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Procida. Il palazzo d'Avalos. Genesi storica, architettonica e urbanistica
Lo sguardo rivolto al Palazzo d'Avalos, il ""Real Palazzo"""", è la ricerca del senso di un luogo. La poetica di un sito abbandonato narra a ogni scorcio la propria vitale esperienza passata, attraverso le vicende storiche e gli utilizzi che in successione si sono avvicendati. Un ritmo che ha avuto lo stesso respiro della vita, in un alternarsi di splendori e miserie. Narrazione storica e architettura del sito, rendono consapevoli di quanta storia sia passata sulla collina che sovrasta Procida. Al fine di """"salvare"""" senza """"uccidere"""" il """"genius loci""""."" -
Dialoghi possibili. Scritti sull'opera di Alvaro Siza
Questa ""piccola monografia"""", introdotta da Vittorio Gregotti e organizzata in otto capitoli, ripercorre il percorso progettuale del Maestro di Porto, mettendo in luce come sin dai primi studi intorno all'opera di Le Corbusier egli abbia saputo tradurre e interpretare i principi del Movimento Moderno, producendo via via un vera e propria rivoluzione del pensiero."" -
Ordinare la distanza. Abitare nella città cercando natura. Ediz. a colori
"Ordinare la distanza"""" tra le cose progettandola e """"Abitare nella città cercando natura"""", significa ricercare luoghi comuni e condivisi, investiti dal progetto come unica garanzia di un ordine. Vuol dire ribaltare il concetto di spazio aperto come vuoto e assenza, densificandolo, lasciando tracce, creando luoghi dello stare, disponendo gli elementi - naturali o artificiali - secondo un ordinamento che definisca un sistema architettonico bilanciato, una trama che regoli la distanza mediante ritmi, accentramenti, dilatazioni, immettendo relazioni visuali e valori posizionali che orientino l'uomo nel suo percorrere e abitare lo spazio. Fanno da sfondo a questa trattazione su strumenti e tecniche di progetto dello spazio aperto, alcuni riferimenti alla modernità considerata principale referente del progetto contemporaneo. Chiude il libro una appendice che accoglie due approfondimenti su diversi aspetti del tema trattato, estratti da due ricerche di dottorato appena concluse. Misurare Distanze, curato da Giovanni Zucchi a partire dalla sua ricerca su """"La densità del vuoto. Dispositivi progettuali per lo spazio aperto contemporaneo"""", propone uno strumentario possibile per rileggere alcuni progetti contemporanei sullo spazio aperto, raggruppati e interpretati secondo nuove categorie spaziali. Coltivare Città, curato da Daniela Buonanno a partire dalla sua ricerca """"Ruralurbanism. Paesaggi produttivi"""", mostra una diversa cultura dell'abitare, di cui l'agricoltura rappresenta una forma di natura capace di ordinare il progetto contemporaneo dello spazio urbano." -
L' architettura insegnante. Il Politecnico di Luigi Cosenza. Ediz. a colori
Luigi Cosenza è una delle rare figure che è stata in grado di far fare uno scatto, un'accelerazione improvvisa alla ricerca dell'Architettura Moderna, forse fin troppo avanzata per poter essere subito capita e apprezzata. Di tale avanzamento la Facoltà di Ingegneria di Napoli è l'espressione più compiuta perché ne riassume i contenuti e i caratteri più significativi sia nelle modalità con cui il progetto si è sviluppato, sia nei risultati dell'opera finita: un rinnovato rapporto dell'architettura con la tradizione e l'ambiente, una nuova collaborazione fra le arti, l'invenzione di un linguaggio contemporaneo fra razionalismo e organicismo, l'affermazione del valore etico e sociale dell'architettura. Al di là dell'importanza storica di questo edificio che ha appena compiuto cinquant'anni di vita, poco studiato e conosciuto nonostante il ricco apparato di disegni, modelli, appunti di cantiere che questo studio documenta, esso è soprattutto una potente e appassionata testimonianza di un modo ancora attuale di progettare. Una fonte preziosa da cui attingere idee e stimoli, anche per coloro che non si riconoscono nei suoi originari presupposti sociali e teorici. Se da un lato, infatti, il Politecnico può essere considerato il più fedele ""ritratto di pietra"""" del Maestro napoletano, dall'altro è in grado di trasmettere ancora la voce di un'epoca durante la quale l'architettura è cambiata a tal punto da diventare irriconoscibile e si sono indicate strade nuove e feconde per il progetto, alcune delle quali tuttora inesplorate."" -
