parola. Un libro inatteso, nato per caso, dal caso. Un libro che s’è scritto da sé. -
Confini sfumati. I problemi dell'arte, le soluzioni della percezione
“Un giorno, a una esposizione di arte concettuale al New York Cultural Center, vidi un’opera costituita da un normale tavolo su cui erano posati alcuni libri. I libri erano di filosofi come Wittgenstein e Carnap, Ayer e Reichenbach, Tarski e Russell. Si sarebbe potuto trattare del tavolo del mio studio, visto che era sufficientemente anonimo da poter essere ridotto a una semplice superficie da lavoro e i libri posati sopra erano dello stesso tipo di quelli che consultavo spesso per il mio lavoro”. Questo è il rompicapo – e insieme il paradosso – che attraversa l’arte contemporanea così come l’ontologia dell’arte: il tavolo con sopra i libri al New York Cultural Center è considerato un’opera d’arte, mentre lo stesso oggetto, un tavolo con sopra libri di filosofia, nel mio appartamento sulla 119vesima strada, a New York, è e rimane un semplice tavolo. Com’è potuto accadere che la distinzione, classica, tra opere d’arte e oggetti comuni sia stata abbandonata? In un mondo in cui la bellezza è merce sempre più rara, le opere d’arte paiono essere ovunque. Ma sarà davvero così? Tiziana Andina (www.labont.it/andina), ha conseguito il dottorato di ricerca in estetica e ora è ricercatrice presso l’Università di Torino, dove insegna ontologia. Tra i suoi lavori ricordiamo: Il volto americano di Nietzsche, Napoli, 1999; Il problema della percezione nella filosofia di Nietzsche, Milano, 2005; Percezione e rappresentazione. Alcune ipotesi tra Gombrich e Arnheim, Palermo, 2005. -
Friedrich Nietzsche. L'arte della trasfigurazione
Il testo affronta una questione pressoché ignorata dalla critica: la ricorrente presenza della Trasfigurazione di Raffaello negli scritti di Nietzsche. Un'opera che da oggetto di confronto diventa modello del processo di pensiero: dalla tragedia greca come trasfigurazione apollinea del dionisiaco alla tragedia di Zarathustra come trasfigurazione dionisiaca del tragico alla volontà di potenza come trasfigurazione filosofica del dionisiaco. ""Un filosofo che ha fatto il suo cammino passando per molti stati di salute, e continua sempre a camminare, è anche passato attraverso altrettante filosofie, egli appunto non può far nient'altro che trasferire ogni volta il suo stato nelle forme e nella lontananza più spirituali proprio quest'arte della trasfigurazione è filosofia"""". Un'arte essenzialmente teatrale, in cui la trasfigurazione è elemento ermeneutico imprescindibile per comprendere lo sviluppo drammaturgico e stilistico del pensiero e delle figure di Nietzsche.""