Storie di lagni. Dalla Campania Felix alla terra dei fuochi. Contributi alla storia della non trasformazione di un non territorio
Come è potuto accadere che la Campania Felix di Virgilio, Plinio e Varrone si trasformasse nella Terra dei Fuochi? Che le floride campagne rappresentate alla fine del Settecento da Hackert nelle stanze della Reggia di Carditello divenissero ricettacolo di veleni e scenario di roghi pestilenziali? Le cause emergono dal passato, in queste storie raccolte sulle rive e gli argini della più antica e importante opera di bonifica della Campania: azioni di singoli individui, modi di relazionarsi con il bene pubblico di intere comunità, devastazioni lucidamente programmate da poteri criminali e pessime consuetudini da tempo radicate in operatori economici, agricoltori e allevatori. Le storie raccontate dai Lagni scoprono il peso di un'azione dello Stato raramente coerente, fatta di sprechi, controlli inefficaci, grovigli burocratici, se non di aperta connivenza con i diretti responsabili della devastazione del territorio dei Regi Lagni. I tentativi di restituire a un uso civile il territorio dei Regi Lagni, sono destinati a fallire, fino a che le istituzioni democratiche non acquistino la capacità di creare inclusione e partecipazione, di coinvolgere cittadini, associazioni, organizzazioni locali degli operatori economici e delle categorie sociali in un grande, nuovo progetto di rigenerazione dei Regi Lagni e della Terra dei Fuochi. Il territorio cambierà davvero se ciascuno farà la sua parte e sarà co-protagonista del processo di trasformazione. -
Con Aldo Rossi. Nell'infinito dettagliare
Questo scritto nasce dall'incoraggiamento ricevuto dagli studenti incontrati, conosciuti e stimati, durante questi miei venti anni di attività didattica. Ho sempre pensato che la comprensione, la valorizzazione della persona, così come il fidarsi degli altri fossero il modo, l'antidoto migliore per non essere contaminati dalla gratuità, dalla facile e spesso comoda indifferenza verso la fatica e il lavoro altrui. Stanco degli atteggiamenti frivoli e soprattutto cinici, che sono spesso causa di ricatti che assorbono il tempo e i traffici degli uomini, ho sempre cercato di portare ai miei studenti l'esempio, la testimonianza di figure lontane e discostate dalla superficialità e dalle mode imperanti. Mi rivolgo a loro con la speranza di poter valorizzare il libero pensiero. -
Historia rerum. Scritti in onore di Benedetto Gravagnuolo
Il volume raccoglie gli atti del Convegno Internazionale di Storia dell'Architettura Historìa Rerum, (Napoli 12-13 dicembre 2014), dedicato a Benedetto Gravagnuolo, il grande storico napoletano scomparso prematuramente la cui opera, nella tradizione della scuola fondata da Roberto Pane, si è distinta per l'originalità del metodo e l'intelligenza delle scelte storiografiche, per la profondità del pensiero critico e teorico e per la qualità oggettiva degli studi su Loos, Semper, Le Corbusier e sulla storia della città. Rispettando la struttura di quell'evento, il libro è articolato in tre sezioni, ognuna riferita ai tre ambiti nei quali Gravagnuolo ha profuso il suo massimo impegno. Nella prima, Altre Modernità, sono ospitati saggi su momenti della storiografìa e dell'architettura del XX secolo che si collocano lungo percorsi in qualche modo eccentrici rispetto al main stream canonizzato dalle prime grandi narrazioni del Moderno. ""Artis sola domina necessitas"""" è il titolo della seconda sezione: in essa figurano scritti su temi e problemi di storia della critica o di teoria architettonica, ma anche su figure riconducibili a quella linea analitica dell'architettura che da Loos rimonta all'indietro fino al Settecento. La terza sezione, le """"Seduzioni del luogo"""", è dedicata alla città europea e ai suoi molti modi di raccontarne le trasformazioni avvenute o anche solo prefigurate. I saggi sono firmati da un gruppo di protagonisti della storiografìa del nostro tempo, con una rappresentanza internazionale costituita da Kenneth Frampton, Joseph Rykwert, Jean-Louis Cohen, Werner Oechslin, Jean-Frangois Lejeune, da un contingente italiano di alto profilo che presenta Marco Biraghi, Ezio Godoli, Fulvio Irace e Carlo Olmo, e da esponenti della scuola napoletana che, a partire dal maestro di Gravagnuolo, Renato De Fusco, annovera i suoi colleghi e amici Alfredo Buccaro, Leonardo Di Mauro, Anna Giannetti, Cettina Lenza, Fabio Mangone e Sergio Villari Ai contributi di questi autori, le cui relazioni furono presentate al convegno, si è ritenuto giusto affiancare anche quelli di una rappresentanza di più giovani studiosi ed ex allievi napoletani: Gemma Belli, Alessandro Castagnaio,.Salvatore Di Liello, Riccardo di Martino, Andrea Maglio e Giovani Menna."" -
Atlante dell'abitare nuovo di Avellino-Avellino new housing Atlas
Perseguendo un'utopia concreta, cioè un'utopia intesa come «carica teleologica che proietta il presente in un futuro possibile», l'Atlante tende a mettere in luce le possibilità di trasformazione che esistono in diverse aree urbane di Avellino cercando sempre di promuovere una migliore integrazione fra i nuovi quartieri e la città nel suo complesso, nella convinzione che la qualità dell'abitare non sì esaurisca nella qualità intrinseca degli alloggi o degli edifici ma sia anche da rintracciare - e quindi da promuovere - nello spazio tra le case e nello spazio tra i quartieri e la città al contorno. I nuovi quartieri non sono concepiti come ""Siedlungen"""" autonome, bastanti a se stesse e indipendenti dal resto della città, ma insediamenti complementari al tessuto urbano circostante, parti vitali del paesaggio urbano complessivo destinate a interagire con la vita delle persone che li abitano. Per questo i progetti non perseguono derive estetizzanti e le soluzioni formali elaborate sono sempre conseguenze dirette di una conoscenza critica della realtà: le condizioni specifiche dei diversi siti e la domanda di abitare che la società contemporanea esprime."" -
La nuova Darsena di Milano progetto e costruzione. Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto, Sandro Rossi
Il volume, dedicato al progetto per la Nuova Darsena di Milano degli architetti Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto e Sandro Rossi, costituisce un ulteriore tassello della ricerca sull'Architettura della città che ha costituito uno dei filoni più significativi degli studi di Architettura a Napoli. Di questa tradizione culturale e scientifica la vecchia Facoltà di Napoli ha visto protagonisti molti suoi docenti: da Salvatore Bisogni a Uberto Siola, ad Agostino Renna. Per quanto le contingenze attuali, come scrive Vittorio Gregotti, riducano l'architettura a mera «rappresentazione, senza essere costituzione di sostanza critica, della cultura del capitalismo finanziario globalizzato» non c'è dubbio che compito dell'Università rimanga quello di sottrarsi a dinamiche provvisorie, per guardare alla dimensione più profonda dei problemi, continuare a elaborare strumenti scientifici. Non c'è dubbio che la città continui a essere il testo e lo scopo fondamentale dell'architettura, nonché la sua natura e il suo destino. La storia di lunga durata ci insegna anche che una città, come nel caso di Milano, in un dato momento della sua vita possa decidere di privarsi di una sua parte e di chiudere quei canali che come radici la legavano al grande sistema delle vie d'acqua dei Navigli. Anni dopo, la città è tornata sui suoi passi, per ricostruire di nuovo quel legame con l'ambiente e con esso, la propria identità urbana. -
Abitare insieme. Il progetto contemporaneo dello spazio condiviso. Ediz. italiana e inglese
Nella terza conferenza internazionale del ciclo ""Abitare il futuro"""", a cui è dedicato questo volume, il termine insieme prende il posto di futuro ma non per rimuoverne o sostituirne il senso: insieme arricchisce il significato di futuro per i contesti di vita delle comunità, poiché la dimensione collettiva e di condivisione attiva nella definizione del progetto, caratterizza sempre più le discipline dell'architettura e della città. Nel contemporaneo, appare sempre più sentito ed esplorato un approccio collaborativo al progetto, come modalità capace di capitalizzare la fiducia e di costruire un consenso collettivo, senza tuttavia falsificare la natura stessa del progetto, chiamando in gioco una metodologia che offre materiali sempre più complessi, ricchi e articolati ai processi di scelta pubblica, con una forte incidenza sui contenuti e sui linguaggi stessi del progetto. In questo volume - esito dell'incontro e del dialogo tra saperi diversi e discipline che si sono confrontati su questi temi - si vogliono esplorare proprio i modi in cui contenuti e linguaggi, metodologie e riferimenti del progetto contemporaneo si modificano nel trattare la dimensione collettiva come un compito ineludibile di ogni azione di modificazione, interscalare e intersettoriale dell'esistente. Il progetto contemporaneo è sempre più distante da un approccio autoritativo: l'idea del progetto come azione imposta, esito di un approccio istituzionale top-down, agito attraverso una expertise tecnica che può fare a meno del dialogo con i soggetti destinatari delle scelte, sono residui di uno strumentario obsoleto, sostituito da pratiche sempre più sperimentali e innovative."" -
Gino Anselmi. Architetto grafico designer
Catalogo della mostra ""Gino Anselmi architetto grafico designer"""". Nato a Napoli, Anselmi è architetto per formazione, grafico e designer per necessità applicativa di principi logici in una dimensione del lavoro a lui maggiormente congeniale, ha dimostrato, attraverso una lunga e coerente attività, la sua capacità di porsi con passione, impegno e competenza, di fronte a ogni occasione di lavoro sia professionale che di ricerca. Spirito libero e anticonformista rispetto alle omologazioni culturali diffuse anche in quei luoghi deputati alla ricerca, come le Università, è stato un punto di riferimento e di stimolo per chi ha avuto modo di frequentarlo. Gino Anselmi ha sviluppato con coerenza un lavoro attento, misurato, di qualità e denso di riferimenti, che va indissolubilmente affiancato alla sensibilità e ai valori umani che ne hanno caratterizzato la figura di docente e di studioso. La sua opera afferma con evidenza la fertilità della Tradizione del Moderno anche quando essa si esercita in quei risvolti, spesso sottovalutati, quali il paking o la visual identity o nella acuta capacità di osservazione e di analisi di parti urbane minori spesso rese alterate e invisibili dalle superfetazioni e dagli usi impropri. Patrimonio di Segni e di Sogni è la eredità che questo sensibile e generoso architetto ci ha donato."" -
Percorsi d'arte e contaminazioni creative. Ediz. a colori
L'arte visiva, ivi compresa l'architettura, funge in questo volume da fil rouge tra diversità; non è un caso che esso veda accostati strutture differenti che operano sullo stesso territorio, rappresentanti di diversi campi del sapere, artisti provenienti da diverse aree geografiche, tutti impegnati perché la diversità possa essere considerata una risorsa e non una condanna. Ognuno dei partecipanti è portatore di un'esperienza specifica di lotta all'emarginazione fondata sullo stigma sociale. Abbiamo chiesto all'arte di mediare questo incontro poiché essa, con la sua esigenza profonda di lavorare in modo originale la diversità, apre al confronto e alle contaminazioni a cui spetta da sempre il compito di inaugurare nuovi snodi creativi. È stato così possibile proporre un accostamento di opere portatrici di differenze non solo di stili ma anche generazionali ed esperienziali. Produzioni artistiche diverse, frutto del lavoro di artisti immersi nelle tensioni di una complessa contemporaneità, sono state avvicinate per far stridere la poliedricità dei loro linguaggi. Il lavoro comune ha fatto condividere le linee programmatiche di più interventi riabilitativi, tutti ispirati all'idea che è nel sociale che la riabilitazione deve andare a portare il suo contributo. -
La Torre Velasca dei BBPR a Milano, simbolo e monumento dell'architettura italiana del dopoguerra
Nonostante giudizi spesso controversi, soprattutto all'epoca della sua costruzione, si può ritenere che oggi la critica sia pressoché unanime nel considerare la Torre Velasca un monumento dell'architettura milanese del dopoguerra e, più in generale, dell'architettura moderna italiana. La Torre Velasca tuttavia non è solo un monumento, ma anche un simbolo, l'emblema di una stagione culturale ricchissima, della quale essa costituisce un culmine, un punto alto a un tempo di approdo e di svolta. -
Cabina da spiaggia. Luigi Cosenza alla VI Triennale di Milano 1936
Luigi Cosenza, all'età di 31 anni, durante l'importante e proficuo sodalizio con Bernard Rudofsky, disegna e costruisce una piccola opera d'architettura, una cabina da spiaggia. Collaudata sulla spiaggia di Mergellina, e poi esposta nei giardini della Triennale di Milano nel 1936, l'effimera costruzione ribalta i canoni morfologici consolidati delle tradizionali cabine da spiaggia inserendosi nel filone di ricerca progettuale individuale di Cosenza sul rinnovamento in senso ""moderno"""" del linguaggio architettonico in cui gli elementi della composizione sono rivisitati e riutilizzati alla luce delle nuove tecnologie e sulla base dei temi rivoluzionari corbusiani. Linea teorica parallela, ma rivolta nella stessa direzione, a quella portata avanti nello stesso periodo nelle elaborazioni dialettiche con l'amico viennese privilegiando l'analisi della casa """"anonima"""" delle coste della baia di Napoli. La Cabina porta in sé, come un gene, la codificazione dei principi fondativi e delle categorie primarie sulle quali Luigi Cosenza fonderà l'intera sua opera, un progetto culturale perseguito con l'estrema coerenza, l'intransigenza e quella lucida determinazione che ne contraddistinguono la personalità. Appare evidente in quest'opera il rimando alla capanna protostorica a cui Cosenza mira non con l'obiettivo di ricercare l'archetipo architettonico - la """"forma"""" primaria e primigenia - bensì i valori fondamentali delle costruzioni realizzate dall'uomo, autonomamente e secondo le sue forze produttive, per soddisfare le proprie aspirazioni di membro di una società non ancora involuta. La cabina da spiaggia - di cui il libro propone una dettagliata ricostruzione grafica - esprime la ricerca di questa antica giovinezza del fare architettonico in maniera esemplare e incarna sinteticamente le qualità, indipendenti dalle dimensioni, della corrispondenza e integrazione tra principio costruttivo, esigenza tecnica di assemblaggio, necessità funzionali e configurazione formale, arte del costruire e finalità dell'opera."" -
L' arte di costruire in Campania tra restauro e sicurezza strutturale- Construction art in Campania between restoration and structural safety
Lo studio delle tecniche costruttive storiche, fondato su una solida tradizione scientifica, costituisce una componente essenziale nel restauro di architetture e di siti culturali, come dimostra il progressivo affinamento dei metodi interpretativi, anche dovuto all'apporto di indagini archeometriche, alla diagnostica avanzata e alla modellazione strutturale. A partire da tale premessa, la ricerca condotta nell'ambito del progetto Metodologìe e Tecnologie per la Gestione e Riqualificazione dei Centri storici e degli Edifici di pregio (MeTRiCs), e in particolare all'interno dell'Obiettivo Realizzativo ORl-Attività A1.2, mira ad approfondire il tema del rapporto tra le istanze della conservazione del patrimonio costruito storico in aggregato e quelle dettate dalla necessità di garantirne la sicurezza strutturale o, comunque, una significativa riduzione della vulnerabilità. -
Il padiglione del Brasile a Osaka. Tra terra e cielo, lo spazio. Paulo Mendes da Rocha. Ediz. illustrata
Il padiglione del Brasile all'Esposizione Universale di Osaka del 1969, in Giappone, è un’opera esemplare di un importante progettista di oltreoceano, il Pritzker Prize Paulo Mendes da Rocha. Il padiglione è un progetto che, nella sua semplicità e astrazione - una grande copertura rettangolare appoggiata, in soli quattro punti, su un suolo artificiale dalle morbide linee - riassume molti temi dell’architettura del suo autore e di quella brasiliana che, nelle sue migliori espressioni, ha saputo trovare una felice sintesi tra artificio, tecnica e natura. L’opera è documentata nella mostra “Il padiglione del Brasile a Osaka. Tra terra e cielo, lo spazio"", a cura di Carlo Gandolfi e Mirko Russo, allestita nell’ambito delle iniziative culturali promosse dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II."" -
Piazza Plebiscito e città. Due secoli di storia. Ediz. a colori
Varie le definizioni attribuite alla ""Gran Piazza"""": vuoto metafisico, stile austero, minimalismo, classicità, eleganza, aristocrazia, genialità, oppure: vuoto imbarazzante, nulla insopportabile, horror vacui. Tutte portano, comunque, a pensare più a un fondale teatrale, in attesa del sipario che si apra sullo spettacolo, che a un luogo di vita urbana vissuta. Nei giorni successivi alle grandi manifestazioni culturali, o comunque a eventi che l'animano, le quinte inanimate della piazza abbracciano un desolato """"spazio-luogo"""" (Auge), """"non posseduto"""" (Cullen), o semplicemente """"anaccogliente"""". Piazza certamente """"d'ammirare, sì, ma passando oltre"""" (Perrella) per le gelide e impenetrabili architetture, da """"utilizzare"""" per il suo ampio piazzale, non per viverla quotidianamente. Per le molteplici osservazioni, non si può che condividere il giudizio """"di evidente estraneità di Razza del Plebiscito, con tutta la sua neoclassica, imponente configurazione, la sua fredda bellezza, nel corpo 'poroso' della città"""" (Lista). L'obiettivo di questa """"antologia"""" si pone come auspicio a che gli enti di tutela e le amministrazioni pubbliche formulino chiare linee guida di un concorso pubblico per la """"rigenerazione urbana"""" di tutta la Piazza. Già nel 1809 fu proprio per un concorso che nacque la Piazza, su volontà di Gioacchino Murat, volontà vanificata da Ferdinando I con un nuovo concorso del 1815, che modificò l'idea iniziale. In sostanza il testo intende superare le diffuse soggezioni ideologiche e culturali, che ingessano la Piazza, nonostante le contraddizioni del vissuto e del disorientamento quotidiano. Questa pubblicazione intende soddisfare curiosità e domande, che vanno aldilà della descrizione storico/artistica della Piazza, ampiamente e adeguatamente descritta nei testi di architettura. Il testo su Piazza del Plebiscito non poteva che avere una ricca iconografia, come in effetti sono ricche le sue storie, le sue manifestazioni e le relazioni con il resto del territorio che l'hanno segnata nei due secoli dalla sua realizzazione. I cinque capitoli, Risorsa e identità, Storie e la questione urbana, Realtà e idee, Aspettando... il concorso e Contributi e iconografia, sono indispensabili per raccontare questa Piazza, che forse avrebbe meritato un testo per ogni capitolo. Ma la frammentazione editoriale non avrebbe fatto giustizia dell'obiettivo fondamentale, quello dell'integrazione dei temi proposti e affrontati."" -
Architettura a Napoli del XX secolo
Questo libro, edizione riveduta e corretta del volume ""Napoli nel Novecento"""" edita dalla Electa Napoli nel 1994, conserva i principali caratteri dell'opera originaria, riassumibili in una visione architettonico-centrica e non incentrata sull'urbanistica. L'autore ha inteso così richiamare l'interesse sul bello, l'antico e il curioso, per citare la celebre frase del Celano, delle singole opere di architettura, tralasciando tutta la problematica politica, sociale ed economica propria dell'urbanistica sulla quale esiste una vasta e non sempre felice letteratura. Certo, il quadro complessivo non risulta completo, ma la scelta è caduta sul positivo che realmente prodotto la nostra città, rispetto a quel molto di cui s'è detto e scritto ma non fatto; del resto la selettività è uno dei capisaldi della storiografia. Di nuovo la presente edizione si caratterizza per aver preso in esame le opere realizzate nell'ambito della città escludendo quelle periferiche ai fini di definire un ambito più preciso; in secondo luogo per aver incluso molte fabbriche nuove e corretta la trattazione di quelle precedenti; per aver immaginato un conteso più favorevole alla cultura architettonica che agli aspetti pratici del mercato. Non sono stati taciuti i fallimenti e le occasioni perdute, ma non sono neanche state sacrificate le aspettative e le speranze di una Napoli migliore."" -
Borghi collinari italiani. Ediz. illustrata
Il volume ""Borghi collinari italiani"""", tradotto e pubblicato in italiano per la prima volta, è tra le opere più importanti di Norman F. Carver, Jr. Le città collinari che hanno incantato viaggiatori, architetti e pittori per secoli costituiscono ancora un metro ideale con cui il mondo odierno deve misurarsi. Il volume illustra tutte le regioni italiane con particolare enfasi su luoghi misconosciuti dove è ancora possibile cogliere un modo di vita e un'atmosfera rimasta immutata nel corso dei secoli. Queste fotografie sono forse le ultime testimonianze di questo lungo e importante periodo di storia urbana. Attingendo ai suoi ricordi in altri paesi nel mondo, l'autore esamina il significato dell'architettura popolare in generale e le sue implicazioni per un mondo modernamente urbanizzato, mentre esplora l'integrazione fra architettura, uomo e paesaggio nei borghi italiani. """"Borghi collinari italiani"""" è un importante volume di un architetto e fotografo i cui libri sull'architettura vernacolare sono considerati un esempio ormai classico in questo campo. La pubblicazione assume un particolare significato di testimonianza dopo il disastroso terremoto che ha colpito le regioni centrali d'Italia nell'agosto 2016."" -
Madrid. Architettura e città
Questo libro nasce da una occasione di viaggio con gli studenti del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura della Federico II di Napoli, un appuntamento annuale di studio sul campo che ha visto la città di Madrid oggetto della nostra curiosità di progettisti. Gli scritti che compongono questo omaggio alla città spagnola sono stati ordinati secondo una struttura complessa, utile a rendere chiaro l'aspetto di città intesa come manufatto urbano e luogo dell'architettura, e articolata in quattro parti relative a differenti tematiche. La prima parte, ""Città e architettura"""", affronta una lettura dei caratteri della struttura urbana e dell'architettura della città moderna e contemporanea con una introduzione affidata all'intervento di Javier Mosteiro, docente di Storia dell'Architettura presso l'Università Politecnica di Madrid. Segue una seconda parte, """"Temi e progetti"""", nella quale sono state raggruppate sotto forma di schede, alcune opere dí architettura ritenute particolarmente rilevanti rispetto alla loro appartenenza a tematiche comuni, individuate secondo cinque categorie: """"Contestualismo tra tettonica e leggerezza"""", """"Libertà interpretativa del progetto sul patrimonio storico"""", """"Relativismo tecnologico tra forma e struttura"""", """"Disegno del vuoto tra spazio pubblico e natura"""", """"Residenza collettiva tra tipologia e forma"""". La terza parte di """"Approfondimenti"""" raccoglie contributi sull'architettura spagnola a cura di studiosi che hanno portato avanti ricerche inerenti a questi temi, con scritti di Andrea Maglio, Francesco Sorrentino e Chiara Barbieri. Chiude il volume una """"Conversazione"""" con l'architetto basco Josè Ignacío Linazasoro, professore alla Scuola di Architettura di Madrid.""